Matt & Andrej Koymasky Homelogo


pin Un'altra possibilità
Seconda parte
CAPITOLO 6
La soluzione di Marino

Lavoriamo di buona lena per almeno tre ore. Prima installiamo le macchine, poi i programmi e per ultimo trasferiamo tutti i file dal vecchio al nuovo computer. Roberto è completamente assorbito da tutte queste novità e non la smette di fare domande alle quali rispondo nel modo più semplice possibile ma, man mano che procediamo, mi rendo conto che la sua intelligenza è pronta, acuta e vivace. Capisce tutto alla prima spiegazione e, talvolta, mi guarda con una sorta d'aria di compatimento per il mio modo di esprimermi, finché, preso dall'entusiasmo, dimentica la sua innata prudenza.

"Antonio?"

"Sì?"

"Non mi parlare come ad un deficiente... sono capace di capire quello che dici, anche se parli in modo più normale."

Mi rendo conto di essere stato davvero troppo elementare nel fornirgli i chiarimenti richiesti finora: "Scusa Roberto. Hai ragione... qualche volta non mi rendo conto che anche gli altri sono in grado di comprendere cose apparentemente complesse ma in realtà semplici."

Mi fa un ampio sorriso, come non vedevo fin dal momento del pranzo, quando Marino aveva accennato al suo trasferimento alla Contessa, e ne sono immensamente sollevato: "Scusato Antonio... basta che non ricominci fra un minuto."

"D'accordo. Ora procediamo per il collegamento con Leonardo, così aggiorniamo completamente la macchina. Anzi, visto che dimostri più capacità di quanto m'aspettassi, pensa tu a fare tutta l'operazione."

Il sorriso di Roberto diventa ancora più largo e siede alla scrivania. Con poche, sicure e veloci azioni il collegamento è attivato.

"Salve Roberto, che succede? Antonio afferma che sei solo un caro amico, ma vedo che sei tu a fare il collegamento. È forse cambiato il vostro rapporto in queste ultime ore?"
Leonardo esordisce con queste parole accompagnate da un'allegra risata.
"Non è come stai insinuando tu, Leonardo. Come puoi vedere sono alle spalle di Roberto, al quale ho voluto insegnare come fare a collegarsi con te... potrebbe esserci utile nel caso in cui io ne fossi impedito per una qualsiasi ragione. Dimmi se c'è un motivo per cui questa modalità non può essere utilizzata e non lo farò più."
"Salve Antonio, ora sei alle spalle di Roberto ma prima non ti avevo visto. Sarebbe meglio che fossi sempre tu ad utilizzare il sistema, ma se ce ne fosse bisogno possiamo fare una deroga, purché te ne assumi tutte le responsabilità e le eventuali conseguenze."
"Lo dichiaro fin d'ora! Roberto è come se fossi io stesso, perciò può sostituirmi in tutto e per tutto. C'è bisogno di formalizzare qualche atto?"
"Non è necessario! È già tutto registrato nel nostro sistema. Ora procediamo con le operazioni. Avete installato la nuova macchina e messo al sicuro le altre? Come potete notare sto parlando al plurale, a conferma dell'accettazione della vostra intercambiabilità."
"Sì. Noi siamo pronti."
"Bene. Come ieri, ci vorranno solo pochi minuti durante i quali non dovete toccare assolutamente nulla e non ci vedremo. Dopo il riavvio automatico del PC possiamo riprendere la nostra chiacchierata."
In pochi minuti l'operazione si conclude e Leonardo riappare sorridente.
"Ora è tutto a posto e siamo tranquilli che qualunque guasto alle apparecchiature non ci creerà alcun problema. Avete pensato a qualche cosa che vi piacerebbe sapere con urgenza?"
"Ci sarebbero centinaia di cose che vorremmo sapere, ma sappiamo che è impossibile affrontare tutto insieme e il tempo trascorso è stato poco e siamo stati occupati in questioni importanti della mia nuova identità, perciò ci riserviamo di porre domande specifiche all'occorrenza."
"Bravi ragazzi! Avete preso la vicenda dal lato giusto e non vi state facendo travolgere dall'ansia. Questa vostra saggezza non vi farà commettere errori né correre pericoli. Sono proprio lieto di farvi da tutor."
"Hai solo noi da seguire o ce ne sono altri?"
"Ne ho un'altra dozzina e non sapete come mi fanno impazzire alcuni, per tenerli a freno. Purtroppo qualcuno sfugge ai miei consigli e, talvolta, ha fatto anche una brutta fine. Io non cesserò mai di suggerire prudenza, ma non posso fermare fisicamente nessuno di voi, che potete fare scelte secondo il vostro libero arbitrio e mettervi anche in guai seri. Le maggiori difficoltà le ho con quelli trasferiti in epoche tecnologicamente arretrate, perché il sistema di comunicazioni è molto lento e difficoltoso. Meno problemi ci sono con quelli destinati ad epoche avanzate, anche se provenienti da tempi arretrati, perché fanno in fretta ad utilizzare i mezzi disponibili. La situazione ideale è quella tua, Antonio, che conosci già questi strumenti, anche se sei finito in tempi in cui non sono ancora disponibili ma che sono in uno stadio di progresso molto vicino."
Roberto è leggermente sbalordito e interviene subito, togliendomi le parole di bocca.
"Ma come fai a seguire una dozzina di persone contemporaneamente? A noi hai assicurato che sei disponibile ventiquattro ore su ventiquattro."
Leonardo sorride sornione e, prima di rispondere, assume una posa ieratica con gli occhi rivolti in alto come se guardasse un punto lontano nel cielo.
"Non c'è nessun mistero né poteri divini, che non sono di questi mondi. Noi siamo collocati in un'epoca molto avanzata, che dispone di strumenti così sofisticati che non si fa nessuna fatica a seguire anche cento di voi. Io ne seguo pochi perché sono talmente anziano da godere di qualche privilegio e poi andrò a riposo fra poco tempo."
Roberto ed io, che ormai ci comprendiamo anche solo guardandoci negli occhi, senza bisogno di parole, ci scambiamo uno sguardo preoccupato, perché Leonardo ci piace molto e non vorremmo che fosse sostituito da un altro. Mi rivolgo a Leonardo.
"Ma allora presto ci lascerai e sarai sostituto da un altro? Sai già chi ci aiuterà per i nostri problemi?"
Leonardo ride allegramente, mentre scuote l'indice della mano destra.
"Ragazzi, non vi ho ancora spiegato che dove sono io il tempo ha una dimensione completamente diversa da quella che conoscete voi. Potete stare tranquilli. Non vengono affidati nuovi soggetti se il tempo a disposizione non è sufficiente per seguirli fino alla fine."
Roberto ed io siamo passati dalla preoccupazione all'allarmismo.
"Vuoi dire che la nostra vita finirà presto? Prima che tu vada a riposo?"
Ora Leonardo ha perso il suo sorriso e ci guarda con dolcezza, quasi paternamente.
"Perdonatemi ragazzi. Sono stato piuttosto ermetico. Non vi posso dire quanto durerà la vostra vita, perché, sinceramente, non lo so nemmeno io, ma il mio poco tempo rappresenta più di un secolo del vostro tempo."
"Quello che ci dici ci tranquillizza in parte. Ma crediamo che non ci diresti quanto durerà la nostra vita nemmeno se lo sapessi."
"Questo è assolutamente vero, però vi giuro che non lo so realmente. Ma ora ditemi, che differenza fa per voi? Davvero vorreste saperlo se io ne fossi a conoscenza? Che vita fareste, sapendo esattamente quando scoccherebbe la vostra ultima ora?"
"Hai ragione. È stata una istintiva ma sciocca curiosità, che non porterebbe nulla di buono. È meglio vivere come se ad ogni giorno ne dovessero seguire migliaia e migliaia, sempre facendo progetti e pensando di poterli portare tutti a compimento."
"Ora riconosco di nuovo i miei saggi ragazzi. Avete ancora curiosità da soddisfare?"
"No... grazie Leonardo. Se non hai altro da dirci noi ti lasceremmo in pace."
"Bene! Arrivederci al prossimo appuntamento."
"Ciao Leonardo."
"Ciao Leonardo." fa eco Roberto e provvede a spegnere il computer.

Commentiamo per una mezz'ora quello che abbiamo appena appreso da Leonardo, specialmente sulla diversa dimensione del tempo del mondo in cui lui vive. Fantastichiamo anche sulle tecnologie che consentono di seguire fino a cento assistiti contemporaneamente, magari in cento mondi diversi, quindi con una maggiore complessità che se fossero tutti nello stesso mondo. Ma presto Roberto ripiomba nella tristezza, non appena accenno al fatto che è quasi ora di cena ed è meglio avviarsi per non giungere in ritardo.

Questo semplice adempimento lo riporta alla realtà del suo potenziale allontanamento dalla Favorita e, quindi, anche dal suo Pio. Ha improvvisamente smesso il suo chiacchiericcio, tiene gli occhi bassi e la sua bella bocca è imbronciata. Camminiamo affiancati, senza guardarci. Io non me la sento di rincuorarlo, magari con promesse che non riuscirò a mantenere, ma il mio cervello lavora freneticamente per tentare di trovare una soluzione e più mi sforzo meno riesco a concepire piani ragionevoli e realistici. Arrivo persino al punto d'immaginare che potremmo fuggire tutti insieme, io, Roberto, Pio e Federico, che potrei rapire con l'aiuto degli altri due.

Dopo quest'ultima cazzata smetto di rimuginare sul problema e mi ripropongo di affrontarlo in un momento di maggiore serenità.

Siamo quasi arrivati a casa di Marino, quando Roberto mi rivolge la parola: "Perché sei così triste e pensieroso?"

Lo guardo con sorpresa, anche se macerato dal suo grande problema si è accorto del mio stato d'animo e un nodo mi stringe la gola: "Sono preoccupato per te e Pio... io vi ho creato un problema, anche senza volerlo, ed io lo devo risolvere, ma non mi viene in mente nulla di serio e praticabile. Mi sento inutile e impotente."

"Ti prego, Antonio, non fartene un cruccio anche tu. Sarà come il destino vorrà. Se io e Pio non ci dovessimo più vedere e non ci potessimo fare niente, vuol dire che mi rassegnerò. Però sono preoccupato per lui, perché non so come la prenderà e non riesco a pensare al modo migliore per dirglielo senza farlo soffrire troppo."

Ecco il mio generoso Roberto, si preoccupa più degli altri che di se stesso e io posso fare poco per aiutarlo, però qualche sollievo glielo posso dare: "Senti, Roberto, se ti va e se non ci sono problemi, puoi fare venire Pio da me, così potete stare insieme e ci sono anche tante camere dove avere qualche momento d'intimità."

"No... no... preferisco di no. Specialmente ora che c'è questa questione. Prima di vederlo devo trovare la soluzione per informarlo nel modo meno doloroso."

Mi sento davvero impotente, colpevole e non possiamo nemmeno andare avanti con il discorso perché siamo arrivati alla porta della casa di Marino. Eugenia ci fa una gran festa ed è indaffarata con i suoi fornelli sui quali c'è un numero esagerato di pietanze in cottura. Lei non si accorge nemmeno della nostra tristezza, anzi continua a parlarci a mitraglia elencando una lunga serie di specialità che ha preparato perché questa sera bisogna far festa. Solo ora mi rendo conto che l'atmosfera non è quella di una serata qualunque.

"Scusa Eugenia, perché hai preparato questa specie di pranzo da matrimonio? Come mai sei così allegra?"

Lei assume un'aria complice e mi fissa con uno sguardo che vorrebbe essere misterioso, ma che a me fa scappare da ridere: "Non te lo posso dire! È una sorpresa!"

"Va bene. Se è una sorpresa è meglio che Roberto ed io ce ne andiamo nella sua stanza a chiacchierare. Quando sei pronta ci fai un fischio."

Con un gesto di sufficienza e la voce in falsetto ci concede di allontanarci: "Sì... sì... bambini... andate a giocare in camera di Roberto."

Seduti sul letto di Roberto, uno di fianco all'altro, tentiamo di riprendere il discorso interrotto prima di entrare in casa, ma le idee stentano a concretizzarsi e finiamo con il tenerci per mano, semplicemente, trasmettendoci con questo contatto tutto il nostro reciproco affetto. Il tempo trascorre lento, acuendo la nostra sofferenza, mitigata parzialmente dal sentirsi vicini e intimamente partecipi ciascuno delle pene dell'altro. La voce allegra e festosa di Eugenia ci richiama alla realtà e, a fatica, sciogliamo le nostre mani e ci avviamo verso la cucina.

Eugenia ci aspetta in corridoio, ci sbarra la strada e ci sospinge verso la sala buona, di solito rigorosamente chiusa e riservata alle grandi occasioni: "No... non in cucina. Stasera è festa e si mangia in sala da pranzo."

Roberto ed io siamo stupiti e non ci spieghiamo il motivo di tutta questa allegria, ma senza protestare entriamo nella sala da pranzo, ovvero il sancta sanctorum di Eugenia. Varcata la soglia restiamo senza parole, stupefatti per come non abbiamo sentito alcun rumore, alcun vocio. Nella sala da pranzo, intorno all'enorme tavola delle grandi occasioni, c'è tutta la famiglia.

Marino ad un capotavola, alla sua destra Igino, sua moglie Nora e una sedia libera, immagino per Roberto. Di seguito Maria Loreta, suo marito Mario e i loro figli Giuseppe, Marina, Remo e Franco. Alla sua sinistra una sedia libera e, dopo, Nando, sua moglie Gabriella e i loro figli Riccardo, Luigi, Ciriaco, Giacomino e Rosalba. L'altro capotavola è libero. Marino m'invita ad occupare quest'ultimo posto, mentre Eugenia si va a sedere al suo fianco e Roberto vicino a sua madre.

Sono tutti sorridenti, specialmente Marino, ed io provo un sorta di stizza per questa loro allegria, che non s'avvede di quanta tristezza c'è sul volto di Roberto e sul mio. Ho quasi la tentazione di alzarmi ed andare via, lasciandoli tutti in asso, ma uno sguardo complice di Marino mi trattiene incollato alla sedia, senza però farmi cambiare d'umore.

Igino provvede a stappare delle bottiglie di vino che portano i segni della loro anzianità, mentre dichiara: "Questa delizia è la riserva del 1893, la migliore annata che abbiamo avuto finora, e nella felice occasione di questa giornata è giusto che ci facciano compagnia e ristorino le nostre bocche."

Guardo Roberto, che s'intristisce sempre di più, perché deve avere capito, come me, quale sia la felice occasione di questa giornata. I bicchieri sono riempiti e tutti brindiamo alla felice giornata, che si spera possa avere altre sorelle negli anni a venire. Bevo il bicchiere di vino e non mi da alcun fastidio, come mi aspettavo che fosse data la mia repulsione per gli alcolici. Ma evidentemente in questo mondo l'alcol non mi è alieno! O sarà la grevità della situazione che mi rende immune all'effetto dell'alcol?

Sento un macigno sullo stomaco e temo il momento in cui sarà esplicitato il motivo di tanta gioia e festosità. Marino chiede la parola ed io mi sento mancare l'aria, mentre Roberto è pallido come un cencio.

"Questa sera ho voluto riunirvi tutti qui per fare festa, ma con lo stomaco vuoto certe notizie c'è il pericolo che non si capiscono bene, perché la fame non fa ragionare e il buon vino che abbiamo bevuto per brindare peggiora la situazione, perciò è meglio che prima mangiamo e dopo darò le buone notizie. Eugenia, per piacere, porta i buoni antipasti che hai preparato e voi donne aiutatela, ché ci sono tante di quelle cose che se deve fare da sola a mezzanotte siamo ancora qui."

Marino ha calcato molto il tono della voce su "buone notizie" e, mentre lo diceva, mi ha guardato dritto negli occhi, come per mandarmi un messaggio, che io non ho capito, perciò il mio umore è sempre più nero e Roberto è vieppiù pallido.

Le portate dell'antipasto sono davvero numerose e tutti mangiano di buona lena e gioiosamente. Solo Roberto ed io non tocchiamo quasi cibo e ci guardiamo con sguardi sempre più smarriti ed infelici. A Marino non sfugge la situazione, perché, pur festeggiando allegramente anche lui, tiene d'occhio sia me sia Roberto e si deve essere reso conto che non siamo per nulla tranquilli, tanto che, al termine degli antipasti, blocca Eugenia.

"Aspetta Eugenia. Le tagliatelle non scappano e lo stomaco deve fare posto per farcele entrare, perciò è meglio approfittare di questa pausa per dare le buone notizie.

Le ragioni di questa riunione di famiglia, con l'occasione di fare festa, sono due.

La prima è che il signorino Antonio sta guarendo in fretta dalla sua malattia e noi siamo felicissimi per il miglioramento della sua salute. Ho voluto approfittare della sua presenza qui da noi per fargli ricordare ognuno di voi perché, come sapete e non si deve dire in giro per nessuna ragione sennò dovete fare i conti con me, grandi e piccoli, lui ha avuto qualche problema con la memoria. Robertino gli ha raccontato tutto quello che c'era da sapere e gli ha ricordato tutti i vostri nomi e chi siete, ma ora è meglio che vi vede pure in faccia, così non si sbaglia più. Perciò ora io vi presento tutti quanti come a scuola e se qualcuno ride gli do un cazzotto in testa."

Marino è molto serio nel dire queste cose e, a questo punto, si rivolge a me e m'indica, uno per uno, tutti i membri della famiglia, declamandone il relativo nome. Quindi invita Igino ad aprire altre bottiglie per fare un brindisi alla mia salute.

"Caro Antonio, non sai quanto siamo felici di vederti di nuovo fra noi, specialmente Eugenia, Roberto ed io, che ti abbiamo avuto per casa fin da piccolo. Voglio approfittare di questa occasione per brindare anche alla salute di Stefano, che ci manca tanto, ma che ha trovato la sua tranquillità e sistemazione in un paese tanto lontano. Chissà se riusciremo a rivederlo prima di lasciare per sempre questo mondo. Brindo alla tua ritrovata salute e spero che per altri cento anni non ti succede più niente. Ti auguro pure di trovare la felicità che cerchi e che meriti, anche se, quando l'avevi trovata, il destino te l'ha tolta."

Tutti beviamo alla mia salute ed io mi chiedo quanti di quelli seduti intorno al tavolo hanno capito completamente il discorso di Marino. Sicuramente Eugenia e Roberto, ma gli altri? Spero di no, anzi ne sono sicuro, perché Marino, in caso contrario, non avrebbe accennato alla questione di me e Stefano. Sono combattuto fra l'essere felice per il calore di questa famiglia e l'angoscia che mi attanaglia per la seconda ragione di questa riunione con festeggiamenti.

Marino riprende presto la parola: "La seconda ragione per fare festa l'ho già discussa a fondo con il signorino Antonio (ancora alterna questo modo di chiamarmi con il semplice nome) e con Igino, con il quale abbiamo stabilito anche tutti i particolari, perciò ora vi devo informare tutti, compreso Antonio e sentire se siete d'accordo o c'è qualcosa da cambiare, così alla fine possiamo brindare di nuovo e, finalmente, mandare Eugenia a cuocere le tagliatelle.

Il fattore della Contessa deve andare a riposo e il signorino Antonio mi ha chiesto se uno della famiglia si può occupare del podere. Io ho pensato a Igino, prima di tutto perché è il più anziano ed ha diritto di lavorare un po' di meno, in secondo luogo la nostra cara Nora ha bisogno di godersi un po' più di tempo suo marito, visto che non ha una salute di ferro. Poi c'è anche la questione che Igino ha il carattere giusto per farsi rispettare dai contadini, senza usare il pugno di ferro ma con la capacità di discorrere senza offendere né farsi prendere in giro. Non che Nando e Mario non ci sanno fare, però a me pare che Igino ci sa fare di più.

Ora si presenta anche il mio problema. Pure io è tempo che mi metto a riposo, anche se posso dare una mano qui alla Favorita per tenere d'occhio le coltivazioni, scegliere le colture da fare e tutte le altre cose che non richiedono fatica manuale. Però resta il fatto che ci siamo impegnati a tenere l'orto e il giardino del signorino Antonio e vi assicuro che una persona ci vuole tutta. Il fattore della Contessa non ha figli, perciò quando se ne va non vengono a mancare braccia. Su questa questione ho discusso a fondo con Igino e lui lassù non ha bisogno di nessuno, oltre ai contadini che ci sono già, perciò siamo arrivati alla conclusione che Roberto può prendere il mio posto, sempre che lui è d'accordo."

Marino a questo punto fa una pausa ad effetto e si gira verso Roberto. Anch'io mi giro meccanicamente verso di lui e, come per un miracolo, il pallore sparisce dal suo volto, gli occhi ritornano luminosi, il suo splendido sorriso stampato sul volto.

"Sì... sììì..."

"Fermati Roberto! Non ho ancora finito e bisogna vedere se pure gli altri sono d'accordo, quando ho finito di dire tutto il giro che c'è da fare. Ovviamente secondo il mio punto di vista."

La felicità di Roberto traspare da tutti i pori e nemmeno queste ultime parole del nonno la possono modificare di un millimetro. Lui sa bene che quando il nonno decide nessuno si oppone, anche se non fosse d'accordo.

"Bene, in tutto questo giro resta il problema della Favorita, dove vengono a mancare due uomini validi, perché, come ho detto, io non voglio fare più lavori pesanti. Al massimo posso tenere l'orticello e gli animali per Eugenia. Invece bisogna sostituire Igino e Roberto, che sono robusti e grandi lavoratori. Con Igino ci abbiamo ragionato tanto, perché fino ad oggi ce la siamo cavata da soli e non possiamo pensare a lavoranti che vengono a giornata, perché quelli un po' se ne fregano, quindi siamo arrivati alla conclusione che è meglio avere una famiglia, che gli diamo la casa di Igino e li leghiamo di più agli interessi del podere. Se le cose vanno bene per noi vanno bene anche per loro.

Qua intorno le famiglie sono quasi tutte sistemate oppure sono troppo grandi per le nostre necessità, che sono giusto di due uomini. Abbiamo sentito qualche parere e ci sarebbe la famiglia di Mancini Nazzareno, che ha giusto due giovanotti e una bambina. Il figlio più grande può lavorare i nostri campi ed il più piccolo può dare una mano nella casa del signorino Antonio, dove c'è tanto da fare e ora che il signorino si vuole occupare di più dei suoi affari ha bisogno di qualcuno che lo accompagna in giro e gli sbriga tante altre faccende. Ora, se il signorino Antonio è d'accordo, può assumere lui questo ragazzo, così fra Roberto e Pio lo possono aiutare a fare tutto quello che c'è da fare."

Io stavo guardando Roberto mentre Marino faceva il suo discorsetto su questa famiglia di Nazzareno Mancini e non capivo perché il suo sorriso si accentuava sempre di più. Solo al magico passaggio "fra Roberto e Pio" ho realizzato il motivo di tanta felicità e la diabolicità del vecchietto. Senza alcuna fatica e togliendomi da un grosso impiccio ha messo ogni tessera del complicatissimo e difficile puzzle al suo posto, facendo intendere che le sue decisioni sono conseguenti a scelte condivise e senza alternative.

"Questo è tutto quello che dovevo dire e ora sentiamo cosa avete da dire in proposito, però prima è meglio che il signorino Antonio dice se è disposto ad assumere Pio, perché noi non possiamo mantenere tre uomini e se lui non è d'accordo dobbiamo trovare un'altra soluzione. Che ci dici signorino Antonio?"

Roberto è girato verso di me, con gli occhi che manifestano preoccupazione e speranza nello stesso tempo. Sono tentato di fargli uno scherzo, facendo finta di tentennare, tanto per tenerlo un po' sulla corda, ma poi l'immagine del suo viso addolorato e della sua voce spezzata, quando pensava che sarebbe stato costretto a lasciare Pio, mi tornano alla mente e desisto dal mio crudele intento.

"Prima di tutto vi dico, per l'ultima volta, pena la mia sparizione da questa casa, che io sono ANTONIO e non SIGNORINO ANTONIO, e questo vale per tutti, anche per i bambini è chiaro?"

La mia voce è falsamente irritata e pretendo che tutti in coro mi rispondano.

"È CHIARO!" gridano tutti fra le risa divertite dei più piccoli.

"Ora che È CHIARO, rispondo alla domanda. Non c'è dubbio che io voglio seguire i miei interessi, non fosse altro che per rispetto alla memoria di mio padre e dei miei nonni che hanno faticato tanto per tenere profittevoli le attività e, poi, sarebbe anche una vergogna non farlo, per uno che ha studiato materie amministrative. Perciò devo assolutamente organizzarmi per fare quello che c'è da fare e non posso farlo tutto da solo, come giustamente mi ha fatto notare Marino, che ha sicuramente più esperienza di me. Certo io non m'intendo di campagna e di colture, ma su questi punti spero e mi auguro che voi tutti mi darete i consigli necessari e anche l'aiuto di cui potrei avere bisogno. Dal mio canto io m'impegno a seguire tutti vostri suggerimenti, a cominciare da quello di Marino, quindi sono pronto ad assumere questo giovanotto... come si chiama? Pio? Anzi, siccome posso avere bisogno di lui in qualunque momento, ad esempio per fare un'ispezione notturna a sorpresa in uno dei poderi, è meglio che viene ad abitare da me, sempre che la famiglia è d'accordo, in uno dei quartierini dell'ultimo piano, così in giro la smetteranno di chiedersi a cosa mi servono tutti quei quartieri.

Per quanto riguarda Roberto non mi hai chiesto niente, ma io voglio rispondere lo stesso. Roberto è l'amico più caro che mi è rimasto, dopo Stefano, perciò sono felice che è lui ad occuparsi del mio giardino e del mio orto, ma io voglio fare anche in modo diverso, perché se anche quel... Pio? ci capisce di coltivazioni possono dividersi tutti i lavori, così non si annoiano a fare sempre le stesse cose e io posso contare su ognuno dei due in tutto e per tutto. Nel caso in cui uno non sta bene o deve stare via qualche giorno non ci sono problemi. Aggiungo infine che anche Roberto, se vuole, può prendere uno dei quartierini dell'ultimo piano, così le chiacchiere sulla mia casa diminuiranno ancora di più."

Roberto fa quasi un balzo sulla sedia e a stento riesce a trattenere la gioia che gli procurano le mie parole, ma forse sono stato troppo precipitoso ed avventato, perlomeno questo mi dice l'occhiataccia di Marino.

"Sono contento della tua accettazione, Antonio, e mi pare una buona idea di mettere i due ragazzi a fare le stesse cose, tanto più che fra loro non ci sono problemi, dato che sono amici. È proprio per questa amicizia dei due ragazzi che a noi è venuto in mente di rivolgerci alla sua famiglia, perché sappiamo da Roberto che sono dei gran lavoratori e gente seria, solo che non hanno ancora trovato una giusta sistemazione, perché hanno poche braccia in famiglia e non possono prendere una mezzadria tutta per loro. Se devono pagare dei lavoranti non avanzano niente per mettere da parte, perciò finora hanno fatto i lavoranti: così stentano a vivere, ma non hanno le responsabilità di un podere. Noi gli possiamo offrire la possibilità di partecipare ai frutti della Favorita e loro non ci deluderanno di sicuro. Per quanto riguarda il trasferimento di Roberto a casa tua, è ancora troppo presto. Non ce lo puoi levare subito ad Eugenia e a me, magari quando non siamo più in condizioni di occuparci di lui te lo mandiamo noi stessi. In ogni modo, se qualche volta deve pernottare da te per le tue necessità basta che ci avvisa e si può fermare."

Io esulto e Roberto non sta più nella pelle per la gioia, ma ora bisogna sentire il parere degli altri. Marino prosegue nella sua serie d'interviste "pilotate".

"Ora m'interessa il parere di Mario e Maria Loreta."

Maria Loreta espone il suo punto di vista: "Babbo, tu sai quanto io sono contenta per Igino, che si merita più di quello che ha avuto fino ad ora. Anche se c'è sempre stata la tua mano nelle decisioni su come portare avanti le questioni della Favorita, Igino si è sempre preso carico di tutti i problemi e, grazie a lui, non ci manca niente, mi dispiace solo che non li possiamo vedere tutti i giorni, lui e Nora, come adesso, ma questo è un sacrificio che facciamo volentieri. Vuol dire che la mamma farà più pranzi delle feste nelle occasioni in cui ci troviamo, e spero che non ci vengono a mancare. Finisco dicendo che sono completamente d'accordo con quello che hai detto."

Mi piace questa scelta di Mario di aver fatto parlare per prima la moglie, che è membro diretto della famiglia, e sono anche contento che lui abbia assentito continuamente mentre lei esponeva il suo parere.

Quindi prende lui la parola: "Io non posso che essere dalla parte di mia moglie, che ci capisce molto più di me in cose di campagna. Voi sapete che io vengo da una famiglia di pescatori e ho scelto di fare il contadino solo per amore di mia moglie, ma mi è sempre rimasto il desiderio di poter tornare a fare quel mestiere. Non è che la campagna non mi piace, ma sono certo meno portato di Igino e Nando per questo lavoro. Loro lo fanno da sempre, come i miei figli, che comunque gli piacerebbe di più andare per mare. Ogni volta che hanno un po' di tempo libero, devo andare a cercarli a mare, altrimenti non tornano più a casa e mi fanno stare in pensiero. Auguro a Igino di avere una vita più prospera e sono sicuro che non sfigurerà rispetto al Giannini, quantomeno lui è onesto e si farebbe tagliare una mano piuttosto che rubare un solo chicco di grano. Quindi, sono completamente d'accordo con quanto avete detto."

Noto che Igino è leggermente arrossito, ma è palesemente compiaciuto per l'apprezzamento del cognato. Marino invita Nando e Gabriella a dire la loro.

Nando prende la parola: "Come posso non essere d'accordo su un miglioramento che riguarda il mio caro fratello? Lui è sempre stato per me una guida e un consigliere, forse più di te babbo, che eri tanto preso dal lavoro, ma noi, che stavamo sempre insieme, ci siamo sempre confidati uno con l'altro, e io in particolare non ho mai fatto niente senza il parere di Igino, e lui mi ha sempre dato le dritte giuste. Mi mancherà per queste cose, ma sono felice che gli è capitata questa occasione e voglio approfittare per ringraziare anche Antonio che ha pensato a noi per questo incarico. Andate avanti così che a me sta bene."

Dall'espressione e dal tono della voce di Nando capisco che le sue parole sono sincere e mi sento sempre più a mio agio in mezzo a questa famiglia così unita.

Prende la parola Gabriella: "Voi tutti sapete che vita difficile ho avuto prima di sposare Nando. La mia famiglia era sfasciata. Mio padre era sempre ubriaco e mia madre ci lasciava in balìa di noi stessi per ammazzarsi di lavoro e procurarci un tozzo di pane. Ed erano più le botte che le carezze che io e i miei fratelli e sorelle avevamo ogni giorno che il padreterno mandava in terra. Quando sono entrata in questa famiglia ho trovato l'amore, il rispetto e le cose materiali che mi erano sempre mancate. Come posso, perciò, dire qualcosa in contrario di quello che avete deciso, se avete fatto sempre tutto per il bene di ognuno di noi? Sono contenta per Igino e fate pure come avete detto."

Mi fa tenerezza questa Gabriella che ha trovato una famiglia solo dopo il matrimonio e comprendo meglio perché ha continuamente un'aria felice, come se fosse la persona più ricca del mondo.

Marino riprende la parola: "Bene, ora che abbiamo sentito il parere dei grandi, vorrei sentire il parere dei giovani, a partire da Roberto, che deve staccarsi dalla sua famiglia."

Questo aspetto della situazione non l'avevo valutato e m'incuriosisce parecchio sentire come se la cava Roberto, posto nel dilemma di dovere frenare il suo entusiasmo per la soluzione prospettata e non dispiacere i suoi genitori, che dovranno andare alla Contessa senza di lui.

Roberto dice: "Io so molto bene cosa vuol dire amare i propri genitori e quanto dispiacere può dare un figlio che se ne va. Ma io voglio bene molto anche a voi nonni, come ad altri due genitori, e sono molto combattuto nel fare la scelta che hai pensato per me. L'amore per la famiglia è una cosa molto importante, ma anche il lavoro è una cosa importante. Lo ha appena detto la zia Gabriella che senza lavoro finisce anche l'amore, perché se manca qualcosa da mettere nello stomaco è molto difficile avere buoni sentimenti. Nel mio caso non succede quello che è successo con Stefano, che è andato molto lontano e magari non lo vediamo più. Io resto alla Favorita, dove c'è un lavoro per me, e possiamo vederci tutte le feste e nelle altre occasioni e se c'è bisogno di me alla Contessa faccio presto ad arrivare con Tempesta, che mi porta come il vento."

Bene! Direi che se l'è cavata bene, senza dispiacere nessuno.

Marino invita gli altri a dire la loro e sostanzialmente nessuno si discosta da quanto hanno detto dai rispettivi genitori, finché la vocina querula di Rosalba non fa scoppiare tutti a ridere.

"Ma io ho faaamme..."

"Hai ragione tesoruccio di nonno. Dai Eugenia vai a calare le tagliatelle intanto che prepariamo il brindisi. L'unica cosa che voglio chiarire è con Mario. Tu sai che noi abbiamo messo da parte quasi tutta la somma che ci serve per riscattare la Favorita, come previsto nel contratto di comodato che il padre di Antonio ci ha generosamente offerto. Quei soldi perciò ci servono per questo scopo, se non era così ti compravamo volentieri una barca e ti lasciavamo fare il mestiere che preferisci, insieme ai tuoi figli. Qui potevamo prendere un'altra famiglia per aiutarci. Comunque, per ora, è così. Se nel futuro riusciamo a risparmiare altro denaro vuol dire che accontentiamo anche te. Ora brindiamo all'approvazione del piano che abbiamo pensato."

La cena si svolge in un'atmosfera di vera festa e allegria. Roberto ed io abbiamo ritrovato l'appetito, facciamo onore alla buona tavola di Eugenia e agli ottimi vini di Igino tanto da raggiungere un discreto stato d'ebbrezza per i numerosi brindisi che si susseguono ad ogni spunto, anche il più banale. Abbiamo brindato anche alla salute di Tempesta, che sia sempre in gamba e veloce per portare Roberto alla Contessa, in caso di una non augurabile necessità.

Verso mezzanotte abbiamo finito di spazzolare ogni cosa e io ho riscoperto quanto possa essere formidabile l'appetito di questi lavoratori della terra, che svolgono un lavoro veramente duro, facendomi nascere l'idea di cercare nel "mio sistema" qualcosa che li possa aiutare senza sconvolgere l'equilibrio esistente. Marino conclude la serata con un ultimo brindisi alla fortuna di tutti e ci congeda, invitandoci ad essere puntuali domani mattina. Naturalmente io ritengo che quest'ultimo invito non sia rivolto a me.

Di ritorno a casa mia Roberto ed io ci sorreggiamo reciprocamente, barcollanti e con le gambe malferme. Ridiamo scioccamente ed in continuazione, ad ogni minimo ostacolo rischiamo di cadere per terra. A metà circa del percorso sento il bisogno di scaricare la vescica.

"Roberto..."

"Che c'è?"

"Devo... pisciare... ah ah ah..."

"Anch'io... ih ih ih..."

"Dai... andiamo contro quei cespugli..."

"Che c'hai... ti vergogni di me?"

"No... no... è che siamo in mezzo la strada..."

"Ah... ah... ah... ma non vedi che siamo in mezzo al deserto? È la strada della Favorita, quella che porta da casa mia a casa tua e ci passiamo solo noi, specialmente a quest'ora di notte. Dai, vediamo chi piscia più lontano."

"Guarda che siamo cresciuti abbastanza tutti e due per questo giochino... lascialo fare a Giacomino con i suoi compagni."

"Ma dai... che male c'è?"

Malfermi sulle gambe ci scarichiamo e la gara si svolge a favore ora dell'uno ora dell'altro, finché Roberto, forse più ubriaco di me, crolla a terra sbattendo il sedere a peso morto. Io, senza pensarci, mi siedo di fianco a lui, senza che nessuno di noi abbia rimesso a posto il proprio fratellino. Roberto mi abbraccia e, d'improvviso, scoppia in un pianto convulso, rotto da singulti che gli tolgono il fiato. Non mi spiego il motivo di quest'improvviso cambiamento d'umore, ma trovo subito la mia sobrietà e cerco di consolarlo, stringendolo forte e carezzandogli la testa.

"Che c'è? Che ti succede? Non sei felice per come sono andate le cose? Tuo nonno è davvero una persona eccezionale, ha messo tutto a posto con una velocità impressionante e nessuno ci ha trovato nulla da ridire. Come mai ora questa crisi di pianto?"

Roberto tira su con il naso e riesce a prendere un parziale controllo di se stesso: "Piango perché sono troppo felice, ma mi dispiace per mia madre in particolare. So che ci soffrirà a non vedermi tutti i giorni e io non posso sopportarlo."

"Roberto, devi fartene una ragione. Prima o poi tutti vanno via di casa e anche tuo nonno ha detto che alla Favorita non c'è lavoro per tutti. Lui ha trovato la migliore soluzione per fare soffrire tutti il meno possibile. Come ci sarebbe rimasta tua madre a vederti tutti i giorni con un'aria malinconica se tu fossi andato alla Contessa? Non credi che avrebbe sofferto di più che a vederti raramente ma felice? E la tua vita? Non conta niente?"

"Antonio, non credere che io non capisco la situazione e sono grato a mio nonno per avere trovato questa soluzione, che mi dà la possibilità di vivere la mia vita, ma ho bisogno di sfogarmi perché sennò il cuore mi scoppia."

"Pensa invece a domani, quando potrai dire a Pio che finalmente starete insieme tutto il giorno e, per quanto mi riguarda, potete prendervi il tempo necessario per coltivare e far crescere il vostro amore quando ne sentite la necessità. Lo so che non si può fare tutto a comando, ma tu la sera devi rientrare a casa di tuo nonno, anche se lui mi ha autorizzato a trattenerti quando ne ho la necessità. Però questa cosa la potrò fare raramente, altrimenti lui s'incazzerà di sicuro e ci farà delle storie. Le occasioni, comunque, si presenteranno da sole e starà al vostro giudizio saperle cogliere, a me basta sapere che avete degli impegni urgenti, per non correre il rischio di disturbarvi."

"Grazie Antonio! Sono sicuro che tu farai di tutto per la felicità di Pio e mia. Non vedo l'ora di fartelo conoscere. Vedrai che ti piacerà molto, è un ragazzo molto dolce, premuroso, educato e un gran lavoratore."

A questo punto ci rendiamo conto di non essere in un salottino a conversare, anche se d'argomenti seri, ma seduti in mezzo ad una strada con i nostri morbidi membri fuori dalla patta dei pantaloni ed illuminati dall'argentea luce della luna piena. Scoppiamo in una sonora risata e ci affrettiamo a ricomporci e rientrare a casa.

Ora Roberto è sereno e, appena messo piede in camera, propone di fare un bagno insieme, nella grande vasca con idromassaggio. Sono tentato di rifiutare, sempre per un senso di rispetto per il suo Pio, ma sono così attratto da questo mio giovane, bello e fraterno amico che accetto senza alcuna esitazione né parole.

Riempiamo la vasca e intanto ci spogliamo. Lo sguardo di Roberto è pieno di promesse ed il progressivo apparire del suo corpo, liberato dai panni, mi porta presto ad una forte eccitazione. Lui è qui, davanti a me in tutto lo splendore del suo corpo, con i muscoli guizzanti, dal disegno perfetto. Mi sorride, affettuoso, generoso, felice ed emana un'aura ammaliatrice, magnetica, benefica. Lo bacio con tenerezza, lieve, dolce e lui risponde schiudendo le labbra per offrirsi senza riserve a dissetare l'arsura d'amore che brucia dentro di me.

Il bagno dura a lungo, per l'estenuante, parossistico, placante amplesso che c'impegna in una gara di reciproca ricerca del piacere da dare l'uno all'altro. Infine, senza nemmeno asciugarci, ci gettiamo sul letto e piombiamo in un sonno profondo e ristoratore.


Stamattina mi sono svegliato presto, nonostante la sfiancante nottata con Roberto, che ho lasciato a letto quasi in letargo e in posizione a X sopra le lenzuola con il membro eretto, quasi come un invito ad approfittarne, ma io ho urgenza di concretizzare alcuni propositi che mi sono venuti in mente in un momento di dormiveglia.

Mi vesto in fretta, senza lavarmi né fare colazione, e vado a cercare Marino nell'orto. Sono sicuro che a quest'ora lui è già al lavoro. Cammino rapido, rimuginando sugli ultimi dettagli di quanto ho intenzione di fare, e mi sento sollevato, leggero, come se avessi le ali. In cuor mio sono molto contento e voglio trasferire parte della mia felicità su quelli che me l'hanno procurata.

Come immaginavo, Marino è già chino sulle piante di pomodoro, intento alla raccolta di quelli già maturi e a staccare i getti i superflui: "Buongiorno Marino. Vedo che sei una roccia, nonostante i bagordi di ieri sera sei qui fresco come una rosa."

"Buongiorno Antonio. Vabbè che io non sono pescatore, ma tu sai che chi dorme non piglia pesci, perciò non mancherò neanche un giorno dal mio lavoro, fino a che la salute me lo permette. Piuttosto dov'è Roberto?"

"Lo sai che con quello che hai fatto per lui è fuori di testa per la felicità? Stamattina è lì che dorme come un angioletto e l'ho lasciato stare in pace."

"Bella responsabilità! Io lo mando qui per stare attento a te e va a finire che tu stai attento a lui. Ma come fa a vedere se tu hai bisogno? Gli hai messo un materasso vicino al tuo letto?"

"Lascia stare i particolari, Marino, che non c'è bisogno che te li racconto. Ti basta sapere che non ci perdiamo d'occhio l'un l'altro."

"Ho capito... ho capito... ma state accorti a non fare soffrire qualcun altro... dopo tutta la pena che mi son dato per sistemare la faccenda!"

"Non ti preoccupare. Sappiamo quello che facciamo, tutti e tre, voglio dire anche Pio, perciò stai tranquillo. Le cose andranno a posto appena Pio potrà venire qua."

"Se me lo dici mi fido, ora. Sei venuto per fare quattro chiacchiere o ti serve qualche cosa?"

"Le chiacchiere sono sempre un piacere farle con te, ma mi serve anche una cortesia. Possiamo organizzare l'incontro con il notaio e il cavalier Ricchi per sistemare la questione della Maggiolina? Così posso approfittare dell'occasione per farmi mettere al corrente delle altre questioni, come hai suggerito tu."

Marino manifesta la sua soddisfazione per questa rinascita del mio interesse per gli affari: "Bene, bravo Antonio! Aspettavo che tu mi chiedevi della questione, perciò, appena Roberto si sveglia, come preferisci tu, lo mando prima dal notaio a fissare l'appuntamento e poi dal Ricchi a dirgli quando deve venire."

"Grazie Marino. Ora ti lascio al tuo lavoro perché ho anch'io qualche cosa da sbrigare sulle carte di famiglia."

Rientro in casa, ma non voglio svegliare Roberto, prendendo i documenti dalla cassaforte, perciò tiro dritto e vado in studio; voglio porre un quesito a Leonardo. Attivo velocemente il collegamento e il sorriso di Leonardo mi appare sullo schermo.

"Salve Antonio. Come mai sei da solo? Che fine ha fatto Roberto?"
"Ciao Leonardo. Roberto sta dormendo come un sasso e non voglio svegliarlo."
"Come fai sapere che dorme come un sasso? State nella stessa stanza, magari nello stesso letto? Avete fatto bagordi?"
"Lascia stare, piuttosto ho bisogno di un'informazione che non posso trovare nella rete del mio ex mondo."
"Stai attento, Antonio. Ti ho già detto fin troppo di quello che succederà in questo mondo e non sarei autorizzato a dirti niente. Mi sono sbilanciato solo perché avevo bisogno di farti capire le differenze che ci possono essere fra un mondo e l'altro. La ragione della loro esistenza non è legata solo al trascorrere del tempo ma anche tutta una serie di eventi naturali e non, che possono modificare il corso della storia di ciascuno di essi, anche se a grandi linee si assomigliano tutti."
"Sì, Leonardo, mi ricordo di quanto stai dicendo, ma io la domanda te la faccio lo stesso. Deciderai tu quanto e cosa mi puoi dire."
"O.K. tu provaci ed io vedo cosa si può fare."
"Ecco, la domanda è questa: il mare sommergerà le terre che ci sono oltre la ferrovia anche in questo mondo?"
"Lo sapevo che mi avresti fatto una domanda alla quale non ti posso rispondere, però ti voglio aiutare lo stesso. Sicuramente non ci saranno fenomeni improvvisi, tali da provocare l'istantanea perdita dei terreni, diciamo per i prossimi tre-quattrocento anni. Approfitto, invece, per rammentarti l'esistenza di strumenti che tu dovresti conoscere benissimo, in relazione agli studi che hai fatto. Si chiamano assicurazioni contro eventi naturali, cataclismi, ecc. Più di questo non posso dirti."
"Grazie Leonardo. Tu non sei il mio tutor, ma il mio angelo. Quello che mi hai detto mi basta e avanza."
"Sono contento di esserti stato utile. C'è altro?"
"No, grazie. Ciao Leonardo."
"Ciao Antonio. Arrivederci al prossimo appuntamento e... salutami Roberto... magari portagli uno zabaione."

Non immaginavo che Leonardo fosse tanto spiritoso, in ogni caso mi ha dato una buona idea, peccato che non ho le uova fresche.

Rimedio con crostini con burro, marmellata o miele, un abbondante bricco di latte a lunga conservazione ed una fumante caffettiera stracolma. Entro nella stanza facendo il minimo rumore e fischietto la sveglia. Roberto è ancora nella stessa posizione, col sole che filtra dalle stecche delle persiane e dà una luce particolarmente attraente al suo corpo. Si stira languidamente e il suo membro guizza, parallelo al suo scultoreo ventre. Apre gli occhi, mi sorride accattivante e mi fa cenno di avvicinarmi.

Si mette seduto sul letto, mi toglie il vassoio dalle mani e lo poggia per terra, quindi comincia a sbottonarmi la camiciola. Quando decidiamo di fare colazione, il sole è già alto, il latte ed il caffè sono freddi, i crostini sono molli e noi, completamente sazi, ci prepariamo per andare a pranzo da Eugenia.


Capitolo precedente
back
Copertina e indice
INDICE
Scaffale degli scritti inviatimi
shelf 1
Capitolo seguente
next


© Matt & Andrej Koymasky, 1997 - 2006
navigation map
recommend
corner
corner
If you can't use the map, use these links.
HALL Lounge Livingroom Memorial
Our Bedroom Guestroom Library Workshop
Links Awards Map
corner
corner