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Venerdì, 3 marzo 2017 |
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Ma quanto è bello "La curva del collo": un romanzo che ti piglia dalla prima riga all'ultima, con un ritmo effervescente. Certo è che il povero Mario, sfruttato dalla famiglia, soprattutto dal padre in pantofole ma anche dalla madre malata forse immaginaria, dal fratello vedovo che gli molla i tre figli.
I tre figli! Li descrivi così ben, tuti e tre, che mi chiedo se non siano ritratti di tre piccole pesti che tu hai conosciuto da vicino. E i pensieri di Mario, le sue reazioni taciturne ma così umane. Bellissimo, tutto. Verissimo tutto. Ed ecco il punto di svolta, la curva del collo del bel Gian, di cui Mario si innamora.
Non voglio raccontare di più, per non togliere il gusto di leggere agli altri nuovi lettori. Dico solo che invito tutti a leggere questo romanzo con uno stile completamente diverso dagli altri, un vero virtuosismo del nostro Andrej
Maria |
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Mercoledì, 25 maggio 2011 |
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Salve.
Parto dal racconto che mi è piaciuto più di tutti: "Il ragazzo padre". Mi è piaciuto tutto dall'inizio alla fine, l'ho trovato di una dolcezza estrema e ho apprezzato molto il modo in cui si descrive la vita di due uomini che allevano un figlio (sono una sostenitrice dei matrimoni gay e vorrei tanto che il governo italiano permettesse l'adozione da parte di coppie gay di adottare figli).
"L'ombra del divo": ho trovato estremamente realistico il dolore di Patrick, la sua fragilità e le sue paure dopo la violenza sessuale.
"La strana coppia": ho apprezzato tantissimo il punto in cui si descrive il dolore di Stefano quando ricorda il compagno morto e la sensazione che prova dopo aver fatto l'amore con Maurizio....."Stanotte ho capito che non sono io ad essere morto con Carlo ma che è lui a continuare a vivere con me. In me." Bellissima frase!!!!!!
"Il portinaio": straziante la descrizione di Fausto quando fa coming out in
famiglia, toccante la storia dei due adolescenti che si amano e rischiano di essere scoperti ma poi sono aiutati da Fausto. L'unica cosa che ho trovato un po' noiosa è tutta la parte filosofica con Serse quando discutono sull'arte di vivere.
Alcuni racconti non sono proprio riuscita a leggerli come ad esempio "La libera comune di Silvana"... dopo il terzo capitolo ho dato forfait perchè non ci capivo nulla. Troppo complicato.
Nel racconto "La certosa di Montsabot" avrei preferito che la storia si incentrasse maggiormente tra Roland e Serge.
Altri racconti che mi sono piaciuti molto sono:
"Il mercenario e il frate"
"Figlio per un mese"
"La vita inizia a 25 anni"
"Oro incenso e mirra"
"Per abito un tatuaggio"
"La famiglia Stone"
"Il bel ragazzo": mi piace moltissimo come viene trattato il tema delle marchette descrivendoli quasi in modo affettuoso, evidenziado le difficoltà e senza disprezzarli come comunemente fanno tutti. (anche nel racconto "Figli di puttana")
"La curva del collo"
"Papà e mamma": ho trovato fantastico il fatto che i due genitori accettassero l'amore tra i due figli e gli mettessero a disposizione una camera da letto tutta per loro.
In ultimo ma non per importanza volevo parlare del racconto di "Mar Swooney". Bellissimo è dire poco!! Mi ha ricordato tantissimo i libri di Marion Zimmer Bradley.
Ancora complimenti e spero che la sua "vena" si possa risvegliare presto perchè leggere i suoi racconti è veramente piacevole. Le confesso che in alcuni ho pianto tantissimo per l'emozione che mi ha saputo trasmettere.
Un caloroso saluto
Gianna
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Martedì, 10 ottobre 2006 |
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Caro Andrej,
La curva del collo... Urca se mi è piaciuto! Ieri sera, anche se ero stanco morto, non sono andato a letto finché non ho finito di leggere tutto il racconto.
Il racconto è molto bello e sviluppato con spirito lieve. Anch'io, anche se si trattava di donne, ho conosciuto un paio di queste vittime della famiglia, che ha ritenuto giusto schiavizzare la figlia per il proprio egoistico fabbisogno. E non di denaro, come in questo caso, ma solo per sentirsi più "sicuri" nella mani di un familiare. Anche i tre piccoli sono descritti molto bene, tanto che mi sono chiesto quanti ne hai vicino per tutte quelle trovate che hai inserito nel racconto.
Esaustivo anche nella descrizione del padre, classico maschio italiano della vecchia generazione. Direi che c'è una forte dissonanza fra il carattere maschilista del padre e la sua "indifferenza" nel permettere che un figlio maschio si comporti come una donna. La vicenda è intrigante anche per le "irrazionalità" che pone in evidenza. Un Mario che ha coscienza e conoscenza del suo stato di schiavitù e ci mette tre anni per ribellarsi, ma con molta grazia e generosità.
Il racconto è ben sviluppato e mi sembra anche originale nella sua impostazione, però (giusto per metterci qualche obiezione) non avrei posto l'alloggio di Gian giusto sopra lo studio. Cosa diranno i genitori dei bambini suoi pazienti quando scopriranno, e si scoprirà, che il pediatra è gay?
Coi tempi che corrono, come minimo la maggior parte gli toglierà i maschietti, dato il comune binomio gay = pedofilo. Non credi che sia meglio farlo risiedere in un altro quartiere, o ami la sfida?
Ciao
Rocco
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