CARDELLINO PARTE TERZA - CAPITOLO 16
Patrick riprese conoscenza lentamente. Un dolore acuto gli pulsava nel cervello. Aprì gli occhi: una fitta oscurità lo circondava. Era forse notte? Sentiva un po' freddo. C'era qualcosa di strano... in che posizione era? Che cosa era successo? Odore di calce fresca e di muffa... Improvvisamente ebbe coscienza di qualcosa di incredibile: era legato! Era legato per i polsi, le caviglie e la vita, in verticale, quasi appeso, le braccia e le gambe larghe. I piedi toccavano in terra. Era scalzo, infatti sentiva il terreno freddo sotto le piante. Scosse la testa come per schiarirsi le idee ma il dolore aumentò e un martellamento sordo gli pulsò violento nel cervello, poi sembrò localizzarsi nella nuca.

Allora ricordò: l'uomo riverso sulla strada, lui che si chinava, l'altro che si voltava con la pistola in mano, poi il colpo alla testa. Ma chi era stato? E soprattutto, perché? E ora che cosa sarebbe accaduto? Chissà se Goldie e gli amici si erano accorti della sua scomparsa, se lo stavano cercando? Da quanto tempo era lì? Come stava il suo Cardellino? Questa e mille altre domande affollavano la sua mente ma a nessuna poteva trovare una risposta. Cercò di liberarsi ma l'unico risultato che ottenne fu di farsi male ai polsi. Allora gridò, chiamò con quanto fiato aveva in gola ma non ottenne risposta e il suo mal di testa aumentò terribilmente.

Cercò di calmarsi, di riordinare le idee, di fare il punto della situazione. Chi poteva avere interesse nel rapirlo? Pensò e ripensò ma non riusciva a trovare una risposta: lui non aveva nemici. Avversari sì, specialmente nel campo della sua azione contro la schiavitù e qualcuno anche nel campo degli affari, ma rifiutava di credere che qualcuno potesse giungere al punto di rapirlo. Poteva essere stato preso per chiedere un riscatto: lui era ricco e la sua ricchezza poteva far gola a qualche miserabile. Forse era proprio questo il motivo per cui ora si trovava lì legato, imprigionato.

Era lì certamente da molte ore quando sentì un rumore: qualcuno stava aprendo un chiavistello. Dovevano essere i suoi rapitori. Rumore di una porta più vicina che veniva aperta... finalmente intravide una flebile lama di luce: lì dunque c'era una porta. Questa si aprì ed entrò un uomo. Portava un cappuccio bianco e una specie di tunica. Patrick trattenne il respiro. L'uomo si girò, chiuse accuratamente la porta e gli si avvicinò. Alla luce della lanterna Patrick distinse la struttura della stanza: era come una cella col soffitto a botte fatta di nudo mattone. Non vedeva finestre. Doveva essere una cantina. Nella stanza vide solo un tavolo sgangherato e una vecchia sedia. L'uomo gli si fermò davanti e gli diresse la luce contro, guardandolo a lungo in silenzio, poi scoppiò a ridere. Era una risata agghiacciante, quasi di un folle.

Poi l'uomo disse: "Così, eccoti in mio potere, De Bruine... Non sei niente male: penso che mi divertirò con te. Scommetto che tu ti divertivi con Goldie mentre io marcivo per colpa tua. Perché fai quella faccia? Non ti ricordi di me? No?"

Patrick scosse la testa accigliato: "No. Se vuoi soldi, ne avrai..."

"Quelli dopo, sta tranquillo, ti spremerò bene... poi ti butterò via. Ma prima voglio divertirmi con te. Tanto per cominciare..."

Posò la lanterna sul tavolo, prese da questo uno staffile e iniziò a frustarlo con forza, gridando:

"Questa è per avermi ingannato, questa è per il primo mese passato in prigione, questa per il secondo, questa..." e continuò così contando le frustate che dava sul corpo indifeso del prigioniero.

Già al primo colpo Patrick si rese conto di una cosa di cui non s'era accorto prima: era stato legato completamente nudo. La frusta aderiva alla sua pelle e la scorticava a ogni colpo, procurandogli un bruciore atroce. Patrick cercava di trattenere i lamenti: stringeva i denti e sentiva gocce di freddo sudore rigargli la fronte. A un tratto l'uomo smise.

Posò la frusta, gli si piazzò davanti e gli chiese: "Allora, ti sei divertito col tuo Goldie? L'hai vestito come se fosse un signore e l'hai fatto passare per un signore: deve piacerti molto, vero? Anche a me piaceva il suo culetto: nonostante ne avesse presi parecchi era ancora stretto, sai? Ma anche il tuo non è niente male... e adesso voglio divertirmici un po'."

Patrick fremette ma non disse nulla.

L'uomo gli girò alle spalle, armeggiò un poco, poi lo afferrò per le anche e lo prese con brutalità: "Non gridi neanche? È vero, non sei tanto stretto: ma allora sei già abituato... Ti fai inculare da Goldie? Che porco: un bianco che se lo fa mettere da uno schiavo... Sei proprio una puttana!"

Gli si agitava dietro e lo prendeva con colpi forsennati, continuando a insultarlo, mentre le sue mani lo tenevano fermo per la vita con rudezza.

A un tratto Patrick capì ed esclamò: "Stevens!"

L'altro rispose solo con una sghignazzata e raddoppiò il vigore dei suoi colpi. Gli faceva male, ma soprattutto Patrick si sentiva umiliato, sporco nel dover sottostare a quel rapporto bestiale.

"Dillo che io sono meglio del tuo Goldie, puttana! Di' che il mio cazzo in culo è meglio del suo, dillo! E non ti bastava Goldie, ti sei comprato anche Jimmy e Barney: ti facevi sbattere anche da loro? Ma adesso sei mio, mio, mio!" gridò l'uomo mentre gli si scaricava dentro con un tremendo affondo.

Poi si tolse, gli tornò davanti sempre coperto da tunica e cappuccio e di nuovo scoppiò in un'orrenda risata.

"Per oggi basta così. Sì, mi sono divertito. Ma stai tranquillo, tornerò a profittare del tuo culo che metti così generosamente a disposizione. Ah, dimenticavo: ho intenzione di chiedere agli amichetti del tuo harem di bruciare la tua villa se ti vogliono rivedere vivo. Che ne dici, mi obbediranno? Quanto ci terranno a te? Ma non ti preoccupare, ti terrò informato. A presto, puttana!"

L'uomo uscì, chiuse accuratamente la porta e si allontanò. Patrick tremava violentemente: ma non era solo il freddo e l'umidità, che pure c'erano, quanto il disgusto, la rabbia e il dolore che provava. Quanto tempo sarebbe rimasto in balia di quell'uomo? Se non l'avessero trovato prima i suoi amici, quanto avrebbe dovuto subire prima di essere finalmente ucciso? Patrick non aveva nessun dubbio che questa sarebbe stata la sua fine se qualche miracolo non lo avesse salvato prima. Quello era sicuramente Stevens e si sentiva l'odio nella sua voce. Sperava che i suoi non cedessero ai ricatti di quel pazzo: tanto sarebbe stato comunque ucciso ed era meglio che avvenisse presto, se doveva avvenire.

Le braccia, costrette in quella posizione, cominciavano a sembrare sempre più pesanti. Cercava di muovere le dita per far circolare il sangue, di fletterle per quel poco che la legatura gli permetteva. Ma sentiva che non riusciva a migliorare granché la situazione. Quanto avrebbe potuto resistere?

Parecchie ore dopo arrivò un'altra figura incappucciata: era più alta e snella di Stevens.

"Ehi tu, ti ho portato da mangiare. Adesso ti imboccherò come un bambino: non sei contento?"

Dalla voce Patrick giudicò che doveva essere giovane: "Chi sei?" chiese senza neanche sperare di ottenere risposta.

"Chi sono? Una fata buona. Ti porto da mangiare; ti tengo anche compagnia... E se stai buono ti faccio anche divertire un po': lo sai che hai proprio un bel ciondolo lì in mezzo? Chissà se funziona a dovere, prima che lui te lo tagli?" disse l'altro ponendoci una mano e palpandolo a lungo.

Patrick non disse nulla, anche se aveva voglia di gridare di lasciarlo stare: ma tanto capiva che sarebbe stato inutile.

"Non dici niente? Allora è vero quello che mi ha detto: ti piace farti fare dai maschi, eh? Eh sì, guarda guarda, il tuo bel ciondolo si sta svegliando. Ma bravo lo stallone. Guardalo come cresce... è davvero un peccato che tu sia legato così: pensa come ci potremmo divertire se tu fossi libero... ma poi faresti il cattivo, cercheresti di fuggire... Mi hanno detto che tu sei uno che si fa fare dai negri. Cos'è, non ti piacciono i bianchi? E m'ha detto anche che t'ha provato di dietro e che tu sei già abituato... Mica ti spiace se verifico anch'io, no? Sai, m'è venuta una certa voglia a vederti tutto nudo così, devo proprio sfogarla... Eppoi magari ti piace pure..."

Così Patrick dovette subire un secondo assalto. Questo era meno rude del primo ma per Patrick fu altrettanto spiacevole. Quando anche il nuovo carceriere si fu sfogato su di lui, gli dette da mangiare. Gli metteva pezzi di cibo direttamente in bocca con le sue mani sudice, ma Patrick mangiò senza far storie.

"Dovrei svuotarmi..." disse poi.

L'altro rise: "Eh già, capisco. Aspetta che vado a prendere un secchio: e tu cerca di centrarlo o qui presto si asfissia e diventa un porcile. Non che me ne freghi molto per te, ma il fatto è che ci devo venire io una volta al giorno a darti da mangiare... e anche a giocare un po' con te..."

Portò il secchio e aspettò che Patrick si svuotasse. All'inizio gli fu difficile farlo così, in piedi, legato, nudo davanti a un estraneo, ma infine ci riuscì. Allora l'altro se ne andò, con secchio e lanterna lasciandolo di nuovo solo al buio.

Il tempo sembrava non passare mai... Patrick era sempre più stanco e indolenzito. Cominciò a cedere, ma ogni volta che si afflosciava in preda al sonno, le corde delle braccia tiravano e il dolore lo risvegliava immediatamente. Per un po' continuò così finché la stanchezza fu tale che cadde addormentato, appeso per le braccia. Fu svegliato dalla voce di Stevens. Questi prima lo frustò poi approfittò di nuovo di lui. Più tardi arrivò l'altro e si ripeté la routine, con la variante che prima gli si inginocchiò davanti e glielo succhiò a lungo con evidente piacere.

Stevens, la terza o quarta volta che arrivò, gli comunicò che la sua villa era bruciata:

"Ah, che spettacolo! Pensa, sono corso anche io con gli altri per tentare di spegnere l'incendio. Ma purtroppo non c'è stato niente da fare. Me i tuoi amichetti obbediscono: vedi quanto ti vogliono bene? E obbediranno anche la prossima volta, e quella dopo... Chissà quando smetteranno di obbedire? Quando preferiranno i tuoi soldi a te, sporco culattone antischiavista?"

Patrick s'era riproposto di non parlare con quell'uomo perciò ascoltava quei soliloqui in silenzio. Parlava, invece, un po' con l'altro.

Così un giorno chiese al giovane carceriere: "Ma chi ti paga?"

"Lui mi paga. Non ho mai avuto tanti soldi in vita mia, sai? E tutto grazie a te. E c'è anche il divertimento gratis... È bello avere un maschio a propria completa disposizione. Quando tutto sarà finito potrò andarmene col mio gruzzoletto. Te ne sarò grato... E magari mi comprerò uno schiavetto per farmi servire... e divertirmi."

"Potresti avere molto di più se tu mi liberassi..." azzardò allora Patrick.

"Fossi matto. Se ti libero l'unica cosa che mi aspetta è la loro vendetta e la forca da parte tua. Due buoni motivi per non tradirli. E poi, finché sei qui, posso divertirmi con te: perché dovrei liberarti?"

"La loro vendetta? Ma allora non è lui che ti paga."

"Sì, i soldi li prendo da lui, ma gli altri, quelli che lo finanziano, preferisco non averli contro. Davvero."

"Ma chi sono gli altri?"

"Ah, questo mica lo posso dire. È gente importante, potente, ecco. Gente con cui non si scherza, che non ha proprio per niente il senso dell'umorismo."

Passarono altri giorni: le braccia di Patrick erano gonfiate e non le sentiva più. Anche le gambe e i piedi erano indolenziti e un po' tutto il corpo e non solo per i colpi di frusta che continuava a ricevere quasi tutti i giorni. Si chiedeva se avrebbe mai rivisto la luce del sole, la libertà. Pensò al suo Cardellino e ne immaginò il dolore. Solo una cosa lo consolava: che non ci fosse il suo amato al suo posto. Preferiva mille volte essere lui in quelle condizioni che esser libero sapendo il suo amato nelle mani di quel folle. Avevano sottovalutato quello Stevens. E ora, oltre a fare del male a lui, che cosa avrebbe cercato di fare al suo Cardellino?

Un giorno, non sapeva da quanto era ormai rinchiuso lì dentro, l'altro carceriere, quello giovane, arrivò con alcuni attrezzi e si mise a piantare alcuni pioli per terra.

"Che fai ora?" chiese Patrick.

"Stai tranquillo: in fondo sono di cuore buono, io. Ho visto che così non resisteresti a lungo perciò ho convinto il mio socio a farti cambiare posizione. In fondo è ragionevole, no?"

"Cambiare posizione? Come?"

"Dopo porterò un pagliericcio e ti fisserò a terra, in orizzontale, sul pagliericcio. Almeno potrai dormire decentemente e non ti vanno in cancrena le braccia. Ma ti legherò a pancia sotto: non mi va di rinunciare al tuo bel culo e neppure lui ci vuole rinunciare. È vero che così dovrò rinunciare al tuo bel ciondolo, ma non si può avere tutto dalla vita, no?"

Patrick ebbe un moto di sarcasmo: "Perché ti prendi tanta pena per me, se intanto alla fine mi ammazzerete? Come mai tutta questa improvvisa bontà?"

"Non dire assurdità: nessuno vuole ammazzarti anche se sei un fottuto antischiavista. Al massimo alla fine ti castrerà... anche se spero di no: sarebbe un peccato."

"Ma a chi la vuoi raccontare? Lui vuole distruggermi, a lui non gli importa proprio niente di schiavismo o antischiavismo. Lui sta solo portando avanti una sua vendetta personale perché l'ho mandato in galera..."

"Non ci credo, tu vuoi solo fare il furbo. Lui lo fa solo per la causa, ecco tutto. E noi siamo a favore della conservazione della schiavitù, ma non assassini. E visto che a te piace farti fare dai tuoi schiavi negri, a quel che pare, il trattamento che ti facciamo è solo la giusta punizione per uno come te... e poi ti lasceremo andare."

"Oh sì, tutto molto semplice. O sei un ingenuo o sei stupido completo! E riguardo a piacermi i maschi, tu che ne dici? Mi pare che ti piace molto questo maschio che hai qui a tua disposizione. E non dirmi che volevi solo punirmi, ogni volta che ti sei inginocchiato qui davanti al mio ciondolo, come lo chiami tu, e che..."

"Sì, a me piacciono anche i maschi, d'accordo, ma non sei certo tu che puoi farmi la predica... Non sei in condizioni di offendere tu, stai zitto. Io, almeno, non mi son mai fatto inculare né da un bianco né tanto meno da un negro, da uno schiavo!"

"Ma ti sei messo con un assassino."

"Ma se nessuno ti vuole ammazzare, ti dico."

"Se non mi credi, nasconditi qui quando verrà lui, e stai a sentire quello che mi dirà..."

L'altro non rispose.

Finì di legarlo poi, sollevatasi la tunica e calatisi i calzoni, si stese su Patrick e lo prese con vigore: "Sì, hai ragione... non è una punizione... è che mi piace il tuo culo... mi piace proprio..." ansimò martellandogli dentro e strizzandogli i capezzoli, "mi piaci, vorrei che tu fossi il mio schiavo..."

Dopo aver goduto, datogli da mangiare al solito, se ne andò.

Tornò più tardi, dopo alcune ore: "Non so chi me lo fa fare, ma voglio essere sicuro che... Non sono un assassino, io e non vorrei trovarmi complice di un assassinio. Non che ti creda, ma costa poco verificare. Ma ti avverto: se mi hai preso in giro, stai tranquillo che te la farò pagare cara: non mi va di essere menato per il naso. Sarò io stesso a castrarti, te lo giuro. Adesso mi nascondo dietro a quel pilastro e... guai a te!"

Patrick non rispose. L'altro si nascose e spense la lanterna. Restarono in silenzio abbastanza a lungo, ma poi si sentì un rumore: Stevens stava arrivando. La porta si aprì e l'uomo entrò.

Poggiò la lanterna in terra e si avvicinò a Patrick: "Buone notizie: il tuo amato schiavetto Jimmy è stato venduto a un mio amico, secondo i miei ordini. Adesso ho mandato l'ordine di vendere anche Barney, poi farò vendere Goldie: voglio aprire il mio bordello, sai? Poi..."

Patrick allora parlò: assunse un tono querulo nella voce: "Ma quando mi libererai? Io non resisto più. Mi sento male..."

"Oh oh, ha ritrovato la voce il culattone. No, non ho davvero alcuna intenzione di liberarti. Finché mi obbediranno mi divertirò ancora con te, e con loro. Ma poi, anche se mi obbedissero all'infinito, cosa di cui dubito, ti schiaccerò come uno scarafaggio. Ho intenzione di farti morire in un modo che ti farà rimpiangere di esseri messo contro di me. Prima ti castrerò, poi ti taglierò a pezzi, ma piano piano, in modo che tu non muoia subito: prima un'orecchia, che so io, poi un dito... o prima un occhio? Farò del tuo corpo cibo da cani... Ma tarderai a morire, voglio vederti soffrire, voglio che tu arrivi a implorare la morte. E quando avrò finito con te farò in modo di vendicarmi anche su quei porci dei tuoi amichetti: neri, mulatti o biancastri. Sì, aprirò un bordello, e il tuo Goldie ne sarà l'attrazione perché lo darò gratis a tutti quelli che vorranno incularlo, clienti o schiavi, in modo che non resti mai a culo vuoto e me lo inculerò anche io due o tre volte al giorno, comunque. Lo legherò come sei legato tu, ma su un letto comodo... Lui non deve morire, deve vivere a lungo, a lungo... Ma adesso basta con le chiacchiere: preparati, finché sei ancora intero e vivo. Voglio divertirmi con te. Sai che hai proprio un bel culo? Aveva ragione il mio socio: così è più comodo prenderti. Lui si preoccupava anche che le tue braccia andassero in cancrena... ha il cuore d'oro lui. Per adesso devi accontentarti del mio cazzo, ma poi ho un'idea anche per il tuo culo voglioso: quando sarà la tua ora ti ci infilerò un imbuto e ti ci verserò dell'olio bollente..." Scoppiò in una risata folle, poi aggiunse: "Scommetto che ti piacerà: sarà davvero un amante caldo, anzi bollente, quello!"

L'uomo calò su di lui e lo penetrò e gli si agitò dentro finché si fu sfogato. Patrick al suo solito subiva inerte, ma era trionfante: era riuscito a far parlare Stevens, a fargli vuotare tutto il sacco del suo veleno e dei suoi propositi folli.

Stevens era uscito da un po' quando Patrick sentì il rumore dell'acciarino dell'altro che riaccese la lanterna. L'altra figura incappucciata era di nuovo di fronte a lui.

"Allora, mi credi adesso?"

"Non lo so... forse diceva tutte quelle cose solo per spaventarti... Cavolo, se fossero vere... sembrava pazzo mentre ti parlava così... Ma che gli hai fatto per farti odiare tanto?"

"Voleva ricattarmi e io l'ho mandato in galera."

L'altro non disse niente. Poi fece per andarsene. Patrick gridò: "Ancora non ci credi? Mi lascerai morire così? Non farai nulla per fermarlo?"

Non ottenne risposta, la luce scomparve, la porta si chiuse. Patrick aveva sperato che ciò che l'altro aveva udito fosse più che sufficiente e invece era ancora lì in balia di quel pazzo...


Però nei giorni seguenti notò un cambiamento: il carceriere giovane ora non profittava più di lui. Era diventato taciturno. Patrick intuì che quello era il segno che il dialogo a ci aveva assistito doveva averlo scosso, stava facendo il suo effetto: doveva per lo meno essere restato nel dubbio.

L'altro in effetti era tutt'altro che tranquillo, così aveva deciso di tener d'occhio Clement. Ora lo spiava spesso, non visto, lo seguiva quando andava a far visita al prigioniero, cercando di capire se capitava qualcosa di nuovo. Ogni volta che scendeva nel sotterraneo per il suo turno temeva di trovare il peggio... Se l'altro fosse sceso con un coltello, lui non poteva accorgersene prima, l'avrebbe scoperto solo dopo, troppo tardi... Allora pensò che gli conveniva liberare il prigioniero... ma temeva la vendetta di Clement... Infine si risolse a fare l'unico passo che gli sembrava possibile: doveva fare in modo che gli amici del prigioniero andassero a liberarlo. Lui non sapeva scrivere, altrimenti avrebbe potuto mandare una lettera anonima. E quanto ad andare a parlare con qualcuno della gente del prigioniero... l'avrebbero scoperto e allora avrebbe avuto contro sia gli amici di Patrick che gli altri... Ma più passavano i giorni più il giovane aveva paura di non fare in tempo ad agire.

Era tornato ancora una volta nel sotterraneo quando era il turno di Clement e quello che aveva udito stando nascosto non aveva fatto che aumentare la sua apprensione: no, non voleva essere complice di un pazzo omicida. Alla fine decise di fare l'unica cosa che gli parve possibile e comunque la meno rischiosa: aveva sentito dire che i preti cattolici romani sono tenuti a tenere segrete le cose che gli venivano confidate in chiesa a costo di morire e sapeva che in una città poco distante vi era anche una chiesa cattolica con un prete d'origine francese... Se avesse avuto un buon cavallo avrebbe potuto arrivarci in tre ore circa. Non avendo un cavallo e non sapendo a chi chiedere senza suscitare sospetti, radunate le sue poche cose e presi i suoi soldi, rubò un cavallo e a galoppo sfrenato andò a cercare il prete.

Quando lo trovò gli disse: "Lei è un prete romano?"

"Sì, sono un prete cattolico romano. In che cosa ti posso essere utile, figliolo?"

"È vero che se uno vi dice una cosa, voi non potete fare la spia? Non potete denunciarlo?"

"Tutto quello che ci viene detto in confessione deve restare un segreto. È esatto."

"A qualunque costo?"

"Certo, non possiamo rivelarlo per nessun motivo."

"Neanche se vi minacciano, se vi ammazzano?"

"Con l'aiuto di Dio, no."

"Ma io non sono della sua religione..."

"Questo non ha alcuna importanza. Qual è il problema?"

"Forse vogliono ammazzare un uomo, io non voglio essere complice. Ma se sanno che ho parlato, io sono un uomo morto..."

Il prete si fece più serio: "In questo caso devi parlarmi: farò tutto il possibile per salvare quell'uomo. E per quanto riguarda te, è come se non t'avessi mai conosciuto, mai incontrato, mai visto... Puoi esserne certo."

"Lo giura sulla Bibbia?"

"Certo, su tutto quello che vuoi."

Allora il giovanotto parlò. Gli raccontò tutto, gli spiegò la situazione, tacendo solo sul ruolo che lui aveva avuto nella vicenda. Il prete si fece spiegare bene dove fosse tenuto prigioniero Patrick. Sapeva chi fosse, anche se non l'aveva mai incontrato, ma ne aveva sentito parlare. Quando l'altro ebbe finito e se ne fu andato di gran carriera, il prete si fece immediatamente prestare il calessino da uno dei suoi parrocchiani e si precipitò a cercare la famiglia di Patrick. Quando arrivò era sera. Non riuscì a trovarli subito, perché da quando la villa era bruciata ancora non si erano sistemati definitivamente e il giornale e gli uffici erano chiusi a quell'ora. Ma a forza di chiedere in giro li localizzò: erano a villa Van Kleft.

Si fece annunciare e fu ricevuto da Henrietta, Hugo e Lee. Kutkhay ancora non era tornato da Abilene dove era dovuto tornare per vendere anche Barney secondo gli ordini di Clement, e Rod era dovuto andare a una riunione dal Governatore per alcuni problemi politici. Il prete allora spiegò loro quello che aveva saputo, in dettaglio.

Hugo, appena il prete ebbe finito di parlare esclamò: "È davvero il Signore che vi manda, siete davvero un uomo di Dio! Noi avevamo scoperto chi lo teneva prigioniero ma non eravamo ancora riusciti a capire dove si nascondesse e dove tenesse nascosto il nostro Patrick. Forse ci saremmo arrivati, ma forse troppo tardi. Grazie, Padre. Adesso dobbiamo muoverci in fretta in modo di salvare Patrick e prendere quell'uomo. Grazie alle notizie che ci avete portato possiamo bloccarlo: e dire che Clement lavorava per noi sotto mentite spoglie! Ora si tratta innanzitutto di arrestarlo poi di liberare Patrick. Quali avete detto che sono gli orari in cui Clement va al rudere?"

"Di notte. Ma oggi non avendo visto arrivare il suo complice, potrebbe anche esserci andato prima..."

Lee allora intervenne: "Da quello che avete detto non credo: Clement e il suo complice non si vedevano tutti i giorni, quindi può darsi che non sappia ancora che è scomparso. Inoltre Clement ci deve per forza andare di notte, sia perché di giorno lavora, sia per non essere visto andare là. Ora che ci penso: Clement mangia tutte le sere al saloon, poi va a casa a cavallo, dice, e la sua casa è fuori città... un buon alibi. A quest'ora dovrebbe ancora essere in città... forse possiamo ancora farlo arrestare..."

Henrietta scosse la testa: "No, rischiamo solo di sbagliare i tempi e di metterlo in allarme. L'unica cosa da fare è armarci e andare subito a liberare Patrick. A Stevens penseremo dopo."

Allora Hugo disse: "No, da quello che ci ha detto Padre Duvallier, Clement non ha ancora intenzione di uccidere Patrick, se prima vuole far vendere anche Goldie. Anche io non vedo l'ora di liberare Patrick, ma non voglio neppure che Stevens-Clement sfugga alla giustizia. E se arriviamo a liberare Patrick mentre c'è Clement, questi potrebbe ammazzarlo. Perciò per questa sera non ci muoveremo. Domattina andremo dallo sceriffo e ci muoveremo contemporaneamente nelle due direzioni, per arrestare Clement mentre è al lavoro e liberare Patrick. Lei Padre può fermarsi qui questa notte, nostro ospite? Domani la sua testimonianza davanti allo sceriffo sarà preziosa..."

"Potrei anche fermarmi ma, vi avverto, non potrò mai dire chi mi ha confidato questi fatti: sono tenuto al segreto confessionale, assoluto."

"Non sarà necessario, Padre. Se è il caso sarà lo stesso Clement a farci il nome del suo complice o dei suoi complici. Allora, si ferma qui da noi?"

"Sì, volentieri. Anche perché andrò via più tranquillo quando saprò che il vostro congiunto è in salvo."

Il mattino seguente, quando furono sicuri che Clement, che ora avevano potuto identificare, fosse al lavoro, andarono dallo sceriffo. Questi subito organizzò l'operazione. Nel frattempo Rod, che era arrivato durante la notte ed era stato messo al corrente, aveva organizzato con gli uomini più fidati dell'impresa De Bruine che lavoravano ai magazzini una discreta sorveglianza di Clement in modo di precludergli ogni via di fuga quando avesse visto arrivare lo sceriffo e i suoi aiutanti.

Hugo con Lee, Jack e altri uomini erano subito partiti alla volta dei ruderi in cui era prigioniero Patrick. La cattura di Clement non presentò particolari problemi: l'uomo tentò la fuga ma fu subito placcato dagli uomini che lavoravano con lui e che lo tenevano d'occhio, e consegnato allo sceriffo. Clement dapprima sostenne che ci doveva essere un errore di persona, ma di fronte alle schiaccianti accuse di Hugo, vistosi ormai scoperto, cominciò a gridare come un ossesso sputando tutto il veleno che lo rodeva dentro, divincolandosi con tutte le forze, finché lo sceriffo fu costretto, per farlo tacere, a fargli perdere i sensi colpendolo sulla nuca col calcio della pistola. Lo legarono e lo chiusero in cella.

In città nel frattempo si era sparsa la notizia e pian piano una folla si radunò attorno al carcere: erano in gran parte dipendenti, ex schiavi o amici di Patrick o dei loro amici. Quella massa di gente eterogenea stava quasi in silenzio, ma aveva nell'insieme un atteggiamento minaccioso. Lo sceriffo tentò di convincerli a sciogliere l'assembramento, ma nessuno si mosse e arrivava altra gente. Allora mandò a chiamare Rodney sperando che l'autorità morale del deputato avesse presa sulla folla: lo sceriffo temeva infatti un linciaggio.

Questi accorse e arringò la folla: "Ascoltate: tra poco Mr. Patrick De Bruine sarà finalmente liberato, sono già andati a prenderlo. Non c'è motivo di stare qui. Quell'uomo, Clement, è nelle mani della giustizia e vi giuro che giustizia sarà fatta e pagherà per tutto il male che ha fatto al nostro amato concittadino. Vi prego, mantenete la calma e tornate alle vostre case e ai vostri lavori..." continuò a parlare e a poco a poco pareva che stesse riuscendo a convincere la gente ad andarsene.

Ma un uomo gridò forte: "Va bene, Mr. Rupert. Noi non faremo niente, stia tranquillo. Ma restiamo qui: per riportare a villa Van Kleft Mr. De Bruine devono passare qui davanti. Vogliamo vedere quello che gli hanno fatto e, quant'è vero Iddio, se gli hanno fatto del male, quel Clement non uscirà vivo dalla prigione!"

Un coro di "Giusto!" e di "È così" salì vigoroso da tutta quella gente che parve stringersi attorno alla prigione ancor più minacciosa.

Rod allora andò a chiamare Henrietta, pregandola di andare con lui davanti alla prigione per fermare quella gente, infatti dal racconto del prete immaginava in che condizioni sarebbe stato Patrick e temeva che al vederlo la furia della gente si sarebbe scatenata.

Dapprima Henrietta non voleva saperne. Con durezza disse: "Se lo linciassero quell'uomo sconterebbe solo una parte del male che ha fatto a Patrick e a noi tutti."

Ma Rod le fece presente che Patrick non sarebbe stato assolutamente d'accordo e alla fine riuscì a convincerla ad accompagnarlo davanti alla prigione. Tornati, la marea di folla era aumentata: c'erano almeno cinquecento persone. Tutti si scostarono rispettosamente per lasciar passare Henrietta e Rod, ma tutti guardavano con espressione torva verso il fondo della strada attendendo l'arrivo degli uomini che avrebbero riportato indietro Patrick. Lo sceriffo aveva ottenuto rinforzi dai federali, ma in tutto erano sette uomini: benché armati non avrebbero mai potuto fermare quel mare di gente se avesse assalito la prigione. Era impressionante vedere quei volti duri, quella massa compatta che attendeva in un silenzio assoluto: era una scena che incuteva veramente paura.

Rodney in cuor suo pregava che non dovesse scoppiare una nuova tragedia, ora che tutto sembrava finalmente poter tornare alla normalità.


DIETRO - AVANTI