EPISTOLARIO | PARTE QUARTA | |
martedì 23 dicembre Come stai? Male penso, credo. Vero? Mi dispiace molto. Però era proprio quello che temevo. Tu, nonostante tutti i tuoi discorsi, sei diverso. Solo il fatto che non vuoi parlarne a voce lo dimostra. Solo per lettera. Avrei preferito parlarne subito. Ma come vuoi tu. Rispetto le tue... inibizioni. Dopo quello che era successo, dormire di nuovo nello stesso letto, ha reso più difficili le cose. Tu dicevi che ti sentivi sicuro. Che non c'era pericolo. T'ho dovuto allontanare. Essere pittosto brusco con te quando ci hai provato. Ma l'ho fatto per te, non per me. Io avrei fatto di nuovo l'amore con te. Come hai sentito, ero eccitato quanto te. Ma se ti avessi detto di sì, poi tu saresti andato in tilt di nuovo. Probabilmente lo sei lo stesso. Forse avrei fatto meglio a seguire il mio istinto, non il cervello. Io ti desidero, Federico, inutile nasconderlo. E tu mi desideri, lo vedi? Cos'è che ti fa tanta paura? Essere un ricchione? Un gay, un frocio, un finocchio? A me no. Sono solo etichette assurde. Tu sei Federico. Io sono Sebastiano. Non altro. Perché non possiamo essere noi stessi? Perché non possiamo amarci? Io lo sento: ti amo. Ma non perché sei un maschio. Perché sei Federico. Vedi, con Carla sto bene. Con lei scopo. Piacevolissimevolmente. Ma a essere sincero veramente, non la amo. Le voglio bene, certo. Ma non è amore. Quello con l'a maiuscola. Bel sesso e affetto. E stop. Invece a te ti amo. Ogni fibra del mio corpo ti ama. Per questo mi eccito a starti vicino. Se mi eccitassi per ogni maschio, direi: sono ricchione. Ma io mi eccito solo per te e dico: sono innamorato. Ti pare tanto strano? E poi se per dimostrarti questo mio amore pure fisicamente è necessario appiccicarsi quell'etichetta, bene! Io me la metto. In fronte: "Sebastiano Ricchione". Se è l'unico modo, lo dico a tutti: "io sono innamorato di un maschio". Ma così credo che peggioro le cose, no? Tu scapperesti via. Ti vergogneresti di me. Tu, da me, accetti solo una parte. Un'amicizia asettica. Sterilizzata. Meglio di niente. Ci sto. Visto che tu non sai accettare da me altro. Solo amici. "Una sana amicizia virile". Che belle parole! Io avrei voluto darti tutto di me. Darti talmente tutto che ti davo pure il mio corpo. Ma tu non lo vuoi. Pazienza. Chi non vuole un regalo, mica lo puoi costringere a prenderlo. Preferisco essere un amico accettato a metà che un amante rifiutato del tutto. Magari ti dà fastidio questo che t'ho sritto. Ma io non le straccio le lettere. Anche se rischio. Te le mando. E pure con le buste disegnate. Mi sembra giusto essere onesti, se si è amici. Ciao Federico. Abbiti cura e cerca di star bene Sebastiano, un amico Bologna, 26/12/86 Caro Sebastiano,anche se siamo così lontani, ti penso molto. Grazie, sei davvero un amico e hai fatto bene, l'ultima notte là a Roma, a fermarmi: stavo per cascarci di nuovo nonostante fossi riuscito a controllarmi nelle notti precedenti. È tutto così strano. In questi giorni non ho fatto che guardare i ragazzi e le ragazze: i maschi non mi dicono proprio niente, non m'attirano, e invece le femmine sì, logicamente non tutte ma solo quelle carine, perciò non sono un invertito, funziono regolarmente. Ma allora, che mi prende quando sono accanto a te? Sarà forse la vicinanza fisica? Due sere fa, devo confessartelo, sono andato al Minghetti, un parco qui di Bologna dove si sa che si incontrano gli invertiti. Mi sono detto: devo provarci, per capire. Dopo un po' s'è avvicinato uno e m'ha toccato lì davanti e io stavo per scappare ma ho voluto fermarmi, per provare, ma non mi sono eccitato assolutamente, neanche un poco. Quello ha continuato per un po' e io ero del tutto indifferente e alla fine s'è stufato e se n'è andato. Io, essendo proprio soddisfatto per l'esito dell'esperimento, sono tornato a casa dai miei molto più tranquillo e sereno. M'avesse toccato in quel punto una ragazza, e con tanta insistenza, mi sarei eccitato immediatamente e mi sarei dato da fare. Scusami se parlo di cose così intime, ma so di poterlo fare con te. E solo con te. Avete passato bene il Natale tu e i tuoi? Io al solito, ascoltando tutte le relazioni di mia madre sul parentado, i commenti di mio padre sulla repubblica che va a catafascio, ma mi va bene. Se non sbaglio mi avevi detto che tuo fratello Ruggiero fa collezione di cartamoneta antica, e qui in casa ho trovato alcune banconote austro-ungariche del nonno e, visto che ai miei non dispiace darle via, me le sono fatte regalare per il tuo fratellino e le accludo in questa busta, sperando che non le abbia e che gli piacciano. Ho visto un gran bel film di Woody Allen: Settembre. A te piace questo attore-regista? a me molto e finora non ho perso neppure uno dei suoi film. Se ti capita vallo a vedere, se non a Salerno senz'altro lo daranno a Napoli. Quando mi comprerò il videoregistratore nuovo, il mio s'è rotto e non vale la pena di farlo aggiustare, cercherò tutte le cassette dei suoi film. Tornerò a Roma il 3 gennaio, ma riparto subito con Stefania per Campo Imperadore sperando di poter fare un po' di sci. Tu non ci verresti? Ti piace sciare? Se decidi di raggiungerci, noi staremo all'Hotel che c'è di fronte alla funivia, non puoi sbagliarti, è l'unico proprio di fronte. Non ne ricordo il nome, purtroppo, e le prenotazioni le ho a casa a Roma. Resteremo lì fino al 10 gennaio, poi torno definitivamente a casa. A presto, comunque, mio caro Sebastiano. Un caro abbraccio Federico lunedì 29 dicembre Nella lettera dell'antevigilia forse sono stato un po' troppo crudo. Ma non posso scrivere cose diverse da quelle che penso. Lo capisci? E io non so essere mellifluo. Non mi piacciono gli eufemismi. Io dico pane al pane e cazzo al cazzo. Però ci tengo davvero alla nostra amicizia. Perciò la prossima volta o vado in albergo o dormo sull'ottomana in soggiorno. Perché potrei essere anche io a provarci. Perché tu sei importante per me. Perché tu mi piaci. Perché mi sto innamorando di te. Perché ti desidero. Ma non voglio crearti problemi. Anche ora, a scrivere queste cose, mi s'è rizzato. Ecco, dovrei stracciare questo che ho scritto. Non dovrei spedirti questa lettera. Ma sarebbe assurdo. È esattamente quello che sento. Che non ho mai sentito prima. Per nessuno. Neanche per Carla. Ma se insisto, ti perderei. E io non voglio. Non voglio farti star male. Voglio che tu sia felice. Anche malgrado me stesso. Tra noi due, forse, il più forte sono io. E il più forte deve portare il peso maggiore. È legge di natura. Così non ti dirò mai più queste cose. Se non sarai tu a volerlo. Vicino a te mi comporterò come un amico. Come intendi tu. Un amico qualunque. Non sarà facile. Ma farò del mio meglio. Bene. Di questo si è parlato assai. È ora di cambiare musica. Ho quasi finito la prima stesura per il tuo capo. Poi comincio le tavole per la nostra animazione. È arrivato il primo assegno della tua ditta. Meno male. Questi soldi mi fanno proprio comodo. Non che fossi proprio al verde. Cettina infatti ha trovato lavoro. Francesco continua a darci una mano. Anche ora che è sposato. Per far studiare Ruggiero. Così ce la caviamo. Che hai ricevuto come regalo di Natale? Io una giacca di pelle da Francesco, un bel maglione da Cettina e un LP da Ruggiero. Dovresti vedermi col giaccone. Sono uno schianto. Sembro un modello di Armani. No, più bello. Bene. Chiudo qui. Abbiti cura, amico caro. Sebastiano mercoledì 7 gennaio ho ricevuto la tua lettera di Bologna. Mezz'ora fa. E ti rispondo subito. Avevo promesso di non tonar più su certi argomenti. Ma tu mi ci obblighi. Come puoi scrivere certe cazzate? Scusami sai, ma sono proprio cazzate. Con la maiuscola. Sei andato al parco a farti palpare dai ricchioni. E non ti ecciti. E ne sei fiero. Hai dimostrato di non essere ricchione. Evviva a Maronna 'o Carmine. Ma a chi l'hai dimostrato? A me? Non c'era bisogno, non ho questo problema. A te stesso? Ma chi pigli per il culo? Anch'io, in quelle condizioni, non mi sarei arrizzato. Ma no perché uno non è ricchione. Ma perché tu ci sei andato spaventato. E perché chissà chi era quello. A me, al posto tuo, mi s'ammosciava pure. Mi viene voglia di dire: vuoi l'esperimento? Quello vero di esperimento? Ci vengo io a toccarti tra le gambe. A palparti l'uccello. Poi vediamo se non ti s'arrizza. Se te lo tocco io. E io che sono, una femmina forse? Mi pare proprio di no. Ho un cazzo fra le gambe. Neppure piccolo. Le tette non ce l'ho e sul petto ho i peli. Ho due palle, ben visibili e che funzionano. Io sono un maschio. E per me ti sei arrizzato. E parecchie volte da quello che scrivi. Ma due le posso testimoniare io. E la seconda neppure ci si era sfiorati ancora. La sai qual è la differenza fra me e te?
Io non pensavo che potesse piacermi un maschio. Tu hai scoperto che Sebastiano ti arrizza. Io ho scoperto che Federico mi arrizza. Tu sei scappato piangendo da mammà. Io sono felice e ho scoperto che ti amo. Ecco la differenza. E allora io sono ricchione e tu no. Vivaddio! Ma tu hai fatto l'esperimento! Io non ne ho bisogno. A me non fa paura se anche mi si arrizzasse per un altro maschio. Se mi capita, sai che faccio? Gli propongo di scopare. Ecco. E resto sempre lo stesso Sebastiano di sempre. E prova a dirmi di no! Chi me lo fa arrizzare vuol dire che è il mio tipo. Maschio o femmina che sia. Né più né meno. Vuol dire che ci posso scopare. Né più né meno. Ma se oltre a quello c'è amore, allora sì che è diverso. Allora è la persona giusta per me. La mia lei o il mio lui. Senza drammi. Senza piagnistei. Senza paure. Tu invece hai la tecnica dello struzzo. Ti nascondi la testa sotto la sabbia. E stai tranquillo. E se di sabbia non ce n'è, t'inventi pure quella. Ma di cos'hai paura? Tu preferisci la tua Stefania. Regolare come un orologio svizzero. Senza fantasia e senza amore. Che ti sta stretta come una scarpa nuova. E magari pure di una misura sotto. Ma è una femmina. Lei ha questo pregio enorme. E allora tientela stretta. Scopala tutti i mercoledì dispari, fra le 21 e le 22! Dopo aver messo il profilattico e lei la pillola e pure la spirale e usate lo spermicida, mi raccomando e applicate Ogino-Knaus e il sistema del termometro e magari pure il coito interrotto. E lei sotto e tu sopra, o viceversa tu sopra e lei sotto. Mi sono rotto le palle. Non voglio più fare l'amico per bene! Io sono innamorato di te. Io voglio scopare con te. Voglio succhiarti il cazzo e darti il culo. Voglio farmi succhiare il cazzo e prenderti il culo. Ma voglio darti il mio affetto liberamente, no solo a metà. Perciò o mi eviti, o mi cacci via e mi gridi "A ricchione!" o stai attento. Perché appena saremo soli io ti metto le mani addosso. E la lingua in bocca. Perché ti amo. Anche se sei tanto coglione. Se avessi solo voglia di scopare, avrei Carla. Che è fantastica. Non verrei a cercare te. Ma io mi sono innamorato di te. Tu m'hai fatto innamorare di te. Non t'ho voluto. Non t'ho cercato. È successo. Ma io l'ho accettato. Con sorpresa, non me l'aspettavo. Ma con gioia. Io voglio essere tuo. Perciò o mi accetti o mi getti via. Tutto però. No solo a metà. Solo la metà che ti fa comodo. Ti giuro, appena siamo soli, io ti apro i calzoni e comincio. Abbiti cura, Federico. E pensaci. Sebastiano Porterò a Roma tutto quello che m'hai chiesto. Io sono deciso. Non scherzo, io. Stai attento!
Roma, 12/1/87 Caro Sebastiano,ti aspettavo a Roma e ancora non ti sei fatto vivo. Quello che mi hai scritto mi va bene, ti aspetto qui a casa mia, fammi sapere per telefono quando arriverai. Mi hai aiutato molto a riflettere con i tuoi pensieri, con le tue idee e ti ringrazio per avermi detto chiaro e tondo quello che pensi, che senti e come hai intenzione di comportarti. Proprio per questo io ti stimo e ti ammiro tanto, per la tua sincerità che rischia di essere sgradevole, ma che in realtà non lo è mai: resta sempre così, ti prego. Ho bisogno di avere una persona come te accanto, lo sento sempre più forte. Davvero posso dirmi fortunato ad aver conosciuto una persona come te. Dici che non parlo mai a voce di certe cose, ma solo per lettera. Così questa volta tronco qui: ti aspetto e ne parleremo finché vorrai, finché ci saremo detto tutto. Ciao carissimo Sebastiano, a presto tuo F. lunedì 19 gennaio Domani vengo in ufficio ma cerco di non vederti. Spero di non vederti. Darò questa al portiere. Volevo tornarmene a Salerno. Subito, stasera, appena uscito da casa tua. Ma non posso. Non posso permettermi di perdere il lavoro. Così ora sono in un albergo. Neanche lontano da casa tua. Quando sono uscito sbattendomi dietro la porta ero incazzato nero. Furioso. Prima con te. Poi con te e me. Ora solo con me. Cerco di spiegarti, se ci riesco. Quando tu m'hai scritto la lettera 7 giorni fa, credevo che tu avevi ricevuto la mia. La seconda, voglio dire. Quella in cui ti dicevo che io ero deciso a fare l'amore con te. E credevo che tu mi scrivevi di sì. Ecco perché oggi, appena a casa tua, t'ho abbracciato e baciato. E tu forse non hai capito subito. E lì per lì ci sei stato e io ero felice. E logicamente mi sono eccitato. E tu pure ti stavi eccitando. E l'ho sentito. E non ti sei allontananto da me. Allora io t'ho messo le mani sulla patta. E volevo aprirla. Come t'avevo scritto. Tu hai cercato di fermarmi. Ma senza convinzione, mi pareva. Quasi per gioco. Lì per lì ho pensato che magari preferivi che andavamo sul letto. Ma io ti volevo lì, subito. Così ho insistito. Come un gioco erotico. E siamo caduti sul tappeto. E abbiamo lottato. Io per gioco, tu per davvero. Ma eri eccitato ancora di più. Anche io. Così ho continuato tranquillo. E sono riuscito a tirartelo fuori. E tu mi sei venuto subito, in mano. Io ridevo, contento. Non ti prendevo in giro come hai pensato tu. Io ero contento. Perché ti amo. E pensavo che te ne ricordavi. Che tu lo sapevi. Ma poi tu m'hai detto quelle cose cattive. E ho capito che non scherzavi. Ho sentito l'odio nella tua voce. La voglia di ferirmi. Tutto m'è crollato addosso. T'avrei ucciso, in quel momento. Poi tu ti sei messo a piangere. Non ci ho visto più. Pure la vittima si mette a fare, ho pensato. Così ho preso le mie cose e sono uscito. Ormai la frittata è fatta. Se ricevevi la mia lettera non succedeva. Forse. Forse non mi chiamavi a Roma. O almeno non mi facevi salire da te. Ma tu non l'hai ancora ricevuta, vero? No credo di no. Devo aver immaginato giusto. È l'unica spiegazione. Non so se riusciremo a non vederci più. Temo che sia impossibile. Ma io ho bisogno di questo lavoro, mi dispiace. Ma ci vedremo solo in ufficio. Contatti formali. Da persone civili. Ti vorrei chiedere scusa. Ma non posso e non per orgoglio. Ma perché se fossi solo con te lo rifarei. Perché ho perso la testa per te. È bello perdere la testa, se si è in due. Da soli è orribile. Mi pare di essere matto. Mentre lottavamo tu hai detto: "Ma tu non sei una donna". No, non sono una donna. Non voglio esserlo. Sono felice di essere un maschio. Mi dispiace per te. Sarebbe tutto più semplice, vero? Ma sono un maschio. Come te. Non so se mi capiterà mai più. Di innamorarmi di un maschio, voglio dire. Ma spero di no, visto il fallimento. E se tu fossi una femmina? Credo che non mi piaceresti. Perché è di Federico, così com'è, che mi sono innamorato. Maschio compreso. Che mi sono cotto. Proprio perché sei come sei, mi piaci. Anche se sei così stronzo. Perché non vuoi ammettere che tu pure mi vuoi? Non ti vuoi arrendere al tuo vero io? E magari adesso ti faccio pure schifo. Perché sei venuto appena ti ho sfiorato l'uccello. Io sono la tua cattiva coscienza. Mi dispiace. Avrei voluto farti felice. Invece t'ho affogato in un pasticciaccio. Perché io potrei pure scomparire. Ma tutto quello che è successo, no. Mi dispiace. Per te, per me, mi dispiace. Ma perché non siamo ricchioni tutti e due? Sarebbe così semplice. Addio Federico. Abbiti cura. Ti amo Sebastiano Roma, 20/1/87 Sebastiano,stamattina ho avuto la tua lettera e siccome non so come fare a farti avere questa mia, ne faccio due copie: una la spedisco a Salerno e l'altra la lascio qui al custode sperando che ti veda e che te la dia. Mi dispiace per quello che è successo, per quello che ti ho gridato, per tutto. Non pensavo veramente quelle parole che ti ho detto e non le penso. Ma in quel momento ero sconvolto, perché, devo essere onesto, sentivo che in fondo mi piaceva come mi toccavi e ero spaventato e volevo farti smettere. Sì, è vero, non ho ricevuto la seconda lettera che dici di avermi scritto, non è ancora arrivata, forse la troverò oggi a casa e capirò meglio. Forse non ci rivedremo più, ma mi dispiacerebbe moltissimo. Io ci tenevo davvero tanto alla tua amicizia. Per questo piangevo e non per fare la vittima, te lo giuro. Adesso sono qui in ufficio che ti scrivo e vorrei dirti di tornare, di vederci ancora, ma ne ho paura dopo quello che è successo. Sì, è vero, ho paura, ma non sei tu che mi fai paura, sono io stesso: infatti io lottavo per farti smettere ma intanto speravo che tu non smettessi, sono onesto. Dio che emicrania che mi sta venendo. Non mi è facile scriverti queste cose, essere così onesto con te, ma sento che te lo devo. Finché le cose stanno così, cioè finché o io non mi eccito più o tu ti disamori di me, forse è meglio che non ci vediamo, lavoro permettendo. Staremo male in due. Però vorrei chiederti una cosa: continuiamo almeno a scriverci. Quando stamane il custode m'ha dato la tua busta, ho riconosciuto subito la tua calligrafia e mi sono sentito allo stesso momento lieto e desolato. Lieto perché m'avevi scritto (non sapevo ancora cosa, ma m'avevi scritto!) e desolato perché è la prima busta bianca che ricevo da te, non disegnata. Dio, quanto m'ha fatto male quella busta bianca, tutta bianca, così anonima, impersonale, gelida. Ma voglio conservare anche questa, sperando che non sia l'ultima da mettere nel mio album. Io ti voglio bene, Sebastiano, credimi. Io sento un'attrazione fisica verso te contro cui combatto perché mi sembra sbagliata. Tu senti un'attrazione verso di me che accetti e che ti sembra bella. Non lo so chi di noi due abbia ragione, ma è così. Vorrei darti quello che mi chiedi, ma non ne sono capace. Mi sento terribilmente triste. Perché non possiamo essere due amici come tanti altri? O magari due gay come tanti altri? Sarebbe davvero così semplice in un caso e nell'altro! Se almeno uno di noi due potesse cambiare, le cose andrebbero a posto? Basterebbe che io imparassi a sentire come te o tu come me... O basterebbe che cessasse quest'ossessione che ci spinge uno verso l'altro. Scrivimi, Sebastiano, ti scongiuro; se non vuoi più vedermi, almeno scrivimi. Aspetto Federico
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