logoMatt & Andrej Koymasky Home
una storia originale di Andrej Koymasky


IL SEGNO
DEL FORCIPE
CAPITOLO 5
LE STRANE PROFEZIE DEL BRETT

"Che le apparenze ingannano, cavaliere. Che ogni stella sembra splendere, finché non sorge il sole."

"Non capisco... a che ti riferisci?"

"La tua stella crescerà oltre ogni tua speranza, il giorno in cui il sole ti sorriderà... e tu, ragazzo, quando tuo fratello si rivolterà contro di te, sappi essere magnanimo e gli dei ti saranno propizi, specialmente il dio Niel che ti protegge in modo particolare."

"Ma non ho fratelli, io..." disse sconcertato Olaf.

"E che ci dici di noi due?" chiese Guntar interrompendolo.

"L'amore che vi lega è benedetto dagli dei, e sarà perfetto il giorno in cui il più piccolo si offrirà al più grande."

"Sì, mancano poche settimane, vero, Olaf?" disse con un sorriso il cavaliere. Il ragazzo annuì sorridendo.

"No, mancano otto mesi, a quel giorno. E avverrà in un mattino di sole, accanto a una cascata. Non dimenticate queste mie parole. Ora andate, non ho altro da dirvi."

I due salutarono il vegliardo e presero di nuovo la via verso il villaggio. "Non mi pare che il vecchio avesse le idee chiare, parlava di un mio fratello." disse Olaf divertito.

"E non sarà certo fra otto mesi che tu ti darai a me, no?" rispose sorridendo Guntar.

"Io mi darei a voi anche subito, lo sapete. Ma non aspetterò certo otto mesi: mi sembrano già lunghe le settimane che dovrò attendere per la fine del vostro anno di prova!"

"Anche a me sembrano lunghe, mio dolce ragazzo..." disse Guntar tirandolo a sé e abbracciandolo.

Le loro bocche si unirono e i loro corpi si cercarono. Guntar carezzò intimamente il ragazzo.

Questi fremette, ma si staccò con dolcezza dal giovanotto: "Non rompete proprio ora il vostro impegno. Abbiamo aspettato tanti mesi, aspettiamo ancora questi giorni che mancano."

"Qui il dio Niel ha preso il suo Brett e lo ha amato." mormorò eccitato il giovanotto, gli occhi pieni di desiderio.

"Sì, ma poi ha dovuto lasciarlo, ricordate? Io non voglio che dobbiate lasciarmi."

"Questo luogo è incantato." disse con un sospiro il cavaliere, "Ma tu sei più forte di me, per mia fortuna, mio dolce ragazzo. Ti amo più che mai."

"Anche io vi amo, mio cavaliere."

Ripresero la strada. Guntar cavalcava pensieroso. Olaf lo osservava mentre camminava a fianco del cavallo, e si chiedeva quali pensieri avesse il suo amato. Avrebbe voluto poterli leggere nella sua mente, direttamente, non raccontati dalle sue parole. Perché, si chiese, due amanti non possono leggersi nel pensiero?

Guntar guardò Olaf e ne vide gli occhi intenti e si aprì in un luminoso sorriso: "Mi guardi?" chiese con voce dolce.

"Mi chiedevo in quali pensieri foste immerso."

"Pensieri strani, misteriosi. Pensavo che siamo tre piccole formiche su questa vasta terra, tu, io e Folgore, su cui il sole sorge e tramonta senza neppure sapere che esistiamo. Eppure, io vado a cavallo e tu a piedi, io un cavaliere del re, tu il mio servo. Perché? Chi ha deciso questo? Io ti amo, tu mi ami: non siamo dunque uguali io e te?"

"Voi, per me, siete più del sole, di questo io sono certo. E sono felice di essere il vostro servo, specialmente sapendo che mi amate. Sono felice di appartenervi."

"E io, amandoti, non appartengo forse a te?"

"Voi... appartenermi?" chiese stupito il ragazzo.

"Certo, Olaf. L'amore non è forse appartenere completamente all'altro? Per questo io so che ti amo, perché mi voglio donare tutto a te, completamente. Il desiderio vuole possedere, e io ti desidero, ma l'amore vuole donarsi e io ti amo. Non è straordinario e misterioso?"

"Sì, capisco cosa volete dire. Sì, ed è davvero una cosa piena di mistero. Come si può possedere e donarsi al tempo stesso..." disse pensieroso Olaf.


Giunsero a una città e qui Guntar chiese ospitalità al castello di un nobile. Gli fu assegnata una camera e gli fu preparato un buon bagno caldo. La tinozza era grande, ovale, di buon legno. Guntar allora volle che Olaf vi entrasse assieme a lui e i due si lavarono l'un l'altro.

Le lunghe carezze con le mani insaponate li eccitarono: "La tentazione di rompere il mio impegno è davvero forte, Olaf." mormorò il cavaliere mentre carezzava intimamente il bel corpo del ragazzo, "... ti desidero sempre più..."

"Ma resisteremo ancora, non è vero?" disse dolce Olaf.

"Sì... ma è bello sentire il desiderio nelle tue mani, leggerlo nei tuoi occhi, sentirlo nel fremito della tua pelle, ascoltarlo nel tono della tua voce..."

"Quanti giorni mancano ancora allo scioglimento del vostro giuramento?" chiese Olaf carezzando l'ampio petto del cavaliere.

"Otto giorni esatti. Mi presenterò al re. Gli narrrerò le mie gesta. Mi consegnerà lo scudo con il mio stemma e allora potrò scegliermi il mio scudiero e sarò sciolto dal mio giuramento e potrò finalmente farti mio!"

"Otto giorni passeranno in fretta."

"Mai abbastanza."

Il nobile offrì una cena in onore di Guntar e Olaf, per la prima volta, lo servì a tavola, facendosi onore. Guardava tutti quei nobili riuniti a convivio, vestiti di preziosi tessuti. Notò come le giovani dame guardassero con civetteria Guntar e come questi fosse cortese con le dame e si sentì pieno d'orgoglio: Guntar era il più bello in quella sala, il più ammirato. Il suo cavaliere.

Poi vennero i musici e iniziarono le danze. Olaf non aveva mai visto Guntar danzare e lo guardava estasiato: era elegante, bello, raffinato.

Stava seduto in un angolo, col cuore che gli batteva pieno d'amore per il suo uomo, quando una giovane serva gli si accostò: "Come ti chiami?"

"Olaf."

"Sai che non ho mai visto un servo bello come te?" disse la ragazza civettuola.

"Ti ringrazio."

"Se tu avessi indosso abiti come quelli, potresti passare per un nobile. Quanti anni hai?"

"Quasi diciannove."

"Hai già un'amata che ti aspetta?"

"Ho già giurato il mio amore."

"Oh... beh, fortunata colei a cui hai offerto il tuo cuore. Non ti manca? Quando la vedrai?"

"Sì, mi manca; ci incontreremo fra otto giorni."

"Se tu ti sentissi troppo solo, sarei lieta di tenerti compagnia." mormorò la ragazza arrossendo.

"Ti ringrazio, ma non mi sento troppo solo."

"Il tuo cavaliere è molto bello. La mia padroncina ne è del tutto incantata. Lo vorrà rivedere dopo lo scioglimento del voto e credo che lo farà invitare. Così, anche noi ci si potrà rivedere."

"Non è solo la tua padrona a esserne affascinata." disse divertito Olaf guardando la ragazza con occhi ridenti.

"Oh, certo, anche le altre dame, ma lei è la figlia del signore e viene prima delle altre. Vedi come sono belli, quando danzano assieme? E se il tuo signore corteggiasse la mia signora..."

"I servi potrebbero imitare i padroni?" chiese divertito il ragazzo, poi aggiunse: "Ma io ho giurato il mio amore e io sono assolutamente fedele. Perciò..."

"Non sei cortese, tu!" disse scontrosa la ragazza.

"Sono solo un servo, io." ribatté con tono lieve Olaf.

A sera andarono a dormire. Nella stanza di Guntar c'era il pagliericcio per Olaf disposto in fondo al letto, come era tradizione.

Olaf ripiegò gli abiti di Guntar, poi si spogliò e fece per mettersi nel suo pagliericcio, quando Guntar gli disse: "Spegni la lanterna e vieni qui, con me."

"Sì, cavaliere." disse il ragazzo lieto.

Guntar lo strinse subito a sé: "Le servette ti facevano la ronda, eh?" gli chiese.

"E a voi le dame."

"Danzavo con loro, ma danzavo per te."

"Eravate bellissimo: non vi avevo mai visto ballare."

"Mi sono accorto che non mi toglievi gli occhi di dosso."

"A me, invece, sembrava che non mi guardaste."

"Al contrario. Non vedevo l'ora che finisse la festa per poterti stringere fra le braccia così."

"Ancora sette giorni."

"... e potrò darti tutto il mio amore..."

"... e farmi vostro..."

"Sì, farti mio..." mormorò il giovanotto e lo baciò con tenerezza mista a passione.

Olaf fremette e sussurrò: "Ma così sarà difficile resistere per sette giorni."

"Quante volte sono stato sul punto di rompere il mio giuramento, ma tu mi hai aiutato a mantenerlo e di questo ti sono grato. Appena il re mi avrà sciolto dal mio impegno, la prima cosa che farò sarà nominarti mio scudiero, così potrai far cucire sui tuoi panni il mio stemma, ma la seconda sarà farti mio."

"Non si potrebbe fare il contrario?" chiese il ragazzo stringendosi al suo cavaliere.

"No. Perché non posso prenderti nella sala del trono." rispose ridendo Guntar e carezzandolo.

"Che ci sarà sul vostro stemma?"

"Devo deciderlo. E se l'Araldo lo accetterà, lo farò dipingere sul mio scudo."

"E l'avete già deciso?"

"Prima di conoscere te, pensavo ad una spada d'argento sui miei colori, ma ora..."

"Ora?"

"Una rosa rossa sui miei colori."

"Perché una rosa rossa?"

"Nei paesi del sud, ho sentito dire, la rosa rossa è il simbolo dell'amore. Così, porterò sempre il segno del tuo amore per me sul mio scudo: sarà il mio portafortuna."

"E allora anche sulla mia livrea sarà ricamata la rosa rossa. Quella però sarà il simbolo del vostro amore per me, non è vero?"

"Sì, certo. Appena arriveremo al castello del re, parlerò subito con l'Araldo, in modo che tutto sia pronto per il giorno in cui il re mi darà un seggio nella sala dei cavalieri."

"Sarà una festa solo per voi?"

"No, siamo partiti in quattro, dovremmo essere di ritorno in quattro. Almeno, lo spero."

"Sono vostri amici, gli altri tre cavalieri?"

"Sì, e uno di essi, in particolare. Si chiama Kim. Siamo quasi cresciuti assieme. È il mio migliore amico."

"Ci avete fatto l'amore?"

"Per un certo periodo, sì. Quando eravamo entrambi scudieri."

"Lo amate?" chiese con apprensione Olaf.

"No, ci vogliamo bene, ma non c'è amore fra noi. Non come fra me e te. Abbiamo piena fiducia l'uno nell'altro e perciò il re ci ha inviato in direzioni opposte, lui a sud e me a nord. È più che un fratello, per me. E a lui potrò dire che ti amo, perché so che lui mi capirà. Anche se lui preferisce le donne."

"E voi?" chiese con fare un po' civettuolo il ragazzo.

"Io? Preferivo gli uomini."

"Preferivate?" chiese un po' meravigliato Olaf.

"Certo, preferivo. Perché ora non ho più preferenze: ora sono sicuro di amare te." disse dolce il giovanotto stringendolo a sé e baciandolo teneramente.


Finalmente presero la strada per la capitale. Arrivarono alla grande città, dominata dal castello del re. La traversarono e Olaf era affascinato: era grande, più di tutte le città che avevano traversato, animata, piena di belle costruzioni, botteghe artigiane, negozi. Giunsero alla porta inferiore del castello e Guntar si qualificò. Uscì il capo della guardia che lo riconobbe e lo fece scortare fino alla porta intermedia. Qui c'era a capo della guardia un cavaliere amico di Guntar che lo salutò con cordialità e volle sapere come fosse andato il suo anno di prova. Mentre Guntar parlava con l'amico, Olaf, tenendo per la briglia Folgore, li seguiva guardando con occhi sgranati il sistema di fortificazioni e i soldati con i colori del re: il bianco e il rosso. Giunsero alla porta superiore e qui un altro cavaliere prese in consegna Guntar e lo introdusse dalla porta del castello nella corte interna, dove lo affidò al cavaliere di servizio. Questi lo condusse al quartiere riservato, dove già attendevano Kim e un altro dei due che erano partiti con loro. Olaf invece fu condotto alle stalle dove sistemò Folgore e gli fu indicato il locale in cui avrebbe dormito in quei giorni: uno stanzone con una specie di grande pagliericcio su un lato.

Qui incontrò i servi degli altri due cavalieri. Uno era un ragazzo di ventitré anni di nome Kuno, che era il servo del cavaliere Kim; l'altro aveva venti anni e si chiamava Weis ed era il servo del cavaliere Erich. Kuno era un ex pescatore, un ragazzo sodo e dai capelli castano chiari, l'altro invece era snello e alto, dai capelli biondo cenere ed era il figlio minore di un cavaliere. I due avevano già fatto amicizia e accolsero Olaf con semplicità e cameratismo. Weis era sicuro di diventare lo scudiero di Erich, e poi a sua volta cavaliere. Kuno invece sapeva che sarebbe rimasto un servo, perché Kim aveva già in mente chi prendere come suo scudiero dopo la cerimonia della consegna dello scudo. Weis, provenendo da una famiglia di cavalieri, sapeva molte cose più degli altri due e le spiegava loro.

"È vero che tutti i cavalieri fanno sesso coi loro servi o i loro scudieri?" chiese Kuno a un certo punto.

"No, anche se capita abbastanza spesso, specialmente quando sono soli in viaggio. Un po' come fra i Signori e i loro paggi. Un uomo ha bisogno di far sesso e nei periodi in cui non ha una donna, lo fa con un ragazzo, questo è normale. Anche perché il servo, o il paggio, o lo scudiero, dormono nella camera del loro padrone o signore e quindi..."

"Tu, Weis, hai già fatto l'amore con un uomo?" chiese Kuno.

"Sì, certo, più d'uno. Perché?"

"Io... solo poche volte, con un pescatore del mio villaggio. E tu Olaf? Tu l'hai mai fatto con un uomo?"

"Parecchie volte, con parecchi uomini."

"Io non so... Il mio amico pescatore, mi prendeva a volte la notte, quando eravamo soli. Veniva nel mio giaciglio, mi scioglieva le braghe, mi prendeva e se ne andava, senza dire nulla, e poi non voleva parlarne, di giorno. A me, beh, piaceva e non piaceva. Così volevo sapere da voi se a voi piaceva o no."

"Così credo che non mi sarebbe piaciuto." disse Weis, "Alcuni uomini fanno così con le loro donne: le prendono al buio, di notte, e poi non ne vogliono parlare. Ma io credo che con uomini sia con donne, fare l'amore dev'essere una cosa diversa. Il mio primo uomo, avevo quattordici anni, mi aveva corteggiato, non semplicemente preso. Mi aveva portato a desiderare di farlo con lui."

"E tu, Olaf?" chiese Kuno.

"La prima volta? Sono stato violentato dai figli del mio padrone. E quelli parlavano e avrei preferito che stessero zitti." disse il ragazzo con un sorriso amaro.

"Mi piacerebbe farlo con uno di voi." disse Kuno con tono naturale, guardando i due ragazzi.

"E perché no?" rispose Weis, "Tanto, stanotte qui ci saremo solo noi tre. Potremmo anche farlo tutti e tre assieme."

"No, fatelo voi due. Io preferisco di no." disse Olaf.

"Già, dopo la tua esperienza, non ti andrà di farlo con un uomo, penso." disse Weis comprensivo.

"Non è questo. Semplicemente, non mi va di farlo." disse Olaf, "Ma voi due potete farlo tranquillamente."

Quella notte Olaf sentì i due accanto a lui fare l'amore, parlottando e sentì Kuno sussurrare: "Così mi piace." e li sentì gemere nell'orgasmo.

Olaf era eccitato, anche perché immaginava di essere finalmente con Guntar: mancava solo un paio di giorni.

Il giorno dopo furono chiamati tutti e tre per fare le prove per la cerimonia. Olaf rivide Guntar e gli sembrò il più bello dei cavalieri. Del quarto cavaliere non si aveva notizia. Non riuscirono a parlare da soli, ma Guntar disse a Olaf che l'Araldo aveva accettato la rosa rossa come suo emblema.

Dovettero di nuovo separarsi.

Quella notte Kuno e Weis fecero di nuovo l'amore e Olaf sentì l'ex pescatore dire a Weis: "Mi dispiace che domani ci dovremo separare, mi piaci molto."

"Sì, Kuno, anche tu mi piaci. Ma comunque le nostre vite non ci permetterebbero di stare assieme. Io domani diventerò scudiero e un giorno cavaliere. E poi mi sposerò e anche tu ti sposerai."

"Sì, certo, ma... Chissà perché due uomini non possono sposarsi?" chiese Kuno.

"Non dire sciocchezze: ci si sposa per fare figli, e due uomini mica possono, no? Due uomini possono solo far sesso fra loro per divertirsi." ribatté Weis.

Allora, dal buio, Olaf disse: "No, anche per amore. Due uomini possono anche amarsi."

"Sei ancora sveglio? Amarsi, due uomini? No, via! Possono essere molto amici, stare bene insieme, far sesso assieme, ma l'amore è un'altra cosa. Un uomo può amare solo una donna, è risaputo."

"Non ne sono tanto sicuro. Io credo che due uomini possano innamorarsi e amarsi davvero." insisté Olaf.

"Io... io la penso come Olaf." disse Kuno, "Anche se non mi sono mai innamorato di un uomo, ma penso che potrebbe succedere. Non credo che sia questione di sesso, ma di persona giusta."

"Ma l'uomo è fatto per la donna e la donna per l'uomo, è evidente." ribadì Weis.

"Se parli di fare figli, sono d'accordo. Ma per il resto no. Credo che abbia ragione Kuno. Se trovi la persona giusta per te, te ne innamori, che sia uomo o donna."

"Quindi anche tu pensi che due uomini dovrebbero potersi sposare?" chiese Weis con voce stupita.

"Se si amano, perché no?"

"Ma sposarsi, è per avere figli." insisté Weis.

"Mica è vero. Mio padre e mia madre mica erano sposati, eppure sono nato io e tre altri fratelli e due sorelle." disse Kuno.

"Anche questo è vero." osservò Weis pensieroso.

"Aver figli, sposarsi, amarsi sono tre cose diverse." disse Olaf, che non aveva mai riflettuto a fondo su queste cose ma che ora, grazie ai discorsi dei due compagni, ci stava pensando.

"Ma se ci fossero tutte e tre assieme, non sarebbe bello?" disse Weis con aria trionfante.

"Certo, ma se ti guardi intorno, è già tanto se ce ne sono solo due: c'è chi si ama e ha figli, senza sposarsi, come i genitori di Kuno, o chi si sposa e ha figli senza amarsi, o chi si ama e si sposa ma non ha figli."

"E c'è anche chi ama una, sposa un'altra e ha figli con una terza, magari." disse Weis con aria divertita.


Il giorno seguente vi furono la grande cerimonia e i riti. E Olaf per la prima volta vide, e nella loro pompa, il re, la regina e il principe ereditario Bjorn. Bjorn aveva quindici anni, ed era bello nei suoi abiti da principe. Olaf lo ammirò. Ma fu particolarmente impressionato dal re Harold, maestoso, con il volto sereno ma soffuso di una velatura di tristezza.

Ai tre cavalieri fu consegnato lo scudo con dipinto lo stemma che si erano scelto, quindi Weis e Olaf furono elevati al rango di scudieri. Poi i tre cavalieri si ritirarono ognuno nella stanza assegnatagli, seguito dal proprio scudiero o servo e finalmente Guntar e Olaf poterono di nuovo stare assieme, e soli.

"Domani ci sarà la festa e il torneo in nostro onore. Vieni qui, Olaf, il re ci ha sciolto dal nostro giuramento di castità. Vieni, amato. Questo è il giorno che abbiamo sognato per quasi un anno. Ora finalmente ti posso dare il mio amore."

"Lasciate che vi spogli." disse Olaf chinandosi a togliere gli speroni al suo uomo.

Lo spogliò a poco a poco, quasi con lentezza, assaporando quel rito che aveva compiuto tante volte, ma che ora era carico di un significato nuovo. Guntar lo lasciava fare, colmo di desiderio, e frattanto spogliava il suo scudiero. E quando furono completamente nudi, Olaf ammirò la gloriosa erezione del suo uomo e vi si inginocchiò davanti, quasi in adorazione, e vi posò le labbra.

"Quanto siete bello!" esclamò il ragazzo baciando lo scettro di carne che fra poco avrebbe accolto in sé.

"Mi hai già visto e toccato centinaia di volte." mormorò fremente il cavaliere, carezzandogli i capelli.

"Ma mai come oggi. Siete più bello che mai."

"E tu più desiderabile che mai, Olaf."

"Fatemi vostro..."

"Sì. Vieni." disse il giovanotto tirandolo a sé e verso il letto, "Anche tu sei più bello che mai."

Lo fece stendere sul letto e gli si stese sopra col corpo, premendogli addosso con la sua forte erezione, stringendolo fra le braccia e le gambe e baciandolo. Olaf si sentiva in paradiso.

"Prendetemi." invocò.

"Sì, ora. Ho sognato questo momento, Olaf, quando t'avrei fatto finalmente mio."

"Prendetemi." mormorò il ragazzo. Guntar si inginocchiò fra le gambe di Olaf e si chinò a suggere il membro del ragazzo. Questi fremette come l'erba alta al vento di giugno: "Oooh... voi a me?" chiese emozionato.

"Sì, certo. Ti piace, mio amato?" disse il giovanotto e riprese a suggerlo, baciarlo, leccarlo.

"Ooooh, è bellissimo sentire le vostre labbra così... Ma prendetemi, vi prego... fatemi vostro..."

"Mi desideri in te?"

"Sì, tanto..."

"Tanto... quanto?" chiese Guntar prendendo le gambe del ragazzo e facendosele passare sul petto e sulle spalle e carezzandogli le cosce, i fianchi, il ventre e il petto con piacere.

"Tantissimo... prendetemi..."

Guntar prese un'anforetta che aveva accanto al letto e ne trasse un unguento profumato, con cui iniziò a lubrificare a lungo il foro del suo scudiero che fremeva e palpitava al tocco delle dita.

"Oh, prendetemi..." implorò il ragazzo.

"Sì, ora..." rispose eccitato il giovanotto che prese a spalmarsi l'unguento sulla lunga asta. Poi, posata l'anforetta, allargò con le mani le piccole natiche sode del ragazzo e appoggiò la punta del suo membro sul caldo foro, "... eccomi... ti faccio mio, finalmente..." mormorò iniziando a spingere.

"Ooooh, sì... vi sento... che bello... state entrando in me... oooh sì, sì, sì... sono vostro... tutto vostro..."

"Sì, amore... mi piaci... sei mio... aaah... ti amo... sei mio finalmente, aaah che bello..."

Olaf sentì il pube e i testicoli gonfi del suo uomo fortemente compressi contro le sue natiche e che il forte e sodo membro gli era tutto dentro, caldo, palpitante, e allora si aprì in un sorriso dolce e grato: "Siete in me, finalmente..."

"Ti adoro... è bello stare in te... farti mio..." sussurrò emozionato il giovanotto iniziando a muovere avanti e dietro il bacino in un ritmo deciso e dolce al tempo stesso in una specie di danza erotica e appassionata.

Olaf vibrava a quelle spinte e si gustava quel palo profondamente infisso in lui che lo stava finalmente prendendo con virile vigore.

Guntar guardava l'espressione beata che illuminava il volto del ragazzo e gli sorrise: "Ti piace?"

"È meraviglioso sentirvi così in me. Non ho mai provato nulla di così bello. Mi state dando il paradiso."

"E tu lo stai dando a me, Olaf. Anche io non ho mai provato nulla del genere, prima. Ti adoro, e sono felice di averti."

Mentre Guntar continuava a prendere Olaf, i due si davano carezze per tutto il corpo e si scambiavano parole piene d'amore e di passione e annegavano felici nello sguardo colmo di gioia dell'altro.

"Oooh, Olaf... oooh... sto per.... donarti... il mio seme..."

"Sì... sì, lo sento... forza... fatemelo sentire bene... spingetemelo tutto dentro... oooh, così... oh che bello..." ansimò il ragazzo facendo palpitare il canale, spingendoglisi contro e muovendo lieve il bacino in un movimento rotatorio per sentire meglio la forte consistenza di quel bel palo che stava per scaricarsi in lui.

Questo scatenò l'orgasmo del giovanotto che gli si spinse tutto dentro e, tirando a sé il torso del ragazzo, lo baciò con forza, mugolando e lanciandogli dentro forti getti di tiepido seme. I due fremevano in preda a un piacere intenso, all'unisono. Poi Guntar si staccò dal ragazzo e scese veloce a riprendere fra le labbra il membro del ragazzo che, già eccitatissimo, a quel contatto caldo e dolce, venne subito inarcando la schiena e tremando, gemendo forte il suo piacere, e zampillò direttamente in gola del suo uomo, che bevve tutto in grandi sorsate golose.

Quando Olaf iniziò a rilassarsi, fremente, sudato, ansante, Guntar gli andò sopra col suo corpo, lo baciò e gli mormorò: "Hai un gusto buonissimo. Ora il mio seme è in te e il tuo in me. Tu sei veramente parte di me e io di te. E ti amo, sì, sei davvero, tutto mio, ora. È stato bellissimo, vero?"

Olaf annuì e lagrime sgorgarono dai suoi occhi.

Guntar lo guardò preoccupato: "Che c'è? Ho fatto o detto qualcosa che..."

"No... si può anche piangere per la gioia: mi sento così felice che... mi dispiace solo che sia già finito: era così bello!"

"Oh, amore dolce! Ma questo è solo l'inizio. Tu dormirai sempre nel mio letto, fra le mie braccia."

"E mi farete vostro ogni notte?"

"Perché solo di notte?" chiese con aria dolce il giovanotto.

"No, certo, ogni volta che vorrete voi." disse beato Olaf baciandogli con devozione la mano con cui gli carezzava una guancia, "Io vi appartengo, lo sapete. Sono davvero tutto vostro."

"Sì, lo so e ti ringrazio."

"Mi ringraziate? Io devo ringraziare voi."

"Ti ringrazio perché ti sei donato completamente a me. Ti ringrazio per la gioia con cui mi accogli in te. Ti ringrazio per la tua fedeltà e il tuo amore."


Il giorno dopo vi fu il torneo, quindi il grande pranzo di corte in onore dei cavalieri. Poi Guntar, comprato un bel puledro per Olaf, tornò a casa con lui. Qui lo presentò ai suoi e, com'era consuetudine, fu aggiunto un letto per lo scudiero in fondo al letto del cavaliere. Ma, già dalla prima notte, non usarono che il solo letto di Guntar, che non lasciava passar notte senza fare l'amore col suo Olaf.

I due erano sempre più uniti, sempre più profondamente innamorati. Facevano lunghi allenamenti assieme, andavano a caccia, facevano lunghe cavalcate e non perdevano occasione per unirsi anche in mezzo alla natura, cosa che piaceva molto a entrambi.

Olaf aveva compiuto i diciannove anni, quando in un bel mattino di sole, dopo una bella cavalcata nel bosco, mentre stavano bagnandosi alla cascata fra le rocce, Guntar prese fra le braccia Olaf, lo portò in un piccolo spiazzo erboso fra i cespugli e iniziò a baciarlo e carezzarlo pieno di desiderio. Il ragazzo gli si abbandonò contro preparandosi a essere preso come al solito e, come al solito, Guntar iniziò a suggere il bel membro ritto del ragazzo.

Questi allora si offrì al suo cavaliere pieno di aspettativa, ma questi, carezzandolo, gli disse con un sorriso: "No, oggi non voglio prenderti."

"No? Perché? Vi siete stancato di me?" chiese deluso e allarmato il ragazzo guardando negli occhi il suo uomo.

"Al contrario. Non voglio prenderti perché da un po' di giorni provo un desiderio nuovo e..."

"Ditemi che cosa desiderate, qualsiasi cosa, e io la farò, per voi, per il vostro piacere, per la vostra felicità." disse con gli occhi luminosi il ragazzo.

"Oggi voglio che tu..." disse Guntar carezzandogli il membro fremente con tenerezza.

"Che io? Dite..."

"Che tu prenda me."

"Io? Prendere voi? Ma io sono solo il vostro scudiero." disse pieno di stupore Olaf.

"No, tu sei il mio amato e da un po' di giorni desidero sentirti in me. Mi avevi promesso che avresti fatto qualsiasi cosa ti avessi chiesto, no?"

"Io... se davvero lo volete..."


Pagina precedente
back
Copertina
INDICE
4oScaffale

shelf 1

Pagina seguente
next


navigation map
recommend
corner
corner
If you can't use the map, use these links.
HALL Lounge Livingroom Memorial
Our Bedroom Guestroom Library Workshop
Links Awards Map
corner
corner


© Matt & Andrej Koymasky, 2015