LA CASA DEI MASCHI | CAPITOLO 2 - IL RAGAZZO DI BRUNO |
È immerso in questi pensieri, quando sente un lievissimo scricchiolio. Alza lo sguardo e resta immobile, il pisello duro in mano, gli occhi sbarrati: Bruno, il garzone di diciassette anni, gli sta davanti, le gambe un po' divaricate, le mani sui fianchi, e lo guarda con un sorrisetto ironico. "E bravo il nostro Fiore! Se lo sa tuo padre cosa stai facendo, sai le cinghiate!" "Mica andrai a dirglielo, no?" chiede il ragazzetto con aria preoccupata. "Non lo so, dipende." "Dipende? Da cosa?" chiede Fiore a cui il pisello si sta ammosciando, cercando di rimetterselo nelle braghe. Bruno gli si avvicina: "Se tu vieni qui su a farlo con me, io mica gli dico nulla." dice accoccolandoglisi accanto. Fiore si rilassa, anzi, sorride. "Ma di' un po', tu lo conosci questo gioco?" gli chiede. "Eh, caspita: lo faccio da quattr'anni almeno, io!" dice con fare ovvio Bruno scostando la mano del ragazzino dalla patta e ricominciando ad aprirgliela. "E... conosci anche quel gioco che si chiama fare una pompa?" "Certo?" "E quell'altro che gli somiglia ma che si chiama fare il 69?" "Eccome! A te, ti piacciono?" chiede Bruno tirandogli fuori il pisello che ricomincia a diventare duro. "Certo che mi piacciono; li facciamo assieme?" "Come no! Tiramelo fuori, dai!" Fiore non se lo fa dire due volte. Ma mentre traffica con la patta del garzone, gli viene un pensiero: "Come mai non t'ho sentito arrivare? Se arriva qualcun altro?" "No, la scala scricchiola, lo sentiamo per tempo. Io stavo lì a fare un pisolino, ti ho sentito arrivare." "Cavoli, che bel pisello c'hai!" esclama Fiore che frattanto è riuscito a tirarglielo fuori e che lo palpa a piena mano, "e com'è duro!" "Succhiamelo, dai!" lo invita il ragazzo. "Sì, ma anche tu a me: a me mi piace il 69..." "Va bene." "E ce lo beviamo pure, eh?" dice il ragazzino eccitato, sistemandosi per quel bel gioco. "Certo, ma guarda che io ne tiro fuori un bel po'! Non vorrei che poi t'andasse per traverso." ridacchia Bruno. Fiore pensa che quel bel pisello grosso è anche più gustoso da sentire in bocca di quello del cugino. E anche Bruno glielo sta leccando e succhiando che è un piacere. Allora, non è vero che quei giochi li conoscono solo i ragazzi di città. Anche le palle di Bruno gli piacciono, le palpa con gusto. E quanti peli! "Ehi, Fiore, sta attento che vengo... succhia dai, che ora ti ubriaco!" dice il garzone facendogli palpitare in bocca il paletto di soda carne. Fiore si prepara: sente che anche lui è vicino a quel momento magico. Bruno comincia a schizzare pochi secondi prima di lui, Fiore beve e sente che gli sta andando per traverso, gli viene da tossire, sente che Bruno sta bevendo il suo... e tutto va bene. "Allora, Fiore?" chiede soddisfatto Bruno guardando il ragazzino. "Non finivi mai..." "Te l'avevo detto, no? Ma sei stato bravo. Ma di' un po' chi t'ha insegnato a te?" "A me? Mio cugino di città. E a te?" "A me? Mio fratello, prima che si sposasse..." "Tuo fratello chi? Milio, il grande?" "No, il secondo, Vito." "Ce l'ha grosso?" "Eh, pure troppo... Ma poi m'ha insegnato anche un altro modo..." "Ah sì? E come?" "Te lo spiego domani, se vieni qui con me." "Ci puoi giurare..." dice allegro Fiore mentre si risistema.
"Che è?" chiede Fiore incuriosito. "Per dopo." dice il garzone stendendo il telo. Ci salgono sopra: "Tirati giù i calzoni, dai." dice Bruno dando il buon esempio. Fiore se li cala e guarda con piacere fra le gambe del compagno. "Prima ce lo succhiamo un po', poi ti insegno quell'altra cosa..." dice Bruno. Dopo un po', Bruno smette. "Mettiti a quattro zampe, Fiore, adesso." "Per cosa?" chiede il ragazzino. "Perché adesso ti infilo in mio pisello nel culetto." "Eeeeh?" dice Fiore guardando la stanga che ha appena succhiato, "te lo faceva tuo fratello Vito?" "Sì, chiaro." "E... e a te ti piaceva?" "Sì, certo. Dai, mettiti a quattro zampe." dice Bruno aprendo lo scatolino. "E quello cos'è?" "La vaselina, per farlo scivolare meglio dentro. Ecco, così... stai fermo che te la spalmo." Fiore sente il dito dell'altro frugargli fra le natiche, fermarsi sul suo buchetto, spalmare e massaggiare. "Mmmmh! mi piace." dice il ragazzino. Bruno prende altra crema, spalma ancora, spinge dentro il buchetto il dito, lentamente. "Oh che bello." dice Fiore. L'altro continua a lungo, sa che deve prepararlo bene se vuole che il ragazzetto non gli sfugga al momento buono. Suo fratello aveva dovuto minacciarlo, per convincerlo a lasciarselo mettere, le prime volte. Gli aveva fatto male. Perciò ci va calmo. È vero che suo fratello ce l'aveva più grosso del suo, ma anche il suo non è certo piccolo. Massaggia a lungo, torno torno, dentro e fuori, e sente che il ragazzino se la sta godendo. Sì, è pronto... Bruno si inginocchia dietro a Fiore, si spalma la crema sull'asta rigida, la sistema sul buchetto senza spingere, fa passare le due braccia ai fianchi di Fiore, sul suo petto e con le mani gli afferra le spalle: ecco, la posizione giusta. "Ti piace, Fiore?" "Sì." dice il ragazzino tranquillo, perché non sa quel che lo aspetta. Bruno raccoglie le sue forze e, mentre mena un gran colpo con i lombi, tira a sé con tutte le forze il corpo del ragazzino. Fiore grida, ma Bruno sente che gli sta affondando dentro. "Sssst! non gridare o ci sentono!" gli dice continuando a spingere e a tirarlo a sé. "Mi fai male!" si lamenta il ragazzetto dimenandosi nel vano tentativo di liberarsi, ma la presa del garzone è salda. E gli affonda ancora dentro. "Sta fermo, che passa. Solo all'inizio fa male, poi ti piace." ansima Bruno spingendo ancora. "Me lo giuri?" chiede con le lagrime agli occhi Fiore. "Sì, vedrai." dice l'altro e sente che ora gli è arrivato tutto dentro. Smette di spingere, si ferma. Accarezza il corpo del ragazzino, gli carezza i genitali. "Dai Fiore, non fare il bambino! Credevo che eri un uomo, ormai." lo blandisce. "È che fa male davvero." "Anche a me la prima volta, ma poi, piano piano, mi piaceva." "Lo sapevo io che è troppo grosso." "Ma no, è entrato, no?" "Fa male. Toglilo." "Sì, ma piano piano." dice Bruno tirandosi indietro lentamente. Fiore si rilassa fiducioso. Ma quando gli è quasi tutto fuori, Bruno glielo ricaccia dentro con forza. "Aaahia!" geme Fiore cercando di sfuggirgli. Bruno lo blocca, Fiore scivola prono, l'altro gli cade sopra senza perdere la presa. E allora comincia a muovere il bacino su e giù di gusto: il foro stretto e caldo del ragazzino lo eccita. Fiore capisce che non riuscirà a liberarsi e smette di lottare. E allora comincia a sentire un piacere strano, a gustare quel corpo che gli si agita sopra, dentro. Bruno è forte, pensa quasi con piacere. Non è che il dolore sia andato via, ma il piacere aumenta. Il suo pisello che s'era ammosciato, compresso fra il telo e il suo pube, ricomincia a pulsare, a indurirsi. Le carezze che Bruno gli dà, sono piacevoli. Bruno aumenta il ritmo, ansima forte, geme. Fiore capisce che sta per venire. Attende. Poi lo sente come rantolare, irrigidirsi, tremare e abbandonarglisi sopra. "Oh, Fiore, che bello..." sospira il ragazzotto sfilandosi lentamente da lui. Lo fa girare, gli sorride, gli asciuga le lagrime: "Sei stato proprio bravo, ti meriti un bel premio." gli dice e scende fra le sue gambe a succhiargli il pisello ritto. Fiore si rilassa, sospira: ora sì che gli piace. Il sedere gli fa ancora male, ma Bruno lo succhia e lo carezza, finché Fiore viene. Si rimettono su i calzoni. "Però, m'hai fatto male davvero." dice Fiore col broncio. Bruno gli scompiglia i capelli in un gesto affettuoso: "Ma adesso, sei diventato il mio ragazzo!" gli dice. "Cosa vuol dire?" chiede corrugando le sopracciglia il ragazzino. "Che è come se fossimo fidanzati, io e te." "Fidanzati?" fa eco Fiore e lo guarda con aria interrogativa. "Sì, certo. È il nostro segreto."
"No, mi fai di nuovo male." "Mica è più la prima volta, no? E poi, sei o non sei il mio ragazzo?" "Giurami che non mi farai più male. Sono ancora tutto indolenzito, io." "Beh, meno di ieri." ammette il garzone. "No, andiamo solo a succhiarcelo, dai." "No, allora niente." dice scontroso Bruno allontanandosi da lui. "Ma dai, ti piace no? Dai." "No no. Se non vuoi essere il mio ragazzo, era meglio che non ci facevo niente, io con te." Fiore ci resta male. Bruno, per tutta la giornata, lo evita. E anche il giorno dopo. E il giorno dopo ancora. A Fiore il sedere non fa più male, ora: sente solo come un fastidio lì fra le natiche quando fa certi movimenti e quando va al cesso, ma è sopportabile. Cerca Bruno. "Senti, ti va di venire su al fienile?" gli chiede mogio mogio. "No." risponde secco il garzone. "Voglio provarci di nuovo." "A fare che?" chiede l'altro scontroso. "A fare il tuo ragazzo." "E poi ti metti a fare il piagnisteo." "No, te lo giuro. Dai..." "Me lo giuri che non fai il bambino?" "Certo... vieni?" "E va bene, per 'sta volta ci provo ancora." dice facendo finta di cedere piuttosto malvolentieri. Fiore si illumina. Salgono. I soliti preparativi. Fiore si mette in posizione: è un po' teso, ma cerca di non farlo vedere. Bruno lo lubrifica ben bene, anche più a lungo della prima volta. Quindi lo prende. Fiore si sente invadere, fa male di nuovo, ma tiene duro. Gli scendono le lagrime mentre Bruno gli scivola dentro, anche se si rende conto che l'amico cerca di far piano. Però è vero, fa meno male della prima volta, e il piacere c'è. Resiste... Bruno comincia a pompargli dentro, la grossa asta gli scivola avanti e dietro con evidente gusto del garzone. Fiore spera che non ci metta molto a venire, che faccia in fretta. Ma non si lamenta, non dice nulla, perché non vuole che Bruno lo rifiuti di nuovo. Gli fa male ma gli piace molto sentire quell'arnese che gli fruga dentro caldo e fremente, forte, maschio.
Non si trovano più nel fienile, ora. Quando era arrivato l'inverno, lassù faceva troppo freddo. Avevano scovato il vecchio deposito delle balle di fieno, un ripiano di legno nella stalla, non più usato. Ci si arrampicano dall'esterno, passano da una stretta finestrella che si può bloccare da dentro. Un posto, caldo, sicuro. Bruno ci aveva portato alcuni teli, si possono spogliare tutti nudi, ci stanno comodi. Fra di loro, l'hanno battezzato il rifugio. Gli piace il corpo nudo di Bruno, che ha diciotto anni. È davvero bello, forte, muscoloso. Gli piace leccarlo tutto, prima di succhiargli il cazzo e poi girarsi per farselo mettere.
Ecco, domani Bruno parte. Lo va a cercare. "Bruno?" "Eh?" "Ti va di venire un'ultima volta nel rifugio?" "Certo. Anche subito, comincia ad andare tu." Fiore vola. Si assicura che nessuno lo veda, si arrampica lesto come uno scoiattolo, s'infila dentro e aspetta. Pochi minuti soltanto. Poi lo vede arrivare, silenzioso, agile. Blocca la finestrella e si spogliano veloci. Bruno si stende, le gambe larghe, le mani sotto il capo, il membro già semieretto. Fiore gli va sopra e inizia a lecchettarlo, baciarlo, succhiarlo golosamente: vuole che Bruno si ricordi a lungo di questa ultima volta. Dio quanto gli piace quel corpo maschio! Gli si accoccola fra le gambe e si china a leccarli i testicoli, poi l'asta fiera, per tutta la sua lunghezza, la prende fra le labbra e se la fa scivolare fino in gola, la slingua, la succhia fino a sentirla fremere. Bruno si alza a sedere: è il segnale, è pronto... Fiore si mette a quattro zampe, lo sente che si prepara, che lo lubrifica, poi finalmente lo sente scivolargli dentro col solito vigore. Chiude gli occhi e si gusta quella favolosa penetrazione. Quando gli è tutto dentro, Bruno lo afferra per la vita. "Non venire subito, 'sta volta. Ti voglio dentro più a lungo che puoi." lo prega Fiore con occhi lucidi di piacere. "Va bene..." dice il garzone iniziando a pompargli dentro con trasporto, e lo carezza, lo palpa, gli mordicchia il collo e le orecchie. Fiore si gode quelle spinte forti, quella mazza vibrante che gli martella dentro, che gli massaggia il canale stretto ed elastico. Bruno riesce a controllarsi abbastanza a lungo, con piacere reciproco. Ma poi il godimento è troppo forte, inarrestabile, i suoi movimenti si fanno convulsi, scoordinati, forti, più forti, più forti ancora e infine gli esplode dentro premendoglisi tutto dentro contro con forza. Fiore aspetta che si sfili, poi si gira, ergendosi sulle ginocchia e gli offre il suo membro, che non è più tanto piccolo. Bruno lo prende in bocca con piacere: anche questa volta il suo ragazzo si è meritato il premio. Lo succhia ad arte, fino a farlo vibrare, e ne sugge il nettare abbondante, mentre Fiore trema per l'intensità delle emozioni.
"Non mi dimenticare, eh?" gli sussurra il ragazzo, rammaricandosi di non poterlo abbracciare e baciare come fanno le altre. "No, Fiore." dice il garzone salendo lesto sul treno. Fiore aspetta finché il treno non è più visibile, poi torna mestamente verso casa. La strada gli sembra più lunga del solito. Gli mancherà Bruno e il suo bel paletto con cui lo prendeva, lo faceva suo.
|