IL PRIMO "NO" DI FABRIZIO SESTO

Stavano stesi fianco a fianco, abbracciati, godendosi la quiete che segue l'orgasmo. Fabrizio pensava che non ne aveva mai sperimentato uno così bello, così pieno. Si sentiva felice.

Guglielmo lo stava carezzando teneramente e lui teneva la guancia sul petto dell'uomo.

"Fabrizio?"

"Dimmi."

"Io... mi piaci moltissimo."

"Anche tu."

"Io... vorrei che tu diventassi il mio ragazzo."

Fabrizio sentì una gioia intensa e stava per rispondere di sì, ma improvvisamente ripensò a Bertrand e si rattristò: infatti il francese, proprio prima di partire per il suo paese, gli aveva chiesto se voleva essere il suo ragazzo e lui aveva risposto di sì. E ora... non poteva lasciare così Bertrand, gli avrebbe dato un dispiacere, e il giovane non lo meritava. Lui avrebbe voluto essere il ragazzo di Guglielmo, ma non poteva.

Il suo silenzio impensierì l'altro: "Forse pensi che io corra troppo, che non ci conosciamo ancora abbastanza?"

"No, non è per quello, è che..."

"Allora avevo ragione io, sono troppo vecchio per te."

"No, no... io... io non te l'avevo detto, ma... ecco, vedi, ora mi vergogno a dirtelo, ma... io ho già un amante."

"Ah, capisco. Se avessi saputo..."

"È colpa mia, avrei dovuto dirtelo prima, ma tu mi piaci da matti, non ho riflettuto, ero troppo felice che tu mi volessi. Perdonami!" disse Fabrizio sinceramente addolorato per aver creato quella situazione.

"Anche tu mi piaci da matti. No, ti capisco, tu non hai niente da rimproverarti."

Tacquero a lungo, restando stesi, abbracciati, continuando a carezzarsi lievemente. Fabrizio sentiva il dolce calore del corpo di Guglielmo e gli piaceva, ma sentiva anche la dolcezza del sentimento dell'uomo e questo gli piaceva ancora più. Baciò Guglielmo e questi rispose appassionatamente al bacio, pieno di desiderio rinnovato e, a poco a poco, ripresero a fare l'amore. Era troppo bello: Fabrizio, pur combattuto, non seppe resistere e, dopo poco, implorò Guglielmo di prenderlo di nuovo.

L'uomo, con tenera passione, si fece passare le gambe del ragazzo sulle spalle e, carezzandolo a lungo, a poco a poco, gli si insinuò nuovamente dentro. L'espressione radiosa di Fabrizio, il modo totale e appassionato con cui gli si dava, infiammarono anche più di prima l'uomo, che, sentendosi desiderato, prese con dolce vigore il ragazzo. Questi gli si dimenava sotto felice, assaporando ogni attimo di quella seconda unione. I due erano dimentichi di tutto e di tutti: intenti solo a godersi l'un l'altro, a dare l'uno all'altro il meglio di sé. Fabrizio pensava che non aveva mai provato nulla del genere: anche il dolore che provava a causa delle dimensioni del membro dell'uomo, era qualcosa che accettava sereno, grato. Quasi come le prime volte che era stato penetrato: sapeva che quel dolore a poco a poco si sarebbe attenuato, sarebbe scomparso e avrebbe lasciato campo libero al piacere, già intenso, che stava provando.

Il ragazzo era cosciente di un'altra cosa: Guglielmo era indubbiamente bravo a fare l'amore (più o meno di Sergio, non avrebbe saputo dirlo) ma sentiva in modo palpabile che Guglielmo gli stava dando molto più che non una bellissima scopata: gli stava dando qualcosa di molto più importante, molto più bello, molto più eccitante anche: gli stava dando amore!

Gli altri, quando facevano l'amore con lui, pensavano soprattutto a goderlo, anche se a volte si preoccupavano di farlo godere. Guglielmo invece, era evidente, pensava solo al piacere di Fabrizio e questi, per istintiva risposta, pensava solo a dare all'uomo il massimo del piacere, accettando appunto anche il dolore che stava provando e che inevitabilmente, almeno per le prime volte, avrebbe provato. No, quello non era scopare, non era fare all'amore, quello era amore vero, pensava il ragazzo mentre si perdeva nello sguardo adorante di Guglielmo.

Anche quel sodo, forte e fremente palo di carne che lo riempiva, che lo dilatava, che lo massaggiava in profondità, gli parlava solo di un intenso amore quale non aveva mai conosciuto.

Nessuno gli era mai sembrato tanto bello, straordinario, desiderabile quanto l'uomo a cui si stava dando.

"Oh Fabrizio..." ansimò l'uomo con voce dolce.

"Sì, Guglielmo..."

"Io ti amo..." mormorò Guglielmo.

Quelle tre parole così dolci, così belle, provocarono in Fabrizio due contrapposte reazioni: un piacere intenso e il rammarico di non potergliele dire a sua volta. Lui sentiva di amare Guglielmo, ma come fare? Che fare con Bertrand?

Raggiunsero di nuovo l'orgasmo, di nuovo entrambi nello stesso momento, sentendosi tutti e due in paradiso. Si strinsero l'uno all'altro, si baciarono profondamente.

"Buon anno, Fabrizio." sussurrò l'uomo.

"Anche a te." rispose il ragazzo e una lacrima brillò nell'angolo del suo occhio.

"Piangi? Perché?" chiese preoccupato Guglielmo asciugandogli delicatamente quella lacrima.

"Perché non so che cosa fare. Dovrei lasciarlo, ma non voglio dargli un dispiacere. Così però rischio di darlo a te, e tu non te lo meriti."

"Fabrizio, io ti amo, a me sta a cuore la tua felicità. Se vuoi restare con lui, io lo capisco. Non ti chiedo niente. Quello che farai, che deciderai, per me andrà bene, non devi preoccuparti per me. Voglio solamente che tu sia felice."

"Non sono mai stato tanto bene... Sei straordinario, tu."

"No, sono uno qualsiasi, io. Tu, piuttosto, sei un ragazzo eccezionale: la tua dolcezza, il tuo sorriso fresco e birichino, la tua disponibilità, la tua sensibilità mi hanno conquistato."

"Dici così solo perché sei innamorato di me."

"Certo: l'amore sa far vedere in modo limpido nell'amato."

"Io vorrei poterti dire: ti amo." sussurrò quasi in un singhiozzo Fabrizio stringendosi all'uomo.

Guglielmo lo strinse a sé, lo baciò su una guancia e prese quasi a cullarlo. Gli carezzò lieve la nuca, e Fabrizio gli si accucciò contro. Senza volerlo il ragazzo scivolò in un dolce sonno. Guglielmo restò immobile, per non svegliarlo, anche quando il suo corpo iniziò a intorpidirsi e a formicolare per la posizione scomoda. Carezzava lieve il corpo del ragazzo dicendosi che davvero non aveva mai conosciuto nessuno così amabile.

Fabrizio dormì un'oretta. Si svegliò e vide lo sguardo dolce di Guglielmo e si sentì felice: quello sguardo da solo valeva più di un tesoro. Essere guardati così era qualcosa di bellissimo.

"Scusa, mi sono addormentato."

"Va bene. Eri talmente bello anche mentre dormivi."

"Forse... forse è bene che ci rivestiamo." disse il ragazzo pensando che, diversamente, avrebbe ricominciato a fare l'amore con l'uomo.

"Possiamo metterci solo qualcosa addosso, per non avere freddo. Aspetta..." disse scendendo da letto. Cercò nell'armadio e porse al ragazzo due diversi indumenti: "Scegli, questa tunica araba o questo kimono giapponese?"

"Il kimono." disse il ragazzo scendendo dal letto.

"Bene, allora io metto la tunica."

Tornarono in soggiorno: "Lo champagne... ce lo siamo dimenticato." disse Fabrizio prendendo i due calici e porgendone uno a Guglielmo.

"Alla tua salute, che tu possa avere un anno splendido davanti a te." disse Guglielmo.

"È cominciato in modo splendido." mormorò il ragazzo e il suo volto si soffuse di un lieve rossore.

Poi Guglielmo ricordò il regalo di Fabrizio e l'aprì. Questi spiava la reazione dell'uomo: quando lo vide illuminarsi e contemplare le statuine, si sentì felice.

"È splendido! Dove hai trovato un capolavoro del genere? Devi aver speso un capitale, non dovevi! È troppo bello."

"Sono felice che ti piaccia."

"Questo lo metterò sotto vetro, perché non prenda polvere, e lo terrò esposto per tutto l'anno. Così, ogni volta che lo guarderò, ricorderò questa splendida notte. Non è che ne abbia bisogno, veramente: io non la dimenticherò mai."

"Neppure io."

"Io non ti ho regalato niente."

"Dici? Stare qui con te è un regalo splendido."

"Sei dolce..." disse Guglielmo abbracciandolo e stringendolo a sé. Si baciarono, ma poi si lasciarono, consci che diversamente avrebbero ricominciato a fare l'amore.

Bevvero altro champagne e chiacchierarono. A Fabrizio piaceva ascoltare Guglielmo, fargli domande, discutere con lui. Il tempo volava senza che ce se ne rendesse conto, piacevolmente. Dalla finestra iniziò a trapelare la prima luce dell'alba.

"Forse è meglio che torno a casa: avrai voglia di dormire un po', penso." disse Fabrizio.

"Perché non ti fermi a dormire qui? Con me?" propose con dolcezza Guglielmo.

"Se vuoi..."

"Sì, ne sarei felice."

Tornarono nella camera da letto, si spogliarono e si stesero semiabbracciati sotto il soffice piumino. Questa volta fu Guglielmo ad addormentarsi. Fabrizio ne guardava il volto sereno e pensava che era bellissimo. Desiderava baciarlo, ma si trattenne per non svegliarlo. Doveva parlare con Bertrand, spiegargli, dirgli che non poteva mantenere la sua promessa. Così, dopo, avrebbe potuto ricambiare senza problemi l'amore di Guglielmo. Sì, doveva assolutamente fare così, si ripromise mentre a sua volta si addormentava sereno, felice, assaporando il tepore del corpo del suo compagno.

Tornò a casa nel pomeriggio. Si sentiva leggero, felice. La madre non era in casa, aveva lasciato un biglietto in cui diceva che sarebbe tornata per la cena, che era già pronta.

Fabrizio andò in camera sua e iniziò a fare un disegno: Guglielmo addormentato, sereno, e lui steso accanto che lo ammirava, pieno di desiderio e mentre disegnava rivedeva tutti gli splendidi momenti passati con l'uomo. Nessuno mai l'aveva attratto tanto e nessuno mai gli aveva dato tanto. Davvero il nuovo anno era iniziato in modo splendido.

Quando la madre tornò a casa, notò subito la luce di felicità nello sguardo del figlio.

"Hai passato una bella giornata?" chiese.

"Sì, bellissima."

"Si vede."

"Con una persona eccezionale."

"Lo conosco?"

"No... si chiama Guglielmo."

"Un tuo compagno?"

"No. Amico di un amico. Ha quarantasette anni."

"Quarantasette? Potrebbe essere tuo padre." disse la donna stupita, quasi in tono di rimprovero.

"No, credo di essermene innamorato."

"Non c'è troppa differenza di età, Fabrizio?"

"No, assolutamente. Ha il cuore giovane, fresco. È un uomo eccezionale. E anche lui si è innamorato di me."

"Fabri... quando ci si innamora tutto sembra perfetto, ma... non vorrei che poi... Ha trenta anni più di te, mi sembrano troppi. Temo che non potrà durare a lungo."

"Perché, mamma?"

"Rifletti: quando tu sarai un giovanotto in pieno vigore, lui sarà un vecchietto."

"Bene, lo so, non mi spaventa per niente l'idea. Se ci amiamo, staremo comunque bene assieme, no?"

"Mi pare che tu ti stia comportando un po' da incosciente. Devi rifletterci meglio, Fabrizio."

"Quando ci si innamora, mamma, le difficoltà non fanno paura. So che ci sono, ma non mi importa, perché so anche che io e lui le sapremo superare. Se tu lo conoscessi, mamma, non potrebbe non piacerti. E non potresti non pensare che sono stato molto fortunato a conoscere una persona come lui."

"Se davvero questa storia dovesse continuare... certo, mi farebbe piacere conoscerlo. Lo sai che desidero solo che tu sia felice, no?" disse la donna con dolcezza.

"Sì, mamma, grazie."

Il giorno dopo, Fabrizio telefonò a Guglielmo. Parlarono a lungo.

Poi questi gli disse: "Vorrei rivederti."

"Anche io. Domani sei libero?"

"Sì, certo. Ti andrebbe di andare assieme da qualche parte?"

"Sì, dove?"

"Sei mai andato a cavallo?" chiese Guglielmo.

"No..."

"Ti va di andare al maneggio? Ti posso insegnare."

"Deve essere bello. È difficile?"

"No, vedrai. E, poi, potresti venire a cena da me."

"Certo, volentieri."

"Mettiti un paio di vecchi jeans e di scarpe vecchie, così possiamo andare a cavallo."

Fabrizio era felice. Si mise a fare i compiti delle vacanze, ma il pensiero tornava sempre a Guglielmo e già pregustava il nuovo incontro. Ma, si disse, questa volta assolutamente niente sesso: prima devo sistemare le cose con Bertrand, è più giusto, più serio. Sarà già splendido stargli vicino.

Andarono a cavallo. Guglielmo era molto bravo e insegnò al ragazzo le cose fondamentali. Passarono un pomeriggio piacevole. Dopo andarono a fare la doccia. I box erano divisi da vetri smerigliati e Fabrizio intravedeva, nel box accanto al suo, le forme del corpo nudo dell'altro e non poté non eccitarsi. Uscirono asciugandosi e Fabrizio contemplò con crescente desiderio le forme virili di Guglielmo.

Andarono a casa dell'uomo. Appena entrati, Guglielmo lo abbracciò e lo baciò e Fabrizio non fu più capace di mantener fede a tutti i suoi buoni propositi che svanirono come rugiada al sole: sentiva il desiderio dell'altro e questo accese con forza il suo. Si lasciò portare fin sul letto, si lasciò spogliare, rispose con passione crescente ai baci, alle carezze dell'uomo, finché, in un gesto silenzioso ma eloquente, gli si offrì.

Guglielmo, con estrema tenerezza e passione, lo prese, lo fece di nuovo suo. Fabrizio era felice, gli piaceva da matti sentire la verga poderosa dell'uomo in sé, gli si donava senza riserve ed era grato di come l'altro accettasse il suo dono.

"Fabrizio... sono felice..."

"Sì..." rispose semplicemente il ragazzo.

Sapeva quanto l'altro fosse sensibile sui capezzoli e si curvò a suggerglieli, prima uno poi l'altro. Guglielmo fremette: "Oooh, Fabrizio... che bello..." ansimò estasiato l'uomo, brancicandolo per tutto il corpo mentre continuava a prenderlo con tenero vigore.

Fecero l'amore a lungo, assaporandosi a pieno l'un l'altro, lasciando campo libero alla reciproca passione. Guglielmo, quando si avvicinava troppo all'acme del piacere, si sfilava da lui per poterli succhiare il membro e lo faceva in modo sublime. Quando sentiva che il ragazzo stava per esplodere, gli lasciava il membro e lo penetrava di nuovo. In questo modo, pur provando entrambi il massimo del piacere, potevano ritardare il momento dell'acme e godersi più a lungo.

Fabrizio stava provando una felicità così intensa da aver voglia di piangere. Avrebbe voluto che quelle emozioni non avessero mai fine. Il membro dell'uomo che scivolava in lui sodo e forte, nei suoi movimenti alterni avanti e dietro, a ritmo, ancora gli procurava un po' di dolore, ma anche tanto, tanto piacere. E anche Guglielmo stava traendo un forte piacere da quella penetrazione e la coscienza di ciò aumentava il piacere del ragazzo. Allo stesso modo, quando Guglielmo gli succhiava il membro, ne sentiva il goloso desiderio e piacere, così come questi sentiva i fremiti del membro e del corpo del ragazzo, il suo intenso godimento e allora, impastando con le mani le sue piccole natiche sode, si spingeva fino in gola il bel membro duro e liscio, stuzzicandolo con la lingua e le labbra, beandosi ai gemiti di passione del ragazzo. E i due si sentivano uno.

Quando finalmente furono entrambi incapaci di trattenersi oltre, di controllare le loro emozioni, Guglielmo si lasciò andare e, mentre riempiva col suo seme il canale stretto, caldo e tenero del ragazzo, questi spargeva tutto il proprio succo fra i due ventri strettamente premuti, in una serie di forti getti e contrazioni. Si baciarono con forza, le loro membra si intrecciarono, si strinsero l'uno all'altro, godendo appieno l'uno del godimento dell'altro. A poco a poco si rilassarono, felici.

Quando si misero a tavola erano le ventitré passate. Mangiarono di buon appetito, guardandosi sorridenti, felici: non avevano bisogno di parole, perché sapevano di star provando entrambi le stesse emozioni.

Fabrizio non si era mai sentito così vicino, anzi, così unito con nessuno come ora con Guglielmo. Gli pareva di sentire allo stesso modo anche le minime cose.

"Io ti amo, Fabrizio..." disse l'uomo guardandolo con aria sognante.

Il ragazzo provò come un brivido di piacere, ma ricordò il suo problema. Non era stato capace di non fare l'amore con Guglielmo. Doveva assolutamente chiarire le cose con Bertrand appena fosse tornato dalla Francia. Sì, doveva fare così. E frattanto, poteva godersi l'amore di Guglielmo. Ma, pur essendo convinto di provare anche lui amore per l'uomo, non se la sentiva ancora di dirglielo. Il suo silenzio fu chiaro per l'altro.

"Non importa se tu non puoi dirmelo, mi basta che tu accetti di essere amato da me. Te l'ho detto: non ti chiedo nulla, io. Certo, mi farebbe piacere che tu potessi ricambiare il mio amore, ma non ti chiedo nulla. Voglio solo che tu stia bene."

"Prima devo incontrarlo, dirglielo. So che non sarà facile, ma... Non posso tenere i piedi in due scarpe..."

"Ne sei innamorato?"

"No, non credo. Gli voglio bene, gli sono affezionato, mi dispiacerebbe farlo stare male, ma... ma devo chiarire."

"Se preferisci che non ci vediamo, almeno per un po', io capirei."

"No. E poi, tu dopo l'Epifania devi andare via e non ci si vedrà per parecchio tempo. Fino ad allora io vorrei vederti ancora, stare ancora con te, fare ancora l'amore con te. Ho bisogno di te."

"Come desideri. Per me va bene, lo sai..."

"Mi sono messo in una situazione difficile, ora devo trovare il modo di uscirne. Non avrei dovuto compromettermi con lui senza esserne veramente innamorato. Mi sento così giovane, inesperto, stupido. Ho agito con leggerezza, ora me ne rendo conto, mi dispiace. Avrei dovuto conoscerti prima."

Si videro ancora un paio di volte, e fecero l'amore, prima della partenza di Guglielmo.

Fabrizio lo accompagnò alla stazione: "Torno fra una settimana. Mi potrò fermare solo due o tre giorni, poi dovrò ripartire per il Venezuela, per un mese o forse più. Mi mancherai."

"Mi scriverai?"

"Dal Venezuela ti sciverò, certo. Da Roma posso telefonarti, se ti fa piacere."

"Sì, certo. Buon viaggio, Guglielmo."

Lo vide partire, affacciato al finestrino del treno per salutarlo finché non riuscirono più a vedersi. Fabrizio tornò a casa. Il giorno dopo sarebbe tornato Bertrand e lui gli avrebbe parlato.

Ma come affrontare l'argomento? Nel modo più semplice: doveva solo dirgli che si era innamorato di un altro e che perciò dovevano smettere di fare l'amore. Bertrand avrebbe capito.


Il giorno dopo Bertrand gli telefonò e lo invitò ad andare da lui quella sera stessa. Fabrizio accettò: prima gli parlava meglio era, pensò. Preparò il discorso che gli avrebbe fatto.

Quando Bertrand gli aprì la porta e lo accolse con un ampio sorriso, Fabrizio era deciso a parlare subito chiaro.

"Entra... non vedevo l'ora di rivederti. Ti ho portato un regalo dalla Francia: sono sicuro che ti piacerà." gli disse il giovane porgendogli un pacchetto.

"Che cos'è?" chiese il ragazzo rigirandolo fra le mani.

"Apri..." disse sorridendo l'altro.

Era un bel volume, tutto dedicato al nudo maschile ritratto dai più famosi fotografi contemporanei.

"Grazie, è davvero molto bello." disse mentre lo sfogliava.

"Ero sicuro che ti sarebbe piaciuto. Ma adesso vieni qui, ho una gran voglia di fare l'amore con te, dopo tanto tempo!" disse Bertrand abbracciandolo e toccandolo, pieno di desiderio, in modo intimo per tutto il corpo.

Fabrizio fremette, eccitato, ma trovò la forza di dire: "Aspetta..."

"No, ho aspettato anche troppo. Senti come sono eccitato? Vieni di là, dai, posa il libro."

"Volevo parlarti..."

"Dopo. Ora abbiamo qualcosa di più importante da fare, io e tu. Dio, mi sei mancato tanto." sospirò Bertrand e lo baciò profondamente in bocca.

Fabrizio fu incapace di resistergli oltre, si lasciò condurre sul letto, spogliare, carezzare e iniziò a rispondere, a partecipare, pur sentendosi terribilmente imbarazzato. Ma, man mano che l'eccitazione aumentava in lui, una voce dentro gli disse: hai una settimana di tempo per parlargli. Adesso puoi farlo contento, che ti costa? E si arrese del tutto.

"Sai che mi piaci tanto?" gli stava dicendo Bertrand con voce piena di desiderio, "Non ho fatto altro che pensare a te in questi giorni. Ho avuto la tentazione di telefonarti, diverse volte. Mi sei mancato da matti. Tu mi hai pensato?"

"Sì..."

"Ma adesso recupereremo, vero? Dio, quanto sei bello. Mi piaci sempre, tu, ma specialmente quando sei così: nudo, eccitato, fra le mie braccia. Sei il ragazzo più eccitante che abbia mai avuto, lo sai? Far l'amore con te è così bello. Oh, Fabrizio, ti voglio." mormorò il giovane accingendosi a penetrarlo. Il ragazzo si lasciò prendere senza alcuna resistenza, anzi, assecondando l'altro.

"Ooooh, finalmente! Mi senti? Ti piace, vero?"

"Sì..." mormorò Fabrizio, e non mentiva. Sentiva il membro dell'altro infilarsi in lui, irresistibile, riempirlo, conquistarlo.

"Dio che bello incularti, Fabri!"

Era la prima volta che Bertrand usava un'espressione così cruda, eppure il ragazzo la percepì quasi con piacere, più che se gli avesse detto "ti amo". Il giovane aveva preso a stantuffargli dentro con crescente vigore dandogli sensazioni sempre più forti.

Fabrizio lo guardava incombergli sopra, i muscoli guizzanti a ogni affondo, gli occhi lucidi di passione e ne era eccitato. Bertrand gli palpava tutto il corpo, mentre lo montava instancabile. Di tanto in tanto il giovane si chinava su di lui per baciarlo in bocca, senza smettere di prenderlo. Fabrizio stava godendo molto per quella unione piena di passione e di tenerezza a un tempo.

"Oh... Fabri... vengo... vengooo... Ooooh" esclamò Bertrand quasi sorpreso per l'improvviso scatenarsi dell'orgasmo che sentiva di non poter più controllare.

"Siii... siii..." gemette il ragazzo spingendosi contro di lui, chiudendo gli occhi e gustandosi le ultime forsennate spinte di Bertrand che si stava scaricando in lui, cosa che subito scatenò un altrettanto forte orgasmo anche a lui.

"Oh dio, Fabri..." ansimò il giovane, "... non avevo mai goduto così... forse perché erano due settimane che non facevo più l'amore... Non mi sono mai neanche fatto una sega in questi giorni, sai? Aspettavo di poter fare l'amore con te... Anche tu hai aspettato me, non è vero?"

Fabrizio stava per dire "No." Stava per dirgli di Guglielmo, ma lo sguardo dell'altro che aspettava sicuro e felice la conferma alla sua domanda, lo bloccò e, se pure vergognandosi terribilmente per quella bugia, mormorò: "Sì."

"Lo sapevo: tu sei il mio ragazzo, sei mio. Sei tutto e solo mio, vero?"

"Sì..." disse Fabrizio pensando confusamente che dicendogli così l'avrebbe reso felice. Avrò tempo di dirglielo, si diceva. E poi, non è necessario che gli dica che ho fatto l'amore con Guglielmo: basta che gli dica che mi sto innamorando di lui e che perciò... Sì, farò così, gliene parlerò certo prima che torni Guglielmo, pensò mettendosi in pace la coscienza.

Quando stava per tornare a casa, Bertrand gli chiese se sarebbe tornato da lui il giorno dopo.

"Non so..." rispose incerto Fabrizio.

"Sì, ti prego: dobbiamo recuperare, no?" gli disse con un sorriso malizioso il giovane, stringendolo a sé e baciandolo.

"Va bene, verrò." disse allora il ragazzo.

Si videro quasi tutti i giorni e fecero l'amore quasi tutte le volte; ma Fabrizio non riuscì a trovare mai il momento giusto per fare all'amico il discorso che si era ripromesso di fare.

Tornò Guglielmo e telefonò a Fabrizio chiedendogli di andare a trovarlo; aveva solo un paio di giorni prima della partenza per il Venezuela, poi sarebbe mancato per un mese: voleva fare ancora una volta l'amore con lui.

Fabrizio avrebbe voluto dirgli di no, ma sentì il desiderio, la speranza nella voce dell'uomo e non ebbe il coraggio di rifiutargli quanto chiedeva: andò a casa sua e gli si donò senza riserve. E dopo, inevitabilmente, fece il paragone con Bertrand: il francese gli piaceva molto, non c'era dubbio, ma preferiva di gran lunga Guglielmo e l'amore che l'uomo gli offriva. Per un attimo pensò che avrebbe voluto averli tutti e due, ma poi si vergognò del suo pensiero. E, dovendo scegliere, la scelta era chiaramente a favore di Guglielmo.

"Mi mancherai terribilmente, in questo mese." gli sussurrò l'uomo mentre lo carezzava dopo aver fatto l'amore.

"Anche tu..." disse sincero il ragazzo.

"Ti vorrei sempre con me. Posso farti una foto? Almeno ti potrò guardare, la sera quando andrò a dormire."

"Come vuoi." rispose compiaciuto il ragazzo.

Guglielmo scese da letto e andò a prendere la macchina fotografica. Il ragazzo fece per rivestirsi. L'uomo lo fermò: "No, ti prego, lasciati fotografare così."

"Nudo?" chiese Fabrizio arrossendo lievemente.

"Sì, ti prego. Le vedrò solo io, tanto."

"Come vuoi..." cedette il ragazzo, lievemente imbarazzato ma compiaciuto al tempo stesso.

Guglielmo gli scattò diverse fotografie. Poi, posata la macchina, risalì in ginocchio sul letto: "Mi è venuta di nuovo voglia di te..." mormorò eccitato, in tono di preghiera.

"Anche a me." sussurrò il ragazzo tirandolo a sé in modo di prendergli in bocca tutto il grosso membro di nuovo turgido e palpitante, mettendogli le mani a coppa sulle natiche e facendolo muovere in modo che l'uomo lo fottesse in bocca. Entrambi erano nuovamente, pienamente eccitati. Rotolandosi sul letto, si baciarono, si succhiarono, si palparono e carezzarono a vicenda, finché Fabrizio gli si offrì dicendogli con voce roca di passione: "Prendimi..."

"Sì, amore mio... eccomi..."

Quella era la più grande differenza fra i due, pensò il ragazzo mentre Guglielmo gli si inseriva saldamente dentro: Bertrand lo prendeva per goderselo e se lo godeva e questo dava anche piacere a Fabrizio; Guglielmo gli si dava, pensando solo al modo di dargli il massimo piacere, e questo dava piacere anche a Guglielmo. Forse, pensava il ragazzo, visti dall'esterno, i due modi di prenderlo potevano sembrare uguali, ma lui sentiva la differenza ed era enorme. Bertrand, usandolo, gli dava piacere; Guglielmo gli dava amore e assieme anche piacere. Bertrand pensava quasi solo a godere, invece Guglielmo pensava solo a farlo godere.

"A che pensi?" gli chiese dolce Guglielmo mentre lo prendeva con la consueta tenerezza mista a virile vigore.

"A noi due. Vorrei anche io che tu potessi portarmi sempre con te." mormorò felice il ragazzo.


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