IL PRIMO "NO" DI FABRIZIO SETTIMO

Guglielmo gli scriveva due, tre volte per settimana e ogni volta che Fabrizio vedeva la busta di posta aerea, gioiva già prima di aprirla. Poi la leggeva e la rileggeva e vi sentiva tutto l'amore di Guglielmo per lui e se ne sentiva sempre più innamorato.

Ma continuava a incontrare Bertrand e a farci l'amore. È vero che continuava a pensare che doveva trovare il modo e il momento giusti per dirgli che non potevano continuare, che dovevano separarsi, ma, di fatto, continuava a rimandare.

Guglielmo era assente da una ventina di giorni, quando in una sua lettera gli comunicava che, purtroppo, avrebbe dovuto fermarsi per altre tre settimane in Venezuela. A Fabrizio dispiacque, ma nello stesso tempo si disse che questo gli dava più tempo per trovare il momento di parlare con Bertrand.

Quante volte si era preparato il discorso da fare al suo giovane amico, e quante volte all'ultimo momento non aveva trovato il coraggio di parlargli. Non sapeva davvero che fare. Pensò anche di scrivergli una lettera, ma poi si disse che sarebbe stato poco corretto dirgli certe cose per scritto: doveva trovare il coraggio di guardarlo negli occhi, mentre gli diceva la verità.

A inizio febbraio, Fabrizio stava uscendo dal Palasport dove era andato a sentire un concerto rock, quando si sentì chiamare: "Fabrizio!"

Si girò guardandosi attorno e vide un giovane sorridergli andandogli incontro: lo riconobbe subito: "Daniele! Sei davvero Daniele, tu! Ma che fine avevi fatto? Non ti ho mai più visto!"

"Non vivo più con i miei, ora. Me ne sono andato da casa tre anni fa. Sai che ti sei fatto un gran bel ragazzo? Vai ancora dagli scout?"

"No. Ma tu, che fai? Come mai te ne sei andato da casa?"

"Studio all'università, faccio lingue. Adesso vivo col mio amante. Abbiamo un appartamento a una decina di minuti da qui. Perché non vieni, così te lo faccio conoscere? Lui è a casa, ora."

"Beh, dovrei avvertire a casa."

"Senti, io prima avverto lui che arrivo con te, poi, se lui non ha problemi, tu avverti i tuoi. Dopo ti possiamo riaccompagnare a casa in auto."

"È sempre il tuo amante di allora?"

"No, con quello ci siamo lasciati. Lui ha tre anni più di me, studia architettura. Ci siamo conosciuti tre anni fa, a casa di comuni amici, a una festa in maschera. Lui mi ha chiesto di andare a vivere assieme."

"E i tuoi, non hanno fatto storie?"

"Sì, un sacco, ma io ormai avevo diciotto anni. I miei mi hanno tagliato i fondi, ma lui è ricco e mi fa studiare. Vedrai che ti piacerà. I miei, quando gli ho detto che sono gay, ne hanno fatto una tragedia: pensa che volevano farmi curare, come se fosse una malattia. Non ci sentiamo più, a parte gli auguri di Natale. Ma io sto bene, con lui."

"Come si chiama?"

"Valerio. I suoi sanno che è gay e, al contrario dei miei, non gli hanno fatto nessuna storia. Mi conoscono e mi trattano come uno di famiglia. Gli danno un mensile con cui possiamo vivere bene tutti e due, e l'appartamento in cui viviamo."

Fabrizio andò a casa di Daniele.

"Ah, così questo è Fabrizio!" lo salutò Valerio con un gran sorriso quando si incontrarono, "Daniele mi aveva parlato di te. È stato il tuo primo uomo, vero?"

"Sì..." rispose Fabrizio lievemente imbarazzato.

"Sei un gran bel ragazzo: come mai te lo sei lasciato scappare, Daniele?" disse scherzoso il giovanotto.

"Allora era un ragazzino. Si è fatto bello, vero?" rispose Daniele mentre sedevano tutti e tre sul divanetto del salotto, Fabrizio al centro.

Valerio, che aveva preparato tre drink, li offrì annuendo.

"Hai una amante, tu, Fabrizio?" chiese Daniele.

"Io... sì e no..." rispose il ragazzo.

"Cioè?" chiese Valerio mettendogli un braccio attorno alle spalle e guardandolo incuriosito.

Fabrizio allora raccontò di Bertrand e di Guglielmo. Poi concluse: "Il mio problema è che non so mai dire di no."

"Ah, interessante..." disse Valerio carezzando lieve la nuca del ragazzo, "...non sai dire di no..."

"Beh... più o meno è così. So che devo cambiare, devo crescere. Ma quando uno mi fa sentire il suo desiderio per me, mi è quasi impossibile tirarmi indietro." spiegò tranquillo il ragazzo.

Valerio gli pose una mano su una coscia, carezzandolo e disse con tono lieve: "Beh, sei un gran bel ragazzo, è naturale che gli altri ti desiderino, no? Non è vero Daniele?"

"Sì, certo: era carino da ragazzino, adesso è davvero bello. Ben sviluppato, anche qui." disse mettendogli una mano fra le gambe e palpandolo.

"Beh, io... io..." balbettò Fabrizio improvvisamente conscio di quello che i due volevano da lui, arrossendo violentemente.

Valerio lo fece tacere baciandolo in bocca mentre Daniele gli iniziava a sbottonare la patta.

Fabrizio fremette e mormorò un "No..." ma si sentì improvvisamente privo di ogni energia.

"Perché no?" gli sussurrò Valerio, "ci piaci! Quando Daniele mi ha telefonato che t'aveva incontrato e mi ha detto che t'eri fatto un gran bel ragazzo, gli ho detto che volevo conoscerti, e se gli andava di fare l'amore tutti e tre. E lui ha detto di sì. Lasciati andare. Mica vorrai cominciare a dire di no proprio al tuo primo uomo e al suo amante, no?"

Mentre diceva così, i due stavano spogliando Fabrizio, carezzandolo, baciandolo e il ragazzo era terribilmente eccitato. Valerio si alzò in piedi, si calò i calzoni della tuta che indossava rivelando il suo membro già ritto e duro e lo sfregò sulle labbra del ragazzo. Fabrizio le schiuse e lo accolse tutto in bocca, mentre Daniele, accoccolato davanti a lui, gli sfilava, assieme, calzoni e mutande finendo di denudarlo: "Sì, anche il tuo cazzo è bello, ora." disse Daniele e si chinò fra le cosce del ragazzo a succhiarglielo. Fabrizio fremette con forza e succhiò con maggiore golosità il membro palpitante di Valerio, che nel frattempo si stava finendo di denudare.

Anche Daniele s'era spogliato. Si rialzò in ginocchio e, sollevando e divaricando le cosce del ragazzo, vi infilò il suo palo duro: "Ti piace sempre prenderlo nel tuo bel culetto, vero?" chiese mentre col glande individuava il morbido foro di Fabrizio e iniziava a sfregarglielo con crescente vigore.

"Sì..." mormorò Fabrizio completamente soggiogato dalla voglia dei due giovani.

"Allora, adesso ti fotte Daniele, poi ti fotto anche io. Mi piace come lo succhi, sei bravo. Dai, continua."

Era la prima volta che il ragazzo sperimentava due membri che lo penetravano contemporaneamente davanti e dietro. Sentì quello di Daniele farsi strada in lui e succhiò con maggiore vigore quello di Valerio che, quando l'altro iniziò a pompare nel sedere di Fabrizio, iniziò a sua volta a pompargli dentro la bocca calda e accogliente.

"Mi piaci, Fabrizio. Ha fatto bene Daniele a portarti qui. Cazzo, come succhi bene! A te, Dani, piace?"

"Sì, da matti. Più di quando era un ragazzino. Devi sentire come lo prende bene, come stringe e si dimena: è un godere!"

"Sì, dopo ci scambiamo... Voglio godermi anche io il suo culetto. Ti piace prendere due cazzi insieme, Fabrizio?"

Il ragazzo annuì convinto, godendosi la duplice passionale fottuta che i due giovani gli stavano somministrando con loro evidente piacere.

Poi Valerio gli si sfilò dalla bocca: "Senti, Dani, andiamo sul letto, stiamo più comodi, almeno." propose al suo amante, che accettò subito.

Il fatto che a lui non l'avessero neppure chiesto gli diede un po' fastidio, ma li seguì senza farlo notare. Lo fecero sdraiare in centro al letto, supino.

"Adesso lo inculo un po' io, eh, Dani? Tu ficcaglielo in bocca: vedrai che ti piacerà come lo succhia, è un vero professionista del pompino!" disse Valerio inginocchiandosi fra le gambe di Fabrizio, allargandogliele e facendosele passare sulle spalle.

Frattanto Daniele gli si sistemava a cavalcioni sulla testa e, senza tanti complimenti, gli spingeva il membro fra le labbra. L'aveva appena iniziato a succhiare che l'altro glielo infilava nel sedere con una serie di colpi decisi. Fabrizio era un po' sorpreso di essere "usato" in quel modo spiccio, e si stava irritando, ma presto il piacere che provava gli fece dimenticare tutto. I due giovani, frattanto, sopra di lui, si stavano abbracciando, carezzando e baciando, continuando a pompargli e martellargli dentro.

I due si scambiarono le posizioni un paio di volte finché Valerio ansimò: "Dani... sto per venire..."

"Anche io, Valerio... aaah... godoooo!" gemettero e gli si scaricarono dentro quasi all'unisono, mugolando forte tutti e due.

Quindi lo lasciarono, si stesero abbracciandosi, completamente dimentichi di lui: "Dio che goduta! Grazie Dani di avermelo portato."

"Lo sapevo che ti sarebbe piaciuto, amore."

Fabrizio non era venuto e ci rimase un po' male. Possibile che i due non si curassero per niente di lui, del suo piacere? Quasi timidamente, fece notare: "Io... non sono venuto..."

"Beh, fatti una sega, no?" gli disse Valerio tranquillo. "No, non importa." rispose il ragazzo deluso, poi, sceso da letto, disse: "Beh, io mi vesto."

"Come vuoi. Tira la porta, quando esci." rispose Valerio.

Fabrizio guardò Daniele sperando che almeno lui dicesse qualcosa, ma questi stava baciando il suo amante, senza guardarlo, come se lui non esistesse più. Tornò in soggiorno, si vestì tristemente e uscì da quella casa. Guardò l'orologio: erano le nove di sera. Non aveva voglia di tornare a casa. Si sentiva triste, abbattuto. Pensò di andare al bar gay. Telefonò alla madre dicendole che andava a ballare con gli amici e che sarebbe tornato la mattina dopo. La madre non gli disse nulla.

Prese l'autobus per tornare in centro. Entrò nel bar gay guardandosi intorno per vedere se c'era qualcuno che conosceva, qualche amico, ma non vide nessuno. Qualche faccia l'aveva già vista, ma era gente con cui non aveva mai parlato.

Ordinò un gin fitz e sedette da solo a un tavolinetto, in un angolo. Perché Daniele era stato così, con lui? Era stato contento di averlo rivisto, dopo tanto tempo. Era stato contento anche quando aveva cominciato a fare l'amore con lui e col suo ragazzo. Ma poi...

Chiese un secondo bicchiere. Bevve, anche troppo in fretta. Ordinò il terzo. Lo stava bevendo, quando un giovanotto sui ventotto anni gli chiese se poteva sedere al suo tavolo.

"Prego..." rispose Fabrizio incurante.

"Sembri triste... come mai?" chiese l'altro.

Fabrizio lo guardò: era un bel tipo, anzi, affascinante, e gli sorrideva guardandolo negli occhi.

"Sono triste..." rispose Fabrizio.

"E come mai?" insisté l'altro.

"Perché... perché mi hanno trattato da... puttana..."

"Da puttana? E chi?"

"Io... sono una puttana... Basta che uno mi faccia capire che mi vuole scopare, che non sono capace di dirgli di no..."

"Beh, semplicemente ti piace fare l'amore, che c'è di male? Sei giovane e ti piace divertirti, no?"

"Sì, ma... con chiunque?" chiese triste Fabrizio e scolò il suo bicchiere.

"Ne vuoi un altro?" chiese il giovanotto.

"Sì, grazie."

"Sei un gran bel ragazzo. Quanti anni hai?"

"Diciassette, quasi diciotto."

"Bella età. E... che cosa ti piace fare?"

"Fare? A letto?" chiese Fabrizio attaccando il suo quarto bicchiere. Si sentiva la testa lieve lieve, si sentiva meglio.

"Sì... cosa?" insisté l'altro interessato.

"Qualsiasi cosa piace all'altro. A te cosa piace fare?"

"A un ragazzo come te, succhiarlo."

"Bene. E poi?"

"E poi mi piacerebbe..." disse mettendogli una mano su una coscia e facendogliela scivolare sul sedere, " mettertelo..."

"Hai un posto?" chiese semplicemente il ragazzo sentendosi girare la testa.

"No, ma potremmo andare in albergo; ce n'è uno qui vicino se ti va." disse il giovanotto palpandogli il sedere.

"Offrimi un altro bicchiere, prima." disse Fabrizio.

"Volentieri, ma non hai già bevuto troppo?"

"No, dai..." insisté il ragazzo mettendogli una mano sulla patta e palpandolo, "Ce l'hai già duro." ridacchiò.

"Sì, mi piaci. Ti avevo già notato altre volte."

Fabrizio vuotò il bicchiere e si alzò in piedi: "Andiamo?" chiese sentendosi malfermo sulle gambe.

"Sì, vieni." disse l'altro. Lo prese per un braccio e lo guidò fuori. Fabrizio barcollò e l'altro lo sorresse: "Te la senti davvero?" chiese quasi ripensandoci.

"Sì. Non sono neanche venuto, con quei due." rispose il ragazzo come se l'altro sapesse di chi parlava.

"Davvero vuoi farlo con me?" chiese ancora.

"Sì, dai. Non volevi mettermelo?" chiese allegro Fabrizio palpandolo di nuovo fra le gambe.

L'altro, poiché erano per la strada, gli scostò la mano guardandosi attorno un po' imbarazzato. "Vieni, allora." disse comunque.

Salirono nell'alberghetto a ore, il giovanotto prese una camera e vi guidò il ragazzo. Questi, appena entrati nella squallida cameretta, si calò i calzoni sulle anche, si appoggiò al letto col petto e disse: "Inculami, dai!"

Il giovanotto gli si accostò e gli carezzò il sedere e gli disse: "Spogliati e sali sul letto."

"No, dai, prendimi così, fottimi. Tanto io sono solo una puttana, no?" insisté il ragazzo.

L'altro sembrò perplesso, ma si aprì i calzoni, se lo tirò fuori e si accostò al ragazzo puntandoglielo fra le natiche: "Davvero vuoi che ti prenda così?" chiese.

"Dai! Inculami!" disse il ragazzo deciso.

L'altro lo accontentò. Glielo spinse dentro e iniziò a montarlo.

Fabrizio gemeva contento e lo incitava: "Dai, più forte. Che bello. Dai, così, fammelo sentire tutto. Ti piace incularmi?"

"Sì..." disse l'altro eccitato.

"Dio che bel cazzo... oooh..." gemeva Fabrizio che aveva perso ogni controllo.

La testa gli girava, gli sembrava che tutta la stanza gli girasse intorno. Sentiva l'altro martellargli dentro e gli piaceva. Il volto premuto contro il materasso, sentiva un forte odore di sesso, si sudore, di sperma ed era eccitatissimo.

"Fottimi più forte, dai... fammi sentire che sei un maschio! Sfondami il culo, dai!" diceva Fabrizio senza più alcun ritegno.

L'altro, nonostante la stranezza della situazione, o forse proprio per questa, si stava eccitando sempre più e prendeva il ragazzo con crescente vigore. Frattanto gli aveva infilato una mano fra il corpo e il bordo del letto e lo masturbava velocemente.

"Così, dai..." continuava a incitarlo il ragazzo sentendosi le gambe cedere per l'alcool che stava facendo effetto.

E finalmente Fabrizio venne e strinse l'ano a ogni getto del suo seme, provocando così anche all'altro un forte orgasmo.

Quando anche il giovanotto si fu sfogato, restò per alcuni secondi nel ragazzo, poi si sfilò lentamente: "Mi hai fatto godere da matti. Sei un piccolo stallone selvaggio, tu." disse compiaciuto mentre si ripuliva e si risistemava i calzoni.

Fabrizio restava immobile: non aveva più la minima forza.

"Rivestiti, dai..." disse allora il giovanotto lievemente preoccupato per quella immobilità.

Fabrizio si scosse e, in qualche modo, riuscì a rialzarsi i calzoni e a riabbottonarli.

Uscirono. Quando furono in strada, il giovanotto gli disse: "Sei stato grande... ma... te la senti di camminare? Sei ubriaco?"

"No... no, va bene... solo un po' leggero..."

"Torni a casa?"

"Sì..."

"Vuoi che ti accompagni?" chiese l'altro un po' preoccupato.

"No no, va bene." insisté Fabrizio mentendo.

"Come vuoi... buona notte, allora..."

"Notte..." rispose Fabrizio facendo uno sforzo per non barcollare e si avviò a caso. Al primo angolo si fermò, si girò verso l'altro che lo guardava un po' incerto, gli fece un cenno di saluto e girò l'angolo nel vicolo semibuio. Fece pochi passi, poi si appoggiò al muro. E, lentamente, si afflosciò a terra e si addormentò quasi di colpo, mormorando: "Che bella inculata..."

Rimase lì per quasi un'ora, profondamente addormentato. Era passata la mezzanotte, quando una gruppo di amici che usciva da un vicino disco gay imboccò il vicolo.

"Ehi, c'è qualcuno là per terra!" disse uno di quelli attirando l'attenzione degli altri.

"L'hanno pestato?" chiese un altro.

"Si è sentito male?" chiese il terzo.

"No," disse il quarto che si era chinato sul ragazzo, "è solo ubriaco. Ehi, sveglia! Non puoi restare qui." disse poi scuotendolo.

Dopo parecchi tentativi, Fabrizio aprì un occhio e biascicò: "Se mi vuoi inculare, puoi farlo, a me piace." e crollò di nuovo.

I ragazzi risero. Un altro riprese a scuoterlo: "Ehi, ragazzo, dicci dove abiti, ti portiamo a casa." Ma Fabrizio non rispondeva.

"Cerca se ha i documenti." disse uno. Gli frugarono nelle tasche, ma non trovarono che il portafogli con pochi soldi e nessun documento o nulla che potesse far capire dove abitasse.

"Mica possiamo lasciarlo qui, no?" disse uno dei ragazzi.

"Portiamolo in macchina." disse un altro, "Forse riusciamo a svegliarlo e a farci dire dove abita."

Lo sollevarono di peso e lo caricarono in auto, fra i due dietro. Cercarono di nuovo di svegliarlo.

Fabrizio riprese coscienza un attimo, vide i volti chini su di lui e, fatto un sorriso, disse: "Chi mi incula per primo?" e risprofondò nell'incoscienza.

"Beh, se proprio vuole essere inculato, io ci starei: è un bel ragazzo." disse uno.

"Mica vorrai profittare di lui, no?" disse quello accanto al guidatore.

"E perché no: in fondo è lui che insiste." disse un terzo.

Il quarto, che era seduto al posto di guida, mise in moto: "Cominciamo a portarlo su da me, poi..."

"Poi, cosa?" chiese uno dei ragazzi con aria maliziosa.

"Beh, poi... chi se lo fa per primo?" rispose un altro ridendo. Anche gli altri risero.

"Possiamo giocarcelo ai dadi." propose uno.

"No, ce lo facciamo tutti. Mi sa che passeremo una bella nottata," disse allegro un altro, "io avevo giusto voglia di scopare."

"Ma è ubriaco..." protestò quello accanto al guidatore.

"E beh? Tanto lui deve solo prenderlo in culo, no? Non dirmi che tu non te lo faresti."

"E poi, ha detto lui che gli piace, no?"

"Ma perché è ubriaco."

"In vino veritas, no? Dai, non fare il guastafeste. Io voglio godermelo! È un gran bel ragazzo."

"Anche io!"

"Io pure! Cos'è, non è il tuo tipo? Guardalo, è carino, no? Non ti tira solo a guardarlo?"

"Sì, ma..."

"E allora? Cos'è, ti vergogni di chiavarlo davanti a noi? L'altra settimana, quelle due marchette, ce le siamo fatte tutti insieme, no?"

"No, che c'entra... Ma lui mica è una marchetta..."

"E che ne sai tu? E comunque, non dobbiamo neanche pagarlo, ha chiesto lui di chiavarlo, due volte."

Lo portarono in casa. Lo spogliarono nudo e lo stesero prono sul letto, mettendogli un cuscino sotto il basso ventre: "Ha un bel culetto... Chi comincia?"

"Io! Sono già arrapato."

"Io secondo!"

"Terzo, allora." disse pronto quello che prima si era opposto. Gli altri risero.

Il primo si cominciò a spogliare. Gli altri stavano attorno al letto a guardare. Quando fu nudo, salì sul letto, divaricò le gambe di Fabrizio, vi si inginocchiò in mezzo e calò giù. Trafficò un poco e infilò il ragazzo: "Entra liscio come l'olio!" disse mentre lo penetrava, "si vede che è già abituato."

"È che il tuo è piccolo!" lo prese in giro un altro.

"Piccolo? Vuoi provarlo tu?" protestò quello iniziando a muovere su e giù le anche e a fottere l'incosciente Fabrizio.

"Metti un po' di musica, frattanto." disse uno degli altri al padrone di casa che guardava la scena divertito.

Fabrizio riprese coscienza per alcuni istanti mentre il secondo dei ragazzi lo stava prendendo. Sentì il corpo nudo dell'altro su di sé, dentro di sé, senza rendersi conto di chi fosse, di dove fosse, ma senza neppure preoccuparsene e mormorò con voce impastata: "Più forte... dai..."

"Ti piace, eh?" chiese uno dei ragazzi.

"Siii... anche in bocca, dai..." biascicò Fabrizio.

I ragazzi risero e uno, tiratoselo fuori, salì sul letto accoccolandoglisi davanti e offrendoglielo. Fabrizio iniziò subito a leccarlo ma ripiombò presto nell'incoscienza.

"Ehi, l'hai emozionato tanto col tuo banano, che è svenuto!" rise quello che l'aveva già penetrato.

"Cazzo! M'ha fatto venir voglia e ha smesso!" protestò quello scendendo dal letto col membro dritto, "Nessuno di voi vuole assaggiarlo?" chiese ai compagni. Uno subito gli si inginocchiò davanti e prese a succhiarlo. L'altro allora, senza dire niente, gli andò dietro, gli slacciò i calzoni facendoglieli calare fin sulle anche e lo prese. Cominciò così una vera e propria orgia il cui centro era il corpo semiinerte di Fabrizio, che a turno presero tutti anche più di una volta.

Quando il ragazzo prese coscienza di nuovo, sul letto c'era un groviglio di corpi nudi. Questa volta Fabrizio si impadronì di un membro e lo succhiò a lungo, di gusto. Pensò che stava sognando e pensò che era un sogno piacevole: tanti cazzi tutti per lui, uno in bocca, uno in culo ed uno per ogni mano... Sentiva la musica, le risate dei ragazzi, ma soprattutto la libidine scatenata con cui gli stavano addosso.

Per un attimo si chiese se non fosse un sogno: forse Valerio e Daniele avevano invitato amici... ma non riusciva a coordinare le idee, a capire... O era quello dell'albergo che aveva chiamato quelli delle altre stanze? C'era la coda per prenderlo? Non lo sapeva, non capiva ma non gli importava: aveva solo tanti, tanti bei cazzi a sua disposizione... Voleva goderseli.

Quando i quattro ragazzi, a poco a poco, si furono calmati, soddisfatti per quell'imprevista orgia, appagati, Fabrizio ripiombò in un sonno profondo.

"Beh, e adesso, che ne facciamo del ragazzo?" chiese uno mentre si rivestiva.

"Lasciamolo dormire. Gli passerà la sbornia."

"Senti, riaccompagni tu a casa loro?" chiese il padrone di casa a uno degli amici.

"Sì, certo." disse quello.

"Cos'è, te lo vuoi godere ancora da solo?" chiese un altro maliziosamente, "Per questo ci mandi via?"

"Ma no. Quando si sveglierà, mi farò dire dove abita e vedrò di riaccompagnarlo a casa."

Gli altri tre se ne andarono: erano le quattro del mattino. Il padrone di casa si spogliò di nuovo e si stese accanto a Fabrizio. Stava per addormentarsi, quando il ragazzo si svegliò di nuovo.

Fabrizio sentì il corpo nudo accanto a sé, lo sfiorò e disse: "Perché non mi inculi?"

"Dormi, adesso." rispose l'altro.

"No, dai... inculami..."

"L'ho già fatto, non ti ricordi?" disse divertito l'altro.

"Ma io ho ancora voglia... inculami, dai..."

"Non mi tira, adesso. Magari domattina."

"No, dai..." insisté Fabrizio con voce stanca.

"Dormi." ripeté l'altro.

Fabrizio si riaddormentò.

Quando si svegliò, era mattina avanzata. Con la testa intontita, si guardò attorno chiedendosi dove fosse. Poi notò il corpo nudo dell'altro accanto a sé: chi era? Come era finito nel suo letto? Ci aveva fatto l'amore? Non ricordava niente.

Lo guardò meglio: non era bello, non era brutto. Doveva avere sui venticinque anni, forse qualcuno in più. Si mosse e sentì il sedere indolenzito: sì doveva averlo preso da quello, pensò, lo guardò fra le gambe e vide che l'aveva di dimensioni medie: possibile che quando gli diventava duro fosse più grosso di quel che si potesse pensare?

Carezzò il membro, che prese subito ad inturgidirsi. La testa gli faceva un po' male. Si era ubriacato di brutto la sera prima, dopo che aveva lasciato Daniele e Valerio. E poi, si chiese continuando a carezzare quel membro che si stava rizzando, che cosa era successo? Non ricordava nulla. Dove aveva conosciuto quello, al bar gay? Chi era? Cosa avevano fatto?

Senza riflettere, si chinò su quel membro duro e cominciò a leccarlo, succhiarlo. L'altro, dopo poco si svegliò.

"Ehi, non ti è bastata, stanotte?" chiese con voce lieve.

"Cosa abbiamo fatto? Non mi ricordo." rispose Fabrizio guardandolo, smettendo di succhiarlo ma carezzandolo.

"Non ti ricordi niente?" chiese l'altro stupito, alzandosi a sedere e carezzando, con rinnovato desiderio, il corpo del ragazzo.

"No... chi sei? Come mai sono qui? Abbiamo fatto l'amore, io e te? Ero ubriaco..."

"Adesso, come ti senti?"

"Intontito..."

L'altro lo carezzava in modo sempre più intimo: "Ma hai di nuovo voglia?" gli chiese.

"Sì... e tu?"

"Anche... me l'hai fatta venire tu... Succhiamelo ancora, dai... che poi ti inculo, se vuoi..."

"Ci siamo conosciuti al bar? Non mi ricordo come ti chiami."

"No... io mi chiamo Gustavo, e tu?"

"Fabrizio... dove ci siamo conosciuti?"

"Eri per la strada, incosciente, ubriaco... allora ti abbiamo portato qui a casa mia..."

"Abbiamo? Tu e... chi?"

"Tre amici miei..."

"E... tutti e quattro?" chiese Fabrizio cominciando a intuire il perché del suo indolenzimento, e vergognandosi un po'.

"Sì. Davvero non ricordi niente?"

"No. Dove sono, gli altri?"

"Tornati a casa. Questa è casa mia."

"Tutti e quattro..." ripeté pensieroso Fabrizio.

"Forse eravamo un po' brilli anche noi. Pareva che ti piacesse e sei un bel ragazzo." si scusò l'altro, ma continuando a carezzare il sedere di Fabrizio e titillandogli con un dito il foro.

"Mi vuoi prendere di nuovo, vero?"

"Sì..." rispose l'altro sospingendolo in modo di farlo stendere e salendogli sopra pieno di desiderio.

"Inculami, dai..." mormorò Fabrizio.


DIETRO - AVANTI