IL PRIMO "NO" DI FABRIZIO | TERZO |
In casa le cose a poco a poco tornarono alla normalità. La madre di Fabrizio si rassegnò al fatto di avere un figlio gay. Non che ne parlassero esplicitamente, ma era evidente da mille piccoli segnali che la donna aveva accettato l'idea che la sessualità del figlio fosse diversa da quella che lei aveva immaginato. Per esempio, quando Fabrizio aveva accennato al fatto che aveva un amico (Sergio) con cui stava bene e che vedeva abbastanza spesso, la madre gli aveva chiesto: "Ma vi volete bene?" "Non lo so mamma. Ci piace stare assieme. Ma non credo che ci sia altro, fra noi due." "Beh, d'altronde sei giovane, devi fare le tue esperienze, penso. Basta che sia un tipo a posto." disse la donna. "Mi pare di sì." La storia con Sergio continuava tranquilla. A Fabrizio, come aveva previsto l'uomo, i rapporti sessuali non davano più dolore ma solo un intenso piacere. E Sergio sembrava sempre molto attratto dal ragazzo. Ma Fabrizio pensava che, col passare dei mesi, prima o poi l'altro avrebbe desiderato avere un ragazzo più giovane, anche perché lui, fisicamente, stava maturando piuttosto in fretta e stava perdendo i tratti dell'adolescenza che tanto attraevano l'uomo.
"Ma così tu resti senza." disse il francese. "Non importa. Io non ne avevo veramente bisogno." "Beh, neanche io, solo che mi piace questo colore." "Credo che ti starà molto bene." "Grazie. Beh, almeno, per ringraziarti, posso offrirti qualcosa al bar? Io mi chiamo Bertrand, e tu?" "Fabrizio." rispose il ragazzo seguendolo in strada. Entrarono in un bar e sedettero. Ordinarono da bere. Bertrand iniziò a fargli domande; le solite: dove abiti, che fai, quanti anni hai, e gli raccontò di sé. A un certo punto disse: "Beh, mi sento un po' solo, non ho molti amici. Sai, uno straniero ha sempre difficoltà ad ambientarsi." "Ma tu parli molto bene l'italiano. Dove vivi tu, in dormitorio?" "No, solo i primi mesi. Ma volevo essere più libero, così mi sono trovato una stanzetta in mansarda: non costa molto e la sto arredando in modo simpatico. È poco lontana da qui. Ti andrebbe di venirla a vedere? Hai un po' di tempo?" "Sì." rispose Fabrizio. "Bene, andiamo, allora. Sono contento di averti conosciuto, spero che diventeremo amici." "Anche io." Mentre andavano, Bertrand gli chiese: "Hai la ragazza, tu, Fabrizio?" "No, e tu?" "No no. Mai avuta una ragazza, io. E non credo che l'avrò mai." aggiunse guardandolo con aria intensa. Fabrizio non capì il sottinteso di quelle parole e di quello sguardo, non immaginò che quello fosse un segnale: era ancora piuttosto ingenuo. Non che non avesse pensato che Bertrand era un bel ragazzo e che gli sarebbe piaciuto farci l'amore, ma questo lo pensava spesso di tanti e non aveva collegato le due cose. Bertrand intuì che l'altro non avesse percepito il messaggio, quindi aggiunse: "Io credo che non mi sposerò mai. Sto meglio con un amico, in realtà non ho neppure un'amica, non mi interessano le ragazze: sono troppo diverse da noi. Con un amico, sento che mi intendo meglio. Tu non credi?" "Sì, forse. In effetti, anche io non ho amiche." "E poi anche sotto il profilo estetico, a me sembra che il corpo maschile sia molto più bello di quello femminile. Tu che studi arte, non la pensi così?" "Sì, è vero." rispose Fabrizio, ancora lontano dal vero significato di quelle parole. "Tu, per avere sedici anni, sembri già ben sviluppato." disse l'altro con aria casuale. Fabrizio accolse il complimento con semplicità, ancora lontano dal vero significato di quelle parole. L'altro continuò: "Io non mi intendo di arte, ma il corpo maschile mi piace e a casa ho alcune belle riviste di foto a colori di nudi maschili. Se ti interessa, te le faccio vedere." "Sì, grazie." rispose tranquillo Fabrizio. Salirono in casa di Bertrand. Questi lo fece sedere sul bordo del lettino e gli porse un fascio di riviste. Erano numeri di "Playgirl", una rivista americana con parecchi nudi maschili integrali. Fabrizio le sfogliò e si eccitò subito: erano belli. Quando Bertrand gli si sedette a fianco come per guardare con lui le foto, e gli pose un braccio attorno alle spalle, Fabrizio provò un brivido. "Ti piacciono?" chiese il giovane. "Sì, sono belli." "Vero? Guarda questo: ha anche un bel cazzo, vero?" "Sì..." "Non viene voglia di toccarlo?" suggerì Bertrand e la sua mano, dalle spalle del ragazzo, scese a carezzargli lieve il fianco. Fabrizio fremette appena. Finalmente intuì che cosa l'altro volesse da lui. E si eccitò ancora di più. I loro sguardi si incontrarono, in silenzio. La mano di Bertrand scese fra le gambe del ragazzo e ne sentì l'eccitazione: "T'è venuto duro." sussurrò con un sorriso. "Sì..." "Anche a me... senti?" disse guidandogli una mano sulla propria patta. Fabrizio palpò lieve: "Sì..." "Ma per te, non per le foto. Tu mi piaci molto, Fabrizio." gli disse allora il giovane e, abbracciatolo, mentre lo sospingeva a stendersi sul letto, lo baciò in bocca. Il ragazzo rispose avidamente a quel bacio. Si liberarono delle scarpe, si stesero più comodi sul letto, fianco a fianco, e Bertrand carezzava, attraverso gli abiti, tutto il corpo del ragazzo, continuando a baciarlo. Fabrizio sospirò felice, stringendosi all'altro e, in un mormorio, gli chiese: "Mi vuoi?" "Sì, ti voglio." "Prendimi, allora." "Dopo. Ora mi piace toccarti così. Non c'è fretta, no?" "No, nessuna fretta." rispose felice il ragazzo. Gli piaceva essere toccato, sentire che il desiderio dell'altro corrispondeva al proprio, ma che lo tratteneva. E gli piaceva soprattutto che fosse l'altro a condurre il gioco. Bertrand lo carezzava a lungo, baciandolo di tanto in tanto, stringendolo a sè e facendogli sentire la propria eccitazione. A differenza di Sergio, che lo denudava e lo prendeva appena erano soli, Bertrand sembrava godere nel toccarlo attraverso gli abiti, senza ancora spogliarlo. Eppure, negli occhi di Bertrand, Fabrizio leggeva lo stesso intenso desiderio che c'era nello sguardo di Sergio. "Mi piaci, Fabrizio. Cosa ti piace fare?" "Tutto quello che piace a te." rispose il ragazzo. Bertrand sorrise e lo baciò di nuovo, mentre le sue mani gli sfilavano la camicia dai calzoni e vi si insinuavano sotto, dolci e calde, iniziando a carezzargli il petto. "Ti piace?" gli chiese sorridendo con dolcezza. "Sì, molto..." rispose il ragazzo e, a sua volta, tolse la camicia dai calzoni di Bertrand e, infilatevi sotto le mani, gli carezzò con piacere la schiena forte e liscia. Bertrand gli sollevò camicia e canottiera fin sul petto e, scopertigli i capezzoli già turgidi, si chinò a suggerglieli. Fabrizio inarcò la schiena e mugolò per il piacere. Bertrand glieli mordicchiava lieve, glieli leccava, glieli suggeva e frattanto gli sbottonava la camicia. Quindi gliela sfilò, poi gli tolse la canottiera lasciandolo a torso nudo. Fabrizio iniziò allora a sbottonare la camicia di Bertrand, mentre questi lo baciava di nuovo profondamente in bocca. Ora erano seduti l'uno di fronte all'altro, le gambe intrecciate, e Fabrizio si chinò a leccare il bel petto del compagno. Sentì il giovane fremere. Bertrand si chinò su di lui e gli mordicchiò il collo. Il giovane iniziò a trafficare con la cintura dei calzoni del ragazzo che subito lo imitò: dopo poco stavano aprendo l'uno la patta dell'altro. Si liberarono dei calzoni, restando con indosso le sole mutande, tese e gonfie per l'erezione che entrambi avevano. Si carezzavano e leccavano contemporaneamente per tutto il corpo, a vicenda, carezzandosi lievi l'un l'altro il rigonfio fremente sotto la leggera tela degli slip. Continuarono così, a lungo, godendo l'uno i fremiti dell'altro. Fabrizio, mentre si godeva il giovane francese, non poteva fare a meno di paragonarlo con Sergio: erano così diversi. L'uomo era irruento, vigoroso, virile e andava subito al sodo, prendendolo con vigore per poi goderlo a lungo. Il francese invece si stava prendendo tutto il suo tempo e pareva godere molto i preliminari. A Fabrizio la cosa piaceva, e non avrebbe saputo dire chi dei due gli piacesse di più, anche perché lui, per una sua dote innata, spontaneamente si adattava all'altro. Bertrand ora gli stava abbassando lentamente gli slip, mentre con le labbra e la lingua indugiava sulle ultime parti del corpo di Fabrizio che stava finalmente rivelando. Il ragazzo ebbe un sussulto quando il compagno si impadronì con la bocca del suo membro teso e iniziò a lavorarlo con la lingua e le labbra. Si girò per raggiungere il grembo dell'altro e, sfilategli a sua volta pian piano le attillate mutande, si unì a lui in un appassionato sessantanove. A Fabrizio piaceva molto e sentiva che anche Bertrand stava godendo per quell'unione reciproca. Lo sentiva fremere, mentre con le mani gli impastava dolcemente le piccole sode natiche. Fabrizio aspettava con anticipazione di sentire l'altro cercargli il buchetto, titillarglielo per fargli capire il proprio desiderio. Ma Bertrand sembrava indugiare ancora. Davvero non era il tipo che fa le cose in fretta, pensò il ragazzo con un confuso senso di piacere. Finalmente un dito di Bertrand gli frugò nella piega fra le natiche e gli sfiorò la rosetta di carne. Fabrizio fremette di piacere, ma il dito si allontanò. Poco dopo di nuovo il dito si infilò lì e lo titillò lieve. Il ragazzo fremette ancora, intensamente. "Ti piace?" gli chiese con dolcezza il giovane. "Sì..." "Mi vuoi in te?" "Sì..." "Anche io ti voglio, ma non ancora: non voglio che finisca tutto subito, voglio goderti a lungo." "Va bene..." rispose fremendo il ragazzo. Le dita di Bertrand giocherellavano sul suo sfintere, senza sosta, mentre continuavano a succhiarsi a vicenda. A volte lo sfioravano lievi, a volte lo iniziavano quasi a penetrare, per ritrarsi poi subito. Era come un dolce supplizio, in un crescendo di piacevoli sensazioni. Poi il giovane lasciò il membro di Fabrizio e avanzò con la lingua fino a raggiungere il foro fremente. Il ragazzo, a quel contatto, rabbrividì per il piacere. La lingua lo frugava instancabile, ora morbida, ora dura, facendogli aumentare il desiderio di essere penetrato. Sentiva, frattanto, il membro turgido di Bertrand guizzargli fra le labbra, sempre più duro e forte e pregustava il momento in cui il giovane glielo avrebbe infilato dietro. "Ho voglia di prenderti, ora..." "Sì..." "Come vuoi che ti prenda?" "Come vuoi tu." "Allora..." disse Bertrand stendendosi supino, il membro fieramente puntato verso l'alto, "sieditici sopra, infilatelo dentro: voglio guardarti, mentre ti prendo..." Fabrizio non era mai stato preso così. Si mise cavalcioni sulle anche dell'altro e si accoccolò. Bertrand se lo teneva dritto, puntato in posizione. Il ragazzo arrivò a sfiorare col buchetto palpitante la punta dell'asta gloriosa e la sentì premere lieve al punto giusto. Allora si lasciò andare giù quasi di colpo, a corpo morto, e lo sentì entrare in lui, dilatarlo, invaderlo, riempirlo, finché le sue natiche furono fortemente premute sul pube del giovane: gli era tutto dentro. Bertrand, afferrandolo per la vita, lo fece sollevare un poco, quindi iniziò a muoversi su e giù, puntando sulla schiena e roteando le anche. Erano movimenti calmi e forti, calibrati, che davano sensazioni molto belle a Fabrizio, che sorrise beato. "Ti piace, così?" gli chiese l'altro continuando a pompargli dentro lentamente, teneramente ma con forza di sotto in su. "Molto... e a te?" "Anche. Sei persino più bello, ora. È bello vedere che ti piace, quanto ti piace. Mi piace il tuo sorriso." Sergio gli diceva sempre che gli piaceva il suo culo... Bertrand, pur prendendolo con evidente piacere, gli diceva che gli piaceva il suo sorriso. Anche in questo i due erano diversi. Il membro di Sergio era più grosso e lungo, ma il modo in cui Bertrand glielo muoveva dentro non gli faceva rimpiangere nulla. Bertrand smise di pomparlo e, rimanendogli infisso dentro, si alzò a sedere e lo baciò. Quindi lo sospinse con la schiena sul materasso, ripiegò le gambe indietro e, in quella posizione, riprese a stantuffargli dentro con lunghi e lenti movimenti avanti e dietro. "E così, ti piace?" gli chiese guardandolo con un sorriso. "Sì... mi piace. Ho l'impressione che così puoi spingermelo dentro più a fondo." "Forse... Sai che mi piaci da matti?" "Grazie. Anche tu." "Vorrei che non finisse mai." gli disse Bertrand in un sussurro spingendoglisi lentamente fino in fondo. "Sì..." rispose Fabrizio facendo palpitare il suo sfintere attorno alla radice dell'asta turgida dell'altro. Bertrand si chinò su di lui per baciarlo. Poi gli sussurrò: "Le tue labbra hanno il sapore di una sorgente di acqua fresca. E sei bello." "Anche tu sei bello." rispose contento il ragazzo. "Mi piace come ti fai prendere." gli disse allora l'altro ricominciando a muoverglisi dentro con lunghi e calmi movimenti pieni di tenera virilità. "Mi piace come mi prendi." rispose Fabrizio con un sorriso pieno di dolcezza. "Mi piace come sorridi." mormorò l'altro continuando a scivolargli dentro e fuori col suo ritmo calmo e deciso. Finalmente Fabrizio intuì, sentì che l'altro stava per raggiungere il punto senza ritorno. Il ritmo accelerò a poco a poco, quasi impercettibilmente ma chiaramente, il respiro si fece più profondo e breve, tutti i muscoli del corpo del giovane si tesero e presero a guizzare... finché Bertrand, socchiudendo gli occhi e col volto soffuso di un'espressione beata, iniziò a scaricarsi in lui in una serie di getti forti e di intense contrazioni, gemendo tutto il proprio godimento. Anche Fabrizio, allora, raggiunse l'orgasmo: non era intenso come quando lo raggiungeva con Sergio, ma era altrettanto piacevole e bello. Bertrand gli si adagiò sopra, carezzandolo: "È già finito, purtroppo." si lamentò, ma con un sorriso pieno di dolcezza. Poi aggiunse: "Ma è stato molto bello. Grazie." "Grazie a te..." mormorò il ragazzo sentendosi appagato e felice. Bertrand lo baciò." Ti voglio ancora; ci potremo vedere?" "Certo, quando vorrai." "È la prima volta che lo faccio con un ragazzo così giovane. Ma tu mi piaci molto." "Ma tu li preferisci più grandi di me?" chiese con una certa apprensione Fabrizio. "Di solito sì. Ma tu mi piaci troppo. Là al negozio, il sorriso dolce con cui hai rinunciato ai jeans per me, mi ha subito conquistato. Non sapevo se avresti accettato di fare l'amore con me, ma l'ho desiderato subito e così tanto, che ti ho invitato a venire da me. Di solito non lo faccio, non faccio quasi mai il primo passo io. Ma sono felice di averlo fatto, questa volta, e che mi è andata bene. Sei così bello." "Davvero mi vuoi ancora con te?" "Sì, certo. Hai già un ragazzo, tu?" "No..." rispose Fabrizio, pensando che Sergio non contava. Poi gli chiese: "E tu?" "Neanche. Ma forse ne ho trovato uno." "Ah, lo vedi spesso?" "No, non ancora, ma spero di sì. E spero che voglia diventare il mio ragazzo." "Ti piace molto?" chiese Fabrizio con lieve apprensione. "Sì, molto. È un ragazzo giovane, bello, con un sorriso speciale, e si chiama... Fabrizio." "Io? Parli di me?" chiese stupito e felice il ragazzo. "Certo. Mi piacerebbe che tu diventassi il mio ragazzo." Fabrizio gli si strinse contro e lo baciò, poi gli mormorò: "Anche a me piacerebbe." "Allora dobbiamo conoscerci meglio, no?" "Sì certo. Ma non sono troppo giovane per te?" "No, e poi crescerai. Ma anche così mi vai bene. Mi piaci davvero molto, sai?" "Anche tu..." Restarono abbracciati, carezzandosi lievi, a lungo, parlando di mille cose. Poi Fabrizio, vista l'ora che si era fatta, gli disse che doveva tornare a casa. Si rivestirono. Si salutarono. Fabrizio uscì da casa di Bertrand sentendosi leggero e felice.
Sergio in fondo gli dava solo sesso, molto piacevole, ma solo sesso: al di fuori di questo non è che i due condividessero altro. Bertrand gli dava anche molta tenerezza, e questo gli piaceva. Anche sessualmente gli piaceva. E poi, con Bertrand c'era comunicazione, parlavano di molte cose. Cominciarono a vedersi per andare al cinema assieme, o per andare a mangiare, qualche volta, da qualche parte. Tutti e due in fondo avevano pochi soldi e perciò non potevano andare spesso fuori. Ma quando avevano tempo, piaceva a tutti e due andare a passeggiare per le vie commerciali a guardare le vetrine di abbigliamento per giovani. Avevano gusti molto simili, in fatto di abbigliamento. Qualche volta si scambiavano anche gli abiti, perché portavano la stessa taglia. A Fabrizio piaceva questo scambio di abiti: gli pareva aumentasse l'intimità fra di loro. Un'altra cosa che gli piaceva in Bertrand era la semplicità con cui gli faceva capire quando aveva voglia di fare l'amore con lui: glielo diceva, con frasi del tipo "ti va se andiamo a rilassarci un po'?" oppure "hai voglia di dedicarmi un po' di tempo?" o anche solo "che ne dici di..." e gli faceva un sorriso pieno di dolci promesse. Lui accettava sempre volentieri, quando aveva tempo, perché sapeva che fare l'amore con Bertrand non era mai una cosa breve. Poteva esserlo con Sergio, una cosa molto intensa ma breve, non certo con Bertrand. Un'altra cosa che differenziava i due, era che Sergio non gli aveva mai parlato o presentato i suoi amici. Bertrand, invece, a poco a poco gli stava facendo conoscere tutti i suoi amici e spesso presentava Fabrizio dicendo "il mio ragazzo" con una certa fierezza che gli faceva piacere. Fabrizio stava passando un periodo molto sereno. Anche a scuola andava bene, stava diventando sempre più bravo specialmente in disegno. Nel modellato non era eccezionale ma comunque se la cavava bene. Nel nudo, in particolare maschile si capisce, era il migliore del corso ed era bravo anche in disegno architettonico. La madre, visti anche i suoi più che buoni risultati a scuola, era contenta di lui. Non erano più tornati sul discorso della sua sessualità, ma Fabrizio era contento di non doverle più nascondere questo aspetto. Il fatto che la madre avesse smesso di parlargli (o di chiedergli) delle ragazze, era la prova che l'aveva davvero accettato. Anche la serenità della donna ne era una prova eloquente. Fabrizio cresceva bene, anche fisicamente. E proprio il fatto che stesse maturando, iniziò a provocare un certo rallentamento nei rapporti con Sergio. Questi non gli aveva detto niente, ma per il ragazzo era chiaro che la separazione definitiva si stava avvicinando. La cosa non gli dispiaceva particolarmente, specialmente ora che aveva, comunque, Bertrand, che invece pareva essere sempre più attratto da lui e dal suo aspetto via via più maturo e maschio. Un'altra cosa che doveva a Bertrand era che questi, a volte, lo portava nei locali gay: vedere, incontrare tanta gente che aveva i suoi stessi gusti in fatto di sesso, gli dava via via una maggiore sicurezza, lo faceva sentire meno solo, meno "diverso".
La gente era cordiale, anche se, parlando solo greco, a differenza della gente del porto, non è che il ragazzo potesse comunicare. Comunque scattava molte foto: della gente, del paesaggio, delle bianche casupole, povere ma linde, degli attrezzi... Stava fotografando una barca e il giovane proprietario che, a torso nudo (bello come quello di una statua classica), la stava ridipingendo di vivaci colori, quando questi gli sorrise e gli fece cenno di avvicinarsi. Fabrizio, scattata un'ultima foto, si avvicinò al giovanotto. Questi gli disse qualcosa in greco. Il ragazzo scosse il capo sorridendo, per dirgli che non capiva. L'altro ripeté qualcosa indicando intorno. "Sì, il paesaggio è bello." disse allora Fabrizio annuendo e pensando di interpretare il gesto dell'altro. L'altro fece un ampio sorriso e disse qualcosa altro indicando prima se stesso poi Fabrizio. Questi, pensando che l'altro avesse indicato la macchina fotografica, gli chiese: "Vuoi che ti faccia un'altra foto?" e sollevò la macchina. Il giovanotto scosse la testa e con la mano gli fece abbassare l'apparecchio e disse qualcosa altro, questa volta indicando prima il proprio petto, poi quello di Fabrizio. Quindi indicò di nuovo attorno, poi la propria barca. "Non capisco..." disse il ragazzo confuso. Il giovanotto allora allungò una mano e carezzò il ragazzo su un fianco, tirandolo leggermente verso di sé e i suoi occhi brillarono e finalmente Fabrizio capì: l'altro gli stava proponendo di fare l'amore. I loro corpi si sfiorarono e il pescatore baciò lieve il ragazzo sulle labbra, quindi, con voce calda e bassa, disse qualcosa. Fabrizio non sapeva che cosa avesse detto, ma quando l'altro lo tirò dolcemente verso la barca, vi si lasciò condurre. Il pescatore stese una stuoia sul fondo della barca, poi vi salì, sempre guidando Fabrizio per un braccio, con una presa lieve ma decisa. Si stese sulla stuoia tirando a sé il ragazzo, e iniziò a denudarlo con gesti calmi, continuando a sorridergli. Fabrizio lo lasciava fare come in trance: era affascinato dal pescatore, dal suo corpo scultoreo, dal suo sorriso luminoso, ma soprattutto dalla sua sicurezza. Il giovanotto, dopo avergli tolto di dosso tutti gli abiti, iniziò a spogliarsi a sua volta, finché rivelò la sua piena erezione. Il sole caldo carezzava i loro corpi, quello ancora chiaro del ragazzo e quello perfettamente abbronzato del pescatore. Questi si stese e iniziò a carezzarlo, finché lo sentì completamente eccitato. Mentre lo carezzava, con la sua voce calda e sensuale, gli diceva chissà quali parole e lo ammirava con occhi luminosi. Fabrizio fremeva e si sentiva come soggiogato dall'altro. Quando un dito del giovanotto gli frugò delicato far le natiche fino a individuare il suo foro, Fabrizio allargò le gambe per fargli capire che gradiva quell'intima carezza. Allora il pescatore gli si inginocchiò fra le gambe divaricate, le sollevò facendosele passare sulle spalle e, insalivatesi le dita, iniziò a lubrificargli il buchetto palpitante. Disse qualcosa con voce bassa, che Fabrizio sentì fremente di desiderio, quindi, tiratolo a sé, iniziò a sfregargli l'asta dura fra le natiche, su e giù, passando e ripassando sul caldo sfintere. Fabrizio gli prese il membro con una mano e lo diresse in modo di farselo puntare sull'ano. Il giovanotto chiese qualcosa. Il ragazzo annuì e spinse il proprio bacino contro il pube dell'altro. Questi sorrise, afferrò Fabrizio per la vita e, quasi raccogliendo le proprie forze, dette una forte spinta con le reni e gli fu completamente dentro. Fabrizio gemette per il piacere. L'altro, ora immobile, gli carezzò un guancia, spiandone l'espressione. Il ragazzo gli sorrise, annuì e mormorò: "Mi piace... Dai..." Il pescatore, quasi avesse capito, iniziò allora a prenderlo con una serie di colpi ritmati. Fabrizio sollevò le mani e cominciò a sfregargli i capezzoli, a carezzargli il ventre teso e sodo, a palpargli il piccolo sedere muscoloso che guizzava a ogni affondo, a carezzargli le forti cosce lievemente pelose poi le braccia glabre. Il giovanotto gli sorrideva, evidentemente compiaciuto per la reazione del ragazzo e gli mormorava parole dolci, che Fabrizio non poteva capire ma che erano come musica per le sue orecchie. Gli piaceva da matti la virilità dolce con cui il pescatore lo stava prendendo e pensò che era qualcosa di mezzo fra Sergio e Bertrand, o forse, piuttosto, il meglio di tutti e due in una sola persona. Una fresca brezza carezzava i loro corpi nudi aumentando le piacevoli sensazioni di quella appassionata unione. "È bello..." mormorò Fabrizio. Il giovanotto disse qualcosa di dolce. "Mi piaci troppo..." disse il ragazzo. L'altro disse poche parole. Continuarono per un po' questa specie di dialogo senza capire le parole, ma intuendone il significato. Finché Fabrizio vide un'espressione intensa dipingersi sul volto dell'altro e capì che stava raggiungendo l'acme del piacere. I movimenti del giovanotto si fecero più appassionati, più decisi, più veloci e il ragazzo lo sentì scaricarsi in lui in una serie di fremiti intensi. Il volto del pescatore sembrava come trasfigurato, era bellissimo. Per un attimo si immobilizzò, il membro fremente ancora profondamente infisso in lui. Poi lo carezzò. Fabrizio notò, con un certo stupore, che il membro dell'altro non accennava ad ammorbidirsi. Il giovanotto ricominciò a prenderlo con movimenti nuovamente calmi, controllati, e Fabrizio, che non era ancora venuto, si abbandonò grato e felice a quell'inattesa ripresa. Il pescatore gli sorrise pieno di calore e questa volta si mise a carezzare Fabrizio per tutto il corpo, in modo esperto, sì che il ragazzo si sentì presto in preda a un'eccitazione fortissima. L'altro gli stava donando sensazioni indescrivibili. Sentiva il forte palo limargli dentro, mentre le mani robuste lo titillavano per tutto il corpo e gli pareva di essere in paradiso. "Vengo..." gemette il ragazzo in preda a contrazioni e fremiti incontrollabili, "veee... eengooo!" gridò quasi mentre dal suo membro teso zampillavano getti su getti di seme. E, mentre veniva, con suo confuso stupore, si rese conto che il bel pescatore gli stava venendo di nuovo dentro. Fabrizio si rilassò, esausto ma felice. L'altro non si sfilò ancora da lui, proseguiva il suo va e vieni, ma con dolcezza. Si stese sul ragazzo, lo avvolse fra le sue braccia e le sue gambe e lo baciò intimamente, continuando a muoverglisi dentro lieve, finché il bel membro, ritirandosi a poco a poco, si sfilò da lui. Allora il giovanotto, toltasi dal collo una catenina d'argento, la mise a Fabrizio e gli disse con un sorriso: "Not forget, boy."
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