PRETE PER SEMPRE CAPITOLO 3 - RINNOVAMENTO

Venne la primavera dell'anno seguente e al paese arrivò il nuovo vicario, la vita procedeva come sempre. Fino alla sera in cui don Matteo fece la sua prima visita all'osteria. Beniamino, vistolo entrare, all'inizio pensò di divertirsi a prendere in giro il giovane prete. Ma la sua gentilezza, il suo sorriso dolce, la sua bellezza, conquistarono in pochi minuti il ragazzo. Si sentiva terribilmente attratto da quel giovane uomo: ma non solo dalla sua bellezza, quanto dalla gentilezza che traspariva dal suo sguardo, dal suo sorriso. Gentilezza, forza e sicurezza: un uomo che non si lasciava intimorire, un vero uomo, insomma.

Pochi giorni dopo quella sera, Beniamino incontrò don Marco per via.

"Oh, Beniamino! Come stai?"

"Benone, e tu, prete?"

"Bene, grazie. Che fai di bello?"

"Sono andato a comprare le uova per l'ostessa. Ne vuoi un paio?"

"No, grazie..."

"Perché? Dagli altri le accetti, no? Cos'è, è perché io non vengo in chiesa?"

"No," rispose con un sorriso don Marco, "è perché le uova non sono tue. Non puoi regalarmi cose di altri."

"E invece sì: ne ho comprate tre dozzine e la contadina me ne ha regalate altre quattro per me, quindi posso dartene due."

"Scusami, ti ho giudicato male. Allora le accetto volentieri."

"Perché ti sei fatto prete?"

"Perché? È come sentire una chiamata: seguimi."

"Da dio, vuoi dire?"

"Sì, certo."

"Ah, beato te. A me il tuo dio non parla. Quando ne ho avuto bisogno... una volta, da piccolo, andavo in chiesa. Ma lui mi ha portato via tutto: prima mio padre, poi mia madre, poi... Io lo invocavo, ma lui non s'è fatto sentire: evidentemente non gliene fregava niente di me, aveva altro da fare, mentre quei due soldati mi stavano..." disse d'impeto poi si fermò.

"Forse invece ti stava ascoltando."

"Ah sì? E si divertiva allora? Dov'era?"

"Inchiodato sulla croce, che moriva con te..."

"Ah, un dio impotente. Che me ne faccio?"

"...per risorgere un giorno, assieme a te."

"Un giorno... quando?"

"Quando tu sarai pronto ad aggrapparti a lui, a risorgere con lui."

"Pronto... No, in me non c'è più posto per lui: in me c'è il demonio, non lo sai?" disse serio il ragazzo.

Don Marco sorrise con dolcezza: "Non è possibile, dai! Non dietro quegli occhi puliti."

"I tuoi, di occhi, sono puliti, prete. Ti invidio. Beh, ciao. Torna a trovarci, sarai sempre il benvenuto."

Don Marco lo guardò allontanarsi agile, snello, allegro. Quel ragazzo lo affascinava: ne sentiva la dolcezza chiusa nella dura scorza di cinismo che la vita gli aveva imposta. Ne sentiva il calore, il bisogno di tenerezza. Avrebbe voluto abbracciarlo, baciarlo, carezzarlo. Don Marco si scosse da quei pensieri.

"Oh, Signore, vedi come sono debole? Perché la simpatia, l'amore, deve trasformarsi così rapidamente in desiderio? Aiutami, Signore. Vorrei aiutare quel ragazzo, voglio aiutarlo, ma non devo farlo per me stesso, per il mio piacere. Aiutami a stargli vicino con affetto, ma non con desiderio, ti prego, Signore."


Don Marco aveva deciso di riparare la scuola e di far ricominciare i corsi per i ragazzini del paese. Così, una sera, in osteria, espose agli uomini il suo piano e chiese se qualcuno era disposto ad aiutarlo. Il silenzio accolse le sue parole.

"Io ti aiuto prete!" disse Beniamino ad alta voce, poi chiese: "E tu, Filippo?"

"Mah, forse... qualche volta..."

"Ma sì, dai Filippo. Nessun altro?"

"Io potrei fare gli infissi per il solo prezzo del legname..." disse il falegname.

"Vi ringrazio... il fatto è che la parrocchia non ha soldi: le offerte sono poche..."

"Quanto gli fai per una porta?" chiese il fornaio, "In fondo è per i nostri figli, io pagherei volentieri le spese di qualche porta o finestra."

Iniziarono i lavori alla scuola. Anche i ragazzini andarono ad aiutare a ripulire ed estirpare le erbacce, e a poco a poco, la prima stanza fu rimessa in sesto. Don Marco portò dalla chiesa alcuni vecchi banchi che adattarono e la prima classe iniziò: gli insegnanti erano lo stesso don Marco, il maestro e la moglie del maestro. I ragazzini iniziarono a frequentare. Insegnavano loro a leggere e scrivere, li facevano giocare, cantare, gli insegnavano le cose fondamentali per la vita sociale.

Don Sergio era contento e un giorno si fece accompagnare a visitare la scuola, che ora aveva due stanze in ordine, in modo che potevano dividere i più grandicelli dai più piccoli. Tornato in canonica, don Sergio incoraggiò il giovane confratello.

"Stai facendo un'opera bellissima, don Marco. E ho notato che in chiesa ora c'è qualche uomo in più."

"Il maestro ha chiesto a Filippo di andare a suonare con lui alla messa delle dieci, e così anche qualche amico di Filippo ha cominciato a venire."

"Sei davvero infaticabile: so che vai anche a visitare tutti i malati."

"Beh, visitare gli infermi è una delle opere di misericordia. E così posso anche conoscere le famiglie, parlare con gli uomini e i giovani."

Ma don Marco non si limitò a questo. Le poche terre della parrocchia erano mal coltivate da contadini che trovavano più profitto nel coltivare le buone terre dell'abbazia. Rendevano poco.

Allora don Marco andò a trovare quei contadini e fece loro questo discorso: "Per voi, coltivare le terre della parrocchia, non è un buon affare, è più un peso che altro, vero?"

"Eh sì, reverendo, lo facciamo solo per buona volontà."

"Sì, me ne rendo conto. Perciò, con don Sergio, ho pensato di togliervi questo peso, di non rinnovare il contratto."

"Ma così torneranno allo stato brado."

"Eh, lo sono quasi." disse il giovane prete.

In realtà aveva in mente qualcosa d'altro. C'erano in paese alcuni mendicanti, alcune vedove con ragazzini che stentavano a vivere.

Li radunò e disse loro: "Chi di voi è disposto a coltivare i campi della parrocchia, potrà tenere non il trenta ma il cinquanta per cento di quello che ricava dalla terra. Un contratto annuale: il prossimo anno, chi avrà fatto fruttare di più la terra che ha, potrà rinnovare il contratto tenendo il sessanta per cento. Ma chi l'avrà fatta fruttare di meno perderà il diritto di lavorarla, a vantaggio di altri. Chi accetta?"

"Ma non abbiamo attrezzi, non abbiamo sementi." disse uno degli uomini.

"Ve li procuro io e li pagherete col provento, dopo il raccolto. E al posto della vecchia casa del sacrestano, potremo fare anche una stalla, per chi di voi vuole allevare mucche o pecore. Anche per i proventi della stalla, le stesse regole."

Parecchi accettarono. Don Marco assegnò a ognuno un pezzo di terra in proporzione al lavoro che era in grado di svolgere. Lui stesso andava spesso nei campi ad aiutare, incoraggiare, consigliare, aiutato anche, a volte, dal figlio del maestro.

"Don Marco, vi state ammazzando di lavoro: la chiesa, le visite ai malati, la scuola, i campi. Dovete riguardarvi un po'." gli disse don Sergio.

"Mai stato meglio, ve lo assicuro. L'aria di quassù mi fa bene. Ah, pensavo, si avvicina il Corpus Domini. Faremo una bella processione, come un tempo."

"Volete dire fuori dal paese?"

"Certo: andremo a benedire i pascoli, i campi, i boschi, le acque."

"E... i banditi?"

"Benedirò anche loro, se arriveranno!" disse sorridendo don Matteo.

"State attento: con quelli non si scherza; se vi sentono arriveranno sicuramente a disperdere la processione, come facevano prima."

"E se la disperdono, la ricomporremo."

"Che Dio vi assista, don Marco. Mi preoccupa un po' questa vostra idea, ma... Pregherò per voi."

"Mettetecela tutta, allora." disse allegramente il giovane prete baciando la scarna mano del vecchio.

Questi lo benedisse con affetto.

Don Matteo fece rammendare le tuniche bianche e rosse dei chierichetti, fece tirar fuori il baldacchino, lustrò accuratamente l'ostensorio, prese tutti i turiboli e i campanelli che trovò in chiesa, organizzò accuratamente tutta la processione e chiese al maestro di guidarla.

Quando tracciò il percorso, il maestro disse preoccupato: "L'antico percorso? Ma non sapete dei banditi?"

"Mah, forse li prenderemo di sorpresa. Forse non si aspetteranno che..."

"Non credo proprio. Ma se volete... Non so se la gente mi seguirà, quando usciremo dal paese."

"Io vi seguirò, comunque. Non rinuncio senza aver provato."

Il giorno del Corpus Domini, dopo la solenne funzione in chiesa, fra lo scampanio di tutte le campane, la processione uscì. Cantando procedettero lungo la via principale, uscirono dalla porta di monte verso l'abbazia. La gente seguì tranquilla. Ma a metà strada, il maestro piegò per la via che scendeva verso il pascolo. La gente ebbe un mormorio, sembrò esitare, poi seguì il baldacchino ancora compatta. Passarono attraverso i campi, risalirono verso il vecchio mulino. Costeggiavano il bosco, quando arrivarono i banditi: a cavallo, sparando in aria, dirigevano fra urla verso la testa della processione a cui sbarrarono il passo. Tutti erano immobili. Il maestro con la croce guardò preoccupato Giannotto che guardava la processione con un ghigno divertito.

Don Marco, allora, intonò il salmo: "La mia forza è nel nome del Signore..." e proseguì da solo avanzando verso i banditi.

Giannotto lo guardò con cipiglio truce, ma il volto di don Marco era sereno, sorridente e con l'ostensorio tracciò un segno di benedizione verso il bandito, continuando a declamare il salmo. Giannotto continuò a guardarlo fisso ma don Marco non distolse lo sguardo, lo sostenne anzi con un sorriso dolce e tranquillo, anche quando il bandito sollevò la pistola e la puntò verso di lui. Tutti trattenevano il respiro.

Giannotto continuò a sollevare la pistola, e con essa fece un gesto ai suoi uomini: "Andiamo, non ci interessano quattro vecchie galline ed un galletto stonato. Via!" e i banditi si allontanarono al galoppo.

Il maestro riprese a camminare e iniziò a rispondere al salmo: tutti si unirono in coro, ripresero i canti e le litanie e la processione poté così terminare senza alcun problema.


Quando Giannotto si trovò con Beniamino, gli disse: "Quell'uomo è forte: non ha paura di niente."

"Sì, è un vero uomo." disse il ragazzo.

"Ehi, ti piace il pretino?"

"Certo. Mi tratta da essere umano, lui. Mi mostra simpatia, non si vergogna a farsi vedere parlare con me."

"Ehi, anche io ti tratto da uomo, no? Mica ti stai lamentando di me?" chiese il capo bandito teso.

"No, sto bene con te, lo sai. Ma mi piacerebbe se..."

"Scopare col prete?"

"Farci l'amore. Con lui lo farei gratis, come con te. Siete tanto diversi, eppure vi somigliate."

"Sì, come il diavolo e l'acqua santa. Però, hai ragione: è l'unico che ha saputo tenermi testa, e senza avere un fucile in mano. Non posso non rispettare un uomo così, non rispettare il coraggio. Faccia pure le sue processioni. E ho dato ordine ai miei uomini di non razziare mai i campi del prete, comunque. Lui sta aiutando la gente, non è uno sfruttatore come il conte o l'abate..."


DIETRO - AVANTI