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una storia originale di Andrej Koymasky


L'ANIMA NEL TELEFONINO CAPITOLO 12 - ROX

"D'accordo. Mi chiamo Rox, nasco a Grav'inis non lontano da Carnac. Mio padre è un abile vasaio, apprezzato dalla comunità..."

"Scusa, in che anno siamo?"

"Non lo so precisamente, forse, più o meno attorno al 1500 avanti Cristo, ma non esiste ancora il calendario..."

"E come sai allora dove sei nato?"

"In una vita posteriore sono stato in quei posti, sono quasi certo che siano gli stessi. Nel nostro villaggio il capo è un uomo che possiede più bestiame e terre degli altri. È una specie di re, se vuoi, ma è affiancato dal consiglio dei padri di famiglia che ha un certo potere. I due tessitori, il vasaio, i tre tagliatori di pietra e lo sciamano erano comunque persone influenti, che formavano una specie di consiglio del capo.

Quindi sono nato in una famiglia importante. Rispettato dai coetanei e anche dalla gente del villaggio che ha come unica risorsa la forza delle proprie braccia. Non si è ancora veramente divisi in classi sociali, ma ce n'è già un abbozzo. I matrimoni però sono ancora liberi, c'è ancora un certo senso di uguaglianza, dovuto anche al fatto che tutti gli uomini validi, ricchi o no, devono difendere il villaggio in caso di attacco da parte di altri villaggi. Cosa che capita di rado, io ne ho sentito parlare dai vecchi, ma durante la mia vita non è mai accaduto.

Ho raggiunto la pubertà e perciò, per me e per alcuni miei compagni, si celebra la cerimonia della maggiore età, che consiste essenzialmente di tre riti: l'emissione del seme che prova che siamo puberi, il taglio dei capelli e la vestizione: prima infatti tutti i piccoli girano nudi. Ognuno dei riti, logicamente, con canti, danze, e la cerimonia dura nel complesso un'intera lunazione.

Fra noi ragazzi dopo la pubertà è normale che si abbia sesso, perché le madri guardano a vista le ragazze fino al matrimonio e se qualcuno di noi ragazzi fa un po' troppo la ronda a una ragazza non è raro che ci dicano di piantarla e di andare a sfogarci con un amico. Il matrimonio, infatti si fa quattro primavere dopo la maggiore età. Sono i genitori che, alla cerimonia della pubertà decidono chi si sposerà con chi. Io dovrò sposare Ker, la figlia del cordaio del villaggio vicino.

Oltre a coltivare i campi e allevare animali, a volte si va a caccia, a pesca e la nostra dieta è ricca. Si conservano alcuni cibi, questo è compito delle donne, così anche nell'inverno si mangia bene. C'è anche abbastanza tempo libero e ci sono feste durante l'anno. Una delle più interessanti è quella in cui da ogni villaggio partono gruppi con il sovrappiù della produzione per andare nella grande piana a scambiare i prodotti con le produzioni in eccesso di altri villaggi. È proprio in questa occasione che si combinano anche i matrimoni.

La grande riunione, come la si chiama, avviene a fine primavera, accanto al punto in cui il fiume piccolo si getta nel fiume grande con una lunga cascatella: il salto è poco più alto di una persona in piedi ma è lungo circa trenta metri. Specialmente noi giovani andiamo a bagnarci alla cascata, in quella occasione.

È qui che vedo per la prima volta Bres. È un adolescente di un villaggio verso il mare, è snello e agile. Mi sento subito attratto da lui, perciò, spostandomi dietro la cascata, gli giungo alle spalle, gli cingo la vita e lo tiro a me. Lui reagisce sorpreso, pensa che io voglia lottare, ma quando io gli palpo delicatamente i genitali, capisce le mie intenzioni, si mette a ridere e comincia a sua volta a toccarmi fra le gambe. Siamo eccitati e scompariamo dietro la cortina d'acqua. Sono più sviluppato di lui e gli piace toccarmi. L'eccitazione cresce. Lui carezza il mio paletto duro e mi sorride, io accarezzo il suo piccolo e sodo culetto e con un dito esploro il solco e titillo il suo nascosto buchetto. Il suo sorriso si accentua e dopo poco si gira e senza esitare mi offre il suo delizioso culetto. Lo prendo stando in piedi al riparo della spessa cortina d'acqua. Sento il suo buchetto schiudersi per ricevermi, e Bres spinge il bacino contro il mio pube ondeggiando lievemente le anche: entro in lui liscio liscio ed è veramente piacevole.

È stretto e caldo ed evidentemente gli piace essere fottuto da me, perché nonostante il forte rumore dell'acqua della cascata, posso sentirlo mugolare per il piacere. Mentre pompo deciso dentro di lui, sfrego i suoi capezzoli e carezzo il suo piccolo ma duro arnese e le sue palline contratte. Lui spinge indietro la testa poggiandola sul mio petto e mugola anche più forte. E ogni volta che io affondo in lui, Bres spinge il suo culetto indietro per farsi penetrare più a fondo. Con le mani carezza le mie mani che stanno vagabondando per tutto il suo corpo. E all'improvviso viene e a ogni schizzo tutti i suoi muscoli si contraggono, compreso il suo ano stretto attorno al mio paletto, sì che immediatamente anche io mi scarico dentro di lui.

Ci si stacca, lui si gira e mi guarda con occhi luminosi. Carezza il mio petto e io gli dico che mi è piaciuto molto prenderlo; lui sorride e risponde che anche a lui è piaciuto molto e che vuole rifarlo con me. I nostri villaggi non sono lontani, così ci si da appuntamento alla grande roccia che c'è a metà strada. E finalmente ci diciamo i nostri nomi.

Così iniziamo a vederci. Con gli altri amici di solito ci si prende a vicenda, ma Bres ama solo essere preso e a me va bene. Nella grande roccia c'è un anfratto che sistemiamo con foglie secche per stare più comodi e lì, toltici i panni di dosso, facciamo sesso. A differenza che con gli altri ragazzi, non scopiamo subito. Prima ci tocchiamo, ci sfreghiamo uno contro l'altro e, quando siamo ben eccitati, io lo prendo. Bres mi piace sempre più e, evidentemente, io a lui. Questo comunque non impedisce che io mi diverta anche con gli altri ragazzi del mio villaggio.

Ma mentre per gli altri è solo un periodo di attesa prima di poter avere la loro donna, per me e per Bres è diverso: lui mi dice un giorno che a lui le ragazze proprio non dicono niente e anche per me è così. Allora, un giorno, ci promettiamo che, anche dopo che saremo sposati, continueremo a trovarci alla grande roccia.

A me piace quando, avendolo fatto eccitare al massimo, lui mi invoca di prenderlo e io non lo faccio subito, ma lo faccio aspettare, lo stuzzico finché non ne può più, mi prega, mi scongiura di prenderlo, e allora finalmente lo accontento ed è così eccitato che lui viene anche senza toccarsi. Bres mi adora, e questo mi fa piacere. Non di rado, dopo che ho goduto in lui, lui riesce a farmi eccitare di nuovo e a farsi prendere una seconda volta. Ha scoperto che mi piace quando mi lecca il corpo e impara a farlo proprio bene.

Un giorno, oltre a leccarmi fra le gambe, per la prima volta istintivamente me lo prende in bocca: trovo che è molto piacevole. Perciò lo insegno anche ai ragazzi del mio villaggio e a qualcuno piace. Ma Bres resta il più bravo: lo fa con una passione che manca ai più. È il ragazzo più bravo che abbia mai conosciuto.

Prima io poi anche Bres ci dobbiamo sposare ma, come ci siamo promessi, continuiamo a vederci alla grande roccia con regolarità e a fare l'amore con passione. Gli altri ragazzi del mio villaggio, una volta sposati, smettono di fare sesso fra loro, almeno che io sappia, e sembrano pienamente soddisfatti e appagati dalle loro donne: non io e Bres, che troviamo sempre più bello quando ci si unisce fra noi che non quando si deve compiere il nostro dovere con le nostre donne.

Il nostro capo muore e si riapre la grande tomba di famiglia del capo per inumarlo. Quindi il figlio maggiore è nominato capo e si fa la grande festa a cui partecipano anche inviati di villaggi vicini. Alla festa viene anche Bres. Poiché ogni casa ospita uno degli inviati degli altri villaggi, io logicamente ospito Bres. La notte non resisto all'idea di averlo e mi infilo nel suo giaciglio. Mi accoglie con piacere. Ci baciamo, ce lo succhiamo a vicenda, e quando Bres mi sente ben eccitato, in silenzio mi si offre. Mi immergo in lui con estremo piacere e comincio a stantuffargli dentro mentre lui, felice ed eccitatissimo, carezza il mio corpo. Stiamo appassionatamente facendo l'amore, quando mia moglie si sveglia e ci scopre.

Devi sapere che da noi la donna ha un notevole peso. Lei il giorno dopo va dal capo e gli dice che non mi vuole più in casa. Il capo cerca di calmarla, dopo tutto è mio amico, ma lei solleva un putiferio e tutto il villaggio viene a conoscenza della cosa così noi due diventiamo lo zimbello di tutti. Anche degli altri inviati del villaggio di Bres, degli inviati degli altri villaggi e delle donne. Siamo trattati da ragazzini, con pesanti lazzi, a volte siamo anche trattati da donne.

Non resisto più, perciò sfido uno dei miei paesani a duello. Non solo il capo si oppone ma quello dice anche con aria sprezzante che lui non si batte con una donnicciola o un ragazzino. Sono furente, do in escandescenze. Il capo allora mi consiglia di andar via dal villaggio. Anche i miei fratelli, che si vergognano di me, insistono che me ne devo andare.

Allora, assieme a Bres, prese le nostre armi e del cibo, abbandoniamo il villaggio. Ma che fare? Non saremo certo accolti nei villaggi vicini, dove certamente sapranno di noi appena i vari inviati torneranno. Così, vivendo di caccia e di pesca e di erbe spontanee, intraprendiamo un viaggio verso sud. Tentiamo di essere accolti in vari villaggi, spacciandoci per fratelli, ma c'è diffidenza verso due sconosciuti senza famiglia.

Temiamo l'inverno: senza un riparo, senza cibo conservato, sentiamo che non sapremo superarlo. Arriviamo in un grande villaggio e vediamo che la gente sta lavorando alla costruzione di una grande tomba trasportando le enormi pietre con rulli di legno e funi. Allora ci offriamo di lavorare per loro, in cambio di un riparo e di cibo. Il capo accetta: quattro valide braccia in più per costruire la sua nuova tomba di famiglia non gli dispiacciono.

Scoprono che Bres è un cordaio e io un vasaio e allora, oltre all'aiuto per la costruzione della tomba, iniziamo anche a lavorare per il vasaio e il cordaio locali. A poco a poco siamo integrati. Ma allora, il capo ci chiede se vogliamo una moglie. Io mi sento perso, siamo da capo! È Bres che genialmente trova la soluzione: confida al capo che noi non possiamo sposarci, perché una profezia alla nostra nascita ha detto che moriremo il giorno in cui ci unissimo a una donna.

Questo sembra interessare il loro prete: da loro, a differenza che nei nostri villaggi, il prete, o sciamano o uomo degli spiriti che dir si voglia, non si deve unire mai, assolutamente mai, a una donna, ma può avere rapporti sessuali solo con i suoi accoliti, uno dei quali alla sua morte prenderà il suo posto. Visto con la mia conoscenza di oggi, direi che quella tribù aveva trovato un sistema semplice e comodo per risolvere il problema dei gay.

Così, dopo alcuni incontri, diventiamo accoliti del prete: ora abbiamo un ruolo ufficiale in quella piccola società e soprattutto possiamo fare l'amore fra noi senza problemi. Se non che io mi invaghisco di un giovane accolito, il preferito del prete, un ragazzo di una dolcezza e di una bellezza incredibili e inizio a corteggiarlo, finché riesco a portarmelo nel bosco con una scusa. Lì gli dico chiaro quanto lo desideri. Lui nicchia, tentenna, sembra vergognoso, ma quando lo abbraccio e lo bacio, cede e comincia a rispondere. A poco a poco ci spogliamo, ci stendiamo sull'erba e finalmente facciamo l'amore. È tenero, delicato ma anche appassionato. Dopo averlo fatto eccitare, lo prendo con immenso piacere. Lui mi si agita sotto e partecipa attivamente dandomi un grande piacere. Dopo aver finalmente goduto in lui, mi rendo conto che il suo bel membro è ancora duro ed eretto e provo il desiderio di sentirlo in me. Quindi mi offro a lui. Sembra stupito, ma mi viene sopra, eccitato. Lo guido in me e lui, dopo pochi colpi dentro di me, viene mugolando alto il proprio piacere: io sono il primo uomo che lui ha potuto penetrare e anche questo gli è piaciuto molto. Il ragazzo si innamora di me e inizia la nostra relazione segreta.

Ma nel frattempo anche il prete si invaghisce di Bres e tanto fa finché un giorno riesce a fare l'amore con lui. Evidentemente il prete ha perso la testa per Bres, e questo non mi stupisce affatto, perché Bres sa veramente fare l'amore in modo speciale. Così il prete, per avere Bres solo per sé, decide di avvelenarmi a poco a poco per togliermi di mezzo. Ma il suo accolito, che se ne accorge, mi avverte e mi dà un antidoto. Il prete è stupito per la mia resistenza al suo veleno e quindi aumenta le dosi, finché un giorno il suo accolito scambia il cibo nelle scodelle...

Il prete quasi subito è colto da terribili dolori e muore nel giro di poche ore: ha solo il tempo di capire che è stato avvelenato col suo stesso veleno ma non riesce a capire da chi: infatti non ha mai sospettato che io e il suo preferito fossimo amanti, perché era troppo preso nel cercare di nascondere la sua relazione con Bres.

Il nuovo prete è il mio giovane segreto amante. Vengono i preti dei villaggi vicini per consacrarlo con un lungo rito. Lui mi vuole sempre al suo fianco come primo assistente e come suo segreto amante. Se non che io sono irrequieto, e non passa molto tempo che mi invaghisco di un nuovo giovane accolito, un ragazzo davvero piacevole, e riesco pian piano a farlo innamorare di me e lo convinco a darmisi. Il fatto è che Bres è ufficialmente il mio amante e quindi faccio l'amore con lui, e d'altronde Bres mi piace; continuo segretamente a fare l'amore col nuovo prete e in più, appena posso, mi unisco anche col giovane accolito compiacente che, ufficialmente, è l'amante del prete. Una situazione molto complicata, che spesso mi mette in serie difficoltà..."

"Un vero Dongiovanni, insomma..." lo interruppe con un risolino ironico Eugenio.

"No, piuttosto un Casanova..."

"Che differenza c'è?"

"Enorme: a Don Giovanni interessava solo la conquista, e una volta ottenuto quello che voleva, cercava altro, non gli interessava più la donna conquistata. Casanova invece era affascinato da tutte, ed erano le donne a cercarlo, a circuirlo..."

"Allora sei una via di mezzo, perché in realtà, da quello che mi racconti, sei tu a cercarli..."

"Sì, è vero. Li vorrei tutti per me e per sempre: non so rinunciare a nessuno di loro. Mi piace Bres, mi piace il giovane prete e mi piace l'accolito..."

"Ma ne ami almeno uno dei tre?"

"Forse no... gli voglio bene, questo sì, ma a tutti e tre nello stesso modo. L'amore, quello vero, arriva dopo. Ed è proprio quello che mi fa perdere la vita. Mi innamoro di un ragazzo di nome Frey, del villaggio in cui ora viviamo. Sta per sposarsi, quindi ha circa quindici anni. È bellissimo, perdo la testa per lui. Comincio a fargli la corte, gli faccio capire quanto lo desideri, quanto stia diventando importante per me. Lui mi respinge, con dolcezza, ma non vuole avere un rapporto con me. Io ne sono perdutamente innamorato. Ci provo ancora ma lui di nuovo mi respinge.

Un giorno lo vedo al laghetto: è solo, nudo, deve essersi bagnato, sta steso al sole. Non c'è nessuno intorno, siamo lontani dal villaggio. Io sto tornando dopo essere andato a raccogliere alcune erbe dalle proprietà medicinali. Lui non mi sente avvicinare, ha gli occhi chiusi.

Mi fermo accanto a lui e lo contemplo: mi eccito. Poso senza far rumore il cesto con le erbe, il falcetto di bronzo, mi tolgo gli abiti e gli vado sopra: sono convinto che, se riesco a farlo eccitare, sarà mio. Se riesco a fare l'amore con lui, lui capirà quanto lo amo e non mi respingerà più. Perciò devo farlo mio. Lui quando capisce le mie intenzioni, si ribella. Lottiamo. Io sono sempre più eccitato: lo voglio, voglio che senta il mio amore, che finalmente lo accetti. Si eccita anche lui e questo mi incoraggia, mi spinge ad andare avanti. Io sono adulto, sono più forte di lui, perciò a poco a poco riesco a piegarlo al mio desiderio.

Non capisco più niente, so solo che deve essere mio, che lo voglio, che voglio unirmi a lui e penso che, se ci riesco, sarà mio per sempre. Sto finalmente penetrandolo, entrando in lui, è caldo, stretto, palpitante... è così bello, mi sembra il paradiso. Mi sento felice, gli sorrido... lui afferra il mio falcetto e mi colpisce. Sono come stupefatto, allento la mia presa, gli dico che lo amo, ma lui mi colpisce ancora, ancora, ancora... Sto morendo, mi sto staccando dal mio corpo. Non provo più dolore, lo vedo accanirsi sul mio corpo esanime, poi lui, coperto del mio sangue, mi spinge in acqua, mi tiene la testa sotto, e tutto finisce."

"Cavolo, che fine! Terribile..."

"Una fine come un'altra. Mi dispiace solo che non abbia capito che lo amo."

"Ma lo stavi violentando..."

"Sì... e no. Lo amavo davvero."

"L'amore non è prendere, è darsi..."

"Sì, a poco a poco l'umanità l'ha capito, ma ci ha messo non pochi millenni. E deve ancora capirlo a fondo, in realtà. Il desiderio di prendere più che di dare, resta fortissimo nell'uomo, non sei d'accordo? La gelosia ne è una prova eloquente."

"Tu, comunque, dovresti fare il romanziere..."

"Io? Io non posso, non ho corpo. Forse una delle mie future incarnazioni, solo che io non potrò suggerirgli le mie esperienze. Magari tu puoi metterti a scrivere le cose che ti sto raccontando, piuttosto..."

"Non sono uno scrittore, io, sono solo un impiegato. Non ho la fantasia necessaria..."

"No, la vita reale è molto più fantasiosa della più accesa fantasia, credimi Eugenio. Ne ho vissute più io che non i romanzetti gay che leggeva John."

"Pare di sì. Che cosa mi racconti, domani?"

"Quello che vuoi." disse la voce tranquilla.


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