LA GARA PIÙ DIFFICILE CAPITOLO 11 - UN VERO NATALE

Jean Paul, il giorno di Natale, era di servizio, perciò non aveva potuto accettare l'invito a pranzo dei Berthier. Ma Claude aveva insistito che andasse a trovarli almeno per cena. Jean Paul ormai considerava i Berthier come la propria famiglia. Aveva provato a riprendere contatto con i propri genitori inviando loro alcune lettere, ma non aveva mai ricevuto risposta. Aveva telefonato a Réné per sapere se i suoi abitassero ancora al loro vecchio indirizzo e questi gli disse di sì. Quindi era chiaro che i suoi genitori non volevano più saperne di lui. Jean Paul l'aveva detto a Claude, e questi al padre.

Jacques gli aveva detto: "Non ti preoccupare, Jean Paul. Saremo noi la tua famiglia." e ora era veramente così.

Anche Georges e Xavier lo trattavano come uno di famiglia e infine anche la madre di Claude s'era addolcita con il giovane.

Attorno all'ora di pranzo Jean Paul fu chiamato per radio. Doveva andare a prendere alcuni pacchi di dolciumi presso una fabbrichetta alle porte di Parigi e consegnarli all'indirizzo che gli avrebbero dato, quindi avrebbe comunicato alla centrale la lettura del tassametro e la fabbrica avrebbe pagato la fattura direttamente alla centrale.

Jean Paul partì. Trovò facilmente la fabbrica di dolciumi. Il proprietario, con la moglie e i figli, caricarono sul taxi i pacchi, poi dettero una busta a Jean Paul, con sopra segnato l'indirizzo a cui doveva recapitarli.

"Ecco, qui ci sono i nostri auguri come ogni anno. Dica al responsabile che abbiamo messo dieci confezioni in più per sicurezza e che è tutto gratis: è il nostro contributo. Questo pacchetto invece è per lei che deve lavorare il giorno di Natale."

"Grazie, è molto gentile. Buon Natale a tutti." disse Jean Paul.

Il figlio maggiore dell'uomo, allora gli disse: "Ma lei... lei non è Jean Paul Godefroy?"

"Sì..." rispose incerto il giovane.

Il ragazzo allora gli tese la mano con un gran sorriso e gli disse: "Buon Natale, Jean Paul. Sono fiero di poterle stringere la mano."

"Grazie... grazie di cuore." rispose Jean Paul e, commosso, rientrò nel taxi, mise in moto e, salutando, tornò verso il centro.

Guardò l'indirizzo: era poco lontano dalla Gare de Lyon. Guidò per la città piena di luci e di decorazioni di Natale e si sentì lieve. Gli auguri di quel ragazzo che, sapendo chi lui fosse sapeva certamente anche di quel che gli era accaduto, gli aveva allargato il cuore.

Trovò la via e fu fortunato, perché trovò un parcheggio proprio davanti al numero in cui doveva consegnare i pacchi. Sulla porta a vetri c'era la scritta "Piccoli Amici dei Poveri". Dall'interno veniva un allegro vocio. Suonò alla porta e venne ad aprire un giovanotto.

"Mi scusi, devo consegnarle questa lettera e dei pacchi." disse Jean Paul.

Il giovanotto aprì la busta, dette un'occhiata alla lettera e disse: "Ah, il buon Laurent non si è dimenticato di noi... Aspetti un attimo, chiamo i ragazzi per scaricare." disse con un sorriso.

Tornò subito accompagnato da due giovani. C'erano sei pacchi.

Jean Paul allora disse: "Vi do una mano anche io." e preso uno dei pacchi entrò seguendo i giovani.

Si trovò in un salone con una lunga tavolata a C piena di vecchi e di poveri, mentre alcuni giovani li servivano. La stanza era allegramente decorata. Il giovanotto che gli aveva aperto stava annunciando che erano arrivati i dolciumi da portarsi a casa, come negli anni scorsi. Tutti gli ospiti applaudirono. Jean Paul stava posando il pacco, quando i suoi occhi incontrarono quelli di Robert. I due si guardarono, immobili come due statue di sale.

Robert si alzò lentamente dal suo posto. Jérôme aveva colto quello sguardo e aveva immediatamente immaginato chi potesse essere quel giovane tassista che aveva fatto impallidire il suo amico Robert.

Allora andò svelto verso l'uomo e gli disse sottovoce: "Non scappare di nuovo, Robert... è Natale!"

"No, non scappo. Se lui è qui... possiamo andare di là un momento?"

"Sì, vai. Lo porto io di là, così potete parlare tranquilli."

Jean Paul aveva guardato i due bisbigliare, poi aveva visto Robert andare verso una porta e il giovanotto dirigersi verso di lui, sorridendogli. Non capiva, Robert se ne stava andando... davvero non voleva vederlo... ma perché?

Il giovanotto gli si accostò: "Venga, Robert la attende."

"Mi... mi aspetta? Non è andato via?"

"No, questa volta no. Venga."

Jean Paul lo seguì, poi dette le chiavi del taxi al giovanotto.

"Le dispiace chiudermi il taxi qui fuori? È rimasto aperto, e..."

"Sì, certo. Ecco, è dietro quella porta. Vi lascio soli." disse Jérôme prendendo in consegna le chiavi.

Jean Paul spinse la porta ed entrò. Era un piccolo ufficio e Robert lo aspettava, in piedi.

"Robert!"

"Jean Paul..." rispose l'uomo commosso e allargò le braccia.

Jean Paul vi si gettò e i due si abbracciarono stretti, piangendo per l'intensa commozione.

"Buon Natale, Jean Paul."

"Buon Natale, amore!"

Si strinsero a lungo.

Poi il giovane chiese: "Perché sei scappato, l'altra volta? Ti ho cercato tanto... non avrei mai smesso di cercarti. È il destino che mi ha mandato qui a consegnare quei pacchi!"

"Non sapevi che ero qui?"

"No, amore, non ne avevo idea."

"È davvero il destino."

"Perché sei scappato, amore? Non mi vuoi più?"

"No, no, non per quello. Mi vergognavo di farmi vedere da te... mi vergogno..."

"Vergognarti? Ma perché? Di cosa?"

"Lo vedi, sono solo un poveraccio, ormai, come tutti gli altri invitati qui..."

"Ma io ti amo!"

"Non ho nulla da offrirti..."

"Non voglio niente da te, solo il tuo amore. Non mi ami più?"

"Oh sì, sì che ti amo!"

"Allora hai tutto da offrirmi, Robert!"

"Sono vecchio, sono povero, sono brutto..."

"Sei bellissimo, Robert, bellissimo! Vieni via con me..."

"Mi vergogno, Jean Paul..."

"Di chi? Di che cosa? No, ora che ti ho trovato non ti lascio andare mai più. Baciami, Robert!"

"Posso?"

"Devi!" disse il giovane e finalmente si baciarono, assetati, con enorme passione.

Quando si staccarono, entrambi avevano gli occhi luminosi.

"Vieni con me, amore?"

"Io... non vorrei offendere gli amici, ma..."

"Ascolta, tu finisci il pranzo con loro. Io devo finire il turno. Poi ti passo a prendere. Sono invitato a cena dai Berthier... appena sapranno che ti ho finalmente ritrovato, vorranno certamente avere anche te a cena..."

"Mi vergo..."

"Ssst! Non voglio mai più sentire quella parola sulle tue labbra. I Berthier sono diventati la mia famiglia. E sai che Claude e Jacques ti vogliono molto bene, no? Torna in famiglia anche tu. Oggi è Natale. E dopo cena vieni da me, ti fermi con me. Va bene?"

"Come vuoi, amore. Solo che questo vestito... non è adatto, non è granché..."

"Ma che importa il vestito! E ne avrai uno migliore, poi."

"Tu che lavoro fai? Il fattorino?"

"No, il tassista. Jacques m'ha comprato il taxi e glielo sto quasi finendo di pagare, senza interessi, pensa. Mi hanno aiutato moltissimo. E avrebbero aiutato anche te... Ma tu, che lavoro fai?"

"Io il fattorino. Sopravvivo. Non sto male."

"Ma ora che siamo di nuovo assieme staremo meglio tutti e due. Io finisco il mio turno alle 17. Mi aspetterai, vero?"

"Sì, certo. Ti aspetterò qui."

"Non scapperai più, promesso?"

"Promesso. Tanto mi troveresti comunque, ho l'impressione..." rispose scherzoso Robert.

"Allora torniamo di là, ora. I tuoi amici ti aspettano e io devo riprendere il servizio. Ci vediamo fra meno di cinque ore... mi sembreranno lunghissime."

Rientrati nel salone Robert tornò a sedere al proprio posto e Jean Paul andò incontro a Jérôme che gli porse le chiavi del taxi.

"Tutto bene?" chiese il giovanotto.

"Sì, grazie. Tornerò a prenderlo verso le 17. Mi ha promesso che non scapperà, questa volta."

"Lo terrò d'occhio, d'accordo?"

"Grazie. La ringrazio molto. Buon Natale."

"Buon Natale anche a lei, Jean Paul."

Il giovane tornò al suo taxi e segnalò per radio alla centrale la sua posizione. Lo mandarono subito a prendere un cliente e così Jean Paul riprese servizio. Lasciato il cliente il ragazzo telefonò ai Berthier. Rispose il padre.

"Signor Berthier, sono Jean Paul..."

"Oh, verrai più tardi, no?"

"Sì e volevo chiederle una cortesia."

"Dimmi."

"Posso portare un'altra persona con me a cena da voi?"

"Un tuo amico? Ma certo."

"Lo conosce anche lei. È Robert Chambret."

"Robert! L'hai trovato finalmente! Ma certo, certo che puoi portarlo. Devi! Dio sia lodato... Vi aspetto con ansia... Chissà quanto sarò felice anche Claude!"

"E... senta, Robert si vergogna un po'... è un po' mal ridotto e vestito modestamente..."

"Che sciocco! È Robert, innanzi tutto. Sta bene?"

"Un po' sotto tono, dimagrito... ha la barba, ora... Ma mi pare che non sia malato."

"Vi aspetto tutti e due. Sarà festa grande, stasera, in casa Berthier! Grazie, Jean Paul, grazie. Vi aspetto."

Il giovane riprese servizio allegro e contento. Era certo dell'accoglienza dei Berthier ma l'entusiasmo del banchiere gli aveva fatto molto piacere.

Jacques comunicò alla famiglia la notizia del ritrovamento di Robert e Claude in particolare ne fu felice.

Poi l'uomo disse: "Ascoltate, Jean Paul mi ha detto che Robert si vergogna un po' perché è vestito in modo... modesto. Perciò, prima che arrivino, ci cambieremo tutti e indosseremo abiti più quotidiani, informali, semplici... per non farlo sentire troppo in imbarazzo. E stasera faremo apparecchiare la tavola col servizio di tutti i giorni. Lasceremo solo le decorazioni di Natale. E dobbiamo preparare un regalo anche per Robert, da mettere sotto l'albero assieme a quello per Jean Paul. Che cosa potrebbe fargli piacere?"

"La mia medaglia di bronzo." disse pronto Claude.

"Sì, bene. L'avevi dedicata a lui. E cos'altro?"

Si organizzarono, prepararono i pacchetti e attesero l'arrivo dei due amici.

Jean Paul finì il suo turno di servizio. Comunicò alla centrale che staccava e andò a prendere Robert. Questi stava aiutando i giovani a ripulire il salone quando Jean Paul suonò alla porta. Jérôme andò ad aprirgli.

"La sta aspettando, venga."

"Può venire via subito?" chiese Jean Paul.

"Sì, certo."

Jean Paul entrò nel salone. Robert appena lo vide gli andò incontro.

"Allora... io vado, Jérôme. Prendo solo i miei regali di Natale. Grazie di tutto..."

"Grazie a te, Robert, per essere stato con noi e per l'aiuto."

"Ci vedremo nei prossimi giorni..."

"Certo."

"Buon Natale, Jérôme."

"Buon natale a voi due. A presto."

I due uscirono e salirono sul taxi.

"Io non ho un regalo di Natale per te, amore..." disse Jean Paul pensandoci solo allora.

"Sei tu il mio regalo di Natale..." rispose con dolcezza schiva l'uomo.

"E tu il mio?" chiese allora Jean Paul sorridendogli.

"Sì, certo. Mi perdoni?"

"E di che cosa?" gli chiese Jean Paul, sorpreso.

"Per essere scappato, l'altra volta."

"L'importante è che non scappi più, mai più."

"No, certo."

"Ti amo, Robert."

"Anch'io, Jean Paul. Tu sei l'unica cosa di valore, nella mia vita."

"E tu per me. I Berthier ci aspettano. Dovevi sentire quant'era felice Jacques quando gliel'ho detto..."

"Questa scatola di dolci... possiamo darla a loro come regalo di Natale, anche se non è granché." disse Robert.

"La gradiranno di sicuro. Ma gradiranno soprattutto rivedere te. Questo è il più bel Natale della mia vita, Robert. Non sai che gioia ho..."

"Spero di non deluderti..."

"Ma via, sciocco! Piuttosto, stai bene? Sei in salute?"

"Sì... solo un po' dimagrito e inflaccidito. Ma sto bene."

"Se non ci stessero aspettando i Berthier, ti porterei subito a casa. Ho una gran voglia di fare l'amore con te. Ma lo faremo stanotte, vero?"

"Come vuoi tu..."

"Come sarebbe adire? Tu non vorresti, forse?"

"Non ho sognato altro, in tutti questi mesi."

"Allora perché dici come voglio io?"

"Mi sembra ancora impossibile che tu mi voglia ancora, che tu mi voglia davvero..."

"Ma Robert! Non essere assurdo! Io ti amo per davvero, non devi dubitarne neanche un solo attimo. Robert, amore mio, sono finiti i tempi duri, ormai! Siamo di nuovo assieme. Niente e nessuno ci potrà più dividere, ormai. Abbiamo passato dei momenti molto brutti tutti e due, e tu più di me, credo. Ma ora possiamo rinascere. Questo è veramente un Natale, per noi forse più che per altri..."

Arrivarono sotto casa dei Berthier. Entrarono col taxi attraverso il cancello e si fermarono davanti alla porta che si aprì mentre salivano i gradini e comparvero Jacques con suo figlio Claude. Jacques scese incontro ai due e abbracciò stretto Robert.

"Amico mio! Oh, amico mio!" gli disse stringendolo a sé con affetto.

Poi anche Claude lo abbracciò e li fece entrare. Dopo che ebbero salutato tutta la famiglia, Jacques si scusò con gli altri e portò Robert nello studio, con sé.

"Robert, amico caro, non sai quanto piacere mi fa rivederti. Come stai?"

"Bene, grazie."

"Perché non ti sei fatto mai vivo? Eravamo tutti in pensiero per te."

"Sai... ero troppo distrutto... lo scandalo, l'espulsione, mia moglie..."

"Sì, ho saputo. Deve essere stato terribile, povero amico mio. E io mi sento responsabile per gran parte di questo..."

"Tu? Che c'entri tu?"

"Vedi, ci ho pensato molto, davvero molto in tutti questi mesi. Quando tu ed io eravamo giovani... abbiamo avuto quella bella relazione. Bella, sì. Ma io l'ho sottovalutata. Io credevo che anche per te, come è stato per me, fosse solamente una forte, fortissima amicizia che ha sentito il bisogno di esprimersi anche fisicamente. Bella, ma destinata a finire. Io mi sono innamorato e mi sono sposato. Poco dopo anche tu ti sei sposato e io pensavo che anche per te fosse come per me, e stavo tranquillo. Io non ho capito, allora, che per te era invece una cosa molto più seria e profonda. Che per te amare un uomo era... naturale. Ricordo che fui io a spingerti a sposarti, convinto che quella fosse la tua strada. È stato un errore, ma solo ora l'ho capito. Tu ti fidavi di me... t'avevo convinto... Sono stato uno sciocco."

"Ma io ero convinto... credevo davvero di essermi innamorato di Françoise..."

"Sì, ma tu in realtà eri diverso da me. E qui ho fatto il mio secondo errore. Quando Claude mi confessò di essere gay e mi parlò di Jean Paul, e mi disse che il ragazzo era innamorato di te, avrei dovuto stare zitto. Io invece, per far capire a Claude e a Jean Paul che queste cose accadono, che questo non significa affatto essere gay, gli raccontai di te e di me... e così, senza volerlo, ho spinto Jean Paul nelle tue braccia e ho così contribuito alla vostra rovina..."

"Sarebbe forse accaduto ugualmente..."

"Sì, forse voi due vi sareste prima o poi capiti e vi sareste messi assieme ugualmente... questo lo capisco. Ma sarebbe forse bastato che accadesse pochi mesi più tardi e quel giornalaccio non avrebbe scoperto nulla, perché non ci sarebbe ancora stato nulla da scoprire. Capisci perciò come mi senta responsabile?"

"È stata solo fatalità. Non hai nulla da rimproverarti."

"Non so. Ma ora so che sono in debito con te. E anche un'altra cosa so: quasi certamente mio figlio Claude è gay anche lui. Vorrei che vivesse la sua sessualità senza traumi. Devo stare attento che non subisca traumi. Deve sapere che lo accetto e che lo amo così come è. E il modo migliore per dirglielo è accettare voi, aiutarvi."

"So che hai fatto molto per Jean Paul. Ti ringrazio."

"Vorrei fare di più, e anche e soprattutto per te, Robert. Se non altro in ricordo della nostra antica relazione. Se non altro per tutto quello che hai fatto per il mio Claude."

"Io... io non merito granché. Ho Jean Paul, mi basta. Almeno finché mi vorrà."

"È un gran bravo ragazzo, il tuo Jean Paul, ed è veramente innamorato di te. Io, allora non ho potuto darti il mio amore. Lascia che ora ti dia almeno il mio aiuto. Ti può sembrare strano, ma... sono io che ho bisogno di aiutarti. Fammi questo favore, accetta."

"Sì, va bene... ti ringrazio..."

Tornarono con gli altri.

Mentre Robert non li sentiva, Jacques disse a Jean Paul: "C'è qualcosa che non va. Robert mi sembra spento... è troppo remissivo, non sembra più lui. Mi preoccupa."

"Forse è solo frastornato, provato da tutto quello che gli è accaduto."

"Sì... certo... Ma sono davvero preoccupato. Ne voglio parlare con te in un altro momento, quando non c'è lui."

Venne l'ora di cena. Mangiarono il tradizionale e ricco pasto di Natale in allegria, ma il sorriso di Robert era stanco.

Aprirono i regali di Natale. Robert era commosso e confuso.

"Ah... nella mia stanza ho ancora la tua medaglia d'oro, Jean Paul. Dobbiamo passare a prenderla."

"Sì, Robert, domani andremo a prendere tutte le tue cose e le porteremo da me, a casa nostra."

"Va bene, domani."

"I ragazzi vorranno sicuramente incontrarti, Robert..." disse Claude.

"Oh no, per favore... non me la sento... non dire niente a loro che sai dove sono... per favore..."

"Ma perché? Sono tutti in pena per te. Sai che ti vogliamo tutti bene..."

"Sì, lo so... lo so... ma guardami... non voglio che i miei ragazzi vedano questo relitto."

"Ti rimetterai!"

"Non dire loro nulla, ti prego. Non me la sento proprio di vederli..." insisté Robert.

Jean Paul gli prese una mano: "No, stai tranquillo, Claude non dirà niente, per ora. Ma tu ti rimetterai, tornerai in piena forma e allora faremo una gran festa con tutti gli amici."

"In forma? Ma per che cosa, Jean Paul?"

"Per che cosa ancora non lo so. Ma per chi, sì: per te e per me!" rispose Jean Paul.

"Vedremo..." rispose con voce stanca Robert.

Jean Paul guardò l'orologio: "È tardi... Credo che sia meglio che noi si torni a casa." disse.

Salutarono tutti, presero i loro regali di Natale e uscirono, promettendo di farsi vedere presto. Salirono sul taxi di Jean Paul e partirono. Quando giunsero vicino a casa di Jean Paul, Robert gli indicò una strada.

"Io lavoro là, in un negozio di giocattoli."

"Casa nostra è qui vicino. Pensa, eravamo così vicini senza neppure saperlo!"

"Sarà comodo per me andare al lavoro..." disse Robert.

Jean Paul voleva dirgli che avrebbe trovato un lavoro migliore, ma decise di non dire nulla per il momento. Salirono in casa.

"Ecco, Robert: questa è casa nostra."

"È carino, qui..." disse l'uomo guardandosi attorno.

Jean Paul gli fece vedere la cucina, poi il bagno, quindi salirono alla camera da letto.

"Ti piace, Robert?"

"Sì... è grande qui da te."

"Qui da noi! Questa è casa tua, ormai, Robert, casa nostra." gli disse il giovane abbracciandolo.

"Sei sicuro di volermi davvero con te?" gli chiese l'uomo a mezza voce.

"Non dire sciocchezze! Certo che sono sicuro. Tu sei tutto quello che ho. Non rinuncerei a te per nulla al mondo. Io ti amo, Robert, ti amo davvero."

"Sono solo un vecchio... Perché non ti cerchi un amante giovane e bello come te?"

"Perché amo te... Tu non mi vuoi più? Non mi ami più?"

"Sì che ti amo, ma..."

"Ma? Non voglio sentire nessun ma. Adesso andiamo a letto e facciamo l'amore, d'accordo? È un anno e mezzo che ti aspetto, che mi manchi, che ti desidero."

"Sarai deluso..."

"Non è possibile, amore."

"Non sono più quello di prima..."

"Sì, Robert. Sei sempre il mio Robert, il mio uomo... Vieni, voglio essere io a spogliarti... e tu spoglierai me...." gli disse attirandolo verso il letto.

"Spegni la luce, però. Mi vergogno..."

"Di me? Non puoi vergognarti di me."

"Il mio corpo..."

"Anche il mio non è più in forma come prima, lo so. Ma credo che non sia solo il mio corpo che tu amavi, no?"

"No, certo..."

"E neanche io. Io amo la tua anima."

"Anche quella è... è in rovina, mio povero Jean Paul. Che posso offrirti, io?"

"Il tuo amore, te l'ho detto. Sì, i nostri corpi sono sfioriti, forse, le nostre anime ferite, forse. Ma il nostro amore le sanerà. Vieni, amore mio, non crearti problemi che non esistono. Lasciati amare da me, dal tuo ragazzo!"

"Spegni la luce, ti prego..." implorò il ragazzo.

"Va bene, come vuoi tu, per questa volta. Ora spengo la luce, poi ti spoglierò e tu spoglierai me, e faremo l'amore..."

Jean Paul spense e, al buio, cercò i bottoni della giacca del suo uomo e iniziò a sbottonarli. Dopo poco anche le mani dell'uomo cercarono la cerniera lampo del giubbotto del giovane e l'aprirono. I loro abiti caddero a uno a uno. Jean Paul sentiva il corpo del suo uomo tremare.

Si carezzarono. Jean Paul sentì che il corpo di Robert era meno sodo, più magro, scarno, di quel che ricordava. Ma lo carezzò con infinita dolcezza. E sentì con un misto di piacere e di calore la forte erezione del suo uomo. Lo tirò a sé, lo attrasse sul letto e lo avvolse con le braccia e le gambe.

"Baciami, amore..." sussurrò Jean Paul con tenera passione, "Ho bisogno di te..."


DIETRO - AVANTI