LA GARA PIÙ DIFFICILE CAPITOLO 3 - AMICI-AMANTI

Il palazzo di Les Andelys era bello. Non era un'opera d'arte famosa ma un palazzo dignitoso ed elegante. Ormai da circa quaranta anni apparteneva alla Federazione Sportiva di Francia. Di lì erano passati non pochi campioni. Le sale nobili del palazzo erano rimaste intatte ed erano usate come sale di rappresentanza. Ma tutti gli altri interni, i quartieri della servitù, le rimesse, i magazzini, le stalle, erano stati ristrutturati all'interno e ospitavano ora ambienti moderni e funzionali.

Per certi aspetti ora Les Andelys pareva più un albergo che una residenza nobile o un luogo di sport, a parte i modernissimi impianti nel parco e le palestre situate nelle ex scuderie. L'alto muro che racchiudeva il parco che circondava su tre lati il palazzo garantiva agli atleti la necessaria privacy e tranquillità.

Per i "campi" primaverile e autunnale il palazzo si animava di vita. Robert lo conosceva come le sue tasche, ormai era di casa lì. Gli piaceva molto, Les Andelys, ci stava bene.

Le camere per lui, il suo personale tecnico e i ragazzi era nell'ala nord-ovest del palazzo, al terzo piano. Si assicurò che tutti si fossero sistemati e dette loro appuntamento nella sala-ristorante per le 12,30 per il pranzo. Alle 14,30 c'era la riunione nella saletta video. Andò in camera sua e sistemò le sue cose nell'armadio, si tolse gli abiti civili e indossò la tuta.

Sentì la risata di Charles provenire dalla camera accanto alla sua. Charles divideva la camera con Rhémy, il giullare del gruppo, un ragazzo con un profondo senso dell'umorismo. Il taciturno Serge, il corso di diciannove anni, era invece in camera con Alain. I suoi due campioni, Claude e Jean Paul, condividevano la camera di fronte alla sua. Poi gli altri nelle altre camere. Aveva fatto scegliere ai ragazzi come dividersi nelle camere. Se stavano bene fra loro ne avrebbe guadagnato il morale di tutto il gruppo.

Dopo il pranzo ci fu la riunione. Robert distribuì a tutti le copie dei programmi di allenamento, sia quello personalizzato col nome dell'istruttore a lato, sia quello di gruppo, per tutta la durata del campo. Quindi li portò a visitare le strutture e le istallazioni sportive. Charles, da buon veterano, fece notare ai più giovani quanto tutto fosse stato migliorato e perfezionato rispetto agli anni precedenti. Specialmente il laboratorio per i test medici che era rilucente di macchinari modernissimi.

Visitarono anche le strutture per gli altri sport, le piscine, i trampolini per i tuffi, la palestra per l'atletica leggera e quella artistica e così via. Poi fu lasciato loro tempo libero fino all'ora di cena per familiarizzare con la topografia del complesso.

Dopo cena si riunirono di nuovo nella saletta video e Robert fece loro vedere i filmati delle prestazioni degli ultimi atleti che avevano guadagnato medaglie d'oro. Faceva vedere alcuni passaggi al rallentatore e faceva notare ai ragazzi i particolari più interessanti e le impostazioni di ogni atleta.

Poi i ragazzi sciamarono nelle sale relax e giochi. Alain e Thiery si misero a giocare a scacchi, Serge ed Eric a ping pong. Altri guardavano la televisione, chiacchieravano o leggevano. Quando venne l'ora di dormire, salirono tutti disciplinatamente nelle loro camere.

Mentre si spogliava, Claude disse a Jean Paul: "Io sono abituato a dormire nudo. Mica ti fa problema, no?"

"T'ho già visto nudo un sacco di volte. Che problema vuoi che ci sia?" rispose Jean Paul spogliandosi a sua volta, ma lui si mise a letto indossando un leggero pigiama sul corpo nudo.

"Dormiamo subito. Domani sarà una giornata intensa." disse Claude.

"Sì, certo. Buona notte." rispose Jean Paul e spense la luce.

Jean Paul stava scivolando nel sonno quando un rumore lieve e ritmico attrasse la sua attenzione. Proveniva dalla parte di Claude.

Jean Paul sorrise e disse a mezza voce: "Ricordati che Robert ha detto non più di due volte alla settimana..."

L'amico ridacchiò e il rumore continuò.

Allora Jean Paul chiese: "Cos'è, ti manca già la tua ragazza?"

"No, che me ne frega di quella. Tanto mica scopiamo, io e lei."

"Ah no?"

"No. Perché, tu scopi con la tua?"

"No..."

"Lo immaginavo..." disse Claude.

"Perché lo immaginavi?" chiese Jean Paul trattenendo il respiro.

"Mah... intuito? Tu devi essere come me, mi sa."

"Come te... come?" chiese Jean Paul e si accorse che si stava eccitando.

"Un maschio... autosufficiente." ridacchiò Claude.

"Ma io, in realtà, voglia di scopare ce l'avrei." sussurrò Jean Paul.

"Chi, la tua ragazza?" gli chiese l'amico.

"Non necessariamente..." ripose titubante il ragazzo, e iniziò a carezzarsi i genitali sotto le lenzuola.

Guardava verso il letto di Claude, ma era buio e non vedeva nulla. Solo il lieve rumore ritmico continuava chiaro, inequivocabile.

"Perché non vieni a tenermi compagnia?" suggerì sottovoce Claude.

Jean Paul si irrigidì... avrebbe voluto andarci, ma qualche cosa lo tratteneva.

"Vieni qui, dai, Jean Paul." insisté l'amico, "... in due è più divertente che da soli..."

"È... pericoloso, lo sai." rispose incerto il ragazzo.

"Siamo chiusi dentro a chiave. Non lo saprà certo nessuno. Vieni, dai..."

Jean Paul scese dal letto. Si sfilò lesto il pigiama e s'avvicinò tentoni al letto del compagno, allungando le mani davanti a sé per non rischiare di battere contro qualche ostacolo. Sentì il bordo del letto dell'amico sotto le dita, poi sfiorò il corpo nudo di Claude e fremette.

"Vieni, dai..." ripeté il compagno raggiungendo il braccio di Jean Paul e tirandolo a sé nel buio.

Jean Paul salì sul letto e si stese, semiaddossato al corpo dell'amico. Le loro mani cercarono il turgore dell'altro.

"Jean Paul, io... ho voglia di fare l'amore con te, non solo masturbarci..."

"Sì..." rispose il ragazzo, emozionato.

Finalmente aveva il corpo di un maschio fra le braccia, aveva trovato un altro con i suoi stessi desideri, per di più un suo caro amico. In silenzio i due si palparono, si esplorarono nel buio, eccitandosi a vicenda. Finalmente era fra le braccia di un altro maschio, di un bel ragazzo...

"Finalmente, Jean Paul..." mormorò Claude quasi facendo eco ai suoi pensieri mentre lo toccava per tutto il corpo.

"Non avrei mai creduto che proprio tu... avessi i miei stessi desideri." mormorò Jean Paul contento.

"Io sì. Ma non ne ero sicuro."

"Perché tu si? Si vede così tanto?"

"No, non quello. Una sensazione. Ma potevo sbagliarmi. Non mi andava di espormi, di rischiare, capisci?"

"Ma stanotte..."

"Masturbarsi, non vuol dire niente. Neanche masturbarsi in due."

"Ma tu m'hai chiesto di fare l'amore."

"Se non ti fosse andata, avresti semplicemente detto di no. E poi tu non ti sei semplicemente seduto sul mio letto, ti sei steso addosso a me, e eri già eccitato, ce l'avevi già duro..."

"Hai rischiato, comunque."

"Beh... neanche tanto. Hai un ragazzo, tu?"

"No, da quando sono nella nazionale non ho più nessuno. E tu?"

"Neanche io, da un anno."

"Era uno di noi?"

"No, era un compagno di classe del liceo. Ma l'anno scorso si è innamorato di un altro e m'ha mollato."

"Ne eri innamorato, tu?"

"No, si faceva solo sesso, assieme."

"È stato il tuo primo ragazzo?"

"Macché. Il quarto. Il mio primo uomo l'ho avuto quando avevo quindici anni. Già da un anno avevo voglia di provarci con un maschio. L'ho conosciuto alle slot machines. Aveva circa venticinque anni. Ha cominciato a farmi il filo. Ho capito cosa voleva e l'ho seguito a casa sua. Già quella prima volta me l'ha messo, mi ha penetrato. Ma ha saputo farlo bene, in modo di farmelo piacere."

"Sei solo passivo, tu?"

"No, ma più passivo che attivo. E tu?"

"Un po' più attivo che passivo."

"Allora andiamo bene assieme, no? Ti piace il mio culo?"

"Sì, è bello."

"Dai, allora, fottimi."

"Non ho il lubrificante né i preservativi."

"Ho tutto io. Mi sono preparato bene per questo campo con te."

"Eri così sicuro?"

"Sicuro no, ma ci speravo parecchio... Ti piace succhiarlo?"

"Quand'è bello come il tuo, sì."

"Anche a me. Facciamo un bel sessantanove, prima?"

"Volentieri."

Claude fece lesto testa-coda e i due giovani amici si abboccarono vicendevolmente con golosità. Si succhiarono per alcuni minuti, godendosi quelle emozioni così a lungo desiderate.

"Non mi venire in bocca, voglio che mi vieni in culo." disse Claude dopo un po'.

"Tu come vuoi venire?"

"In bocca, se a te va bene, ma dopo. Ti va?"

"Certo. Mi piaci."

"Anche tu mi piaci, Jean Paul. Sapessi quante seghe mi sono fatto pensando a te. Immaginando di stare con te come ora. E tu? Di chi sognavi, tu?"

"Io? Di Robert..."

"Ah, è un bell'uomo, in effetti. Io ho sognato anche di Eric, e il bel cazzo di Alain..."

"Anche io, qualche volta. Ma a tutti preferisco Robert."

"Ti piace l'uomo maturo?"

"Sì, ma mi piace Robert in particolare... quel bastardo."

"È severo con te, vero?"

"Cavolo! Mi vuole morto!"

"No, ti vuole campione."

"Ci sei già tu, di campione, Claude."

"Sai che hai un gran bel cazzo?"

"Quello di Alain è più grosso."

"Ma il tuo è più bello. Mettimelo tutto dentro, dai!" mormorò Claude eccitato mentre preparava l'amico.

Jean Paul, guidandosi con la mano, con gentilezza, lo penetrò lentamente, inesorabilmente, a lungo, fino alla radice.

"Ti piace?" chiese in un mormorio.

Claude rispose con un sussurro: "Oh sì che mi piace."

Allora Jean Paul estrasse quasi completamente la sua asta dura dallo stretto e caldo canale dell'amico e ve l'affondò di nuovo, ma questa volta con un solo colpo deciso, facendo gemere il muscoloso compagno sotto di sé.

"E così, com'è?"

"Oh, bello!" gemette Claude dimenandoglisi sotto in preda al piacere.

Allora Jean Paul iniziò a possederlo menando gran colpi di maglio, mentre Claude mugolava in preda al piacere.

"Oh sì... lo sapevo... che era bello... con te..."

Jean Paul finalmente poteva sfogare i quasi due anni di astinenza forzata nell'amico compiacente e compiaciuto.

"Oh, Claude... ne avevo... proprio... bisogno!" ansimò Jean Paul continuando a stantuffargli dentro con vigore.

"Anch'io... anch'io..." gemette l'amico facendo ruotare il bacino per accentuare all'amico e a se stesso il forte e squisito piacere di quell'energica penetrazione lungamente desiderata.

"Oh, Claude... sto per..." iniziò Jean Paul ma non poté finire la frase, che riversò nel compagno tutta la sua crema in un'esplosione di piacere.

Claude gli si premette contro con forza. Poi Jean Paul si ritirò lentamente, quasi dispiaciuto, carezzando con tenerezza le piccole e sode natiche che gli avevano appena offerto quella sontuosa accoglienza, ed emise un lungo, tremulo sospiro.

"T'è piaciuto, amico mio?" gli chiese Claude girandosi sotto di lui.

"Enormemente. Hai un culetto delizioso."

"È tuo ogni volta che lo vuoi, Jean Paul!" gli disse Claude.

"Non più di due volte per settimana." disse ridacchiando Jean Paul.

"Potremmo anche fare tre volte, non credi?"

"Mi tenti..." rispose il ragazzo carezzandogli i pettorali e i fianchi. Poi si stese sulla schiena: "Vienimi sopra, Claude, e fottimi in bocca, così faccio venire anche te." lo invitò carezzandogli il bel membro turgido.

L'amico non si fece pregare, gli andò sopra cavalcioni, con le ginocchia contro le ascelle e avvicinò il bacino alla testa dell'amico. Questi ne guidò il membro duro come una barra d'acciaio scaldato al calor rosso fino alle sue labbra e l'accolse. Claude gli afferrò il capo fra le mani e iniziò a ondeggiare avanti e indietro il bacino, fottendolo in bocca con gusto. Jean Paul lo succhiava e lo vellicava muovendo la lingua dentro la bocca.

"Sei un campione anche in questa specialità, tu..." ansimò Claude accelerando il ritmo.

Jean Paul assaporava golosamente quel bel membro gonfio e sodo che gli si donava fremente in un va e vieni ritmato. Lo sentì fremere, tremare, tendersi allo spasimo e finalmente ricevette direttamente in gola la copiosa libagione offertagli dall'amico, assaporandola getto dopo getto. Tutto il corpo di Claude fremeva intensamente durante quell'orgasmo delizioso.

"Oh, Jean Paul, facciamo tre volte alla settimana, ti prego!"

"Ho paura che poi Robert si accorga che il nostro rendimento cala."

"Io credo di no. E se cala, torneremo alle due volte per settimana come dice lui. È troppo bello, con te. Se avessi immaginato che era così forte con te, ci avrei provato anche prima..."

"Adesso però dobbiamo dormire." disse Jean Paul alzandosi a sedere.

"Sì, purtroppo hai ragione tu. La prossima volta però lo facciamo con la luce accesa, vero?"

"Potrebbero vederla da fuori e chiedersi perché stiamo svegli così a lungo."

"Solo la lampada piccola... schermata..."

"Vedremo. Buona notte, amico mio."

"Buona notte, amante."

Jean Paul tornò al proprio letto. Cercò tastoni il pigiama e lo indossò, quindi si stese. Si sentiva molto meglio, ora. Chissà perché Robert diceva che far sesso debilita? A lui non pareva proprio, anzi... Era stato molto piacevole farlo con Claude. Il futuro gli sorrideva ora che aveva trovato un amante. Anche se avrebbe preferito poterlo fare con Robert... Ma con Robert avrebbe voluto fare l'amore, non semplicemente scopare. Carezzarlo lungamente prima e dopo, baciarlo, dirgli dolci parole d'amore... Poi si disse che doveva accontentarsi di Claude e non fantasticare di cose impossibili. S'addormentò dolcemente, soddisfatto.

Il mattino seguente lo svegliò Claude. Era nudo e aveva il membro eretto, alto a quarantacinque gradi, glorioso.

Lo guardò, poi guardò l'amico negli occhi: "Bella visione, per un risveglio." disse con voce ancora un po' impastata dal sonno.

"Appena t'ha visto, s'è svegliato anche lui, vedi? Dagli il bacetto del buon giorno, dai!" gli disse con uno sguardo malizioso.

"Ma solo un bacetto." disse Jean Paul carezzandoglielo e deponendovi un bacio. Quindi si alzò.

Dopo essersi lavati si infilarono la tuta da ginnastica e scesero puntuali a fare colazione con gli altri. Quindi iniziò la prima giornata di allenamento. Robert curava personalmente Jean Paul e Claude, e aveva affidato gli altri ragazzi agli altri istruttori. Li fece sgobbare tutta la mattina fino all'ora di pranzo.

Nel pomeriggio si allenarono per i 100 metri piani. Jean Paul arrivò primo con un certo distacco rispetto a Claude che fu secondo. Terzo arrivò Serge.

La notte, quando i due amici furono a letto, chiacchierarono per un po' al buio. All'inizio discussero sugli allenamenti e sui compagni, ma finirono col parlare di loro due. Jean Paul gli raccontò di René. Claude gli raccontò del suo secondo uomo.

Aveva diciassette anni e mezzo ed era al mare con i suoi. Avevano preso in affitto un bungalow in una pineta, in Croazia. Un pomeriggio, camminando dentro la pineta e allontanatosi alquanto dalla zona abitata, Claude aveva trovato un giovanotto che prendeva il sole steso su un pietrone, completamente nudo. S'era fermato a guardarlo, approfittando del fatto che quello aveva gli occhi chiusi e pareva non essersi accorto del suo arrivo. Ma s'era ingannato. L'altro, attraverso le palpebre socchiuse, lo stava guardando e dopo un po' gli disse qualcosa, in italiano.

Claude era arrossito, e aveva risposto: "Non capisco."

"Sei francese?" aveva chiesto il giovanotto in un francese quasi perfetto.

"Sì."

"Di dove?"

"Parigi."

"Ah, io lavoro a Parigi. Perché non ti togli il costume e non ti stendi qui a prendere il sole con me?" gli disse sorridendogli invitante.

Claude aveva accettato. Il giovanotto l'aveva guardato spogliarsi.

"Hai un bel corpo. Quanti anni hai?"

"Diciassette." aveva risposto lui guardando affascinato il membro dell'altro che si stava rizzando a poco a poco.

Il giovanotto, notando il suo sguardo, gli aveva chiesto: "Ti piace?"

"Sì, è bello..."

"Se vuoi toccarlo, puoi."

Claude si spostò e lo prese fra le mani. Allora il giovanotto gli spinse la testa verso il proprio pube. Claude accettò il muto invito e lo accolse golosamente tutto in bocca. Dopo poco era a quattro zampe, col giovanotto inginocchiato dietro di lui, che con gusto lo fotteva nel suo bel culetto. Fecero l'amore per tutta l'estate, senza saltare un solo giorno, trovandosi in segreto in quel punto appartato della pineta, sotto il sole. Finite le vacanze il bell'italiano gli diede il suo numero di telefono.

A Parigi s'incontrarono ancora alcune volte, nella stanzetta del giovanotto che faceva il cameriere. Ma a poco a poco la loro relazione cessò, più che altro perché avevano orari troppo diversi. Ma anche perché Claude aveva cominciato a vedersi con un altro uomo.

Claude stava andando fuori Parigi con la sua moto. Vide un giovanotto che faceva l'autostop. Era bello. Claude fermò e lo caricò. Quello, seduto dietro di lui, tenendosi con le braccia attorno al suo torso, dopo poco gli fece sentire la propria erezione contro il sedere. Claude spinse indietro il bacino per fargli capire che gradiva quel contatto. Il giovanotto scese con le mani fra le gambe di Claude e lo carezzò sulla patta.

Allora Claude uscì dalla nazionale, prese una strada secondaria, poi uno stradello e fermò dietro a un cascinale abbandonato. Lì dentro fecero l'amore. Poi, prima di riprendere la strada, si scambiarono gli indirizzi per rivedersi a Parigi. Il giovanotto era un poliziotto... della buoncostume! Con lui durò pochi mesi, comunque, perché Claude, che aveva appena finito il liceo, un giorno incontrò un suo ex compagno di classe, che non aveva mai sospettato che fosse come lui, in una discoteca gay. Così si erano messi assieme. Quello era stato il suo ultimo ragazzo prima di scoprirsi con Jean Paul.

"Ma non ti interessa metterti con uno fisso, avere una relazione stabile?" gli chiese allora Jean Paul.

"No, tanto non può durare. Prima o poi dovrò sposarmi, come fanno tutti."

"No, io non mi sposerò mai."

"Io pensavo che potrei cercarmi per moglie una lesbica, tanto per la facciata. Così io posso avere i miei uomini e lei le sue donne."

"No, neppure così mi interesserebbe. Io voglio un amante con cui vivere." affermò Jean Paul.

"Non ti sarà facile, specialmente nel nostro ambiente."

"Basta non dare scandalo. E poi mica potremo fare gli atleti per sempre, no? E dopo saremo più liberi. Io voglio poter vivere col mio amante, quando ne avrò trovato uno fisso."

"Sei un romantico, tu."

"Sì, credo proprio di esserlo, e ne sono contento."

Il giorno seguente, dopo l'allenamento individuale del mattino, nel pomeriggio corsero i 100 ad ostacoli e di nuovo Jean Paul fu primo, Rhemy secondo e Claude terzo.

La notte in camera i due amici si unirono di nuovo per fare l'amore. Avevano messo una camicia sull'abat-jour accanto al letto in modo di vedersi pur non lasciando trapelare la luce all'esterno. Quella seconda volta fecero all'amore un po' più a lungo e con più calma della prima volta e a Jean Paul piacque di più. Forse anche il fatto di potersi guardare aumentava il piacere di quella loro unione.

Dopo, Jean Paul gli chiese: "Chi ti piaceva di più dei quattro con cui sei stato prima di me?"

"Il poliziotto." rispose sicuro Claude.

"Eppure è quello con cui sei stato di meno, se non mi sbaglio. Come mai?"

"Forse proprio perché mi piaceva troppo e credo che lui si stesse innamorando di me e stava diventando geloso... Non mi andava di legarmi. Però ci sapeva fare davvero, quanto a sesso. Magari proprio perché era della buoncostume!" concluse Claude ridacchiando.

Il "campo" proseguiva, giorno dopo giorno. Jean Paul cominciava a rendersi conto che stava ottenendo risultati davvero straordinari: aveva decisamente superato se stesso. Ora guardava Robert con profondo rispetto e ammirazione e il suo amore per l'allenatore era ulteriormente aumentato.

Anche la sua relazione con Claude procedeva bene. Facevano tranquillamente l'amore una notte sì e una notte no con reciproca soddisfazione e senza che nessuno lo potesse minimamente sospettare. A poco a poco impararono a conoscere bene l'uno il corpo dell'altro e a rendere le loro unioni veramente appaganti e pienamente piacevoli.

Quando il campo terminò e si stavano preparando per tornare a Parigi per organizzare il viaggio per i campionati d'Europa, Jean Paul andò a parlare a Robert.

"Avevi ragione tu, a quanto pare."

"Lo sapevo." rispose semplicemente l'uomo.

"M'hai portato dove volevi tu."

"T'ho portato dove potevi arrivare. E puoi ancora migliorare."

"Oh, mio dio, mica continuerai a massacrarmi come hai fatto in questi mesi, no? Non facevo che allenarmi e dormire, allenarmi e dormire. Vorrei avere anche un po' di tempo per me stesso, per distrarmi, per divertirmi..."

"L'avrai, non aver paura, se solo seguirai i miei consigli senza inalberarti."

"Ho capito la lezione, Robert. Sarò un bravo ragazzo, d'ora in poi, non dubitare."

Robert gli sorrise facendo un cenno d'assenso e Jean Paul si sentì sciogliere tutto per il piacere di quel sorriso dolce e bello.

Quando salì in camera per fare le valigie vi trovò Claude.

"Dio mio, Claude, io sono innamorato perso di Robert! Che posso fare? Quell'uomo mi ha completamente stregato!"

"Beh, toglitelo dalla testa, è meglio. Quello è irrimediabilmente etero, te lo dico io!"

"Non ci riesco, non ci riesco proprio. Se lo desiderassi solo fisicamente mi sarebbe facile dimenticarlo. Ma io ne sono davvero innamorato."

"Povero amico mio!" esclamò Claude scuotendo la testa e chiuse la propria valigia.


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