LA GARA PIÙ DIFFICILE | CAPITOLO 1 - UNA SFIDA |
Claude guardò verso Robert e l'allenatore gli fece il segno OK con le dita. Allora prese la rincorsa, puntò l'asta e volteggiò alto saltando con eleganza e leggerezza, senza neppure sfiorare la traversa. Quindi atterrò sul materasso con una caduta perfetta. I compagni gli batterono le mani. Mentre tornava nei ranghi Jean Paul si avviò per la sua prova e, incrociando Claude, si dettero un colpetto con una mano in segno di buona fortuna. Jean Paul prese l'asta, si mise in posizione, respirò profondamente, guardò verso Robert e, al suo segnale, si concentrò con un ultimo respiro e partì per la breve rincorsa. Anche lui puntò l'asta e volteggiò in modo perfetto superando la traversa con un'elegante rovesciata, quindi atterrò sullo spesso materassino senza barcollare minimamente. Un nuovo applauso salutò la sua prova. Ormai erano in gara solo Claude e Jean Paul. Robert fece alzare la traversa e i due ragazzi continuarono le loro prove, finché Jean Paul fece cadere la traversa. Claude invece la superò senza sforzo. Mentre erano nelle docce, Jean Paul fece i suoi complimenti a Claude. "Sei il migliore, non c'è che dire. Mi sa che la medaglia d'oro sarà tua." "Oh, non è detto. Anche tu sei forte. Non devi guardare solo i risultati di questi giorni." "Comunque saremo tutti e due nella squadra nazionale e di questo sono molto contento." disse Jean Paul. Asciugatisi, andarono con gli altri da Robert che disse loro il programma di allenamento per il giorno seguente. Il mattino avrebbero corso i 400 metri piani e nel pomeriggio si sarebbero allenati nel lancio del giavellotto. I ragazzi posero domande a cui l'allenatore rispose, quindi uscirono tutti per tornare a casa. Robert chiese a Jean Paul di fermarsi un attimo, perché doveva parlargli. "Che c'è, Robert?" chiese il ragazzo un po' teso. "Senti, tu sei senza dubbio uno dei migliori atleti che io abbia mai allenato. Sei anche migliore di Claude, eppure rendi meno di quello che potresti e questo mi fa proprio incazzare!" "No, faccio tutto quel che posso. Claude ha due anni di esperienza più di me... conteranno qualcosa, no?" "No. Tu hai un corpo perfetto, migliore di quello di Claude. Il tuo corpo può dare prestazioni molto superiori, se solo tu ci mettessi la volontà. Ti accontenti troppo facilmente, ti arrendi troppo presto. Lo sport è una disciplina dura, non è un passatempo. Hai dei talenti: spendili!" "Tu mi vuoi vedere morto." rispose scontroso il ragazzo. "No, ti voglio vedere con la medaglia d'oro al collo." "La prenderà Claude." "Non ne sarei così sicuro. Claude sta già dando il massimo. Gli atleti delle altre nazioni sono forti e possono insidiare l'oro di Claude. Se tu sviluppassi a pieno le tue capacità, nessuno potrebbe mai toglierti l'oro. Tu hai la stoffa del vero campione!" disse duro e stizzito Robert. Jean Paul lo guardò imbronciato: "Tu vuoi troppo da me, Robert. Ti sei messo in testa..." "Tu ti sei messo in testa di non poter fare di più! Da domani tu farai tutte le prove a doppio e anche gli allenamenti." "Mi vuoi far scoppiare, tu, altro che vincere!" "No, voglio tirar fuori l'atleta che c'è in te. Quando t'ho scovato al liceo ho visto subito di che stoffa sei fatto." "Non ti sbagli mai, tu?" "Non con te. So il fatto mio. Ricordati, non ti mollo finché non tiro fuori tutta la tua potenza. Tu ce l'hai nel sangue, il decathlon. Tu sei il più grande atleta del mondo, io lo so. E te lo dimostrerò malgrado te stesso." "Ma lasciami in pace, Robert!" disse seccato Jean Paul. "No. È il mio ruolo farti svolgere il tuo." "Non tirare troppo la corda, o me ne vado." "No, tu non te ne andrai. E io tirerò con tutte le mie forze, garantito!" rispose Robert alzandosi in piedi e andando verso la porta. Poi si girò e disse al ragazzo che frattanto s'era anche alzato, "Domani puntuale! E preparati a faticare! Vedremo chi la spunterà." Jean Paul uscì, scuro in volto. Claude l'aspettava. "Allora? Che aveva da dirti?" "Gioca a fare il dittatore. Dice che io posso rendere di più e che vuole mettermi sotto pressione." "Io credo che, se Robert dice così, sappia il fatto suo. È stato un grande atleta, ha vinto un sacco di medaglie. Mio padre, che era suo compagno di squadra, ha un'ammirazione sconfinata per Robert e lo stima moltissimo." "Ma io sto già facendo il massimo!" protestò rabbioso Jean Paul che aveva sperato comprensione dall'amico. "Ti sembra di dare il massimo. Ma se Robert dice di no... mi sa che ha ragione lui." Camminarono per un po', senza parlare. Salirono sull'auto di Claude che accompagnò a casa Jean Paul. Questi, la cui famiglia stava a Poitiers, abitava presso una famiglia che gli aveva dato in affitto una stanza. Era stato Robert a trovargliela. Robert! Tutta la sua vita era cambiata il giorno in cui Robert s'era presentato nella palestra del suo liceo e aveva chiesto agli insegnanti di educazione fisica di mostrargli gli allievi più validi e versatili nelle attività sportive. A Jean Paul era piaciuto sempre moltissimo fare sport, specialmente atletica leggera e ginnastica. Aveva volteggiato sul cavallo e sulle parallele, aveva corso, saltato, aveva dato il meglio di se stesso davanti a quell'uomo di quarantacinque anni, alto, asciutto, che lo osservava con occhi attenti e penetranti. Jean Paul era affascinato dall'ex atleta famoso, dalle tante vittorie e medaglie. Quando questi gli disse che intendeva parlare con i suoi genitori, si sentì il cuore battere all'impazzata. Robert parlò con i genitori di Jean Paul e riuscì a convincerli, peraltro senza troppa difficoltà, a fare del figlio un atleta. Robert dette un programma di allenamento al suo insegnante di educazione fisica, che il ragazzo aveva seguito durante il tempo che gli mancava per finire il liceo. Poi l'avrebbe preso con sé a Parigi per allenarlo per poterlo inserire nella nazionale. Jean Paul era felice, elettrizzato. Corse subito dal suo amico René per comunicargli la novità. René era il proprietario del negozio di abbigliamento "Le Chic" dove Jean Paul era solito comprare i propri abiti. Era un uomo di trentadue anni ed era l'amante segreto di Jean Paul. Era René che aveva introdotto il ragazzo all'amore fra uomini. S'erano incontrati ai giardini e René aveva attaccato bottone. A Jean Paul era stato subito simpatico. Quando poi aveva saputo che l'uomo aveva un negozio di abbigliamento per giovani, era andato a trovarlo in bottega e aveva cominciato a servirsi da lui. Finché un giorno, Jean Paul aveva diciassette anni, René era entrato con lui in cabina di prova e qui l'aveva toccato in modo intimo, facendolo eccitare. Gli aveva detto che voleva farci l'amore e il ragazzo, incuriosito ed eccitato, aveva accettato... e gli era piaciuto molto. Già al loro terzo incontro aveva donato la sua verginità all'uomo, e René ne aveva fatto il proprio amante. A Jean Paul piaceva René. Non ne era innamorato ma ci stava bene assieme e gli piaceva molto farci l'amore. Fino a quando aveva conosciuto René, il ragazzo non s'era mai sentito attratto dalle ragazze, ma neanche dai ragazzi. Aveva sempre pensato che i gay fossero le checche effeminate, estrose, i travestiti o cose del genere che proprio non gli piacevano. Ma René era virile e quello che apprezzava in Jean Paul era la sua virilità incipiente. Il ragazzo aveva così capito che essere gay non contrasta affatto con l'essere virili e questo gli piaceva. René in casa aveva delle videocassette porno gay, con bei maschi atletici che al ragazzo piacevano molto e, guardandoli, i due amanti facevano l'amore imitando quello che vedevano sul piccolo schermo del televisore. Quando dunque andò da René per dargli la buona notizia, l'uomo gli disse: "Allora mi lasci." "Beh, sì, penso. Sai che l'atletica mi piace, no?" "Mi mancherai." "Ma no. A te piacciono i ragazzini e presto m'avresti mollato per un sedicenne, comunque." "Tu mi piaci un sacco." "Ho visto, sai, come spogli con gli occhi quelli più giovani di me. Sto maturando troppo in fretta, per i tuoi gusti." "Ma sei ancora bellissimo, desiderabile." "Grazie. Mi piace un sacco come fai l'amore con me. Spero di trovare un altro amante, quando sarò a Parigi. Uno bravo come te." Finalmente, terminato l'anno scolastico e passati brillantemente gli esami, Jean Paul era andato a Parigi e Robert, che era restato in contatto con lui, gli aveva trovato quella camera in casa di un altro ex atleta, un uomo di quarantanove anni con tre figli, di cui uno poco più grande di lui. Un ragazzo noioso che parlava sempre e solo di donne. Ma Jean Paul, cominciando a frequentare gli allenamenti da Robert, a poco a poco s'era innamorato del suo allenatore. Non ne era solo attratto fisicamente: l'aveva visto nudo sotto le docce e il suo corpo sodo e asciutto, in perfetta forma, gli era piaciuto molto... ma se ne era veramente innamorato. Sapeva però che il suo era un amore senza speranza. Infatti Robert era sposato felicemente e aveva quattro figli, la più grande di sedici anni e il più piccolo di cinque. Aveva una moglie molto bella ed elegante, anche lei ex campionessa di ginnastica artistica, una svizzera tedesca. Jean Paul aveva cercato di non innamorarsi di Robert, ma non c'era riuscito. Quell'uomo emanava un fascino speciale. Jean Paul aveva subito fatto amicizia con gli altri atleti della squadra di decathlon, specialmente con Claude che era il migliore. Robert aveva subito messo sotto Jean Paul ad allenarsi e il ragazzo rispondeva con piacere alle attenzioni dell'uomo: era il suo modo per dimostrargli il suo amore, pur senza confessarlo né darlo a vedere. L'ambiente sportivo, pur essendo un ambiente di soli uomini, era rigorosamente eterosessuale. Avevano tutti chi la ragazza, chi la fidanzata o anche moglie. Solo lui, che però era il più giovane, non aveva la ragazza. Proprio perché era innamorato di Robert e gli stava dando il meglio di se stesso, Jean Paul s'era arrabbiato alle sue accuse di non dare ancora il massimo. Accuse ingiuste, ne era sicuro. "Lui mi odia! Io lo amo e lui mi odia! Ma che cosa gli ho fatto? Niente." pensava mentre si preparava per andare a cena di là. Il padrone di casa osservava che il ragazzo seguisse la dieta giusta per un atleta. Poi un pensiero fulminò Jean Paul: "A meno che... a meno che abbia intuito che sono innamorato di lui... che sono gay. E allora, per questo, vuol farmela pagare. Magari Robert odia i gay... Devo stare più attento. Sì, deve essere così, questo spiega tutto." Jean Paul decise allora che doveva farsi una ragazza anche lui, per copertura... non sarebbe stato difficile... magari una delle atlete della squadra femminile. Per esempio Claire, quella bella ragazza di diciassette anni che gli aveva dimostrato una certa simpatia e che era ammirata da tutti per il suo bel corpo e il suo faccino pulito e grazioso. Sì, doveva cominciare a farle il filo. Domani stesso le avrebbe portato un regalino. Qualcosa di piccolo, non impegnativo, poco più di un gesto gentile. Quando si mise a letto Jean Paul provò l'istinto di masturbarsi ma si trattenne ricordando le parole di Robert a inizio anno: "... E soprattutto, ragazzi, non più di due volte per settimana, che sia da soli o in un rapporto sessuale, polluzioni notturne spontanee incluse. Ne va del vostro rendimento. Due per settimana al massimo, chiaro?" Jean Paul aveva deciso di concedersele il mercoledì e il sabato, perciò non quella notte. Ma ripensava a Robert, il suo sogno proibito, al suo corpo così bello, così virile, ed era molto eccitato. Avrebbe dovuto trovarsi un amante, ma chi? Non certo fra i compagni di squadra. A parte che erano tutti etero, non poteva esporsi così. Cinque anni prima, gli aveva raccontato Charles, un altro atleta, uno era stato espulso dalla squadra proprio perché s'era scoperto che era gay. L'avevano sorpreso nei gabinetti col ragazzo delle manutenzioni. Lui era stato espulso e il ragazzo licenziato su due piedi. Espulso, e la ragione era stata scritta sulla scheda medica della federazione Sportiva, cosicché non sarebbe mai più stato preso neppure dalle squadre locali. Sì, pensò Jean Paul addormentandosi, doveva fare molta attenzione e doveva farsi una ragazza per paravento. Si svegliò di nuovo di colpo quando un pensiero si fece strada in lui: ma allora forse anche altri atleti avevano il suo stesso problema e una ragazza solo come paravento... Sarebbe stato interessante scoprire chi, ed eventualmente diventarne l'amante. Forse proprio Charles, o Alain... mica male, Alain... aveva l'uccello più bello e grosso di tutti, una vera cuccagna. Si addormentò immaginando come poteva essere fare l'amore con Alain. Il giorno dopo Jean Paul si presentò puntuale per gli allenamenti. "Vuole farmi fare il doppio degli altri, il bastardo!? Bene, ma non creda di farmi chiedere pietà. Mi dovrà lasciare in pace, prima o poi. Scommetto che lo farà quando mi vedrà filare con Claire." pensò quando vide di lontano Robert. Lo salutò quasi con freddezza. Prima di andare a cambiarsi fece un salto dalle ragazze. Cercò Claire e le porse il pacchettino che aveva preparato. "Cos'è?" chiese lei, incuriosita. "Niente. Un pensierino. Ho pensato che potesse piacerti. A dopo." disse Jean Paul allontanandosi in fretta e tornando nella sezione maschile. Stava arrivando anche Claude ed entrarono assieme negli spogliatoi. Chiacchierando, andarono a cambiarsi, poi Jean Paul si presentò a Robert. "Bene," disse questi, "comincia a fare il percorso a ostacoli, mentre arrivano anche gli altri." "Va bene." rispose secco Jean Paul. Fece un po' di pre-riscaldamento quindi partì. Un grido di Robert lo bloccò. "Jean Paul! Non essere stupido! Prima di fare il percorso devi riscaldare bene i muscoli, non meno di un minuto!" Il ragazzo si fermò e, di malumore, riprese gli esercizi per riscaldare i muscoli. Dentro di sé sapeva che Robert aveva ragione. La mattina passò. Alla fine Jean Paul era molto più stanco degli altri, ma si fece un punto d'onore di non darlo a vedere. Claude gli si avvicinò: "O aveva ragione Robert, o fai solo finta di non essere stanco." gli sussurrò. Jean Paul gli sorrise ma non gli rispose. Andarono a mangiare alla mensa del centro polisportivo. "Menu C." disse Jean Paul all'incaricato del self service. "Sì, bello, lo so a memoria, ormai." gli rispose il cameriere porgendogli il vassoio. Mentre il ragazzo andava a cercarsi un posto, Claire gli fece un segno da un tavolo. Jean Paul si avvicinò. Lei gli disse: "Ti ho tenuto il posto, J.P. Ti va di mangiare qui?" "Volentieri, grazie." "Sei stato carino a regalarmi quella penna. Ti deve essere costata parecchio." "No, l'ho vinta alle gare atletiche della mia scuola l'ultimo anno." "Allora è doppiamente preziosa. Grazie mille." "Ti piace?" "È molto bella." "La userai?" "Certamente, e con piacere." Mangiando, chiacchierarono amabilmente. Poi Claire gli chiese: "Prima che riprendiamo gli allenamenti, ti va di fare due passi con me e con qualche amico?" "Certo." Il gruppetto uscì dalla mensa e si mise a passeggiare sotto gli alberi, sul prato che costeggiava la palestra maschile. "Di dove sei, Claire?" "Di Lille." "Mai stato a Lille. È bella?" "A me piace. E tu? Da dove vieni? Dall'accento ti direi del Poitou." "Si sente così tanto? Abitavo a Poitiers..." "No, è che la mia professoressa di francese era del Poitou e aveva il tuo stesso accento. E poi il tuo accento mi piace." disse lei con grazia. Si salutarono e tornarono ognuno ai propri allenamenti. Oltre al lancio del giavellotto assieme ai compagni, Jean Paul dovette fare anche alcuni lanci col disco e col peso. A sera era veramente stanco e gli fu piuttosto difficile non darlo a vedere. La doccia lo risollevò un po' e ci rimase un po' più a lungo del solito. Ne approfittò per godersi discretamente i bei corpi dei suoi compagni. Pensò che forse il più bello di tutti era Eric. Se solo avesse potuto fare il filo a lui invece che a Claire! Eric era fidanzato ufficialmente e aveva già fissato la data delle nozze, si diceva perché la sua ragazza aspettava un bambino da lui. Se era vero, sarebbe andata all'altare col pancione... Come al solito Claude l'accompagnò a casa in auto. Per la strada gli chiese: "Ti sei messo a fare la corte a Claire?" "È molto simpatica." rispose con tono neutro Jean Paul. "È anche molto carina." sottolineò Claude sorridendogli malizioso, poi aggiunse: "Fareste una bella coppia, tu e lei." "Mah, si vedrà." rispose Jean Paul, sempre col suo tono casuale. Quella sera si addormentò subito, quasi di colpo. Il giorno dopo dovevano allenarsi nei 1500 metri e nel salto in lungo. Robert fece fare in più a Jean Paul di nuovo ostacoli e le parallele. Jean Paul e Claire pranzarono di nuovo assieme. Ma dopo andarono a passeggiare da soli. E di nuovo, la sera, Jean Paul crollò addormentato subito. Passò la settimana e tornò per il week end a casa dai suoi. Contrariamente al solito, invece di andare in giro con i vecchi amici, dormì molto. Doveva smaltire la stanchezza di quei giorni, se non altro per non dare a Robert la soddisfazione di vederlo crollare. Ma il sabato sera, sotto la doccia, si masturbò a lungo pensando a Robert e si rese conto che non riusciva a odiarlo, lo amava troppo. Doveva davvero trovarsi un amante, pensò mentre scivolava nel sonno, e forse si sarebbe tolto dalla testa Robert, il frutto proibito... Domenica, mentre passeggiava, incontrò René. "Come stai, vecchio mio?" gli chiese. "Bene. E tu, campione?" "Stanco. Hai un nuovo ragazzino, o stai ancora con quello che ha sostituito me?" "Oh, uno nuovo. Ha sedici anni ed è bello come un angelo!" "Sempre e solo sedici-diciassettenni, eh? Lo conosco?" "No, è nuovo di Poitiers. Viene da Angoulême. Sua madre è la nuova farmacista, ha il negozio di fianco al mio." "E come l'hai agganciato, il ragazzino? Nella cabina di prova come me?" "No, in piscina, alle docce. È il ragazzo più caldo che abbia mai avuto... Appena l'ho sfiorato alle docce, lui è sceso giù a succhiarmelo! Ho dovuto fermarlo, per paura che arrivasse qualcuno. Aveva già avuto un amante ad Angoulême, prima di conoscere me. A letto mi fa impazzire... è inesauribile." "Insomma, non ti manco di sicuro né io né gli altri..." disse ridendo Jean Paul. L'amico sorrise ma non rispose. Invece gli chiese: ""E tu? Ancora nessuno?" "Macché, nessuno dopo di te." "Mi pare impossibile. Sei un gran bel ragazzo, tu." "Sei gentile. Ma non ho neppure il tempo di guardarmi attorno. E mi manca un amante." "Vuoi che ti presenti Patrick, il mio ex, quello che ho avuto dopo di te?" "No, è troppo giovane." "Ha diciannove anni ed è ben fatto." "E poi che faccio? Ci incontriamo una volta alla settimana? E dove? Non certo a casa mia." "Su da me. Vi potrei lasciare la camera, la domenica mattina... Lo farei volentieri." "No, grazie. A me piacciono gli uomini più grandi di me almeno di qualche anno. Maturi, è ancora meglio. Come il mio allenatore, per esempio." "Quanti anni ha?" "Quarantasette." "È vecchio!" "Col cavolo! Ha un corpo che farebbe crepare d'invidia parecchi trentenni, te compreso, senza offesa. È davvero uno splendido maschio. Se non fosse sposato, ti giuro che gli farei la corte. È uno degli uomini più affascinanti e arrapanti che abbia mai visto." "Ti piace così tanto?" "Se solo mi toccasse lui, alle docce, farei subito come il tuo ragazzino!" disse Jean Paul deciso, e René rise. Prese Jean Paul per un braccio, trattenendolo: "Guarda quello che sta uscendo dal Café de St. Malo. È il mio ragazzo." Jean Paul guardò: "Sembra davvero un angelo, è molto bello!" "E a letto è un diavoletto..." disse ridacchiando René. Il ragazzo di lontano gli fece un sorriso a cui René rispose con un gesto della mano. "Non vai da lui?" gli chiese Jean Paul. "No, verrà lui da me nel pomeriggio, siamo già d'accordo." "Fai vedere anche a lui le tue videocassette porno?" "Sì, certo. Ma a lui non piacciono quelle di Cadinot come a te, a lui piacciono quelle americane." Chiacchierarono ancora qualche minuto, poi si salutarono. A Jean Paul, René era rimasto simpatico e avevano conservato una buona amicizia. Lo guardò allontanarsi e si chiese quanti ragazzi di Poitiers fossero già passati nel suo letto e quanti ancora ce ne sarebbero passati... e lui ancora non aveva trovato il suo uomo. Jean Paul tornò a casa per pranzo. Nel pomeriggio avrebbe dovuto riprendere il treno per Parigi, parecchie ore di viaggio. Prima di ripartire si sarebbe fatto un bel sonnellino. A Parigi avrebbe cenato, poi sarebbe andato a letto presto. Lunedì Robert doveva trovarlo in perfetta forma, fresco come una rosa.
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