LA GARA PIÙ DIFFICILE | CAPITOLO 5 - RAGIONE E CUORE |
"Ma che... che dici?" chiese l'uomo turbato, guardandolo dritto negli occhi. "Che sono innamorato di te, Robert. Dal primo giorno che t'ho visto, quando mi sono presentato a te. Non ho fatto che amarti. Per questo ero arrabbiato con te quando mi sembrava che mi trattavi male. Ma poi ho capito. E ho deciso che dovevo dimostrarti il mio amore dandoti quello che più desideravi: la mia vittoria." "Ma tu sei innamorato di Claire, com'è giusto che sia. A me sei affezionato..." "No, Robert. Claire è solo un paravento per gli altri. Tutti hanno la ragazza e così... Ma io ho amato sempre e solo te. Se tu non puoi o non vuoi amarmi, io lo capirò, lo accetterò... ma io amo te, Robert." "Ma io sono un uomo..." "Anche io. E amo un uomo: te." "... e vecchio..." "Sei più giovane di noi tutti. E mi piaci da morire, Robert." "Non ha senso... due uomini... non possono..." "Davvero? Non è mai successo prima, nel nostro ambiente?" "Sai che cosa succede se accadesse..." "No, so quel che accade se si scopre. Ma so anche che non sempre si scopre. Tu non hai mai saputo di due atleti che si amassero?" Robert chiuse gli occhi ma annuì: "Sì... ne sono a conoscenza... a volte due giovani possono... possono illudersi di amarsi... o amarsi davvero. Ma non è mai successo, che io sappia, fra un atleta e il suo allenatore." Jean Paul gli prese una mano e gli disse: "Non potrebbe esserci una prima volta?" "Jean Paul, ti prego... Io sono sposato, ho quattro figli..." "Non voglio toglierti nulla, Robert. Vorrei solo darti qualcosa in più... essere tuo." La mano di Robert tremò appena ma non la sottrasse da sotto quella del ragazzo: "Sarebbe una bugia se ti dicessi che non apprezzo la tua sincerità e il tuo sentimento, ma mi stai chiedendo qualcosa di impossibile, Jean Paul." "Robert, io non ti sto chiedendo nulla, ti sto solo offrendo il mio amore." "Mi imponi un fardello molto pesante..." "No, Robert. Se tu non senti nulla per me, non c'è nessun fardello." "Il fatto è, Jean Paul... il fatto è..." iniziò a dire l'uomo, ma la sua voce si spezzò. Guardò negli occhi il ragazzo e Jean Paul lesse in quegli occhi una sofferenza profonda, ma anche una tenerezza infinita. Robert tolse la sua mano da sotto quella del ragazzo. "Il fatto è che ti amo anche io! Ma non c'è spazio per questo amore nella mia vita. Non c'è, non può esserci, non deve esserci..." disse con voce accorata, quasi disperata. Jean Paul fu turbato per l'intensità dell'emozione dell'uomo. "Perché, Robert?" chiese quasi sottovoce, con dolcezza. "Perché... perché io ti vorrei tutto per me ma io non potrei essere tutto tuo. Non me la sento di abbandonare mia moglie, di abbandonare i miei figli. Anche se nei confronti di mia moglie non c'è amore, ma solo affetto... non posso buttar via venti anni di vita serena che mi ha dato, che io le ho dato. Quando avevo la tua età mi ero innamorato di un mio collega, un altro atleta. Ma quando lui mi disse che quello che c'era fra noi non era amore ma solo un forte senso di amicizia fra due ragazzi che stavano condividendo gran parte delle loro vite, quando lui mi disse che si stava innamorando di una ragazza e che l'avrebbe sposata, e che perciò fra noi due era tempo che finisse l'aspetto fisico della nostra relazione... pur standoci male, l'accettai. "Cercai di convincermi e pian piano ci riuscii. Conobbi Françoise. Stavo bene con lei. Fisicamente mi eccitava, quando si flirtava. Così la sposai. All'inizio pensai persino che il mio amico avesse ragione: tutto sembrava andare bene. Poi sorsero i primi turbamenti, i primi desideri verso altri uomini. Ma erano cose lievi, che riuscivo a superare piuttosto facilmente. Più mi sentivo attratto verso un uomo, più mi attaccavo a Françoise. Non è del tutto esatto, non è vero al cento per cento, ma potrei quasi dire che ognuno dei quattro figli che ho avuto è stata la reazione, da parte mia, al riaccendersi del desiderio verso un uomo... "Poi sei comparso tu e tutto è tornato in discussione, improvvisamente e quasi violentemente. Nei tuoi confronti non era soltanto quel vago desiderio fisico che avevo provato nei confronti di altri e che avevo sempre potuto facilmente padroneggiare. No. Nei tuoi confronti è riapparso l'amore. Mi sono sentito di nuovo il ventenne innamorato d'un tempo, quello che credevo morto e sepolto. Un sentimento fresco e dolce... e irrazionale. "Tuttavia, finché credevo che fosse solo un problema mio, finché ero convinto che tu non potessi o non volessi corrisponderlo, riuscivo ad andare avanti, a controllarlo... E ora tu vieni qui e mi metti questa medaglia d'oro al collo... quasi una fede nuziale... e io mi sento perso. Dilaniato. Metà di me vorrebbe urlarti: sì! con gioia, con gratitudine, con passione. Ma l'altra metà di me mi grida: no! con severità, senso del dovere, determinazione. E anche la mia mente dice no, benché il mio corpo implora un sì, la mia ragione ripete no, ma il mio cuore vuole un sì! "Vedi? Io ti amo Jean Paul... ma non posso amarti." concluse l'uomo con un singhiozzo. "Robert... non credevo... non volevo... se tu vuoi, me ne andrò." "Oh, Jean Paul! Cerchiamo di restare l'allenatore e l'atleta di prima, te ne prego, te ne scongiuro... So che ti sto chiedendo un grosso sacrificio, come lo sto chiedendo a me stesso... ma per il bene di tutti e due, dimentichiamo questo colloquio." "Non sarà facile dimenticarlo. Ma ci possiamo provare. Non voglio che il mio amore ti turbi tanto. Io, comunque, non voglio sottrarti alla tua famiglia... io m'accontenterei di... condividerti con lei. Ma la scelta deve essere tua. Purché tu stia bene, sia felice, io sono pronto a ritirarmi oppure a darmiti, come tu deciderai." "Jean Paul, oh Jean Paul... così rendi le cose ancora più difficili... e mi induci in tentazione." "Io non posso impedirmi di amarti." "Neanche io, purtroppo. Ma... trovati un compagno e dimenticami. Uno della tua età, non uno vecchio come me." "Tu non sei vecchio." "Non ancora. Ma quando tu sarai un uomo nel pieno della maturità, io sarò un vecchio." "Mi piacerebbe invecchiare con te." "Taci, per favore. Mi sento già abbastanza debole, nei tuoi confronti..." "Io vado, allora, Robert. Ci vedremo agli allenamenti. Non ti cercherò mai più da solo a solo..." "Mi dispiace, Jean Paul, ma ti ringrazio. Non voglio perdere la tua amicizia... né un atleta splendido come te, un vero, grande campione..." "Non mi perderai, Robert. Giuro che non mi perderai mai. Se anche non potrò essere mai il tuo amante, sarò sempre il tuo... atleta. A presto, Robert, e perdonami se ti ho turbato tanto." Jean Paul uscì dalla casa di Robert e tornò nella propria camera presso la famiglia da cui era a pensione. Era emozionato: aveva avuto un inaspettato sì e un temuto no al tempo stesso. Il fatto che Robert avesse confessato di amarlo lo rendeva quasi euforico, il fatto che gli avesse negato un qualsiasi contatto fisico lo rendeva triste. Il suo amore gli permetteva di capire che cosa provasse l'uomo, ma il suo desiderio no. "Io ti amo, Robert... non ti abbandonerò mai." disse a se stesso Jean Paul, con determinazione. Quando incontrò Claude, gli raccontò del suo incontro con Robert e concluse: "Mi dispiace, Claude, ma ora che so che anche lui mi ama, non me la sento più di aver sesso con te, o con altri." "Ma lui dice che non può mettersi con te..." "Lo so, ma non mi importa." "Vuoi tentare di convincerlo?" "No, non voglio turbarlo ancora. Ma nello stesso tempo non me la sento più di fare l'amore con altri, ora." "Non puoi rinunciare per sempre alla tua sessualità, Jean Paul!" "Forse un giorno mi innamorerò di un altro e dimenticherò Robert... ma per ora è così." "Sei davvero un inguaribile romantico, Jean Paul." "Può darsi, ma mi va bene così." "Eppure ci si divertiva, assieme." "Sì, molto. Mi è piaciuto molto farlo con te, ma ora è diverso. Non mi interessa più divertirmi, ora. Cerca di capirmi, Claude." "Sì, certo... anche se mi dispiace non farlo più con te." "Restiamo amici, vuoi?" "Ma certo. Anche se alla fine di una relazione si dice sempre così, ma poi..." "Ma noi possiamo restarlo, no?" "Sì, penso di sì." rispose Claude con un sorriso sincero. Frattanto Robert era molto turbato. Cercava di non darlo a vedere, soprattutto a casa, e ci riusciva così bene che era quasi arrabbiato che nessuno si rendesse conto del suo turbamento, per quanto questo sentimento fosse irrazionale. Ripresero gli allenamenti e ricominciò a incontrare Jean Paul ogni giorno. Il ragazzo si comportava correttamente, ma lui ora era cosciente dei sentimenti di Jean Paul nei suoi confronti e li leggeva sempre vivi e forti negli occhi del ragazzo e questo teneva vivo e desto dentro di lui il suo turbamento. Sentiva il desiderio nei confronti di Jean Paul rafforzarsi e spesso era fisicamente eccitato al solo vederlo, al solo averlo vicino. Si sforzava di trattarlo come tutti gli altri e apparentemente ci riusciva. Ma sentiva, dentro di sé, che stava perdendo la sua battaglia. Si sentiva sempre più debole, sempre più preso dalla passione per Jean Paul. Ormai non faceva che pensare a lui, che sognarlo, che desiderarlo quasi con ossessione. Jean Paul da parte sua non era cosciente della tempesta che continuava a infuriare nell'anima del suo allenatore e che, lungi dall'attenuarsi, stava rafforzandosi sempre più. Infatti Robert sapeva dissimulare molto bene i propri sentimenti. Jean Paul stava continuando a dare il meglio di sé: era l'unico modo che sapeva essergli permesso per poter dire a Robert quanto l'amasse. Robert, questo, lo capiva anche troppo bene e ne era compiaciuto e ne soffriva al tempo stesso. Passarono due mesi e venne il tempo del "campo autunnale". Tutto il team del decathlon si trasferì a Les Andelys. Jean Paul fu di nuovo in camera con Claude anche se ormai i due giovani non dividevano più lo stesso letto. Il terzo giorno degli allenamenti a Les Andelys Jean Paul, dopo cena, mentre tutti gli altri andavano nelle stanze dei giochi o della televisione, uscì nel parco a camminare. Si sentiva un po' teso. Quel pomeriggio, senza volerlo, s'era trovato nelle docce da solo quando era entrato Robert. L'uomo, dopo avergli fatto appena un cenno di saluto, s'era messo a lavarsi vigorosamente dalla parte opposta del locale docce, il più possibile lontano da lui. Ma i due, di tanto in tanto, si guardavano. Jean Paul non era riuscito a evitare di eccitarsi alla vista del magnifico corpo di Robert e aveva notato l'eccitazione, quasi in risposta alla sua, risvegliarsi fra le gambe dell'uomo. Allora il ragazzo era uscito dalle docce, quasi precipitosamente, s'era asciugato, rivestito e allontanato senza indugio. Ma non aveva fatto che ripensare a quell'incontro per tutta la sera. Così ora sentiva il bisogno di starsene un po' solo, nel semibuio della sera, fra gli alberi. Camminò fina alla riva del fiume dove, sulla grande ansa, c'era la balaustrata del belvedere. Si appoggiò al parapetto e guardò i vaghi riflessi della luna sulle acque scure. "Ti desidero, Robert!" pensò con accorata intensità. Era lì da pochi minuti, immobile, solo, quando udì un lieve rumore di passi sulla ghiaia. Si girò appoggiandosi alla balaustra col sedere e con le mani spinte indietro e guardò incuriosito, pensando che forse era il suo amico Claude venuto a cercarlo. Scorse invece l'inconfondibile sagoma di Robert che avanzava verso lui. Quando l'uomo fu più vicino, i loro occhi si incontrarono, quasi magnetizzati. Jean Paul sentì il cuore in petto iniziare a battere con forza, veloce. Attese quasi trattenendo il respiro. Pensò confusamente: "Hai sentito che ti stavo chiamando!" L'uomo gli arrivò di fronte e lo fissò, muto, dritto negli occhi. Poi allungò una mano e lo sfiorò appena su un fianco e Jean Paul fremette. Con voce bassa e calda Robert mormorò: "Ti desidero, Jean Paul! Non resisto più, io... mi arrendo... ti desidero troppo e ti amo." Jean Paul tremava, ora, da capo a piedi e, nonostante volesse farlo, non riuscì a emettere una sola parola. Robert fece un piccolo passo verso di lui e ora i loro corpi erano a una spanna l'uno dall'altro. "Jean Paul... vuoi fare l'amore con me?" mormorò serio e teso. Il giovane riuscì solo ad annuire col capo. "So che è sbagliato, ma..." disse l'uomo carezzando ora con tenera levità il fianco e il petto del ragazzo, "... ma non resisto più. Non faccio che pensare a te notte e giorno... mi sembra di impazzire... io ti voglio, Jean Paul." "Sono tuo, Robert, lo sai, solo tuo." "Sì, lo so. Ti amo, Jean Paul." "Anche io ti amo." "Vieni qui sotto... qui potrebbero vederci..." disse Robert. Scesero per una delle due scale laterali fino agli archi sotto al belvedere, sulla riva del fiume, dove erano immagazzinati i canotti da competizione e lì, sotto uno degli archi, i loro corpi finalmente si incontrarono, si strinsero, cercando ognuno il turgore dell'altro e le loro bocche si unirono in un lungo, dolce e profondo bacio, mentre si cingevano con le braccia forti in uno stretto abbraccio. "Jean Paul, io ti amo, ti amo davvero, vorrei che tu fossi il mio amante... Eppure non me la sento di lasciare Françoise, di abbandonare i miei figli... Mi vuoi ugualmente?" "Sì. Robert. Non ti chiederò mai di rinunciare a loro per me, lo sai." "Non è molto giusto nei tuoi confronti." "Sì. Robert. Io voglio solo che tu sia felice." "Oggi alle docce sei scappato via..." gli disse l'uomo carezzandolo intimamente. "Ho visto che eri turbato per me e se fossi restato... sarei venuto a baciarti, a toccarti così..." "L'ho desiderato... Vuoi venire su in camera mia?" "Potrebbero vederci..." "No, sono tutti al primo piano..." "Ma quando esco dalla tua camera..." "Mi assicurerò che non ci sia nessuno in corridoio, prima che tu esca." "Non resisto più... andiamo." mormorò Jean Paul con voce roca per la passione. Nessuno vide le due ombre scivolare silenziose fra gli alberi, entrare nel palazzo da una delle porte posteriori e salire in ascensore fino al terzo piano. Il corridoio era deserto e i due si infilarono lesti nella camera dell'allenatore. Qui giunti Robert chiuse a chiave la porta quindi i due si abbracciarono e si baciarono di nuovo. Le loro lingue si cercavano, le loro labbra si suggevano, mentre ognuno dei due iniziava a sfilare la tuta da ginnastica dell'altro. Jean Paul s'accoccolò a terra facendo scivolare giù i calzoni della tuta e le mutande dell'uomo con un solo gesto, liberandone il bel membro dritto e duro, fieramente puntato in avanti, lungo, non eccessivamente grosso ma sodo, compatto, il cui turgore metteva in risalto la vena pulsante. "Finalmente!" sospirò Jean Paul. Iniziò a leccarlo per tutta la lunghezza, sostenendolo con i testicoli pieni nelle due mani a coppa. Poi circondò con le labbra la punta del membro dell'uomo, le strinse un poco e spinse in giù a scoprirne il glande gonfio e liscio, lavorandolo con la lingua. L'uomo emise un breve gemito di piacere e carezzò i capelli del giovane. "Oh, Jean Paul... vieni sul mio letto... voglio farlo anche io." sussurrò. I due si spostarono sul letto, finendo di liberarsi degli abiti. Jean Paul si stese supino e Robert gli salì sopra a quattro zampe, al rovescio, così i due amanti poterono unirsi in un lungo e dolce sessantanove. Jean Paul sentiva tutta la tenerezza che promanava da quel bel corpo forte e virile e sapere che era tutta per lui lo mandava in estasi. Questo era il coronamento di tutti i suoi sogni e si sentiva più felice e realizzato di quando aveva vinto la medaglia d'oro. Era grato all'uomo di aver finalmente accettato il suo amore e di dargli il proprio anche attraverso il corpo. Anche Robert stava provando un'ebrezza che credeva dimenticata. Si dedicò, quasi adorante, a quel corpo giovane e forte che gli si stava offrendo senza riserve, quel corpo che lui aveva contribuito a plasmare, a far giungere a vette di fama ma che ora voleva far giungere a vette di piacere. Quel corpo che amava di un amore profondo e totale, attraverso il quale la sua anima cercava di fondersi con l'anima dell'amato. "Ti voglio in me, Jean Paul." mormorò l'uomo emozionato per l'intensità del proprio desiderio. "Sì... stenditi sulla schiena." disse il giovane alzandosi in ginocchio sul lettino. Robert si stese supino e si tirò le gambe contro il petto, offrendosi così al suo compagno. Jean Paul pensò che l'uomo da oltre venti anni non era più abituato alla penetrazione, perciò lo preparò lungamente, scendendo a leccarlo fra le natiche sode e ben divaricate. Gli insalivò ben bene lo sfintere palpitante, lecchettandolo e massaggiandolo un po' con la lingua un po' con le dita. L'uomo gemeva piano, in preda a un piacere sempre più intenso. "Entra in me, ti prego..." ansimò sottovoce. "Sì, tra poco... Ti piace, amore?" "Sì, è bellissimo." "Mi ami?" "Da morire!" Il giovane lo sentì pronto. Si drizzò sulle ginocchia e guidò la propria asta dura verso il foro in attesa. Vi sfregò sopra e torno torno la punta liscia e dura. "Dai, prendimi..." "Eccomi..." disse Jean Paul iniziando a spingere con decisione ma senza fretta. Sentì lo sfintere palpitare e fremere, poi rilassarsi e aprirsi pian piano per accoglierlo, stretto e caldo, e iniziò ad affondargli dentro con un movimento lento ma inesorabile. Vide il volto dell'uomo trasfigurarsi, illuminarsi, sorridergli pieno di gioia e di piacere. Era lui a provocare all'uomo amato quella gioia, quel piacere non solo fisico, e questo lo rendeva felice. "Oh Jean Paul... quant'è bello! Ti sento in me... stai diventando parte di me... spingi... entra tutto!" "Sì. amore, eccomi... sono tutto tuo, lo senti?" "Ti ho atteso da sempre, Jean Paul! Da prima di sapere che tu esistessi. Ero incompleto, senza te." "Anch'io, amore." Quando gli fu tutto dentro, fino all'elsa, Jean Paul restò fermo per alcuni secondi e carezzò i pettorali e il ventre dell'uomo. Si chinò a baciarlo sulla bocca, poi si alzò di nuovo e dette inizio a un lento ma vigoroso va e vieni, riprendendo a carezzargli il torso. "Ti piace, amore?" gli chiese l'uomo, in estasi. "Sono felice, Robert. Sei tu la mia felicità." mormorò Jean Paul muovendosi con maggiore decisione dentro il suo amante e contemplandone il corpo raccolto a riceverlo. "Sei bellissimo, Robert!" ansimò, accelerando appena il ritmo. "Anche tu, amore." sussurrò Robert godendosi quell'energica unione. "Sono tuo per sempre." disse Jean Paul aumentando ancora la forza e la velocità dei suoi colpi di reni. "Per sempre, amore!" ansimò Robert sentendo il piacere aumentare vertiginosamente sia in lui che nel suo amante. Jean Paul accelerò ancora e sentì che stava raggiungendo l'acme del piacere, finché di colpo donò all'amante tutto il proprio seme virile in lunghi, densi getti, con una serie di forti affondo appassionati, fremendo da capo a piedi. Infine s'immobilizzò, palpitando. Poi si sfilò lentamente dal suo uomo. Robert fece per alzarsi a sedere, ma Jean Paul lo bloccò con dolcezza. "No, non muoverti, amore. Ora voglio infilarmi sul tuo bellissimo uccello e sentirlo tutto in me... Stendi le gambe... aspetta..." e Jean Paul salì cavalcioni delle anche dell'uomo. Si insalivò ben bene il foro quindi si calò sul bel membro duro, ritto in verticale, del suo Robert, sedendo sul suo pube. Lo sentì entrare, farsi largo in lui, invaderlo dolcemente. "Oh, così... ecco... com'è bello..." mormorò Jean Paul gustando quel sodo palo che finalmente s'insinuava in lui. Se lo fece scivolare tutto dentro finché il suo sedere aderì fortemente al pube di Robert. Allora, facendo forza sulle ginocchia e sulle mani, iniziò a sollevare e far scendere il proprio bacino su quell'asta fiera e forte. I loro sguardi sorridenti e luminosi erano incollati l'uno sull'altro. Robert carezzò il bel torso del suo giovane atleta che torreggiava fiero e felice su di lui, offrendoglisi completamente. "Mi ami, Robert?" chiese dolcemente Jean Paul. "Immensamente!" "È bello, vero?" "Bellissimo." Jean Paul continuò con determinazione, fino a portare l'uomo all'orgasmo. Quando lo sentì teso come una molla di balestra pronta a scattare, accelerò il ritmo e fece palpitare l'ano e quando lo sentì iniziare a eruttare si lasciò andare contro il pube dell'uomo, facendo ondeggiare lievemente il bacino in modo di provocargli un godimento più intenso, finché sentì che il bel corpo sotto di lui stava iniziando a rilassarsi. Allora, senza sfilarsi, gli si stese sopra. L'uomo lo abbracciò con forza, cingendogli il corpo con le braccia e con le gambe e i due amanti si baciarono in bocca con infinita tenerezza, godendosi il graduale rilassarsi dei loro corpi. L'abbraccio e il bacio si allentarono in un languore dolcissimo. "Grazie, Jean Paul, è stato meraviglioso." "Grazie a te, Robert. Grazie per il tuo amore." "Vorrei potermi addormentare così, unito a te. Ma non ci è possibile, purtroppo." "Avremo altre occasioni... forse." "Non sarà facile, amore mio." "Lo so. Ma ci godremo quel poco che potremo goderci. Abbiamo tutta la vita davanti." "Come potremo vederci, quando saremo di nuovo a Parigi? Non certo da me né da te..." disse con rammarico Robert. "Mi cercherò uno studio da solo, così potrai fermarti qualche volta da me." "Ti costerà caro... ma io posso contribuire alle spese..." "Faremo del nostro meglio per creare lo spazio per questo nostro amore, vero?" disse Jean Paul, carezzandolo teneramente. "Certo, amato mio."
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