LA GARA PIÙ DIFFICILE CAPITOLO 6 - LO SCANDALO

Quella notte Jean Paul, non visto, rientrò nella propria camera. Dopo poco arrivò anche Claude. Il giovane notò subito il sorriso luminoso dell'amico.

"Già a letto? Ti avevo cercato di sotto. Non pensavo che tu fossi già in camera... è capitato qualcosa?"

"Sì."

"Tu e... lui?"

"Sì."

"Davvero? Sono contento per voi due. Non ti chiedo neppure com'è stato, te lo leggo negli occhi."

"Ci siamo messi assieme, ormai."

"Bene. Ma... e la sua famiglia?"

"Faremo in modo che non ci siano problemi, che tutto continui come prima."

"Non avrete una vita facile... specialmente tu."

"Nulla è facile, a questo mondo. Ma ci amiamo, questo è l'importante."

"Come farete a vedervi senza suscitare sospetti?"

"Mi cercherò uno studio da solo."

"Sì, certo... ma dovrete stare molto attenti lo stesso."

"Lo so."

"Non ti pesa la differenza d'età? E il fatto che abbia una famiglia?"

"La differenza d'età? Non la sento per nulla. E che abbia una famiglia, è un dato di fatto. Io non voglio che la lasci, so che per lui è importante. So che dovrà dividere il suo tempo e spero solo che non sia troppo pesante per lui. Ma io lo amo e voglio solo che sia felice."

"Se potessi aiutarvi in qualche modo..."

"Grazie. Se avessi bisogno te lo dirò."

"Contaci, per quel che posso."

Durante il "campo" riuscirono a fare l'amore altre volte, sempre senza rischi né problemi. Tornati a Parigi Jean Paul, con l'aiuto di Claude, riuscì a trovare un monolocale in un vicolo nel 20ème, non troppo caro, arredato al minimo per viverci. Non era granché come ambiente, ma il fatto di poterci ricevere senza problemi Robert lo rendeva bellissimo agli occhi di Jean Paul. Ogni volta che i due amanti potevano ritirarvisi per fare l'amore, la loro relazione si rafforzava e sembrava diventare più bella.

Durante gli allenamenti entrambi riuscivano a non far trapelare nulla e si comportavano come sempre. Ma quando erano soli potevano dimostrarsi tutto il reciproco amore e passione. Jean Paul stava migliorando ulteriormente le proprie prestazioni sportive e tutti i compagni erano molto fieri di avere un tale campione come amico. Tutti erano sempre più convinti che Jean Paul fosse destinato all'oro anche nelle future gare Olimpiche.

Anche i giornali sportivi si occupavano sempre più spesso di Jean Paul, la futura promessa che avrebbe dato lustro allo sport di Francia. Come conseguenza di ciò, sempre più giovani nella nazione si dedicavano al decathlon. Posters col bel volto pulito e sorridente di Jean Paul furono messi in vendita. Ma la sua fama crescente non lo interessava; era tutto proteso solo verso due cose: il suo amore per Robert e il miglioramento delle sue prestazioni sportive, come continuo dono d'amore per Robert.

Quando Jean Paul era solo nel suo monolocale, a volte si affacciava alla finestra: sotto di lui gli alberi del minuscolo giardino triangolare fra le tre vie piene di traffico, davanti a lui la bassa costruzione a due piani con il negozio del fioraio, del panettiere e del verduriere e, dietro, la parte interna di un piccolo hotel, dietro le cui finestre si vedevano a volte muoversi le ombre dei clienti. Quelle finestre erano abbastanza lontane, così Jean Paul non si curava di tirare le tende della propria finestra. In questo modo la stanzetta era più luminosa. Come lui non riusciva a distinguere gli ospiti dell'albergo, così questi non avrebbero potuto vedere lui nella sua stanza.

Claude lo accompagnava sempre a casa in auto e, due volte alla settimana, dopo una mezz'ora circa, arrivava Robert che si intratteneva da lui fino all'ora di cena. Facevano l'amore con calma, a lungo, godendo quei momenti di intimità, centellinandoli quasi.

"Non ti pesa, amore, vederci solo due volte alla settimana?"

"No, non troppo. È talmente bello! Certo, se potessimo avere più tempo per noi sarebbe splendido, ma dobbiamo accettare quello che la vita può darci."

"Non posso offrirti di più, purtroppo."

"Quello che mi stai dando è già meraviglioso." protestò Jean Paul.

"Le vacanze di Pasqua... forse riuscirò a farle da solo. Françoise con i ragazzi andranno da sua madre. Io le ho detto che vorrei approfittarne per andare a vedere Amsterdam... Ci verresti anche tu?"

"Certo! Potremmo stare nello stesso albergo..."

"Infatti. Io prenderò una camera a un letto. Tu invece una matrimoniale e la notte verrò da te. Ci pensi, potremo fare l'amore tutti i giorni, per quel periodo. E anche addormentarci e svegliarci assieme!"

"Sarà bellissimo. Prenotiamo presto?"

"Sì, certo. Avremo una settimana abbondante tutta per noi..."

Progettarono quella vacanza pregustandola, felici. Quando finalmente giunse il periodo di pasqua, Jean Paul si recò ad Amsterdam in treno e si istallò nella sua camera. Robert arrivò col treno seguente, avendo deciso per prudenza di non viaggiare assieme. Jean Paul aveva detto agli amici e alla famiglia che sarebbe andato a passare le vacanze in Costa Azzurra, perché nessuno li potesse mettere in relazione. Erano costretti ad adottare queste forme di prudenza.

Ad Amsterdam passarono giorni splendidi. Visitarono la città, a piedi, noleggiando biciclette o in battello, ma spesero anche molte ore in tenera intimità a scambiarsi il loro amore sempre più forte.

"Jean Paul, è così bello poter stare assieme senza dover continuamente consultare l'orologio o il calendario..."

"È vero. Ma dobbiamo accontentarci, amore mio."

"Mi manchi, ogni volta che non ti vedo."

"Quando ti manco ricorda solo che ti amo e che ti amerò sempre."

"Potessimo almeno stare assieme più spesso..."

"Ricorda la tua regola, solo due volte per settimana. E poi non possiamo permetterci di far sospettare quello che c'è fra di noi. Non guardare quello che manca, goditi quello che abbiamo."

"Sei davvero dolce, Jean Paul!"

Quei giorni ad Amsterdam permisero loro di conoscersi più a fondo. Parlarono a lungo di se stessi, delle loro vite, dei loro pensieri e desideri... ognuno dei due voleva essere per l'altro come un libro aperto.

Ma anche quei giorni di sogno finirono e i due amanti dovettero tornare a Parigi, agli incontri regolati dal calendario e dall'orologio. Fra i due era Jean Paul a sopportare meglio quel ritmo di incontri spaziati ed era lui a dare all'altro la forza di sopportarli.

Venne il "campo di primavera" e riuscirono a proseguire con tutte le cautele i loro incontri clandestini, anche grazie alla discreta complicità di Claude, con cui Jean Paul continuava a confidarsi. Claude, da parte sua, aveva trovato un nuovo amante, Yan. Non era uno degli atleti ma un ragazzo più giovane di lui che aveva conosciuto al cinema e che aveva poi scoperto che era un compagno di classe del fratello.

Yan andava a casa loro con la scusa di andare a studiare col fratello, ma quando questi, tre volte alla settimana, andava a giocare a tennis, il ragazzo arrivava prima e saliva con Claude nella stanzetta della soffitta per fare l'amore, scendendo subito prima dell'arrivo del fratello, a cui dicevano che Yan era appena arrivato... e tutto filava liscio.

Quello però che nessuno sapeva era che, proprio mentre si svolgeva il "campo di primavera" una popolare rivista di Parigi, una di quelle semi-scandalistiche, aveva deciso di fare una serie di servizi dedicati alle vite private dei maggiori campioni sportivi di Francia. Fra questi c'era anche Jean Paul, l'astro nascente.

I cronisti si misero in caccia di notizie. Avevano deciso di fare prima indagini segrete e poi, eventualmente, anche alcune interviste. Reporter con la necessaria attrezzatura fotografica si misero in moto. Teleobiettivi potenti fotografarono Jean Paul durante gli allenamenti a Les Andelys. Frattanto un altro reporter, scovato il suo indirizzo a Parigi, andò a studiarne l'ubicazione. La posizione del piccolo hotel attrasse subito l'attenzione del reporter. Chiese una stanza per una notte, precisando che la voleva all'ultimo piano e sul retro. Chiusosi nella stanza, puntò il teleobiettivo montato sul cavalletto ed esplorò la finestra chiusa dell'appartamento di Jean Paul. Vide che la posizione era ottima: era un piano più in alto e non proprio di fronte. Prenotando oltre a quella stanza anche quella accanto, avrebbe potuto fotografare l'interno del monolocale di Jean Paul da due diverse angolazioni, ogni volta che la finestra fosse stata aperta, dopo il campo di primavera. Chissà che ne potesse venir fuori qualche foto interessante dell'intimità del bel Jean Paul? Magari un nudo...

Le ricerche condotte prima avevano rivelato che l'atleta filava da un po' di tempo con Claire, anche se li avevano visti in giro al massimo a braccetto o scambiarsi casti bacetti. Ma si sa bene che il comportamento in pubblico spesso è molto più riservato che non quello in privato. Il reporter già immaginava, se fosse riuscito a scattare qualche foto piccante da quella finestra, il titolo o l'occhiello con un'appropriata dicitura tipo "il campione si allena in segreto" oppure "anche queste le prestazioni del bel Jean Paul"...

Il reporter si segnò il numero di quella stanza e di quella accanto, notando che c'era anche una comoda porta intercomunicante: 514 e 515. Avrebbe potuto piazzare due macchine fotografiche, una per ogni finestra... se solo avesse saputo da che parte era il letto, o il bagno... Avrebbe fatto prenotare quelle due stanze dalla rivista per la fine di maggio o l'inizio di giugno. Se il tempo fosse stato caldo forse il ragazzo avrebbe tenuto la finestra aperta e con i suoi potenti teleobiettivi avrebbe potuto fotografare l'interno della stanza proprio come se fosse stato comodamente seduto sul davanzale...

Anche solo una foto dell'atleta nudo, mentre si cambiava, sarebbe stato uno scoop. Poi qualche foto scattata dal loro furgone di Jean Paul a braccetto con Claire, o del ragazzo che faceva la spesa, tanto per completare l'articolo.

Jean Paul, ignaro, tornò con tutti gli altri a Parigi e riprese la sua solita vita quotidiana fatta di allenamenti e anche i suoi incontri segreti con Robert.

Venne fine maggio e il caldo, e il giovane atleta ricominciò a tenere spalancata la finestra del suo monolocale. Il reporter, che passava regolarmente davanti alla casa di Jean Paul, se ne accorse e avvertì la rivista che subito prenotò le due stanze nell'alberghetto. Il reporter vi si istallò con la sua attrezzatura fotografica, caricò le macchine fotografiche con la pellicola a colori ultrasensibile e a grana fine, piazzò i cavalletti e montò i cannoni dei teleobiettivi, quindi iniziò i suoi appostamenti, sia la mattina che nel tardo pomeriggio.

Il primo giorno catturò l'immagine di Jean Paul che si alzava da letto e si cambiava, con un nudo del giovane, non perfetto ma col membro semieretto. Poi a sera una foto di Jean Paul affacciato alla sua finestra, a torso nudo. Il secondo giorno, fra le molte foto scattate, una piuttosto bella in cui il giovane atleta, nudo, rispondeva al telefono.

E il terzo giorno... tutta una sequenza di fotografie dell'arrivo di Robert, dell'abbraccio fra i due, del loro spogliarsi a vicenda, dei loro corpi nudi sul letto e del conseguente amplesso. Il reporter era eccitato e felice: aveva in mano uno scoop straordinario! Non aveva riconosciuto subito chi fosse l'altro uomo, ma già immaginava i titoli: "Il salto sull'asta del campione!" oppure un più deciso "Ragazze, lo sognate invano..." o anche "Povera Claire, è solo un paravento e non lo sa."

Scattò una foto dopo l'altra, finché i due si alzarono dal letto e si rivestirono. Riavvolse i rullini, li estrasse dalle macchine fotografiche, fece una telefonata alla rivista dicendo semplicemente al redattore capo di aspettarlo e si precipitò alla sua sede. Consegnò le pellicole al laboratorio.

"Sviluppo immediato, accuratissimo e stampe di prova. Portatele subito da Roussier, io sarò lì."

"Ma ho altro per le mani. Te le farò domattina."

"No, immediatamente! È materiale che scotta. Mi prendo io la responsabilità. Molla tutto e fai quello che t'ho detto." disse il reporter e si precipitò nell'ufficio del redattore capo.

"Roussier, il laboratorio ci porta fra poco le foto. È una bomba!"

"Tu stai seguendo Jean Paul Godefroy, no?"

"Sì, l'idolo delle teenager. Roba da prima pagina! Prova ad indovinare."

"Si droga?"

"Macché, meglio!"

"Non so. Roba da prima pagina, dici? Cosa può essere? È sposato?"

"Macché, molto meglio."

"Dammi un indizio..." disse l'uomo divertito per l'espressione eccitata del suo collaboratore.

"C'è tutto sulle foto."

"Beh... ho qui le foto degli allenamenti... Non ho notato niente di strano..."

"Oh, certo, lì no. Ma quando è a casa sua..." suggerì il reporter.

"L'hai fotografato a letto? Mentre si scopa la sua ragazza?"

"A letto, proprio così, non con la sua ragazza, ma..."

"La tradisce con un'altra?" tentò l'uomo divertito.

"No, non con un'altra, ma..."

L'uomo s'illuminò e spalancò gli occhi: "Vuoi dire che è un pédé?"

"Bingo!"

"L'hai fotografato mentre si bacia con un maschio?"

"Meglio! Nudi come mamma li ha fatti, mentre scopano di brutto!" esclamò trionfante il reporter.

"Cazzo, questo sì che è un colpo da maestro! Roba da far raddoppiare le tirature. E sai chi è il maschietto? Una marchettina?"

"No, un uomo maturo. Non so chi è, ma aspetto le foto."

"Ottimo. Dobbiamo scoprire chi è, a costo di ritardare tutto il servizio di uno o due numeri. Documentare tutto. Foto dell'uomo che entra e che esce dal portoncino. Dobbiamo formare una squadra di lavoro sul bel Jean Paul e sul suo ganzo!"

"Ehi, mica mi leverai il merito, no?"

"Certo che no. Li dirigerai tu. Scegliti i collaboratori e se farai un buon lavoro, avrai un aumento, parola mia! Arrivano queste foto?"

Le foto arrivarono e il capo redazione riconobbe subito l'uomo.

"Cavolo, colpo doppio! Questo è l'allenatore della nazionale di decathlon, Robert Chambret! Un servizio su lui, sulla sua vita, la sua carriera, la sua famiglia... e anche sulla famiglia di Jean Paul! Qui ci viene fuori quasi mezzo numero, altro che! Una ricerca approfondita! Dio, guarda questa foto! Splendida, quasi da rivista pornografica! E si vedono bene in faccia tutti e due!"

La macchina si mise in moto. Senza lasciar trapelare nulla, i giornalisti si sguinzagliarono a intervistare la famiglia e gli amici di Jean Paul e quella di Robert. Senza che i due amanti sospettassero nulla (in fondo non era la prima volta che giornalisti si interessassero a loro) l'articolo scandalistico fu montato a tempo di record.

Finalmente la rivista comparve nelle edicole, con una foto a colori a piena copertina in cui i due si baciavano in bocca e il titolo a lettere di scatola "Amicizie particolari nello sport!" e all'interno quindici pagine di articoli e fotografie, tra cui quelle più intime a piena pagina. Fotografie dei genitori di Jean Paul, della moglie e dei quattro figli di Robert, dei compagni di squadra di Jean Paul...

La notizia subito rimbalzò sulle pagine degli altri giornali e nei notiziari della televisione e fu scandalo a livello nazionale.

Jean Paul lo venne a sapere da Charles, un suo compagno di squadra.

"Hai visto questo?" gli chiese vedendolo arrivare in palestra e presentandogli la rivista con la foto di copertina.

Jean Paul impallidì, e mentre prendeva lentamente in mano il periodico, Charles gli disse: "Dentro... è anche peggio. Siete fottuti tutti e due, cazzo!" e mentre il giovane sfogliava la rivista tremando, Charles gli disse: "Mi dispiace, Jean Paul... sono dei bastardi... ti conviene cercarti immediatamente un avvocato..."

Jean Paul lo guardò con uno sguardo vuoto, poi chiese: "È già arrivato Robert?"

"È nel suo studio..."

"Lo sa già?"

"Non lo so. Sembrava tranquillo quando è arrivato, un attimo fa."

"Non gli hai detto niente?"

"Non ne ho avuto il coraggio."

"Claude è arrivato?"

"Non mi pare, non l'ho visto."

"Io vado da Robert. Tu avvertilo, per favore."

"E gli altri?"

"Fai come credi. Tanto, ormai..." disse il giovane.

Con la rivista in mano andò a bussare allo studio di Robert, camminando come in trance. Sentiva come un ronzio nel cervello e il cuore gli batteva lento ma violento. Bussò.

"Avanti." disse la voce tranquilla di Robert.

Jean Paul entrò e proprio in quel momento squillò il telefono sulla scrivania dell'allenatore. L'uomo fece cenno al ragazzo di sedere e prese il telefono.

"Pronto, Robert Chambret al telefono... Sì, sono io... Ah, presidente, buongiorno..."

Jean Paul posò la rivista sulla scrivania davanti a Robert che vi posò lo sguardo tranquillo ma subito spalancò gli occhi e disse al telefono: "Immagino di che cosa parla... No, non l'ho ancora sfogliata... Non so, non capisco..." e così dicendo iniziò a sfogliare la rivista.

Allora Jean Paul l'aprì sulla pagina che li ritraeva allacciati nudi sul letto.

"Sì... certo... A sua disposizione... Capisco... capisco... Va bene... sì, certo... sì, capisco." disse e posò la cornetta.

Guardò smarrito la fotografia, poi il volto pallido di Jean Paul e mormorò: "Siamo finiti, Jean Paul, finiti."

"Dobbiamo prendere un avvocato, Robert. Lottare. Non hanno il diritto..."

"Ormai è fatta. Il presidente sta venendo qui. Vuole le mie dimissioni immediate. Non mi ha parlato di te ma credo... temo... So già come vanno queste cose... specialmente dopo uno scandalo così. Ci aspettano giorni d'inferno, Jean Paul! Dio mio, che rovina!"

"Robert, visto che ormai è di dominio pubblico, la cosa migliore da fare è lottare, ora. Non abbiamo più nulla da perdere, ormai."

"Lottare? Per cosa?"

"Per vivere! Per affermare il nostro diritto a vivere, Robert. Il diritto a una vita privata che non ha nulla a vedere con lo sport, fin tanto che non ne pregiudica il rendimento. Il diritto di amarci senza che gli altri possano metterci il naso!" gridò quasi Jean Paul.

Robert scosse la testa: "Avremo tutti contro, tutti. Dio mio. Ora anche Françoise, i miei figli... Ci trascineranno tutti nel fango..."

"Robert, qualunque cosa accada, io ti amo!"

"Sì, anche io ti amo, ma... questo non ci aiuta certo... Ridurranno tutto a qualcosa di sporco, squallido..."

"Ma non lo è! Per questo dobbiamo lottare!"

"Ma chi ci ascolterà? Chi ci aiuterà? Gli amici scompariranno come neve al sole, vedrai..."

"Charles è solidale. E anche Claude, ne sono sicuro... e forse altri..."

"Non illuderti, Jean Paul," disse Robert con voce stanca, "... non devi illuderti. Nella migliore delle ipotesi non li avremo contro. Ma la maggioranza si getterà su noi come avvoltoi... so bene come vanno queste cose, lo so troppo bene."

"Che facciamo, allora? Aspettiamo? Subiamo?"

"Cerchiamo di limitare i danni, Jean Paul. Tu devi dire che ti ho costretto io ad avere rapporti sessuali con me, contro la tua volontà. Se ci credono, forse, puoi salvarti, almeno tu."

"No, questo mai, non lo dirò mai. Se mai sono io che ti ho trascinato in questa storia, non tu me..."

"Non crederanno mai che sia stato tu a trascinare me. E poi non è vero."

"Io dirò solo la verità, comunque. E comunque lotterò con le unghie e con i denti. E poi, Robert, non possono permettersi di perdere il loro migliore allenatore né il loro campione, no?"

"Possono... e lo faranno."

"Ma la legge civile non punisce..."

"Lo so. Ma basta quella sportiva... e la pressione dell'opinione pubblica, che è sempre spietata con quelli come noi..."

"Quelli come noi? Che abbiamo di sbagliato, noi? Ci amiamo!"

"Appunto. Siamo due maschi e ci amiamo. Questo è sbagliato, per loro. L'immagine dello sportivo che loro vogliono, che tutti vogliono, è l'uomo perfetto, il maschio normale, strettamente eterosessuale."

"Ma che diritto hanno loro..."

"Il diritto del potere. Il diritto del più forte..."


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