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una storia originale di Andrej Koymasky


RICARDO CAPITOLO 4 - MARCO E LAURA

Marco usa solo fiammiferi di legno per accendersi le sigarette. A differenza di tutti gli altri, per accenderli non li sfrega da sinistra a destra né dall'esterno verso di sé, ma tiene la scatoletta con la sinistra, in diagonale a quarantacinque gradi verso destra e verso il basso, sfrega la capocchia del fiammifero sulla striscia bruna della scatola muovendo la mano dall'alto in basso.

Quando gli chiesi il perché di quell'inconsueto modo di accendere un fiammifero, mi disse che così, se si fosse staccata dalla capocchia una parte dello zolfo incendiato, non sarebbe caduta né addosso a sé né ad altri, ma in terra.

Acceso il fiammifero, attende che lo zolfo finisca di bruciare del tutto, tenendo il fiammifero davanti a sé perfettamente in orizzontale e poi, quando la fiamma è prodotta solo dal legno, lo solleva leggermente verso l'alto, l'avvicina alla punta della sigaretta, aspira, lo sguardo fisso sulla fiammella che poi allontana attendendo che il pezzetto di legno fra le sue dita bruci fin quasi ai suoi polpastrelli. Allora vi soffia sopra una voluta di fumo di sigaretta e depone il mozzicone di fiammifero nel portacenere.

Laura invece usa un accendino stretto e lungo quasi come una sigaretta, d'oro. Accende la fiammella del gas con un colpo lieve e calibrato del pollice sulla rotella, sporge leggermente il volto fino a portare la punta della sigaretta sulla fiamma, aspira voluttuosamente poi lascia la levetta del gas, chiude l'esile e luccicante accendino e lo infila con un gesto lieve, elegante, grazioso, quasi discreto, nella sua borsetta.

Se qualcuno le offre da accendere, risponde con un "grazie" basso e caldo e guarda negli occhi il cavaliere. Con uno sguardo che pare celare un sorriso lieve lieve, non avresti saputo dire se ironico o compiaciuto, un sorriso quasi come quello della Gioconda. Poi esala il fumo dando piccoli colpi di lingua sì che dalle labbra chiuse a forma di "O" esce una serie di piccoli anelli di fumo candidi.

Marco respira il fumo, Laura no, lo tiene sempre solo in bocca, infatti il fumo che esce dalle labbra di Laura è sempre candido, immacolato. Marco lo fa uscire dalle labbra e dal naso contemporaneamente e il suo fumo ha un colore biondo-ambrato.

Marco e Laura hanno alcuni punti in comune ma parecchie differenze.

Marco è snello, ha movenze sciolte, morbide, elastiche che fanno pensare a un tennista o comunque a un atleta.

Laura è sinuosa, direi felina, ma più come una pantera che come un gatto, ha movimenti fluidi ma controllati che fanno pensare a una ballerina.

Marco è un ragazzo elegante, schivo, riservato, dolce, di profondi pensieri.

Laura è una ragazza sexy, estroversa ma non invadente, brillante, maliziosa, spensierata e piacevolmente superficiale.

Marco normalmente veste in modo casual-sportivo con accenni di classico, con colori tenui, sempre poco appariscenti e perfettamente accostati, con vero buon gusto.

Laura indossa sempre abiti griffati, si tratti di jeans o di capi eleganti, sempre lievemente procaci senza essere provocanti, accostati in modo a volte audace e sempre originale, non proprio appariscente ma tale da attirare lo sguardo.

Per prima ho conosciuto Laura: me la presentò Aldo, il professore. Stavano parlando assieme in un bar, in piedi accanto al bancone, quando entrai anche io. Fu Laura che gli chiese di presentarci. Poi Laura si scusò, ci salutò e uscì dal bar. Allora Aldo mi disse che era la sorella gemella di un ragazzo con cui aveva avuto una breve relazione poco più di un anno prima. Gli chiesi se Laura lo sapeva. Ridacchiò un po' imbarazzato e disse che sì, i due gemelli non avevano assolutamente il minimo segreto l'uno per l'altra.

Non ci pensai più, finché non incontrai di nuovo Laura in discoteca. Aveva due o tre ragazzotti che le ronzavano attorno. Quando ci vedemmo ci riconoscemmo e lei mi venne incontro. Mi chiese se poteva prendermi sottobraccio per far finta che fossi il suo uomo, per levarsi di torno quei ragazzotti. Sorrisi e dissi di sì. Le chiesi come mai non fosse interessata a quei ragazzi: specialmente uno mi pareva bello.

Disse che lei preferiva uomini più maturi, non ragazzini: "Tu saresti perfetto," mi disse.

Io risi e le dissi che con me poteva stare tranquilla che non l'avrei infastidita perché sono gay. Allora lei mi disse con uno sguardo appena malizioso che forse potevo interessare a suo fratello, perché anche lui preferiva uomini della mia età. Le chiesi se fosse presente in sala.

"No," disse lei, "non esce mai con me."

"Teme la concorrenza?" le chiesi divertito.

Rise con la sua risatina argentina e disse: "Può darsi."

Dopo poco vidi entrare in sala Ricardo e allora, chiedendole scusa, la lasciai. Avevo conosciuto da poco quello splendido ragazzo brasiliano e ne ero cotto, anche se sapevo che si fermava per tutta la notte da Aldo.

Conobbi Marco circa due mesi dopo. Aldo mi chiese se poteva venire a trovarmi con un suo amico che aveva sentito parlare di me e voleva conoscermi. Gli dissi che sarebbero stati benvenuti. Arrivarono una mezzoretta dopo. Li accolsi in cucina, com'ero solito fare con Aldo. Il suo amico, appunto, era Marco. Mi disse che aveva sentito parlare di me dalla sorella e da Aldo e che desiderava finalmente incontrarmi.

Conversammo e trovai che Marco era molto gradevole, più della sorella e non solo perché era un maschio e grazioso. Aveva una conversazione piacevole, affascinante. Capivo che Aldo avesse potuto essere attratto da lui e mi chiesi come mai si fossero lasciati pur restando amici. Li vedevo bene assieme. Il modo in cui Aldo guardava Marco mi faceva capire che era ancora attratto dal ragazzo.

Poi, a un certo punto, Aldo disse a Marco: "Allora, mi avevi promesso che glielo avresti detto, per questo t'ho portato qui."

Li guardai incuriosito, senza capire: che cosa poteva volermi dire? Prima ancora di conoscermi...

Marco sembrò un po' incerto, lievemente imbarazzato, poi, guardandomi negli occhi, mi disse: "Ecco, vedi, io e Laura in realtà non siamo fratelli gemelli... Io e Laura... Laura sono io: a me piace travestirmi, a volte."

Credo che la mia faccia sbalordita, incredula, dovesse essere uno spettacolo, perché Marco ribadì il fatto.

"Bene," dissi io. Poi gli chiesi, forse stupidamente: "Ma tu, ti senti donna?"

"No," disse lui.

Lui si sentiva maschio, perfettamente maschio, era un maschio gay e ne era contento. Ma gli piaceva a volte interpretarte la parte di Laura, lo divertiva. Era come un gioco.

"Un gioco..." commentai io. "Ma sei perfetto, come Laura; una ragazza affascinante, e se te lo dico io che sono gay... Non avrei mai sospettato..."

"Infatti," dice lui, "nessuno lo sospetta. Nessuno degli uomini etero che riesco a portarmi a letto, almeno finché non siamo a letto da un po' e devo spogliarmi."

"Allora che fanno, quando scoprono di stare a letto con un maschio?" chiesi io incuriosito.

"La maggior parte è eccitata e perciò vuole continuare. Direi anzi che l'idea di una trasgressione li eccita. L'idea di prendere un maschio, di metterselo sotto, perché come Laura sono solo passivo. Qualcuno se ne va incazzato. Pochi, però. Qualcuno ci prova una volta, gli piace, ma poi mi evita o comunque, quando mi incontra come Laura, mi saluta ma non ci prova più. Qualcuno invece mi chiede di rivederci. Il fatto che mi vedono vestito da donna e che a letto gli lascio fare la parte del maschio, nonostante il mio corpo sia completamente maschile, li fa sentire tranquilli, non si sentono gay. Con un maschio non ci andrebbero mai, con un travestito pensano che sia diverso. Sono buffi, gli etero. Ma mi piace come mi prendono. Mi piace l'idea di essere il primo maschio, per alcuni di loro. Come Marco, invece, mi piace sia prendere che essere preso, ma vado solo con i gay. Così mi va anche bene. Perché posso avere sia i gay che gli etero," concluse sorridendo.

Gli chiesi come avesse cominciato, come gli fosse venuta quell'idea. Lui mi raccontò.

Aveva quindici anni. Amava molto il teatro e faceva parte della compagnia teatrale "Il saltimbanco". Stavano preparando una nuova commedia, e lui, come al suo solito, si era studiato a memoria tutto il copione, non solo le proprie battute ma anche quelle di tutti gli altri attori. Non aveva difficoltà a imparare a memoria un intero copione. Aveva sempre avuto una memoria notevole e gli piaceva conoscere bene l'intera commedia.

Era la storia della passione segreta fra Tommaso, un teppistello di periferia proveniente dal sud, e Laura, una milanese figlia di un magistrato. Era una via di mezzo fra West Side Story e Giulietta e Romeo. Marco doveva fare una parte secondaria, sarebbe stato uno dei ragazzi della banda di Tommaso.

Alla prova generale, la sera precedente il debutto, la madre della ragazza che doveva fare la parte di Laura telefonò che la figlia era a letto con la febbre a quaranta e non sarebbe potuta andare né quella sera né il giorno dopo alla prima. Erano tutti agitati, disperati, specialmente il regista: annullare all'ultimo minuto uno spettacolo per una compagnia alle prime armi, era un vero disastro.

Qualcuno fece notare che Marco sapeva tutte le parti a memoria e che era abbastanza giovane e di tratti delicati, efebico, per poter passare, con un buon trucco, per una ragazza e fare così la parte di Laura. Marco all'inizio si schermì, si vergognava. Ma poi, alle pressioni di tutti, e quando gli promisero che non avrebbero mai detto a nessuno che era lui a fare la parte di Laura, accettò.

La truccatrice fece un lavoro accurato e, sia alla prova generale che al debutto, e poi finché la vera Laura guarì, Marco fu una Laura perfetta.

Ma già durante la prova generale, quando Danilo, il ragazzo che faceva la parte di Tommaso, doveva abbracciare Laura morente e baciarla giurandole eterno amore, accadde qualcosa. Danilo baciò davvero Marco, un bacio intimo, profondo, stringendolo a sé. Marco si eccitò... e poco dopo sentì premergli contro, chiara e forte, l'erezione di Danilo. Dopo la prova generale, non accadde nulla, tutti e due si comportarono come se non fosse accaduto niente.

La cosa si ripeté esattamente uguale durante la sera del debutto. Dopo lo spettacolo, struccatisi, andarono tutti a festeggiare il successo ottenuto: applausi scroscianti, flash di reporter, interviste. Quando uscirono dal locale, Danilo si offrì di dare un passaggio a Marco fino a casa. Quando partì però, non diresse verso casa di Marco, ma verso la campagna, e Marco ne capì subito il perché. Danilo fermò al buio. Allungò una mano. Marco lo lasciò fare, si lasciò toccare, si lasciò baciare di nuovo, si lasciò spogliare... e infine si lasciò prendere da Danilo lì sui sedili dell'auto.

E il giovane, mentre lo prendeva, gli diceva: "Oh, Laura, Laura, sei mia!"

Per Marco era la prima volta, si era solo toccato qualche volta con due compagni di classe, si erano masturbati assieme, ma niente di più. Gli piacque moltissimo sentire la impetuosa virilità di Danilo danzare dentro di sé.

Anche quando tornò la ragazza che faceva la parte di Laura, Danilo, dopo ogni spettacolo, lo portava in auto fuori città, lo prendeva con voluttà e passione poi lo riaccompagnava a casa. Ogni volta smettevano di parlare quando uscivano dalla città e ricominciavano solo quando ritrovavano le prime case di perifieria; e parlavano di tutto meno che di quanto avrebbero o avevano fatto.

Ma le recite finirono e Marco pensò che anche la storia con Danilo fosse finita.

Un pomeriggio, subito dopo pranzo, suonò il telefono e Marco andò a rispondere. Era Danilo. Si riconobbero subito. Marco fu felice di sentirlo. Quando Danilo gli chiese se Laura fosse in casa, capì. C'erano i genitori, ma sarebbero usciti di lì a poco per andare al lavoro. Gli disse che Laura non era in casa, ma che sarebbe tornata verso le sedici. Danilo richiamò alle quattro e gli disse che lo passava a prendere. Lo portò a casa sua, gli chiese di vestirsi da donna e questa volta, invece di prenderlo subito, prima lo carezzò e baciò a lungo: ci fece veramente l'amore e a Marco piacque più che mai, anche se Danilo continuava a chiamarlo Laura mentre lo prendeva.

Continuarono a vedersi per quasi un anno. Ora quando si vestiva da donna a casa di Danilo, Marco si truccava anche, metteva una parrucca che gli aveva procurato l'amico, e prima stavano seduti assieme nel sofà a parlare, a toccarsi, a eccitarsi come una qualsiasi coppia di amanti. Per Marco era un gioco affascinante, eccitante, anche perché sapeva che sarebbe culminato con una lunga sessione di piacevole e impetuoso sesso sul letto del giovanotto.

Una volta Danilo lo convinse a uscire assieme, Marco vestito da Laura al suo braccio, come due fidanzati. Nessuno dubitò che Laura in realtà fosse un maschio.

Danilo lo presentava agli amici dicendo: "Lei è Laura, la mia ragazza".

Marco lo trovò divertente, eccitante. Andarono anche a ballare e non pochi uomini, giovani e meno giovani, fecero gli occhi dolci a Laura, facendole capire di desiderarla. Un giovanotto gli chiese insistentemente se fosse libera quella sera, Marco se ne sentì terribilmente attratto... Quando lo disse a Danilo, questi gli disse di andarci pure: lui per quella sera poteva agganciare una ragazza vera.

Quando fu solo col giovanotto, nella sua garçonniere, la disinvolta Laura diresse il gioco: fece eccitare il giovanotto spogliandolo, stuzzicandolo, succhiandolo, baciandolo, finché questi volle arrivare al dunque e scoprì che Laura era un maschio. Lì per lì quello sembrò profondamente stupito, ma poi disse con voce eccitata che non gliene fragava niente, a questo punto aveva solo voglia di fottere e con uno sguardo lubrico lo prese, gli sollevò le gambe e lo impalò senza esitare, di gusto. Marco era contento, era come aver superato una prova. Poteva avere qualsiasi maschio, si disse.

Conobbe una ragazza che faceva la vita, e che lo aiutò, lo consigliò. Lei voleva portarlo sul marciapiede ma a lui non andava. No, Laura non avrebbe battuto, decise. Una ragazza libera, ma non una prostituta. Però poteva lasciare da lei gli abiti che gli aveva regalato Danilo, la parrucca, il necessario per il trucco e andarsi a cambiare da lei.

Una sera che stava andando dalla sua amica, mentre aspettava il tram una macchina gli si fermò davanti e un uomo gli chiese se voleva salire. Era la prima volta che qualcuno abbordava Marco e non Laura. Doveva essere un gay, evidentemente. Ed era un gran bell'uomo. Così Marco accettò.

L'uomo lo portò a casa sua, nel suo letto, e fecero l'amore e l'altro non fingeva di stare con una donna, ma lo voleva proprio in quanto maschio e questo gli fece molto piacere. L'uomo prima lo succhiò poi gli chiese di penetrarlo e anche questo piacque molto a Marco. Poi l'uomo gli chiese di rivederlo. Marco era tentato di dire si sì ma si sentiva incerto, esitò, allora l'altro, interpretando male la sua esitazione, gli infilò nel taschino della giacca un biglietto da centomila e gli chiese di nuovo di vederlo.

Marco stava per rifiutare, ma pensò che con quei soldi poteva comprare altri abiti, cosmetici, profumi per Laura, così accettò. Ed ebbe altri uomini gay, alcuni pagavano per averlo, ma lui era molto selettivo nella scelta dei suoi partner: dovevano innanzitutto piacergli. Laura invece non accettava mai soldi dai suoi uomini, solo doni, come l'accendino d'oro.

A diciotto anni Marco se ne andò via da casa e si trovò un miniappartamento. E Laura, che lui aveva curato per tutti quei due anni, era ormai perfetta e poteva vivere alla luce del sole.

La sua trasformazione ha dell'incredibile: come Laura vuole conquistare, come Marco preferisce essere conquistato. Come Laura è solo passivo, anche se in modo aggressivo, e conduce lui il gioco. Come Marco è sia attivo che passivo, indifferentemente, ma lascia che sia l'altro a condurre il gioco.

Con Marco sono diventato amico e ci si vede abbastanza spesso, ma qualche volta vado anche in giro con Laura, che è di piacevole compagnia. Anche se preferisco Marco. Come Aldo, che lasciò Marco perché non gli piaceva Laura.

Con Marco ho avuto solo un paio di rapporti sessuali, molto piacevoli. Ma lo preferisco come amico. Anche lui dice che preferisce avermi come amico.

Ricardo e Marco vanno abbastanza d'accordo anche se non sono proprio amici. A Ricardo, invece, Laura non piace.

"Un uomo deve essere un uomo," mi disse una volta, "e a me non vanno giù i travestiti e gli operati, specialmente gli operati."

"Ma Marco è un travestito, e con lui ci parli volentieri," gli dissi.

"No, Marco è Marco, un ragazzo piacevole. È Laura che non mi piace, perché fa finta di essere donna. Marco per fortuna ha saputo non mescolarsi con Laura, perciò mi piace. Se gli piace ogni tanto impersonare Laura, questo non mi crea problemi: Marco si sente maschio, non ripudia il proprio sesso. Anche le checche in fondo ripudiano il proprio sesso e diventano caricature di donne."

"Allora non sopporti la Camilla," gli chiesi.

"Non molto. È solo una caricatura anche lui."

"Ma sei gentile tu, quando incontriamo la Camilla."

"Certo, perché non dovrei esserlo, anche se non mi piace."


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