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una storia originale di Andrej Koymasky


VIAGGIO IN NUOVA ZELANDA 2 - GRAEME LYNN E IO

Mi abbandonai su di lui ansante, sudato, appagato. Graeme ora mi accarezzava dolcemente per tutto il corpo, gli occhi chiusi, un'espressione beata dipinta sul suo bel volto.

Io ero ancora profondamente infisso in lui. A volte, a qualcuno, dà fastidio sentirsi dentro il membro dell'altro dopo aver raggiunto l'orgasmo. Perciò aspettavo un suo segno che mi facesse capire se mi dovevo togliere. Ma il segno non venne, anzi, quando ormai mezzo ammosciato feci per ritrarmi, lui mi bloccò con entrambe le mani.

Sussurrò: "No, rimani... mi piace troppo."

Lo carezzai su una guancia e restai dentro di lui.

Mi prese il volto fra le mani e mi sussurrò: "Grazie."

"A te." ritorsi io con un dolce sorriso.

"No, a te. È stato troppo bello. Dopo il mio primo uomo, nessuno mai m'aveva più preso così... così... così splendidamente."

Gli carezzai nuovamente una guancia e lui mi baciò la mano.

"Il tuo primo uomo?" gli chiesi.

"Sì, nove anni fa. Avevo sedici anni. Era il mio allenatore di calcio americano e il padre del mio più caro amico. Io ero innamorato di lui. Avevo già capito da un paio di anni che a me piacciono solo i maschi, più grandi di me. Ma a parte masturbarci qualche volta fra compagni, non avevo mai avuto l'occasione, o il coraggio, di fare veramente del sesso.

"Io mi sentivo sempre più innamorato di Nathan, il padre del mio amico Kevin. Avrei voluto dirglielo, farglielo capire, ma non ne trovavo il coraggio. Lui però deve averlo capito, in qualche modo.

"Così, dopo un allenamento, mi disse di fermarmi perché mi doveva parlare. Se ne andarono tutti, rimanemmo solo lui ed io.

"Possiamo andare a farci una doccia, mentre parliamo, per risparmiare tempo." mi disse.

"Io avevo già fatto la doccia con i miei compagni, ma non dissi nulla, perché l'idea di farla con lui m'attraeva troppo. Andammo. Mi chiese di lavarlo e lui lavò me. Mi eccitai e mi vergognavo, ma poi mi resi conto che anche lui ce l'aveva ritto come il mio.

"Nathan prese il discorso alla larga, ma mi sondò in modo di capire se quello che aveva intuito riguardo a me fosse giusto... e capì che lo era, nonostante le mie mezze parole e il mio timore di espormi troppo. Così, quando ci fummo sciacquati, mi abbracciò e mi chiese se volevo essere suo, se volevo diventare il suo ragazzo.

"Annuii in silenzio, guardandolo negli occhi: non riuscivo a parlare, tanto ero emozionato. Allora lui prese una boccetta senza etichette che avevo notato che aveva portato con sé quando eravamo entrati in doccia e non sapevo che fosse: era un lubrificante vaginale lievemente anestetico, seppi poi.

"Mi preparò a lungo, poi mi venne alle spalle e mi fece suo lì in piedi nel locale delle docce. Provi un lieve fastidio, quella prima volta, quando il suo grosso membro mi penetrò, ma mi piacque tanto e da tanto lo desideravo che non dissi nulla. E dopo, accettai con estremo piacere di incontrarlo di nuovo, di farlo di nuovo con lui.

"Divenni il suo ragazzo. Ci si incontrava in segreto circa tre volte alla settimana. Dovevamo ricorrere a mille incredibili sotterfugi per poter stare insieme, e di solito per troppo poco tempo. Sai come è, in una piccola città di provincia... Ma io adoravo il modo in cui mi prendeva, come mi faceva suo, come mi fotteva con passione, piacere, desiderio e dedizione. Lo adoravo e anche lui mi voleva bene.

"Mi piaceva moltissimo sentirmi il suo bel palo duro entrarmi dentro, riempirmi... che fosse in bocca o di dietro. Avrei voluto averlo per me tutti i giorni, o magari, anche meglio, poter vivere con lui, dormire con lui, mangiare con lui. Ero geloso di sua moglie, e anche solo di suo figlio, il mio amico Kevin, che poteva stare con lui tutti i giorni.

"La nostra storia di passione e di amore andò avanti per poco più di due anni. Finché un giorno sua moglie ci sorprese a letto e non solo volle il divorzio, ma lo denunciò per corruzione di minore. Inutilmente io testimoniai che lui non mi aveva affatto corrotto, che io l'avevo voluto, lo volevo da molto prima che lui ci provasse con me... Fu condannato. Per me quella fu la prova tangibile di quanto la cosiddetta giustizia fosse ingiusta.

"Io sono figlio del pastore del mio paese. Quindi il processo ebbe una certa risonanza. La mia famiglia era furiosa con me per il mio atteggiamento durante il processo e per non avere recitato la parte del povero ragazzino circuito da un uomo perverso. Ma io non potevo, capisci, e non solo perché ero innamorato di lui, ma perché quello che dicevo era la pura verità.

"Quando lui mi aveva fatto capire che mi desiderava, se solo io avessi detto di no, ne sono certo, lui non avrebbe fatto nulla. Io l'avevo voluto, perciò perché punirlo? A sedici anni un ragazzo è già più che in grado di sapere quello che vuole.

"Comunque la mia famiglia mi tenne sotto stretta sorveglianza perché io non cadessi più in quello che loro chiamavano, anzi chiamano, un 'orribile vizio'. Quanto a essere un vizio, lo è quanto mangiare o respirare. E riguardo a essere orribile... solo chi non l'ha sperimentato, vissuto, può definirlo così.

"Il processo ebbe come effetto secondario di procurarmi una certa fama e così, se anche i miei mi controllavano da vicino, altri ragazzi che sentivano come me, che provavano i miei stesi desideri, si accostarono a me con molta discrezione... e potei così avere diverse avventure, malgado tutto. Ma io desideravo un uomo adulto, come Nathan... o come te. I miei coetanei potevano andare bene per uno sfogo temporaneo, per divertirmi, ma nulla di più.

"Nei sette anni che seguirono riuscii a farlo solo con due uomini adulti. Ma nessuno dei due fu capace di darmi quello che io cercavo, di cui avevo bisogno. Uno era il barbiere del nostro quartiere... ma lui voleva solo divertirsi, non era molto diverso dai miei coetanei, era solo più esperto a letto. Mi sapeva far godere molto... ma poi non c'era altro. Dopo pochi mesi smisi di sgattaiolare di nascosto, dopo l'ora di chiusura, nel retro della sua bottega per avere sesso con lui.

"La prima volta, mentre mi girava attorno per tagliarmi i capelli, a un certo punto si addossò a me, come capitava spesso, ma questa volta sentii chiaramente la sua erezione premermi con insistenza contro una spalla. Io arrossii ma mi sentii subito eccitato. Lui dopo poco ripeté la stessa manovra e questa volta mi guardò attraverso lo specchio e mi strizzò l'occhio. Io di nuovo arrossii... ma gli strizzai l'occhio a mia volta, sentendomi il sangue salire alle tempie e il cuore battere così forte che pensai che potesse... rompersi.

"Quando pagai, prima di uscire, lui mi sussurrò di andare a tagliarmi i capelli, la prossima volta, verso l'ora della chiusura. Io gli mormorai che avevo capito, che andava bene.

"Devo confessarti che sarei tornato a tagliarmi i capelli il giorno dopo... ma dovetti aspettare. Ero talmente eccitato alla prospettiva di farlo con lui, con Bert! Era un uomo sui quarantacinque anni, ben fatto, capelli quasi ricci, biondo-ramati, e doveva avere un corpo forte, muscoloso: sapevo che faceva parecchia palestra.

"Finalmente venne il giorno in cui potei dire ai miei che pensavo di andare dal barbiere. Mi dettero i soldi. Dissi loro che ci sarei andato sul tardi, perché prima mi fermavo a studiare un po' con Harry, che era un mio cugino e compagno di classe. E finalmente arrivò l'ora.

"Andai al negozio di Bert. Mi accolse con un ampio sorriso in cui lessi un sacco di sottintesi che mi fecero eccitare immediatamente. Servito l'ultimo cliente, congedò i due lavoranti, chiuse, poi mi fece cenno di seguirlo nel retro. Io gli ricordai che mi doveva comunque anche tagliare i capelli. Mi disse sorridendo che l'avrebbe fatto dopo, almeno arrivavo a casa ben pettinato. Nel retro mi indicò il lettino per i massaggi e mi disse di spogliarmi, che lui sarebbe arrivato subito.

"Io mi aspettavo che... che mi abbracciasse, che mi carezzasse, che mi spogliasse lui, che mi baciasse... ma gli obbedii, mi spogliai e mi stesi sul lettino, aspettandolo. Arrivò poco dopo. Era già totalmente nudo, l'arnese, non grosso ma lungo, già completamente eretto che spuntava dal folto ciuffo di peli rossicci del suo pube, teso dritto in avanti, e sotto il sacco pieno dei suoi grossi testicoli che non pendeva ma era serrato contro la radice del membro.

"Lo guardavo come affascinato. Lui mi sorrise e mi chiese se mi piaceva quello che vedevo. Annuii. Bert si avvicinò al lettino e ora il suo membro puntava in su verso la mia faccia girata di lato per ammirarlo meglio. "Fagli sentire quanto ti piace, allora. Fagli un bel pompino", disse lui mettendomi una mano sulla nuca e avvicinando il glande violaceo del suo bastone di carne alle mie labbra.

"Le schiusi e le serrai attorno al glande, come in trance. "No, non ancora, prima leccalo tutto, mordicchialo ma senza farmi male, bacialo tutto... fagli sentire quanto ti piace." mi disse in tono libidinoso.

"Lo accontentai, leggermente sorpreso che mi dicesse "fagli sentire" e non "fammi sentire". Mentre lo leccavo e baciavo e mordicchiavo per tutta la lunghezza come mi aveva ordinato lui, con una mano gli impastavo i testicoli e con l'altra gli carezzavo il pube peloso. Di tanto in tanto sollevavo gli occhi per guardarlo in volto. Teneva gli occhi chiusi ma il suo sorriso soddisfatto mi diceva che stavo facendo bene quello che voleva da me, come lo desiderava e altrettanto mi diceva il suo membro fremente. Ne sentivo il forte odore virile, inebriante. Lo volevo in me, tutto in me.

"Poi lui mi disse: "Adesso prendilo in bocca, tutto, fattelo scivolare fino in gola e succhialo e muovigli tutto attorno la lingua... sì, così Graeme, bravo." Mi carezzava la nuca mentre facevo quanto mi aveva appena richiesto. Quando me lo sentii arrivare in gola mi fermai e cercai di tirarmi indietro. Ma lui mi afferrò la testa ai lati tenendomela ferma e me lo spinse ancora di più in gola. Mi sentii mancare l'aria e mi venne voglia di tossire ma lui mi tenne fermo per alcuni secondi, quindi finalmente lo sfilò in gran parte e io potei di nuovo respirare inalando profonamente l'aria.

"Lui, sempre tenendomi ancora circa un terzo della sua lunga asta in bocca, mi guardò negli occhi e sorrise divertito: "Devi fidarti di me. Non ti voglio fare del male, credimi. Voglio solo fotterti in bocca in un modo che ti darà un piacere come non hai mai provato, parola mia. Devi fidarti, Graeme, so quello che faccio. Mentre te lo spingo dentro, inspira profondamente con il naso e quando lo senti arrivare in gola devi muoverla come se deglutissi. Hai capito?"

"Annuii. "Ti fidi di me?" chiese ancora con un tono suadente. Annuii di nuovo. Riprese a spingermelo dentro tenendomi la testa ferma con le due mani. Feci come mi aveva detto e mi accorsi che non era difficile, che mi piaceva davvero, così cominciai a farlo arrivare in gola di mia volontà... lui se ne rese conto e mi lasciò andare la testa.

"Quello fu il primo, vero pompino della mia vita. Voglio dire, il primo fatto con piena volontà, dedizione, desiderio, senza più nessuna cautela, nessuna esitazione. Lui mi incoraggiava, mi lodava, mi dava nuovi consigli su come farlo anche meglio.

"Ero lanciato in piena corsa, come un vitello affamato che poppa il latte dalla madre, quando lui mi si sottrasse e si allontanò da me. Lo guardai sorpreso e un po' deluso ma lui mi sorrise: "Adesso voglio fottere questo tuo bel culetto. Voglio venirti dentro e ti farò venire mentre vengo io e vedrai che sarà il massimo. Tira su le gambe, dai, e appoggiamele sulle spalle. No, aspetta, girati di novanta gradi sul lettino, così il tuo bel culetto sporge in fuori... così, bravo." mi disse.

"Mi spalmò qualcosa sull'ano, infilò un preservativo e, senza altri preliminari, senza gentilezza, anzi, con una certa energia, me lo infilò tutto dentro in una sola spinta. Feci un sobbalzo e stavo per protestare, non era così che avevo desiderato essere preso! Ma lui cominciò a muoversi in un modo tale che istantaneamente mi fece vedere fuochi d'artificio di piacere.

"Mi fotté a lungo, procurandomi parecchio godimento, finché decise che voleva venire e, come mi aveva preannunciato, fece in modo che venissi anche io, contemporaneamente a lui. E tutto era finito. Mi fece rivestire e si rivestì in fretta, mi tagliò i capelli e mi dette appuntamento per la settimana seguente.

"Ci tornai. Il sesso era più che piacevole con lui, molto gratificante. Ma fra Bert e me non c'era niente di più. Io invece sentivo il bisogno di ricevere anche altro. Così, a un certo punto, smisi di andarci. Cioè, andavo a farmi tagliare i capelli da lui, ma mi presentavo in orario normale e poi me ne andavo. Bert cercò di convincermi a tornare con lui, ma io non ne volevo assolutamente più sapere e per quanto insistesse non intesi ragione.

"Il mio secondo uomo oltre Bert, fu Fillmore. Io avevo venti anni e frequentavo l'università. Lui era un uomo di quarantotto anni e lavorava nel servizio di sicurezza dell'Università. Aveva capito che sono gay e siccome gli piacevo, cominciò a farmi la corte.

"Sì, voglio dire, quando ci si incontrava al bar dell'Università, lui mi offriva sempre qualcosa, parlava con me e sapeva essere affascinante. Io mi sentivo attratto da lui, era... maschio, sicuro di sé, deciso e anche bello. Ma non sapevo decidermi a farglielo capire. Forse mi bloccava anche il fatto di aver saputo che era sposato, che aveva cinque figli.

"Finché una sera, mentre si faceva un tratto di strada assieme tornando verso casa, lui a un tratto mi sospinse in un vicolo cieco e semibuio. Capii subito perché e non cercai minimamente di oppormi, di sottrarmi, di resistergli. Mi sospinse contro una porta chiusa, mi si addossò, mi strinse a sé e mi baciò profondamente in bocca. Mi disse che mi voleva fottere, che non sapeva più resistere, che non poteva più aspettare.

"Io mi sentivo confuso, eccitato, mi pareva di avere la testa, il corpo, in fiamme. Sentivo le sue mani dappertutto, sotto i miei abiti, sulla mia pelle. Sentivo il suo calore avvolgermi, sciogliermi. Mi aprì i calzoni e me li calò, con le mutande, fin sulle caviglie. Mi fece girare e io lo lasciai fare, fremendo. Mi infilò tutto il suo arnese duro e bollente dentro in una sola vigorosa spinta e cominciò a fottermi lì, in piedi, nel vano di quella porta chiusa, con virile vigore, ansimando e mugolando a ogni spinta.

"Sentivo le sue mani sul mio petto sfregarmi i capezzoli, il suo fiato caldo sulla mia nuca, la sua verga bollente riempirmi a fondo, massaggiarmi dentro, sfregando contro la mia prostata e provocandomi ondate su ondate di piacere sempre più intenso. La terribile eccitazione di Fillmore aumentava la mia eccitazione.

"Fu un amplesso infocato, incredibile, selvaggio. E finalmente mi si spinse dentro a fondo con tutte le sue forze, mi strinse a sé curvandosi indietro e quasi sollevandomi dal terreno, e inondò le profondità del mio canale con la sua lava bollente e allora anche io eiaculai violentemente contro il battente di quella porta chiusa.

"Si ritrasse da me, ansante, mi fece girare e con un sorriso soddisfatto mi chiese: "Allora, com'è stato, ragazzo?" "Fantastico." ansimai io ancora scosso per l'intensità di quell'orgasmo. "Bene. Anche a me sei piaciuto, molto. Ti voglio come mio amante." mi disse allora.

"Dopo quella prima volta non mi prese più così, in piedi e in un luogo pubblico. Ci incontravamo nel suo ufficio dopo l'orario di chiusura. C'era un divano che poteva diventare un letto. Chiudeva la porta a chiave, apriva il divano, mi denudava, si spogliava nudo, mi sospingeva sul materasso, mi veniva sopra e mi prendeva con la stessa irruenza e gioia selvaggia con cui mi aveva preso la prima volta.

"Ma ora lo facevamo con più tempo a disposizione e con più tranquillità, e Fillmore aveva con me anche qualche piacevole preliminare e postliminare. Così gradualmente io mi innamorai di lui... e divenni geloso di sua moglie e dei suoi figli. Infatti presto mi resi conto che io venivo dopo tutti loro. Sai, cose come "no, stasera non posso fermarmi con te, ho promesso ai miei figli di portarli al cinema" oppure "No, questo week-end ho promesso a mia moglie di passarlo con lei"... o altre cose simili.

"Quando stava con me, per me era bellissimo, però con me passava poco tempo, molto meno di quanto io avrei voluto. Mi resi conto che per lui ero soltanto la ruota di scorta, insomma.

"Quando provai a dirglielo, scoppiò a ridere: "Graeme! Tu mi piaci un sacco, sei il mio ragazzo, ma noi due mica siamo sposati, no? Non hai nessun diritto di accampare pretese su di me, ti devi accontentare di quello che ti posso dare. Lo sai che quando ho un po' di tempo libero lo passo con te, no?" "Sì, ma..." tentavo di obiettare io. "E ti piace come fotto il tuo bel culetto, non è vero?" insisteva lui. "Certo, però..." mi lamentavo io. "Ma, però, ma! Via, Graeme! Adesso calati i calzoni, dai, e vedrai che ti faccio dimenticare tutti i tuoi ma e però!" mi diceva.

"Sì, certo, mi piaceva troppo essere preso da lui, così ogni volta cedevo alle sue richieste. La nostra relazione si trascinò così per quasi tutto l'anno scolastico. Ma io mi sentivo sempre più scontento e inappagato. Bastava che mi abbracciasse e mi baciasse, che mi palpasse con quella sua voglia contagiosa perché io mi sciogliessi fra le sue braccia e acconsentissi a qualsiasi suo desiderio e fantasia.

"Però mi sentivo sempre più come un giocattolo fra le sue mani. Mentre si faceva sesso mi sentivo anche prezioso e felice, ma poi, finito il nostro focoso accoppiamento mi sentivo trascurato e perciò inappagato. Così finalmente un giorno trovai la forza di troncare anche questa relazione.

"Per mesi non ebbi più occasione di fare sesso, non era facile nella nostra piccola città di provincia, sia perché i miei ancora mi tenevano d'occhio, sia perché non c'era, almeno che io sapessi, nessun luogo di incontro per noi gay.

"Qualche volta riuscivo, con una scusa o con un'altra, a venire qui a Christchurch, dove avevo individuato un locale gay, il "Buddies" in Lichefield Street. Qui mi era abbastanza facile trovare qualche avventura. Ma purtroppo potevo venire qui di rado, e comunque era un sollievo soltanto fisico e momentaneo, erano appunto solamente avventure.

"Così, una volta finita l'università, ho deciso di trasferirmi qui a Christchurch nella speranza di trovarmi un lavoro e di vivere finalmente la mia vita e la mia dimensione a modo mio."

"E l'hai trovato, il lavoro?" gli chiesi allora.

"No, non ancora. Ma, Sergio... io ho di nuovo voglia di te: vuoi prendermi ancora?" mi chiese Graeme in un tono di preghiera.

"Perché non ti fermi a dormire qui con me, Graeme? Io ne sarei davvero felice." gli dissi allora sperando che accettasse.

"Se davvero lo desideri... per me non c'è alcun problema, anzi!" mi rispose lui guardandomi con un sorriso.

Lo baciai e il mio membro, che era ancora immerso in lui, gradualmente tornò in vita, si inturgidì e mi sentii nuovamente pieno di desiderio per quel dolce e delizioso ragazzo.

Iniziai a muovermi dentro di lui e il luminoso sorriso con cui Graeme mi si spinse contro per meglio godermi mi riempì di gioioso piacere.

"Oh, Sergio, sì... fottimi!" implorò lui felice.

Lo feci tacere baciandolo di nuovo profondamente e continuai a muovere la mia asta, nuovamente dura come acciaio, dentro il suo avido tunnel di velluto, mentre la mia lingua esplorava a fondo tutta la sua calda bocca e lui me la suggeva estasiato.

"Mi piaci troppo, Graeme!" ansimai spingendomi in lui il più a fondo possibile e carezzandolo per tutto il bel corpo giovane e fresco.

"Anche tu, Sergio, anche tu! Sei splendido, sei uno splendido maschio, sei uno stallone in calore."

Dio, davvero quel ragazzo mi piaceva da morire. Non solo era bello e dolce, ma mi faceva sentire... benvenuto in lui. Era una sensazione piacevolissima che provavo per la prima volta in vita mia. Altri ragazzi m'avevano fatto sentire, in passato, di gradire di avere sesso con me. Ma Graeme mi faceva sentire davvero molto di più di questo. Stare in lui, prenderlo, era qualcosa di molto bello, di speciale e lui me lo faceva sentire con tutto sé stesso: il suo sorriso aperto e lieto, i suoi occhi luminosi, anzi brillanti, le sua mani così dolci sulla mia pelle, il suo baciarmi così intimamente e dolcemente, il suo non essere mai sazio di me...

No, non era solo il fatto che da tanto tempo non avessi più avuto l'occasione di avere rapporti sessuali. Graeme era davvero un ragazzo speciale. Tenerlo fra le mie braccia, essere immerso dentro di lui, baciarlo, mi faceva sentire così vivo, così... giusto come mai mi ero sentito.

"Oh, Sergio... riempimi!" ansimò lui.

"Ma così... tutto finisce." protestai io dolcemente.

"Ma possiamo rifarlo, se mi fermo qui con te." suggerì lui. "Possiamo rifarlo finché vogliamo, no?"

"Sì, Graeme." ansimai io ricominciando a muovermi in lui con rinnovato piacere e rinato desiderio.

Lui scivolò appena sotto di me e sentii le sue labbra suggermi prima un capezzolo poi l'altro: questo finalmente scatenò in me un nuovo orgasmo e cominciai a scaricarmi in lui in una serie di potenti getti mentre lui mi mordicchiava un capezzolo, mugolando per il piacere a ogni mio getto, e finalmente anche lui si scaricò fra i nostri ventri tesi e contratti.

Si staccò lievemente da me e ansimò: "Oh, Sergio... è così bello! Oh... così... bello... con te."

Mi abbandonai su di lui, ansimante a mia volta. Gli carezzai una guancia e lui mi sorrise. Lo baciai di nuovo.

"Adesso è meglio che dormiamo, Graeme."

"Mi... mi tieni abbracciato?"

"Certo, piccolo mio." gli dissi pieno di tenerezza.

Mi sfilai da lui, lo ripulii e mi ripulii usando la mia canottiera. Spensi la luce, quindi lo avvolsi fra le mie braccia e le mie gambe e lo baciai.

"Buon riposo, Graeme." gli sussurrai

"Buon riposo, Sergio." mi sussurrò con un dolce sorriso mentre tiravo le coperte sui nostri corpi nudi e strettamente intrecciati.

Durante la notte mi svegliai un paio di volte e lo guardai. Il suo volto era lievemente illuminato dalla luce dei lampioni di Papanui Road che filtrava dai vetri stagnati delle finestre. Dio, quant'era bello e tenero! Avrei voluto averlo per sempre con me, avrei voluto che diventasse il mio amante, ma purtroppo, se tutto fosse andato bene, non mi restavano che poco più di tre settimane per godere della sua preziosa compagnia.

Decisi che comunque la mattina seguente gli avrei chiesto di fermarsi con me, nella mia suite, per quel mese scarso che restava. Speravo proprio che non ci fossero difficoltà.

La mattina dopo mi svegliai provando sensazioni piacevolissime. Graeme era accoccolato fra le mie gambe aperte e mi stava succhiando il membro con dolce passione.

Dio, quant'era bello sentire le sue labbra di seta scivolare su e giù lungo tutta la mia asta che si spingeva in gola, sentire la sua lingua muoversi contro la parte inferiore del mio membro, poi girare attorno al mio glande teso, imprigionato fra le sue labbra.

Per un po' lo lasciai fare senza darli segno di essermi svegliato. Poi gli carezzai i capelli. Lui guardò in su e i suoi occhi mi sorrisero luminosi e lieti mentre la sua bocca continuava a muoversi su e giù sulla mia asta dura e con le mani mi carezzava il pube e mi impastava delicatamente i testicoli.

Gli sorrisi a mia volta, poi pian piano mi girai finché anche il mio volto fu davanti al suo bel membro turgido e palpitante. Mi misi a baciarlo e leccarlo e infine me lo feci scivolare tutto in bocca, giù giù fino in gola, con estremo e crescente piacere.

Mugolò e sussultò e si dedicò al mio piacere con rinnovata energia e passione, che io subito ricambiai. Era uno splendido sessantanove in cui ognuno di noi due faceva a gara per dare all'altro il massimo del piacere.

Fuori c'era un pallido sole che rischiarava la stanza. Mi staccai da lui e lo guardai e un'ondata di commozione mi prese: era davvero bello! Lo abbracciai e lo baciai. Mi guardò negli occhi con un sorriso dolce.

"Vero che mi prendi di nuovo?" mi chiese in un sussurro.

Annuii. Lui si stese e allargò le gambe offrendomisi. Mi inginocchiai davanti a lui, gli posi un cuscino sotto il bacino in modo di sollevarlo alla giusta altezza. Mi avvicinai a lui e gli posi la punta del mio membro fra le piccole e sode natiche allargate in attesa. Mi sorrise invitante. Gli sfregai i capezzoli già turgidi e il suo sorriso si accentuò. Scivolai in avanti e il mio glande iniziò a premere sulla sua rosetta di carne.

Lui con una mano me lo tenne in posizione mentre iniziavo a spingere. Lo sentii schiudersi sotto di me, accogliermi e gli scivolai dentro lentamente ma con determinazione. Graeme, sentendolo entrare, sospirò basso.

"Sì... così..." mormorò.

Spinsi finché gli fui completamente dentro. L'intenso calore del suo canale d'amore mi avvolse. Quando gli fui completamente dentro mi chinai su di lui e lo baciai profondamente in bocca mentre iniziavo a muovere lentamente indietro il bacino per poi spingerlo in avanti con vigore. Avanti e dietro, avanti e dietro. I suoi occhi, a un centimetro dai miei, brillavano.

"Oh, Sergio... Oohh, è troppo bello... dai... dai..." mi invocò lui radioso.

Sì, era veramente bello, e io ero di nuovo stupito per quanto mi piacesse fare l'amore con quel ragazzo incontrato per caso, che la pioggia e la voglia di fumare mi aveva dato l'occasione di conoscere.

"Graeme... mi piaci troppo!"

"Troppo?" chiese lui in un sussurro.

Non gli risposi: sentivo che aveva capito che cosa intendessi dire e credo che anche lui condividesse quello che stavo provando: la gioia di essere con lui, mescolata al dispiacere di sapere che presto, troppo presto, ci si sarebbe dovuti separare. La mia era solo una vacanza. Io, proveniente dall'Italia, lavoravo in Giappone, migliaia di chilometri presto ci avrebbero separati.

Scacciai quel triste pensiero dalla mia mente: per ora mi volevo godere quel miracolo di ragazzo che avevo avuto la fortuna di incontrare, e fargli godere tutto il mio desiderio e la mia passione.

Lo baciai di nuovo, profondamente, continuando a muovermi dentro di lui. Ma quel pensiero tornava inesorabile: "l'ho appena trovato e presto devo perderlo... non voglio! Perché la vita deve essere così crudele, così difficile? Io voglio Graeme per me, tutto per me, per sempre. Io voglio essere di Graeme, tutto suo, per sempre!"

Lo baciavo, lo carezzavo con struggente tenerezza, mentre continuavo a prenderlo. Graeme, sotto di me, continuava a sorridermi e mi carezzava il petto, il ventre, i fianchi, la schiena, le cosce, facendomi sentire con tutto se stesso quanto fosse felice di essere nuovamente unito a me.

Avevo voglia di sussurrargli "Graeme, ti amo!". Avevo voglia di dirglielo. Avevo voglia di gridarglielo. Ma sapevo che non potevo, che non dovevo. Ma quanto era difficile! Sì, non mi sbagliavo, io mi ero innamorato di quello splendido ragazzo che tanto prontamente mi si era dato e che non pareva mai sazio di me.

E finalmente, non potendo e non volendo più controllarmi, gli donai tutto il mio seme in un delirio di piacere e di godimento. Anche lui quasi subito raggiunse un intenso orgasmo e, a ogni getto del proprio seme fra i nostri corpi, sussultava con vigore e le sue labbra si aprirono in un silenzioso grido di estasi.

Infine giacemmo, io su di lui, strettamente abbracciati, baciandoci ora con tenerezza, entrambi ansanti e felici. Lo carezzai su una guancia.

"Come stai?" gli chiesi a mezza voce.

"Benissimo... in paradiso." sussurrò lui dolcemente. "Mai stato meglio. Sei contento di essere qui con me, tu?"

"Felice, Graeme, sono felice."

"Bene." mormorò.

Mi tolsi lentamente da lui poi lo abbracciai stretto a me, mettendoci su un fianco, le gambe intrecciate. Ci si dava piccoli baci un po' su tutto il viso, e ci si sorrideva. Dio, come stavo bene.

"Oggi è una bella giornata: ti va se fra un po' usciamo? Magari io ti faccio da guida, poi possiamo andare a mangiare in centro. Ti va?" mi chiese Graeme carezzandomi i capelli.

"Sì che mi va. Mi piacerebbe mangiare in un qualche locale tipico, la vera cucina neo zelandese. Offro io. Conosci un posto così?"

"Sì."

"Passiamo tutta la giornata assieme?"

"Volentieri."

"Poi vieni di nuovo a dormire qui?"

"Ne sarei felice." mi disse con un ampio sorriso.

"Bene, allora è deciso!" dissi io. "Che ne dici ora se andiamo a fare una bella doccia?"

"Assieme?" mi chiese lui con una luce di speranza negli occhi.

"Sì... anche se ho paura che se la facciamo assieme... va a finire che facciamo di nuovo l'amore." gli dissi con un sorriso che gli voleva dire come questa eventualità fosse ben lontana dal dispiacermi.

"Beh... corriamo il rischio, no? A me piace molto correre certi rischi, sai?" mi rispose con aria birichina.

Così ci alzammo e andammo nel box della doccia: ci stavamo appena, in due. Sotto il getto, ci strofinammo l'uno contro l'altro, baciandoci. In breve entrambi avevamo di nuovo una bella erezione. Chiusa l'acqua, prima ci mettemmo lo shampoo l'un l'altro facendolo schiumeggiare, poi ci cominciammo a stendere sul corpo il gel detergente, di nuovo l'uno all'altro. Era qualcosa di mezzo fra l'insaponare, il carezzare, il massaggiare ed era di una sensualità incredibile.

Trovai molto piacevole quando lui mi insaponò i genitali poi fra le natiche e altrettanto eccitante quando io o feci a lui. Poi cominciammo a sciacquarci e l'azione combinata del getto d'acqua e delle mani dell'altro su tutto il corpo, era di una sensualità crescente, e il piacere stava divenendo quasi insostenibile.

Mi inginocchiai davanti a lui e presi a succhiargli golosamente il bel membro eretto. Lui si appoggiò con le spalle indietro, alla parete piastrellata, ed emise un lungo mugolio di piacere. Muoveva il bacino avanti e dietro fottendomi in bocca. Frattanto mi carezzava il capo. Il getto d'acqua gli batteva sul ventre e grondava giù anche sul mio viso. Era una sensazione molto piacevole.

Poi Graeme si tese e capii che stava per venire. Con una mano gli impastai i testicoli e con un dito dell'altra gli saggiai il buco nascosto. Graeme emise un lungo e basso mugolio e cominciò a donarmi getti su getti del suo seme. Era dolce, buono. Mentre lo inghiottivo, lo assaporavo. Spinsi il viso contro il suo pube, scuotendo lievemente il capo, mentre gli succhiavo via le ultime gocce del suo elisir di lunga vita.

Si chinò su di me, mi fece sollevare il capo e mi baciò in bocca, poi mi prese per i fianchi e mi fece alzare, senza staccare la bocca dalla mia. Quando fui in piedi, carezzò il mio membro ancora dritto e duro come granito, poi si staccò da me, e senza dire una parola si girò, appoggiò le mani, larghe, alle piastrelle e protese indietro il suo bel sedere.

Con una mano glielo diressi sulla meta e lo infilai di nuovo. Poi lo abbracciai sulla vita spingendomi tutto dentro di lui, e iniziai di nuovo a prenderlo, lì in piedi sotto il getto d'acqua che carezzava e massaggiava i nostri corpi.

"Sì, Sergio... così!" mugolò lui spingendo indietro il bacino a ritmo con ogni mio colpo.

Nonostante avessi raggiunto l'orgasmo da poco, l'eccitazione era tale e tanta, e talmente acuita dal forte getto dell'acqua sul mio e sul suo corpo, che presto venni di nuovo, emettendo un forte gemito a ogni colpo che gli davo, schizzandogli dentro tutto il mio seme.

Ci staccammo ansanti, Graeme si girò di nuovo e ci baciammo ancora.

"Adesso forse è meglio che ci asciughiamo, ci vestiamo e usciamo..." mi disse con un sorriso, la sua voce calda e bassa per il piacere nuovamente raggiunto, "... altrimenti va a finire che oggi non facciamo altro che fare l'amore. Sai, non ne ho mai abbastanza di te!"

Annuii sorridendo: la pensavo esattamente come lui, anche io non ne avevo mai abbastanza di lui.

Usciti dal box doccia ci asciugammo l'un l'altro, poi, tenendoci per mano come due liceali innamorati, tornammo in camera da letto e ci vestimmo. Lo portai al ristorante dell'albergo a fare colazione. Finalmente uscimmo dall'albergo e andammo a visitare il centro di Christchurch.


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