LA VILLA MISTERIOSA | CAPITOLO 9 - LA CAMERA DA LETTO |
Norbert si trovò nella grande ed elegante hall della villa dove era entrato... secoli prima, gli pareva. Non si sentivano più la musica, le risa, le voci. Al centro della hall c'era un tavolinetto e su questo vide i suoi abiti: erano stati evidentemente lavati e stirati ed erano messi in bell'ordine. Li prese e li indossò. Mentre li metteva notò che sulla felpa c'era una spilla smaltata con la bandiera a sei colori dell'arcobaleno gay... era sicuro di non avercela messa lui. La guardò: era bella... decise di lasciarcela. Finì di indossare i suoi abiti quando avvertì un ottimo profumo di cibo e si accorse di avere fame: chissà da quanto tempo non mangiava? Cercò di capire da dove venisse quello stuzzicante profumo e già sentiva l'acquolina in bocca. Aprì una porta sulla sinistra e vide che dava in un'ampia cucina e l'odore di buon cibo veniva di lì. Stava per entrare quando sentì bussare alla porta di ingresso. Per un attimo restò incerto, il bussare si ripeté. Allora Norbert andò ad aprire. Si trovò davanti un ragazzo più o meno della sua età. "Mi scusi... mi sono perso e... ho girato per tutta la notte nel bosco e... ho fame... Avrebbe un po' di pane da darmi, per favore?" Stava per rispondere che quella non era casa sua, che lui stava per uscire, che... ma in fondo stava anche lui cercando qualcosa da mangiare... e la luce di preghiera che lesse negli occhi del ragazzo gli fece cambiare idea. "Entra. Questa non è casa mia, ma... stavo giusto andando in cucina per mangiare qualcosa; possiamo trovare qualcosa da mangiare assieme. Vieni." "La ringrazio." disse il giovane entrando. Mentre lo guidava fino alla cucina, Norbert gli disse: "Ma dammi del tu: io mi chiamo Norbert." "Io sono Gilbert." gli disse il giovane sorridendogli timidamente. Entrati in cucina, Norbert fece sedere il ragazzo e iniziò a cercare il cibo. Sulla stufa c'erano due pentole, poi guardò nel frigorifero: era pieno di buone cose. I piatti erano visibili dietro uno degli sportelli a vetri. Preparò il tavolo e mise a tavola il cibo. Sedette davanti al ragazzo. "Bene, mangiamo." gli disse. "Grazie." Mentre mangiavano il buon cibo, Norbert osservava il ragazzo: pensò che gli assomigliava. Non tanto fisicamente, anzi era piuttosto diverso da lui, ma Gilbert aveva un qualcosa che lo assimilava a lui. Forse il modo di guardare, di sorridere... forse il portamento, l'età, il corpo snello. Di tanto in tanto Gilbert sollevava gli occhi su di lui e i loro sguardi si incontravano. Gilbert gli sorrideva, poi continuava a mangiare di buon appetito. Norbert si sentiva attratto da quel ragazzo. Continuava a osservarlo e sentiva l'attrazione farsi sempre più forte. Il volto dell'altro era gentile ma mostrava tratti di una giovane virilità. Aveva una gran massa di capelli castani lievemente ondulati e una ciocca gli cadeva morbida sulla fonte. Il naso era perfetto, le labbra soffici e belle, sopracciglia ben delineate e separate, ciglia lunghe, occhi di un bel verde con pagliuzze nocciola quasi dorate. Aveva mani belle, con dita lunghe e unghie ben curate. Dal camiciotto con il colletto slacciato sorgeva un bel collo lungo e proporzionato. La pelle era liscia e chiara. Sul dorso delle mani aveva una lieve peluria dorata sotto cui si intravedeva il blu delle vene, appena in rilievo. Avevano smesso di mangiare. Norbert gli chiese: "Hai ancora fame?" "No, grazie." gli rispose Gilbert con un lieve sorriso. "Mi piace come sorridi." gli disse Norbert. "Grazie." rispose il ragazzo. "Mi piaci." aggiunse Norbert e gli posò una mano sul dorso della mano, attraverso il tavolo, quasi in una carezza. "Grazie." rispose il ragazzo guardandolo serenamente negli occhi. "Io... ho voglia di te." trovò infine il coraggio di dirgli Norbert. Gilbert girò la sua mano sotto quella dell'altro e intrecciò le dita con quelle di Norbert, stringendo lieve, e Norbert fremette, sentendo sorgere in sé una piacevole eccitazione. "È un tipo di fame anche questo." gli disse Gilbert con un dolce sorriso. "Tu hai sfamato me... ora io posso sfamare te." Norbert si disse che era vero, provava qualcosa di molto simile alla fame per quel ragazzo, nonostante in quelle ultime ore avesse avuto ripetuti incontri e innumerevoli orgasmi. Gilbert si alzò, tenendo sempre la mano dell'altro nella sua, girò attorno al tavolo e con una lieve trazione fece alzare anche Norbert. "Vieni." gli disse con voce calda, in tono invitante. Lo portò fuori dalla cucina e lo guidò verso una porta sul fondo della hall. Norbert pensò che era come se quel ragazzo conoscesse la casa e lo seguì. Gilbert aprì una porta e lo attirò dentro. Era un'ampia camera da letto tutta bianca, con una soffice moquette bianca, con veli bianchi alle finestre, da cui si intravedeva il bosco e la riva del torrente. Una gradevole brezza entrava dalle finestre aperte e faceva ondeggiare le lievi cortine bianche attorno a un ampio letto. "Vieni." ripeté Gilbert guidandolo accanto al letto. Scostate le cortine, si tolsero le scarpe e salirono sulle soffici coltri, sedendo uno di fronte all'altro. Gilbert gli prese il volto fra e mani e lentamente accostò le labbra a quelle di Norman, e ve le sfregò contro, calde e lievi. Norman fremette e le schiuse. Le loro lingue si toccarono, poi a turno penetrarono dolcemente nella bocca dell'uno, poi dell'altro, e il loro bacio divenne sempre più intimo, caldo e profondo. Lentamente si spogliarono a vicenda e man mano che scoprivano il corpo del compagno, lo carezzavano. Quando finalmente furono entrambi nudi, Norman guardò il corpo di Gilbert: era dolce, piacevole, forte, ben fatto. Guardò anche fra le sue gambe: era molto bello anche lì, così piacevolmente eretto e palpitante. Si carezzarono in modo sempre più intimo e sensuale. Si stesero intrecciando le loro membra, i loro corpi stretti in un erotico abbraccio, continuando di tanto in tanto a baciarsi. "Sei molto bello." sussurrò Norbert. "Anche tu." gli rispose l'altro con un tono basso e caldo che lo fece fremere. A Norbert pareva di stare sospeso in una nuovola, fra tutto quel fluttuare di candidi veli e la soffice bianca superficie del letto. Gli piaceva sentirsi fra le braccia di quel ragazzo sconosciuto, e tenerlo fra le sue braccia. Fecero l'amore a lungo, con calma, con piacere, guardandosi e sorridendosi spesso, baciandosi, unendosi in vari modi, in una continua gara a dare e ricevere godimento. Norbert provò una gradevolissima sensazione di serenità, di liberazione man mano che procedeva il loro darsi gioioso, reciproco piacere. Infine raggiunsero il sommo godimento, e allora si rilassarono l'uno nelle braccia dell'altro, carezzandosi e baciandosi teneramente di tanto in tanto. E Norbert gradualmente scivolò in un buon sonno.
Aprì gli occhi e si alzò a sedere: era nella sua cameretta, nel suo piccolo appartamento di Edimburgo! Un po' stupito, si sfregò gli occhi. Era stato tutto un sogno, quindi! Dal momento in cui aveva deciso di accettare l'invito della "cricca" di andare a campeggiare in poi. Sentì un sordo senso di dispiacere: anche quell'ultimo ragazzo, quel Gilbert con cui aveva tanto piacevolmente fatto l'amore, era solo un sogno. Un secondo pensiero lo colpì: se gli mancava quel ragazzo, se gli dispiaceva che fosse stato solo un sogno... questo significava che lui era gay! Stranamente accettò quella constatazione, quella rivelazione, tranquillamente. Sì, doveva essere proprio così: il sogno non era che il frutto del suo subcosciente che era finalmente affiorato alla sua coscienza, che gli aveva rivelato ciò che lui veramente era, quale realmente fosse la sua sessualità. Scese dal letto. Vide che sulla sedia, ben ripiegati, c'erano i suoi calzoni di velluto e la sua felpa. Si chiese un po' confuso se si fosse addormentato dopo che Liam l'aveva invitato ad andare a campeggiare con loro, se avesse preprato i vestiti poi si fosse steso pensando di riposare solo per qualche minuto, e invece si fosse addormentato... Guardò l'orologio digitale sul comodino: segnava le otto di mattina... Prese in mano la felpa e i calzoni per rimetterli nell'armadio, quando vide che, sulla felpa, qualcosa brillava: era una piccola spilla smaltata, a forma di bandiera: la bandiera con i sei colori dell'arcobaleno dell'orgoglio gay! Era sicuro di non averne mai comprata una, di non averla mai appuntata sulla sua felpa... Ma allora, era stato un sogno o no? Posò gli abiti sulla sedia e andò a prendere l'album in cui aveva raccolto le immagini di Leonardo Di Caprio, che aveva nello scaffale sopra la piccola scrivania. Passando davanti allo specchio dell'armadio vide la propria immagine, il proprio corpo nudo. Preso l'album lo appoggiò sul ripiano del tavolo e si mise a sfogliarlo: logicamente le foto erano quelle che vi aveva raccolto, in nessuna Leo era nudo, in nessuna c'era anche lui... sorrise dandosi dello sciocco. Ma quando sfogliò l'ultima pagina, vide che c'era una foto che lui non vi aveva mai messo: rappresentava una stanza tutta viola, con al centro un letto e due sedie accanto, anche viola, senza nessuno dentro. Ma sulla superficie del letto si riconosceva chiaramente l'impronta di due corpi... Norman scosse il capo, confuso più che mai. Allora prese il calendario con le foto in bianco e nero dell'attore italiano, Gabriel Garko... Anche quello era apparentemente identico a come lo ricordava... Il corpo di Gabriel era seminudo, bello, ma mai nudo. Nulla pareva cambiato, nulla pareva diverso. Poi notò qualcosa che gli fece formicolare i capelli: su ogni fotografia, invece del logo della rivista "Max" di cui il calendario era un allegato, vi era impressa, in rosso, la parola "Norbert"... Non era sovrapposta, non era disegnata sopra, era stampata... Sedette sulla sedia quasi di schianto: ma allora, era stato un sogno o era stato tutto vero? Ma se era stato vero, come potevano essere accadute cose tanto strane, tanto misteriose? E come mai s'era addormentato nella villa ma s'era svegliato nel suo letto? Era forse un caso di amnesia, in cui brani di ricordi si mescolavano a cose realmente accadute? Sentì il telefono squillare in corridoio. Andò a rispondere. "Pronto?" "Norbert! Oh cazzo, sei lì! Ci hai fatto prendere un bello spavento!" era la voce di Shawn. "Spavento?" ciese il ragazzo incerto, trattenendo il fiato. "Sì, cazzo... Ieri sera... sei scomparso così... Cazzo, io... io volevo chiederti scusa, non so cosa m'aveva preso... non credevo che ti incazzassi così... Ma come hai fatto a tornare a casa? Hai fatto l'autostop?" "Sì, l'autostop..." mentì Norman sentendosi girare la testa. "Cazzo... eravamo tutti preoccupati... La tua roba l'ha tutta Liam... quando vuoi te la porta... Sei ancora incazzato con me, Norbert?" "No... no..." rispose il ragazzo con voce incerta. "Ieri sera pareva proprio che davi di matto... Io... io non volevo farti incazzare così... Cristo, mi perdoni, Norbert? Puoi metterci una pietra sopra?" gli chiese l'amico preoccupato. "Sì, certo... Non pensarci più." "Sei un amico, Norbert. Sei davvero un amico... Gli altri sono tutti neri con me, sono incazzati." "Però ridevano, quando tu..." notò Norbert. Shawn non rispose. "Però, dimmi... onestamente... volevi farlo davvero?" gli chiese Norbert. "Io... io... credo di sì." "Sei gay, Shawn?" gli chiese Norbert. Per un po' dall'altra parte si sentì solo il lieve rumore del respiro dell'amico, poi finalmente arrivò la risposta: "Credo... credo di sì." "Credi o lo sei?" insisté Norbert. "Dio santo, Norbert... non l'ho mai fatto con nessuno, te lo giuro, però... però volevo farlo, sì..." "Con me? Davanti a tutti?" gli chiese lievemente stupito Norbert. "Forse era un modo per... per venir fuori, per non poter più tirarmi indietro, per smetterla di nascodermi... Cristo, Norbert, so di aver fatto una cazzata, ma..." "Perché con me, Shawn?" "Eri vicino a me..." "L'avresti tentato anche con un altro?" "Un altro della nostra cricca... credo di sì. Se non mi accettate voi che siete amici... con chi potevo... espormi così? Mi dispiace, Norbert... Sì, credo proprio di essere gay." "Sì, Shawn. E se mi sono incazzato così con te... è perché... anche io sono gay, ma non lo volevo ammettere." disse Norbert e trattenne il respiro. Il fatto di non averlo ammesso solo a se stesso, ma anche a un amico, gli fece provare come un senso di liberazione. "Dici... dici davvero?" gli chiese l'amico. "Sì. Anche se l'ho capito solo questa notte. Forse per quello la mia reazione è stata... come è stata. Ieri sera non l'avevo ancora capito, non l'avevo ancora accettato. Forse sei stato tu, facendomi incazzare così, che hai... tirato il grilletto della pistola, per così dire." "Allora... davvero non sei più incazzato con me?" "No, Shawn, non lo sono più. Ma tu... l'hai detto agli altri? Gli hai detto di te? Che sei gay?" "Sì." "E?" "E... niente. Mi hanno detto che non gliene frega, che è tutto come prima... ma che non dovevo farti incazzare così." "Però loro ridevano, ci gridavano di fare quel sessantanove." "Era solo come uno scherzo, per loro... Dopo tutto... ce lo stavamo menando a coppie, no? Eravamo fra noi... una cosa della cricca. Se hai perdonato me, devi perdonare anche loro... spiegargli di te, della tua reazione... come hanno accettato me, di sicuro accettano anche te." "Già. Forse hai ragione. Beh, Shawn, comincia a dirlo tu agli altri, di me." "Non ci vediamo? Oggi pomeriggio?" "No... sono ancora un po' confuso, e stanco. Ma ci vedremo presto, come sempre, magari per andare a bere una birra tutti assieme. Dillo tu agli altri." "Come vuoi. Allora ciao, Norbert e... grazie." "Ciao." Norbert guardò il suo orologio da polso con la data: sì, era sabato mattina... tutto quadrava... Ma com'era tornato a casa? E dov'era quella strana, misteriosa villa? Esisteva davvero? E comunque, come aveva fatto a tornare a casa? Passarono alcuni giorni. Norbert incontrò di nuovo gli amici e confermò quello che Shawn aveva detto loro: sì, lui era gay. Come aveva detto Shawn, gli amici accettarono quietamente la notizia. E, confidenza per confidenza, Joel e Liam ammisero di essere bisessuali. Restavano solo Mike e Frank, che quasi si scusarono per essere etero... e tutti risero. "Siamo un bell'assortimento!" notò allegramente Liam. "Magari adesso che abbiamo messo tutti le carte in tavola, si può anche fare qualcosa assieme..." propose Joel. "Forse..." disse esitante Norbert. Poi spiegò: "Non è detto che solo perché... vedete, a me piacerebbe trovare un... un vero amante, ora che so di essere gay, più che solo divertirmi." "Ehi, ti sei appena convertito e già pensi di accasarti?" gli chiese ridendo Joel. "No, non è questione di... convertirsi. Semplicemente prima non lo volevo ammettere neppure a me stesso, semplicemente non l'avevo capito. Ma se sono così..." "Per me non è facile trovare la ragazza giusta," disse Frank, "quindi non so se sarà più facile o più difficile per te trovare il ragazzo giusto." "Vedremo." rispose Norbert con un sorriso, pensando all'ultimo con cui aveva fatto l'amore, là nella villa. "Ma, se e quando lo trovi, ce lo farai conoscere?" gli chiese Mike. "Promesso: se è qualcosa di serio, sarete voi i primi a saperlo. Siamo o non siamo la cricca?" rispose Norbert sorridente.
Però non si mise a cercare il suo "principe azzurro", come aveva detto scherzosamente Shawn. No: se l'avesse incontrato, l'avrebbe capito, si disse, sentendosi sicuro di questo. Shawn invece s'era messo a frequentare i locali gay e stava passando di avventura in avventura, e come gli amici avevano sempre raccontato agli altri della cricca le loro avventurette e i loro incontri, anche lui ne parlava tranquillamente. Norbert ora portava sempre la spilletta con la bandiera dell'orgoglio gay appuntata sui suoi abiti. All'università qualcuno dei compagni gli aveva chiesto, in modo più o meno diretto, se quella spilla significava che Norbert era gay, e il ragazzo ogni volta confermava tranquillamente. Questo gli alienò la simpatia di alcuni, ma non cambiò nulla con altri. Comunque nessuno lo prendeva in giro, nessuno lo infastidiva, non più, per lo meno, di quanto si prendessero in giro fra coetanei per mille motivi diversi. Norbert non aveva dimenticato la villa, ma aveva accantonato quell'episodio in un angolo della mente catalogandolo come un sogno misto a una forma di lieve amnesia. Le uniche cose che ancora lo legavano a quel misterioso "sogno" erano la spilla, il calendario con su scritto "Norbert" e la foto della stanza viola.
|