LA VILLA MISTERIOSA | CAPITOLO 1 - LA TEMPESTA |
Il telefono continuava a squillare. Norbert uscì dalla doccia, infilò un accapatoio sul corpo mezzo insaponato e andò a rispondere in corridoio. "Pronto!" gridò quasi, nel telefono, il ragazzo. "Ehi, ce ne hai messo a rispondere!" gli disse una voce. "Liam! Ma che cazzo, ti pare l'ora di chiamare, questa?" rispose Norbert un po' seccato. "Beh, che è, stavi ancora dormendo? Pigrone!" "No, mi sono appena alzato e stavo facendo la doccia. Ma cazzo, sono solo le sette di mattina!" "Beh volevo essere sicuro di trovarti prima che vai all'università, no? Infatti t'ho tovato." "Che vuoi?" "Senti, che fai nel week end?" "Niente. Perché?" "Questa sera si pensava di partire per andare a campeggiare. Ci vieni?" "Con chi? Chi ci sarebbe?" "La solita cricca, gli amici del liceo: Mike, Frank, Shawn, Joel, io e, se ci vieni, tu." "Ah... beh... chi porta la tenda?" "Mike, Frank e io. Tre canadesi da due posti, è più facile trovare il posto per montarle che non con la tenda grande di Joel." "E le macchine?" "Shawn e Frank, tre per auto. E ognuno porta qualcosa da mangiare e da bere. Vieni?" "Mah... penso di sì." "E dai, o sì o no! Dai, vieni che ci divertiamo!" "E va bene, vengo. Ma adesso lasciami andare a finire la doccia, il sapone mi sta dando fastidio." "Allora chiamami tu appena hai finito: devo dirti cosa portare." "D'accordo. A dopo!" disse Norbert e posò il telefono. Tornò alla doccia, gettò l'accappatoio nella lavatrice e riprese a lavarsi. Il sapone, asciugatosi, gli dava fastidio ma l'acqua calda gli dette un po' di sollievo. Si risciacquò a lungo. La cricca... pensò. Quante volte erano andati a campeggiare assieme? Non le contava più. S'erano conosciuti all'inizio del liceo e gradualmente erano diventati amici. E ne avevano combinate di tutti i colori, assieme. Comprese le seghe di gruppo... un'abitudine che non avevano mai perso, nonostante avessero tutti, magari in momenti diversi, la ragazza. All'inizio se lo misuravano, per vedere chi cresceva di più e più in fretta. Facevano la gara a chi veniva prima, a chi schizzava più lontano... una volta Shawn aveva fregato una provetta graduata nel laboratorio di chimica e avevano misurato anche chi ne emetteva di più. Sorrise. Un gioco da ragazzini, che a volte si divertivano ancora a fare, nonostante fossero cresciuti. Dava loro un senso di complicità, un senso di appartenenza, di intimità speciale. Era Mike che per primo aveva chiamato il loro gruppo "la cricca". Era da più di un anno che Norbert non aveva la ragazza. Ne aveva avute cinque... ma solo con tre era arrivato a qualcosa di serio, e solo con una aveva veramente fottuto. Senza usare il preservativo... e, dopo, per più di un mese era stato terrorizzato per l'idea di averla potuta mettere incinta. Per fortuna non era sucesso. Rischiare di diventare padre solo per pochi minuti di divertimento, sarebbe stato davvero da stronzi. Meglio farsi seghe, almeno per ora. Mentre si sciacquava, iniziò a masturbarsi. Chiuse gli occhi e cercò di immaginare di stare fottendo una bella ragazza. Non capiva perché, ma vedeva sempre una coppia: un ragazzo che si agitava sopra a una ragazza, nascondendone quasi completamente il corpo alla sua immaginazione. Era lui, quel ragazzo... ma lei, chi era? Ne vedeva solamente le gambe, le braccia, poco più. Raggiunse un piacevole orgasmo, che l'acqua che sferzava il suo corpo accentuò. Chiuse l'acqua, uscì dal box e si asciugò lentamente. Poi, nudo come era, andò a telefonare a Liam, che gli disse che cosa doveva portare. Prese appunti sul notes che teneva sempre accanto al telefono. Poi andò a preparare la colazione. Mangiò, restando nudo: gli piaceva, quando era da solo, girare per casa senza niente indosso. Finito di mangiare, mise tutto nel lavello e andò in camera per vestirsi. Si guardò allo specchio: niente male! pensò con un certo autocompiacimento. Per fortuna non aveva quasi peli sul corpo, a parte nei punti giusti. Non gli sarebbe piaciuto diventare peloso come certi uomini, che parevano orsi o scimmie. Scelse con la consueta cura che cosa indossare, appoggiando tutto sul letto. A Norbert piaceva che tutto fosse intonato, compresa la biancheria intima, anche se nessuno l'avrebbe vista: lo faceva per se stesso, per il gusto di sapere che era vestito bene. Da quando frequentava l'università a Edinburgo, il padre gli aveva preso in affitto quel piccolo appartamento composto solo di camera, cucina e bagno e un mini-corridoio, ma era più che sufficiente per lui. Aveva scelto lui i mobili: dovendo stare nel budget che il padre gli aveva fissato, era andato a comprare tutto in un grande magazzino, acquistando solo quanto gli era strettamente indispensabile e scegliendo la mobilia meno cara. L'unico lusso che si era concesso era un letto matrimoniale, che occupava quasi tutta la camera da letto, sì che aveva dovuto comprare un armadio con le ante scorrevoli, altrimenti non ci sarebbe stato abbastanza spazio per aprirle. Le due ante erano due grandi specchi: facevano sembrare più grande la sua stanzetta. Ma aveva voluto il letto matrimoniale, nella segreta speranza di poterci portare qualche bella ragazza da scopare... anche se in realtà, in due anni, ce ne aveva portata solo una! Si vestì, si controllò di nuovo allo specchio per essere sicuro di essere in ordine, prese l'elenco delle cose che doveva comprare, e andò all'università. Sulla via del ritorno avrebbe fatto la spesa. Ripensò alla cricca. Lui era l'unico che si fosse iscritto all'università, terminato il liceo. Gli piaceva studiare e nonostante il padre avrebbe preferito che lui studiasse legge, per diventare avvocato come lui, aveva accettato quando Norbert aveva insistito per studiare invece storia: lui voleva diventare un insegnante e possibilmente un ricercatore. La storia lo aveva sempre affascinato. Liam invece lavorava come commesso in una libreria vicino alla cattedrale, Mike era andato a lavorare alla compagnia dei telefoni, Frank aiutava il padre nella sua impresa di import-export, Shawn si manteneva vendendo i suoi quadri, e Joel faceva l'istruttore in una palestra privata. Nonostante dopo il liceo avessero preso strade così diverse, erano rimasti molto uniti. Oltre a vedersi almeno una o due volte alla settimana, quando il tempo lo permetteva, andavano anche a campeggiare assieme, circa una volta al mese. "La cricca" aveva resistito alla fine del periodo liceale. Pranzò nella mensa universitaria. Terminate le lezioni del pomeriggio, andò a fare la spesa. Tornato a casa prese i CD e il lettore portatile, scelse gli abiti adatti per il campeggio, il sacco a pelo, la trousse con il necessario per lavarsi e radersi, sistemò tutto con cura nello zaino e guardò l'orologio. Liam gli aveva detto che sarebbero passati a prenderlo verso le cinque del pomeriggio: mancava solo mezz'ora. Andò in camera e indossò i calzoni di velluto, una felpa, scarpe da marcia. Per prudenza prese anche un gilè di paille: di notte poteva fare freddo. Poi si disse che forse era meglio se si portava anche una torcia elettrica. La prese e la infilò nello zaino. Guardò di nuovo l'orologio: mancavano dieci minuti alle cinque. Allora sedette alla scrivania e accese il computer per controllare se aveva ricevuto e-mail: a parte una decina dei soliti messaggi di spamming, non c'era nulla di interessante. "Aggiungi due pollici al tuo cazzo"... "Il nostro sistema per combattere i virus"... "Guadagna 100 sterline al giorno da casa tua"... "Violenta 3 ragazze usando 1 solo preservativo"... Le solite cazzate, insomma. Le cancellò senza nemmeno aprirle. S'era appena sconnesso da internet e aveva spento il computer che il campanello suonò. Andò a rispondere al citofono: "Scendo subito!" La voce di Frank chiese: "Le hai prese le carte da poker?" "Oh, cazzo, no! Le prendo subito e scendo." Prese il mazzo di carte e lo infilò in tasca. Controllò di aver chiuso gas e luce, uscì, chiuse la porta a chiave e scese di corsa i due piani di scale, facendo i gradini a due a due. Frank e Liam lo aspettavano in macchina. Entrò e sedette nel sedile posteriore, mettendo lo zaino accanto a sé. "Ciao, brutto!" lo salutò Frank. "Ciao bello! Abbiamo detto una bugia a testa!" gli ripose Norbert. "Sempre la battuta pronta, tu!" gli disse Liam ridendo mentre Frank metteva in moto e partiva. "Gli altri?" chiese Norbert. "Già per la strada." "Ah, ma... dov'è che andiamo?" chiese Norbert accorgendosi solo in quel momento che ancora non lo sapeva. Non che avesse molta importanza, ovunque gli altri avevano deciso di campeggiare a lui andava bene, quando stava con gli amici. "Dalle parti di Peebles. Shawn ha scovato un bel posto, nella foresta, non lontano dall'acqua. L'hai portato il costume da bagno?" gli chiese Frank. "Cazzo, no! Non m'hai detto niente, Liam!" "E a che serve? Se abbiamo voglia di fare il bagno lo facciamo nudi: dice Shawn che non c'è mai nessuno, da quelle parti." disse Liam. "Giusto." rispose Norbert. Frank aveva una guida veloce, ma regolare e prudente: era veramente un ottimo automobilista. Quando guidava lui, Norbert si sentiva sempre rilassato. Guardò il paesaggio fuori dal finestrino: si stava avvicinando l'ora del tramonto, ma ci sarebbero state ancora abbastanza ore di luce per piazzare le tende senza problemi. Il cielo era sgombro, sereno. Forse quella notte si sarebbero viste le stelle, pensò Norbert. Poco prima di Peebles, videro a lato della strada l'auto degli altri tre amici ferma ad aspettarli. Shawn, che guidava l'altra macchina, mise in moto e Frank lo seguì. S'inoltrarono per una strada laterale fra gli alberi. Dopo pochi minuti Shawn fermò in una radura e Frank parcheggiò accanto a lui. Scesero tutti e Norbert salutò gli altri amici. "Da qui proseguiamo a piedi." disse Shawn, "Non più di quindici minuti e ci siamo." Si caricarono gli zaini a spalla e, in fila indiana, seguirono tutti Shawn. Norbert sentiva dietro di sé le voci di Mike e Joel che scherzavano ad alta voce, come sempre, prendendosi in giro l'un l'altro. Joel era il più allegro della compagnia, ma Mike il più pronto e con un forte senso dell'umorismo. Giunsero in una piccola radura. Poco lontano si sentiva il rumore di acqua che scorreva, ma non si vedeva il torrente. Tirate fuori le tende, le montarono velocemente: ormai erano tutti esperti. Vi sistemarono dentro i loro zaini, stesero i sacchi a pelo, poi si misero a fare legna per accendere un fuoco. Quando finalmente sedettero tutti e sei attorno al falò, era già quasi buio. Tirarono fuori il cibo e, messo tutto in comune, Shawn ne distribuì a tutti. Mentre mangiavano, chiacchieravano allegramente raccontandosi quanto era loro successo dall'ultima volta che s'erano visti, anche se era stato solo quattro giorni prima. "... allora quella mi dice: scusa, Joel, ma questo esercizio proprio non riesco a farlo. Io allora le dico: Mary Ann, devi solo tenere il culetto più basso e spingere avanti il pancino... e le metto una mano sul culo. Quella mi guarda e mi fa un sorriso e mi dice: che mano grande hai!" Mike subito disse: "È per palparti meglio! E lei dice: che pacco gonfio hai! È per sfamarti meglio!" Tutti risero. Joel disse: "Beh, non è andata propro così, lei non era Cappuccetto Rosso, e aveva proprio voglia di scopare... me l'ha quasi detto." "Ma tu, da vero gentiluomo, hai fatto finta di non capire, no?" gli disse scherzoso Shawn. "Al contrario! Le ho detto che si poteva anche combinare, così ci si è dati appuntamento per lunedì sera..." "Ehi! Una scopata e via, o speri in qualcosa di più serio?" gli chiese Liam. "Vedrò... Non è niente male, quella. Ha due tette così." rispose Joel facendo il gesto sul proprio petto. "Beh, io, in libreria, ho conosciuto una bella ragazza..." disse allora Liam. "Sì, che ti ha chiesto: scusi, dov'è il settore di libri per le lesbiche?" lo prese in giro Mike. "No, macché! Cercava un dizionario di anatomia..." "Oh, che cosa romantica!" lo celiò Joel. "Non l'avevamo, ma le ho detto che lo potevamo ordinare, e le ho chiesto di lasciarmi il suo numero di telefono, per poterla avvertire appena ci fosse arrivato. Le ho promesso che avrei fatto del mio meglio per farglielo avere in fretta e le mi dice: grazie, sei proprio carino, e mi scrive il suo numero di telefono e mi dice: chiedi di Sara, quando mi chiami, sono io. Spero che mi chiami presto..." "Uahu! Una studiosa di anatomia! Scommetto che le hai proposto di studiarla su di te, mandrillo!" gli disse Norbert. "Non è stato necessario, dovevate vedere come mi guardava... specialmente all'altezza della patta." rispose Liam. "Sì, si chiedeva se ce l'hai o no, probabilmente!" gli disse Joel. "Beh, proprio voi non dovreste avere dubbi a proposito!" rise Liam, "Il mio è quasi un pollice più lungo del tuo, comunque." "Sì, è vero... ma quant'è che non lo usi? Ci sono già le ragnatele, scommetto." gli disse Mike. "Ma no che non ci sono ragnatele: se lo pulisce almeno tre volte al giorno... così..." ribatté Joel facendo il gesto di masturbarsi. "Cazzo, ragazzi, mi sa che qui facciamo tutti la fame, altro che palle!" disse Frank, "Mammà Pollicina con le sue quattro figliole sono le uniche con cui ci divertiamo, da un po' di tempo a questa parte." "Ragazzi, ci stare a fare uno strip poker?" propose allora Shawn. "Sì, non fa freddo... io ci sto." disse Mike. Anche gli altri accettarono. Sapevano tutti molto bene che prima o poi uno di loro avrebbe proposto qualcosa del genere, per poi finire con il masturbarsi tutti assieme, prima di andare a dormire. Giocarono, puntando i propri abiti e gradualmente, chi prima chi dopo, finirono col restare tutti nudi. E infine, ridendo e scherzando, iniziarono a masturbarsi. Come al solito, mentre ognuno se lo menava, guardava i compagni fra le gambe, senza falsi pudori. Ma quella volta Frank, a un certo punto, propose: "Sentite, ragazzi, perché non ce lo meniamo a coppie? Io penso che sarebbe più divertente." Joel e Liam, senza rispondere, si guardarono un attimo e subito si misero a masturbarsi a vicenda. Allora Frank sostituì la mano di Mike con la sua e si mise a masturbarlo. Mike subito ricambiò. Shawn era vicino a Norbert. Lo guardò e allungò la mano verso il membro dell'amico. Norbert ebbe un attimo di esitazione, poi si disse che non poteva tirarsi indietro, prese in mano il membro dell'amico e infine anche loro due iniziarono a masturbarsi a vicenda. Era la prima volta che Norbert toccava il membro di un altro e che un ragazzo toccava il suo e pensò, un po' stupito, un po' turbato, che era più piacevole che non farlo da soli. Shawn, continuando a masturbarlo, guardava Norbert negli occhi. Questo lo infastidì un poco e Norbert distolse lo sguardo. Ma non poteva evitare di vedere le due altre coppie di amici masturbarsi a vicenda. Notò che Frank e Mike s'erano messi in modo di stare uno di fronte all'altro, seduti a terra, le gambe divaricate. Joel e Liam invece erano fianco a fianco, ma i loro corpi erano addossati... e ora erano tutti in silenzio. Quel silenzio rotto solo dallo scoppiettare dal fuoco, era però carico di erotismo e Norbert si sentì un po' disturbato. Guardò Shawn: il suo amico non aveva distolto lo sguardo da lui. Poi Shawn si chinò verso di lui e gli sussurrò: "Norman, ti andrebbe di fare un bel sessantanove?" Norbert lo guardò stupito: "Mica sarai scemo, no?" gli rispose in un sussurro. Per quanto lo scambio di battute fosse stato fatto sottovoce, gli altri avevano sentito, e ora tutti e quattro guardavano verso di loro. "Beh, almeno godiamo di più... a me piace farmelo succhiare e anche a te, penso, se sei normale." gli rispose Shawn guardandolo con aria di sfida, e senza più sussurrare. "Sì, ma da una ragazza, non da te!" gli rispose Norbert togliendo la mano dal membro dell'amico. Shawn continuava invece a masturbarlo: "Una bocca è una bocca, non ha sesso." insisté. "Piantala, se non vuoi un pugno sul muso! Mica sarai frocio, no?" gli chiese bellicoso Norbert e con un gesto brusco allontanò la mano di Shawn dal suo membro. Shawn però gli andò addosso, cercando di toccargli di nuovo il membro. Norbert cercò di impedirglielo e presto i due si trovarono a terra ingaggiati in una lotta. Gli amici avevano smesso di masturbarsi e, ridendo, tutti in coro, scandivano: "Ses-san-ta-no-ve! Ses-san-ta-no-ve! Ses-san-ta-no-ve!" Norbert era furioso, e iniziò a lottare con vigore per allontanare da sé Shawn. Ma anche Shawn, pur continuando a ridere, ora faceva sul serio. Finalmente Norbert riuscì a liberarsi, prese da terra i propri abiti e si allontanò, tremando per la rabbia: che gli aveva preso a Shawn? E agli altri? Mentre si rivestiva, la voce di Shawn gli gridò: "Tanto stanotte siamo in tenda assieme, tu e io da soli!" "Ma va a fa'n culo, stronzo!" gli gridò Norbert. Finì di rivestirsi e si allontanò, seguito dalle risate di tutti e cinque i suoi compagni. Si inoltrò fra gli alberi. Giunse in riva al piccolo fiume e lo costeggiò, allontanandosi ancora. Poi dovette smettere di seguire il corso d'acqua, perché alcune rocce gli sbarravano il cammino. Camminando a caso, a poco a poco si calmò, però si sentiva ancora arrabbiato. Che gli aveva preso a Shawn? D'accordo, magari scherzava, ma era uno scherzo stronzo... e poi, chi gli diceva che davvero scherzasse? Magari era davvero un frocio... Ma che cazzo, se anche lo fosse stato, proporgli di farlo davanti a tutti! Solo l'idea gli faceva dare di matto! Si fermò, respirò a fondo e decise di tornare indietro. Si guardò attorno: non si vedeva più il chiarore del fuoco, non si udiva più il rumore dell'acqua. E adesso, come faceva a tornare indietro? A occhio e croce le tende dovevano essere alle sue spalle. Si rimise a camminare. Prima o poi avrebbe visto il fuoco o sentito l'acqua e allora sarebbe stato facile tornare. Continuava a camminare, ma era sempre meno sicuro di saper ritrovare la strada. Improvvisamente un forte tuono lo fece sobbalzare. Alzò lo sguardo verso il cielo ma non vide neppure una stella. Eppure il cielo era sereno, non poteva essersi annuvolato così in fretta. Un secondo forte tuono, preceduto da un vivido lampo, scoppiò rumoroso e quasi subito, iniziò a piovere a catinelle. "Cazzo, cazzo, cazzo, ci mancava pure questo!" gridò Norbert nuovamente furioso. In breve era bagnato come un pulcino, sentiva l'acqua scorrergli sotto gli abiti, sulla pelle. Riprese a camminare. Con il rumore della tempesta e con tutta quell'acqua, non avrebbe certamente potuto sentire il rumore del fiume né vedere il fuoco, che ormai d'altronde doveva anche essersi spento, con quel diluvio. Continuò a camminare alla cieca, sperando di non allontanarsi ulteriormente dal campo, o almeno di trovare una strada che lo portasse da qualche parte. Dopo un po' che vagava ebbe l'impressione di vedere un chiarore fra gli alberi. Andò in quella direzione: era una villa con tutte le finestre illuminate. Con un senso di sollievo vi si diresse: là avrebbe trovato soccorso. Sentì che dalla villa proveniva un suono di musica e, avvicinandosi ulteriormente udì anche risa e voci allegre: pareva che vi fosse una festa. Giunse davanti alla porta di accesso, preceduta da acuni gradini semicircolari. Salì. La porta era aperta e il suono di musica e di voci era più forte. Si fermò un attimo sulla soglia, al riparo dalla pioggia e presto una pozza d'acqua si formò ai suoi piedi. Guardò dentro ma nella elegate e vasta hall non c'era nessuno. Provò a chiamare più volte, a voce sempre più alta, ma non ottenne nessuna risposta. Pensò che il volume della musica e le risate coprissero la sua voce. Un po' titubante, entrò nella hall e si guardò attorno, incerto su cosa fare. Per lo meno ora era al riparo dalla tempesta. La musica e le voci provenivano da una porta sulla destra. Avanzò verso i battenti chiusi, pensando di bussare lì, o magari si socchiuderla e guardare dentro, di farsi vedere e chiedere ospitalità, aiuto...
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