LA VILLA MISTERIOSA | CAPITOLO 6 - LA STANZA VERDE |
Si trovò in una vastissima serra verde. Piante lussureggianti e fiori dai colori sgargianti la riempivano da ogni parte; vialetti serpeggianti si inoltravano fra le piante. Decise di esplorarla osservando tutto attentamente. La serra era coperta da un'ampia volta di vetro, attraverso cui vide un cielo nero trapunto di stelle. Lui conosceva discretamente la volta del cielo, ma si accorse che non era in grado di riconoscere neppure una costellazione. Era come trovarsi sotto un cielo alieno. Imboccò uno dei vialetti: sotto i piedi c'era una finissima sabbia bianca, fresca e asciutta. A destra e sinistra grappoli di fiori: orchidee, giunchiglie, ciuffi di iris, giacinti, gelsomini... Alti alberi dai fusti dritti s'alzavano fino a sfiorare con le loro chiome il soffitto di vetro. La parete da cui era entrato era di marmo verde. La serra era quadrata e le altre tre pareti erano alte vetrate trasparenti. Sentì acqua scorrere, e vide una cascatella fra gli alberi. Vi si accostò e la toccò con un dito: era chiara, limpida e fresca. Allora unì le mani a coppa e se la fece colare sul corpo, più volte. Poi di nuovo se ne riempì le mani e ne bevve: si sentì subito ristorato, rinvigorito. Riprese a camminare e si trovò davanti a una delle vetrate. Vide che dall'altro lato c'era un'altra parte della serra, più simile però a una foresta che a un giardino come quello in cui si trovava. Appoggiato al vetro guardò attentamente la scena che si presentava ai suoi occhi. Vide che fra gli alberi si aggiravano uomini completamente nudi, all'apparenza facevano pensare a una tribù del rio delle Amazzoni, o forse delle giungle dell'Asia... non avrebbe saputo dirlo. Erano tutti maschi giovani e snelli, forti, aitanti; i loro volti erano belli e sereni, avevano un caschetto di capelli neri e lisci, quasi lucenti. Alcuni stavano arrostendo qualcosa su un fuoco, altri erano impegnati in gare atletiche, altri ancora stavano parlando in crocchi... Tutti avevano indosso solo una stretta cintura alla vita, fatta di lunghe ed esili foglie intrecciate. Nulla copriva i loro bei genitali dalle forme e dimensioni perfette. I loro bei membri pendevano morbidi fra le loro forti gambe, ed erano ornati sul pube da corti e folti peli anche neri e lisci, lucenti. Anche i loro sederi erano perfetti, piccoli e sodi. Norbert si eccitò nel guardarli, e pensò che gli sarebbe piaciuto potersi mescolare con loro, poterli toccare, baciare... farci l'amore. Provò a bussare sui vetri per richiamare la loro attenzione, ma nessuno si girò verso di lui. Cercò di vedere se ci fosse una porta, un passaggio, ma apparentemente non c'era nessun modo per passare dall'altra parte. Allora si spostò, finché si trovò davanti a un altro lato della grande serra. Anche qui c'era una vetrata, al di là della quale vide qualcosa che in un primo momento gli fece pensare a una città in miniatura, con strade e piazze, tutta costruita di pareti e tetti grigi. Vide anche che fra quelle costruzioni si aggiravano uomini vestiti di grigio, tutti uguali. Parevano automi, camminavano rigidi, i volti inespressivi erano tutti uguali. A volte, camminando per le vie di quella strana città, si giravano verso di lui, ma nessuno pareva vederlo. Alcuni facevano scivolare di lato pannelli sulle pareti grige, semplicemente sfiorandoli con una mano, e scomparivano all'interno; i pannelli si richiudevano alle loro spalle. Altri pannelli si aprivano e altri "automi" ne uscivano e camminavano, dritti, rigidi, lungo le strade. Norbert notò, spostandosi lungo quella parete vetrata, che vi erano tre porte, anche di vetro. Una dava su una di quelle vie, lastricata con dalle nere, un'altra dava accesso a una di quelle pseudo-case in miniatura, dentro a cui Norman non riusì a vedere nulla, se non un grigiore uniforme e diffuso, la terza conduceva, tramite una scalinata di pietra nera a un'altra porta decorata con forme geometriche in bassorilievo, tutta dipinta di viola. Allra Norbert si spostò a guardare la terza vetrata della serra. Al di là dei vetri vide una spiaggia di fine sabbia bianca, oltre la quale una distesa di acqua azzurra si perdeva all'orizzonete confondendosi con un cielo dello stesso azzurro, sì che era difficile distinguere la linea dell'orizzonte. Lungo la spiaggia erano stesi, stavano seduti, o passeggiavano uomini nudi che prendevano il sole. Alcuni parevano dormire, altri chiacchieravano fra di loro e di tanto in tanto ridevano, altri ancora erano immersi in lettura e sfogliavano libri o riviste che Norbert non riusciva a distinguere bene. Vide anche che qualcuno stava carezzando lievemente il corpo del vicino, o che carezzava il proprio corpo in modo vagamente sensuale, erotico. Anche qui Norbert provò a bussare sui vetri per richiamare l'attenzione di quegli uomini, ma nessuno sembrò sentire il suo richiamo. C'erano, lungo la vetrata, due porte, anche a vetri. Una dava su una specie di belvedere da cui una scaletta scendeva verso la spiaggia. L'altra invece dava su una specie di cubo, anche di vetro, in cui era seduto un uomo che guardava assorto lo schermo di un televisore. Allungando il collo, Norbert vide che sul piccolo schermo stava scorrendo la scena di un filmetto in cui due uomini e una donna, nudi, stavano scopando. Poi notò che l'uomo che stava guardando il televisore, si stava lentamente masturbando. Norbert si chiese stupito come mai, nella prima vetrata, non aveva notato nessuna porta: ci doveva essere un passaggio, era logico che vi fosse... Perciò tornò indietro finché raggiunse la prima delle tre vetrate. Gli indigeni nudi continuavano nelle loro varie occupazioni. Il ragazzo esplorò attentamente tutta la vetrata, ma non vi era traccia di una porta. Poi notò che, in alto, la vetrata era interrotta e rami degli alberi della serra si stendevano verso la foresta, così come rami degli alberi della foresta si stendevano fin dentro la serra: quella era la "porta"! Avrebbe dovuto arrampicarsi e passare da un ramo all'altro, fino a raggiungere l'altra parte. Rifletté: una porta verso gli indigeni, due verso i nudisti, tre verso la strana città... Poi un'altra cosa lo colpì: "La via della Natura"... non era certo la strana città in miniatura... e in fondo, neppure la spiaggia dei nudisti con libri, riviste, un televisore... Invece quella tribù primitiva, quella foresta, erano in pieno "natura". Quindi doveva andare dall'altra parte... Doveva varcare quella "porta"... Studiò bene gli alberi dalla sua parte, chiedendosi su quale gli convenisse provare ad arrampicarsi. Ne trovò solo quattro abbastanza vicini alla parete di vetro. Uno dei tronchi pareva troppo liscio... Un altro aveva rametti bassi e altri che sporgevano su su verso la cima, divenendo via via più esili, e pensò che probabilmente si sarebbero spezzati sotto il suo peso. Un altro albero aveva una corteccia rugosa, forse avrebbe potuto aggrapparvisi con le dita, con le punte dei piedi, ma non sapeva se avrebbe avuto una sufficiente presa, e se la corteccia non poteva rischiare di staccarsi a scaglie... L'ultimo che esaminò aveva il tronco circondato da rami di glicine che s'abbarbicavano sul grande tronco, formando come una maglia spessa e dura... Si allontanò un po' per guardare fin dove arrivava il glicine, e vide che si perdeva su verso la chioma... Nella parte più alta era tutto fiorito e bei grappoli di un viola tenero ne pendevano. Norbert decise di tentare di arrampicarsi su per il tronco di quell'albero: i fusti del glicine potevano costituire ottimi appigli sia per le mani che per i piedi. Intraprese l'arrampicata che risultò più facile di quanto avesse previsto. Rapidamente giunse a uno dei grandi rami che si stendevano al di la della vetrata, verso la foresta della tribù primitiva. Scivolando cautamente sul forte ramo, passò dall'altra parte e riuscì a calarsi su uno dei rami di un albero della foresta dove erano gli indigeni nudi. Si guardava attorno per decidere che via seguire per scendere, quando notò alcune forti liane. Fece alcuni passi protendendosi per afferrarne una, quando un cappio scattò attorno a un suo piede e si trovò appeso a testa in giù, imprigionato. Si stava chiedendo che fare, quando notò che c'erano scimmie fra gli alberi che si dondolavano saltando di ramo in ramo convergendo verso di lui. Poi, man mano che si avvicinavano, si accorse che in realtà erano ragazzi. Li chiamò, chiedendo loro di liberarlo. I ragazzi ridevano, lo circondarono, poi gli presero la gamba libera e le braccia e le legarono con altri tre cappi di liane: ora Norbert era appeso quasi in orizzontale e il suo corpo formava una grande X. I ragazzi lo toccavano, lo stuzzicavano, lo carezzavano per tutto il corpo finché riuscirono a provocare a Norbert una forte e piacevolissima erezione. Frattanto lentamente lo calavano verso terra e anche loro scendevano attorno a lui, saltando agilmente di ramo in ramo, di liana in liana. Norbert, nonostante la sua scomoda posizione, non poté fare a meno di notare quanto i corpi dei ragazzi fossero belli, sensuali, desiderabili. Giunti a terra, Norbert sempre appeso alle quattro liane a poca distanza dal suolo, vide che gli uomini del villaggio lo stavano accerchiando. Uno dei ragazzi si avvicinò a una coppia di uomini e sorridente si mise fra loro a quattro zampe. I due uomini gli si inginocchiarono uno davanti e uno dietro, e presero a fotterlo in bocca e in culo carezzandogli il corpo. Norbert guardava l'eccitante scena e vedeva che sia il ragazzo che i due uomini stavano godendo per quell'unione. Anche gli altri uomini e ragazzi guardavano il terzetto, un altro uomo andò a prendere uno dei ragazzi, lo fece girare e lo penetrò. Il ragazzo fece un gesto d'invito a un altro degli uomini facendolo avvicinare e si chinò a succhiarglielo con evidente piacere. A poco a poco altri terzetti si formavano sì che ognuno dei ragazzi aveva due uomini che lo penetravano, nelle più varie posizioni. Norbert si sentiva sempre più eccitato e pensò che anche lui voleva che due di quegli uomini si prendessero cura di lui in quel modo... Finalmente uno di quei grandi e forti uomini si accostò a lui guardandolo con un sorriso pieno di desiderio. Norbert lo vide avvicinare, il suo membro perfetto duro, ritto, che ondeggiava lieve a ogni passo dell'uomo. Norbert gli sorrise invitante. L'uomo gli giunse a fianco e prese a carezzargli il corpo, a stuzzicargli i capezzoli, mentre lentamente gli girava attorno. A tratti Norbert sentiva il forte palo dell'uomo sfiorare il suo corpo e sentì di desiderarlo intensamente. Quando l'uomo gli fu all'altezza del capo, Noman aprì la bocca tirando fuori la lingua, cercando di raggiungere il forte palo duro del vigoroso uomo. Questi gli sorrise e gli avvicinò il bel membro alle labbra. Norbert iniziò a leccarlo con piacere. Poi vi serrò le labbra sulla punta. Allora l'uomo sospinse in avanti il bacino inarcandolo e finalmente il ragazzo poté prenderlo tutto in bocca. L'uomo prese a carezzare il petto e stuzzicare i capezzoli del bel ragazzo e a muovere il pube avanti e dietro in un vigoroso ritmo. Il corpo di Norbert dondolava, appeso alle liane, a ogni colpo del virile compagno. Sentì due mani carezzargli i testicoli contratti, il membro duro, il ventre teso. Norbert, continuando a succhiare il forte palo di carne del primo uomo, mugolò in preda al piacere. Le mani gli carezzarono le cosce, gli divaricarono le piccole natiche, poi un dito iniziò a spalmargli qualcosa di scivoloso sul piccolo foro nascosto, massaggiandolo a lungo. Norbert sentì il proprio ano palpitare, e un forte piacere irrdiarsi dal suo anello di carne. Poi, finalmente, un sodo glande si poggiò sul suo foro e iniziò a spingere muovendosi in piccoli cerchi. Non poteva vedere l'uomo ritto fra le sue gambe divaricate, ma il piacere che provava a quelle manovre, sommato al piacere di avere il membro dell'altro che gli scivolava avanti e dietro in bocca, lo fece mugolare più forte. L'asta che fregava fra le sue natiche gradualmente iniziò a dilatargli l'anello di carne e ad annidarvisi dentro. Norbert sentì imperioso il desiderio di essere penetrato a fondo. Era immobilizzato dalle quattro liane che lo tenevano sospeso, quindi non era in grado di fare nulla né per ritardare né per accelerare quelle manovre, per opporsi o per incoraggiarle. Ma non voleva né opporsi né ritardarle. Le mani di quello che stava ritto fra le sue gambe ora lo tenevano fermo per la vita e la forte asta continuava a premere e a muoversi, aprendosi gradualmente, centimetro dopo centimetro, la via nel suo stretto, caldo, palpitante e inviolato canale. A Norbert pareva di impazzire per il piacere. Lo sentiva entrare a poco a poco, annidarsi dentro di lui, riempirlo, e gli piaceva immensamente. Finalmente la forte asta gli giunse fino in fondo, e allora anche l'altro uomo iniziò a muoversi avanti e dietro, in sincrono con l'uomo che lo fotteva in bocca, sì che Norbert sentiva i due duri e caldi membri affondare in lui contemporaneamente, poi assieme, ritrarsi da lui. Non vide che un altro uomo si accostava al loro terzetto e si chinava su di lui, ma presto ne sentì le labbra stringersi sul suo membro eretto e palpitante. Norbert mugolò ancora più forte, in preda a emozioni così intense da fargli tremare tutto il corpo. I suoi mugolii si mescolavano alla sinfonia di gemiti, mugolii e sospiri di tutti gli altri terzetti che tutto attorno a lui stavano gioiosamente facendo l'amore. Sentiva i tre uomini dargli e prendersi il loro godimento, e le loro sei mani parevano essere dappertutto sulla sua pelle. Tutto il corpo di Norbert sussultava per l'incredibile intensità del piacere. L'unica cosa che gli occhi del ragazzo riuscivano a cogliere era il corpo dell'uomo che lo stava fottendo in bocca, ricurvo su di lui. Ne vedeva la pelle liscia e abbronzata uniformemente dal sole, i muscoli ben definiti che guizzavano a ogni spinta, e quella visione gli pareva la cosa più erotica che mai avesse sperimentato in vita sua. Avrebbe desiderato avere le mani libere per toccarlo, per carezzarlo, per palparlo. Si sentiva in delirio. Ma era impotente, deliziosamente impotente, sospeso lì a mezz'aria, felicemente succube e inerme nelle mani di quei tre uomini che stavano prendendo il proprio piacere con il suo corpo e dandogli un crescente godimento con i loro corpi. I mugolii e i gemiti tutto attorno a lui stavano aumentando gradualmente di intensità, in un armonioso e gioioso coro di crescente passione. Norbert si sentiva girare la testa, tanto forti erano le sensazioni che stava provando. Si sentiva come drogato, ma da una droga che non distrugge il corpo e la mente di chi la assume, e che invece dà un senso di crescente benessere ed energia. Norbert si chiese perché non avesse mai voluto, pensato, desiderato provare prima quelle slendide emozioni. Mentalmente riascoltò la propria voce asserire, gridare, urlare che lui nen era un frocio, che non era gay... e si dette dello stupido, del pazzo: sì, lui lo era, lo era dalla testa ai piedi, dalle labbra all'ano, e ne era felice, felice, felice! Ora quasi non sentiva più le quattro liane che tenevano il suo corpo sospeso in forma di una grande X; gli pareva di essere sospeso a mezz'aria, di levitare sfidando la forza di gravità, e di essere finalmente in piena armonia con la natura e con la sua natura. "La via della Natura"... sì, finalemente l'aveva scoperta e la stava percorrendo. Finalmente, ora ne era acutamente conscio, aveva accettato pienamente e lietamente la propria natura. Quei tre uomini che si prendevano cura di lui, di ogni parte del suo corpo, non erano altro che "la natura" che lo accoglieva fra le sue braccia, che lo avvolgeva, che lo faceva suo e che gli si donava. Sì, aveva fatto il primo, giusto passo. La gioia che provava, il piacere, l'emozione, il godimento si fusero in un'unica realtà e Norbert raggiunse un incredibile orgasmo. Quasi fosse un segnale, tutti gli uomini attorno a lui e i ragazzi, contemporaneamente a lui raggiunsero l'orgasmo in una eccitante sinfonia di gemiti, mugolii, sospiri, esclamazioni... Norbert di colpo si rilassò... e inconsciamente si abbandonò a un piacevolissimo sonno ristoratore. Sognò... In sogno gli si presentarono tutte le esperienze della sua vita e per la prima volta le vide e le rivisse nella loro vera luce. Rivide quando, piccolo, ammirava alcuni uomini, ma questa volta li vedeva nudi, ne vedeva i loro corpi nudi e le loro anime nude e si rendeva conto che fin dalla più tenera infanzia la sua ammirazione per alcuni degli adulti che aveva conosciuto era colorata di sessualità e lo trovò bello e giusto. Spesso gli adulti pensano che un piccolo prima della pubertà sia scevro dalla sessualità, ma ora Norbert capiva che non era affatto così. Rivide le sue prime, strette amicizie per i suoi coetanei: anche questi li vide nudi e capì che anche con loro l'amicizia altro non era che attrazione, al tempo stesso spirituale e sessuale, e che in questo non c'era nulla di male, ma che anzi era più che naturale. Riascoltò gli insegnamenti dei genitori, dei pastori, degli isegnanti che gli facevano credere che il sesso fosse un tabù, qualcosa di sporco, specialmente il sesso fra persone dello stesso genere, e capì quanto questi insegnamenti fossero, anche se a volte inconsciamente, anche se a volte in buona fede, sbagliati, falsi, assurdi, ma a volte anche ipocriti. Poi rivide i suoi amici dopo che aveva raggiunto la pubertà... e rivide, sempre nudi nel corpo e nell'anima, anche Joel, Liam, Mike, Shawn e Frank... e vide chi di loro era come lui, chi era orientato solo verso l'altro sesso, chi era orientato verso i due sessi, ma vide anche come tutti i forti condizionamenti ricevuti fin da piccoli, li avesse forzati a indossare maschere diverse, aliene dalle loro nature. Vedeva i suoi amici nella loro splendente nudità fisica e spirituale, e vedeva accanto a ognuno la ridicola e innaturale maschera che avevano dovuto indossare, proprio come lui... Rivide i suoi insegnanti, allenatori, e fra questi anche il giovane insegnante di matematica delle superiori, come pure il giovane pastore... e capì come veramente, anche se profondmente nascosto nel livello più segreto del proprio subconscio, lui li avesse desiderati anche sessualmente. Tutto questo rivide e altro ancora, e fu come se mille tessere di un complesso puzzle fossero andate a posto, si fossero correttamente incastrate e collegate, e ora formassero un unico grande e bel disegno. Ma vide anche come questo meraviglioso disegno fosse qua e là macchiato, nascosto da polvere e detriti, da inutili e dannose sovrapposizioni... tanto da risultare quasi irriconoscibile. Eppure, con un senso di gioia e di speranza, Norbert sapeva che sotto c'era ancora, intatto, il bellissimo disegno. Si svegliò sentendosi pieno di energie e si accorse di non essere più legato. Si alzò a sedere: lontano vedeva la tribù degli indigeni occupata nelle quotidiane attività, ma ora, qua e là, vide anche che c'erano coppie che facevano l'amore serenamente e con piacere, senza nascondersi, senza nascondere il loro amore o il loro piacere: erano, appunto, tutti occupati nelle naturali e quotidiane attività. Si alzò i piedi e, nonostante il desiderio di unirsi a loro, capì che quello non era più il suo posto. Poi ricordò che aveva ancora due vie da percorrere e che doveva trovare le porte per intraprendere anche quelle due vie. Capì che, nonstante la bellezza di quanto aveva appena vissuto in quel luogo, il suo cammino non era ancora compiuto. Poi si chiese se uno poteva anche sognare di star sognando... Ancora non riusciva a capire se e come tutto ciò che in quelle ore stava vivendo fosse reale o solamente un sogno... Si disse che, poiché non aveva modo di capirlo, tanto valeva andare avanti. Esplorando le pareti di quell'ambiente, che non era che una specie di continuazione della serra da cui era entrato, trovò, come si aspettava, tre porte di vetro. Dietro a una vide un salottino con poltrone gialle, con seduti, nudi, il suo professore e il giovane pastore, che sfogliavano riviste gay... Dietro la seconda vide un corridoio dalle pareti viola che girava ad angolo, con, alle pareti, grandi poster di bei maschi nudi. Dietro alla terza vide una spiaggia delimitata da una parte da rocce bluastre da cui cadeva in una polla spumeggiante una cascata d'acqua che pareva colorata d'azzurro come il cielo che s'intraedeva alle spalle... Rifletté un poco e sorrise: aveva capito quale porta dovesse tentare di aprire: quella della cascata. Cercò di spingerla, di tirarla, di farla scorre da un lato, poi dall'altro ma la porta non si muoveva. Leggermente perplesso, si chiese come potesse fare ad andare dall'altra parte. Esplorò anche da un lato e dall'altro della porta, guardò in alto, ma nulla pareva costituire un passaggio. Eppure era sicuro di dover andare dove c'era la cascata. Tornò alla porta e la esaminò con maggiore cura. La base era coperta di sabbia. Si accoccolò e con le mani la scostò accuratamente, fino a liberarne la base. Allora vide che c'era una maniglia. Sorrise. Si alzò in piedi, si chinò ad afferrare la maniglia e tirò verso l'alto. Lentamente la porta si mosse, scorrendo in invisibili guide, un lieve spazio si formò in basso e Norbert udì il rumore della cascata. Raddoppiò gli sforzi e la porta salì di pochi altri centimetri. Continuò a tirare verso l'alto, finché lo spazio fu sufficiente per passarvi sotto. Con cautela lasciò andare la maniglia, temendo che la porta si richiudesse, ma la lastra di vetro non si mosse. Allora Norbert, rapidamente per paura che la porta potesse ricadere su di lui proprio mentre la traversava, si accoccolò e, spingendo con forza in avanti il proprio corpo con piedi e mani, si proiettò dall'altra parte. Era appena atterrato sulla soffice e fine sabbia quando sentì un forte colpo alle sue spalle: la porta s'era richiusa e dalla sua parte non vi era nessun appiglio per eventualmente sollevarla di nuovo. Non sarebbe potuto tornare indietro e capì che era logico. Rialzatosi, osservò lo stretto spazio in cui si trovava. Pareva che da quel punto non ci fossero altre porte, altre vie d'uscita. Ma la massa d'acqua che si riversava nella polla, non ne faceva aumentare il livello, quindi l'acqua doveva defluire da qualche parte. Allora Norbert si mise in piedi sul bordo della polla, respirò a fondo, e si tuffò.
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