IL RAGAZZO ALBANESE | CAPITOLO 4 TOCCATA E FUGA |
Era domenica sera. Erano ormai nove giorni che Ylli stava da me. Poco prima di andare a dormire, mi dissi che forse era giunto il momento di fare un passo in più per far sentire quanto io volessi davvero essergli amico. Quando ci salutammo in corridoio, presi una mano del ragazzo, trattenendolo: "Ylli... volevo dirti una cosa." "Sì?" "Io pensavo di darti dei soldi, così possiamo andare a prendere le tue cose alla pensione e puoi trasferirti qui da me. Puoi restare con me, ricominciare a lavorare. Puoi smettere di chiedere l'elemosina in strada, se io ti do i soldi, no? Non è meglio se li accetti da me invece che da sconosciuti?" gli dissi sperando che accettasse la mia amicizia e il mio aiuto. "Soldi? Da te?" mi chiese Ylli, e lo sentii un po' teso. Temendo di averlo offeso, umiliato, cercando di fargli accettare l'aiuto che gli stavo offrendo di cuore, dissi precipitosamente: "Non ti sto offrendo l'elemosina, Ylli. Tu mi piaci e vorrei in qualche modo farti sentire la mia... gratitudine per la tua compagnia. Capisci? Io ti ho osservato, in questi giorni, ti ho studiato e mi piaci, e ti vorrei qui con me, e capisco che per te i soldi sono un problema, e te li do volentieri, per amicizia, non capisci? Non sono un'elemosina, Ylli, ma qualcosa che è giusto darti, che... che ti meriti... Io ne sarei contento... non vuoi farmi contento,Ylli?" Annuì di nuovo. Mi dissi che forse non avrei dovuto essere così insistente, che forse avrei dovuto essere più discreto. "Beh... buona notte, Ylli. Ma pensaci, per favore." gli dissi. "Sì, buona notte." disse il ragazzo e ognuno di noi andò in camera sua. Mi spogliai e mi infilai sotto la coperta. Per la prima volta non indossai il pigiama, ma mi misi a letto con le sole mutande indosso... un po' forse per "imitare" inconsciamente Ylli. Stavo pensando a lui, al buio, e al suo bel corpo, e alla mia offerta di dargli una mano, di restare lì con me. Non avevo ancora sonno, guardavo sulla parete e sul soffitto il chiarore che proveniva dalla strada e continuavo a pensare ad Ylli. Sentii un lieve rumore provenire dalla porta e mi girai a guardare, un po' sorpreso: vidi la porta schiudersi e la sagoma di Ylli ferma sulla soglia. Mi dissi che forse aveva ripensato alla mia offerta e che volesse dirmi qualcosa. "Vieni..." gli dissi perciò, alzandomi a sedere sul mio letto matrimoniale. Venne verso di me e si fermò accanto al letto, guardandomi. Intravedevo i suoi occhi chiari, il suo corpo seminudo, aveva solo i miei boxer indosso. In silenzio, il ragazzo sedette sul bordo del mio letto. Mi scostai un poco per fargli posto. Mi guardava negli occhi, lo guardavo negli occhi. "Sei qui per... per quello che ti ho detto?" gli dissi, sperando che mi volesse dire che accettava la mia offerta. "Sì." mi rispose lui e fece qualcosa che mi stupì: mi sfiorò con una mano il petto, e mi sospinse facendomi stendere di nuovo. "Sì." ripeté Ylli, e la sua mano restò sul mio petto, carezzandolo lieve. Forse penserete che sia un ingenuo... e forse lo sono... ma interpretai quel gesto lieve come un gesto di tenerezza, di amicizia, magari di riconoscenza. Sentii che era un gesto intimo, e quella specie di intimità mi dette piacere. Senza pensarci, sollevai una mano e carezzai il suo braccio. Ylli si stese accanto a me, la coperta divideva solo la parte inferiore dei nostri corpi, ma nulla divideva i nostri torsi. Il ragazzo mi abbracciò lieve. Io istintivamente lo abbracciai in un gesto di tenerezza, di amicizia. "Sono contento che sei qui, Ylli. Tu mi piaci, davvero. Speravo che tu capissi quello che stavo cercando di dirti." mormorai, non so neppure io perché a bassa voce. "Sì, ho capito." disse lui, e mi venne sopra con il corpo, rispondendo al mio abbraccio con una certa virile energia. I nostri petti erano ora a contatto e il calore del suo corpo era qualcosa di bello, di intensamente bello. Poi le sue labbra si posarono sulle mie e mi baciò. Improvvisamente mi sentii il cevello in fiamme, il corpo in fiamme. Improvvisamente capii che quello non era un gesto di amicizia, ma qualcosa di più, qualcosa di molto più intimo e speciale. In me si scatenarono emozioni opposte. Vedete, io non avevo mai, in vita mia, desiderato un maschio. Mi ero sentito sempre e solo attratto da donne, perciò ero, per così dire, completamente vergine riguardo a quelle esperienze. Perciò, quando sentii che quell'abbraccio, quel bacio avevano un chiaro contenuto sessuale, che non erano un semplice gesto di amicizia, magari un po' eccessivo ma solo un gesto di amicizia, mi sentii confuso, smarrito, sorpreso. Ma al tempo stesso il mio corpo sentiva di gradire incredibilmente quell'intimo contatto, il bacio era piacevole, le mani di Ylli sul mio torso erano gradevolissime, le mie mani sulla sua pelle mi facevano provare sensazioni indicibilmente gradevoli. Sentivo il suo desiderio ed ero cosciente che questo stava suscitando il mio desiderio in modo terribilmente intenso. Iniziai a rispondere al suo insistente bacio. "Mio dio, che ti sta succedendo? È un ragazzo... un maschio come te..." mi ripeteva una voce nel mio cervello. Ma le mie mani scorrevano sulla sua schiena e, quasi di loro volontà, scesero ogni volta un po' più giù, fino a giungere a carezzargli il piccolo e sodo sedere attraverso la tela dei boxer. Non saprei spiegarvi che cosa successe in me in quei momenti. Ho cercato di analizzarlo in seguito... in quel momento non ci riuscivo proprio, ero completamente confuso, colto di sorpresa, e al tempo stesso eccitato... piacevolmente eccitato. Mi sentivo come diviso in due: una parte di me era stupita, quasi incredula, mi ripeteva che non sarebbe dovuto accadere; ma un'altra parte di me era... compiaciuta, emozionata, direi quasi grata a quel ragazzo per aver voluto superare ogni confine per aver voluto con me un contatto così intimo e forte. Ylli si agitò sopra di me, con un lieve gesto tolse l'ultimo elemento che ci separava, e la coperta non era più fra i nostri corpi. Le sue gambe si intrecciarono con le mie, sentii la sua erezione premermi addosso... e mi accorsi che anche a me stava venendo una forte e gradevolissima erezione. Gradualmente mi arresi, mi abbandonai a quelle emozioni così nuove e così gradevoli, e presi istintivamente a partecipare in modo via via più attivo alle attenzioni del ragazzo. Ricordo che mi sentivo... grato al ragazzo per voler giungere a un tale grado di intimità con me... che il suo dimostrarmi desiderio, attrazione fino a quel punto mi esaltava. Ricordo che pensai che era molto bello sentire la sua erezione palpitare contro la mia, la sua lingua giocare con la mia. In quel momento non mi interrogai sulla mia sessualità su quella del ragazzo: tutto mi pareva così stranamente giusto, naturale e... bello! Dapprima era Ylli a guidare tutta l'azione, ma presto, istintivamente, "copiai" le sue manovre, i suoi toccamenti, le sue attenzioni e le reciprocai con un crescente piacere e un sempre più totale abbandono. Oh, in seguito ebbi tutto il tempo per analizzare quanto stava accadendo, quella notte, in me e fra di noi, ma non in quel momento. No. Era solo l'animale che ogni uomo è, che stava reagendo. Dico "animale" non in senso dispregiativo, ma per il fatto che, comunque, ogni essere umano è parte del regno animale. Forse più che "l'animale", dovrei dire "la natura". Non ricordo come, ma presto anche i nostri boxer giacevano a fianco del mio letto matrimoniale. Le nostre membra si intrecciavano, si cercavano, in un crescendo di piacere e di gioia. Sì, era gioia quello che provavo in quel momento, di questo sono sicuro. Avevo la forte sensazione che Ylli avesse saputo superare ogni limite e che si stesse donando a me, e che mi stesse accettando totalmente, completamente. Sentii con piacere che il ragazzo era andato oltre il "tu" che gli avevo chiesto. E desiderai "unirmi" a lui. Ylli scese a suggermi i capezzoli e mi sentii in paradiso! Nessuna delle mie tre mogli l'aveva mai fatto... anche quel piccolo gesto era per me qualcosa di completamente nuovo, e incredibilmente bello. Al di là del piacere, forte, che mi stava dando. Era un gesto di desiderio, di tenerezza, di dedizione che mi fece commuovere. Così anche io volli farlo a Ylli. Sentire contro il mio corpo il duro membro virile del ragazzo non solo non mi creava nessun problema, ma addirittura mi dava piacere, e anzi mi spingeva a fargli sentire il mio. Le mie mani scesero a impadronirsi del membro di Ylli, e anche sentirlo che mi palpitava nella mano, era una gradevolissima sensazione: era liscio, vellutato eppure forte e sodo. Anche le sue mani scesero a palparmi lì fra le gambe e ne provai un forte piacere. Ylli scese gradualmente giù giù per il mio corpo, baciandolo, leccandolo, mordicchiandolo gentilmente, suggendo... finché le sue labbra si posarono sul mio membro! Sussultai fortemente per il piacere e mugolai un lungo "sì..." pieno di emozione. Gli carezzai i morbidi capelli, mentre lui se lo faceva scivolare tutto dentro la bocca intensamente calda e piacevolmenta umida. Anche questo era per me qualcosa di assolutamente nuovo e di incredibilmente bello! Anche questo nessuna delle mie mogli l'aveva mai fatto! Mi sentivo come ubriaco... ubriaco di Ylli, lo splendido ragazzo albanese. Provai un incredibile e forte desiderio di rendergli quel piacere, così mi girai sotto di lui fino a raggiungere il suo bel membro che solo quella mattina avevo nuovamente intravisto. Era bello, piacevole, non troppo grosso... direi che era "giusto", sia nel senso che potevo prenderlo tutto in bocca, che me la riempiva, sia nel senso che provocava in me una gradevolissima sensazione. Così come era "giusto" che il mio fosse accolto fra le labbra e nella bocca del ragazzo. Frattanto continuavo a carezzare, impastare, brancicare le piccole natiche sode del ragazzo, mentre lui mi stuzzicava con i polpastrelli i capezzoli, o mi impastava teneramente i testicoli. Mugolavo con crescente forza esprimendo l'intensità del piacere che stavo provando. Ylli mosse lieve il sedere, e le mie dita trovarono il caldo solco fra le sue piccole natiche nervose, e un mio dito frugò fino a individuare la sua rosetta di carne. Il ragazzo mugolò e capii che gli piaceva essere toccato così, perciò il mio dito si fece più audace, più insistente. Ylli spingeva il bacino contro la mia mano, facendo così aumentare la pressione del mio dito sul suo piccolo e nascosto foro. Poi il ragazzo si girò e mi abbracciò di nuovo, lo baciai, questa volta prendendo io l'iniziativa. Lui allora sussurrò: "Prendimi!" "Prendimi", pensai... voleva che io compissi il passo finale... o forse iniziale... per unirmi finalmente a lui... Voleva donarsi a me... mi sentii profondamente commosso ed eccitato... sentii quella invocazione come qualcosa di bello, di dolce... voleva donarsi a me, completamente. Forse, se ci avessi pensato in un altro momento, a mente fredda, l'atto di inserire il mio membro duro nel sedere di un altro, fosse pure una donna, l'avrei considerata un'azione sgradevole, spiacevole... non so. Ma in quel momento mi sembrò, nuovamente, qualcosa di semplicemenete giusto e bello. Forse c'era stata un'inconscia escalation, dal baciare un maschio, al succhiarcelo a vicenda, all'idea di penetrarlo là dietro. Non lo so, ripeto, in quel momento non ragionavo, semplicemente agivo. Non era la mia mente a guidarmi ma il mio corpo, le mie sensazioni, le mie emozioni... forse la mia anima. Ylli mi si stava donando e io gli ero grato per quel dono totale. Si girò su un fianco in modo che io gli ero steso alle spalle, sollevò una gamba e spinse contro il mio membro eretto il suo sedere. Con una mano guidava il mio membro duro sulla meta. Gli cinsi il torso stringendolo a me, sfregandogli con una mano un capezzolo e con l'altra impastandogli i genitali turgidi, e sospinsi in avanti il bacino. Sentii un forte calore sulla punta del mio membro, poi avertii nettamente il suo piccolo anello di carne schiudersi per accogliermi in sé. Ero talmente emozionato da avere un nodo alla gola, e mi pareva che il mio cuore battesse furiosamente. Ylli mi voleva in sé... e io volevo donarmi a lui. Spinsi in avanti mentre lui spingeva indietro col bacino, e il mio glande, superata la prima, lieve resistenza, si annidò all'entrata nel suo stretto e caldissimo canale. Mi pareva di impazzire per l'emozione. Spingemmo entrambi uno contro l'altro e mi sentii scivolare, lentamente ma inesorabilmente, tutto dentro di lui. Lo baciai sul collo, mentre, trattenendo quasi il respiro, affondavo dolcemente e piacevolmente nella sua tenera e forte carne, mentre mi accoglieva completamente dentro di sé. Quando sentii che i peli del mio pube erano fortemente compressi contro le sue piccole e nervose natiche, mi fermai e esalai un lungo e profondo sospiro di contentezza. "Dai..." sussurrò Ylli. "Dai." ripeté poiché non mi muovevo. Ero troppo emozionato. Ma iniziai ad arretrare un poco, poi a spingermi di nuovo completamente in lui. Dapprima lentamente... indietro, poi avanti... indietro, poi avanti... Lui muoveva appena il bacino a ogni mio affondo, facendo palpitare il suo sfintere attorno al mio duro palo. Gradualmente aumentai il ritmo e il vigore dei miei vai e vieni dentro di lui, e stringevo il suo torso contro il mio petto, e lo baciavo e mordicchiavo da dietro... era qualcosa di incredibilmente bello, di esaltante. Ero pieno di tenerissimo stupore. Ero unito a lui in una intimità che non avrei mai neppure sognato. Lui si stava donando a me e io a lui. Qualcuno di voi puà anche non credermi, ma... io non lo stavo "fottendo" ma gli stavo dimostrando con tutto il mio corpo e con il mio membro duro, quanto fossi felice di averlo lì con me. Non so se riesco a spiegarmi ma, anche se quello era certamente un atto sessuale, io non stavo avendo sesso con lui, ma stavo cercando di stabilire con Ylli una relazione di unione profonda e vera. Con quell'atto fisico, lui mi accoglieva in sé, nella sua vita, io lo facevo mio e mi stavo facendo suo. Sicuramente queste riflessioni sono venute a galla dopo e non in quel momento, ma altrettanto sicuramente si sono formate in me proprio in quell'occasione. Assieme all'eccitazione fisica si stava sviluppando in me un'eccitazione spirituale che, forse anche più della prima mi stava portando su un altro piano, su un piano superiore e a una gioia che si espresse materialmente con un bellissimo orgasmo. Un orgasmo che, non saprei dirvi perché, sentivo essere molto più vero e bello che non quelli che avevo raggiunto con le mie tre mogli. Dopo che ci fummo rilassati, Ylli fece per scendere dal mio letto. Io lo trattenni e gli sussurrai: "No, resta qui." Lui si divincolò, gentilmente, e mi disse: "No, lasciami tornare di là, per favore." Un po' a malincuore, ma deciso a rispettare i suoi desideri, lo lasciai andare. Raccolsi da terra la coperta e me la stesi sul corpo. Rincantucciato al suo tepore, ancora gustavo la bellezza di quanto era appena accaduto con Ylli, assaporando lo stupore che quella inattesa esperienza aveva suscitato in me. Ricordo che mi addormentai sentendomi non solo soddisfatto ma contento, allegro, grato a quel dolce ragazzo per il dono che mi aveva fatto. Ricordo che mi lasciai andare fra le braccia del sonno ripetendo il suo nome nella mia mente, come un gradevole ritornello: "Ylli... Ylli... Ylli..." Lunedì mattina mi svegliai sentendomi bene come raramente ero stato. Mi sentivo forte, pieno di energie, allegro, realizzato. Andai a fare una doccia e, per la prima volta da anni, avevo voglia di cantare: non sono mai stato intonato, perciò non mi misi a cantare, ma dentro la mia testa mi accompagnava un bella musica. Poi, come in tutte le mattine precedenti, andai a bussare lievemente alla porta di Ylli. Non ricevendo risposta, come in tutte le mattine precedenti, socchiusi la porta e spiai dentro, con un ampio sorriso sulle labbra e nel cuore... E il mio sorriso si spense, si raggelò: il suo letto era vuoto, perfettamente rifatto, come se nessuno vi avesse dormito! Entrai nella stanza e mi guardai attorno: vidi subito che i miei vestiti che avevo dato ad Ylli erano ripiegati sulla sedia e che i suoi non c'erano. Andai nelle altre stanze, chiamandolo, senza ottenere risposta. Mi sentii girare la testa: era andato via! Senza dirmi una parola, senza lasciarmi un biglietto, senza... nulla! Dapprima mi sentii girare la testa, mi sentii sbalordito, incredulo, scosso. Poi mi sentii arrabbiato, tradito, ferito. Mi venne un dubbio: controllai le cose di valore he avevo in casa, anche il mio portafogli, ma non mancava nulla. Sedetti in cucina e mi chiesi perché. Perché dopo avermi donato quell'incredibile e bellissimo incontro, aveva deciso di sparire così dalla mia vita? Perché dopo essere entrato così... intimamente nella mia vita, m'aveva abbandonato? Di nuovo mi sentii arrabbiato con lui. Pensai che forse era solo uscito per comprare qualcosa... ma non aveva la chiave, avrebbe dovuto suonare. Inoltre sapeva che sarei dovuto uscire per andare in ufficio, che più tardi non mi avrebbe trovato in casa. Non feci neppure colazione. Uscii e andai verso il mio ufficio, guardandomi attorno continuamente, aspettandomi di sentire da un momento all'altro la sua voce chimarmi, di vedermelo comparire davanti con una semplice e banale spiegazione a cui non avevo pensato... ma arrivai in ufficio senza trovare la minima traccia di lui. Per tutta la mattina non feci che pensare ad Ylli, passando da momenti di rammarico a momenti di rabbia, ad altri di speranza. Quando andai a mangiare al solito self-service, alla solita ora, speravo ancora di incontrarlo per la strada, di vederlo comparire nel ristorante. Ma non c'era neppure l'ombra di Ylli. Tornai al lavoro. Finalmente la giornata finì, uscimmo e chiusi la porta. Poi, invece di tornare a casa, percorsi tutta Via Roma in su ed in giù sperando di trovarlo lì che chiedeva l'elemosina... ma non c'era. Rientrai a casa mia: magari era lì che mi aspettava... forse c'era un suo biglietto nella cassetta delle lettere... forse ne aveva infilato uno sotto la porta di ingresso... ma non c'era nulla di nulla. Si era stancato di me? Che cosa gli avevo fatto per farlo andar via... per farlo fuggire in quel modo? Dopo tutto era stato lui a venire da me, a mettersi nel mio letto, a cominciare a fare l'amore con me, a farmi capire che voleva che lo prendessi. E allora, che gli aveva preso? Non aveva voluto restare nel mio letto perché aveva già deciso di andarsene. Aveva aspettato che io fossi addormentato per lasciare l'appartamento. Di nuovo, insospettito, controllai accuratamente se mi avesse rubato qualcosa ma in casa non mancava nulla. Mangiai poco e malvolentieri, senza cucinare, e guardavo continuamente il suo posto vuoto a tavola. Poi andai in laboratorio per fare qualcosa, ma proprio non mi sentivo in vena, perciò lasciai tutto come era e uscii dalla stanza. Andai a sedere nel soggiorno e accesi la TV, ma non la guardavo veramente, non mi interessava. Alla fine decisi di andare a letto, anche se era più presto del solito. Penai molto ad addormentarmi, continuavo a girarmi e rigirarmi irrequieto, senza smettere di chiedermi perché. Non riuscivo a capire, non riuscivo a trovare una spiegazione. Non so che ora fosse quando finalmente riuscii ad addormentarmi. Tutto il giorno seguente, e il giorno dopo ancora, ero talmente sotto sopra, passando da sentimenti di rabbia, delusione a sentimenti di tristezza, speranza, che la mia impiegata a un certo punto mi chiese se stessi poco bene. Le risposi in modo un po' brusco, poi le chiesi scusa, poi le dissi che in raltà non mi sentivo affatto bene, ma non così male da mettermi in mutua. Passai una settimana strana, la rabbia si attenuò, la tristezza si accentuò... e mi accorsi che Ylli mi mancava terribilmente, mi mancava troppo... e con un certo senso di sorpresa mi resi conto che ero innamorato del bel ragazzo albanese... e che perciò mi sentivo tradito! In tutto il mio tempo libero, presi a cercarlo nei dintorni della stazione, facendo giri sempre più larghi, sperando di rintracciarlo, di vederlo, di incontrarlo... se non altro per chiedergli perché. Perché prima era entrato così intimamente non solo nel mio letto ma nella mia vita, per poi scomparire in quel modo. A volte mi pareva di vederlo di lontano e il cuore mi batteva all'impazzata mentre mi avvicinavo rapidamente... solo per scoprire che mi ero sbagliato, che non era lui. Passavo con una rapidità sconcertante da momenti di rabbia a momenti di tristezza. Mi ero innamorato di un ragazzo che aveva... sputato sul mio amore! Di nuovo, in quei giorni, non analizzai minimamente quale fosse il mio orientamento sessuale o quello di Ylli: la cosa era del tutto ininfluente, del tutto secondaria. Quello che mi turbava era quell'improvviso rendermi conto che m'ero stupidamente innamorato e che altrettanto stupidamente ero stato abbandonato. Che l'oggetto del mio amore fosse un ragazzo e non una donna, ripeto, in quei giorni non mi interesava affatto. Mio figlio Vanni si accorse che ero strano, e di nuovo mi giustificai anche con lui accampando la scusa che si trattava solo di una certa stanchezza e di preoccupazioni al lavoro. Continuavo a girare per il centro, soprattutto nei week-end, nella sempre più vaga speranza di incontrare Ylli, il "mio" ragazzo albanese.
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