Giuliano, tornato a casa, tolse il biglietto da visita di Valerio dalla tasca e lo posò accanto al telefono. Si chiese se gli averebbe telefonato o no... da una parte era incuriosito, e anche attratto dal ragazzo, ma dall'altra si sentiva incerto. La sfacciataggine del ragazzo l'aveva lievemente disturbato.
No, a dire la verità Valerio gli era sembrato stranamente a metà fra lo sfacciato e il timido. A volte, si disse l'uomo, sono proprio i timidi che per reazione diventano sfacciati. Il suo primo approccio era stato palpargli i genitali, ma l'ultimo era stato dirgli che aveva occhi bellissimi. Prima gli aveva detto che sperava di farsi scopare da lui, ma poi aveva anche detto che avrebbe voluto conoscerlo meglio.
Di solito era sempre stato Giuliano a fare la prima mossa, a cercare di agganciare i ragazzi con cui aveva avuto relazioni o anche solo qualche avventura. Le uniche eccezioni erano state il commesso a Genova, quando Giuliano aveva sedici anni, poi Giorgio, quando lui aveva ventinove anni, e ora questo Valerio.
Giorgio... Avevano vissuto assieme per cinque anni. L'aveva conosciuto nel 1969, lo ricordava bene perché aveva pensato che il "69" era un bellissimo anno, una anno da celebrare, per la comunità gay.
Giorgio allora aveva ventitré anni ed era un calciatore di serie B. Si erano conosciuti in sauna. Non una sauna gay, allora ancora non ce ne erano, almeno che lui sapesse. Giuliano di solito andava in sauna verso le tre di pomeriggio, perché a quell'ora non c'era quasi mai nessuno, così poteva entrare e uscire dalla cabina, fare la doccia o rilassarsi a suo piacere, senza dover fare code.
Quel giorno, quando Giuliano era entrato, non c'era nessuno. Era andato negli spogliatoi, s'era tolto tutto di dosso e l'aveva messo in un armadietto. Aveva messo la chiave con l'elastico al braccio, s'era cinto i fianchi con l'asciugamano stretto e lungo e aveva messo su una spalla l'altro asciugamano grande.
Era andato a fare una bella e lunga doccia, poi era entrato nella cabina di legno. Nonostante il regolamento richiedesse ai clienti di cingere l'asciugamano ai fianchi quando erano fuori dalla doccia, non essendoci nessuno Giuliano se l'era tolto e l'aveva appoggiato con l'altro accanto a sé. La cabina era vecchia, il legno dei tre gradini e delle pareti era colorato dal tempo, in modo non sgradevole. In un angolo c'era la stufa di tubi metallici con sopra un letto di pietre scure. Accanto vi era un secchio d'acqua posto sotto a un rubinetto. Accanto alla porta, in un'anfora di coccio c'era un mazzo di rametti flessibili con le foglie verdi.
Giuliano era rimasto per una decina di minuti a sudare, rilassato, gli occhi chiusi. Di tanto in tanto si passava le mani sul corpo bagnato per far scorrere via le gocce di sudore: era piacevole carezzarsi in quel modo, e presto gli era venuta una mezza erezione. Poi era uscito, nudo come era, ed era andato a fare un'altra doccia. Quindi s'era andato a stendere nella grande stanza semibuia con i materassini da spiaggia di spugna allineati su uno dei due alti gradini di legno contrapposti. Aveva steso l'asciugamano grande su uno dei materassini, vi si era steso sopra, e aveva messo l'altro di traverso sui genitali.
Quando era tornato nella cabina della sauna, dopo essere entrato, vide che c'era già un ragazzo, seduto sul gradino più alto, con l'asciugamano attorno ai fianchi. Perciò Giuliano aveva fatto un cenno di saluto, era andato a sedere sul gradino più basso di fronte al ragazzo, questa volta senza togliersi l'asciugamano dai fianchi. Ogni tanto lanciava un'occhiata verso il ragazzo.
Era bello, aveva corti capelli lisci e neri, sopracciglia lunghe, appena arcuate, non spesse e ben divise in centro, occhi blu scuro, un naso piccolo ma non troppo, labbra carnose, sensuali, un viso dolce. Il corpo era glabro, solo sotto le ginocchia le gambe erano leggermente pelose. Il petto liscio ma gradevolmente muscoloso era adornato da piccoli capezzoli rosa e un ombelico ovale, perfetto.
Il ragazzo lo guardava intensamente, e Giuliano si sentiva lievemente a disagio. Quando guardò verso di lui, il ragazzo aveva sollevato la gamba destra appoggiando il piede sul ripiano dove era seduto: così facendo l'asciugamano attorno ai suoi fianchi s'era sollevato e ora Giuliano poteva vedere buona parte del membro morbido del ragazzo e un testicolo, che poggiavano sulla parte sottostante dell'asciugamano.
Poi il ragazzo si tolse del tutto l'asciugamano dai fianchi, restando così completamente nudo davanti a lui. E ora lo guardava con un lieve sorriso negli occhi belli. Giuliano continuava a lanciargli occhiate furtive, e si sentiva sempre più eccitato. Il ragazzo cambiò posizione mettendo giù la gamba destra e sollevando invece la sinistra. Il suo membro, ora pienamente esposto, si stava lentamente ma visibilmente indurendo e il sorriso del ragazzo si accentuava.
Giuliano si alzò e andò a gettare un po' di acqua sui sassi che sfrigolarono e una nube di vapore se ne levò. Poi tornò a sedere al suo posto, ma in modo di essere rivolto verso il ragazzo. Questi s'era steso sulla schiena, e ora il suo membro, inturgidito ma non ancora eretto, gli poggiava rovesciato in su, sulla piega dell'inguine, sul folto cespuglio di peli neri e ricci, e il pendulo sacchetto dei testicoli era pienamente esposto. Il ragazzo continuava a guardarlo e a sorridere.
A Giuliano, sempre coperto dall'asciugamano, stava venendo una forte erezione e l'asciugamano si stava lentamente sollevando fra le sue gambe. Il ragazzo si girò leggeremente su un fianco, appoggiato su un gomito, e ora guardava apertamente verso Giuliano.
"Si sta bene qui, a quest'ora. Non c'è quasi mai nessuno." gli disse il ragazzo.
Aveva una voce bassa e calda, virile, seducente. Giuliano si sentì fremere. In quella posizione il ragazzo era anche più sensuale, più attraente. Poi il ragazzo si alzò, andò a prendere il fascio di rametti e iniziò a batterselo sul corpo. Frattanto si avvicinava lentamente a Giuliano e il suo bel membro si stava lentamente rizzando. Giunto davanti a lui, il ragazzo gli mise le mani sulle cosce e gli si accoccolò davanti, gli sciolse l'asciugamano facendolo scivolare sul sedile, quindi gli carezzò il membro nudo. Giuliano lo lasciava fare, eccitato ed emozionato.
Poi il ragazzo, senza dire niente, si alzò, stese l'asciugamano sul gradino più alto, vi si stese sullo stomaco, con la gamba destra che ne pendeva fuori, poggiata sul ripiano inferiore, il torso sollevato sulle braccia ripiegate sotto di lui, e giratosi a guardare Giuliano, gli sorrise invitante.
"Vieni qui... vienimi sopra... mettimelo dentro, dai." gli disse il ragazzo con voce bassa, calda, sensuale.
Finalmente Giuliano si alzò, s'accostò al ragazzo e gli carezzò il bel sedere piccolo ma muscoloso, palpandolo con piacere: era liscio come seta ma sodo.
"Sei bello..." gli sussurrò emozionato. "Ma qui... è pericoloso... Potrebbe arrivare qualcuno."
"Non viene quasi mai nessuno... Fottimi, dai." insisté il ragazzo sorridendogli allettante.
"Mi piacerebbe, ma... Sei proprio bello, mi piaci, però..." disse sentendosi fortemente tentato ma ancora incerto Giuliano, continuando a palpargli e carezzargli il bel culetto.
"Hai tempo? Hai un posto?" gli chiese allora il ragazzo girandosi e sollevandosi a sedere: ora il suo membro era pienamente e fieramente eretto e palpitante, come quello di Giuliano.
"Sì... ho la macchina qui fuori... verresti a casa mia?" gli chiese Giuliano eccitato ed emozionato.
"Sì, ci facciamo una doccia poi andiamo."
Mentre facevano la doccia il ragazzo lo abbracciò e gli si sfregò contro. Si baciarono.
"Non vedo l'ora che tu me lo metta tutto dentro..." gli sussurrò il ragazzo con voce eccitata, palpandogli il membro.
Si asciugarono, si rivestirono e uscirono. In auto si presentarono. Giorgio aveva ventitré anni, faceva il calciatore fin da piccolo e giocava nel ruolo di portiere. Non guadagnava molto e per arrotondare lavorava come portiere di notte in un piccolo albergo.
"Così," commentò il ragazzo sorridendo, "faccio il portiere sia di notte che quando gioco a calcio."
A Giuliano piaceva il sorriso del ragazzo, fresco e malizioso al tempo stesso. Mentre guidava, il ragazzo gli carezzava lieve una coscia attraverso la tela dei calzoni, tenendo così desta l'erezione di Giuliano.
Appena furono nell'ingresso dell'appartamento di Giuliano, Giorgio gli si incollò addosso e lo baciò di nuovo.
"Dai, portami sul tuo letto!" gli disse con voce arrochita dal desiderio.
"Posso prima offrirti qualcosa?" gli chiese Giuliano.
"Dopo. Dopo volentieri. Adesso ho solo voglia di farmi scopare da te. Mi piaci troppo, Giuliano... Portami sul tuo letto, dai!"
Giuliano lo portò nella stanza degli ospiti: non portava mai qualcuno che aveva appena conosciuto nella propria camera da letto. Giorgio subito gli aprì i calzoni e glieli fece calare sulle ginocchia assieme alle mutande, accoccolandosi frattanto davanti a lui. Gli prese fra le mani i genitali e, mentre li impastava, prese a leccarli. Quando il membro dell'uomo fu ritto e duro, ne prese la punta fra le labbra facendone scivolare via la pelle del prepuzio, lecchettando il glande così scoperto.
Giuliano fremeva in preda al piacere. Carezzò i corti capelli di Giorgio, poi, presagli la testa fra le mani, glielo spinse fino in gola e iniziò a muoverglisi nella bocca calda e umida con lenti va e vieni. Gli piaceva vedere il proprio forte membro apparire e sparire fra le labbra protese del giovane calciatore, che mentre muoveva ad arte la lingua sotto il duro membro, dentro la propria bocca, di tanto in tanto guardava in su con occhi colmi di piacere e gli sorrideva contento.
Poi Giorgio si staccò da lui e si alzò, prese a spogliare Giuliano e appena gli scoprì il petto, si mise a suggere e mordicchiare prima un capezzolo, poi l'altro. Giuliano a sua volta spogliò il ragazzo, poi lo sospinse sul letto e gli salì sopra.
"Come mi vuoi pendere? A quattro zampe, o a smorzacandela, o sulla schiena?" gli chiese Giorgio eccitatissimo.
"Come vuoi tu..." rispose Giuliano ormai pieno di desiderio.
"Stenditi sulla schiena, lo voglio prendere a smorzacandela, allora." gli disse il bel ragazzo.
Giuliano si stese, il giovane calciatore gli si mise in ginocchio a cavalcioni sul pube e, tenendo ritto il membro di Giuliano, vi si calò sopra facendosi così infilare. Mentre si sentiva invadere e riempire dal duro membro dell'altro, Giorgio mugolava contento, e quando le sue piccole natiche muscolose poggiarono in grembo al giovanotto, si fermò, fece palpitare l'ano e mosse il bacino con un lieve moto rotatorio.
"Ti piace il mio culetto, Giuliano?" chiese in un mormorio compiaciuto il bel ragazzo.
"Sì..." rispose l'altro e sollevò le mani a strizzare lievemente i piccoli capezzoli del ragazzo.
Giorgio allora iniziò a muoversi su e giù, facendo forza sulle ginocchia e sulle mani puntate indietro. Giuliano gli carezzava il ventre, le cosce e il membro duro che ogni volta che Giorgio si lasciava andare giù batteva con un lieve rumore sul ventre teso di Giuliano. Il giovane calciatore cavalcava ora il suo nuovo compagno con vigore, esalando un lieve gemito di piacere ogni volta che se lo sentiva arrivare in fondo.
Il sorriso di Giorgio s'era trasformato in un'espressione di forte godimento: "Che bello... che bello... ne avevo... proprio... bisogno..." ansimava il ragazzo perso nell'intenso piacere che provava.
"Sto... sto per... venire..." mugolò Giuliano.
"No..." disse Giorgio fermandosi, "non ancora... voglio farla durare per un bel po' questa bella fottuta! Mi piaci un sacco, Giuliano."
Poi il ragazzo si sfilò dal forte palo di Giuliano, si mise in ginocchio, le gambe larghe, di fianco a lui, e appoggiò le mani sul bordo superiore della testiera, protendendo indietro il sedere.
"Prendimi così, ora, da dietro. Dai, Giuliano, fottimi forte." gli disse con un sorriso allettante, il volto lievemente arrossato per il desiderio.
Giuliano gli si inginocchiò dietro, fra le gambe. Giorgio spinse un po' più indietro il sedere fino a sentire il forte palo dell'altro infilarsi fra le sue natiche e poggiare sul suo voglioso foro. Giuliano allora spinse in avanti e glielo infilò di nuovo tutto dentro con un'unica salda spinta. Poi, stringendolo a sé con un braccio sul ventre e tirandolo contro il proprio petto, con la mano libera gli fece girare la testa indietro e lo baciò. Cominciò quindi a muovere avanti e dietro il bacino, prendendo con virile vigore il bel culetto caldo e accogliente del giovane calciatore.
Si interruppero ancora un paio di volte, e ogni volta Giorgio voleva cambiare posizione, finché entrambi non riuscirono più a controllare la propria eccitazione e finalmente si lasciarono andare in un forte e piacevole orgasmo.
Con le membra ancora strettamente intrecciate, si stesero per rilassarsi. Poi Giorgio gli chiese con un sorriso: "Adesso, mi offri qualcosa?"
"Sì, certo. Infiliamoci qualcosa e vieni di là. Che cosa vuoi, un caffè, un liquore, birra, succhi di frutta..."
"Un caffè, grazie. T'è piaciuto farlo con me, Giuliano?"
"Sì, certo."
"Anche a me, molto. Ne avevo davvero bisogno."
"Era tanto che non lo facevi più?"
"No, non tanto, ma non così bene e non così a lungo. Sai, a volte lo faccio con qualche compagno di squadra, ma di solito dobbiamo farlo piuttosto in fretta, non con calma come piace a me."
"Sono molti i gay nella tua squadra?"
"No siamo solo in tre. Però a volte anche quelli che hanno la ragazza non si tirano indietro se si tratta di godere. Fanno finta di non sapere che io sono gay, fanno finta che a loro non interessa, ma poi, se nessuno lo sa, mi chiedono di farlo con loro. Per me non c'è nessun problema, però... però mi piace di più farlo come prima, con uno gay come me, su un letto e con tutto il tempo che voglio."
"Tu, come hai capito di essere gay?" gli chiese Giuliano incuriosito.
"Oh, avevo quindici anni... È stato un mio amico, ci conoscevamo da anni, fin da piccoli, avevamo la stessa età, anche se lui era più sviluppato di me. È lui che mi aveva convinto a giocare a calcio, da piccolo. Un giorno, eravamo in camera sua come mille altre volte, che mi mostrava il suo album con le foto di calciatori famosi: aveva anche qualche autografo. Stavamo seduti sul suo letto, io gli stavo appoggiato con la schiena di traverso, in grembo, e lui sfogliava l'album e mi mostrava le foto, commentandole assieme a me.
"Poi m'ha infilato una mano sotto la maglietta e mi ha carezzato il petto, e mi piaceva... poi, senza dire nulla, con l'altra mano m'ha carezzato sulla patta, me l'ha infilata sotto la gamba dei calzoncini, m'ha carezzato lì e io lo lasciavo fare... quando lui ha sentito che mi stava venendo bello duro, si è chinato su di me e mi ha baciato in bocca.
"Dopo poco eravamo nudi sul letto che ci si baciava e ci si toccava. Poi lui mi ha insegnato anche a succhiarlo. Quando ha visto che mi piaceva, m'ha convinto a lasciarmelo mettere nel culetto... e mi è piaciuto molto anche quello. E così sono diventato il suo ragazzo."
"Tutto quella prima volta?" gli chiese Giuliano.
"No, un po' per volta, ma ogni volta lui si spingeva un po' più in là, e io lo lasciavo fare, perché mi piaceva. Era un mio amico e io lo ammiravo molto, quello che faceva con me mi piaceva, perciò lo lasciavo fare. Comunque non è che ci abbiamo messo molto ad arrivare a fare... tutto. A lui piaceva molto il mio culetto. A me piaceva molto come me lo metteva, anche se con lui lo facevamo sempre a quattro zampe."
"Lo vedi ancora?" gli chiese Giuliano.
"No, lui è andato a giocare in un'altra squadra. Adesso gioca già in serie A, lui: è molto più bravo di me."
"Ma è gay anche lui?"
"Sì, anche se lui si è sposato e ha già un figlio. Io non mi voglio sposare, invece. Credo che con una donna non mi verrebbe neanche duro. Tu l'hai già fatto con una donna?"
"No, mai. Ma uno bello come te, come mai non ha un ragazzo?"
"A parte lui... no, non ho ancora trovato nessuno con cui mi sarebbe piaciuto mettermi sul serio. Ma adesso lui, oltre a sua moglie, ha anche un uomo. S'è messo con un fotografo. Tu non ce l'hai un ragazzo?"
"No, ne ho avuto uno per quattro anni, ma ci siamo lasciati quattro anni fa. Dopo di lui ho avuto solo qualche avventura, niente di serio."
"Uno bello e in gamba come te... dovresti avere la fila di ragazzi che ti chiedono di mettersi con te!"
Giuliano rise: "Mi accontenterei di uno solo... Comunque la fila non l'ho mai avuta."
"Ci possiamo vedere di nuovo?" gli chiese Giorgio.
"Sì, certo, con piacere. Tu vivi da solo o con i tuoi?"
"Con i miei... ma mi piacerebbe potermene andare da casa. Non che rompano, però... Beato te che sei solo. Dove vivono i tuoi?"
"Sono morti tutti e due. Mia madre è morta quattro anni fa."
"Proprio quando ti sei lasciato col tuo ragazzo?"
"Lo stesso anno, sì."
"Dio, dev'essere stato brutto, allora. Ti ha lasciato lui o l'hai mollato tu?"
"Mi ha lasciato lui, perché s'era innamorato di un altro, di un ragazzetto di sedici anni... Aveva proprio perso la testa. Io gli avevo detto di stare attento, di non mettersi con un minorenne, e non solo per i problemi legali... Ma lui aveva proprio perso la testa. Non so che fine abbia fatto, perché pochi mesi dopo è morta mia madre e non ho più pensato a lui... e non ci si è mai più visti."
"Era il tuo primo ragazzo?"
"Proprio così."
"Ci devi essere stato male, penso. Mi dà l'impressione che sei un tipo sensibile, tu. Ma purtroppo le relazioni fra noi froci durano poco, siamo volubili..."
"No più dei cosiddetti normali, credimi. Solo che quelli, quando si sposano, e magari hanno figli, hanno un legame più forte. Qui da noi non c'è il divorzio, e questo tiene più unite le coppie."
"Sì, formalmente unite, però magari fanno una vita d'inferno. Stare insieme senza volersi più bene deve essere brutto. Meglio lasciarsi. È meglio anche per i figli, secondo me. Esiste sempre la separazione legale, quando non si sta più bene insieme. Però è vero, per noi froci è più facile, lasciarsi."
Giuliano rivide diverse volte Giorgio e stavano bene assieme. Perciò, dopo qualche mese che si vedevano, gli propose di andare a vivere con lui. Giorgio accettò subito e lasciò i suoi. La vita in comune piaceva a Giuliano. Era la prima volta che poteva vivere con qualcuno. Giuliano, quando Giorgio giocava, andava a vedere le partite. Non era mai stato appassionato di calcio, però gli piaceva veder giocare il "suo" Giorgio.
Gli piaceva anche molto fare l'amore con lui. A volte lo facevano sotto la doccia, o nella vasca da bagno, a volte persino sul tavolo della cucina. A Giuliano piaceva moltissimo, oltre che fare l'amore con lui, anche semplicemente dormire nello stesso letto con Giorgio.
Ma poi, nel 1974, Giuliano notò che Giorgio si comportava in modo strano. Aveva spesso sbalzi di umore, a volte aveva lunghi mutismi ed era freddo, altre volte era anche troppo loquace e a letto era scatenato. Giuliano cercò di parlarne con Giorgio, di capire, ma non riusciva a venire a capo di quel cambiamento.
Finché un pomeriggio, dopo aver fatto l'amore, Giorgio si mise a piangere.
"Che c'è, Giorgio..." gli chiese preoccupato Giuliano.
"Niente..."
"Ho fatto qualcos di sbagliato?"
"No... non tu..."
"Allora?"
"Io... io non ti vorrei lasciare, Giuliano... non te lo meriti..."
Questa frase colpì il giovane uomo come un pugno nello stomaco: "Lasciarmi? Perché? Che ti ho fatto?" gli chiese confuso e allarmato.
"Tu niente... niente, te l'ho detto... Il problema è mio, solo mio... Mi dispiace..."
"Non stai bene con me?"
"Sì, però... vedi... sette mesi fa io... io ho incontrato un ragazzo... non pensavo... credevo che era solo un'avventura, un errore, che non ci avrei fatto più niente, e invece..." disse Giorgio e finalmente gli raccontò tutto.
Un ragazzo di ventidue anni, dopo un allenamento, l'aveva fermato per chiedergli un autografo. Poi gli aveva offerto la cena... poi l'aveva invitato ad andare a casa sua per fargli vedere la sua collezione di cimeli sportivi... A casa sua non c'era nessuno e dopo un po' il ragazzo l'aveva abbracciato e baciato e gli aveva detto che lo desiderava da morire...
Era un bel ragazzo, molto ben fatto, che faceva palestra, e Giorgio s'era eccitato terribilmente e aveva accettato di fare l'amore con lui... per una volta sola... solo un'avventura, s'era detto... Però poi s'erano rivisti e avevano di nuovo fatto l'amore... e poi di nuovo... e Giorgio s'era innamorato di quel ragazzo.
Aveva cercato di lottare contro quell'innamoramento, e quei mesi di sbalzi d'umore erano dovuti proprio alla sua lotta contro se stesso: non voleva lasciare Giuliano, non voleva fargli del male, deluderlo, però non riusciva più a portare avanti due relazioni... e se pure a malincuore, dovendo scegliere, non se la sentiva di rinunciare a quel ragazzo. Così aveva deciso che, onestamente, doveva lasciare Giuliano, per quanto gli potesse dispiacere.
Giuliano non aveva neppure tentato di convincerlo a restare con lui: capiva che Giorgio aveva ormai fatto la sua scelta. Così il bel calciatore aveva preso le sue cose e s'era trasferito nella mansarda del suo nuovo amante... e Giuliano era nuovamente restato solo.
Giuliano stava ripensando alla sua storia con Giorgio, mentre rigirava fra le dita il biglietto da visita che gli aveva dato Valerio quella mattina. Si chiese se dovesse telefonargli o no. Lui non aveva dato il proprio numero di telefono al giovane, quindi ora dipendeva solamente da lui.
Ripensò alla mattina in autobus, a come Valerio l'aveva toccato... Lui non avrebbe mai avuto il coraggio di farlo. Sì, Valerio era stato proprio sfacciato, eppure essere stato toccato così da lui, in mezzo alla gente, in mezzo alla calca, aveva fatto eccitare molto Giuliano. Proprio come quella prima volta quando aveva sedici anni, nell'ascensore affollato. Ma allora era solo un adolescente, ora invece era un uomo anziano...
Un uomo anziano... I suoi amici, i conoscenti, quasi si arrabbiavano quando lui dieva di essere anziano. La gente sembrava aver paura della vecchiaia, perciò non accettava che lui si definisse anziano. Eppure, quando il corpo comincia a deteriorarsi, sia pure ancora lentamente, quando comincia a perdere colpi, quando il declino, se pure lieve, è iniziato, uno non può che dire di essere diventato anziano.
A lui non importava proprio per nulla essere anziano. E si era anche rassegnato alla solitudine. Ma ora quel Valerio aveva, se pure solo un poco, turbato l'equilibrio che Giuliano credeva di avere raggiunto. Aveva risvegliato in lui non solo il desiderio, ma anche la speranza... Dunque, poteva ancora piacere, era ancora desiderabile... si diceva con un senso di stupore.
Cercava di dirsi che non doveva illudersi, che non doveva cedere a stupide speranze... eppure continuava a rigirare fra le mani quel cartoncino con i numeri di telefono di Valerio e la tentazione di chiamarlo, di sentirne la voce, di rivederlo pareva rafforzarsi in lui nonostante i suoi sforzi di essere "ragionevole".
Giuliano si diceva che forse era troppo romantico, che credeva troppo nell'amore... ma d'altronde, che resta a un essere umamo se rifiuta di credere nell'amore? Che gli resta se cessa di sperare?
A dire il vero Valerio non gli aveva affatto parlato di amore, anzi, il suo approccio era stato decisamente e apertamente sessuale. Magari il giovanotto aveva solo voglia di fare una scopata, niente di più. Anche la sua frase riguardo alla bellezza dei suoi occhi, del suo sguardo, poteva non essere altro che un modo elegante per dirgli che si sentiva fisicamente attratto da lui...
D'altra parte, se non provava almeno a contattarlo, non poteva sapere che cosa Valerio avesse da chiedergli, e se avesse qualche cosa da offrirgli, a parte una scopata.