Erano passati due giorni da quando quel giovane uomo l'aveva palpato nell'autobus. Giuliano non si era ancora risolto a telefonargli, ma neppure a gettar via il suo biglietto da visita. A volte aveva quasi la sensazione di sentire ancora fra le gambe quella mano sfacciata, ma calda e così gradevole, toccarlo...
A volte rivedeva il bel volto sorridente e lievemente malizioso di Valerio, sentiva la sua voce calda e bassa, sensuale, rivedeva il suo sguardo un po' sfrontato ma tentatore, le sue labbra attraenti... e allora si eccitava anche più che non semplicemente a ricordare come Valerio l'aveva toccato, insistente, sicuro, là nella calca dell'autobus.
Valerio gli aveva detto che aveva osato perché aveva capito che lui non si sarebbe opposto... come poteva averlo capito? Lui non aveva scritto in viso di essere gay. Prima di essere toccato in quel modo non l'aveva neppure guardato... guardava quegli studenti rumorosi e allegri, anche belli nella loro spensierata giovinezza, ma sapeva di non averli guardati con desiderio, con libidine: da tempo non era più attratto da ragazzi così giovani.
L'unico ragazzo giovane da cui s'era sentito attratto era stato Salah, il bel ragazzo marocchino. Otre a Salah... anche Marco, che aveva venti anni... Ma questo era successo quando anche lui era molto giovane: era il 1963, Giuliano aveva allora ventitré anni.
Marco lavorava con lui come elettricista presso l'Ente Fiere. Quel ragazzo era stato assunto subito dopo aver finito il sevizio militare. In quel tempo l'economia era in espansione ed era molto facile trovare lavoro. Giuliano, già il primo giorno in cui l'aveva visto, s'era sentito attratto da Marco.
Dopo aver avuto quella esperienza con il commesso quando aveva sedici anni, aveva avuto qualche altra esperienza, con compagni di scuola e con altri. Ma mai niente di serio, niente di impegnativo. Erano state tutte avventure fini a se stesse, e di breve durata. La cosa più degna di nota era stata quando aveva diciotto anni, e con tre compagni di scuola avevano giocato a strip-poker... finendo inevitabilmente nudi e concludendo la serata con un'orgia scatenata.
Quando però aveva visto Marco, aveva subito sentito qualcosa di particolarmente forte per il compagno di lavoro. Trovava quel ragazzo estremamente sensuale, non solo bello, ma anche molto sexy. Aveva avuto un colpo di fortuna quando, già il terzo giorno da che Marco era stato assunto, il capo-squadra gli aveva affidato il nuovo compagno perché gli insegnasse i trucchi del mestiere. Così aveva subito fatto in modo di diventargli amico e Marco aveva accettato senza problemi la sua amicizia.
I due ragazzi avevano anche cominciato a uscire assieme, dopo il lavoro, o dopo cena. Andavano in birreria, al cinema, qualche volta a mangiare assieme una pizza. Tutti e due vivevano ancora in famiglia, quindi Giuliano non era ancora mai riuscito a stare con Marco da solo in intimità e si chiedeva come fare per provarci con il compagno, la cui sola vicinanza gli faceva provare fortissime e gradevolissime erezioni.
L'occasione venne quando furono mandati tutti e due a Vercelli per installare l'illuminazione per una mostra. L'Ente Fiere aveva prenotato per loro due camere singole in un albergo a tre stelle. Avevano caricato il furgone con tutto il necessario ed erano partiti. In albergo Giuliano aveva notato con piacere che le due camere assegnate loro erano contigue e comunicanti. Poi erano andati a fare un sopralluogo nel palazzo in cui si stava montando la mostra e avevano iniziato a discutere con il responsabile su dove e come voleva piazzate le luci.
Dopo aver steso le principali linee di alimentazione elettrica, decisero che per non ostacolarsi a vicenda con gli operai che allestivano le vetrine e gli espositori, conveniva loro di operare, in parte, negli orari in cui gli altri non lavoravano. Poiché gli operai lavoravano dalle otto all'una di mattina e dalle due alle sette di pomeriggio, decisero di fare due turni dalle dieci alle tre e dalle sei del pomeriggio alle undici di sera. In questo modo avevano un'ora in cui erano soli a pranzo e quattro ore di sera.
Il secondo giorno di lavoro, mentre erano da soli la sera, Marco doveva salire su una scala per fissare alcune lampade alogene sul soffitto. Giuliano era salito dietro di lui, a metà scala e gli passava attrezzi e materiali man mano che l'amico ne aveva bisogno, e gli spiegava anche che cosa fare e come.
A un certo punto, poiché Marco doveva sporgersi un po' pericolosamente, chiese a Giuliano di tenerlo per le gambe. Giuliano, attraverso la tuta, gli afferrò le gambe subito sopra le ginocchia. Provò un fremito e si sentì eccitato. Quando Marco, fatto quello che doveva, si rizzò, Giuliano, invece di lasciarlo, fece scorrere lentamente le mani in su, lungo le cosce dell'amico, fino a toccargli il sedere.
Marcò girò il capo a guardarlo e con un sorriso un po' stupito, gli chiese: "Ehi, che fai?"
Giuliano ridacchiò: "Ti tocco il sedere. Hai un bel culetto... Ti dà fastidio?" gli disse.
"No... ma non pensavo che avevi la faccia tosta di toccarmi così!" ripose il compagno, senza perdere il suo sorriso.
"E così?" gli chiese allora Giuliano piazzandogli una mano sulla patta e palpandogli lievemente i genitali.
Marco arrossì: "Ma che fai?" chiese di nuovo.
"Devo smettere?" chiese Giuliano, quasi tremando per l'emozione nel sentire sotto le mani il rigonfio fra le gambe dell'amico.
"È meglio... o rischiamo di cadere tutti e due." gli rispose Marco ridacchiando, un po' imbarazzato.
Giuliano tolse le mani, ma pensò che Marco non s'era arrabbiato... anzi, aveva sorriso. Aveva pensato forse solo a uno scherzo un po' ardito fra compagni... o gli era piaciuto? si chiedeva. Ma a questo punto Giuliano aveva deciso di battere il ferro finché era caldo.
Poco più tardi avevano fatto una breve sosta. S'erano seduti sulla scala coperta di moquette che portava alle sale superiori, con una lattina vuota per metterci la cenere delle sigarette che stavano fumavando. Giuliano era seduto due gradini più su di Marco, e l'amico era appoggiato con la schiena sulle sue gambe.
"Dio, Giuliano, mi sento tutti i muscoli rotti, a salire e scendere sulla scala e torcermi come un'anguilla per fissare i faretti..." mormorò Marco esalando uno sbuffo di fumo, e gettando la cicca nella lattina.
"Rilassati un po'... stenditi." gli disse Giuliano allargando le gambe e tirandolo in dietro per le spalle, finché Marco gli appoggiò la testa sul petto. "Va meglio, così?"
"Sì..." sospirò Marco.
Allora Giuliano da dietro gli pose le mani sul petto e le mosse in un lieve massaggio: "E così?" chiese.
"Anche..."
Giuliano gli fece scivolare un po' giù la cerniera della tuta, e gli pose le mani sul petto nudo, continuando a massaggiarlo. Quando le sue dita passarono sui capezzoli dell'amico, Marco fremette ma non si mosse. Giuliano allora gliele sfregò dapprima lieve, poi con maggiore forza.
"Ti piace? O vuoi che smetta?" gli chiese.
"No... Continua..." mormorò Marco chiudendo gli occhi.
Giuliano scivolò giù di un gradino, si chinò sull'amico stringendolo fra le gambe e le braccia, prese la sua testa facendogliela rovesciare indietro e lo baciò lieve sulle labbra. Marco le schiuse e con la punta della lingua sfiorò le labbra di Giuliano. Le loro lingue giocarono un po', e finalmente le loro bocche si unirono in un profondo e intimo bacio. Le mani di Giuliano allora si spinsero dentro la tuta semiaperta dell'amico, fin sotto l'elastico dei suoi boxer, passarono sui folti peli del pube finché si posarono sui genitali di Marco che si stavano inturgidendo.
"Che fai, Giuliano?" mormorò l'amico fremendo con forza, ma senza togliersi, senza fermarlo.
"Ho voglia di te, Marco..." sussurrò Giuliano emozionato.
"Di me? Ma io... io non l'ho mai fatto, Giuliano."
"E non ti va di farlo con me?"
"Sì... forse... Non ho mai avuto coraggio di... provarci."
"Ma ne avevi già voglia?" gli chiese Giuliano massaggiandogli il membro ormai duro e palpitante.
"Sì... ma non sapevo con chi... come... A me sono sempre piaciuti i ragazzi, non le ragazze... e mi faccio seghe pensando a ragazzi."
"E a me?" gli chiese Giuliano, facendogli palpitare il propro membro duro contro la schiena.
"Sì... soprattutto a te, Giuliano... Mi sei sempre piaciuto... ma non credevo che anche tu... Ti va se ci baciamo di nuovo?"
"Sì, certo che mi va."
Mentre si stavano baciando, questa volta con maggiore passione, sentirono chiamare dal piano inferiore. Si staccarono precipitosamente e Marco, arrossendo, si alzò e si richiuse la tuta. Giuliano rispose e sorrise all'amico. Mentre il responsabile saliva, Giuliano notò che l'erezione dell'amico era ancora visibile sotto la sua tuta e sorrise di nuovo.
"Stanotte... in albergo." sussurrò all'amico.
"Sì... stanotte." mormorò Marco, guardandolo per la prima volta negli occhi e arrossendo di nuovo, ma sorridendogli.
Tornati in albergo, Giuliano propose a Marco di fare la doccia assieme. Si lavarono l'un l'altro, eccitati, baciandosi, sfregandosi uno contro l'altro, palpandosi i genitali duri. Poi, asciugatisi a vicenda, Giuliano guidò Marco sul suo letto e gli si stese sopra, abbracciandolo e baciandolo ancora.
"Non hai mai fatto niente con un altro, Marco?" gli chiese Giuliano in preda a una forte eccitazione.
"No, non ne ho mai avuto il coraggio. Ma da un paio di anni ne ho una voglia che mi fa dare di matto. A militare c'era chi forse... ma sai, ai froci fanno scherzi crudeli, perciò..."
"Quando ho fatto io il militare, fuori la sera c'erano uomini che cercavano noi soldati. Sai... il fascino dell'uniforme..."
"Sì, lo so, ma io non ho mai avuto il coraggio."
Giuliano scese con le labbra e la lingua lungo il corpo nudo dell'amico. Marco era eccitato e mugolava, e quando Giuliano s'impadronì del suo membro duro con le labbra e la bocca, sussultò con forza, gemendo per il piacere. Giuliano gli si girò sopra portando il proprio membro accanto al volto dell'amico che, dopo una breve esitazione, iniziò a baciarlo, leccarlo e finalmente lo prese in bocca: erano uniti in un appassionato sessantanove, il primo per Marco.
Improvvisamente Marco venne con incredibile foga e Giuliano bevve tutto.
"Scusa... non ho fatto in tempo a dirtelo..." mormorò Marco, rosso in viso per l'eccitazione, guardandolo con occhi preoccupati.
"Ma a me è piaciuto." gli rispose l'amico.
"T'è piaciuto? Ma è... bello? Anche quello?" chiese stupito il ragazzo.
"Sì, certo. Ma se tu non te la senti, per me va bene... ti avverto per tempo." gli disse Giuliano carezzandogli i capelli.
Marco riprese a succhiarlo all'amico. Quando Giuliano si sentì prossimo a venire, lo avvertì, ma l'altro continuò. Giuliano ripeté con urgenza che non poteva trattenersi, ma Marco succhiò con maggiore vigore, finché Giuliano si scaricò nella sua bocca. Quando finalmente ebbe versato anche l'ultima goccia, si rilassò ansante. Marco aveva un'espressione strana in volto, e gli occhi umidi di lacrime.
"T'ho avvertito..." si giustificò Giuliano.
"Sì, ma io ci volevo provare. All'inizio mi sembrava di non riuscire a ingoiarlo... ma poi... credo che mi posso abituare; se tu lo fai e ti piace, magari poi piace pure a me. Non ti preoccupare, Giuliano... Grazie."
"Grazie a te. A me è piaciuto farlo. Ma a te?"
"Non credevo che fosse così eccitante. Lo facciamo ancora, d'accordo?"
"Sì, certo." gli disse Giuliano abbracciandolo e baciandolo. Ognuno dei due ragazzi sentì il proprio sapore nella bocca dell'altro e anche questo era gradevole.
"Posso restare a dormire con te, Giuliano? Anche se stiamo un po' stretti?" gli chiese Marco.
Dopo tre giorni da che avevano iniziato ad avere sesso assieme, una notte, mentre stavano stesi assieme sul letto e si carezzavano e baciavano, Marco, dopo aver succhiato per un po' il membro dell'amico, che gli stava stuzzicando lieve il foro nascosto nel solco fra le chiappette, si sollevò e lo guardò.
"Giuliano... ti andrebbe di... di fottermi, questa volta?"
"Vuoi... vuoi che te lo metta in culo? Non hai paura che ti faccio male?
"Forse un po'... ma ne ho voglia... e so che tu ci andrai piano."
Giuliano, fino ad allora, l'aveva sempre preso, non l'aveva mai messo a un altro. E stava pensando di chiedere, prima o poi, a Marco di metterlo lui. A Giuliano infatti piaceva prenderlo, se l'altro non l'aveva troppo grosso. Ma, si disse, se l'amico voleva provarci, lui poteva anche farlo. Ricordandosi di come quelli che glielo avevano messo dentro in passato l'avevano preprato, iniziò a preparare il compagno.
Fece mettere l'amico a quattro zampe, gli si accoccolò dietro, gli allargò le piccole natiche sode con entrambe le mani e iniziò a leccare il bocciolo di carne dell'amico. Marco mugolò per il piacere e spinse indietro il bacino, quasi a forzare la sua lingua a penetrarlo. Allora Giuliano puntò la lingua e spinse, riuscendo a farla penetrare un po' nello sfintere palpitante.
"Oh... sì..." mugolò Marco.
Giuliano allora alternò le spinte della lingua con quelle del dito indice che, ben insalivato, iniziò ad affondare lentamente nel caldo canale vergine. Quando gli fu tutto dentro, iniziò a muoverlo avanti e dietro, sempre usando anche la lingua sul foro, vicino al dito, e Marco gemeva per il piacere e agitava lieve il bacino a destra e sinistra. Dopo un po' Giuliano aggiunse un secondo dito e Marco emise una specie di singhiozzo. L'amico si fermò temendo di fargli male.
"No... continua..." mormorò Marco, eccitato.
Allora Giuliano aggiunse un terzo dito e sentì di nuovo l'amico irrigidirsi per un attimo e si fermò, ma subito Marco gli riprté di non fermarsi. Giuliano un po' muoveva le tre dita unite dentro e fuori, un po' le ruotava lievemente, e sentiva il foro dell'altro ragazzo rilassarsi gradualmente. Dopo un po' che lo lavorava con le tre dita e con la lingua, Giuliano si fermò e gli chiese se era pronto a prendere il suo membro che, per tutto quel tempo era restato dritto e duro, in attesa. Marco gli disse di sì.
Allora Giuliano si alzò in ginocchio fra le gambe dell'amico, gli disse di rilassarsi e gli spiegò che, quando lui avesse cominciato a spingerglielo dentro, avrebbe dovuto spingere come se dovesse andare di corpo: questo avrebbe facilitato la penetrazione. Sfilò le tre dita e piazzò sul foro ancora lievemento aperto la punta del proprio membro. Poi iniziò a spingere in avanti con una pressione via via crescente.
Giuliano sentiva la resistenza dello sfintere del compagno diminuire gradualmente e la punta del suo membro scomparve nello stretto anello. Marco ebbe come un singhiozzo trattenuto e un lieve lamento. Giuliano si fermò e gli chiese se andava bene. Marco gli disse di sì. Allora, dopo pochi secondi, Giuliano iniziò di nuovo a spingere. Marco ebbe un nuovo, soffocato singhiozzo. Giuliano si fermò e attese. Dopo altre quattro brevi spinte e soste, finalmente gli fu completamente immerso dentro.
Era la prima volta che Giuliano penetrava un altro ragazzo, e la sensazione che stava provando era bellissima e fortissima. Si fermò godendo il forte calore di quel canale fino a pochi secondi prima ancora vergine, che ora gli aderiva strettamente sul forte palo e palpitava adattandosi a quella virile invasione. Carezzò la schiena e il petto di Marco, gli sfregò i capezzoli e i genitali, che s'erano in parte ammorbiditi. Il ragazzo mugolò e il suo membro riprese lentamente vigore.
"Daì... fottimi..." mormorò eccitatissimo Marco.
Lentamente Giuliano si sfilò quasi completamente, fermandosi quando soltanto il suo glande era ancora nello stretto canale, poi lentamente lo risospinse in avanti fino in fondo. Marco mugolò un "sì" basso e caldo. A Giuliano piaceva incredibilmente stargli dentro e si rese conto che gli piaceva anche più che farselo mettere. Arretrò di nuovo poi nuovamente gli si spinse dentro, fermandosi di nuovo. Per almeno un paio di minuti continuò così, in lenti va e vieni interrotti da soste.
Poi Marco gli mormorò: "Va' più svelto, adesso... va bene..."
Giuliano iniziò ad accelerare gradualmente le sue spinte.
"Più svelto, più forte, Giuliano..." invocò quasi il ragazzo.
Giuliano accelerò ancora le sue spinte, e iniziò a mugolare a ogni affondo, e anche Marco sottolineava con i suoi mugolii i gemiti di piacere dell'amico. Si sentivano entrambi come ubriachi. Il palpitare dello sfintere e del retto di Marco stava dando a Giuliano sensazioni sempre più forti e piacevoli. Nonostante il fatto che ora Giuliano gli stesse battendo dentro con vigore, Marco lo incitò a fare ancora più forte.
Finalmente Giuliano stava martellando sempre più vigorosamente e velocemente nel piccolo e sodo sedere dell'amico. Marco gli si dimenava sotto mugolando a ogni colpo e sottolinenadolo con bassi "sì..." di piacere. Con lo stesso ritmo con cui lo prendeva, Giuliano iniziò a masturbare l'amico, che ora gemeva a bassa voce, senza smettere.
"Oh... oohh... sto per... venire..." gemette Marco.
"Anche... io... anche... io... ecco..." gridò quasi Giuliano sbattendoglielo dentro e fuori con vigore e finalmente iniziò a schizzargli dentro tutto il suo seme.
L'orgasmo di Giuliano scatenò anche quello di Marco che con un gemito basso e strozzato, iniziò a sua volta a venire nella mano dell'amico, sussultando per le contrazioni del piacere. Giuliano sentì il palpitare dell'ano dell'amico a ogni schizzo e il suo orgasmo sembrava non finire mai.
Infine Marco si lasciò scivolare sul letto e Giuliano si rilassò sopra di lui, ancora profondamente infisso nell'amico. Entrambi ansavano pesantemente, fremendo ancora di tanto in tanto man mano che i loro corpi ritrovavano la calma. Restarono così per alcuni minuti, finché i loro respiri e il battito dei loro cuori fu tornato alla normalità. Il membro di Giuliano lentamente si ritrasse scivolando fuori. Allora il giovane uomo si tolse da sopra all'amico.
Marco si girò sulla schiena e guardò l'amico, sorridendogli e, finalmente con voce normale, gli disse: "È stato forte, bellissimo... Grazie, Giuliano."
"Grazie a te... Anche per me è stata la prima volta che ho preso un bel culetto... e per di più ancora vergine. Sei contento, tu, Marco?"
"Sì, molto. E mi ha fatto meno male di quello che pensavo."
Giuliano e Marco continuarono a fare l'amore per tutte le notti in cui restarono ad Alessandria. Marco era sempre più attratto da Giuliano e gli chiese se poteva essere il suo ragazzo. Giuliano accettò più che volentieri: quella diventò la sua prima relazione seria.
Tornati a casa, però, poiché entrambi ancora vivevano in famiglia, diventò più difficile incontrarsi per fare l'amore. Giuliano comprò un'utilitaria di seconda mano, l'attrezzò con un paio di copertelle di lana, e quando il tempo era bello, andavano di sera nei boschetti fuori città, stendevano le coperte, vi si sdraiavano sopra e facevano l'amore. Quando il tempo era brutto lo facevano in auto, anche se era molto scomodo.
La loro relazione durò per quattro anni. Ma già dopo tre anni e mezzo che stavano assieme Marco conobbe in piscina un ragazzo di sedici anni. Il ragazzo gli fece la corte, finché riuscì a sedurre Marco, che finalmente accettò di farci l'amore. E gradualmente si innamorò di lui. Quel ragazzo aveva solo il padre, che faceva il guardiano notturno, perciò Marco poteva quasi tutte le sere andare a casa del ragazzo a fare l'amore.
Marco un giorno parlò con Giuliano, che gli chiese che cosa ci trovasse in un ragazzino, che cosa lui non gli dava... e che lo mise in guardia dal mettersi con un minorenne. Ma Marco aveva letteralmente perso la testa per quel ragazzino. Giuliano pensò che forse Marco fotteva il culetto del ragazzo, perciò propose a Marco di farlo con lui, ma Marco gli disse che non era quello il problema: era il ragazzo a fottere lui e non viceversa.
Infine, dopo sei mesi, Marco decise di lasciare Giuliano per mettersi con quel ragazzetto. Dopo altri tre mesi Marco cambiò anche lavoro perciò Giuliano non lo vide più. Per lui fu un periodo difficile, perché s'era innamorato di Marco. Ma si dovette rassegnare. E proprio quando Marco aveva cambiato lavoro, la madre di Giuliano, che era ammalata di leucemia, morì e Giuliano restò solo in quell'appartamento troppo grande.
Dopo qualche mese Giuliano iniziò a cercare qualche avventura, principalmente nei parchi o ai cessi, soprattutto delle stazioni ferroviarie. Qualche volta si portava a casa una delle sue conquiste, ma con nessuno instaurò un vero rapporto, finché due anni dopo incontrò Giorgio, il giovane e bel calciatore.
Giuliano aveva ripensato alla sua storia con Marco, il suo primo amante, con un senso di lieve nostalgia. E ora, pensò, ora che s'era rassegnato a rimanere solo, era comparso quel giovane che l'aveva sfacciatamente abbordato, che gli aveva detto di sentirsi molto attratto da lui... che gli aveva lasciato i suoi numeri di telefono, chiedendogli di farsi vivo.
Finalmente Giuliano si decise a fare uno dei numeri di telefono di quel Valerio. Compose il numero del suo telefonino e attese, sentendosi il cuore battere in gola... quasi come un ragazzino al suo primo tentativo di avere un appuntamento galante.
Il telefono squillò solo un paio di volte e Giuliano stava per riagganciare, quando sentì la voce dell'altro rispondere.
"Sì? Valerio..."
"Sono Giuliano..."
"Giuliano?" chiese la voce dell'altro lievemente incerta.
"Sì... quello che hai... incontrato in autobus... m'hai offerto un caffè..."
"Ah, sì!" disse la voce squillante dell'altro, "Scusa, pensavo che non mi chiamassi più. Come stai?"
"Bene... e tu?"
"Bene, bene. Allora, ci possimo vedere?" chiese subito Valerio.
Giuliano fu di nuovo un po' sorpreso per quell'approccio così diretto: "Sì... forse..." rispose incerto, ma lievemente eccitato.
"Ottimo. Dove? Quando?"
"Decidi tu, sono abbastanza libero... per ora."
"Stasera dopo il lavoro, alle sette e mezza. Sai dov'è la pizzeria Huan-Chu, vicino alla stazione centrale? Lì si può sia mangiare un'ottima pizza, oppure cucina cinese, se ti piace. Ti va bene?"
"Sì, d'accordo... Allora a stasera."
"Telefono subito per prenotare un tavolo. Non mancare... Comunque adesso che m'hai chiamto, io ho il tuo numero di telefono." ridacchiò Valerio.
"Ah... è vero..."
"Mica ti dispiace, no?"
"No... no. Allora a stasera."
"Sì. Ciao." disse Valerio e chiuse la comunicazione.
Giuliano si disse che a quell'ora poteva anche andare in centro in auto, avrebbe dovuto trovare un parcheggio abbastanza facilmente.
Mancavano ancora poche ore a quell'appuntamento. Aveva fatto bene a chiamare Valerio? Si disse di sì: male che fosse andata, forse ci scappava una scopata, e probabilmente anche piacevole. Valerio era un bel ragazzo, per quello che si vedeva; oltre ad avere un bel volto, un gradevole sorriso, doveva anche avere un bel corpo.
Si chiese se doveva cambiarsi, vestirsi in modo più... attraente. Poi si disse di no. Decise solo di fare una doccia e di cambiare la biancheria intima. Prese dal cassetto un paio di mutande e una maglietta di Tommy Hilfiger quasi nuove, di color grigio perla, e anche un paio di calze pulite.
Andò a farsi la doccia, si asciugò i capelli con il fon e se li pettinò accuratamente: ne aveva ormai pochi ma non era ancora calvo. Poi si rasò accuratamente, infine si mise una goccia di acqua di colonia dietro le orecchie.
Mancava ancora tempo per l'appuntamento. Sedette al computer per controllare se aveva ricevuto posta, poi andò a quardare qualche foto di bei ragazzi nudi nel sito di Mount Equinox...