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una storia originale di Andrej Koymasky


SECONDA GIOVINEZZA CAPITOLO 5 - CAUTE ESPLORAZIONI

La pizzeria Huan-Chu era stata aperta al posto di una precedente pizzeria. Rilevata da una famiglia di cinesi, l'avevano ristrutturata arredandola alla cinese, ma avevano mantenuto il forno a legna per la pizza e anche l'esperto pizzaiolo che lavorava con la precedente gestione. Era sempre affollata, specialmente la sera, ma Valerio aveva prenotato.

Dopo aver parcheggiato, Giuliano entrò nel locale e disse che Valerio Orsini aveva prenotato per due.

"Ah sì, celto. Il signol Olsini ha plenotato. Venga, plego." gli disse il giovane cinese a cui s'era rivolto.

Valerio ancora non c'era. Giuliano sedette e attese, guardandosi attorno. Gli sembrava che tutti i ristoranti cinesi si assomigliassero: probabilmente, pensò, gli arredi erano tutti importati dalla Cina dalla stessa ditta.

Il tavolinetto era in disparte rispetto agli altri, in una specie di alcova sulla destra della seconda sala. Si chiese se Valerio avesse chiesto appositamente quel posto, in cui potevano avere un minimo di intimità... Si chiese se il giovanotto avrebbe solo voluto parlare, per conoscersi meglio, o se gli avrebbe proposto di... combinare qualcosa. Giuliano optava di più per questa seconda possibilità, visto come Valerio l'aveva abbordato in autobus.

Dopo pochi minuti vide il giovane uomo entrare nella sala e dirigersi verso di lui, con un ampio sorriso sul volto.

"È molto che aspetti, Giuliano?" gli chiese guardando l'orologio. "Ho fatto più in fretta che potevo..."

"No, solo cinque minuti."

Valerio sedette di fronte a lui, così nessuno dei due girava le spalle alla sala. Arrivò subito il giovane cinese che dette loro i menu.

"Preferisci una pizza o mangiare alla cinese?" gli chiese Valerio, sorridente.

"Mah... forse alla cinese, se qui hanno una buona cucina. Sei un cliente abituale, tu, qui?"

"Sì... cucinano molto bene, leggero, non fanno aspettare troppo e il prezzo è buono. Quando posso, mi faccio sempre riservare questo posto." gli disse Valerio.

"Ci porti le tue... conquiste?" gli chiese Giuliano con un sorrisetto malizioso.

"A volte. Ma vorrei che tu fossi l'ultima che ci porto."

"Non credi di correre un po' troppo?" gli chiese Giuliano con lieve ironia.

"Non mi piace girare intorno alle cose. A che serve? Se tutti fossimo più diretti, non credi che la vita sarebbe più semplice?"

"Forse qualcuno ha bisogno di tempo. Specialmente qualcuno della mia età."

"Che c'è nella tua età che non va? Non credi di considerarti troppo vecchio?"

"No, mi considero per quello che sono: un sessantaduenne, né più né meno. Non mi pare di essere né troppo vecchio né troppo poco... Ma è innegabile che sono diverso da quando avevo... la tua età, per esempio. Diverso, non significa né migliore né peggiore."

"Hai usato sei volte 'né'..." notò con un sorriso Valerio. "Comunque penso che tu abbia ragione. Ma questo mi piace: che sembri soddisfatto di avere l'età che hai. E a me, in ogni modo, picciono le persone mature, come te."

"Maturo di età non significa maturo di personalità."

"Sei battagliero... pare quasi che ti diverti a contraddirmi."

"No, assolutamente... o forse sì, un po'. Forse ti trovo un po' troppo sicuro di te stesso. Però credo che sia meglio se smettiamo di cercare il pelo nell'uovo in quello che dice l'altro, che smettiamo di punzecchiarci." gli disse Giuliano con un sorriso.

"Sì, d'accordo. Io... vorrei conoscerti e farmi conoscere da te."

"Sinceramente credevo che tu volessi semplicemente venire a letto con me. No, aspetta, non ti sto punzecchiando, sto solo cercando di dirti che cosa penso, dato il modo in cui mi hai abbordato l'altro giorno in autobus."

"Proprio non ti va giù... Ma vedi, se non avessi fatto così, che potevo fare? Dirti che avevo voglia di conoscerti, di capire se sei gay come me, se avevi voglia di parlare con me? Come ho fatto è stato un modo per farmi mandare subito al diavolo e non perdere tempo, oppure un modo per agganciarti, magari per incuriosirti... come mi pare che sia successo."

Giuliano annuì: "Sì, vedo che cosa vuoi dire, anche se resto dell'idea che non mi pare il sistema migliore per agganciare qualcuno. Pur essendo gay, avrei potuto reagire male, sentirmi infastidito dal modo che hai scelto per stabilire un contatto. E normalmente sarebbe proprio successo così... non so neppure io perché quel giorno ho accettato di parlare con te."

"Evidentemente eri come minimo incuriosito, o forse anche attratto, non so."

Mentre mangiavano, parlavano, a volte commentando anche le portate del menu: ma si stavano soprattutto "esplorando" l'un l'altro. Finito di mangiare, Valerio gli propose di fare due passi assieme. A Giuliano fece piacere che Valerio non avesse subito chiesto di andare a casa dell'uno o dell'altro per scopare. Forse s'aspettava proprio quello e nel subconscio si stava chiedendo se gli avrebbe risposto di sì o di no.

L'uomo si sentiva sempre più incuriosito dalla personalità di Valerio. Perciò, spontaneamente, iniziarono a parlare di sé stessi, quasi per farsi conoscere dall'altro.

"Qual è stata la tua relazione più lunga, Giuliano?" gli chiese a un certo punto il giovanotto.

"La più lunga? Dal 1980 al 1989... nove anni. Era un medico, si chiamava Luca. Quanto ci siamo conosciuti aveva più o meno la tua età: lui aveva ventisei anni e io ne avevo quaranta."

"E com'è finita?"

"Credo che si fosse stancato di me... o della nostra relazione. Non te lo saprei dire, esattamente. So solo che a un certo punto lui m'ha detto che preferiva troncare la nostra relazione. Mi disse che si poteva restare amici, ma... di fatto una volta troncata la nostra relazione ci si è persi di vista."

"Ci sei stato molto male?"

"Abbastanza. Anche se tutto sommato presentivo che stava finendo."

"Non facevate più sesso?"

"No, al contrario, quella era forse l'unica cosa che, verso la fine, pareva ancora funzionare fra di noi. Ma secondo me una relazione non si può reggere solo sull'intesa sessuale. Negli ultimi tempi quello che realmente mancava era... la comunicazione."

"Capisco. Sono d'accordo con te, per una buona relazione non basta solo il buon sesso... ma neppure basta solo una buona comunicazione. Ci devono essere tutti e due."

"Sì... e ci deve essere anche rispetto, sincerità, fiducia, piacere di stare assieme anche in silenzio. Ci deve essere desiderio di far stare bene l'altro. Voler bene significa volere il bene dell'altro. Significa che l'altro per te deve essere più importante di te stesso. Quando uno comincia a pensare che l'altro non gli dà abbastanza, invece di chiedersi se sta dando abbastanza all'altro... la relazione è finita."

"Ti va di raccontarmi come vi siete conosciuti... come siete stati assieme... come vi siete lasciati? Non ti fa troppo male?"

"Sì, posso raccontartelo; e no, non mi fa più male, ormai."

Così Giuliano raccontò a Valerio la sua storia con Luca.

Luca si era laureato in medicina da poco tempo e quando il medico di Giuliano era andato in ferie, lo aveva sostituito. Perciò Giuliano, un giorno che era andato dal suo medico, aveva trovato al suo posto Luca. Giuliano fu subito colpito dall'aspetto del giovane medico: era elegante, non solo e non tanto nell'abbigliamento, ma nei modi. Elegante ma non affettato: aveva un'eleganza naturale, spontanea, molto gradevole.

Inoltre, almeno secondo gli standard di Giuliano, era anche bello, sensuale, seducente. Giuliano da tre anni non aveva più una relazione, aveva avuto solo diverse gradevoli avventure, ma la più lunga non aveva superato un paio di mesi. Quindi si sentì subito attratto dal giovane medico.

Era andato a farsi visitare perché da un po' di tempo sentiva uno strano dolore ricorrente alle giunture e temeva che gli stesse venendo qualcosa come un'atrosi. Luca l'aveva visitato, poi gli aveva fare qualche analisi. Si erano quindi rivisti alcune volte e Giuliano si sentiva sempre più attratto dal giovane medico. Perciò decise di tentare qualcosa con lui.

Durante quella che avrebbe dovuto essere l'ultima visita, Luca fece togliere a Giuliano tutti gli abiti meno le mutande e la canottiera e lo fece stendere sul lettino. Mentre gli si muoveva attorno toccando le sue giunture con le dita fresche ed esperte, Giuliano, fantasticando di toccare a sua volta il giovane medico, ebbe un'erezione. Si sentiva leggeremente imbarazzato. Ma quando girò il capo verso il medico notò che la sua patta era gonfia: anche Luca pareva avere un'erezione.

Allora si fece ardito e con decisione afferrò un polso di Luca e gli spostò la mano sulle proprie mutande, sulla sua erezione: "Mi tocchi anche qui, dottore... ho l'impressione che ci sia qualcosa che ha bisogno delle sue... cure."

Luca lo guardò stupito, poi un fugace sorriso apparve sulle sue labbra e nei suoi occhi, si chinò su Giuliano e lo baciò in bocca. Giuliano rispose al bacio e finalmente spostò la mano e carezzò sulla patta il giovane medico. La mano di Luca sulle sue mutande si impadronì del suo membro.

Quando le loro bocche si staccarono, Giuliano sussurrò: "Questa sì che è una buona cura, dottore."

Luca sorrise: "Avevo voglia di te fin dal primo giorno che ti ho visitato... ma mi parevi così... normale."

"Ma io sono normale, dottore, sono un normale gay... proprio come spero che sia anche tu. Baci molto bene... baciami di nuovo, dai."

Luca si chinò di nuovo su di lui e, mentre si baciavano ancora, Giuliano gli pose una mano su sedere e lo palpò: "Hai un bel culetto."

"Tu sei attivo?" gli chiese Luca.

"Attivissimo. E tu?"

"Mi piacerebbe se tu mi prendessi... ce l'hai proprio della dimensione che piace a me, non piccolo, non grosso... Ma qui stiamo scomodi e abbiamo poco tempo... e poi c'è l'infermiera di là, può essere pericoloso."

"Perché non vieni da me, quando hai finito qui?"

"Finisco fra due ore. Mi aspetti?"

"Sì, ma a casa mia." disse Giuliano sollevandosi a sedere, "Ti lascio il mio indirizzo. Vieni da me?"

"Sì. Ce l'ho il tuo indirizzo, nella tua cartella clinica. Abiti qua vicino, no? Posso anche venire a piedi."

Si baciarono di nuovo, questa volta in piedi, e Giuliano lo strinse contro il proprio corpo, sfregandoglisi contro, facendogli sentire la propria erezione e sentendo la sua. Poi si rivestì e tornò a casa.

Era contento, quel giovane uomo gli piaceva. Si chiese se aspettarlo vestito, così come era, o magari già in vestaglia... e senza niente sotto. Decise che era meglio restare con i suoi abiti indosso. Andò a controllare il letto nella stanza degli ospiti: era tutto in ordine. Nel cassetto del comodino c'era la consueta scorta di preservativi e il flacone del gel.

Poi pensò di preparare un video gay nel registratore. Scelse uno dei film di Cadinot, lo riavvolse, mise il registratore in stand-by e il telecomando sul tavolinetto davanti al divano. Durante tutti questi preparativi era eccitato, pregustando il prossimo incontro.

Finalmente sentì suonare alla porta. Andò ad aprire: Luca era lì, e aveva una rosa rossa dal gambo lungo in mano, che gli porse con un sorriso. Giuliano non aveva mai ricevuto in dono un fiore e ne fu colpito ed emozionato.

"Per me?" chiese prendendola.

"Posso entrare?" chiese Luca.

"Sì, sì, certo... vieni." disse Giuliano facendosi da parte e facendogli cenno di entrare. Andarno nel soggiorno: "Posso offrirti qualcosa?" gli chiese sentendosi emozionato.

Luca non rispose, ma gli si accostò e lo prese fra le braccia. Si baciarono dapprima delicatamente, poi con crescente passione. Giuliano sentì con piacere che Luca era eccitato. Poi si staccarono e mentre Giuliano sistemava la rosa in un vaso, gli chiese di nuovo se gli potesse offrire qualcosa.

"Dipende da quanto tempo libero hai." rispose con un lieve sorriso il medico.

"Tutto quello che vuoi... anche fino a domattina." gli rispose Giuliano.

"Molto bene, anch'io sono libero fino a domattina, se per te va bene."

Giuliano era contento, Luca rispondendogli così gli diceva due cose: che voleva fare l'amore con lui e che non aveva fretta, che potevano fare le cose con calma... questo gli piaceva. Chiese perciò al dottore se gli andava di cenare lì in casa con lui e avutane una risposta positiva, lo invitò ad andare in cucina per stare assieme mentre lui cucinava. Così parlarono un po' di sé, cominciando a conoscersi un po' meglio.

Luca gli raccontò soprattutto di come aveva capito di essere gay, e anche della sua unica vera relazione.

Luca s'era reso conto pienamente della sua sessualità piuttosto tardi, mentre faceva l'università. Fino ad allora s'era reputato un bisessuale piuttosto che un gay, così, pur sentendosi anche attratto verso i ragazzi, aveva avuto storie solo con ragazze.

Finché, quando aveva ventuno anni, era andato in campeggio con due compagni di corso e tre ragazze. Apparentemente erano tre coppie. Durante il campeggio uno dei compagni, un certo Carlo, s'era sentito poco bene, così mentre le tre ragazze con l'altro ragazzo andavano a fare un'escursione in barca, Luca era rimasto al campeggio con Carlo. L'amico in realtà non stava male: aveva inscenato la cosa per poter restare solo con Luca, infatti Carlo era gay e aveva intuito che anche Luca lo era e voleva provarci con lui.

Così, soli in tenda, gli aveva fatto capire le sue vere intenzioni e, senza troppa fatica, l'aveva gradualmente coinvolto, finché i due avevano fatto l'amore, se pure in modo un po' soft. Luca non solo aveva provato un intenso piacere, ma aveva anche capito che in realtà a lui interessavano più i ragazzi che le ragazze, anzi, aveva capito di essere probabilmente gay. Durante il campo i due non avevano avuto altre possibilità di restare soli.

Tornati a casa, però, i due ragazzi s'erano rivisti da soli, Luca s'era dato completamente a Carlo, e per la prima volta era anche stato penetrato: aveva così pienamente capito, e accettato, di essere gay ed era diventato il ragazzo di Carlo. Questi, pur essendo un suo coetaneo, aveva già una lunga esperienza, poiché già da sei anni viveva a pieno, anche se in segreto, la sua dimensione gay, quindi Luca s'era affidato a lui.

La loro relazione era durata però solo fino alla laurea, poiché dopo Carlo aveva deciso di andare a specializzarsi in America, dove aveva vinto una borsa di studio, quindi i due s'erano dovuti lasciare. Per Luca era stata una delusione, perché era innamorato del suo compagno, che invece non aveva fatto nulla per restare assieme. Non che Luca s'aspettasse che Carlo rinunciasse alla sua borsa di studio, ma quando gli aveva detto di andare e una volta sistemato là di trovare il modo di farsi raggiungere, Carlo dapprima aveva detto di sì, ma poi, dopo poco che era negli U.S.A. gli aveva detto che non era possibile.

Luca pensava che in realtà Carlo si fosse trovato un altro amante là dove studiava. Infatti poi, rileggendo le lettere che si erano scambiati, aveva notato un certo graduale raffreddamento da parte del suo amante. Cose che dapprima non aveva notato, ma che gli erano risultate chiare, appunto, rileggendo tutte le lettere di Carlo una dopo l'altra.

Anche Giuliano gli aveva raccontato un po' la sua storia e le sue precedenti relazioni, dopo che avevano mangiato. Poi finalmente Luca gli aveva chiesto se non gli faceva "vedere" la sua camera da letto. Giuliano l'aveva portato perciò nella propria stanza, e non in quella degli ospiti come era solito fare.

Qui, mentre stavano ai due lati del letto, senza dirsi nulla, quasi di comune accordo, vi erano saliti sopra in ginocchio trovandosi uno davanti all'altro. Dopo essersi scambiati un altro lungo bacio, ognuno dei due aveva inziato ad aprire i calzoni dell'altro, calandoseli a vicenda sulle anche, si erano toccati i genitali, fino a farli iniziare a inturgidire, poi s'erano tolti l'un l'altro le camicie, le magliette.

Restati a petto nudo, si erano carezzati il torso, manipolati i genitali, succhiati i capezzoli a turno, baciati. Poi Giuliano s'era tolti del tutto i calzoni e le mutande, aveva attratto a sé Luca e aveva preso a leccargli, mordicchiargli e succhiargli il membro, finché Luca, finito di spogliarsi a sua volta, gli si era steso di fianco capovolto e s'erano uniti in un calmo e piacevole sessantanove.

Dopo un po' Giuliano aveva lasciato il membro del compagno, era sceso a leccargli e succhiargli i testicoli, poi la zona fra i genitali e l'ano, e infine aveva preso a stuzzicargli l'ano con la lingua e con le dita, mentre Luca continuava a succhiarglielo restando nella posizione del sessantanove.

Infine Luca s'era staccato da lui, s'era messo in ginocchio appoggiando le mani sulla testiera del letto e aveva chiesto a Giuliano di prenderlo. Questi allora s'era infilato un preservativo, gli aveva fatto allargare le ginocchia, s'era messo a sua volta in ginocchio dietro di Luca, fra le sue gambe, l'aveva afferrato per la vita e gli aveva puntato il membro fra le natiche.

Luca aveva spinto indietro muovendosi ad arte in modo che la punta del duro membro di Giuliano fosse esattamente sopra il proprio ano, quindi aveva spinto con più energia il bacino indietro mentre Giuliano spingeva in avanti e, lentamente, il suo duro membro si incapsulò dentro il caldo e accogliente canale di Luca.

Allora Giuliano iniziò a muoversi avanti e dietro con lunghe e lente spinte, che Luca apprezzò, facendo capire il proprio piacere sia facendo palpitare l'ano che sottolinenando ogni spinta con un lieve mugolio di piacere e spingendo in dietro e facendo ondeggiare un poco il bacino.

Ben infisso in lui, Giuliano lasciò la vita del compagno, gli prese il volto e lo fece girare, in modo di baciarlo mentre continuava a stantuffargli dentro in calmi e lunghi, saldi e forti movimenti.

Luca aveva lasciato la testiera del letto, aveva rizzato il torso spingendo la schiena contro il petto del compagno e con la braccia spinte in dietro, carezzava le cosce e il sedere dell'uomo che lo stava prendendo.

"Oh, Giuliano, mi piaci!" gli sussurrò quando le loro labbra si staccarono.

"Anche tu mi piaci, Luca." gli disse l'uomo continuando a prenderlo con gusto crescente.

"Tu sì che ci sai fare... così... senza fretta... forte e gentile... oh, Giuliano, è troppo bello!"

"Non abbiamo fretta, no? Resti qui fino a domattina, vero?"

"Sì... e non veniamo subito... godiamoci questa bella scopata, Giuliano, godiamocela a lungo..."

L'uomo non poteva chiedere di meglio. Non gli erano mai piaciute le cose fatte in fretta, tanto più quando aveva la fortuna di trovarsi con qualcuno che gli piaceva come Luca. Il giovane medico, oltre ad avere un bel corpo, a saperci fare a letto, gli era molto simpatico, aveva un carattere gradevole.

Prima di venire, si staccarono, Giuliano sedette sul letto con la schiena appoggiata alla testiera, le gambe larghe, e Luca gli sedette fra le gambe e si appoggiò con un fianco sul suo petto posandogli la testa su una spalla. Giuliano lo abbracciò e lo carezzò lieve.

"Sto bene, così, con te." sussurrò Luca.

"Sì, anche io. Oggi, quando ho deciso di... provarci con te, avevo un po' paura che tu reagissi male. Specialmente quando ho visto la tua espressione stupita."

Luca ridacchiò: "No... ero stupito solo perché io già da un po' avevo voglia di te, ma mi pareva che con te non ci fosse nulla da fare. Sai, un medico può avere, per certi aspetti, più facilità di altri nel fare un approccio, però deve anche stare molto attento. Se il paziente lo denuncia... può anche rischiare di essere radiato dall'albo."

"Tu non ci hai mai provato con un tuo paziente?" gli chiese Giuliano.

"No, mai. E nessun paziente mai ci aveva provato con me, prima di te oggi."

"Io mi sono deciso a provarci con te perché avevo notato che avevi un'erezione... ti capita spesso, mentre visiti?"

"No, non spesso, ma a volte sì. Però, vedi, come sostituto di un altro medico, devo stare doppiamente attento. Io credo che sia sempre più saggio separare la vita lavorativa da quella affettiva."

"Per fortuna, allora, non sei stato saggio con me." gli disse con un sorriso Giuliano.

Ripresero gradualmente a fare l'amore, con calma, con piacere, interrompendosi di nuovo quando uno dei due era troppo vicino all'orgasmo e parlando lungo le soste di loro stessi, di quello che sentivano, che speravano. Quando finalmente si lasciarono andare all'orgasmo, era ormai notte fonda. Si addormentarono abbracciati, contenti, soddisfatti, finalmente sazi.

La mattina Luca fece la doccia con Giuliano, poi fecero colazione e andarono al lavoro, dandosi appuntamento di nuovo per il tardo pomeriggio. Si rividero quasi tutti i giorni, finché Giuliano propose a Luca di andare a vivere con lui: entrambi sentivano di essere innamorati. Luca accettò volentieri.

Restarono assieme per ben nove anni. Ma verso l'ultimo anno, benché continuassero ad avere sesso regolarmente e con piacere, la loro vita in comune stava diventando sempre meno gradevole, si sentivano diventare sempre più estranei. Giuliano se ne rese conto e cercò di porvi rimedio, ma non ci fu nulla da fare. Per quanto l'uomo ne sapeva, Luca non aveva un altro uomo, né avventure, si era semplicemente adagiato in una routine che però lo soddisfaceva sempre meno.

Così nel 1989 Luca aveva deciso di lasciare Giuliano.

Quando l'uomo ebbe raccontato questo a Valerio, il giovanotto commentò: "Da quello che mi dici, pare che siano sempre stati gli altri a lasciare te. Tu hai sempre fatto del tuo meglio per tenere in piedi le tue relazioni."

Giuliano sorrise: "Però tu hai solo sentito la mia campana. Chissà come l'hanno vissuta i miei partner. Probabilmente non ho saputo dare loro quello di cui avevano realmente bisogno."

Valerio notò: "Tu insisti sempre molto sul fatto di dare, più che non ricevere."

"Beh, io credo che in un rapporto di amore, di vero amore, ognuno deve preoccuparsi più di quello che dà che non di quello che riceve. Questo non solo sul piano del piacere fisico, ma anche per quanto riguarda il rapporto quotidiano fra i due. Credo che spesso una relazione finisca perché uno dei due comincia a pensare a quanto l'altro non gli dà, piuttosto che pensare a quanto lui non dà all'altro."

"Forse hai ragione. Ma, in fondo, non siamo tutti un po' egoisti? E non è naturale esserlo?"

"L'egoismo può essere anche naturale, non so, ma certamente è il contrario dell'amore. Come pure la gelosia è il contrario dell'amore."

"Eppure si dice che chi non è geloso, non ama veramente." gli fece notare Valerio.

"Sì, lo so che si dice così, ma a mio parere è completamente falso. Proprio perché amore è donazione, mentre gelosia è pretesa: sono due opposti. Inoltre la gelosia è mancanza di fiducia, quindi, mancando la fiducia, manca anche il rispetto. La gelosia è possesso, non donazione. Pretendere di possedere un altro è, di nuovo, una mancanza di rispetto."

"Ma se l'altro ti mette un cornetto, e magari più d'uno, come puoi non essere geloso?" gli chiese Valerio.

"Se mi mette un cornetto, ma attenzione, non se io sospetto che lo faccia, ma solo se realmente lo fa, devo cercare di capire perché, prima di giudicare. Ma per questo ci deve essere completa sincerità da parte di tutti e due. Se se ne capisce il motivo, si può forse rimediare e fare in modo che non succeda più. E allora un cornetto non ha nessun peso. Certo, sarebbe meglio risolvere il problema prima che si presenti... ma forse il problema pareva non esistere prima che ci fosse quel cornetto."

"Completa sincerità, dici. Quindi secondo te perché una coppia possa durare a lungo, è importante che i due siano sinceri l'uno con l'altro."

"Sì," rispose Giuliano, "è non solo importante, ma essenziale. E deve essere sincerità totale, e non solo riguardo ai fatti, ma anche e soprattutto riguardo a quello che si sente, che si prova."

"Non pensi che ognuno abbia diritto a una piccola parte tutta sua, solo per se stesso, a un qualche segreto?" gli chiese Valerio.

"No, perché questa parte tutta sua, questo segreto, è come un buco su una struttura portante: di lì gradualmente si apre una crepa, e prima o poi tutto crolla. Credo che Luca, per la sua parte di colpa della nostra separazione, abbia appunto tenuto una parte solo per sé, una parte segreta, per cui io non ho potuto fare o dargli quello che era necessario."


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