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una storia originale di Andrej Koymasky


SECONDA GIOVINEZZA CAPITOLO 8 - IL RAGAZZO DEL GAS

Erano al buio, stesi fianco a fianco. Avevano indosso solamente due leggeri pigiami di cotone, sotto cui non indossavano niente. Giuliano aveva prestato uno dei suoi a Valerio. Si erano cambiati in bagno, perciò nessuno dei due aveva ancora visto il corpo nudo dell'altro. Senza dirlo esplicitamente, Giuliano aveva preferito così, perché sapeva quanto lui stesso, e il suo ospite, desiderassero l'altro, avessero voglia di fare l'amore con l'altro. Era meglio non aggiungere esca al fuoco.

Erano al buio e s'erano già dati la buona notte almeno tre volte. Ma nel buio, la voce di Valerio, come le altre volte, chiese sottovoce: "Dormi?"

"Non ancora."

"Io... io ce l'ho ancora duro."

"Anche io, ma..."

"Sì, d'accordo, ma! Mica ti sto chiedendo di... di farlo, no? Però..."

"Però?" lo incoraggiò Giuliano.

"Però non riesco ad addormentarmi. L'idea di stare a letto con te, che ce l'abbiamo duro tutti e due... Ma che abbiamo deciso di non farlo..."

"A dire la verità l'ho deciso io, non tu."

"Beh, ma io l'ho accettato, no? Perciò è come se l'avessi deciso anche io, no?"

Giuliano sorrise. Poi chiese: "Ti costa tanto?"

"No... beh, un po' sì"

"Anche a me, sai? Ma capisci perché penso che sia meglio così, almeno per ora?"

"Forse. Comunue mi piace anche solo essere stato accolto nel tuo letto."

"Ti accontenti?"

"Almeno per ora." rispose ridacchiando Valerio.

"In fondo è una specie di compromesso."

"Cosa?"

"Stare così. Non volevo dirti: vieni da me e scopiamo; ma neanche: ciao, ci vedremo uno dei prossimi giorni. E perciò..."

"Sì, l'avevo immaginato."

"Ah, bene."

"E anche per quello hai fatto in modo che ci cambiassimo ognuno per conto suo in bagno."

Giuliano apprezzò l'intelligenza del giovanotto: "In parte sì." ammise.

"Solo in parte?"

"Non hai pensato che potesse essere perché non mi piaceva ancora farmi vedere nudo da te? Dopotutto il mio corpo non è più giovane, fresco e bello come il tuo. Come credo che sia il tuo."

"No, a questo non ci credo. Non credo proprio che tu possa vergognarti del tuo corpo. Non ti faccio così vanesio."

"Magari, invece, sono davvero un po' vanesio." controbatté Giuliano.

"Nooo, non tu."

"Mi stai idealizzando?"

"No, ti sto cominciando a conoscere. Io sono un po' vanesio, non tu."

"Ah davvero? Davvero lo sei?"

"Solo un po', ma credo di esserlo. Mi piace che il mio uomo apprezzi quello che vede."

"Questo non è essere vanesio. Mi pare naturale. Comunque, per quel poco che si vede, ho l'impressione che tu abbia un bel corpo. Il viso è bello, le tue mani sono molto belle, e sei proporzionato, ti muovi con grazia virile ed eleganza. Comunque tutto questo diventa secondario, quando ci si ama."

"Sai, pensavo... con te forse si può arrivare all'amore anche senza passare attraverso la fase dell'innamoramento."

"E questo è bene o è un peccato?"

"Né l'uno né l'altro. È, e basta. L'importante è amarsi, non essere innamorati. Non è così che dicevi?"

"Sì, è vero."

Tacquero a lungo, poi questa volta fu Giuliano che chiese: "Dormi?"

Valerio ridacchiò: "Macché. Non ci riesco proprio. Però sto bene, sono totalmente rilassato. Mi piace stare qui, con te."

"Totalmente? Anche lì?" gli chiese Giuliano maliziosamente.

Valerio ridacchiò di nuovo: "Totalmente... escluso lì. Non vuole proprio abbassare la testa, poveretto. E il tuo?"

"Dritto come un fuso, ancora. Ma prima o poi si arrenderà, spero."

"Anche tu hai voglia."

"Sì, te l'ho detto che mi piaci, no?"

"Non mi era mai capitato, prima."

"Cosa?"

"Aver voglia, stare in letto con uno che ha voglia, e non fare niente. Di solito ci si salta addosso e si scopa come conigli."

"E ti dispiace?"

"No. Perché quando lo faremo sarà anche più bello. Lo faremo, no?"

"Certo che lo faremo. Prima o poi. E scoperemo anche come conigli; prima o poi." concesse Giuliano facendo un ampio sorriso nel buio della stanza, anche se l'altro non lo poteva vedere.

"Molto bene. A te piace scopare, no?"

"Certo che mi piace."

"A te piace... a te piace metterlo, vero?"

"Un po' più che prenderlo, ma posso fare di tutto. E a te?"

"Di più prenderlo, ma anche a me piace fare di tutto. Beh, almeno per quello, siamo giusti uno per l'altro."

"Certo che se facciamo questi discorsi, non è che si facilita l'ammaina bandiera." fece notare Giuliano, ridacchiando, al suo amico.

"Sì, però mi piace poter parlare chiaramente anche di questo, senza falsi pudori."

"Di questo non ho mai nutrito il minimo dubbio."

"Ti dà fastidio fare questi discorsi?"

"No, per niente."

"Ottimo. A me piace anche succhiarlo... e bere tutto. E a te?"

"Pure. T'ho detto che mi piace tutto, no?"

"Beh, sai, tanti lo dicono e poi, invece... Ti andrebbe di prendermi una mano, adesso?"

Giuliano non rispose. Sentiva il dorso della mano di sinistra di Valerio sfiorare il dorso della sua destra. La mosse e intrecciò le dita con quelle del giovanotto. Valerio strinse lievemente, in segno di apprezzamento.

"Quel giorno, in autobus, tu hai avuto modo di sentire a tuo agio come ce l'ho. Io invece ancora non so niente del tuo..." disse a un tratto Giuliano.

"Vuoi sentirlo, adesso?"

"No, è meglio di no. Sennò chi mi ferma più."

"Io no, di sicuro."

"Appunto. E poi, dopo tutto, non ha molta importanza. C'è chi dà peso alle dimensioni, non io. Basta che ci sia e che funzioni bene."

"Il tuo, comunque, m'ha dato l'impressione di essere della dimensione giusta. E anche della giusta consistenza. T'è venuto duro in quattro e quattr'otto, appena ho cominciato a palpartelo." notò con voce bassa Valerio.

"Anche tu ce l'avevi duro?"

"Eccome! Appena ho sentito che il tuo stava diventando duro, il mio s'è svegliato. Tu riesci a venire due volte?"

"Quando sono su di giri, sì, senza problemi."

"Molto bene."

"A me piacciono i lunghi preliminari... e non separarsi né mettersi a dormire appena si è venuti."

"Molto bene. Anche a me."

"E mi piace anche farlo non solo a letto, ma dove capita, per casa."

"Molto bene. E a me piace anche farlo all'aperto, nella natura. È molto bello."

"Sì, è vero."

"L'unico con cui ho potuto farlo all'aperto, fino a ora, è stato con Denis."

"Vedremo di farlo anche nella natura, se troviamo il posto adatto."

"Certo."

Quando, dopo un altro lungo silenzio, Valerio chiese sottovoce: "Dormi?" Giuliano non rispose. Valerio restò in ascolto e sentì il respiro calmo e regolare dell'uomo. S'era addormentato. Per un attimo il giovanotto provò la tentazione di approfittarne per toccare in modo intimo l'altro, ma desistette. E fece bene, perché in realtà Giuliano non stava dormendo, fingeva, proprio per vedere se Valerio ne avrebbe approfittato.

Il mattino dopo suonò la sveglia, si alzarono, poi, mentre facevano colazione, Valerio confessò all'altro la tentazione che aveva provato e come, anche se un po' a malincuore, avesse rinunciato. Allora anche Giuliano gli disse che aveva finto di essersi addormentato, proprio per vedere come avrebbe agito Valerio.

"Se t'avessi toccato... ti saresti incazzato?" gli chiese Valerio.

"No, per niente. Avrei solo imparato a conoscerti meglio. Comunque, ho apprezzato molto che tu non l'abbia fatto, e che stamattina m'abbia detto che ne avevi avuto voglia."

"L'hai detto tu, no, che si deve essere onesti e sinceri, per costruire una vero rapporto di amore. E a questo punto io, anche se continuo a volere aver sesso con te, voglio anche riuscire ad avere il tuo amore."

"Se continuiamo così, credo proprio che verrà, e pure piuttosto presto. Mi pare che siamo sulla buona strada."

"Ma io ho anche una voglia sempre più forte di scopare, Giuliano. Non so se riuscirò ad aspettare a lungo."

"Credi di non riuscire ad aspettare... poco più di dodici ore?" gli chiese con un lieve sorriso l'uomo.

"Vuoi dire che stasera..."

"Anche io non credo che riuscirei a resistere di più. Stanotte verso le tre mi sono svegliato e... quasi quasi t'avrei voluto svegliare per farlo..."

"Mi piacerebbe essere svegliato perché stai cercando di mettermelo dentro... Denis qualche volta lo faceva. Era bello."

"Anche se io non sono il tuo Denis..."

"Mica sei geloso di lui, no? Se ti da fastidio, smetto di parlarne."

"Ma no! È logico che per te Denis sia importante: non solo eravate innamorati, ma è stato il tuo primo uomo. Con me puoi parlarne quando e quanto vuoi. Solo voglio che ti sia chiaro che non puoi e non devi cercare lui in me."

"No, certo, tu sei molto diverso, tu sei Giuliano, e io adesso sono interessato solo a Giuliano. Però sono contento che non ti dia fastidio se parlo di Denis: non riuscirei a estrometterlo dal mio cuore."

"Non c'è nessun motivo per farlo. Anzi, mi pare molto bello che tu ne tenga vivo il ricordo dentro di te. Ma... con Denis non ci sono mai stati problemi? È sempre andato tutto bene?"

"Oh no, ce ne sono stati di problemi, ce ne sono stati. Non molti, non spesso, ma ce ne sono stati. Soprattutto per causa mia, perché ero ancora immaturo, ma a volte anche per causa sua. Però ci si voleva bene davvero, e si era sinceri, così siamo riusciti sempre a superare i nostri problemi e ogni volta, dopo, si stava anche meglio di prima, assieme."

"Sì, proprio così. Sai? Penso proprio che sono stato fortunato, quel giorno sull'autobus, a non averti mandato a quel paese."

Valerio sorrise. Dovette uscire, andare al lavoro. Sulla porta Valerio si girò, prese Giuliano fra le braccia e gli dette un lungo bacio. L'uomo lo contraccambiò con piacere.

"Mi chiedevo quando ti saresti deciso a baciarmi..." mormorò Giuliano.

"È da ieri sera che avevo deciso di dartelo prima di uscire di casa per andare a lavorare."

"Ah sì? E perché proprio in questo momento?" chiese Giuliano incuriosito.

"Perché adesso devo assolutamente uscire, se no faccio tardi al lavoro. Perciò non posso fare molto di più."

Giuliano ridacchiò: "Sì, però adesso t'è venuto duro... e si vede."

"Terrò la borsa qui davanti finché non si calma. Ciao, bello! Devo proprio andare. Aspettami, eh? Le ore non passeranno mai, oggi." disse Valerio e corse giù per le scale, senza prendere l'ascensore.

Giuliano era contento di essersi imbarcato in quella relazione con Valerio. Tornò in cucina a rigovernare e aveva un sorriso che andava da un'orecchia all'altra. Erano anni che non si sentiva più così bene. Quel ragazzo, o meglio quel giovanotto, era davvero qualcosa di speciale: aveva in sé la spensierata allegria e quel tanto di gradevole sfacciataggine che hanno gli adolescenti, e al tempo stesso la calma e calda maturità dell'uomo adulto. Si chiese come sarebbe stato fare l'amore con lui... Se anche quello andava bene, vedeva ben pochi ostacoli alla loro relazione.

Aveva appena finito di rigovernare e di mettere tutto a posto, quando suonarono alla porta. Andò ad aprire. Era l'uomo del gas, che veniva a prendere i numeri del contatore. In realtà, più che un uomo, era un ragazzo: non doveva avere più di ventitré, massimo venticinque anni. Ed era incredibilemnte bello!

Lo fece entrare e lo scortò fino al terrazzo dove era il contatore. Il ragazzo prese il numero poi, mentre riattraversavano l'appartamento, disse: "Ha una bella casa, signore. Vive da solo, qui?"

"Per il momento sì."

"Non è sposato?"

"No, no sono sposato... e tu?" gli chiese, più per abitudine che per altro.

"Io? No, nessuna intenzione di sposarmi. Mi piacerebbe poter vivere in un appartamento così."

"Da soli è anche troppo grande."

"No, non da solo. Con un buon amico. Magari... magari più grande di me. Magari... magari con uno come lei... signore. Lei non avrebbe per caso una stanza da... da affitarmi?"

Giuliano lo guardò incuriosito e il sorriso ammiccante del ragazzo gli fece capire dove quello volesse arrivare. Per un attimo pensò a Valerio e si disse che poteva provare ad adottare il suo "metodo".

"Qui con me? Ma se nemmeno mi conosci. Che ne sai se, dopo averti affittato una stanza, non mi vedi arrivare una notte in camera tua per qualcosa di un po' troppo intimo?"

"Non chiederei niente di meglio, signore. Lei è uno degli uomini più interessanti che abbia mai incontrato. E ne vedo tanta di gente, col mio lavoro. Allora, che ne dice?"

Giuliano rise: "Mi dispiace, ragazzo, ma sei arrivato piuttosto in ritardo. Sono già impegnato, ormai. Forse, se tu fossi arrivato in un altro momento, qualche tempo fa, t'avrei affittato volentieri una stanza, specialmente se tu fossi stato disposto a pagarla... in natura."

Il ragazzo sorrise: "E che ne direbbe allora di una... sveltina? Posso spendere un'oretta qui, se a lei facesse piacere."

Giuliano scosse il capo: "Te l'ho detto, sei arrivato in ritardo. Ma dimmi, lo svolgi sempre così tu, il tuo lavoro?"

"Qualche volta sì... e quando ci provo, di solito, mi va anche bene."

"Sono contento per te, ma questa volta t'è andata male."

"Neanche una sveltina?" insisté il ragazzo.

"No, neanche una sveltina. Anche se sei un ragazzo notevolmente bello e desiderabile. Ma come t'ho detto, sono già impegnato."

"Che peccato. Lei mi piace un sacco, è davvero un uomo arrapante. Comunque... mi piacerebbe un giorno potermi mettere con uno come lei, che anche se si trova a portata di mano merce fresca, appetibile e diponibile, resta fedele al suo ragazzo. Beh, io ci ho provato. Scusi il disturbo e... complimenti al suo ragazzo per essersi accaparrato uno come lei."

Sì, se non avesse avuto Valerio, avrebbe magari anche accettato la proposta di quel ragazzo. Era davvero molto bello. E probabilmente, uno così, avrebbe anche potuto essere più che gradevole, a letto. Eppure non aveva provato neppure per un momento la tentazione di fare qualcosa con il ragazzo del gas. Solo poche settimane prima ne avrebbe approfittato senza esitare.

Questo non poteva che significare una cosa: Valerio gli era già entrato nel sangue. Questa constatazione gli dette un caldo senso di piacere. Guardò l'orologio: erano le undici. Ancora almeno otto ore, poco più, prima di rivedere Valerio. Non sarebbero passate mai. Prese una decisione. Si vestì e uscì. Mancava poco a mezzogiorno e mezzo quando spinse la porta del negozio in cui lavorava Valerio. Dietro al bancone c'erano tre persone, un uomo disitinto che serviva un cliente a cui dava del "cavaliere", una giovane commessa che stava servendo una donna di mezza età e un'altra libera.

La commessa libera lo salutò con un ampio, gradevole sorriso: "Buongiorno, signore. Posso esserle utile?"

"Sì, grazie. Avete per caso uno di quegli orologi che ogni ora ricevono un impulso radio e sono sempre puntuali?" chiese come s'era preparato a dire.

Era un po' deluso, pensava di vedere Valerio, dietro al bancone. Ma poi pensò che, essendo un tecnico, forse lavorava nel retro. Già, perché non ci aveva pensato prima?

"Certo signore. Lo preferisce digitale o analogico?"

"Digitale, e con cifre grandi, se lo avete."

"Sicuro, attenda un attimo, signore." disse la ragazza e scomparve attraverso la porta del retro.

Mentre attendeva, chiedendosi come fare per vedere Valerio, questi comparve sulla porta del retro. Vide subito Giuliano e si illuminò in un grande sorriso.

"Giuliano! Questa sì che è una bella sorpresa. Che ci fai qui?"

"Sono venuto per... per compare un orologio radio-controllato."

"Potevi dirlo a me, te lo portavo io!"

"Volevo vederlo di persona, prima di comprarlo. Avevo proprio voglia di veder...lo, capisci?"

Valerio annui, sorrise e arrossì lievemente. Sì, aveva capito. La ragazza tornò con diversi orologi.

"Lascia, Caterina, mi occupo io di questo cliente, è un mio caro amico."

"Ah, bene. Non me l'aveva detto se no ti chiamavo io." rispose la ragazza con buona grazia.

Giuliano guardò gli orologi e ne scelse uno della Oregon Scientific.

"È un ottimo orologio e non costa troppo, hai fatto la scelta migliore. Aspetta che ci metto la pila."

"Posso... offrirti un caffè, Valerio?" gli chiese l'uomo.

"Devo chiedere al padrone... aspetta un attimo."

L'uomo che stava servendo al banco sollevò il capo: evidentemente aveva ascoltato la loro breve conversazione.

"Sì, Valerio, vai pure, tanto fra poco chiudiamo per la pausa pranzo. Fai che pranzare e torni dopo. E al signore, fai pure lo sconto D, dato che è un tuo amico."

Giuliano pagò e uscirono assieme. Appena in strada disse all'amico: "Non gliela facevo ad aspettare fino a stasera, Valerio. Avevo troppa voglia di vederti."

"A chi lo dici!? Non ho fatto che pensare a te, per tutta la mattina. M'hai fatto una bellissima sorpresa." gli disse il giovanotto con un sorriso radioso. "Perché non pranziamo assieme? Hai tempo, no?"

"Sì, certo."

Durante tutto il pranzo parlarono molto poco: non facevano che guardarsi e sorridere l'uno all'altro. Entrambi godevano quella imprevista vicinanza, anche se non potevano neanche tenersi per mano, lì in pubblico. Ma sotto il tavolo le loro gambe si sfioravano e di tanto in tanto premevano l'una contro quella dell'altro. Si sentivano avvolti in un unico bozzolo di complice felicità e di erotismo.

Valerio si chinò verso l'amico e sussurrò: "Stasera, quando vengo da te... scopiamo prima di fare cena?"

"Sì, certo."

"E... di nuovo anche dopo?"

Giuliano sorrise: "Non ti basta una volta?"

"No. Devo recuperare tutto il tempo che ho aspettato. Da quel giorno là sull'autobus... non l'ho mai fatto con nessuno."

"Davvero?"

"Certo. Aspettavo te."

"Ma se io t'avessi detto di no?"

"Un rischio da correre. Ma ero troppo preso da te per pensare a un altro."

"Io no, però."

"Lo so. L'importante e che tu lo sia adesso. Lo sei?"

"Lo sono sì. Stamattina è arrivato il ragazzo del gas a leggere il contatore e... e ci ha provato." gli sussurrò Giuliano. "Ma ha dovuto andarsene a bocca sciutta. Proprio non mi interessava."

"Era così brutto?"

"Al contrario, era proprio bello, più che desiderabile. Ma non per me, perché non eri tu!"

"Se lo facevi, io non l'avrei neppure sospettato."

"Se l'avessi fatto, non avrei potuto non dirtelo. L'avresti saputo da me."

"Davvero?"

"Davvero, sì. Se ci deve essere qualcosa di valido fra noi due, non ci devono essere segreti. Spero che tu sia d'accordo con me."

"Forse anni fa non sarei stato d'accordo con te, ma Denis mi aveva fatto capire che è proprio come dici tu. Con Denis sono sempre stato completamente sincero, come lui con me. Non abbiamo mai avuto segreti. Come voglio che sia con te."

"Molto bene, amore."

Valerio arrossì, poi a voce bassissima fece notare: "L'hai detto!"

"M'è scappato..." disse Giuliano, poi aggiunse: "Perché evidentemente è quello che comincio a sentire per te."


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