Giuliano guardava continuamente l'orologio. A volte si affacciava anche al balcone nella speranza di veder arrivare Valerio: non stava più nella pelle.
Ripensava all'oretta passata assieme a pranzo e a quanto gli aveva detto... l'aveva chiamato "amore"... Già... era vero, si sentiva innamorato del giovanotto, non poteva negarlo. Poiché aveva un buono spirito critico, soprattutto verso se stesso, si chiese come potesse essersi innamorato di Valerio in così breve tempo.
Lo stava cominciando a conoscere, è vero, ma gli pareva di essere tornato un ragazzo che si lascia guidare più dall'istinto e dalla speranza che non dal raziocinio. Ma dopotutto, era poi così sbagliato?
Con auto-ironia si disse che era entrato nella cosiddetta "seconda giovinezza". Ebbene, perché no? Capiva che basandosi più sull'istinto e sulla speranza che non sulla ragione rischiava di creare i presupposti per andare incontro a una delusione... ma dopotutto era disposto a rischiare.
Chi è che aveva detto che una persona che cessa di saper rischiare è morta spiritualmente? Non lo ricordava, ma lui si sentiva tutto meno che morto dentro. Anzi, grazie a Valerio si sentiva vivo più che mai e, almeno di questo, era grato al bel giovanotto.
Passando davanti a uno specchio si lanciò un'occhiata, quasi a verificare di essere in ordine. Non si trovava brutto, ma neppure bello; bello, lo era stato fino ad una ventina di anni prima, ma non ora. Si chiese allora come Valerio potesse trovarlo attraente. Poteva capire che lo considerasse attraente quando aveva cominciato a conoscerlo: a volte quello che si scopre dentro una persona fa sembrare più bello, o meno brutto, l'aspetto fisico di quella persona. Ma Valerio aveva detto di essersi sentito attratto da lui dal primo momento che l'aveva visto in autobus e che per quello aveva deciso di provare a palparlo in modo così... sfacciato.
È anche vero che magari lì per lì il ragazzo sperava solo in una scopata, non in una relazione, e per una scopata forse ci si accontenta di farla anche con qualcuno che non corrisponde pienamente ai nostri canoni estetici. Però no, almeno nella sua esperienza, proprio per una una scopata senza storie attaccate, di solito si cerca qualcuno che ci fa arrapare, qualcuno fisicamente bello, anche se magari dentro non c'è niente di bello né di buono.
Giuliano era immerso in questi pensieri, seduto nel sofà del soggiorno davanti al televisore spento, quando suonarono alla porta. Sobbalzò e guardò l'orologio: doveva essere Valerio. Il cuore prese a battergli a trecento al minuto, si alzò quasi precipitosamente e andò ad aprire con un radioso sorriso sulle labbra...
Era la vicina del quinto piano!
"Signor Giuliano, mi scusi se la disturbo..."
Sì che lo disturbava! Cercando però di non cambiare espressione e di restare cortese, Giuliano la salutò: "Oh, signora Maria, buongiorno."
Non le disse "no che non disturba" come forse lei si aspettava: Giuliano non era mai riuscito a essere ipocrita.
"Sto cucinando e mi sono accorta che ho finito il burro... mica ne avrebbe un pezzetto, per caso?" chiese la donna con un sorriso accattivante.
"Sì, dovrei averne. Quanto gliene occorre?"
"Mah... se ne avesse un etto..."
"Vado a vedere, attenda un attimo." disse Giuliano e andò verso la cucina.
La donna lo seguì e questo infastidì un poco Giuliano: le aveva detto di attendere, non di entrare. Dentro di sé fece spallucce. Purché si togliesse dai piedi in fretta, aveva poca importanza. Dopotutto la signora Maria si era sempre fatta in quattro per i conquilini, non meritava di essere trattata, né tanto meno giudicata, male. Aprì il frigorifero, ne trasse un pacchetto di burro ancora intero e glielo porse. Gliene restava abbastanza.
"Ecco, prenda, signora." le disse porgendoglielo.
"Oh, grazie, è anche troppo... Domani lo vado a comprare e glielo rendo, non si preoccupi."
"Non ha importanza, signora Maria, che vuole che sia un po' di burro." rispose Giuliano cercando di sospingerla, con gentilezza, verso l'uscita.
"È sempre così gentile lei, signor Giuliano. Io mi dico che è un peccato che lei viva qui da solo. Una persona gentile e buona come lei... E in un alloggio così grande..."
"Sto bene da solo, signora Maria. E comunque ho buoni amici, proprio solo non sono."
"Sì, ma... Non ha mai pensato magari di... affittare una stanza? Ci sono tanti studenti universitari che vanno in cerca di stanze da prendere in affitto, sa? E per lei sarebbe una compagnia, no?"
"No, un estraneo per casa... ci ho provato, ma non mi sento proprio di fare l'affittacamere, mi creda. Preferisco stare da solo." Erano arrivati sulla porta di casa. "Beh, signora Maria, mi stia bene, arrivederla." le disse cercando di mantenere un tono gentile.
"Mica dico un estraneo... Ci sono tanti bravi ragazzi, magari il parente di qualcuno che lei conosce... Vede, io per esempio ho un nipote che fa il primo anno di psicologia qui all'università, e i suoi vivono a Vercelli. Lo ospiterei io, ma sa, noi in casa siamo già in molti, non gli possiamo dare una stanza... È un bravo ragazzo, serio, gentile... Pagando la stanza, si capisce, e mica le darebbe nessun fastidio, sa?"
Ah, ecco che cosa voleva la signora Maria da lui, altro che il burro!
"Mi spiace, signora Maria, capisco che le farebbe piacere avere suo nipote vicino, ma... no davvero, non me la sento di affittare una stanza, mi dispiace."
"Beh, ci speravo proprio. Ma certo, se non se la sente... Domani le riporto il burro, signor Giuliano. Grazie, comunque." disse la donna e, salutatolo, prese le scale e finalmente se ne andò.
Giuliano guardò di nuovo l'orologio. Stava per richiudere la porta di casa quando sentì l'ascensore fermarsi al suo piano. Il cuore prese di nuovo a battergli a trecento al minuto. Attese. La porta dell'ascensore si aprì e comparve Valerio. Aveva una rosa dal gambo lungo in mano. Appena vide Giuliano si aprì in un luminoso sorriso e, andando verso di lui gli porse la rosa.
"Per me?" chiese l'uomo un po' incongruamente.
"Certo, questa è la seconda che ricevi, no?"
"Ti ricordi?" chiese Giuliano sentendosi arrossire lievemente e prendendo la rosa.
"Io ricordo tutto quello che mi hai raccontato." disse Valerio mentre entravano in casa.
Giuliano chiuse la porta e si girò. Valerio lo prese fra le braccia e gli chiese: "Ti posso baciare?"
L'uomo annuì e le loro bocche si incontrarono. Valerio gli posò un bacio lieve sulle labbra, sfregandole appena. Poi si staccò e lo guardò. Si sorrisero. Le loro bocche si unirono di nuovo e il bacio fu un po' più lungo e un po' più intimo. Ancora una volta si staccarono e si guardarono. Giuliano aveva ora una fortissima erezione e si sentiva un grande calore addosso. Un terzo, lungo, intimo bacio seguì: le loro lingue giocarono a lungo, ora l'uno ora l'altro suggeva la lingua o il labbro dell'altro. Valerio gli si addossò e Giuliano sentì che anche il giovanotto aveva una gloriosa erezione, che gli sfregò e premette contro.
"M'hai promesso che si faceva l'amore prima di cena..." mormorò il giovanotto a voce calda e bassa, seducente.
Giuliano annuì: "Sì, certo. Vieni di là?"
Valerio, tendolo per mano, lo seguì. "E di nuovo dopo cena, l'hai promesso." aggiunse mentre entravano nella camera da letto dell'uomo.
"Ti puoi fermare di nuovo qui da me, stanotte?" gli chiese Giuliano, posando la rosa sul ripiano del comodino.
"Speravo che tu me lo proponessi. Se ti fa piacere, certo che mi fermo." rispose il giovanotto cominciando a sbottonare la camicia dell'uomo.
Erano entrambi a petto nudo, le loro camicie giacevano a terra alle loro spalle. Giuliano carezzò il petto ampio, glabro e forte del giovanotto. Solo un lieve ciuffetto al centro lo adornava. Mentre Valerio gli carezzava la schiena, Giuliano si chinò e prese fra le labbra un capezzolo del bel ventisettenne, suggendolo, sfregandolo, leccandolo. Valerio sospirò contento. Giuliano passò all'altro capezzolo e lo mordicchiò lieve, poi lo baciò e succhiò per un poco. Valerio fremeva e carezzava i capelli dell'uomo.
Poi gli prese il viso fra le belle mani da pianista, lo fece sollevare e lo baciò di nuovo a lungo, profondamente, in bocca. Frattanto gli sfregava contro la patta la sua patta gonfia.
"Dio, Giuliano, come baci bene!" sospirò staccandosi un poco da lui.
"Anche tu..." mormorò emozionato l'uomo e soggiunse: "e sei così bello!"
"Ti piaccio? Anche tu sei bello, sai? Più di quello che pensassi. Mi piaci da morire. Sei contento di avermi qui, così, Giuliano?"
"Non lo senti?" gli chiese l'uomo facendogli palpitare contro la propria erezione che, benché entrambi avessero ancora i calzoni indosso, Valerio sentì più che distintamente.
"Sì che lo sento... Mi desideri?"
"Di più non potrei." gli rispose l'uomo, sentendosi lieve come da anni non si sentiva più.
Si sfilarono le scarpe senza staccarsi, senza chinarsi, trafficando con un piede contro l'altro. Finalmente scalzi, Giuliano condusse il giovanotto sul letto, dove si stesero, uno di fronte all'altro, e si abbracciarono di nuovo. Le mani di Giuliano si posarono sul sedere dell'altro, tirandolo a sé. Valerio si chinò e prese a titillare con le labbra e la lingua i capezzoli dell'uomo, che istantaneamente si inturgidirono, diventando sodi come due ceci.
Giuliano infilò una mano sotto la cintura dei calzoni del giovanotto, dietro, e sentì sotto di se una piccola, soda natica. La pelle era liscia e vellutata, piacevolissima da sentire al tatto. La carezzò, la palpeggiò, mentre Valerio si dava da fare sul suo petto nudo con entrambe le mani, le labbra e la lingua. Valerio ora titillava con la lingua l'ombelico dell'uomo, e frattanto le sue mani trafficavano con la cintura dei calzoni di Giuliano cercando di slacciarla.
Quando l'ebbe aperta, aprì a uno a uno i bottoni della patta e frattanto la sua lingua scendeva sotto l'ombelico. Valerio sentiva sotto le dita il rigonfio che i boxer dell'uomo racchiudevano. Gli fece calare i calzoni sulle anche, e finalmente posò il palmo della mano su quel rigonfio, carezzandolo ora lievemente, ora con un certo vigore.
Giuliano si stese sulla schiena. Valerio gli andò sopra a quattro zampe e scese a baciarlo di nuovo in bocca. Poi si rizzò un poco, gli prese i calzoni e finì di sfilarglieli. Giuliano sollevò un po' il bacino per facilitargli il compito, poi a sua volta cominciò a slacciare i pantaloni del suo amico. Valerio lo guardava sorridente e gli carezzava il petto e il ventre. Ora i due avevano indosso solo le mutande e le calze.
Giuliano fece stendere il ragazzo sulla schiena e gli si stese sopra, serrandolo fra le braccia e le gambe. Valerio gli prese nuovamente il volto fra le mani e lo baciò. L'uomo si sfregava sul corpo dell'altro, premendo la propria soda erezione contro quella di Valerio e carezzandogli con entrambe le mani il bel petto. Valerio fremeva e gemeva sottovoce, in preda a un crescente piacere.
Valerio afferrò con entrambe le mani l'elastico dei boxer dell'uomo e glieli fece calare giù. Poi a sua volta si fece calare le mutande così ora i loro membri duri si incontrarono senza più nessun ostacolo fra di loro.
"Giuliano..." invocò quasi il giovane uomo.
"Sì..." mormorò Giuliano guardandolo negli occhi con un lieto sorriso.
"Prendimi!"
"Sì, certo, ma non ancora. Non abbiamo fretta, no? A meno che... Hai fame?"
"Sì che ho fame! Ho fame di te. Ho fame di questo tuo bel salame, non lo sai?"
Giuliano ridacchiò: "Mica lo vorrai a fette, no?"
"No, lo voglio tutto intero! Comincia a farmelo assaggiare, dai... Fammi sentire che sapore ha, prima di mettermelo tutto dentro. Mettimelo in bocca."
"Fra poco. In questo ristorante bisogna avere pazienza, non lo sai?"
Valerio sorrise: "Da Giuliano, cucina genuina." scherzò.
L'uomo terminò di togliere le mutande al compagno, poi gli sfilò anche le calze. Lo voleva completamente nudo. Perciò gli tolse anche l'orologio dal polso.
"Ti voglio nudo come t'ha fatto mamma, via anche questo!" spiegò l'uomo posando l'orologio sul comodino.
"Ma anche io ti voglio tutto nudo, che credi?" sorrise Valerio e terminò di denudare completamente l'uomo.
Si stesero di nuovo, su un fianco, intrecciando le gambe e abbraciandosi. Ripresero a baciarsi. Giuliano impastava delicatamente ma in modo erotico le piccole e sode natiche dell'amico.
"Davvero hai voglia di mettermelo?" gli chiese Valerio.
"Lo sai che sono anni che non lo faccio più?"
"Sì, me l'hai detto. Ce l'hai proprio delle dimensioni giuste per me, e non vedo l'ora..."
"Impaziente come tutti i giovani."
"Ti dispiace?" gli chiese con fare civettuolo Valerio.
"Tutt'altro! È bello sentirsi desiderati."
"Siediti sul mio petto... fammelo assaggiare." l'invitò il ragazzo.
Giuliano, invece di fare quanto gli aveva proposto l'amico, gli si mise sopra a quattro zampe, al rovescio. Anche lui sentiva indosso una gran voglia di "assaggiare" finalmente il bel palo di Valerio. Tanto gli piaceva penetrare, altrettanto gli piaceva sentirsi in bocca un bel tocco di carne calda, palpitante, succosa.
Prima di prendelo in bocca, lo guardò da vicino: era ritto, perpendicolare al corpo del giovane uomo, era liscio, bello da guardare, di forma perfetta come tutto il corpo di Valerio. Scese con il capo e prese a lecchettarlo. Sentì le labbra dell'altro circondare la punta del proprio membro duro come granito, e la lingua giocare con il prepuzio e il glande. Emise un silenzioso sospiro di piacere e finalmente si tuffò e prese tutto il pene di Valerio in bocca, fino alla radice.
Uniti in un gradevolissimo sessantanove, presero a darsi piacere l'un l'altro. Giuliano pensò confusamente che era bello pensare a dare piacere all'altro senza curarsi del proprio, che comunque c'era ed era sempre più forte.
Nella stanza semibuia e silenziosa, si sentiva solo il lievissimo rumore dei loro respiri e dei risucchi: un suono quasi impercettibile eppure incredibilmente erotico, pensò Giuliano. Lentamente, senza staccarsi, si stesero nuovamente su un fianco, ognuno con la testa fra le gambe dell'altro, ognuno con la bocca piacevolemente piena della virilità dell'altro.
Valerio era sempre più eccitato. Sentiva l'odore del pube di Giuliano, un odore di pulito, ma non di sapone, un profumo di maschio e non di acqua di colonia. Lo trovava incredibilmente erotico. Con una mano carezzava il ventre e il petto dell'uomo, con l'altra gli impastava delicatamente i sodi testicoli.
Giuliano si stava dedicando con crescente piacere al bel membro del compagno e pensò, con un sorriso interiore, che anche quello di Valerio era della giusta dimensione per la sua bocca. Infilò un dito di piatto fra le natiche del compagno, frugò un poco e iniziò a massaggiarne ad arte il nascosto buchetto. Valerio mugolò con forza, senza smettere di succhiarlo, esprimendo il proprio piacere per quella nuova manovra.
Giuliano aveva avuto altri ragazzi che ci sapevano fare a letto quanto Valerio, anche se non di più, eppure in quel momento pensò che forse aveva finalmente trovato il ragazzo giusto per lui. A parte il suo corpo che gli sembrava molto bello, a parte il suo carattere un po' sbarazzino, un po' sfrontato, un po' dolce, un po' tenero, che cosa era che lo attraeva con tanta prepotenza verso quel ragazzo? si stava chiedendo l'uomo.
Non avrebbe saputo darsi una risposta e si disse che dopotutto non era quello il momento di pensarci: ora voleva godersi a pieno Valerio e farlo godere a pieno. Ma prima di lasciarsi andare di nuovo ed esclusivamente alle grate sensazione dell'eros, un ultimo pensiero traversò la sua mente: era davero fortunato a essere stato agganciato da Valerio!
Dopo aver cambiato più volte posizione, spaziando con i loro corpi sull'ampio letto matrimoniale, alternando baci, carezze, e unendosi ancora e ancora nel piacevole sessantanove, Valerio prese fra le mani il membro durissimo e lucido di saliva dell'uomo e, guardandolo dritto negli occhi, gli disse:
"Giuliano, ti prego... non resisto più, io. Anche a me piacciono i lunghi preliminari, però..."
L'uomo sorrise e annuì. Si sporse un po' fuori dal letto, aprì il cassetto del comodino e ne estrasse un preservativo e il flacone del gel lubrificante. Valerio si aprì in un ampio sorriso e glieli tolse di mano. Strappò la bustina del preservativo, lo estrasse, e lo applicò sul membro forte e ritto dell'uomo, aiutandosi con le dita e le labbra, finché ve l'ebbe sistemato completamente nel giusto modo. Poi si fece colare un po' di gel sul palmo della mano e lo spalmò su tutta la superficie del trasparente e sottile preservativo. Infine, preso ancora un po' di gel, se lo applicò fra le natiche.
Giuliano lo lasciava fare, guardandolo sorridente e pensando che davvero Valerio era molto bello. Pensava anche che non avrebbe mai pensato, fino a pochi giorni prima, che un ragazzo di ventisette anni, così bello, potesse desiderare così tanto darsi a lui. Sì, davvero si sentiva fortunato.
"A me piace farmi prendere da davanti... Va bene a te?" gli chiese Valerio quando tutto fu pronto.
Giuliano annuì. Valerio spalancò le gambe e se le ripegò sul petto. L'uomo scivolò sulle ginocchia davanti al ragazzo, gli prese le gambe e se le fece poggiare sopra le spalle. Valerio prese con una mano il membro dell'uomo e lo guidò verso la meta, man mano che Giuliano muoveva in avanti il bacino. E finalmente la punta del membro dell'uomo si posò sull'avida rosetta di carne. Giuliano si fermò per un momento.
"Ti sto per prendere, Valerio..." disse, quasi a prolungare ancora un po' quell'attesa.
"Sì, dai..." disse con voce lievemente roca il giovane.
"Davvero lo vuoi?"
"Sì, tutto!" rispose Valerio annuendo vigorosamente.
Allora, finalmente, Giuliano iniziò a spingere. Sentì la rosetta di carne iniziare a dilatarsi per accoglierlo, e man mano un sorriso radioso si dipingeva sul volto del ragazzo. Applicando una pressione costante, senza spinte né strattoni, sentiva le porte del piacere aprirsi per accoglielo. Il glande era già completamente annidato nelle calde carni del ragazzo. Vi fu una brevissima resistenza quando la corona del glande oltrepassò lo sfintere, poi il membro di Giuliano scivolò nel caldo, accogliente canale in una lenta ma sicura avanzata.
Giuliano mosse impercettibilmente il bacino, in modo di far sfregare la sua dura colonna di carne, nell'avanzata, sulla prostata del bel ragazzo. L'accentuarsi del sorriso di Valerio gli confermò che aveva compiuto la giusta manovra e anche lui sorrise in risposta. E finalmente, dopo pochi istanti, Valerio sentì i peli del pube dell'uomo e i suoi testicoli premergli contro le natiche sode.
"Ahhh.." sospirò lieve, "Sei tutto dentro, vero?"
"Sì. Ti piace?" gli chiese Giuliano in un sussurro.
"Da morire! Dai, dai Giuliano!" lo incitò con voce piena di libidine, carezzandogli il ventre e il petto, le forti cosce e le braccia.
Giuliano finalmente iniziò a muoversi avanti e dietro, lentamente ma con vigore, facendo in modo di massaggiargli la prostata a ogni movimento.
"Sì, così... Dio che bello! Dio che bello!" mormorò sottovoce il ragazzo, facendo palpitare l'ano ogni volta che Giuliano si ritraeva da lui e rilassandosi a ogni affondo.
A Giuliano il sorriso luminoso con cui Valerio lo stava accogliendo dentro di sé dette un piacere incredibile. Spesso i suoi ragazzi, pur gradendo la penetrazione e godendola, esprimevano il proprio piacere con smorfie che, a un osservatore esterno, sarebbero sembrate più di dolore, o di fastidio, che di piacere. Erano molto rari i ragazzi che manifestavano il proprio piacere con una tale espressione di gioia sul volto. E questo, pensò Giuliano, era incredibilmente bello ed eccitante.
Man mano che il piacere aumentava nel corpo di Giuliano, l'uomo, inconsciamente, aumentava il ritmo e la forza delle sue penetrazioni. Il suo respiro diventava più breve e più profondo, come pure quello di Valerio. A volte il ragazzo chiudeva gli occhi, quasi ad assaporare meglio le emozioni che quella forte cavalcata gli stava provocando, a volte invece li apriva e li fissava negli occhi dell'uomo che vi leggeva dentro un profondo senso di gratitudine.
"Oh, Valerio, quanto mi piaci!" mormorò l'uomo continuando a prenderlo con forti e profonde spinte.
Il ragazzo notò con piacere che non aveva detto "quanto mi piace" ma "quanto mi piaci" e ne fu lieto. Giuliano stava godendo non tanto quella bella fottuta, ma lui, tutto intero. Purtroppo, pensò il ragazzo, questo era abbastanza raro. Non di rado i suoi partners, più o meno occasionali, gli avevano detto che gli piaceva il suo culetto, che gli piaceva fotterlo, ma quasi mai che gli piaceva "lui", lui come persona, come amante, come compagno. Ma Giuliano, già quella prima volta, glielo aveva detto chiaramente.
Valerio si rese conto che l'uomo stava rapidamente avvicinandosi al punto senza ritorno e per un attimo ebbe la tentazione di chiedergli di non venire ancora, per prolungare la bellezza di quella loro prima unione. Ma poi si disse che dopo cena ci sarebbe stato il bis, e che perciò poteva anche non chiedere al suo compagno quel sacrificio. Anzi, si dette da fare per accelerare l'orgasmo dell'uomo, tanto più che sentiva approssimarsi anche il proprio.
Infatti dopo poco sentì tutto il corpo di Giuliano vibrare come la corda di un arco dopo che ha lanciato la sua freccia, e finalmente l'uomo gli si spinse dentro con maggiore vigore, si chinò su di lui e lo baciò in bocca, stringendolo con vigore fra le braccia e lo sentì scaricarsi nelle sue calde profondità. Allora anche il membro di Valerio eruttò fra i due ventri compressi.
Restarono per lunghi attimi immobili, solo le loro lingue ancora vivaci e infaticabili, attendendo nella calma dorata del dopo-orgasmo che i loro cuori e i loro respiri ritrovassero il ritmo normale.
Quando finalmente si staccarono abbandonandosi l'uno a fianco dell'altro, le loro membra ancora intrecciate, i loro membri che lentamente tornavano a riposo, quasi all'unisono emisero un lieve, lungo, basso sospiro.
"È stato fantastico..." sussurrò Valerio.
"Sì, davvero."
"Comincio a sentire un po' di fame..."
"Ancora?" gli chiese celiando Giuliano.
"Di cibo, per ora. Questa di fame, per il momento, l'hai appagata." gli disse il ragazzo carezzandogli una guancia.
"Bene, allora rivestiamoci e andiamo in cucina. Mi metto subito a preparare una buona cenetta." gli disse l'uomo, sollevandosi sul letto.
"No, restiamo nudi. Mi piace guardarti, mi piace guardare il tuo corpo nudo."
"Mica è bello come il tuo." si schermì Giuliano.
"Ma il mio lo conosco già. Quello del mio uomo non ancora." gli rispose Valerio con dolcezza.
"Come vuoi tu, amore."
"L'hai detto di nuovo!"
"Sì, lo so. Dopo che m'era sfuggito di bocca oggi a pranzo, ci ho pensato su tutto il pomeriggio. Ho concluso che mi sto davvero innamorando di te."
"Anche io, anche io. Da quando ti conosco non faccio che pensare a te. Anche al lavoro si sono accorti che qualcosa era cambiato, hanno capito che sono innamorato."
"Al lavoro sanno di te?"
"Sì, lo sanno. Anzi, Caterina ha anche capito che sei tu quello che m'ha fatto perdere la testa. Ha detto che sei un gran bell'uomo e mi ha fatto i complimenti."
Giuliano arrossì un poco e sorrise.
"I tuoi amici, i tuoi vicini sanno di te?" gli chiese allora Valerio, sapendo che praticamente era come se Giuliano non avesse una famiglia.
"Qualche amico sì, qualche amico no. Quanto ai vicini... non lo so, ma probabilmente sì, dato che da anni non hanno visto mai entrare una donna qui da me. Non hanno mai fatto allusioni e tanto meno battute, ma credo proprio che se lo immaginino, almeno alcuni."
Andarono a preparare la cena, poi mangiarono, chiacchierando allegramente e scherzando, prendendosi di tanto in tanto amabilmente in giro l'un l'altro come due ragazzetti.
Poi tornarono sul comodo lettone e ripresero a fare l'amore.