Dormivano tutti e due completamente nudi, stesi sul fianco sinistro, Giuliano dietro a Valerio, addossato a lui e tenendolo semiabbracciato, come avevano preso l'abitudine di fare da quando Valerio si era trasferito stabilmente a casa di Giuliano.
Entrambi avevano il volto disteso in un'espressione serena. Stavano veramente bene assieme. Nei pochi mesi da che Valerio si era trasferito da Giuliano, s'erano rapidamente e piacevolmente adattati l'uno all'altro e ai necessari cambiamenti che sopravvengono quando si passa da una vita da single a quella di coppia.
La sveglia trillò. Valerio si svegliò un attimo prima di Giuliano. Stese il braccio per spegnerla e si spinse contro il corpo dell'amante.
"Ciao, amore." gli sussurrò Giuliano in un orecchio su cui depose piccoli baci.
"Ciao, bello!" gli rispose Valerio allegramente.
"Mi dici bello perché sei girato dall'altra parte e non mi vedi." lo celiò l'uomo, carezzandogli il bel petto liscio ed ampio.
Valerio si girò sull'altro fianco, allontanandosi così un poco dal corpo del suo amante.
"Ecco, adesso ti guardo, adesso ti vedo. Ciao, bello!"
"Andiamo a fare la doccia, amore?"
"Sì, andiamo. Ma prima dimmi: quanto mi ami?"
"Tanto così." fece Giuliano lasciando un centimetro di spazio fra indice e pollice.
Solitamente invece allargava le braccia. Valerio lo guardò un po' sorpreso, chiedendosi dove fosse lo scherzo: aveva presto imparato a capire che Giuliano scherzava assai spesso.
"Così poco?" gli chiese fingendosi corrucciato.
"Ma che hai capito? Dal pollice all'indice, ma girando dall'altra parte e traversando tutto l'universo!"
"Allora manca ancora lo spazio fra pollice e indice. Anche se è solo un centimetro."
"Questo perché nessuno è perfetto, ma spero che questa distanza arrivi a zero, prima o poi."
Si alzarono, fecero la doccia, mangiarono la colazione assieme, poi si vestirono. Valerio andò al lavoro. Prima di uscire, Giuliano lo spinse contro la porta, gli si addossò e lo baciò con calore.
"Quando fai così, mi fai venire voglia di bigiare il lavoro... e di tornare a letto."
"Lo so. Ma è solo perché, prima che affronti il mondo esterno, in questo modo ti puoi portare via qualcosa che ti tenga compagnia." gli disse l'uomo con un sorriso. "Ma adesso vai, o fai tardi. Ciao amore!"
"Ciao, bello! Ci vediamo a pranzo, come al solito? Puoi venire, oggi?"
"Sì, lavoro solo un po' nel pomeriggio, oggi. Devo fare soltanto un ultimo collaudo, prima dell'inaugurazione."
Aspettò che arrivasse l'ascensore, fece un ultimo cenno di saluto e lanciò un sorriso al suo ragazzo, poi rientrò in casa. Mise in ordine le poche cose che Valerio aveva lasciato fuori posto, andò a rigovernare in cucina, poi passò di stanza in stanza con l'annaffiatoio per dare acqua alle piante.
Quando ebbe finito tornò in cucina e prese la lista della spesa. Scese per andare al supermercato. Giunto all'ingresso del palazzo in cui abitava, guardò nella cassetta delle lettere se ci fosse posta: non c'era nulla.
Una voce alle sue spalle lo fece lievemente sobbalzare: credeva che non ci fosse nessuno lì con lui.
"Buon giorno, signor Giuliano!"
Riconobbe la voce della signora Maria. Si girò e la saluto con la sua consueta cortesia.
"Io sono arrabbiata con lei, signor Giuliano." gli disse la donna guardandolo dritto negli occhi con i suoi occhietti penetranti.
"Con me, signora Maria? E perché mai? Che cosa le ho fatto?" rispose l'uomo chiedendosi quale potesse essere il problema.
"Con lei, sì, proprio con lei. Quando le avevo chiesto se era disposto ad affittare una stanza a mio nipote Mattia, lei m'aveva risposto che non dava più stanze in affitto, e poco dopo invece l'ha affittata a quel Valerio Orsini! Questo davvero non me l'aspettavo, non da lei. Dopo tanti anni che si vive in questo palazzo, dopo tanti anni che ci si conosce! Mattia è un bravo ragazzo, e poi garantivo io per lui, no? Perché mi ha fatto questo?"
Giuliano da una parte fu sorpreso per quella sfuriata, dall'altra non sapeva che cosa risponderle. Non che fosse tenuto a giustificarsi, ma...
La donna interruppe il silenzio riprendendo le sue recriminazioni.
"No, proprio non me l'aspettavo da lei. Che ha quell'Orsini di speciale che non ha il mio Mattia, eh? Perché a quello ha dato una camera e al mio Mattia no?"
Giuliano, fra il seccato e il divertito, si disse che doveva rimetterla al suo posto. Lo infastidiva sopra a tutto che la donna preponesse al nome del suo amante l'aggettivo "quello", in cui sentiva un lieve accento di disprezzo.
"No, signora Maria, si sbaglia. Valerio non ha preso una camera in affitto da me. Non gli ho dato una camera."
"E come no? Lo fa mica dormire sul balcone, no?"
"Certo che no, dorme nel mio letto e fa l'amore con me ogni notte." sparò Giuliano guardando la donna e pregustandone l'espressione.
La donna lo guardava a bocca aperta, gli occhi sgranati.
Giuliano continuò, divertito: "Il suo Mattia, mica penso che me lo volesse mettere nel letto, no? Io sono gay, non lo sapeva?"
La donna parve riprendere controllo di sé: "Certo che lo so. Ma di certe cose non si parla, fra gente civile. E no, non sta a me mettere Mattia nel suo... letto. Ma proprio perché lei è così, e è una persona a modo, pensavo che mio nipote potesse trovarsi bene con lei, che se poi finivate sullo stesso... nella stessa stanza, erano affari vostri, mica miei. Anche il mio Mattia è... è come lei, non lo capisce?" concluse quasi sottovoce la donna.
Questa volta era Giuliano a guardarla a bocca aperta e con gli occhi sgranati. Le disse, esitante: "Beh... ma questo mica me l'aveva detto, a parte il fatto che comunque io ero già impegnato con Valerio."
"Certe cose non si vanno a dire in giro. Io mica chiacchiero di lei alle sue spalle. Nossignore. Sono affari suoi, mica miei. Però ero proprio contenta se un uomo a modo come lei si prendeva un po' cura del mio Mattia. Il ragazzo... dopo tutto gli manca una guida. I suoi non sanno niente di lui, o lo massacrerebbero di botte, specialmente mio fratello. E io sono una donna, anche se lui si confida un po' con me, mica posso... mica so... E Mattia ha bisogno di uno come lui con cui aprirsi."
"Ma non ha un ragazzo, il suo Mattia?" le chiese allora Giuliano.
"No, è troppo timido, credo. Oh, è un gran bel ragazzo, ma è troppo timido e troppo insicuro. Se solo lei l'avesse preso a casa sua, gliene sarei stata grata, mi creda."
"Mi dispiace, signora Maria, ma se questo discorso l'avessimo fatto prima che io conoscessi Valerio, chi sa? Ormai e troppo tardi, però, lo capisce."
"Se lei volesse... dopo tutto una stanza gliela potrebbe ancora dare, no? Dove sta non gli piace. Da lei starebbe meglio, sono sicura."
Giuliano pensò per un attimo. Da una parte l'insistenza della donna lo infastidiva lievemente, dall'altra la capiva ed era anche incuriosito.
"Signora Maria, non le posso dire di sì. Dovrei parlarne con il mio Valerio, soppesare con lui i pro e i contro, poi prendere una decisione. Anche se legalmente la casa è mia, di fatto non è più solo mia, ma anche di Valerio, perciò dovrebbe essere pienamente d'accordo anche lui, capisce?"
"Ma lei, signor Giuliano, lei sarebbe d'accordo?"
"Dovrei pensarci meglio; se fossi ancora da solo, la cosa non sarebbe stata del tutto impossibile. Però capisce che per me, ora, il parere di Valerio viene prima del mio."
"Sì, capisco, e le posso dire che è anche bello che lei la pensi così. Se però volesse provare a sentire il signor Valerio, prima di darmi una risposta... Io ci spero tanto, mi creda. Per il mio Mattia, qualsiasi cosa, povero ragazzo. È buono, Mattia, è un bravo ragazzo. Non darebbe nessun fastidio in casa, glielo garantisco, E logicamente pagherebbe per la sua stanza. È ordinato sa? E tranquillo. Non darebbe nessun fastidio, davvero. Ci prova a parlarne con il signor Valerio?"
Giuliano notò con piacere che Valerio non era più "quello", ma "il signor Valerio", ora, e sorrise dentro di sé.
"Non le posso garantire proprio niente di niente, signora Maria. Però ne parlerò con il mio Valerio, glielo prometto. Poi le darò una risposta. Ma se fosse negativa... non si arrabbi con Valerio o con me. Lei capisce che una coppia deve prima di tutto difendere la sua intimità, il suo equilibrio."
"Sì, certo, lo capisco. Mi faccia sapere qualcosa, per favore. Ah... ma non ne parli con mio marito, lui non sa niente di come è... di come è fatto Mattia."
"E di me? Sa qualcosa di me?" le chiese incuriosito Giuliano.
"Credo di no, ma non lo so. In casa mica se ne è mai parlato. Mica siamo gente ficcanaso e pettegola, noi. Mi faccia sapere qualcosa, per favore."
Quella sera stessa Giuliano ne parlò con Valerio. Il giovanotto come prima rezione disse, scherzosamente: "Meno male che sono arrivato prima io, allora! Cavolo, che culo!"
Giuliano sorrise: "Sì, è vero. Ma cosa ne pensi?"
"Hai detto che se non c'ero io, ci avresti forse pensato a dargli una stanza, no?"
"Ma tu ora per fortuna ci sei, e perciò io non posso più prendere una decisione come questa da solo."
"Per me, se ci avresti provato se eri da solo, perché non provarci lo stesso anche se ci sono io."
"Non vorrei che la sua presenza creasse problemi fra di noi. Pensa, per esempio, se il ragazzo si mettesse a fare la corte a uno di noi due?"
"Con me cascherebbe male, a me piacciono solo gli uomini più maturi di me, non i lattanti."
"Ma a me piacciono proprio i lattanti come te!" gli rispose Giuliano stuzzicandolo.
"Se tu pensi che potresti cadere in tentazione, allora rispondi di no. Se invece pensi che non c'è questo pericolo, rispondi che ci si può provare. Secondo me, poi, l'importante è che fra noi due ci si dica sempre tutto, specialmente se dovesse nascere un qualche problema di attrazione verso un altro. In due si può resistere meglio, non credi?"
"Però... se ci fosse anche questo Mattia, mica potremmo più andare in giro per casa nudi come ci piace fare."
"Forse no... o forse sì, se la cosa non crea problemi al ragazzo. Dopo tutto c'è parecchia gente che pratica il naturismo, no?"
"Il nostro non è nudismo, è... erotismo ambulante!" gli fece notare Giuliano ridacchiando.
"Sì, hai ragione." gli disse Valerio carezzandogli lieve il membro che subito rispose iniziando a palpitare e ingrossarsi.
"Vedi? Mica potremmo farlo, questo, se ci fosse quel ragazzo qui, o comunque in giro per casa. Capisci che per noi sarebbe, se non un sacrificio, una limitazione."
"E tanto meno questo, si potrebbe fare..." aggiunse Valerio con un sorriso biricchino, scivolando giù dalla sedia, inginocchiandosi fra le gambe del suo uomo e cominciando a leccargli e succhiargli il membro.
Giuliano gli carezzò i capelli e si abbandonò contro lo schienale della sua sedia, godendosi quelle piacevoli attenzioni, e pregustando il momento in cui Valerio gli si sarebbe seduto sopra a cavalcioni facendoselo scivolare tutto dentro. Come puntualmente accadde.
Dopo aver raggiunto entrambi un bellissimo orgasmo, ed essersi carezzati e baciati a lungo, Valerio, ancora seduto in grembo al suo uomo, gli disse: "È vero, non potremmo più fare l'amore così... dovremmo andare in camera nostra. Ma non credi che si potrebbe fare un sacrificio, per dare una mano a quel ragazzo? Io lo so, e credo anche tu, quanto è difficile crescere sapendo di essere gay e senza avere un amico, un esempio, un appoggio, no? Non credi che si potrebbe farlo, questo sacrificio?"
"Forse sì. E anche girare per casa vestiti."
"O anche solo un po' meno nudi. Dopotutto siamo tutti maschi, ci sarebbe comunque un discreto grado di libertà, se al ragazzo non crea problemi."
"Se non ha un ragazzo, e alla sua età, anche solo una parziale nudità potrebbe metterlo in crisi, fargli venire le voglie." obiettò Giuliano.
"Queste sono cose che possiamo discutere col ragazzo e regolarci in conseguenza, non credi?"
"Insomma, secondo te dovrei andare dalla signora Maria e dirle che suo nipote può venire a vivere con noi."
"No, le dici che forse la cosa si potrebbe fare, ma che prima di prendere una decisione, vorremmo conoscere il ragazzo."
"Bene, faremo così, allora."
Valerio lo baciò con tenerezza, e carezzandolo gli disse: "Lo sai che più ti conosco e più mi piaci?"
"Anche tu, amore. Ma se continui a baciarmi e carezzarmi così... lo senti che si sta svegliando di nuovo?"
"Sì che lo sento... e speravo proprio che si svegliasse."
"Ma non ho più venti anni, ne ho sessantadue! Dove la trovo tutta l'energia che vuoi da me?" protestò, ma sorridendo, Giuliano.
"L'età centra poco, lo sai meglio di me. Ci sono ventenni che dopo una scopata non riescono a fare la seconda se non passa almeno una giornata. E ci sono ottantenni che sono capaci di farne anche tre in fila. E tu fai parte di questa seconda categoria, e ti piace!"
"La categoria degli ottantenni?"
"Ma no, scemotto. La categoria che può avere anche tre orgasmi in fila. O con un minimo di riposo fra una e l'altra. Però, se vuoi che smetto, io smetto."
"No!" rispose prontamente Giuliano. "Ma questa volta ti voglio prendere sul tavolo, finché ci possiamo permettere questi lussi! Dai, vacci su e stenditi sulla schiena, che prima ti offro un po' di antipasto, poi vedo di farti passare la fame, almeno per un po'."
"Non potremmo saltare l'antipasto? Per quello abbiamo stanotte, no?" gli chiese Valerio mentre si stendeva sul tavolo della cucina e si tirava le gambe sul petto, offrendosi così al suo uomo e guardandolo con un sorriso allettante.
"Lo sai che a me gli antipasti piacciono molto, no?" gli rispose Giuliano fingendosi imbronciato, ma apprestandosi a soddisfare il suo amante.
"Piacciono molto anche a me, ma per questa volta..." cominciò a dire Valerio, poi emise un lungo "aaahhh..." pieno di piacere perché Giuliano glielo stava già spingendo nel caldo e accogliente canale.
Mentre lo prendeva con allegra spensieratezza, Giuliano si chiedeva da dove gli veniva tutta quella voglia e tutta quell'energia, che sincermente non sospettava di possedere. E quello che era meglio, non solo non si sentiva stanco o esaurito a causa dell'intensa attività sessuale che aveva da quando Valerio viveva lì con lui, ma al contrario si sentiva più vivo e pieno di energie che mai.
"Dimmi che ti piace..." gli suggerì l'uomo mentre gli stantuffava dentro con sommo piacere.
"Sì che mi piace, mio bel maschio!" gli rispose il giovane uomo carezzandogli il petto e stuzzicandogli i capezzoli ad arte. "E a te piace il mio culetto, vero?" gli chiese poi.
"Mi piace tutto di te, amore. Davvero tutto."
"Perciò anche mettermelo nel culetto."
"Certo, ma mi piace anche solo starti vicino, tenerti per mano, guardarti mentre dormi."
"Mi hai svegliato solo una volta mettendomelo dentro da quando sto qui con te." si lamentò lievemente il giovane uomo.
"È che la notte, dopo aver fatto l'amore con te, dormo così bene che raramente mi sveglio. E la mattina, quando suona la sveglia, non abbiamo abbastanza tempo per farlo di nuovo."
"Dai, fai più forte, amore. Non aver paura di farmi male, lo sai che il tuo è proprio della dimensione giusta per me, no?"
"Così va meglio?" gli chiese l'uomo dandogli colpi più vigorosi, sì che il tavolo della cucina, ora, a ogni affondo si spostava lievemente.
"Sì, così va proprio bene... Oh che bello, Giuliano! Te l'ho mai detto che fotti proprio come piace a me?"
"No, ma me l'hai sempre fatto capire."
"E a te, piace fottermi?"
"Se non mi piacesse, credi che lo farei anche più di una volta al giorno? Lo sai che non ho mai avuto una vita sessuale così intensa, e così piacevole, prima di conoscere te?"
Ma gradualmente smisero di parlare, perché il piacere era sempre più forte ed entrambi lo volevano gustare a pieno, senza distrazioni. Erano ormai vicini a un nuovo orgasmo, quando il telefono si mise a squillare. Per un attimo si immobilizzarono, poi, incuranti, ripresero a fare l'amore, lasciandolo squillare. Dopo pochi minuti, il telefono squillò di nuovo. I due amanti continuarono senza curarsene, perché ormai erano giunti all'atto finale della loro unione. Infatti, mentre il telefono squillava ancora, Giuliano si scaricò dentro l'amante, mentre Valerio irrorava con il suo seme il petto del suo uomo ed il proprio con una serie di forti getti.
Si fermarono leggermente ansanti. E scambiarono un dolce sorriso. Il telefono smise di suonare. Giuliano, senza sfilarsi da Valerio, si chinò a baciarlo.
"Mi mancheranno queste occasioni, se quel ragazzo verrà a vivere con noi." mormorò Giuliano.
"E allora digli di no. Anche se sarebbe un po' da egoisti, credo."
"Anche se è bello, non è necessario farlo in giro per casa. Abbiamo la nostra camera da letto. E la doccia. E se gli diciamo che si può provare, ma poi vediamo che ci limita troppo, finito l'anno scolastico gli possiamo dire che ci dispiace, ma che deve cercarsi una altro posto, no? Dopotutto, mica lo sposiamo, no?"
"Neanche noi siamo sposati. Finito l'anno scolastico, lo dirai anche a me di cercarmi un altro posto?" gli chiese scherzoso Valerio.
Sapeva che non sarebbe stato così, lo sapeva e lo sentiva. Ormai conosceva piuttosto bene il suo uomo.
Giuliano si tirò su e mentre Valerio si alzava dal tavolo e prendeva alcuni cleenex per ripulire il suo uomo e se stesso, Giuliano gli disse: "Non meriti neanche una risposta."
"Lo so!" gli rispose allegramente il ragazzo.
Il giorno dopo Giuliano andò a suonare a casa della signora Maria e le comunicò che il suo Valerio e lui avevano deciso, prima di dare una risposta definitiva, di incontrare il ragazzo per valutarlo. L'anziana donna si aprì in un grande sorriso e lo ringraziò, poi gli chiese quando avrebbe potuto accompagnare il nipote da loro.
"Domani sera dopo cena va bene. Però, signora Maria, senza offesa, dopo che l'avrà accompagnato, preferiremmo restare da soli con lui... per parlare più apertamente e tranquillamente."
"Mica sono nata ieri, signor Giuliano. L'avevo capito anche da sola che è meglio se vi lascio soli. Ma mi dica, secondo lei è meglio che glielo dica io che lei e il signor Valerio state insieme, o preferite dirglelo voi?"
"Non gliel'ha ancora detto? Mah... lei conosce il ragazzo, decida lei come pensa che sia meglio fare, per noi non c'è differenza. Però, quando lo accompagna da noi, ci faccia capire se il ragazzo sa già di noi due o no. Così ci sappiamo regolare meglio su cosa e come dirglielo."
"Credo che sia meglio se glielo dico prima di portarlo da voi. Comunque, se vi presenterò come il signor Giuliano e il signor Valerio, vuol dire che non gliene ho parlato. Se invece vi presento come il signor Giuliano e il suo Valerio, vuol dire che sa già. Può andare bene, così?"
"Ottimo. Ma mi tolga una curiosità, signora Maria... Sinceramente, che effetto le fa pensare a me e a Valerio come a una coppia?"
"Oh bella, che effetto mi fa? Lo stesso che fa a lei quando pensa che mio marito e io siamo una coppia, no? E poi in questi giorni alla TV non si fa che parlare delle coppie di fatto, delle coppie gay, dei loro diritti... Ormai è quasi una cosa normale. E io, per me, i diritti li darei a tutti. Se due decidono di stare insieme, di vivere insieme, che gliene importa allo stato se e come fanno l'amore, se sono due dello stesso sesso o no?"
"Allora, secondo lei, una coppia gay dovrebbe anche poter adottare un figlio?"
"Ma certo, signor Giuliano, specialmente se sono una coppia bella e sana come lei e il suo Valerio. Il fatto che abbia due genitori gay, non ha più importanza che se ne ha due non gay. A tante coppie non gay nascono figli gay, come a mio fratello e sua moglie, perciò anche un bimbo allevato da una coppia gay può venir su non gay. Io non è che me ne intendo o che capisco tutto, ma mi pare che è proprio così. E poi, sa, sto cominciando a conoscere un po' anche il signor Valerio, e mi pare proprio una persona a modo, sempre educato, gentile, allegro, assennato. Ah, ha avuto una bella fortuna a conoscerlo. E anche il signor Valerio ha avuto una bella fortuna a conoscere lei. Magari anche il mio Mattia conoscesse un giorno il ragazzo giusto."
"Ne sarebbe contenta?"
"E come no? Io gliel'ho detto che quando si fa il ragazzo me lo deve far conoscere. Visto che non potrà farlo coi genitori, che possa almeno farlo conoscere a sua zia, no?"
"È ammirevole questo suo atteggiamento, signora Maria."
"Ammirevole? No... è solo giusto, mi pare. È da compatire chi non la pensa così... come mio fratello o mio marito. Ma sa, i pregiudizi sono duri a morire. Come potrei non essere contenta di conoscere il ragazzo che sa fare felice il mio Mattia? Sono ben stata felice di conoscere le mie attuali nuore o mio genero, no?"
"Di solito, almeno si dice, fra suocera e nuora non c'è tanta... felicità."
"Lo so, ma è sbagliato. A me l'unica cosa che interessa è che sappiano fare felici i miei figli. Se poi cucinano in un altro modo, o puliscono casa in un modo diverso dal mio, se allevano i figli non come farei io... sono affari loro, non miei. Io, si capisce, magari una volta dico il mio parere, se no che madre sarei. Ma poi basta. Così come io voglio essere rispettata, anche nelle mie piccole manie, così io devo rispettare le mie nuore e mio genero, no? Non è d'accordo anche lei, signor Giuliano?"
"Sì che sono d'accordo. Comunque l'ammiro molto, signora Maria."
"Beh, grazie. Ma anche io ammiro lei, signor Giuliano. Anzi, le posso chiedere un favore?"
"Se posso, glielo farò volentieri."
"Non potremmo smettere di usare continuamente quel signore, signora e chiamarci soltanto Giuliano e Maria? Dopotutto siamo vicini di casa da più di quaranta anni, no? Le dispiace?"
"Tutt'altro, Maria. Anzi, ne sono lieto."
"Bene. Grazie, Giuliano."