"Giuliano, Valerio, questo è mio nipote, Mattia Alberti. Mattia, questo è Giuliano e questo è il suo compagno, Valerio."
Il ragazzo era snello e alto, quasi esile. Aveva corti capelli castano chiari, tendenti al biondo. Il naso piccolo e dritto, labbra anche dritte e soffici, d'un bel colore rosato, e aveva sul naso un paio di occhialetti ovali senza montatura. Indossava una felpa della Fila, color carta di zucchero con i bordi arancione chiaro e un paio di calzoni ampi di cotone azzurro.
Si vedeva che era un ragazzo timido, sia per la sua postura sia perché i suoi occhi celesti ne tradivano al tempo stesso timidezza e dolcezza. Giuliano li invitò a entrare e accomodarsi nel soggiorno, ma la signora Maria, con il pretesto di avere un sacco di cose da fare in casa, si scusò e li lasciò.
Fecero sedere Mattia in una poltrona, e sedettero sul divano di fronte a lui.
"Bene, Mattia, eccoci qui. Tua zia ti ha già detto di noi due, vero?"
"Sì... come a voi ha detto di me."
"Bene, così tutto sarà più semplice. A te andrebbe di vivere in casa di una coppia gay?"
"Beh... certo, mi sentirei molto più libero. Dove sono adesso devo stare sempre attentissimo a non far capire niente, e soprattutto a non lasciare in giro... che so io... certe riviste o certi libri. E poi siamo due per camera."
"Ci ha detto tua zia che sei iscritto a psicologia. Ti piace?"
"Sì, mi piace."
"E stai andando bene con gli esami?"
"Sto dando quelli del primo semestre. Ne ho dati due."
"Sono andati bene?"
"Un ventisette e un ventinove." disse il ragazzo e arrossì lievemente.
"Hai amici?"
"No... solo qualche compagno di corso, ma niente di serio. Non conosco ancora nessuno, qui."
"Vieni da Vercelli, giusto?" gli chiese Valerio.
"Non proprio. Io sono nato a Vercelli, ma i miei adesso vivono a Desana, vicino a Vercelli."
"Lì ne avrai avuti amici, no?"
"Sì, qualcuno..."
"E... un ragazzo?" gli chiese Valerio.
Mattia questa volta arrossì fino alla punta delle orecchie, abbassò lo sguardo e rispose quasi sottovoce: "Non proprio... Un compagno di liceo con cui qualche volta... è lui che in prima liceo m'ha fatto capire... che sono... come sono."
"Perciò sono tre, quattro anni che sai di essere gay." gli chiese Giuliano.
"Sì, è così. Prima di lui non me lo immaginavo nanche. Non avevo mai... fatto niente."
"E dopo? Sei stato con altri ragazzi?"
Di nuovo Mattia arrossì, ma scosse la testa: "No, solo lui."
"Hai qualche hobby, Mattia? C'è qualcosa che ti piace fare, oltre gli studi?"
"Internet... poi mi piace scrivere... scrivere poesie..." disse e per l'ennesima volta arrossì un poco. Continuò: "Mi piace andare ogni tanto in discoteca..."
"Gay?" gli chiese Valerio.
"A Vercelli no, non so neppure se esistono, Qui sì, ma solo un paio di volte. Però non è che mi piace molto andarci da solo."
"Beh, magari frequentando le discoteche ti puoi fare qualche amico, no?"
"Non è facile farsi amici in discoteca. Se ci vai da solo, di solito te ne torni a casa da solo. Però mi piace ballare."
Parlarono ancora un po', poi Giuliano gli disse: "Noi due, qui in casa, giriamo piuttosto spesso quasi nudi. La cosa ti creerebbe problemi?"
"È casa vostra... ognuno a casa sua ci sta come vuole."
"Certo. Ma ti creerebbe qualche problema?"
"No... credo proprio di no. Anche a casa mia si girava qualche volta per casa solo in mutande, almeno noi figli maschi e papà. Le ragazze no, avevano sempre almeno una vestaglia addosso. In pensione, no, è proibito, a parte in camera, si capisce."
"Tu fumi, Mattia?" gli chiese Valerio.
"No, non ho mai fumato."
"Neanche un po' d'erba?"
"Solo una volta, ma non mi è piaciuto."
"Alcool?" chiese ancora Valerio.
"Una birra piccola quando vado in pizzeria."
"E in discoteca?"
"Solo analcolici. Costano di meno e uno sa cosa beve."
"Sai cucinare?" gli chiese Giuliano.
"Solo cose piuttosto semplici. A casa mia cucina solo mia madre, non lascia toccar le pentole neppure alle mie sorelle."
"Giuliano cucina bene. Prima hai parlato di fratelli, adesso di sorelle: quanti siete in tutto?" gli chiese Valerio.
"Cinque figli. Ho una sorella più grande, poi due fratelli, poi ci sono io, poi un altro fratello. I miei sono cattolici."
"Che c'entra?" chiese Giuliano un po' stupito per quell'aggiunta finale.
"Loro non usano... contraccettivi. Fanno come vuole il papa, loro. Per questo siamo in cinque. Anzi, eravamo in sette, ma due sono morti piccoli. Io nemmeno me li ricordo."
"Per questo non puoi dire in casa che sei gay." commentò Giuliano.
"Proprio così."
"E com'è che invece ne hai parlato con tua zia Maria?" gli chiese Valerio, incuriosito.
"È che lei, una volta che era venuta a trovarci a Desana..." iniziò a dire e ancora una volta arrossì. Poi continuò: "Io stavo in camera mia che navigavo in Internet, cercando siti porno gay; la zia aveva le pantofole e non l'ho sentita arrivare... e ha visto le foto che stavo guardando, così..."
"Beh, t'è andata bene che fosse tua zia Maria." disse Giuliano, immaginando la scena.
"Sì. Io mi sentivo morire. Ma lei ha detto che dovevamo parlare. Abbiamo parlato. Dopo mi sentivo meglio. Però ho smesso di navigare in Internet se non ero più che sicuro di essere solo a casa. Zia Maria s'è fatta spiegare tutto, voleva capire... e ha capito. Lei è l'unica con cui qualche volta posso parlare, almeno un po'."
"Se vieni ad abitare qui con noi, puoi parlare tranquillamente di qualsiasi cosa, lo capisci. Ti piacerebbe provare a stare qui?"
"Penso di sì. Se per voi non è un problema."
"Possiamo provarci, giusto Giuliano?"
"Certo. Se tutto va bene, puoi restare qui da noi finché finisci l'università. Se no, liberi da una parte e dall'altra di interrompere. Va bene?"
"Penso di sì, grazie."
"Allora, vieni a vedere quale sarebbe la tua stanza. Poi ti facciamo vedere il resto dell'appartamento."
Mattia trovò che la camera era grande e bella, fu stupito all'idea che avrebbe avuto, a fianco della camera, un bagno personale. Poi girò per l'appartamento e trovò anche questo grande e bello.
"Allora, ti piace la stanza, Mattia?"
"È tutto molto bello, qui. Però... quanto volete al mese? Non so se i miei mi pagherebbero una stanza grande così."
"Quanto paghi alla pensione?"
"Non molto. Duecento euro al mese più i pasti e la lavanderia. In tutto credo che si arriva a circa quattro o cinquecento al mese."
"Bene, che ne diresti di 200 al mese, dividiamo le spese di casa in tre che per ora, dividendole per due sono circa 150 euro a testa al mese, quindi in tre dovrebbe venire un po' di meno ma mettiamo che siano sempre 150 euro, e lavanderia gratis, perché puoi usare la lavatrice e se non sai stirare puoi farti stirare le cose da tua zia. In tutto, perciò, spenderesti circa 350 euro al mese, poco più, poco meno. Ti andrebbe?"
"Altro che! Spenderei meno di quello che spendo adesso, avrei una camera molto bella e mi resterebbe pure qualche euro di più in tasca. Ma davvero mi fareste quel prezzo?" chiese il ragazzo con aria quasi incredula.
"Sì, volentieri. Ma a un patto..."
"Cioè?"
"Che tu non consideri questa come una pensione, ma come casa tua, e che perciò dai anche una mano a tenerla pulita e ordinata. Ti va?"
"Ma sì, certo. E... quando potrei trasferirmi qui da voi?"
"Anche domani, se vuoi. Basta che ci mettiamo d'accordo a che ora porti qui la tua roba, in modo che ci sia qualcuno in casa. Frattanto domattina io vado a far fare una copia delle chiavi di casa. Ah, ancora una cosa..." disse Giuliano, "Riguardo al telefono..."
"Ho il telefonino, non uso il vostro telefono, e non mi faccio chiamare qui."
"Ottimo. Se qualche volta comunque dovessi usare il telefono, hai solo da dircelo. La Telecom ci manda sempre i tabulati, quindi si possono eventualmente dividere le spese in modo equo. Va bene?"
"Certo che va bene. Potrei trasferirmi qui sabato prossimo? Dopodomani? Il sabato non ho lezioni."
"Non sarebbe bene che tu prima ne parlassi a casa?" gli suggerì Giuliano.
"Non è necesario che gliene parli prima. Sono maggiorenne, e poi la pensione me la sono cercata da solo. Gli dirò soltanto che da sabato cambio indirizzo. E poi, venendo ad abitare nella stessa casa di zia Maria, i miei saranno solo contenti. Penseranno che così lei mi potrà tenere d'occhio."
Così iniziò la convivenza con Mattia. Giuliano e Valerio erano contenti di aver deciso di prendere in casa il ragazzo. A parte la prevista limitazione della loro libertà in casa, il ragazzo non era di alcun peso: era discreto, educato, gentile. Quando era in casa stava quasi sempre in camera sua e a volte si incontravano solo per pranzo o più spesso per cena. In queste occasioni i tre parlavano assieme. Gradualmente Mattia iniziò ad aprirsi con i due amanti, a chiedere loro consiglio, a confrontare con loro le sue idee. Presto i tre iniziarono a darsi del tu.
Un giorno Mattia, mentre Valerio era al lavoro, disse a Giuliano: "Tu sei una persona straordinaria. Anche se come età sei più vecchio di mio padre, sei una persona incredibilmente giovane. Ti sento quasi come un mio compagno, sai?"
"Bene, ne sono contento. Anche noi stiamo bene con te. Quanto al fatto che io sia giovane... credo che sia stato Valerio a darmi una specie di... seconda giovinezza. Senza di lui mi sarei forse seduto. Per me è stata una grossa fortuna aver conosciuto Valerio."
Mattia sorrise: "Pochi giorni fa Valerio mi ha detto quasi le stesse parole: mi ha detto che per lui è stata una grossa fortuna aver conosciuto te. Magari avessi anche io la fortuna di incontrare un giorno la persona giusta per me!"
"Niente in vista?" gli chiese Giuliano con un sorriso.
"No."
"Quando meno te lo aspetti, magari salta fuori il tuo mister right, anche se magari lì per lì puoi non riconoscerlo. Sai come ci siamo conosciuti, Valerio e io?"
Il ragazzo scosse il capo. Allora Giuliano gli raccontò di quel giorno in autobus, e concluse: "In un primo momento non avrei certo detto che uno che fa cose come quelle in autobus potesse essere una persona di cui mi sarei potuto innamorare. E invece..."
Mattia sorrise: "Allora devo sperare che qualcuno in autobus mi tocchi in quel modo... Oppure mettermi io a toccare così chi mi interessa... No, sto scherzando, ho capito quello che mi vuoi dire. E comunque io non avrei il coraggio di fare così."
"Te l'ho detto, Mattia, quando meno te lo aspetti, magari salta fuori la persona giusta per te. Basta solo che tu la sappia riconoscere in tempo."
Finì l'anno scolastico, Mattia, dati gli esami, tornò al suo paesello, poi in ottobre tornò a casa di Giuliano e Valerio per iniziare il suo secondo anno di università.
Una mattina, Mattia, che non aveva lezioni all'università era solo in casa e stava studiando, quando suonarono alla porta. Andò ad aprire. Era l'uomo del gas, che veniva a prendere i numeri del contatore. In realtà era un ragazzo che doveva avere poco più della sua età. Mattia pensò che era incredibilemnte bello!
Lo fece entrare e lo scortò fino al terrazzo dove era il contatore. Il ragazzo prese il numero poi, mentre riattraversavano l'appartamento, disse: "Hai una bella casa. Non ci vivi da solo, qui, no?"
"No, io ho solo una stanza in affitto qui."
"Non lavori, tu? Sei uno studente?"
"Sì."
"Mi piacerebbe poter vivere in un appartamento così... Io ho una mansarda, un vero buco. Sai mica se il padrone di casa affitterebbe un'altra stanza?"
"Non lo so, ma non credo." rispose Mattia che stava letteralmente spogliando con gli occhi il ragazzo del gas.
"Io mi chiamo Corrado. E tu?"
"Mattia."
"Mattia. Un bel nome. Mi piacerebbe avere per amico uno che si chiama Mattia... uno bello come te. Se avessi anche io una stanza qui, magari si potrebbe diventare amici... o anche qualcosa di più." aggiunse il ragazzo con un sorriso colorato di malizia.
Mattia capì subito il sottinteso di quelle parole e, poiché si sentiva anche attratto da quel bel ragazzo, si rese conto che gli stava venendo un'erezione. E di conseguenza, arrossì.
Corrado interpretò correttamente quel rossore e si fece più ardito: "Sei solo in casa?"
"S... sì... Giuliano, il padrone di casa, torna a casa solo verso l'una."
"Ti andrebbe di offrirmi un caffè? Stamattina non ho avuto tempo di farmelo, per non arrivare in ritardo al lavoro. Ma adesso ne ho proprio voglia, e ho un po' di tempo. Me lo offri, un caffè?"
"Sì, volentieri. Vieni di là in cucina."
Mattia era contento di poter stare ancora un po' vicino a quel ragazzo che gli pareva bellissimo. Corrado posò le sue cose sul tavolo di cucina e sedette, guardando Mattia che trafficava per preparare il caffè.
"Io l'ho conosciuto, il tuo padrone di casa. Ormai sono quasi due anni che faccio questa zona. Un uomo affascinante. Si chiama Giuliano, no? E il suo amico si chiama Valerio, mi pare."
Mattia lo guardò per un attimo, un po' sorpreso. "Ah, li conosci?"
"Solo di vista, quando vengo a prendere i numeri del contatore. Sai, si scambiano due parole. Di solito c'è solo quello più vecchio, Giuliano. Solo una volta ho trovato anche il suo amico. Pare che stiano bene assieme, quei due."
"Sono due persone molto gentili, e anche in gamba." commentò Mattia mettendogli davanti la tazzina di caffè fumante e sospingendo verso di lui la zuccheriera.
"Ci stai bene, qui, perciò." commentò Corrado girando il caffè per far sciogliere lo zucchero.
"Sì, molto bene. E qui ho una bella camera e molta libertà. Più che se non fossi a casa mia." disse Mattia, che non era capace di togliergli gli occhi di dosso.
Bevuto il caffè, Corrado si alzò. Mattia fece per accompagnarlo alla porta, ma Corrado gli disse: "Ti andrebbe di farmi vedere la tua camera?"
"La mia camera?" chiese Mattia stupito, perché non si aspettava quella richiesta.
"Beh, come ti ho detto posso permettermi di perdere un po' di tempo, e così... Dai, fammi vedere la tua camera."
"Vieni..." gli disse Mattia sentendosi sempe più turbato per la vicinanza di quel ragazzo che lo attraeva moltissimo.
"Bella!" esclamò Corrado appena entrato. Si accostò al letto, lo saggiò con una mano, poi vi sedette sopra. "Un letto a una piazza e mezzo, che bello! Io nella mia mansarda ho solo una brandina. Qui sopra, se uno ci vuole fare l'amore, si starebbe comodi. Da me si rischerebbe di cadere appena ci si muove."
Mattia arrossì di nuovo. Stava in piedi accanto alla porta e guardava Corrado, mangiandolo con gli occhi.
"Il padrone di casa, Giuliano, e il suo amico... sono una coppia gay, no?" disse Corrado con un sorrisetto.
Mattia rispose esitante: "Che ne so, io. Sono affari loro."
"E dai, se vivi qui, non puoi non averlo capito. Ci hanno mai provato con te?"
Preso in contropiede, Mattia rispose: "No, mai. Si vogliono bene..." e si morse la lingua.
"Però scommetto che ti sarebbe piaciuto." commentò Corrado alzandosi in piedi e avvicinandosi a Mattia. Quando gli fu quasi di fronte lo prese per un braccio e gli disse, quasi sottovoce: "Che ne diresti di fare una... sveltina con me? Posso spendere un'oretta qui, se ti facesse piacere."
Mattia scosse il capo ed arretrò lievemente. Si sentiva confuso, turbato. Corrado gli si accostò col corpo fino a sfiorarlo e Mattia fece un altro passo indietro e andò a sbattere contro la porta chiusa. Corrado gli si premette contro, gli prese il volto fra le mani e tentò di baciarlo. Mattia, rosso in viso come un pomodoro, cercò di girare il volto.
Corrado gli baciò una guancia e gli si strofinò contro: "Ce l'hai duro... Ne hai voglia almeno quanto me! Dai, Mattia, lasciati baciare."
"No... io..." protestò debolmente il ragazzo, senza muoversi.
"Non l'hai mai fatto con un ragazzo? Non hai mai baciato un ragazzo?" gli chiese sottovoce Corrado, continuando a premerglisi addosso e facendogli palpitare contro la propria erezione.
"Non ho mai baciato, io..." mormorò Mattia, gli occhi bassi, sempre più turbato.
"Ma hai già scopato con un ragazzo, scommetto." insistette Corrado circondando con le braccia il torso di Mattia e tirandolo a sé. "Non ti va di farlo con me, addesso? Dai, Mattia... Tu mi piaci un sacco." gli disse e, spostando una sua mano a palpare lievemente sulla patta del giovane universitario, saggiandone la forte erezione, aggiunse: "E anche io ti piaccio, a giudicare da questo."
Corrado tolse la mano dalla patta di Mattia e nuovamente gli prese il volto fra le mani. Lo baciò. Questa volta Mattia non distolse il viso, chiuse gli occhi e, dopo pochi istanti, iniziò a rispondere, anche se in modo un po' goffo, al bacio di Corrado, e a tremare. Si sentiva il corpo in fiamme, la testa gli girava come una trottola, le gambe gli stavano diventando molli molli, ma il suo membro era duro come mai era stato.
Una mano di Corrado scese a carezzarlo lungo la schiena, si infilò sotto l'elastico della tuta da ginnastica che Mattia aveva indosso, e si posò sulle natiche nude del ragazzo, palpandole con piavere. Mattia tremò e gemette.
Con un filo di voce chiese: "Che fai?"
"Ho voglia di te!" gli rispose Corrado continuando a manipolargli il sedere, e baciandolo di nuovo.
Questa volta Mattia partecipò al bacio con passione: era per lui una sensazione completamente nuova, e gli pareva bellissima. Col suo compagno di liceo avevano fatto molto sesso, ma non si erano mai baciati.
Ora le mani di Corrado gli stavano forzando i calzoni della tuta, assieme ai boxer, fin sulle anche. Mattia tremava come una foglia. Corrado smise di baciarlo e gli si accoccolò davanti. Guardò per un attimo il bel membro nudo e ritto di Mattia, che svettava verso l'alto, i testicoli contratti sotto di esso e, posta la mano a coppa sui testicoli, prese in bocca la punta del membro e con la lingua iniziò a giocare fra prepuzio e glande.
Mattia emise un lungo e basso mugolio di piacere, le gambe gli cedettero e lentamente scivolò contro la porta, fino a sedere a terra. Corrado seguì la discesa senza lasciar sfuggire il membro di Mattia dalla sua bocca. Poi iniziò a succhiarglielo muovendo la testa su e giù. Mattia, gli occhi chiusi, il capo rovesciato indietro, si mordicchiava il labbro inferiore e gemeva piano in preda a un piacere crescente.
Dopo poco il ragazzo del gas smise, prese Mattia per le mani facendolo alzare in piedi, e gli disse: "Andiamo sul tuo letto, dai..."
Mattia annuì. Corrado si aprì la cerniera della tuta, se la sfilò rapidamente assieme alle scarpe e, restato in canottiera e in mutande, andò sul letto dove frattanto Mattia s'era seduto. Gli sfilò la parte superiore della tuta da ginnastica, finì di togliergli i calzoni e lo sospinse sul materasso. Guardò con evidente piacere il corpo ora nudo ed eccitato del ragazzo.
"Sei bello, Mattia... Cosa ti piace fare?"
"Non... non lo so..." rispose confuso il ragazzo.
Corrado sorrise: "Come non lo sai?" chiese e finì di denudarsi togliendosi prima la canottiera poi le mutande.
Mattia guardò quasi affascinato il membro duro e ritto del compagno. Aveva le gote arrossate per l'eccitazione. Sollevò una mano e prese il membro di Corrado. Questi si chinò su di lui e, palpandogli di nuovo le piccole natiche, con voce calda e bassa, gli disse: "A me piacerebbe mettertelo in questo tuo bel culetto... l'hai mai preso qui?" chiese poi, stuzzicandogli il buchetto nascosto con un dito.
Mattia annuì. Corrado gli si stese sopra, lo baciò poi gli chiese: "E ti piace prenderlo nel tuo bel culetto?"
Mattia annuì di nuovo: non era in grado di dire neanche una parola, talmente era eccitato e turbato. Erano quasi due anni che non aveva più nessun rapporto sessuale, e ora finalmente era su un letto con un bellissimo ragazzo che voleva farlo con lui.
Corrado scese a suggergli i capezzoli, scese ancora a lecchettargli il ventre e l'ombelico, poi si dedicò di nuovo al bel membro di Mattia per un po'. Mattia si dimenava sul letto in preda a un intenso piacere. Infine Corrado prese il cuscino, lo sistemò sotto il bacino dell'altro, gli sospinse le gambe contro il petto e si mise a leccargli e insalivargli l'ano.
"Oh... fottimi..." lo implorò Mattia.
"Ce l'hai un preservativo?" gli chiese Corrado.
"No..." gemette Mattia.
"Sei fortunato, ce l'ho io. Aspetta un momento."
Corrado scese agilmente dal letto, prese la sua tuta e frugò in una delle tasche. Ne estrasse il portafogli, lo aprì e ne prese una bustina che lacerò. Si infilò il preservativo con poche mosse esperte e tornò sul letto. Mattia era ancora lì, immobile, le gambe contro il suo petto, il culetto esposto, pronto, il membro ancora duro come marmo. Corrado leccò ancora un po' il piccolo foro esposto, poi finalmente vi applicò la punta del proprio membro.
"Sei pronto, Mattia?"
Il ragazzo annuì. Corrado lo prese per la vita e iniziò a spingere. Mattia era completamente rilassato, così Corrado gli scivolò dentro senza troppa difficoltà, con una serie di lievi spinte, ogni volta scivolando un po' in avanti con le ginocchia per penetrarlo meglio. A ogni spinta di Corrado, Mattia emetteva un basso e lieve "oohhh..." di piacere.
Quando gli fu completamente dentro, Corrado si fermò, carezzò una guancia di Mattia e gli chiese, a bassa voce: "Va tutto bene?"
Mattia annuì. Allora Corrado iniziò a stantuffargli dentro con crescente piacere, mentre gli carezzava i genitali turgidi e gli stuzzicava i capezzoli. Dopo poco anche Mattia, che fino a quel momento era restato piuttosto passivo, iniziò a carezzare il corpo di Corrado.
"Ti piace, Mattia?" gli chiese Corrado continuando a muoverglisi dentro e addosso.
"Sì... sì, mi piace." rispose il ragazzo e, riaperti gli occhi, fece un sorriso timido ma compiaciuto al suo inatteso compagno. Poi aggiunse: "È bello... Sei bello..."
Corrado era eccitatissimo e dopo pochi minuti ragiunse l'orgasmo. Dopo essersi calmato, si sfilò lentamente da Mattia, poi scese a baciarlo.
"Tu non sei ancora venuto... preferisci venirmi in bocca o mettermelo in culo?" gli chiese con un sorrisetto allettante.
"Tu... a te piacerebbe... prenderlo lì?" gli chiese timidamente Mattia.
"Sì, certo. Come vuoi che mi metta, Mattia?"
"Come stavo io, se ti va... Ma ce l'hai un altro preservativo?"
"Corrado è sempre ben fornito, non ti preoccupare!" gli rispose il ragazzo allegramente e, con elegante agilità, scese dal letto per prendere un altro preservativo.