A cena, Mattia a un certo punto disse: "Giuliano, Valerio, posso chiedervi un piacere?"
"Certo, e se possiamo..." rispose Valerio.
"Ecco, vedete, alcuni mesi fa io ho conosciuto un ragazzo... E quando posso, vado da lui... e facciamo l'amore..." iniziò a dire e arrossì.
"Bene, molto bene. Siamo contenti per te. È un bravo ragazzo?"
"Sì, buono e bello... È cominciata quasi per caso, ma ora... ora siamo innamorati e ci piacerebbe vivere insieme."
"Vuoi andare a vivere da lui?" gli chiese Giuliano.
"No, ecco... è che lui ha una stanzetta minuscola in una mansarda, in due non ci si starebbe e... Corrado, il mio ragazzo, vorrebbe venire qui, prendere una camera in affitto qui da voi, se voi... se fosse possibile."
Giuliano guardò Valerio, che sorrise.
"Non l'hai mai portato qui?" gli chiese Giuliano.
"No, non mi pareva giusto, senza prima chiedervelo. Anche se la prima volta... la prima volta l'abbiamo fatto qui." ammise Mattia arrossendo come uno scolaretto colto in fallo.
"Se la prima volta l'hai portato qui senza chiederci nulla, come mai poi non ce l'hai più portato?" gli chiese Valerio.
"No, non è che la prima volta l'ho portato qui. È che lui... lui è il ragazzo del gas, e..."
Giuliano sorrise divertito: "Ah, allora forse so chi è, ci aveva provato anche con me."
"Sì, è lui. Me ne ha parlato. E mi ha detto che tu gli avevi detto di no, perché ti stavi mettendo con Valerio."
"Ma che bisogno avete di due stanze? Se è il tuo ragazzo, potete condividere la tua camera e il tuo letto, no?" gli fece notare Valerio.
"Lui comunque pagherebbe la sua parte. Può farlo, lui lavora." disse Mattia.
"Secondo me, anche se useranno solo un letto, sarebbe meglio che prendesse un'altra stanza. Almeno ne potrebbero usare una come camera da letto e l'altra come studio, no?" disse Giuliano.
"Allora... allora gli posso dire, di venire qui?" chiese Mattia illuminandosi.
"Noi, a parte averlo visto qualche volta, non lo conosciamo. Se tu garantisci per lui, la cosa si può fare." gli disse Valerio.
"Sì, certo che garantisco per lui, ormai lo conosco piuttosto bene. Allora gli dico di venire, così potete parlare con lui e mettervi d'accordo. Va bene?" disse Mattia con un sorriso radioso.
Così anche Corrado andò ad abitare nell'appartamento, che ora non era più troppo grande per Giuliano.
Dopo pochi mesi, in un momento in cui solo Giuliano e Corrado erano in casa e stavano facendo le pulizie assieme, Giuliano si fermò e, guardato il bel ragazzo, gli disse: "Corrado, quella volta, quando ci avevi provato con me, m'avevi detto che tu, col tuo lavoro, trovavi parecchie buone occasioni per divertirti. Giusto?"
Il ragazzo sorrise: "Sì, è vero. E tu sei uno dei pochi che mi ha detto di no." aggiunse in tono un po' spavaldo.
"Adesso che ti sei messo con Mattia..."
Corrado non lo lasciò andare avanti: "No, da quando l'ho conosciuto ho smesso. Adesso non mi interessa più nessun altro, parola d'onore. Prima mi divertivo, saltavo la cavallina, ma adesso sono innamorato del mio Mattia, non gli farei mai una cosa così. Ti avevo detto che speravo di trovare uno come te, fedele al suo ragazzo, no? Beh, anche io sono fedele, una volta che mi metto seriamente con qualcuno. E so che anche Mattia è così."
"Bene, molto bene."
"E poi, Mattia è un ragazzo... sensibile e indifeso. Se gli facessi un torto ci soffrirebbe terribilmente e non voglio."
"Già. Ma dopo tutto... basterebbe che non lo sapesse." suggerì Giuliano per sondare il ragazzo.
"E che c'entra? Certo, se volessimo, tu e io adesso potremmo farci una bella scopata senza che né Valerio né Mattia ne sappiano niente. Ma poi, come potremmo dire ai nostri ragazzi che li amiamo senza vergognarci? Non sei d'accordo?"
"Certo che sono d'accordo. Beh, adesso ti posso confessare una cosa..."
"Sì? Cosa?" chiese il ragazzo posando il piumino con cui stava spolverando e guardandolo.
"Sia del mio Valerio che di te, all'inizio, non ho pensato un gran bene. Neanche un gran male, d'accordo, però tutti e due mi eravate sembrati un po' troppo... spregiudicati nel vostro modo di fare un approccio. Ma prima su Valerio, poi su te, mi sono dovuto ricredere completamente. Avevo sbagliato a giudicare. Così ne ho tratto una conclusione: non si deve mai, mai, mai giudicare."
"Non è da tutti riconoscere i propri sbagli. Specialmente gente della tua età." notò Corrado.
"Mi stai dando del vecchio?" gli chiese Giuliano in tono scherzoso.
"No, anzi. Vorrei essere come te, quando avrò la tua età. Però devi ammetterlo che sono pochi quelli della tua età che conservano un cuore e una mentalità così giovane e aperta. Sono contento di averti conosciuto."
"Anche noi siamo contenti sia di averti conosciuto sia di averti in casa con noi."
"Ecco, vedi, un'altra cosa che mi piace di te, e anche di Valerio, e che parlate quasi sempre dicendo 'noi' invece di 'io'. Anche Mattia e io stiamo imparando a ragionare in termine di 'noi'. Vi ammiriamo molto. E, dato che siamo in vena di confidenze, mi piace un sacco il modo in cui tu e Valerio vi occupate di Mattia, quasi come se fosse vostro figlio, anzi, anche meglio, perché non gli state addosso come spesso fanno i genitori."
"Cambiando discorso, Corrado, ti piace il lavoro che fai?"
"È lavoro. Vedi, tutti dicono che il lavoro nobilita l'uomo. Secondo me, invece, è l'uomo che nobilita il lavoro. E io mi sento abbastanza 'nobile' da nobilitare qualunque lavoro faccio."
Giuliano sorrise: "Ma non ti piacerebbe fare un lavoro più gratificante?"
"Che vuoi che faccia? Non ho neanche preso la maturità, a me non piace studiare. Mica sono una testa fina come Mattia. Comunque non mi dispiace, meglio che stare dietro una scrivania. E poi, se non facevo questo lavoro, come potevo conoscere Mattia?"
"Hai una visione piuttosto positiva della vita, tu. Mi piace. Continua così e, alla mia età, sarai anche meglio di me." gli disse Giuliano con un sorriso.
"Mi basterebbe essere come te, davvero. Nonostante tu potresti essere il padre sia di Valerio che mio che di Mattia, sei invece uno di noi. Credimi, è molto rara una cosa così. Sì, mi basterebbe essere come te."
"Guarda che ho anche io i miei difetti." obiettò Giuliano.
"Certo, se no non saresti un essere umano. Ma almeno tu lo ammetti e li riconosci e, per quello che ti conosco, cerchi di rimediare. Sei una persona a cui è facile... voler bene. Uno che è naturale ammirare e stimare."
"E adesso piantala, o troppe lodi mi possono dare alla testa." disse Giuliano sorridendo.
"Qualche volta..." iniziò a dire Corrado, poi tacque.
Giuliano attese un po', poi lo incoraggiò a continuare: "Qualche volta?"
"Qualche volta mi chiedo... Vedi, io sono solo il secondo con cui Mattia fa l'amore. Io invece, da quando ho capito che sono gay, non conto più con quanti ho scopato, anche se Mattia è il primo di cui mi sono innamorato."
"E allora?"
"Voglio dire che io ho un sacco di esperienza, anche se sono giovane, perciò ho scelto Mattia. Lui no."
"Non credo che sia importante. E poi... io posso dire di avere avuto un sacco di esperienze, tu no, sei ancora un ragazzo, hai solo ventiquattro anni."
"Se pensi che ho cominciato quando avevo dodici anni... ne ho altrettanti di esperienza. Il cinquanta per cento della mia vita. Non è poco."
"No, non è poco. Davvero hai cominciato a dodici anni? Saranno stati giochi da bambini... quelli non contano."
"Macché giochi da bambini. Si scopava di brutto. Io già venivo a dodici anni. A dodici anni già lo prendevo e lo mettevo come un mandrillo in calore. E con ragazzi più grandi di me, anche con uomini fatti. Il mio primo ragazzo aveva diciannove anni."
"E tu dodici! Non avrebbe dovuto. Una cosa è farla fra ragazzini, una cosa è un adulto che lo fa con un ragazzino. A parte che è contro la legge, secondo me è anche immorale. Un ragazzino, anche se teoricamente partecipa di sua volontà, è troppo fragile, suggestionabile."
"Adesso la penso anche io come te, ma quando avevo dodici anni, no. E poi sono io che ho obbligato quel ragazzo a farlo con me, lui non voleva."
"Obbligato? E come? Se tu avevi dodici anni e lui diciannove..."
"Era mio cugino. Faceva il soldato, era in licenza e stava con noi per qualche giorno. Era una domenica sera e io ero andato al cinema parrocchiale di Santa Rita a vedere un cartone animato. Tornando a casa, per fare prima, avevo deciso di attraversare il giardino che c'è a piazza d'armi. E lì, fra i cespugli, ho visto che c'erano due che lo stavano facendo e uno era proprio mio cugino. Io già da un po' mi facevo seghe e mi stavo accorgendo che mi attraevano i miei compagni e non le ragazzine. Così, quando li ho visti, m'è venuto duro e li ho guardati facendomi una sega e immaginando di essere io lì con mio cugino.
"Poi sono tornato a casa. Sono andato a letto ma non dormivo. Quando ho sentito che Danilo, mio cugino, era tornato a casa e s'era fatto la doccia, io sono sgattaiolato in camera sua e gli ho detto che l'avevo visto e che volevo fare quelle cose con lui. Lui ha detto di no, che ero troppo piccolo, allora gli ho detto che o lo faceva con me o dicevo a tutti che l'avevo visto nei giardini a farlo con un altro.
"Suo padre era un uomo molto severo, l'avrebbe come minimo spellato vivo se avesse saputo, così alla fine sono riuscito a convincere Danilo a farlo con me, a insegnarmi tutto. Già quella prima volta me lo sono fatto mettere da lui e poi l'ho messo io a lui e, cazzo, m'è piaciuto un sacco. All'inizio mi faceva un po' male, perché Danilo l'aveva abbastanza grosso, almeno per me, però mi piaceva anche un sacco.
"Così, finché è rimasto a casa nostra, ogni notte quando tutti dormivano io m'infilavo nella sua camera di nascosto e si faceva sesso. Prima mi facevo scopare da lui, poi lo scopavo io. Poi lui ha finito la licenza e è dovuto rientrare in caserma. Ma io avevo ancora una gran voglia addosso. Così, dato che lui mi aveva detto che lì ai giardini, di notte, si scopava, ho cominciato ad andarci."
"Ma i tuoi, ti lasciavano uscire da solo di notte a quell'età?"
"Sì, i miei se ne sono sempre piuttosto fregati di noi. Io gli dicevo che andavo a giocare coi videogiochi di un compagno di scuola, dopo cena, e invece andavo a battere ai giardini. Parecchi mi dicevano di no quando vedevano che ero un ragazzino, ma qualcuno invece ci stava e come! Poi, quando avevo quattordici anni, ho smesso di andare ai giardini, perché avevo cominciato a farlo coi miei compagni di squadra..."
"Di squadra?"
"Sì, facevo parte della squadra di calcio della parrocchia. Una volta sotto le docce ho provato a toccare un compagno, eravamo soli, e lui ci è stato e mi ha detto anche chi erano gli altri che ci stavano. Di tutta la nostra squadra, due su tre ci stavano. Qualcuno poi ha cominciato ad andare dietro alle ragazzine, qualcuno come me no. Quando eravamo sicuri che nessuno ci poteva vedere, alle docce dopo gli allenamenti o le partite, mentre uno faceva il palo, gli altri si divertivano.
"Facevamo una specie di gioco. Si faceva la conta e si sceglieva uno di noi. Quello allora ne sceglieva un altro e, stando in piedi in mezzo ai compagni, uno faceva una sega all'altro. Chi veniva per primo si doveva mettere alla pecorina e l'altro lo inculava... sempre stando in mezzo agli altri che stavano a guardare e spesso si sparavano seghe anche loro... Ne ho presi di cazzi in quei giorni! Ma l'ho anche messo a parecchi compagni.
"Poi abbiamo cambiato casa, così la pacchia è finita. Ci avevo provato con un compagno di classe, ma mi sono preso un cazzotto sul muso. Però per fortuna quello non ha detto niente agli altri. La voglia era tanta, così quando avevo diciassette anni, invece di andare a scuola la mattina andavo ai cessi della Rinascente, in via Lagrange, e quasi sempre riuscivo ad agganciare qualcuno con cui scopare.
"Logicamente quell'anno mi hanno bocciato, così mi sono cercato un lavoro e l'ho trovato alla compagnia del Gas. Prima come magazziniere... e lì sono riuscito a farlo con altri due magazzinieri, uno di ventidue anni e l'altro un uomo sposato di trentaquattro. Finché un giorno, dopo due anni, mi hanno messo nella squadra che va in giro a leggere i contatori. E il resto della storia, più o meno, la sai." concluse Corrado con un sorrisetto malizioso.
"Beh, cavolo, ne hai combinate, tu!" ammise Giuliano.
"Sì, posso dire di sì. Ma adesso ho messo la testa a posto. Adesso mi basta Mattia, con lui sto da dio. Con lui non è solo scopare, anche se si scopa bene. Con lui è fare l'amore, e ha tutto un altro sapore, è tutta un'altra cosa, è molto, molto meglio."
"Ma davvero andando in giro a leggere i contatori era facile trovare qualcuno che ci stava?" gli chiese Giuliano incuriosito.
"Davvero sì. Mica ogni giorno, ma un paio di volte ogni settimana... e quando tornavo da qualcuno che sapevo che ci stava, si faceva senza problemi. Ogni giorno dovevo girare un certo numero di clienti, bastava che lo facessi e mi potevo anche fermare a casa di uno o di un altro. Non lo so, ma è come se avessi un sesto senso, in genere riuscivo a capire con chi ci potevo provare e con chi no.
"Qualche volta ci provava con me anche qualche ragazza, o qualche casalinga, ma io facevo finta di non capire: non provo proprio niente per le donne. Qualche volta era il cliente che ci provava con me, e se mi piaceva, logicamente ci stavo se no no. Altre volte ero io a provarci, come con te e con Mattia. Sono stati molti quelli che ci stavano, e ben pochi quelli che non ci stavano."
"Ma quelli che non ci stavano, non ti piantavano grane, poi?" gli chiese Giuliano.
"No. O meglio, solo una volta uno ha telefonato imbufalito alla compagnia del gas dicendo che io ci avevo provato con lui. Il capo gli ha risposto che, se ne aveva le prove, poteva andare a denunciarmi alla polizia per molestie sessuali, e che comunque lui non ci poteva fare niente. Poi però mi ha chiamato e mi ha chiesto se era vero. Io gli ho risposto che se fosse stato vero avrei negato, per non avere grane, e se non era vero logicamente avrei negato perché non era vero...
"Lui s'è messo a ridere e mi ha detto che avevo ragione, poi mi ha detto che in ogni modo dovevo stare più attento a come mi comportavo, che fosse vero o no. Comunque, per evitare grane, mi ha cambiato il giro che dovevo fare. Così ho incontrato prima te, poi Mattia. Perciò, come vedi, non tutto il male viene per nuocere."
"A dodici anni..." disse ancora Giuliano un po' stupito. "Io ho capito di essere gay quando avevo sedici anni... e pensavo che fosse abbastanza presto. Beh, sarà che i giovani di oggi sono più precoci anche per queste cose. Mah! L'importante è comunque che ora sei un ragazzo a posto, no?" concluse sorridendogli.
"E Valerio?" chiese Corrado.
"Valerio, cosa?"
"Sai quando si è accorto di essere gay?"
"Ah. Lui aveva circa diciassette anni."
"Più o meno come Mattia... Allora io sono proprio un'eccezione."
"Almeno in questa casa, sì. Non avevi mai pensato di esserlo? Hai conosciuto parecchi ragazzi che hanno cominciato a dodici anni?"
"No, a dire il vero no. Parecchi intorno ai quattordici anni, questo sì. Però non ci avevo mai pensato. Forse, almeno in questo, sono davvero stato precoce."
"T'è andata bene che non ti sei preso nessuna malattia."
"Oh, per questo mio cugino m'aveva messo in guardia fin dalla prima volta."
"Beh, meno male. Sei ancora in contatto con quel tuo cugino?"
"No. Dopo quella volta aveva evitato di tornare a casa nostra. Poi ho saputo che era andato a lavorare per una compagnia di navigazione portoghese e magari ora vive laggiù... ma non so."
"Non hai rimorsi per averlo ricattato?" gli chiese Giuliano, non per fargli la morale, quanto per capire meglio come Corrado la pensasse.
"Rimorsi no, però non lo rifarei."
"Cosa vuol dire che non hai rimorsi se nello stesso tempo dici che non lo rifaresti?"
"Uno deve avere rimorsi se sa che qualcosa è male, è sbagliata e la fa lo stesso. Io, a dodici anni, pensavo solo che volevo farlo, e che fosse una cosa bella... E che non avevo altro mezzo per farlo smettere di dirmi di no. Adesso so che era una cosa sbagliata, allora non me ne rendevo conto o per lo meno non ci pensavo."
"Ma essendo nato in una famiglia molto cattolica..." gli obiettò Giuliano.
"Oh, i miei sono cattolici tradizionalisti, ma non cattolici veri. Una religiosità di forma, fatta di regole, non di veri valori. Forse oggi si direbbe cattolici fontamentalisti, non lo so. Già da piccolo la loro religiosità mi stava stretta. Se da una parte, per amor di pace, fingevo di seguire le loro regole, dall'altra, per reazione, cercavo sempre, di nascosto, di fare il contrario di quello che mi dicevano. Almeno finché non sono stato abbastanza grande per ragionare con la mia testa."
"Anche la famiglia di Mattia pare sia come la tua..." notò Giuliano.
"Sì, ne abbiamo parlato. Forse anche per quato stiamo bene assieme, perché nonostante siamo molto diversi, almeno questa esperienza l'abbiamo in comune."
"Sì, è vero che siete molto diversi, ed è anche vero che date l'impressione di stare molto bene assieme."
Ripresero a fare le pulizie continuando a chiacchierare.
A sera, mentre erano tutti e quattro a cena assieme, Giuliano chiese: "Ragazzi, quando Mattia si sarà laureato, avete già pensato a come farete? Voglio dire, per vivere assieme."
"Sì, ne abbiamo parlato." rispose Mattia. Anche se da un po' arrossiva meno spesso di prima, anche questa volta un lieve rossore si diffuse sul suo volto. "Io ho pensato che, se ci lasciate stare qui finché non mi trovo un lavoro, appena abbiamo abbastanza soldi ci prendiamo un alloggetto in affitto. Sempre che non vi pesi troppo averci per casa."
"Anche Valerio e io ne abbiamo parlato. Per noi, potete stare qui quanto volete, almeno finché si sta bene assieme come fino a ora. Ci stiamo affezionando sempre più a voi due, siamo contenti di avervi qui. Però capisco che desideriate avere un alloggio tutto vostro, mi pare naturale. Il problema, forse, potrebbe nascere con le vostre famiglie, specialmente con la tua, Mattia. Finché state qui, per la gente siete semplicemente due ragazzi che affittate una stanza nello stesso posto. Ma se andate a vivere assieme, e proprio voi due...
"All'inizio potreste giustificarlo dicendo che è per dividere le spese. Ma prima o poi i vostri cominceranno a chiedere quand'è che vi fate una ragazza, che pensate a mettere su una famiglia." obiettò Giuliano.
"Sì, abbiamo parlato anche di questo." spiegò Corrado. "Ma una volta che Mattia sarà economicamente indipendente, abbiamo intenzione di dirlo chiaro e tondo alle nostre famiglie. Se la prendono bene, anche se non ci credo, tanto meglio. Se invece la prendono male, tanto peggio per loro. Una volta che siamo indipendenti tutti e due... la vita è interamente nostra."
"Toglimi una curiostà, Mattia. Tua zia Maria sa che Corrado è il tuo ragazzo?" chiese Giuliano.
"Sì, gliel'ho presentato. Si sono piaciuti subito."
"Non ne avrei dubitato." disse Valerio. "Corrado è un marpione, sa rendersi simpatico!"
"Un marpione io? È un complimento o un'offesa?" chiese Corrado in tono scherzoso.
"Un complimento, un complimento. Infatti penso di essere un po' marpione anche io!" esclamò ridendo Valerio.
"Pienamente d'accordo. Basta vedere come voi due avete accalappiato me e Mattia!" disse Giuliano ridendo.
Più tardi, dopo aver guardato un film assieme alla TV, le due coppie si ritirarono ognuna in camera propria, e, logicamente, ognuna delle due coppie cominciò a fare l'amore.
Dopo i soliti, lunghi e piacevolissimi preliminari, Giuliano si stava accingendo a prendere il suo Valerio, quando questi gli sorrise e gli disse: "Lo sai, Giuliano che ti voglio tanto bene?"
"Sì, lo so, ma mi fa piacere quando me lo dici. Anche io ti voglio tanto bene."
"Io credo che sia merito tuo se io, Mattia e Corrado stiamo così bene. Sei il catalizzatore, tu. I ragazzi ti ammirano moltissimo, e anche io. Senza te tutto sarebbe diverso, e molto meno bello."
"Ma dai, sono un normalissimo uomo, e magari a volte anche noioso e pedante."
"Tutt'altro. Primo, magari tutti fossero normalissimi come te. Secondo, non ti ho trovato mai né noioso né pedante."
"Ma il tuo giudizio non vale."
"Perché non vale?"
"Perché tu sei innamorato di me."
"No che non sono innamorato di te. Io ti amo."
"D'accordo. Ma la cosa non cambia molto. Chi ama è portato a perdonare, a sopportare molto più di un altro."
"Perché ogni volta che ti si fa un complimento, tu lo rifiuti?" gli chiese Valerio carezzandolo.
"Forse perché ho paura che chi mi loda si illuda e che perciò poi possa restare deluso."
"Se ti dico che come scopi tu mi piace da matti, lo rifiuti questo di complimento?" gli chiese Valerio stuzzicandolo.
"No, questo non lo rifiuto, perché so che è vero al cento per cento. Mi basta guardarti mentre facciamo l'amore!" gli rispose Giuliano sorridendo. "Ma se tu mi dicessi che io scopo meglio di tutti, non ti crederei."
"E perché?"
"Perché mica sei stato a letto con tutti, no? Per fortuna!" ridacchio l'uomo.
"D'accordo, hai ragione tu. Ma adesso piantiamola con le teorie. Passiamo ai fatti... Non sta bene farmi andare su di giri come sai fare tu e poi non darmi soddisfazione!" gli disse Valerio offrendoglisi.
Giuliano gli andò sopra e, con calma e con vigore al tempo stesso, lo penetrò e iniziò a muoversi dentro di lui, spiando, come era solito fare, le espressioni e le emozioni che si alternavano sul volto del suo amante.
"Oh, finalmente. Così sì che va bene." mormorò Valerio gustandosi la virile monta del suo amante.
Frattanto nella stanza in fondo al corridoio, anche Corrado stava prendendo il suo Mattia. Con altrettanto gusto e altrettanto amore.
"Sai Corrado?" gli disse sottovoce Mattia, gustando il forte va e vieni del suo bellissimo amante.
"Cosa?" gli chiese il ragazzo senza fermarsi.
"Quasi certamente anche Giuliano e Valerio stanno facendo l'amore, in questo momento..." disse e arrossì lievemente.
"È probabile..."
"E questo mi... eccita." sussurò Mattia e arrossì più di prima.
"Sì, ti capisco. È grande pensare che in questa casa siamo due coppie così belle!" gli disse Corrado continuando a prenderlo con crescente piacere.
"Sì. È davvero grande..." sospirò Mattia sentendosi profondamente felice.