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una storia originale di Andrej Koymasky


VIAGGIO VERSO
SE STESSO
CAPITOLO 6
QUASI UN SOSIA

Giovanni, a questo punto della nostra storia, lo troviamo che sta frequentando il quarto anno. Ha perso tutti i contatti con Gianni e non ha trovato nessun altro ragazzo con cui fare l'amore, o di cui innamorarsi.

Si è tuffato negli studi anche più di prima, ha smesso di giocare a calcio, per non pensare troppo a Gianni. È tornato un paio di volte su alla Sagra a incontrare padre Anselmo, senza un vero motivo, solo per parlare un po' con il vecchio frate. Con Francesco ormai non ci sono più segreti, si dicono proprio tutto, specialmente la sera prima di addormentarsi. Carlo si è sposato, Daniele si è fatto la ragazza fissa. Francesco corre ancora la cavallina.

Però Giovanni è stanco di masturbarsi, sempre da solo, senza qualcuno a cui lo leghi, se non affetto, almeno amicizia; e se non amicizia, almeno reciproco desiderio. Ne ha parlato con Francesco ma il fratello, pure con tutta la buona volontà, non saprebbe come aiutarlo.


Era il 1992, il mese di settembre. Giovanni era andato al capoluogo per fare alcuni documenti per la famiglia. Documenti che poi doveva andare a far vidimare da un notaio. Non si ricordava più l'indirizzo esatto del notaio, aveva fatto male a non scriverselo. Entrò in un bar e chiese se gli permettevano di consultare la guida del telefono. Il barista gliela porse. Giovanni ordinò un caffè e sedette a uno dei tavolinetti.

Mentre sfogliava la guida del telefono, un'inserzione pubblicitaria in fondo alla pagina a sinistra attrasse la sua attenzione. In caratteri grandi e rossi c'era scritto: "Gabriele C*, massaggiatore diplomato. Brevetto in Shiatzu. Riceve solo su appuntamento. Telefonare al..."

Il suo cuore ebbe un sussulto: era lo zio di Gianni, aveva lo stesso cognome. Si appuntò l'indirizzo e il numero di telefono. Era lo zio gay, che sapeva fare i massaggi erotici... Decise che voleva provarci! Almeno, se non costava troppo caro.

Finite le pratiche per cui era andato al capoluogo, si chiuse in una cabina telefonica e compose il numero dello zio di Gianni. Il cuore gli batteva forte in petto. Dopo poco rispose una bella voce baritonale, bassa e calda.

"Scusi, parlo con Gabriele C*, il massaggiatore?"

"Sì, sono io. Con chi parlo?"

"Mi chiamo Giovanni M*. Vorrei fissare un appuntamento per un massaggio..."

"Una sola seduta?"

"Beh, non lo so... Dipende anche da quanto costa."

"Dipende anche da che massaggio vuole." rispose l'uomo.

"Io... io vorrei un massaggio... mi hanno detto che lei..." disse Giovanni senza avere il coraggio di dire per telefono quello che veramente voleva.

"Scusi... lei ha una voce così giovane... Quanti anni ha?"

"Diciassette."

"Ah, diciassette. E vuole un massaggio da me... Pratica qualche sport?"

"No... cioè, fino ad un anno fa giocavo a calcio, da dilettante, però."

"Fino ad un anno fa, hai detto."

Giovanni si accorse che l'uomo era passato al tu. "Sì..."

"E... che tipo di massaggio vuoi?"

"Ecco... io..."

"Non ti va di parlarne per telefono? Preferisci venire nel mio studio, così ne parliamo... a quattr'occhi?"

"Ecco, sì, preferisco."

"Sai dov'è il mio studio?"

"Sì, qui vicino..."

"Se vieni subito... non ho molto tempo, alle diciassette e quindici ho un appuntamento. Posso dedicarti un quarto d'ora, venti minuti, non di più. Puoi venire subito?"

"Sì, certo. Cinque minuti e sono da lei."

"Bene, ti aspetto. Come hai detto che ti chiami?"

"Giovanni M*."

"Bene, Giovanni. Fai svelto, prima arrivi, più possiamo parlare tranquilli."

Giovanni arrivò all'indirizzo che s'era segnato e vide la targa del massaggiatore. C'era anche scritto che lo studio era al secondo piano. Salì le scale suonò alla porta su cui c'era una seconda targa. Il cuore gli batteva all'impazzata e si sentiva il viso in fiamme. Stava per voltarsi e scappare via, quando si aprì la porta.

Un uomo giovane, che indossava una tuta grigio chiaro con bordi verdi, lo guardò: "Sei Giovanni?" gli chiese.

"Sì, Giovanni M*." rispose il ragazzo guardandolo a bocca aperta: pareva il gemello di Gianni, solo con una decina di anni in più.

"Entra. Chi t'ha dato il mio indirizzo?"

"Eh? Come?" chiese Giovanni per prendere tempo.

"Come hai saputo di me?" chiese l'uomo.

"Io... io ero amico di... di Gianni C*. Lui mi ha parlato di lei e... e dei suoi massaggi."

"Ah, mio nipote ti ha parlato di me? Sei un suo amico?"

"Sì, prima che andasse a giocare come professionista. Siamo stati insieme per due anni... Frequentavamo la stessa scuola, anche se lui era due anni avanti a me. Giocavo a calcio con lui."

"E ti ha parlato dei miei massaggi, dici."

"Sì, dei suoi massaggi... erotici." disse infine Giovanni abbassando la voce ed arrossì come un pomodoro.

"E come mai te ne ha parlato?"

"Perché... perché lui era... io ero... io ero il suo ragazzo."

"Facevate l'amore, vuoi dire?"

"Sì, proprio così." ammise Giovanni arrossendo di nuovo.

"Aveva buon gusto, mio nipote. Sei un gran bel ragazzo... E vorresti un massaggio erotico da me?"

"Sì... se non mi costa troppo. Non ho molti soldi..."

"Lo immagino. Ma non sei un po' troppo giovane per queste cose? Sei ancora minorenne."

"Per la legge basta che io abbia più di sedici anni e sia... consenziente, no?"

Gabriele rise: "Per scopare, sì. Per i massaggi, anche se erotici, ci sono meno problemi. Però resta il fatto che sei molto giovane."

"Anche per un massaggio?"

"No, per un massaggio no. Ma tu non vuoi solo un massaggio, se ho capito bene. Tu vuoi qualcosa di più, non è vero?"

Giovanni arrossì di nuovo e non rispose. Continuava a pensare che l'uomo assomigliava troppo a Gianni.

"Sì, ho capito bene." disse l'uomo. "Sei proprio sicuro, di volerlo?"

Giovanni annuì vigorosamente. Poi ripeté: "Dipende da quanto mi viene a costare..."

"Per uno come te, se lo vuoi veramente... anche se sei così giovane... posso anche fare un prezzo speciale. Quanto potresti spendere, tu?"

"Io ho solo... ho solo diecimila lire."

"Un po' poco, ma... va bene. E quando potresti venire? Abiti qui in città?"

"No... Forse posso venire fra qualche giorno... Però non so ancora quando. Posso telefonare quando posso venire?"

"Certo, però dipende dai miei impegni. Di solito, di mattina, sono più libero. Comunque telefonami, che ci mettiamo d'accordo."

Giovanni tornò in paese. Per tutto il viaggio non fece che pensare al bel massaggiatore. Un po' si eccitava all'idea di farlo con quel bell'uomo che assomigliava così tanto a Gianni, un po' si diceva che non sarebbe andato, proprio perché assomigliava troppo a Gianni.

Ma la voglia di poter di nuovo toccare ed essere toccato ancora una volta da un'altra persona, era forte. Così, dopo tre giorni, trovata la scusa per allontanarsi dal paese, telefonò al massaggiatore. Fissarono un appuntamento.

La mattina presto Giovanni pedalò fino alla stazione, prese il treno e tornò al capoluogo. Prese l'autobus e giunse allo studio di Gabriele C*. Di nuovo, mentre saliva le scale fino al secondo piano, il cuore prese a battergli forte.

"Entra, Giovanni. Vieni, lo studio è da questa parte."

Questa volta Gabriele indossava una maglietta giallo canarino e pantaloni di tuta blu chiaro. Appena chiusa la porta della stanza, Gabriele prese fra le braccia il ragazzo, lo strinse a sé e lo baciò in bocca. Giovanni, che non s'aspettava quell'inizio, per un attimo restò inerte, confuso, poi iniziò a rispondere al bacio dell'uomo.

"Non era questo, che volevi?" gli chiese Gabriele staccandosi un po' da lui e guardandolo con un sorriso.

Giovanni fece un sorriso schivo e annuì. Gabriele, senza dire altro, iniziò a togliere gli abiti di dosso al ragazzo. Quando Giovanni fu a petto nudo, Gabriele si chinò a stuzzicargli i capezzoli con le labbra e le dita. Frattanto gli aprì i calzoni e glieli fece calare sulle caviglie. Quindi si accoccolò davanti al ragazzo e, presi i boxer di Giovanni, glieli abbassò finché il membro duro del ragazzo saltò su, dritto e fiero. L'uomo sorrise compiaciuto e glielo saggiò con una mano, mentre con l'altra gli carezzava i testicoli. Poi si alzò in piedi, si sfilò la maglietta restando a petto nudo, e strinse di nuovo a sé il ragazzo.

"Sei molto ben fatto. Ci credo che Gianni si era messo con te. E sei anche ben sviluppato, per gli anni che hai. Bene, adesso stenditi sul lettino, che cominciamo il massaggio. No, a pancia sotto. Bene, così. Sai che hai proprio un bel culetto? Completamente senza peli... proprio come piacciono a me... Bello, proprio bello, come tutto il resto di te."

Gabriele continuava a parlare mentre si preparava per il massaggio, prendendo un po' di olio e scaldandolo nelle mani. Giovanni si lasciava avvolgere, cullare dal suono caldo e basso, virile e sensuale, della voce dell'uomo. Finalmente Gabriele pose le sue mani sulla schiena del ragazzo che a quel contatto caldo e sapiente, fremette. Il massaggio iniziò come qualsiasi altro massaggio, anche se fatto da mani evidentemente esperte. Era più che gradevole. Era un sapiente alternarsi di forza e delicatezza, applicata nei punti giusti, nel modo giusto.

Ma gradualmente il massaggio cambiò, iniziò a colorarsi di un crescente erotismo. Il ragazzo non aveva mai sperimentato niente di pur lontanamente paragonabile. Erano sensazioni bellissime. Quello che stupiva Giovanni era che, almeno per quanto ne sapeva lui, le mani del massaggiatore non avevano neppure sfiorato le sue zone erogene.

Quando Gabriele gli disse di girarsi sulla schiena, per un attimo il ragazzo provò un senso di vergogna a causa della sua erezione, ma poi si disse che era lì per quello e si girò senza problemi. Il suo membro sorgeva dal folto dei peli del pube, dritto come un giovane pioppo. Gabriele riprese a massaggiarlo, senza commenti, a parte un lieve sorriso, e sempre senza ancora toccare le zone erogene, eppure facendo aumentare, se pure lentamente e gradualmente, l'eccitazione del ragazzo.

"Ti piace?" gli chiese dopo un po' l'uomo.

"Sì... molto."

"Sai, devo confessarti una cosa..."

"Cosa?"

"Non mi capita quasi mai, ma... darti questo trattamento sta facendo eccitare molto anche me... Guarda che tenda s'è sollevata, sotto i miei calzoni."

Giovanni girò il capo a sinistra: davanti al lui c'era la patta dell'uomo sotto cui si notava una cospicua erezione. Allora il ragazzo sollevò una mano e carezzò quel vistoso turgore. Guardò l'uomo, che gli sorrise incoraggiante. Giovanni interpretò correttamente quel sorriso, e toccò con maggiore ardire l'erezione dell'uomo. Lo palpò con crescente piacere. Poi ne forzò l'elastico, e fece scendere i calzoni sulle anche del massaggiatore. Sotto, l'uomo non indossava indumenti intimi, perciò il membro gli si rivelò subito in tutto il suo virile splendore e turgore.

Il ragazzo lo prese nella mano e lo tirò a sé, costringendo Gabriele ad accostarsi di più al lettino, al suo viso. Quando fu abbastanza vicino, mosse il capo e, con la lingua ne solleticò la punta. Gabriele si accostò un po' di più. Giovanni applicò le labbra al membro e lo lecchettò con goloso piacere. Era diverso da quello di Gianni, non più grosso, comunque bello. Notò anche che aveva un sapore lievemente diverso da quello di Gianni. Ponendo un braccio attorno alla vita dell'uomo, lo tirò ancora di più a sé, in modo che il forte e durissimo membro gli scivolò lentamente nella bocca.

Prese a succhiarlo con piacere, mentre Gabriele continuava a massaggiarlo, ora però soffermandosi anche sulle zone erogene. Dopo un po' l'uomo si staccò da lui e riprese a massaggiarlo in modo meno erotico.

Mentre lo massaggiava, gli chiese: "Ti piaceva farlo con mio nipote?"

"Sì... mi ha detto che gli aveva insegnato lei..."

"Si può dire che è così. E facevate... di tutto?"

"Quasi."

"Cos'è che non facevate?"

"Io avrei anche voluto... che me lo mettesse, ma lui non voleva."

"Strano. So che gli piaceva."

"Sì, ma con me non ha mai voluto farlo, anche se gliel'ho chiesto parecchie volte."

"L'hai mai fatto con altri?"

"No, l'unico con cui l'ho fatto era Gianni. E adesso... lei."

"Perciò sei ancora vergine, qui dietro?" gli chiese l'uomo lievemente stupito, carezzandogli il culetto.

"Sì." rispose Giovanni sottovoce, e arrossì.

L'uomo sorrise a quel rossore.

"Però..." continuò Giovanni, "Però mi piacerebbe provare. Lei... lei me lo metterebbe?"

Gabriele si fermò per un attimo, un po' sorpreso: "Vuoi che sia io a... a sverginare il tuo dolce culetto? Perché?"

"Perché... perché penso che lei ci saprà fare. E poi perché Gianni non l'ha voluto fare; e poi perché lei... lei gli somiglia tanto."

"Ah. Sì, è vero, ci somigliamo molto, mio nipote e io. Bene, se sei deciso a fare questo passo, a me non può che far piacere. Hai un culetto delizioso... e sei un ragazzo delizioso. Come mai non sei più con mio nipote? Come mai s'è lasciato sfuggire un ragazzo come te?"

"Ha preferito andare a giocare in B invece che restare con me."

"Ah. Il calcio è sempre stato la sua passione. Chi vuole affermarsi deve fare molti sacrifici, sacrificare cose preziose. Credo che a volte siano scelte difficili da fare. Ma la vita ti presenta spesso di questi bivi. Io non me la sento di giudicare mio nipote, le sue scelte, però mi dispiace per lui che non stia più con un ragazzo come te." gli disse l'uomo, poi le fece mettere seduto sul lettino.

Gabriele si sfilò i calzoni della tuta e, completamente nudo, salì a cavalcioni sul lettino da massaggio, di fronte a Giovanni. Lo abbracciò tirandolo a sé e lo baciò.

Poi gli chiese: "Sei davvero deciso a fare questo passo?"

"Sì. Mi farà male?"

"No, penso proprio di no, specialmente se sarai ben rilassato."

"Mi piacerà?"

"Forse sì, è probabile. Comunque. Se dovesse farti male, o se non ti dovesse piacere, hai solo da dirmelo e io smetto subito. D'accordo?"

"Sì, va bene. E... posso chiederle una cosa?"

"Certo che puoi."

"Dopo... dopo mi farebbe provare anche a me?"

L'uomo sorrise: "A mettermelo?"

"Se è possibile... Se non le dispiace..."

"E come no, con piacere."

"A lei piace?"

"Certo che mi piace. Dai miei clienti non me lo faccio mettere, ma tu... sei speciale. Da te me lo faccio anche mettere volentieri."

"A lei piace più metterlo che prenderlo?"

"No, mi piace ugualmente sia metterlo che prenderlo."

"Allora, perché dai suoi clienti non se lo fa mettere?"

"Una scelta... professionale, per così dire. E anche quanto a metterlo, o anche solo fare sesso, capita molto di rado: io sono un massaggiatore, anche se sono specializzato nel fare massaggi erotici. Non sono un prostituto che si fa pagare per fare sesso. Sono un professionista. A volte faccio eccezioni, ma solo con chi mi piace molto e solo con chi decido io."

"Allora io le piaccio molto?"

Gabriele sorrise: "Sì, ragazzo, mi piaci molto." gli disse e lo sospinse sul lettino, stendendoglisi sopra.

L'uomo, mentre lo baciava, gli fece un massaggio usando questa volta tutto il suo corpo, che grazie alla lozione scivolava piacevolmente su quello del ragazzo, e non solo le mani. Giovanni assaporava quelle attenzioni speciali e così nuove, inconsuete e sentiva nuovamente l'eccitazione crescere in lui, Ma mentre con Gianni, assieme all'eccitazione aumentava anche una gradevole tensione, ora si sentiva stranamente rilassato, si sentiva bene, fisicamente, come gli sembrava di non essere mai stato.

Poi l'uomo gli si tolse di sopra, scendendo dal lettino, lo fece nuovamente girare sullo stomaco e gli fece divaricare le gambe, sì che ora sporgevano fuori dal lettino. Gabriele salì di nuovo sul lettino, inginocchiandosi fra le gambe del ragazzo e gli fece colare un po' di olio tiepido fra le chiappette. Con le dita massaggiò abilmente il solco, soffermandosi a trattare lo sfintere, preprando così il ragazzo alla sua prima penetrazione.

Quando sentì che Giovanni era completamente rilassato e pronto, si infilò un preservativo lubrificato sul forte membro eretto e scese su Giovanni.

Giovanni si sentiva bene, un vago sorriso adornava le sue dolci labbra e aveva gli occhi chiusi quasi per gustare meglio, senza distrazioni o disturbi, quanto stava accadendo, quanto stava per accadere.

Sentì l'asta calda e dura dell'uomo sfregare piacevolmente nel solco fra le sue chiappette, ne sentì la punta posizionarsi sull'inviolato sfintere e iniziare a premere. Sì, lo voleva. Attese. Aveva piena fiducia nell'abilità di Gabriele. Si sentì dilatare gradevolmente, mentre le mani dell'uomo scivolavano sui punti giusti del suo corpo tenendone ben desta la piacevolissima e dolce eccitazione. Lo sentì annidarsi nel suo foro, lo sentì penetrare sempre più dentro, lento e forte, forte e caldo, caldo e gradevole.

Lo accolse con piacere. Lo sentiva entrare liscio liscio, e pensò che era della giusta consistenza, della giusta dimensione, della giusta durezza. Sì, "giusto" era l'aggettivo adatto. Provò un senso di pienezza, di completezza. "Finalmente..." pensò sentendosi avvolto da una calma dorata e dolce.

Il forte palo sfregò ad arte sulla sua prostata e Giovanni fu colto da un forte senso di languore. Entrava, entrava, fiero e solenne come un neo-coronato re che ascende al suo trono. E finalmente sentì che era tutto dentro: i peli del pube dell'uomo sfregavano lievi sulle sue chiappette, i forti e sodi testicoli di Gabriele premevano contro la sua pelle. Il massaggiatore non muoveva più il bacino, ma le sue mani continuavano, lievi e sapienti a tenere desta l'eccitazione del ragazzo.

Giovanni si sentiva bene come mai prima. Quando il bacino di Gabriele riprese a muoversi, dapprima in lievi movenze ora ondulatorie ora rotatorie, quasi a sistemarsi meglio nel caldo ricettacolo, il ragazzo strinse lievemente e istintivamente i muscoli dello sfintere, quasi ad aderire meglio attorno a quel piacevole palo di calda e forte carne.

Allora Gabriele iniziò a muovere tutto il corpo su quello di Giovanni, massaggiandolo, mentre il suo membro, in sapienti va e vieni gli massaggiava l'interno del caldo e morbido canale. "Dio, quant'è bello..." pensò il ragazzo godendo quelle nuove e insospettatamente gradevoli sensazioni.

Il silenzio ovattato dello studio sembarva cantare nelle orecchie del ragazzo. Tutti i suoi sensi erano gradevolmente svegli, all'erta, per captare ogni dettaglio della magica atmosfera che s'era creata. Il piacere, diversamente da altre volte, non era localizzato solo sulle parti erogene, ma gradevolmente diffuso in ogni millimetro del suo corpo, in ogni piega della sua pelle. Inoltre, questo piacere non si stava accumulando con l'irruenza di un turbine, ma come quando il livello dell'acqua del lago grande, nell'epoca del disgelo, saliva, lento e inesorabile, fino a traboccare nel torrente di mezzo, tracimare e scorrere via verso valle, tumultuosamente, dando nuova vita al torrentello normalmente in magra.

Proprio così l'orgasmo tracimò dai lombi del ragazzo e fluì fuori tumultuoso attraverso il membro turgido, compresso fra il suo pube e il lenzuolo del lettino da massaggio. Giovanni gemette lievemente, in preda al piacere e alla gioia per quel piacevolissimo e lungo orgasmo.

Le manovre dell'uomo su di lui non cessarono, non cambiarono né di ritmo né di forza. Il piacere, che solitamente dopo un orgasmo abbandona il corpo in lievi ondate di decrescente intensità, non abbandonava Giovanni. Percepì chiaramente il sopraggiungere dell'orgasmo dell'uomo dentro di lui, e lo accolse con grato piacere. L'uomo gli aveva fatto girare il capo sì che le loro bocche si incontrarono e si sigillarono in un lungo, profondo bacio, mentre Gabriele continuava a scaricarsi in lui.

Tutto sembrò immobilizzarsi per lunghi momenti, solo le loro lingue giocavano a rimpiattino nelle loro bocche.

Quando le loro labbra si separarono, Giovanni sospirò: "Dio quant'è bello!"

"Ti è piaciuto, Giovanni?" gli chiese l'uomo con voce bassa e calda.

"Moltissimo. E a te, Gabriele?" disse il ragazzo passando inconsciamente al tu.

"Anche a me, anche a me." mormorò l'uomo facendogli palpitare dentro il membro che stava iniziando a tornare alle sue dimensioni di riposo.

Poi Gabriele rirese a massaggiare il ragazzo, mentre lentamente si sfilava da lui. Dopo un po' scese dal lettino, fece girare il ragazzo sulla schiena, continuando a massaggiarlo con le sue sapienti mani. Il membro di Giovanni, che stava afflosciandosi, tornò lentamente a ridestarsi. Gabriele allora lo prese in bocca, lavorandolo fino a fargli riprende la sua piena e fiera consistenza.

"Adesso lo metti tu a me." gli disse guardandolo con un sorriso invitante.

"Sì..."

Gabriele lo baciò, e mentre lo baciava e carezzava, infilò un preservativo sul membro nuovamente duro ed eretto del ragazzo, poi risalì sul lettino manovrando in modo di assumere la giusta posizione per farsi penetrare dal bel "cliente". L'uomo si stese sulla schiena, mise le forti gambe attorno alla vita del ragazzo che era ora inginocchiato davanti a lui, attirandolo così a sé. Con una mano, l'uomo guidò la forte asta di Giovanni e, continuando ad attrarlo a sé, si fece penetrare.

Mentre gli scivolava dentro, guardando negli occhi l'uomo, che gli sorrideva invitante, sentendo l'intenso calore del canale dell'uomo avvolgerlo e diffondersi, a partire dal membro, per tutto il corpo, Giovanni emise un lungo mugolio di piacere. Il ragazzo chiuse gli occhi per gustare più a fondo quel piacere. Quando gli fu completamente immerso dentro, le mani dell'uomo si posarono sui suoi fianchi e impressero al corpo del ragazzo il giusto ritmo, facendolo così muovere dentro di lui.

Giovanni, capito il modo, la forza e la velocità che l'uomo gli stava insegnando a usare, senza parole, iniziò a muoversi di sua volontà. Le mani di Gabriele ripresero a carezzarlo e massaggiarlo, mentre il ragazzo lo prendeva con crescente sicurezza e piacere. Il ragazzo riaprì gli occhi e guardò il volto dell'uomo che lo incoraggiava con un caldo sorriso. Gli sorrise a sua volta, continuando a prenderlo con crescente piacere.

"Ti piace?" gli chiese sottovoce l'uomo, come per non rompere l'incanto di quei momenti.

"Sì... è proprio bello!" sospirò il ragazzo, il volto lievemente arrossato per il piacere.

"Dai, allora, dai..." disse l'uomo facendo palpitare ad arte lo sfintere e le pareti del caldo canale attorno alla forte asta del ragazzo.

Giovanni non aveva certo bisogno di incoraggiamenti. Pensò che Gianni era stato uno stupido a rifiutare di fare l'amore anche in quel modo: né lui s'era sentito sminuito prima quando era stato penetrato dall'uomo, né ora si sentiva superiore all'uomo perché lo stava penetrando. Sia lui che Gabriele conservavano intatta la loro virilità, la loro dignità. Anzi, pensò confusamente Giovanni continuando a stantuffare dentro l'uomo, unirsi in quel modo era anche più bello e giusto che non unirsi solo grazie al sesso orale. Quella era una unione più vera. E lui, purtroppo, poteva farlo con un quasi sconosciuto e non con la persona che amava, che aveva amato.

Quando infine Giovanni raggiunse il suo secondo orgasmo dentro il forte e atletico corpo dell'uomo, si sentì finalmente appagato. L'uomo lo fece stendere su di sé e lo baciò di nuovo.

"Adesso andiamo a fare una bella doccia, tu e io." gli disse Gabriele.

"Grazie, Gabriele. È stato tutto molto bello."

"Anche per me, Giovanni. Sei un ragazzo dolcissimo, oltre che molto bello."

Si lavarono e si rivestirono. Mentre Gabriele riassettava lo studio facendo scomparire le tracce delle loro attività, Giovanni prese il portafogli e ne estrasse la banconota da diecimila lire. La porse al massaggiatore, dicendogli "Grazie, Gabriele."

L'uomo respinse la mano del ragazzo: "No, tienile, non le voglio. È stato così bello anche per me che, se mai, dovrei essere io a pagare te. Ma anche questo non sarebbe giusto, quello che abbiamo fatto non lascia spazio per i soldi, per un pagamento."

"Ma io... se per te va bene... io vorrei tornare ancora qui da te." disse il ragazzo senza rimettere i soldi nel portafogli.

"Se qualche volta vorrai tornare, non potrò che esserne felice. Ma per amicizia. Queste cose, come t'ho spiegato, non fanno parte della mia professione."

Giovanni rimise in tasca i soldi. Gabriele lo accompagnò alla porta. Prima di aprirla, vi sospinse contro il ragazzo e lo baciò di nuovo, profondamente, in bocca.

"Posso davvero tornare, qualche volta?"

"Certo. Io mi chiedo come ha potuto mio nipote Gianni lasciarsi scappare un ragazzo come te. Io non ti avrei lasciato scappare, t'avrei tenuto ben stretto." gli disse con un sorriso dolce.

Giovanni sentì un piacevole calore addosso a quelle parole, poi come folgorato, disse: "Mi vorresti come tuo ragazzo?"

Gabriele gli fece un ampio sorriso: "Se io fossi più giovane e soprattutto se non facessi questo lavoro, sì che ti vorrei come mio ragazzo. Ma, vedi, non potrei mettermi con te e continuare a divertirmi coi miei clienti. No, Giovanni, le nostre vite, le nostre scelte sono troppo diverse. Non ti mettere idee sbagliate in testa. Se qualche volta vorrai venire qui da me per fare l'amore, ne sarò felice, ma come amico, non come amante."

"Ma che c'entra il tuo lavoro?" provò ad insistere Giovanni.

"C'entra sì. Vedi, io non sono fatto per una vita di coppia... non ti sarei fedele e penso che questo ti farebbe soffrire, e non te lo meriteresti. Se fino a ora non mi sono mai messo con nessuno, è proprio perché mi conosco. Io sono come l'ape, che vola di fiore in fiore... anche se devo ammettere che tu sei forse il più bel fiore e il più dolce che abbia mai assaggiato."

"Sono uno stupido, vero? Ma mi è piaciuto davvero tanto e..."

"Non confondere il piacere, l'attrazione, con l'amore, Giovanni. L'amore è una cosa bella e seria. Io, a differenza di te, non sono ancora pronto per l'amore... e non so se lo sarò mai, col mio carattere. Tu mi sembri un ragazzo pulito e buono. Un giorno troverai il ragazzo, o l'uomo, adatto a te, che sia degno di essere amato e che ti sappia amare. Se io ti dicessi di sì, non farei che approfittare di te, ti farei solo del male. Perciò, se te la senti di tornare solo come amico, sei il benvenuto. Ma se ti accorgi che stai provando qualcosa di diverso, di più forte per me, girami alla larga. Per il tuo bene."

Giovanni annuì. Mentre tornava a casa, sorrideva: non s'era mai sentito così bene fisicamente, prima di allora. Di solito, dopo aver fatto l'amore, subentrava nel suo corpo una specie di piacevole stanchezza, di dolce spossatezza. Ora invece si sentiva pieno di vigore e di energia... sarebbe stato pronto per fare di nuovo l'amore anche subito! Sorrise di nuovo.

Quella notte, quando dopo aver aiutato i fratelli nel lavoro dei campi, Francesco e Giovanni andarono a letto, il fratello gli disse: "È un pezzo che non ti vedo più così sereno, Vanni. C'è per caso qualcosa di nuovo? Ti sei fatto un ragazzo?"

"No, Francesco. Però stamattina..." iniziò a dire Giovanni e gli raccontò tutto della sua avventura con il bel Gabriele, con l'esperto massaggiatore che somigliava così tanto al nipote, a Gianni.

"Cazzo, magari trovassi io una che sa massaggiare e poi fare l'amore come dici tu! Diventerei il suo cliente più affezionato!" disse Francesco alla fine, ridacchiando.

"Magari ci sono massaggiatrici così, no?" gli disse Giovanni.

"Un mio amico mi ha detto che una volta è andato da una che faceva massaggi. Ha detto che era solo una puttana che faceva finta di essere una massaggiatrice. Ma, allora, una vera puttana costa di meno."

"Tu ci sei già andato, a puttane, Francesco?"

"No, mai. Finché trovo pollastrelle che me la danno gratis... E poi, non lo so, ma andare con una puttana è come farlo in una catena di montaggio. Zum zum zum, avanti un altro. Zum zum zum, avanti un altro. No. Ogni scopata dovrebbe essere come... come costruire un pezzo unico. Anche se è solo un'avventuretta."

"Quanti anni avevi quando l'hai fatto con quel tuo amico?" gli chiese Giovanni, cambiando discorso.

"Tredici."

"Ha cominciato lui o tu?"

"Lui."

"Ti secca se ti faccio queste domande?"

"No."

"E dopo non t'è venuta mai più voglia di farlo con un altro ragazzo?"

"No, mai."

"Un nostro professore diceva che, chi più chi meno, siamo tutti bisessuali..."

"Può darsi."

"Magari tu sei 99 per cento etero e solo 1 per cento gay..."

"Magari. E tu?"

"Io penso di essere 100 per cento gay, ma non lo so."

"Ti piacerebbe provarci almeno una volta con una ragazza?"

"Penso proprio di no. Penso che non mi verrebbe neppure duro, però non lo so."

"Ma se vedi una ragazza veramente bella?" gli chiese Francesco.

"Penso che è veramente bella, come una bella statua o un bel disegno. Ma non lo fai con una bella statua, no?" gli disse Giovanni.

"Certo che no, hai ragione. Tu, Vanni, quando ti sei accorto di esser gay?"

"Non lo so. Tu quando ti sei accorto che ti piacciono le ragazzine?"

"Hai ragione, non lo so. Cioè, non posso fissare una data. So solo che a un certo punto ho cominciato ad avere voglia."

"Proprio così. A un certo punto mi sono accorto che mi tirava per i bei ragazzi. Quando Gianni mi ha baciato, ero pronto. Tutto qui."

"Non hai avuto nessun problema, quando hai capito che sei gay?"

"No, Francesco. Tu hai avuto qualche problema quando io ti ho detto che sono gay?"

"No, nessuno."

"Appunto. I problemi sono venuti dopo, quando mi sono reso conto che per un gay la vita è molto più difficile che per uno che non lo è."

"Già, ti capisco. E mi dispiace per te. Cioè, mi dispiace che è un problema. Perché non è giusto, non dovebbe essere un problema. Ognuno è come è."

"Prova a dirlo a nostro padre... o ad Angelo... o agli altri."

"L'hai mai detto a Daniele?"

"No."

"Forse lui ti accetterebbe come ti accetto io. Sai che ti vuole bene, no?"

"Chissà."


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