Anche gli incontri con Alberto cessarono, perché un giorno gli disse che aveva perso la testa per un compagno della scuola di ballo e che aveva deciso di mettersi con lui. Infatti non lo vide più in sauna. Giovanni ebbe ancora altre avventure, ma tutte senza seguito. Il cassiere della sauna lo riconosceva e a volte chiacchieravano un po', così pure il barista.
Una sera, mentre stava al bar della sauna, arrivò un giovane uomo, sulla trentina. Giovanni lo vide riflesso sullo specchio alle spalle del barista e pensò che era davvero un bell'uomo. Continuò a chiacchierare con il barista. Quando l'uomo sedette al bancone e ordinò un caffè, Giovanni pensò che aveva anche un bella voce, sensuale. Mentre parlava con il ragazzo dietro il bancone, di tanto in tanto continuava a lanciare un'occhiata verso il nuovo arrivato, attraverso lo specchio.
Dopo un po' il barista gli disse: "Devo andare un attimo al cesso. Mi guardi tu il bar mentre non ci sono, Gio, per favore?"
"Sì, certo, vai pure tranquillo." gli rispose il ragazzo.
Quando il barista fu andato via, l'uomo si girò verso Giovanni: "Scusa se mi permetto, ma... ho sentito i discorsi che facevi con il barista e... mi piace molto quello che dicevi e come la pensi. Sei un ragazzo in gamba."
"Grazie." gli disse Giovanni, piacevolmente sorpreso: era la prima volta, lì dentro, che qualcuno non gli diceva come prima cosa che era bello, o che aveva un bel culetto, ma che lo apprezzava per quello che diceva.
L'altro continuò: "Mi sembri un ragazzo maturo ed equilibrato, mi piacerebbe poter parlare un po' con te..."
"Beh... stiamo parlando, no?"
"Sì, ma... senza che gli altri ci stiano a sentire... per parlare più liberamente. Ho visto che nell'angolo prima delle stanze di relax ci sono due poltrone... ti spiacerebbe venire a sedere là, quando torna il tuo amico barista?"
Giovanni aveva pensato che gli proponese di andare in una delle stanzette per fare l'amore, e invece... dunque aveva davvero voglia di parlare. Lui, con quel giovane uomo, ci sarebbe anche andato subito in una delle stanzette verdi, comunque fu compiaciuto per quella proposta.
"D'accordo."
"Ho sentito che il barista ti chiamava Gio. Sta per Giovanni?"
"Esatto."
"Io mi chiamo Matteo." gli disse il giovane uomo tendendogli la mano.
"Piacere, Matteo. Vieni spesso, qui?"
"No, questa è a prima volta. E tu?"
"Non molto spesso, circa una volta la settimana, qualche volta due."
"Posso chiamrti Gio? O preferisci Giovanni?"
"Gio va bene. Abiti qui in città?"
"Sì, e tu?"
"Anche, ma solo nei giorni feriali, perché nei fine settimana torno a casa al mio paese."
"Ah, bene."
Giovanni trovò strano quel "bene", ma non disse nulla.
"Tu lavori o fai l'università?" gli chiese il giovane uomo.
"Lavoro in un ufficio."
"Anche io. Di che ti occupi?"
"Pianificazione agricola e colture nuove. E tu?"
"Elettronica. Si potrebbe dire pianificazione elettronica e nuove applicazioni."
A Giovanni piaceva anche la piega che aveva preso il loro colloquio: Matteo non aveva ancora neanche sfiorato l'argomento sesso. Questo lo rendeva interessante, diverso da tutti gli altri. Gli piaceva anche il modo di sorridere del giovanotto, era pulito, schietto, molto gradevole. Nei suoi occhi non leggeva desiderio, libidine, e benché lui fosse lì nella speranza di trovare qualcuno con cui fare l'amore, trovava gradevole quel giovane uomo. Lo trovava anche attraente, comunque. L'asciugamano attorno ai fianchi lasciava vedere il suo corpo asciutto e ben fatto, quasi glabro, e le braccia e le gambe, belle e coperte solamente da una lievissima peluria.
Tornò il barista. Giovanni e l'uomo si alzarono e andarono a sedere dove aveva detto l'uomo: erano in vista di tutti, ma abbastanza appartati per parlare tranquillamente.
"Hai un po' di tempo, Gio?"
"Sì, abbastanza."
"Avevo voglia di parlare un po' con te, se non ti dispiace."
"Sono venuto qui con te, no?" gli disse il ragazzo con un sorriso incoraggiante.
"Sì, grazie. Io... è la prima volta che vengo qui."
"Sì, me l'hai detto."
"La prima volta che vengo in un locale gay, voglio dire. Ho scoperto solo un paio di mesi fa che esiste questo posto. E oggi mi sono deciso a venirci."
"Sei nuovo qui in città?"
"No, sono nato qui."
"E non sapevi che c'era questo posto?"
"No. Anche perché prima non mi interessava. Vedi io... non ti mettere a ridere di me, ma... io ho capito solo un paio di mesi fa che sono gay."
"Non vedo perché dovrei ridere. Ma... quanti anni hai?"
"Ventisette."
"E non hai mai capito di essere gay?"
"No... mai."
"E un paio di mesi fa... cosa è successo?"
"Casualmente, mentre facevo una ricerca su Internet per il mio lavoro a proposito di alcuni componenti elettronici che intendevo ordinare, stavo usando un motore di ricerca e, dopo aver tentato con altre parole chiave, avevo digitato altre parole e, probabilmente avevo sbagliato lo spelling, è venuto fuori un sito gay... pieno di foto... molto esplicite.
"Non so perché, ma mi ha incuriosito, e le ho guardate e dopo poco ero incredibilmente eccitato... e ho cominciato a pensare che poteva essere piacevole fare quelle cose... e che mi sarebbe piaciuto essere al posto di uno di quei modelli... Ho chiuso quel sito, ma quelle immagini continuavano a rigirarmi per la testa, così dopo qualche giorno e questa volta coscientemente, ho riprovato e ho trovato altri siti...
"Alcune immagini mi sembravano volgari e mi disturbavano, ma altre mi mettevano addosso una forte eccitazione... Insomma, per fare breve una lunga storia, ormai ogni giorno spendevo un po' del mio tempo a esplorare quel tipo di siti e ogni volta mi eccitavo talmente che poi... dovevo menarmelo. Specialmente quando invece di una foto vidi un filmetto con due ragazzi molto belli che facevano l'amore. Insomma, mi sono reso conto che sono gay..."
"Magari la tua era solo curiosità... o magari sei bisessuale. C'eri già stato a letto con una donna, penso."
"Sì... io... sono sposato."
"Ah. E ti piace farlo con le donne, penso, se non hai mai pensato prima che potevi anche farlo con piacere con un maschio."
"L'ho fatto solo con mia moglie e... sì mi piace. Però... l'idea di farlo con un uomo, a questo punto, mi fa eccitare molto di più."
"E... l'hai già fatto con un uomo?"
"No, mai. Non ancora. Per questo alla fine mi sono deciso di venire qui. Per provare, per capire anche meglio se, come penso, sono gay."
"O bisessuale..." insisté Giovanni.
"Non lo so, ma... ma penso di esser gay, non bisessuale."
"Ma hai detto che con tua moglie ti piace."
"Sì, ma non mi sono mai eccitato a pensare di farlo con una donna o con mia moglie. Mi eccito solo quando cominciamo a farlo. Invece, da quel giorno, mi eccito molto solo a pensare di farlo con un uomo, con un ragazzo. Sono eccitato anche adesso, solo a stare vicino a te, solo a guardarti." aggiunse poi a bassa voce, quasi vergognandosi.
"Beh, è un complimento, per me. Perciò... ci vorresti provare con me?"
"Sì, se a te va bene farlo con me."
"Sì che mi piacerebbe."
"Anche se non so fare niente?"
"Sì, c'è sempre una prima volta. Ma perché hai deciso di chiederlo a me?"
"Perché mi sei sembrato un ragazzo pulito e perché mi piaceva quello che dicevi col barista, il tuo modo di pensare."
Di nuovo Giovanni apprezzò che Matteo fosse attratto da lui più per la sua personalità che per il suo corpo. Comunque gli chiese: "Ma ti piaccio anche fisicamente?"
"Sì, certo... te l'ho detto che appena t'ho visto mi sono eccitato, no? E che sono ancora eccitato..." disse Matteo con un sorriso timido che Giovanni trovò delizioso. "Se anche io sono il tuo tipo, si capisce. E se non ti dà fastidio farlo con uno imbranato come penso di essere."
"Vuoi che chiedo uno stanzino?" gli domandò Giovanni.
"Sì, magari dopo. Prima vorrei ancora parlare un po', se non ti dispiace."
"No che non mi dispiace."
"Sei gentile. Posso farti qualche domanda?"
"Sicuro."
"Tu, quando hai capito di essere gay?"
"Qualche anno fa."
"E l'hai accettato subito?"
"Sì, anche perché chi me l'ha fatto capire era qualcuno che già ammiravo moltissimo, e che mi attraeva, anche se me ne sono reso conto solo quando lui mi ha baciato."
"Com'è, baciare un uomo?" gli chiese Matteo.
Giovanni pensò che sembrava la domanda di un bambino e sorrise. "Penso che sia come baciare una donna, anche se io non ho mai fatto quell'esperienza."
"Secondo te, da quello che dicevi con il barista, due uomini, oltre a fare sesso, possono anche innamorarsi."
"Certo. Al di là del desiderio sessuale, per cui ognuno preferisce una persona di un sesso o dell'altro, quando ci si innamora, ci si innamora di una persona, più che di un corpo."
"Già. Non ci avevo mai pensato."
"Ma quando tu ti sei sposato, eri innamorato di lei?"
"Certo, è una ragazza molto buona. Sono ancora innamorato di lei, anche se adesso è venuto fuori questo desiderio."
"Capisco. Se vuoi, non mi rispondere, ma... avete anche dei figli?"
"Sì, tre. Il più piccolo è appena nato. Tutti e tre maschi."
"Anche mio padre ha avuto solo maschi, cinque. Io sono il più piccolo. È bello avere dei figli?"
"Sì, molto. Io passo tutto il mio tempo libero con loro."
"Ho l'impressione che tu sia un padre molto affettuoso."
"Sì, certo. Ma senti, Gio, è più bello... quando lo fanno due maschi... è più bello metterlo o farselo mettere?" chiese abbassando gli occhi mentre diceva queste ultime parole.
"Dipende: c'è chi preferisce una cosa, chi l'altra, chi nessuna delle due, e chi tutte e due. Io appartengo a questo ultimo tipo."
"Posso prenderti una mano?" gli chiese Matteo.
"Certo."
"Mi piaci, Gio. Mi piaci perché non mi hai chiesto di andare subito a scopare, ma accetti di stare qui a parlare con me."
"Anche a me piace stare qui con te. Sei molto dolce. E non è necessario andare subito a scopare. Quando ti senti pronto, se vuoi farlo con me, lo faremo. Dopo tutto credo che per te sia stato già un grande passo anche solo deciderti a venire in questa sauna."
"Beh... sì, è vero. Adesso che un po' ti conosco, penso proprio che mi piacerebbe provarci con te, Gio... solo che... forse non oggi, non ancora. Ti dispiace?"
"No, Matteo, va bene. Se vuoi possiamo ancora stare qui tranquilli a parlare."
"Non ti andrebbe di uscire di qui e parlare fuori? O magari invece... forse tu speri di trovare qualcuno. Forse è meglio che vada via solo io."
"Ma no, nessun problema. Andiamo a rivestirci e usciamo, dai!" gli disse Giovanni con un sorriso.
"Sei sicuro?" gli chiese Matteo, ma era chiaro che era contento per quella risposta.
"Più che sicuro. Dai, andiamo a rivestirci."
Uscirono e chiacchierarono a lungo, passeggiando. Poi si salutarono dandosi appuntamento per due giorni dopo, nella sauna, ma prima di cena, appena liberi tutti e due dal lavoro, in modo di avere più tempo da passare assieme.
Giovanni tornò nella sua stanzetta nella pensione. Ripensò all'incontro che aveva appena avuto: Matteo, oltre a piacergli sia fisicamente che come persona, gli faceva tanta tenerezza. Si diceva che doveva essere stato difficile per il giovane uomo accorgersi di essere gay alla sua età e soprattutto dopo che aveva già formato una famiglia. Giovanni desiderava Matteo, ma voleva anche aiutarlo a capire, a trovare se stesso, sinceramente.
Nei due giorni di attesa, Giovanni non fece che pensare a Matteo. Quando finalmente uscì dal lavoro, si recò alla sauna sentendosi elettrizzato, eccitato per il prossimo incontro. Mentre vi andava si chiese se veramente Matteo si sarebbe fatto vedere: magari aveva cambiato idea, chi sa? Il nostro ragazzo però non l'avrebbe presa a male, avrebbe capito.
La sauna era semivuota, a quell'ora. Giovanni si cambiò e, cinto solamente il solito asciugamano attorno ai fianchi, andò a sedere al bar. Il barista lo salutò con un sorriso.
"Come mai così presto, Gio?" gli chiese. "Di solito arrivi sempre dopo cena."
"Ho un appuntamento... ammesso che si faccia vivo."
"Scommetto che è l'uomo che ti ha agganciato l'altro ieri sera."
"Sì, è lui."
"Scopa bene?" gli chiese il barista con un sorrisetto malizioso.
"Non abbiamo scopato." rispose Giovanni.
"Ma va! E che, avete fatto l'uncinetto tutto il tempo?" chiese con lieve ironia il barista. "Io gli sarei saltato addosso senza troppi complimenti. Quell'uomo è il mio tipo, sempre che sia attivo e non passivo, si capisce."
"Tu pensi solo a quello?" gli chiese Giovanni con un sorriso.
"Qui dentro, a che altro vuoi pensare? Non sai he cosa significa la sigla SAUNA?"
"Sigla? No..."
"Sesso Assicurato con Uomini Nudi Arrapati!" scherzò il barista.
"Tu qui dentro hai la più grande scelta della città."
"Macché. Devo sempre stare qua dietro, io. Se anche qualcuno mi piace, al massimo posso dargli appuntamento fuori di qui, quando la sauna è chiusa. E parecchi non possono, perciò... sai, sono condannato a guardare ma non toccare!" disse con aria scherzosamente afflitta il barista. "Se solo il boss mettesse un altro barista assieme a me, uno potrebbe stare qui e l'altro andare a scopare, a turno, allora sì che sarebbe una pacchia."
Stavano scherzando così, quando arrivò Matteo.
"Ciao, Gio. Scusami, ho fatto tardi..." disse il giovane uomo sedendo accanto al ragazzo.
"No, sono qui solo da cinque minuti. Tutto bene, Matteo?"
"Sì, grazie. Posso offrirti qualcosa?"
"No, grazie, ho appena preso un caffè. Più tardi, magari."
Matteo ordinò un caffè. In un momento in cui il barista stava nel retro per prendere alcune bottiglie, Matteo chiese a Giovanni: "Hai già pensato come facciamo per cena? L'altro giorno non ne abbiamo parlato."
"Possiamo farci preparare qualche panino qui, oppure uscire per mangiare, poi tornare qui dentro, come preferisci."
"Per questa volta possiamo forse ordinare qualche panino qui. Li fanno buoni? C'è scelta?"
"Non molta scelta, ma sono buoni. Vuoi che ci andiamo a sedere là, come l'altra volta, Matteo?"
L'uomo fece un sorriso schivo: "No, ho già preso alla cassa la chiave per uno stanzino... spero che non ti dispiace... Ho pagato fino a mezzanotte."
"Bene, hai fatto bene. Andiamo, allora?"
"Se ti va..."
Andarono. "Ecco, è il numero 2." disse l'uomo aprendo la porta.
"È il più caro! Non l'ho mai usato..." disse Giovanni entrandovi.
"Mi ha detto che erano tutti liberi e mi ha chiesto che numero preferivo... io non li ho mai visti, così gli ho chiesto il migliore..." disse Matteo richiudendo la porta alle loro spalle.
Non era molto diverso dagli altri stanzini. Solo che questo aveva una tenda verde pistacchio che copriva tutte le pareti, un sofà e un piccolo televisore a circuito chiuso. Oltre al sofà c'era anche un tavolinetto con la solita scorta di preservativi, bustine di lubrificante e cleenex, e due puff di diversa altezza, coperti come il sofà con un tessuto sintetico blu oltremare cangiante.
Sedettero fianco a fianco sul sofà, i loro asciugamani ancora attorno alla vita, l'altro appoggiato su uno dei puff.
"Non vedevo l'ora di essere qui con te." disse Matteo appoggiando una mano su quella del compagno.
"Anche io. Non ho fatto che pensare a te, in questi due giorni."
"Davvero? Anche io... Sono contento di avere incontrato te, Gio. L'altro giorno, prima di vederti al bar, ho visto come tanti si incontrano e... vanno subito al sodo senza nemmeno scambiare due parole."
"Non sempre, ma spesso questo è un posto per incontri anonimi. C'è anche una dark room, per chi desidera fare sesso del tutto anonimo."
"Cos'è una dark room?"
"Una stanza completamente al buio, dove entra chi vuole sesso senza vedere con chi lo fa. Si gira nel buio finché si... scontra o si tocca un corpo nudo, e si comincia a fare sesso."
"Ah... senza sapere con chi lo fai? Non credo che mi piacerebbe."
"Credo che aiuta quelli troppo timidi per fare un approccio, o quelli non abbastanza sicuri di piacere fisicamente... Anche a me non piace molto. Ci ho provato solo una volta, poi non ci sono più tornato." spiegò Giovanni.
"Ti posso abbracciare? Ti andrebbe se ci baciamo?" chiese quasi timidamente il giovane uomo.
Giovanni non rispose, si girò di lato e prese fra le braccia il compagno e accostò le labbra alle sue, sfregandovele lievemente. Matteo schiuse le labbra e tirò fuori la punta della lingua, mentre cingeva fra le bracia il torso del ragazzo. Le loro lingue giocarono per un po', poi le loro bocche si unirono strettamente in un lungo e caldo bacio. Le mani di Matteo carezzavano la schiena del ragazzo, quelle di Giovanni carezzavano il petto dell'uomo.
Dopo un po' si staccarono. "T'è piaciuto?" gli chiese Giovanni con un sorriso.
"Sì, molto... sono eccitato da morire. Sono contento di stare qui con te."
Giovanni si chinò sul petto dell'uomo e prese a baciarlo e a stuzzicargli i capezzoli con le labbra e la lingua, mentre le sue mani spaziavano sul corpo del compagno. Matteo si abbandonò contro lo schienale del sofà, rovesciò la testa indietro mentre il suo respiro si faceva più pesante. Dopo un po' emise un basso gemito, quasi un lamento.
Giovanni smise: "Tutto bene?" chiese lievemente preoccupato.
"Anche troppo. Non credevo che fosse così... così bello."
Giovanni gli allentò l'asciugamano attorno alla vita facendolo aprire e si sfilò il proprio. Matteo l'aveva completamente eretto. Il ragazzo pose un mano sul membro duro del compagno, carezzandolo e palpandolo con delicatezza, manipolandolo.
"Oh, sì... sìì..." mormorò l'uomo, fremendo.
Con una mano scese sul pube di Giovanni e si impadronì del membro del ragazzo. Lo tenne nella mano, senza muoverla, semplicemente stringendolo lieve e attenuando o aumentando la stretta. Salirono anche con le gambe sul sofa, sedendo uno di fronte all'altro e intrecciandole. Le loro mani esploravano incessantemente il corpo dell'altro, di tanto in tanto si guardavano negli occhi sorridendo, ora l'uno ora l'altro si chinava sul compagno e si baciavano.
"Come stai, Matteo?"
"Bene... molto bene."
La coscienza di essere il primo maschio di Matteo, dava al tempo stesso a Giovanni un senso di piacere e di responsabilità, un senso di fierezza e di tenerezza, ma anche di timore di fare qualcosa che potesse infastidire l'uomo. Il sorriso beato del giovanotto però lo incoraggiava ad andare avanti, gli diceva che stava andando davvero tutto bene. Giovanni non aveva quasi mai avuto fretta, quando faceva l'amore, ma ora capiva che doveva dare a Matteo tutto il tempo di cui questi avesse avuto bisogno.
"È bella questa intimità... è bello toccarti così." mormorò l'uomo in tono compiaciuto.
Giovanni sorrise. Gli titillò nuovamente i capezzoli. Matteo chiuse per un attimo gli occhi, assaporando quelle sensazioni, poi li aprì di nuovo.
"È bello essere toccati così..." aggiunse l'uomo con un basso sospiro.
Giovanni si alzò in ginocchio, poi scese sul corpo del compagno, premendogli il petto contro il petto. Lo baciò sul collo e lentamente scese giù, scivolandogli col corpo sul corpo. Si soffermò sui capezzoli di Matteo. Questi gli crezzava la nuca e la schiena e fremeva, eccitato da quelle sapienti attenzioni.
Il ragazzo scese più giù, più giù, finché il suo volto fu sul pube di Matteo. Allora, dopo aver sfregato le guance e il naso sulla dura asta dell'uomo, la prese in una mano e ne titillò il glande con la punta della lingua. Il compagno sussultò e gemette un "sì" a bassissima voce. Giovanni applicò le labbra sul prepuzio del compagno e spinse in giù facendo scoprire il glande, che prese a lavorare con la lingua.
"Oh... oh... oh..." gemette Matteo sussultando per il piacere.
Il ragazzo tolse la mano dal membro del giovane uomo e scese giù con la testa, facendoselo scivolare completamente dentro la bocca.
"Oh, oh Gio... oh..." gemette Matteo a voce più alta.
Giovanni, mentre con una mano gli impastava gentilmente i testicoli contratti, con l'altra gli sfregava lievemente i capezzoli. Le mani di Matteo gli carezzavano i capelli e la nuca, le spalle e le braccia. Poi, improvvisamente, senza nessun preavviso, Matteo eiaculò nella bocca di Giovanni che bevve tutto con piacere. Il corpo di Matteo sussultava quasi con violenza e l'uomo gemeva con voce roca e bassa.
Quando finalmente il forte orgasmo ebbe fine e il corpo del giovane uomo si abbandonò sul divano, ancora scosso da lievi fremiti, Giovanni si sollevò è lo guardò con un sorriso sulle labbra. Matteo aveva gli occhi chiusi e respirava pesantemente.
Poi l'uomo aprì gli occhi: erano umidi. Guardò con aria smarrita il compagno e mormorò, con voce ancora turbata: "Mi dispiace... non volevo..."
"Cosa ti dispiace, Matteo? A me è piaciuto molto, invece."
"Non sei arrabbiato con me per aver..."
"Ma no! A te non è piaciuto?"
"Sì, molto, ma..."
"Ma, niente. Ti dico che a me è piaciuto." gli disse Giovanni stendendoglisi sopra, prendendolo fra le braccia, e quasi cullandolo.
Matteo lo strinse a sé e gli depose tanti piccoli baci sul collo, e lo tenne così, stretto a sé, a lungo. Quando Giovanni si rese conto che il compagno era completamente rilassato, gli scivolò di fianco allentando l'abbraccio e lo guardò.
"Davvero t'è piaciuto, Gio?" gli chiese l'uomo.
"Sì, e a te?"
"Non ho mai goduto tanto! Mai! È stato fantastico, per me. Ma tu non sei ancora venuto..."
"Non ha importanza, Matteo. E comunque è ancora presto, abbiamo ancora parecchio tempo. Piuttosto, io comincio a sentire un certo languorino. Ti va se ordino qualcosa da mangiare all'interfonico?"
"Sì, va bene. Ma lascia, ordino io. Ti va se faccio portare anche un po' di vino?"
"Ne bevo molto poco. Se ne bevi tu, ne bevo un sorso dal tuo bicchiere."
Matteo si alzò, andò all'interfonico e, informatosi su quello che c'era, dettò il suo ordine. Tornò a sedere accanto a Giovanni. Stava per cingersi i fianchi con l'asciugamano, ma Giovanni, con un gesto, lo fermò: "No, lascia, mi piace guardarti nudo, stare così con te, nudi tutti e due..."
"Ma tra poco ci portano da mangiare e..."
"Il barista è abituato a vedere gente completmente nuda, non importa."
"A stare nudo con te non mi vergogno, ma davanti a un altro... Dopo me lo tolgo di nuovo, per te, ma adesso lascia che mi rimetta l'asciugamano, per favore."
"D'accordo" disse Giovanni con un sorriso accondiscendente.
"Sto così bene, qui con te..." gli disse il giovane uomo con un caldo sorriso.
"Anche io, Matteo."
"Anche se sono così... imbranato?"
"Non pensare se sei imbranato o no. Fai tutto quello che ti senti di fare, e come ti va di farlo."
Matteo gli prese il volto fra le mani e lo baciò con calore. Stavano giocando con le loro lingue, quando bussarono alla porta. Il giovane uomo ebbe un lieve sobbalzo, poi sorrise, andò ad aprire, e prese il vassoio colmo.
"Te lo faccio mettere in conto e quando rendi la chiave paghi tutto." gli disse il barista.
Giovanni notò che Matteo stava sulla porta appena socchiusa in modo che il barista non potesse guardare dentro, probabilmente perché Giovanni era ancora completamente nudo, e sorrise.
"Sì, grazie. Pagherò quando vado via." gli disse Matteo e richiuse la porta. Posò il vassoio sul tavolinetto.
Giovanni allungò una mano per togliere l'asciugamano al compagno, ma il giovanotto se lo tolse da solo, guardò verso il ragazzo e gli sorrise. Sedette accanto a Giovanni e iniziarono a mangiare.
"Mmhh, buono... Mi piace." disse Matteo addentando con gusto il panino.
Giovanni annuì. Mentre mangiavano, di tanto in tanto, Matteo gli dava una tenera carezza e gli scoccava un sorriso lieto. Giovanni era sempre più conquistato dall'incredibile tenerezza che gli manifestava il compagno.
"Dio, quanto sto bene con te, Matteo!" gli disse a un certo punto.
"Anche io, Gio. È tutto così bello, così... così... così perfetto, qui con te!"
Terminato di mangiare, semiabbracciati, parlarono. Ognuno raccontava un po' di sé, diceva quello che pensava, beveva le parole dell'altro. Gradualmente le loro carezze si caricarono di desiderio e risvegliarono il desiderio dell'altro. Quasi senza rendersene conto, o per lo meno non per una decisione cosciente, parlarono sempre meno e ripresero a fare l'amore. Dopo un po', Matteo si stese sul divano, tirando le gambe sul proprio petto e senza parole, si offrì al compagno.
"Sei sicuro, Matteo?" gli chiese quasi sottovoce il ragazzo, sentendosi emozionato.
Il giovane uomo annuì e gli sorrise.
"Prima devo mettermi il preservativo, però." disse il ragazzo scendendo dal divano.
Matteo si alzò e lo trattenne con una mano: "No..."
"No?" chiese Giovanni un po' stupito e stava per spiegargli che era meglio...
"No. Te lo voglio mettere io."
Giovanni sorrise. Matteo prese una bustina, la lacerò, ne estrasse il preservativo, si chinò sul compagno e glielo infilò. Poi prese una bustina di lubrificante e gliela porse.
"Forse è meglio se usiamo questo..." gli disse con un sorriso lieto.
"Sì. Vieni qui, stenditi di nuovo." lo invitò il ragazzo.
Matteo si stese offrendosi di nuovo al ragazzo, sorridendogli. Giovanni lo preparò a lungo. Sapeva di essere il primo a penetrare il giovane uomo, e non voleva fargli male. Lo massaggiò a lungo, lubrificandogli bene il foro, sia torno torno che, gradualmente, anche all'interno. A volte l'uomo contraeva involontariamente lo sfintere, specialmente quando Giovanni gli spingeva dentro, con prudenza e delicatezza, un dito; a volte si rilassava. Il sorriso negli occhi e sulle labbra di Matteo pareva accentuarsi con il passare dei secondi.
Quando pensò che l'uomo fosse pronto, Giovanni gli si addossò. Puntò il proprio membro duro sulla palpitante rosetta di carne e si fermò. Lo guardò negli occhi. Matteo annuì. Giovanni allora iniziò a spingere, aumentando gradualmente la pressione, per superare l'istintiva resistenza dello sfintere del compagno. Quando il foro iniziò a cedere e gli scivolò un po' dentro, Matteo chiuse gli occhi e sul suo bel volto comparve una lieve smorfia. Giovanni si fermò e fece per togliersi, ma le mani del giovane uomo si posarono sulle anche del ragazzo facendolo fermare. Riaprì gli occhi e gli sorrise, anche se nel sorriso Giovanni poteva ancora leggere un po' di pena.
"Non ti fermare. Va bene. Dai..." sussurrò l'uomo.
"Ma ti sto facendo male." protestò Giovanni, facendogli un sorriso dolce. "Io non voglio farti male."
"Lo so. Va bene così. Il male passerà, credo. Se fosse troppo forte te lo dirò io. Non ti fermare tu. Ti voglio tutto dentro... per favore."
Giovanni annuì. Con cautela cominciò di nuovo a spingere. Spiava l'espressione sul volto del compagno, man mano che nuovamente iniziava, con lentezza, a penetrarlo. Sul bel viso di Matteo si alternavano espressioni di intenso piacere e di lieve dolore. Giovanni aveva la tentazione di fermarsi di nuovo, ma le mani del giovane uomo sulle sue natiche lo tiravano a sé, facendogli capire che voleva che continuasse, che non doveva ritrarsi.
Fu una discesa lenta e lunga. Giovanni era incredibilmente eccitato. Ebbe la sensazione che l'uomo si stesse donando a lui, anzi "sacrificando" a lui e provò un impeto di commozione. Quando giunse a fine corsa e fu immerso nello stretto e bollente canale d'amore del giovane uomo, Giovanni si immobilizzò. Capiva che l'uomo doveva abituarsi alla sua presenza dentro di lui, a quella invasione delle sue intimità.
Matteo riaprì gli occhi e gli sorrise: ora nella sua espressione non si leggeva più il senso di pena. Giovanni restò ancora fermo.
"Va tutto bene, Gio, non avere paura. Va davvero tutto bene."
Allora finalmente il ragazzo iniziò a muoversi avanti e dietro. A ogni oscillazione del suo bacino l'espressione di beatitudine sul volto di Matteo si accentuava, dimostrando così a Giovanni che il piacere aveva preso il sopravvento e che la pena era probabilmente scomparsa.
Quando infine anche Giovanni ebbe raggiunto l'orgasmo nella calde, morbide e accoglienti profondità del compagno, questi gli sorrise con espressione grata e lieta.
"È stato incredibilmente bello, Gio. Incredibilmente bello!" sussurrò mentre si abbracciavano.
Restarono abbracciati a lungo, in silenzio, godendo ognuno della speciale intimità che si era instaurata fra loro.