La storia che vi volevo raccontare sarebbe finita con il capitolo precedente. Vissero tutti felici e contenti, come nelle buone fiabe, anzi, se vi capitasse di passare per Tetti Rossi, potete vedere che i protagonisti stanno ancora veramente vivendo lì, felici e contenti.
Ma ora devo aggiungere un capitoletto per raccontarvi qualcosa di cui né Giovanni né Vlad sono completamente a conoscenza.
Verso la fine del 2003, Manfredo convocò a Tetti Rossi il suo amico notaio, quello che aveva rilevato lo studio notarile che era stato del nonno di Manfredo, poi del padre e poi di Manfredo, per pochi anni, prima che si dedicasse a tempo pieno alla politica.
"Lorenzo, ho bisogno della tua consulenza del tuo consiglio, ho bisogno della tua opera." disse il vecchio al notaio dopo che ebbero chiacchierato per un po' del più e del meno.
"Sono qui. Dimmi."
Manfredo gli raccontò, per sommi capi, la storia dei due ragazzi. Quindi concluse: "Prima o poi me ne andrò. Sono un po' preoccupato per Giovanni e Vlad. Che faranno quando non ci sarò più? Non hanno praticamente nessuno, a parte me, specialmente Vlad, il ragazzo rumeno."
"Oh, ma tu, con la tua salute di ferro e con la tua grinta, arriverai a cento anni!" gli disse l'anziano notaio.
"Io ho intenzione di campare anche fino a centoventi anni, ma non dipende da me. E più a lungo vivo, più i due ragazzi avranno difficoltà a trovare un altro lavoro quando me ne andrò. Perciò pensavo che potrei lasciare loro questa casa in eredità..."
"A parte il fatto che devi considerare la legittima che va ai tuoi figli per legge, Manfredo, come farebbero poi i due ragazzi a mantenere questa casa, a pagare le tasse, senza avere più un introito fisso?"
"Potrei lasciare loro anche un vitalizio..."
"Ormai i soldi valgono sempre meno..."
"Male che vada, venderanno Tetti Rossi: questa casa e il terreno valgono sempre più, man mano che si espande l'urbanizzazione. L'unica cosa che mi dispiace un po' è pensare che la mia biblioteca, il mio archivio, se un giorno i ragazzi dovessero vendere Tetti Rossi, andrebbero dispersi."
"Scusa se mi permetto, Manfredo, ma che cosa rappresentano, per te, questi due ragazzi?"
"Che cosa rappresentano? Potrei dirti: sono come figli, per me. Tre ne ho adottati legalmente, questi due non li ho adottati di fronte alla legge, ma di fatto sì... E poi, no, sono più che figli: hanno riportato la serenità e il calore nel mio cuore. Stavo lentamente invecchiando, oltre che nel corpo, dentro di me. Giovanni prima, Vlad poi, mi hanno fatto ringiovanire, se non nel fisico, certamente nel cuore.
"In un certo senso, hanno fatto e stanno facendo per me più che non i miei tre figli. Inoltre, i due ragazzi di fatto hanno solo questa casa, hanno solo me. Io ho bisogno di loro, e loro hanno bisogno di me. Finché resto in questo mondo, non c'è nessun problema, ma poi? Non morirei tranquillo sapendo che li lascio in mezzo a una strada. E come ti dicevo prima, più tardi muoio, più li metto nella condizione di non poter fare più niente per ricominciare una vita nuova, diversa. Perciò..."
"Stavo pensando, Manfredo... un mezzo per non disperdere la tua biblioteca e il tuo archivio ci sarebbe..."
"Libri e carte... solo oggetti. A me stanno a cuore i due ragazzi. Non pensiamo alle cose materiali, adesso."
"Al contrario, forse proprio grazie ai libri e alle carte, possiamo fare qualcosa anche per i ragazzi."
"Sarebbe?"
"Ascolta, è solo un abbozzo di idea, ci dovrei lavorare sopra per i dettagli, per fare qualcosa che funzioni a dovere. La tua ricca biblioteca e tutte le preziose carte che hai raccolto in tanti anni di vita pubblica e politica, farebbero gola a molti enti e università, ne sono certo. Come dici tu, sarebbe un peccato che andassero dispersi, un giorno."
"Continui a parlare delle cose, ma..."
"Lasciami finire, vecchio brontolone! Questa casa, un giorno, potrebbe diventare un centro di studi, con la biblioteca e l'archivio a disposizione del pubblico, ma soprattutto dei ricercatori e degli studiosi. Una fondazione, per esempio. O forse anche una donazione al comune, o alla provincia, alla regione, fatta però con una clausola: la gestione della fondazione, della casa con annessi e connessi, deve essere affidata ai due ragazzi, che hanno il diritto di continuare a vivere nei piani alti, o in parte di questi, mentre il pian terreno, il primo piano e il giardino sarebbero aperti al pubblico.
"Si può inserire una clausola per cui né la casa né quanto essa contiene può essere alienato finché i due ragazzi vivono. Per non sottolineare troppo il fatto che tutto è centrato sui due ragazzi, si può fissare un limite di tempo. Che so io, per esempio per cento anni. Logicamente si può anche fissare il fatto che i due ragazzi devono ricevere uno stipendio mensile paragonabile a quello di un direttore di una fondazione e di un vice-direttore."
"Si può fare davvero una cosa di questo genere?"
"Si può fare di sicuro, basta trovare le leggi adatte. Ne abbiamo talmente tante, qui in Italia, e alcune sono dimenticate ma sono ancora in vigore, che di certo, con una buona ricerca, possiamo trovare quanto fa al caso tuo, se ti piace questa mia idea."
"La cosa... la fondazione, chiamiamola così per ora, si dovrebbe fare subito o si può fare in modo che entri in vigore dopo la mia morte?"
"Si possono fare subito tutti i passi e le pratiche legali, specificando che entrano in vigore solo alla tua morte o quando tu decidi."
"E si può fare tutto in modo che i due ragazzi non ne vengano a conoscenza prima del tempo? Almeno per la parte che li riguarda?"
"Certamente. Il loro assenso non è indispensabile, in questa fase. Lo diventa solo nel momento in cui non sarebbero più tuoi dipendenti, ma dipendenti dell'ente."
"Magari si potrebbe inserire nelle clausole anche Mario e Stelvio. In questo modo si distoglierebbe l'attenzione dai due ragazzi. Dopo tutto anche nei loro confronti sento una certa responsabilità."
"Sì, giusto. Certo che si può. Lasciami il tempo necessario per fare le mie ricerche. Credo che sarà anche meglio che io consulti un avvocato, per fare le cose nel modo migliore."
"Puoi metterti d'accordo con il mio avvocato: di lui mi fido almeno quanto mi fido di te."
"Si può anche fare in modo che, se tu un giorno cambi idea, puoi variare o annullare le disposizioni."
"Non credo proprio che cambierò idea, però fai tu. Man mano che fai prendere corpo al progetto, tienimi al corrente."
"È naturale."
"I miei figli, però, non potrebbero opporsi a questa mia decisione, pretendere la loro parte, una volta che io sono morto?"
"Se fai una fondazione e la registri finché sei ancora vivo, non potrebbero fare nulla. Dopo sì, potrebbero anche sorgere problemi."
"Allora sarà meglio farla prima che me ne vada..."
"Penserò anche a questo aspetto del problema, Manfredo. E farò in modo di garantire anche a te di non aver problemi, se anche questa non fosse più una proprietà tua personale ma dell'ente o della fondazione a cui vuoi dare vita."
"Ottimo. Nel frattempo, potrei apportare qualche variante nella casa, nel giardino, nella biblioteca e nell'archivio in modo di preparare tutto per il cambiamento finale. Per questo ho anche un ottimo architetto... L'unico problema e riuscire a fare tutto in modo che i ragazzi non sappiano, non sospettino nulla. Specialmente con Giovanni non sarà facile, dato che mi fa anche da segretario e che le mie carte passano anche per le sue mani."
"Quando avremo le idee più chiare, puoi metterlo al corrente del tuo progetto, ma solamente per la parte che concerne l'idea della trasformazione di Tetti Rossi in un centro culturale, senza parlargli ancora del ruolo che lui e l'altro ragazzo vi dovranno svolgere. Un buon politico come te, non dovrebbe avere problemi a fare questo."
"Un ex-politico. Ma sì, hai ragione. Metterò al corrente Giovanni un poco per volta, dopo che tu mi avrai sottoposto il piano. Bene, allora rimbocchiamoci le maniche. Non vorrei dovermene andare prima che tutto sia pronto."
"Ma se m'hai detto poco fa che intendi campare fino a centoventi anni!" lo celiò il notaio.
"Il fatto è che non dipende da me, ma da qualcun altro con cui non si possono fare patteggiamenti. Quando decide lui... Potrebbe farmi tirare le cuoia anche fra cinque secondi, per quanto ne sappiamo."
"No, ti prego. Se proprio devi farlo, aspetta almeno che io sia andato via!" gli disse ridendo il notaio.
"Egoista!" lo rimbeccò il vecchio, ridendo anche lui.
La nuova prospettiva aveva elettrizzato il vecchio uomo. Già immaginava la targa al cancello: "Centro Culturale Tetti Rossi"... oppure "Centro di Studi Tetti Rossi". O magari "Ente Tetti Rossi"... "Fondazione Tetti Rossi"... Ma soprattutto immaginava, con piacere, i due ragazzi nella loro nuova veste.
Unendo il soggiorno grande e la sala da pranzo si sarebbe potuta ottenere una bella sala per conferenze... L'archivio avrebbe potuto espandersi occupando tutta la stalla, e la biblioteca allargarsi includendo il soggiorno piccolo...
Il vecchio aveva ripreso a sognare, come non faceva da tempo. E nei suoi sogni c'era Giovanni, promosso a direttore del centro, e Vlad a suo aiuto... Il primo piano poteva essere trasformato in uffici e in una serie di salette di studio... La cucina... Beh, Dario avrebbe saputo organizzare tutto meglio di lui, ed avrebbe potuto iniziare a trasformare gradualmente Tetti Rossi da residenza a centro culturale.
Il notaio lo scosse dai suoi sogni a occhi aperti: "Tu sei sempre stato aperto con me, da quando ci si è conosciuti. Sei stato uno dei primi a cui hai parlato di te e del tuo Vittorio. Perciò, credo di poterti chiedere..."
"Che cosa vuoi sapere, vecchio curiosone?"
"I due ragazzi sono... amanti?"
"Credevo che fosse chiaro. Sì, lo sono, e sono deliziosi. Sono molto discreti, ma dovresti vederli, quando pensano di non essere visti, quanto sono teneri."
"E tu con loro..."
"Ah, ecco la vera curiosità! No, non ci ho mai pensato. No, neanche pensato, onestamente."
"Comunque nutri un grande affetto per loro. Pensi che saranno in grado di svolgere il compito che pensi di assegnare loro? Il tuo giudizio non rischia di essere distorto dal tuo affetto per loro?"
"No, ho sempre avuto i piedi ben piantati per terra, dovresti saperlo. Giovanni ha una buona cultura di base che ha approfondito e sta approfondendo lavorando per me. Quel ragazzo ha sempre avuto un vero amore per gli studi. Quanto a Vlad, anche se ha avuto un'infanzia molto difficile, è figlio di un conte e qualcosa gli è rimasto dentro, gli è rimasto nel sangue. Ha molta dignità, eleganza, oltre a un'intelligenza vivace. Tutti e due hanno vissuto momenti a dire poco duri, che però li ha vaccinati nei confronti delle difficoltà della vita e della meschinità di certi uomini.
"Comunque, sia tu che il mio avvocato, che gli altri veri amici, li affiancherete, quando io non ci sarò più, e li aiuterete se incontreranno difficoltà. Anche di questo sono sicuro. Occupandomi di politica per tanti anni, ho imparato a valutare gli uomini e a capire di chi mi posso fidare."
Quando il suo amico notaio si fu accomiatato, Manfredo prese calmaio e penna, la risma di fogli intonsi, e si mise a scrivere il prosieguo delle sue memorie. La penna scorreva veloce sui bianchi fogli, riempiendoli di ordinate ed eleganti linee di parole. Il buon umore che questo progetto gli aveva procurato, stava infondendo nel vecchio anche una nuova, allegra energia.
Pochi giorni dopo, l'onorevole sentì bussare lievemente alla porta.
"Entra, Giovanni!" gridò il vecchio.
"Scusi se la disturbo, Manfredo. Ho appena ricevuto una telefonata da un giovane ricercatore dell'università di Camerino. Dice che sta svolgendo una ricerca sull'evoluzione dei partiti politici nell'immediato dopoguerra ed è venuto a sapere che lei ha molto materiale interessante e prezioso. Chiede perciò il permesso di venire a consultarlo."
"Tu che gli hai detto, Giovanni?"
"Mi sono fatto lasciare il suo numero di telefono e gli ho detto che l'avrei richiamato per dargli una risposta. Però l'ho anche avvertito che non sarà una cosa facile. Questa è una casa privata, non è un centro studi."
"Siediti lì." disse il vecchio che non aveva perso la sua abitudine di decidere dove dovessero sedere gli altri. Poi riprese: "A proprosito di un centro studi, hai ragione tu, hai vissuto qui abbastanza per conoscere il mio amore per la quiete. Però pensavo che forse dovremmo fare qualcosa: dopo tutto non ha senso che io tenga tutto il materiale che ho solo per me stesso, quando potrebbe essere utile a tanta gente. Non ti pare?"
"Come desidera lei. Posso perciò telefonare a quel ricercatore dicendogli che può venire?"
"Sì, certo, e fissa tu i giorni e gli orari... ma a parte questo, volevo sapere che cosa ne pensi se... se cominciassimo ad aprire le porte a qualcuno, oltre questo giovane studioso? Se pensassimo a oranizzarci in modo di fare di questa casa qualcosa come un... una specie di centro studi? Ti pare un'idea troppo pazza?"
"No... no, anzi... Io da quando sono qui con lei, ho imparato moltissime cose, grazie a lei, alla sua biblioteca, al suo archivio. Penso che sarebbe bello se anche altri potessero trarre profitto del tesoro che queste mura racchiudono. Però..."
"Però? Quale è il rovescio della medaglia, Giovanni?"
"Però lei, facendo così, perderebbe parte della sua quiete."
"Tu mi faresti da... filtro, Giovanni. Ti occuperesti tu di chi può venire, saresti tu a seguire quello che fa, saresti tu ad assicurarti che le carte e i libri non vengano rovinati e non scompaiano da qui dentro. Capisco che per te sarebbe un aumento di lavoro e di responsabilità, ma se tu te la sentissi, si potrebbe anche fare..."
"Basterebbe non avere troppa gente in giro contemporaneamente e comunque non troppo di frequente, forse. Ormai Vlad è in grado di occuparsi da solo del giardino, basta che qualche volta io gli dia un consiglio, una dritta. Se lei desidera aprire di tanto in tanto Tetti Rossi a qualche studioso, io farò del mio meglio per garantirle che non le sia di troppo disturbo."
"Molto bene, Giovanni. Molto bene. Sono lieto che la mia idea non ti sembri troppo pazza."
"Al contrario, mi sembra molto bello che lei voglia condividere con altri la sua biblioteca e il suo archivio."
Manfredo, pochi giorni dopo questo colloquio, convocò Dario, l'architetto, e lo mise al corrente della sua idea, chiedendogli di non far trapelare nulla con i ragazzi per la parte che li riguardava. Gli chiese di studiare un progetto per la graduale trasformazione di Tetti Rossi da villa privata in centro culturale.
Dario si entusiasmò all'idea e gli promise che si sarebbe messo subito al lavoro, assieme ai suoi collaboratori.
"Capisci, Dario, non voglio una trasformazione dall'oggi al domani; dovresti fare un progetto finale ma anche alcuni progetti intermedi, in modo di poterli eseguire un poco per volta. In questo modo posso anche diluire le spese... Ma nello stesso tempo, tutto sarebbe pronto per il giorno in cui me ne devo andare."
"Sì, però facendo così avresti continuamente muratori e gente per casa... Non sarebbe un disturbo più sopportabile fare tutto in una sola volta?"
"Non importa. Un pezzetto ogni anno, un poco per volta, non credo neanche che sarebbe un grosso disturbo. Tu fai il progetto e una volta che l'ho approvato, lo spezzerai in lotti. Comunque vorrei che Tetti Rossi, anche diventando un centro culturale, non perda l'atmosfera che ha ora: non voglio una cosa troppo asettica, vorrei che chi viene qui continui a trovare una certa sensazione di intimità, che chi verrà a studiare e fare ricerche si senta veramente a proprio agio. So che tu ne sarai capace.
"Anche il giardino, con pochi cambiamenti, vorrei che pur essendo un giorno aperto a chi viene qui, resti un giardino privato, quieto e accogliente, e non una specie di giardino pubblico. Il tutto deve risultare in un insieme in cui si può studiare senza essere distratti, disturbati."
"D'accordo, Manfredo, farò del mio meglio."
"Lo so, per questo ho chiamato di nuovo te." disse il vecchio e, ripresi i suoi fogli e la penna, si mise a scrivere la continuazione del suo libro. Dario sorrise e, senza salutare, lasciò il vecchio.
Questo è stato il primo passo del progetto di Manfredo, che in questi giorni sta prendendo forma e sostanza, sia sotto il profilo legale che sotto quello della trasformazione degli ambienti. Il tutto sotto l'attenta supervisione di Giovanni, che ancora non sa di star facendo le prove generali per diventarne un giorno il responsabile.
Questa storia per ora finisce qui. Se nei prossimi anni dovesse accadere qualcosa di importante o di interessante, chi sa che non ve ne racconti il prosieguo. Restate sintonizzati su questa lunghezza d'onda, non si sa mai.