Il cenone fu lussuoso, lo spettacolo gradevole e a mezzanotte brindammo tutti assieme e ci scambiammo gli auguri con i vicini di tavolo... e Alex, nel farmi gli auguri, mi abbracciò stretto!
Il suo abbraccio mi procurò un'istananea erezione, quindi cercai di staccarmi da lui, timoroso che poetesse sentirla, ma prima di riuscire a divincolarmi dalla sua vigorosa stretta... sentii che anche Alex aveva una forte erezione!
Allora smisi di cercare di sottrarmi e i nostri sguardi si incontrarono. I suoi occhi erano ridenti e sentii la sua erezione palpitare contro la mia.
Alex, con voce bassa e calda, mi disse: "Buon anno, Luca." e ci staccammo.
Mi sentivo emozionato. Era la prima volta che mi chiamava per nome e avevo sentito la sua erezione che inequivocabilmente aveva voluto farmi sentire... e sorrideva. Sedemmo di nuovo. Lui notò il mio turbamento e mi chiese, sottovoce: "Tutto bene, Luca?"
"Sì, tutto bene. Quando torniamo a riva... mi accompagnerai in albergo?"
"Certamente."
"In camera mia?" gli chiesi allora in un sussurro.
"Speravo che tu me lo chiedessi, Luca."
Benché avessi bevuto solo mezzo bicchiere di champagne, la testa mi girava come se fossi stato completamente ubriaco. Tutto era avvenuto in un modo così improvviso, inaspettato e anche insperato, che mi aveva letteralmente messo sotto sopra. Ero frastornato e felice. Non vedevo l'ora che il battello attraccasse e già pregustavo quello che sarebbe accaduto in seguito.
Ero immerso in una specie di felice stupore e non capii che cosa Alex mi stesse dicendo.
"Cosa?" gli chiesi cercando di tornare con i piedi in terra.
"Ti chiedevo se va tutto bene..." chiese lui, lievemente apprensivo.
"Benissimo! Non avrei mai creduto che avrei cominciato il nuovo anno così bene. E non vedo l'ora di essere di nuovo nella mia camera d'albergo... con te."
Sorrise: "Anche io."
"Hai avuto un bel coraggio, però..." gli dissi sorridendogli.
"Speravo di non essermi sbagliato. M'è andata bene. Era già da un po' che avrei voluto farlo... avevo l'impressione che anche tu lo desiderassi... M'è andata bene."
"Non puoi ancora saperlo. Magari poi scopriamo che non può funzionare."
"Ne dubito. Ma se non ci proviamo, non possiamo saperlo, giusto? Ormai sono settimane che ci penso. Spero davvero che questo nuovo anno sia felice per tutti e due... per tutti e due assieme."
La mia erezione non accennava a diminuire e un paio di volte controllai con un'occhiata fra le mie gambe temendo che si potesse notare, ma non si vedeva nulla.
Mi guardavo attorno e mi pareva che tutti ci sorridessero con un'espressione di approvazione e di lieto augurio... Guardavo Alex e mi perdevo nel suo bel sorriso fresco e pulito. Più lo guardavo, più mi pareva bello e desiderabile.
Finalmente il battello scintillante di luci che si rispecchiavano sulle acque tranquille del fiume Cumberland attraccò e scendemmo a terra. Andammo a ritirare la foto ricordo che avevamo ordinato in due copie, quindi andammo fino al parcheggio a prendere la sua auto. Quando mise in moto, mentre faceva riscaldare il motore, mi prese una mano e la strinse.
"Avrei voglia di baciarti, adesso, qui... Se non ci fosse tanta gente attorno lo farei." mi disse con dolcezza.
"Presto lo potrai fare." gli dissi con un sorriso lieto.
Mise la marcia e si avviò. Guidò fino al mio albergo, salimmo nella mia suite. Appena fummo in camera lo presi fra le mie braccia, ci stringemmo l'uno contro l'altro sentendo con piacere le reciproche erezioni nuovamente deste e finalmente ci scambiammo un lungo, delizioso, intimo bacio.
Gli allentai la cravatta e lui sciolse il mio papillon. Ci sbottonammo l'un l'altro la giacca, poi anche la camicia e una sua mano scese finalmente a carezzarmi fra le gambe.
"Non vedo l'ora di vederlo... finalmente." mi disse.
"Solo vederlo?" gli chiesi scherzoso.
"Tanto per cominciare... ma poi... abbiamo tutto il tempo che vogliamo, no? Non potevo sognare un modo migliore per iniziare il nuovo anno, Luca."
"Neanche io. Sei bello, mi piaci molto."
"Non hai ancora visto il meglio..." disse lui guardandomi con un sorriso birichino.
Con mani febbrili ci spogliammo l'un l'altro, quasi in fretta, e in breve fummo nudi, seduti sul mio letto, uno nelle braccia dell'altro.
"Ti piaccio?" mi chiese Alex.
"Sì, molto. E io?"
"Moltissimo."
Esplorammo l'uno il corpo dell'altro in lunghe, estenuanti carezze, accompagante da dolcissimi baci intimi e profondi. Eravamo tutti e due sempre più eccitati, sempre più pieni di desiderio di unirci, eppure ci si trattenenva entrambi per prolungare e gustare quella carica di libidine che ci faceva bruciare i corpi.
Dopo un po' Alex mi chise: "Hai del KY?"
"Cosa è?"
"Un lubrificante... per poterci prendere."
"No, non ne ho."
"Poco male, ne faremo a meno. Useremo la saliva come quando ero un ragazzino!" mi disse Alex sorridendomi allegramente.
"Hai cominciato da ragazzino, tu?" gli chiesi, desideroso di conoscere anche quell'aspetto della sua vita.
"Sì. La prima volta io avevo tredici anni. E tu?"
"La mia prima volta? La prima volta che ho fatto davvero l'amore io avevo diciassette anni."
"Hai avuto molti ragazzi, tu?"
"Solo uno. Siamo stati assieme per sette anni."
"Che bello! E poi?"
"Nel 1970 lui è morto in un incidente stradale. E dopo di allora... tu sei il primo."
"Ti fa ancora tanto male?"
"Sì... Ma tu forse potrai farmi provare di nuovo il gusto della vita."
"Farò del mio meglio." mi disse con dolcezza e mi baciò di nuovo.
Poi mi sospinse gentilmente facendomi stendere sulla schiena, mi fece mettere le gambe sulle sue spalle e con le dita cominciò a insalivarmi ben bene l'ano, preparandomi a lungo.
Io ero tutto un fremito e non vedevo l'ora di accoglierlo finalmente in me. Dopo poco mi si addossò e iniziò a spingere.
"Oh, Luca, sei stretto come se fossi ancora vergine." mi disse e aumentò l'energia della sua spinta.
"Sono più di due anni ormai che non faccio più sesso." gli dissi cercando di rilassarmi per facilitargli l'ingresso dentro di me.
Finalmente, vinta la resistenza iniziale, scivolò completamente dentro di me in una sola, lenta ma salda, spinta. Quasi all'unisono, emettemmo un lungo e basso sospiro di piacere.
Quando mi fu finalmente dentro fino in fondo, mi chiese: "Tutto bene, Luca?"
"Sì, certo."
"Non ti faccio male?"
"Per nulla. Dai, fottimi!"
Alex mi sorrise e finalmente cominciò a battermi dentro con un ritmo svelto ed energico. Ci si guardava negli occhi e ci si sorrideva.
"Davvero sei stretto come se tu fossi vergine!" mi disse continuando a stantuffarmi dentro di buona lena.
"Hai sverginato molti ragazzi, tu, nei tuoi nove anni di... carriera?" gli chiesi godendomi il suo vigoroso martlellare.
"Non pochi, benché mi è sempre piaciuto farlo con quelli più grandi di me. Mi piaci, Luca, mi piaci molto."
"Anche tu, Alex. Dai, fammelo sentire bene."
Mentre mi godevo quel bel ragazzo pensai che davvero avevo cominciato bene l'anno nuovo. Sollevai le mani a stuzzicare i capezzoli di Alex che gemette in risposta e accelerò i suoi colpi.
Dopo un po' lo sentii tendersi tutto, il viso gli si arrossò lievemente, poi con cinque o sei colpi più energici e distanziati, si scaricò finalmente dentro di me con forti guizzi di tutti i suoi muscoli. Si abbandonò ansante sul mio corpo e io potei distendere le mie gambe. Ci abbracciammo di nuovo e io gli carezzai la schiena. Ci baciammo ancora.
Quando si fu un po' rilassato, mi chiese se mi dispiaceva che fumasse una sigaretta. Gli dissi di no. L'accese, inalò, fece uno sbuffo di fumo formando un perfetto anello.
Mi disse: "Mi sei piaciuto molto, Luca. A te è piaciuto?"
"Sì, certo."
"Adesso ci rilassiamo un po', ma poi ricominciamo. E questa volta mi fotti tu, se ti piace farlo."
"D'accordo."
"M'hai detto che la tua prima volta è stata quando avevi diciassette anni. Hai voglia di raccontarmi come è andata?"
"Sì... va bene." gli dissi e gli raccontai di Mauro e di me.
Poi gli chiesi di raccontarmi lui come avesse cominciato.
"Avevo tredici anni, come ti ho detto. Avevo superato da poco la pubertà e gli ormoni infuriavano nel mio corpo e mi sentivo addosso una gran voglia di sesso. Però, ti puoi immaginare, nel 1963 più di oggi, per di più in una piccola città dell'Oregon, tutto ciò che riguardava il sesso era tabù. Fra coetanei se ne parlava, è vero, ma sottovoce, per allusioni e con battute più o meno di cattivo gusto.
"Quello che notai quasi subito fu che, mentre almeno a parole i miei compagni, come d'altronde anche io per adeguarmi a loro, si parlava sempre di ragazzine e delle loro tette eccetera, io mi sentivo invece affascinato e attratto dai miei compagni, specialmente quelli più grandi di me. Riuscire a vedere il corpo seminudo di un compagno e più ancora, anche se capitava molto di rado, anche il loro uccello e desiderare di toccarlo... era tutt'uno.
"Quando si andava a vedere un film assieme, nelle scene in cui il protagonista baciava la sua donna, io ero sempre affascinato da lui e non da lei, e pensavo che doveva essere molto bello essere baciati così da un uomo. Logicamente non potevo dire niente di tutto questo ai miei compagni, agli amici, e perciò, imitandoli, facevo i loro stessi stupidi discorsi sulle ragazze.
"Era fine luglio e avevo appena compiuto tredici anni e con la mia famiglia si era andati a trovare dei parenti che abitavano in California, a sud di San Diego, sul mare, quasi al confine con il Messico. In Oregon io abitavo a Bend, nell'interno, e il mare mi affascinò anche perché, logicamente, in spiaggia erano tutti seminudi.
"I miei cugini di San Diego erano tutti più vecchi di me, la più giovane aveva diciannove anni. Così io cercai altri ragazzini miei coetanei con cui giocare. In spiaggia ne conobbi alcuni. Uno di loro, un ragazzo di quindici anni, un pomeriggio mi chiese se avevo voglia di incontrare alcuni suoi amici messicani, tutti più o meno della nostra età, con cui lui si incontrava spesso per divertirsi.
"Chiesi ai miei se potevo allontanarmi un po' dalla spiaggia e, avutone il permesso, lo seguii. Mi portò in un bar e chiese al cameriere dove fosse suo fratello. Quello gli disse che era a casa perché doveva finire di ridipingere lo steccato del giardino. Andammo così fino a casa di quel ragazzo.
Quando arrivammo il mio nuovo amico gli disse: "Volevo far conoscere Alex a te e agli altri amici, Miguel."
Anche Miguel era un ragazzo sui quindici anni, moro, con un bel sorriso luminoso, e indossava solo un paio di shorts e come noi due era a petto nudo e piedi nudi.
"Devo finire di dare la vernice... gli altri sono già tutti alla cabana, mica uno che mi dia una mano..."
Il mio amico gli disse: "Se hai altri due pennelli, ti aiutiamo noi, così finisci prima e ci porti alla cabana con te."
Detto fatto, ci mettemmo a spennellare tutti e tre.
Io chiesi al mio amico: "Cosa è la cabana?"
"È un rifugio che hanno costruito i ragazzi messicani di qui, dove si trovano fra di loro. Vedrai... Per andarci bisogna conoscere la parola d'ordine ma io non la so, solo Miguel la sa. Non la dicono mai a noi gringos."
Bene. Finimmo di dipingere e finalmente Miguel ci guidò. Per via disse al mio amico: "Grazioso il tuo amico. Da dove viene?"
"Oregon."
"E... sa già?"
"Non credo, ma garantisco io per lui. Non è uno con la bocca larga. Sa tenere i segreti."
Arrivati sotto a un grande albero, ci fermammo. Miguel lanciò un fischio modulato.
Dalla chioma dell'albero una voce chiese: "Quien es?"
"Martinez, con dos gringos."
"Sabes la palabra?"
"Claro que si. Hoy es sendero."
"Bueno vengan..."
Dal folto delle fronde scese lentamente una scala di corda. Ci arrampicammo. A me faceva un po' paura quella scaletta stretta e dondolante, ma seguii Miguel su su, seguito dal mio amico.
Vidi che, incredibilmente ben nascosta fra le fronde, c'era una piattaforma di legno con sopra una capanna fatta di assi. Tre facce si affacciarono dalla piattaforma a guardarci salire.
La capanna era rustica e forse non molto ben costruita ma a me sembrò bellissima! E i ragazzini messicani erano tutti molto simpatici e carini. A parte Miguel, gli altri parlavano un inglese assai approssimativo e con un forte accento, sì che spesso il mio amico o Miguel dovevano ripetermi quello che mi dicevano perché io potessi capirli e rispondere, ma tutti capivano quello che dicevo io.
Uno di loro prese da uno scaffale una scatoletta di legno. Prima di aprirla mi fece giurare che avrei tenuto il segreto su tutto quello che sarebbe successo lì dentro come pure sull'ubicazione della capanna. A parte il fatto che io da solo non sarei stato comunque capace di ritrovarla, giurai solennemente.
Aprirono la scatoletta e uno di loro arrotolò una sigaretta con un misto di tabacco e di marjuana. Io non avevo mai fumato neppure semplice tabacco e perciò quella "trasgressione" mi elettrizzò. Ci passammo la sigaretta e presto mi sentii euforico e anche un po' intontito. Arrotolarono una seconda sigaretta e io ero completamente partito.
Quando uno di loro disse che lì dentro faceva troppo caldo e che ci dovevamo spogliare tutti, accettai senza battere ciglio. In un attimo eravamo tutti e sei nudi e io avevo una bella erezione ma, contrariamente a quello che sarebbe successo in condizioni normali, non solo non me ne vergognavo affatto ma, vedendo che anche un paio degli altri ragazzi era nelle mie stesse condizioni, ridacchiai divertito assieme a loro.
Poi un altro dei ragazzi tirò fuori un mazzo di carte e ne estrasse tutti i fanti, le regine e i re, in tutto dodici carte. Mescolò le dodici figure e, prima di distribuirle, il mio amico mi spiegò che si sarebbe fatto un gioco divertente: ognuno di noi avrebbe ricevuto due carte. Chi riceveva un re, poteva fottere chi aveva la regina dello stesso seme. Chi aveva un fante se lo faceva succhiare dalla regina dello stesso seme, e chi aveva la regina doveva farselo mettere nel culetto dal re e succhiarlo al fante.
Quel gioco mi sembrò divertente così accettai immediatamente di partecipare: finalmente potevo sperimentare quello che avevo sognato, se pure più o meno vagamente, per parecchio tempo. Furono distribuite le carte, coperte, due a testa. Bene, a me toccarono due re quello di cuori e quello di fiori. A Miguel due regine, quella di cuori e quella di picche, al mio amico il re di picche e il fante di fiori.
Miguel fece una buffa espressione desolata e il mio amico gli disse allegramente: "Tu sei la vera regina della festa!"
Così prima io presi Miguel, mentre lui lo succhiava a uno dei suoi compagni, poi io presi uno degli altri ragazzi mentre questo lo succhiava al mio amico... poi il mio amico lo mise nel culo a Miguel mentre questi lo succhiava a un altro dei suoi amici e così via, finché tutte le carte furono chiamate.
Quella piccola orgia fra ragazzi fra i tredici e i sedici anni, fu la mia piacevolissima iniziazione sessuale. Durante quelle vacanze tornai altre tre o quattro volte su nella cabana ed ebbi anche l'occasione di perdere la mia verginità a opera di Miguel..."
"Beh, un modo divertente di cominciare, tutto sommato. Ma ti sei mai innamorato, tu?" gli chiesi io alla fine del suo racconto.
"Beh, sì, una volta, quando avevo diciannove anni. Ma durò soltanto un anno, perché poi lui entrò nei marines e ci perdemmo di vista. Era un mio compagno nella squadra di pallacanestro del College, qui a Nashville."
"Ti manca?"
"No, non più, ora. Perché ora ho trovato un certo Luca..."