Guidai fino al centro commerciale di Murefreesboro Road.
"Fermati là davanti a Walgreen. Scendo io, aspettami qui." mi disse Ken.
Lo guardai scendere, entrare nel negozio. Dopo pochi minuti uscì con un sacchetto di carta in mano e un ampio sorriso sul volto.
"Hai qualche impegno, stamattina?" mi chiese lui sedendo accanto a me.
"No."
"Torniamo a casa, adesso, allora?" propose Ken con un sorriso pieno di anticipazione.
"Certo."
Guidai fino a casa. Eravamo appena scesi dall'auto quando comparve Margie sulla porta dell'ufficio e mi chiamò.
"Mister Villa, può passare un attimo in ufficio, per cortesia?"
"Che c'è, Margie?"
"L'inquilino del D3 ha delle lamentele riguardo a quelli del D7..."
"Non puoi occupartene tu, Margie?"
"Vuole assolutamente parlare con lei..."
"Senti, digli che mi troverà in ufficio oggi pomeriggio alle tre. Ora ho cose più urgenti di cui occuparmi, davvero non posso."
"Ci proverò. Ma è veramente così furioso... se lo vedesse..."
"Cerca di calmarlo tu, Margie. Tu ci sai fare. Alle tre mi occuperò di lui, promesso."
Margie emise un sospiro e rientrò nell'ufficio. Ken e io salimmo al piano superiore, a casa mia. Appena entrati Ken andò dritto in camera e aprì il sacchetto, posando sul comodino i suoi acquisti: due confezioni da 24 pezzi di preservativi Durex ultra-sensibili e un flacone di gel e mi guardò con un sorriso ampio e luminoso.
"Sì," disse con voce calda ed emozionata, "hai davvero cose più urgenti di cui occuparti, ora."
Mi accostai a lui e cominciai a spogliarlo.
"Ken, ti desidero tanto!"
"Mi prenderai, questa volta?"
"Ci proverò... Ma a volte, la prima volta, può essere difficile. Potrebbe farti male e io non voglio... vorrei che fosse bello, per te."
"Credo che sarà bello comunque, perché ti desidero troppo. Non aver paura, Luca, non ti preoccupare. Io voglio essere tuo, il tuo ragazzo."
Anche Ken spogliò me, poi mi attirò a sé sul letto. Mi stesi sopra di lui e ci abbracciammo, ci baciammo a lungo. Poi io mi inginocchiai fra le sue gambe facendogliele passare ai miei fianchi. Presi il flacone di gel e iniziai a preprarlo, massaggiandogli a lungo il foro inviolato. Quando sentii che era pienamente rilassato e fremente, mi infilai un preservativo e affacciai il mio membro duro sul suo foro scivoloso.
"Prendimi!" mormorò Ken, emozionato.
"Se ti fa male, dimmelo." insistei io.
"Non ti preoccupare, Luca. Prendimi!"
Cominciai a spingere e lo sentii fremere, poi lentamente aprirsi a me. Iniziai a scivolargli dentro e il suo volto ebbe una lieve smorfia. Mi fermai subito.
"No, Luca, dai." mi incoraggiò Ken.
"Ma ti fa male." replicai io.
"Ma è anche troppo bello... entra in me, ti prego."
"Sei sicuro, amore?"
"Certo. Prendimi, ti prego."
Inizai di nuvo a spingere e il suo volto si distese in un delizioso sorriso. Affondai lentamente in lui, ancora timoroso di fargli male, ma la sua espressione felice mi incoraggiava senza parole a continuare. A poco a poco gli fui completamente dentro.
"Oh, è troppo bello, Luca! Sono tuo, tutto tuo, ora, vero?"
"Sì, amore. E io sono tutto tuo."
Provai a muovermi il più delicatamente possibile in lui e Ken si aprì in un sorriso radioso, beato.
"È bello, Luca, troppo bello. Dai!"
Anche per me era bellissimo. A parte la coscienza che Ken mi stava donando la sua verginità, la gioia che mi mostrava e l'intensità del suo desiderio di essere mio mi riempivano di grato piacere.
Non credo di essere ingiusto nei confronti di Mauro e di Alex, che mi hanno dato tanto e che ho amato e che amo ancora, ma mentre facevo l'amore con Ken mi pareva che non fosse la prima volta solo per lui, ma quasi di fare anche io l'amore per la prima volta: era di una bellezza sublime, talmente grande da farmi scoppiare il cuore. Davvero non posso trovare le parole per descrivere la bellezza di quel momento magico, fantastico, unico.
Ma quello che è ancor più straordinario è che queste sensazioni meravigliose si sono rinnovate e si rinnovano ogni volta che faccio l'amore con Ken. Quel ragazzo che aveva aspettato venti anni per donarsi a me e solo a me, era ed è davvero qualcosa di unico, di speciale, e sentii di amarlo con tutto me stesso, con ogni cellula del mio essere.
Sentii che io ero stato davvero creato per lui e lui per me. Ebbi la netta sensazione di aver finalmente raggiunto la felicità. Quando infine venni in lui e lui mi abbracciò stretto stretto, scoppiai a piangere come un bambino.
"Sono troppo felice, Ken, troppo felice! Grazie."
"Grazie a te, mio uomo."
Restammo abbracciati a lungo, carezzandoci e baciandoci con estrema dolcezza. Ci alzammo solo quando vedemmo che era l'ora di pranzo. Nessuno di noi due provava veramente fame, ma poi io avrei dovuto fare un salto in ufficio e comunque era meglio mangiare qualcosa.
Mentre preparavamo il pranzo, gli chiesi: "Puoi fermarti qui, stanotte?"
"Certo. Speravo che tu me lo chiedessi."
"Perché non me l'hai chiesto tu?"
"Non sapevo se a te andava bene."
"Che sciocco! Certo che mi va bene, Vorrei che tu non andassi mai via di qui. Vorrei averti sempre con me, ora."
"Sempre sempre?"
"Certo, sempre sempre! Mi chiedo anzi come ho potuto vivere senza di te per tutto questo tempo."
"Me lo stavo chiedendo anche io, sai? Mi pare di aver finalmente trovato il mio posto nella vita, di aver finalmente capito la vera ragione per cui sono nato: per amare te!"
"Ken... vuoi venire ad abitare qui con me?"
"Dio, sarebbe bello! Ma poi... che direbbero gli altri? Sai com'è la gente qui... Non vorrei che ti creasse qualche problema avermi qui a vivere con te."
"Non devo rendere conto a nessuno, io. Inoltre prima anche Alex aveva vissuto qui con me, senza nessun problema. E comunque, anche gli eventuali problemi sarebbero più che compensati dalla gioia di averti qui con me."
"Ma tu ora sei abituato a vivere da solo... La mia presenza potrebbe crearti qualche problema, potrebbe disturbare le tue abitudini."
"Se ci potessimo sposare, sarebbe logico vivere assieme, e perciò rinunciare alle nostre abitudini e cercare di armonizzare le nostre vite e crearne una nuova, una vita di coppia. E se non fosse impossibile, io ora ti chiederei di sposarmi."
"E io ti direi subito di sì!"
"E allora? Io voglio sposarti. Vuoi essere il mio ragazzo nella buona e nella cattiva sorte, Ken, finché morte non ci separi?"
Gli occhi di Ken brillarono: "Sì, lo voglio. E tu, Luca, vuoi essere il mio uomo nella buona e nella cattiva sorte, anche dopo che la morte ci separerà?"
"Lo voglio!"
Ci abbracciammo stretti e ci baciammo, sentendo tutti e due che avevamo appena compiuto un atto sacro.
Mangiammo guardandoci negli occhi e sentendoci pervasi da una felicità incredibile. Credo che nessuno di noi due, quel giorno, abbia veramente gustato il cibo, perché stavamo assaporando la gioia profonda e piena di esserci giurati eterno amore.
Dopo aver rigovernato erano già quasi le tre.
"Ken, ora io devo andare in ufficio per quella grana degli inquilini della palazzina D. Mentre me ne occupo, vorresti andare in città per comprare due anelli per noi?"
"Io? Da solo? Perché non insieme?"
"No, vorrei che fossi tu a sceglierli."
"Ma... e la misura del tuo dito?"
"Prendi questo anello che mi sta giusto."
Ken lo mise al dito: "Mi sta perfettmente, quindi basta che ne compri due uguali." mi disse rendendomelo con espressione felice. "È bello che abbiamo la stessa misura, vero?"
Andai a occuparmi della grana degli inquilini della palazzina D. Dopo averla risolta, presi la mia auto e andai al centro commerciale per far fare il duplicato delle chiavi del mio appartamento per darle a Ken. Tornai a casa pochi minuti prima che tornasse Ken con gli anelli. Bussò alla porta e andai ad aprirgli.
Aveva in mano due scatolette foderate di seta blu, e un luminoso sorriso gli abbelliva il volto. Lo feci entrare. Posò le due scatolette sul tavolo e mi invitò ad aprirle. Contenevano i due anelli, molto semplici e belli. Erano due fedi di oro giallo, con due sottili bordi di oro rosso zigrinato: erano veramente eleganti.
Gliene porsi una e presi l'altra e ce le infilammo l'un l'altro al dito, sentendoci emozionati e felici, perché quel semplice gesto sanciva ulteriormente la nostra unione. Quindi gli porsi le chiavi di casa.
"Ecco, questa ora è anche casa tua, amore. È casa nostra. Quando vuoi, porta qui tutte le tue cose."
"Sì, amore mio. Domani andrò al mio appartamento e metterò tutte le cose che mi interessano negli scatoloni, e lunedì contatterò un'agenzia che li porti tutti qui. Così dopo potrò disdire la mia stanza. Non ho molte cose, non ti invaderò casa." mi disse con un sorriso schivo.
"Non ti preoccupare di questo, amore. Questa ora è casa tua e tutto quello che vorrai lo porterai qui. Se lo desideri, potremo arredare di nuovo tutto l'appartamento in modo che tu lo senta veramente anche tuo."
"Mi piace molto così come è." mi disse con un dolce sorriso.
Così cominciò la nostra convivenza. Non fu affatto difficile adattarci l'uno all'altro, perché ognuno di noi due faceva del tutto per andare incontro all'altro, per far stare bene l'altro.
I giorni passavano e io mi sentivo sempre più felice di avere Ken con me. Entrambi eravamo stupiti di quanto si stava bene assieme, pareva che ci conoscessimo da sempre, che avessimo convissuto da sempre. Se anche ognuno di noi due dovette adeguarsi all'altro, ci veniva talmente spontaneo che non ce ne rendemmo neanche conto.
L'amore che ci univa, e che ancora ci unisce, è davvero fortissimo e ci ha assistito e ci assiste in modo che siamo una coppia sempre più affiatata e sempre più bella.
Molte volte mi sono chiesto che cosa realmente possa cementare una coppia, che sia una coppia gay o una coppia etero, specialmete quando vedo che, purtroppo sempre più spesso, ci sono coppie che si separano, a volte quasi subito, ma a volte anche dopo anni di convivenza.
Il cemento è l'amore, certo. Ma in che cosa consiste l'amore? È anche intesa sessuale, si capisce, ma non è solo quello. Innanzitutto l'amore non è mai un punto di arrivo ma piuttosto un punto di partenza.
L'amore si costruisce ex-novo giorno dopo giorno, ora dopo ora, minuto dopo minuto. Amare significa che l'altro viene prima di tutto, ma proprio di tutto, anche di se stessi. L'amore è donazione, è non pretendere, è pazienza, è comprensione, è sincerità totale e assoluta, costi quel che costi.
Amore è accettare l'altro per quello che è e non per quello che uno si immagina o che si vorrebbe che sia. Amore è fiducia, è rispetto e stima, e a volte è anche sacrificio, certamente. Se tutti e due i partner lo vivono così, l'amore si rafforza e cresce e non teme avversità.
Amore, per me, è Ken!
Certamente vi sono stati anche periodi in cui attraversammo qualche momento di tensione, di piccole incomprensioni, di stanchezza, ma li superammo senza grandi difficoltà e senza drammi, grazie al fatto che si parlava sempre e chiaramente di quanto sentivamo, di quanto pensavamo.
E soprattutto grazie al fatto che ognuno di noi cercava, innanzitutto, di capire l'altro, prima ancora che giudicare, e di farsi capire dall'altro, senza pretendere a priori di avere ragione.
Superare quei momenti non faceva che permetterci di capirci meglio, sia l'un l'altro che noi stessi, e quindi non faceva che cementare sempre più la nostra unione. Ognuno di noi due cerca, in queste occasioni, soprattutto di vedere in che cosa l'altro ha ragione, più che non dimostrare all'altro le proprie ragioni. Ognuno di noi due cerca di accettare il punto di vista dell'altro, invece di "covincere" l'altro della ragionevolezza del proprio punto di vista.
Io credo che quando in una coppia uno dei due dice all'altro "no, tu non mi capisci..." comincia così a distruggere il rapporto. Se davvero si ha l'impressone che l'altro non ci capisca, dovremmo essere coscienti che questo è per colpa nostra, non per colpa sua. Ognuno di noi, Ken e io, cerca sempre di capire l'altro, quale è il suo vero problema, e di aiutarlo a risolverlo. Ognuno di noi due vuole sempre, e prima di tutto, far stare bene l'altro.
Sono ormai diciotto anni che Ken e io viviamo assieme, e il nostro amore è sempre più forte e saldo, proprio per questo atteggiamento che ho cercato di spiegare. Troppo spesso nelle altre coppie io vedo invece uno sforzo per portare l'altro ad accettare il proprio punto di vista. Certo, bisogna essere in due a vivere il rapporto in questo modo. Un altro sbaglio che spesso vedo in altre coppie, che siano gay o etero, è la fatidica frase: "Io sono fatto così, non ci posso fare niente..."
No. Se io sono fatto "così" e all'altro non piace, sono io che devo cambiare, appunto per l'amore che ho per l'altro, appunto per farlo stare bene, perché voglio il bene dell'altro più ancora che non il mio stesso bene. Se si è in due a volere questo, i problemi muoiono appena sorgono, e tutto non solo va bene, ma va sempre meglio.
Un giorno, mentre stavo in ufficio con Margie per rivedere alcuni conti, e Ken era al lavoro nel negozio di computer, il nostro computer si bloccò. Provai a spegnerlo e riaccenderlo, a resettarlo, ma pareva che non ci fosse nulla da fare.
"Ah, se ci fosse qui mister Fong..." esclamò a un certo punto Margie.
"Posso provare a telefonargli al lavoro, forse lui ci può dire che cosa dobbiamo fare." le dissi e presi il telefono. Ma purtroppo Ken era da un cliente.
"Non importa, quando torna a casa stasera, glielo farà vedere." mi disse Margie, "Per fortuna non c'è fretta, possiamo riprendere questo lavoro anche domani."
"Sì, ha ragione. Che possiamo fare, allora, adesso?" le chiesi.
"Niente di speciale, mister Villa. È una fortuna che lei possa contare su mister Fong." mi disse la donna.
"Sì, è vero." risposi senza pensare a un doppio significato nelle parole della donna.
Ma Margie continuò: "Anche mister Melling era una persona a modo, è stata una brutta perdita per lei. Ma mister Fong, mi permetta, è veramente una persona eccezionale. Da quando è venuto ad abitare con lei, mister Villa, anche lei è... rifiorito. Sembra quasi ringiovanito. È molto bello vedervi assieme."
La guardai un po' incuriosito e mi chiesi quanto avesse capito della vera natura della nostra relazione. "Sì," le dissi, "sto molto bene con lui."
"Si vede. Siete proprio una bella coppia."
Probabilmente io devo aver assunto un'aria un po' imbarazzata, perché Margie mi sorrise e aggiunse: "Mi scusi, mister Villa, forse non avrei dovuto esprimermi così... Ma mi creda, sono sincera quando dico che mi sembrate una bella coppia. È un peccato che non possiate vivere la vostra relazione alla luce del sole, per così dire."
"È così evidente?" le chiesi allora.
"Beh, mister Villa... portate anche lo stesso anello all'anulare sinistro, proprio come una coppia sposata. Ma a parte questo, basta vedere come vi guardate, per capire. Mio figlio invece, solo due anni dopo essersi sposato, ha anche divorziato, poi si è sposato di nuovo e ha divorziato di nuovo dopo un solo anno e adesso pare che voglia mettersi con un'altra ragazza..."
La ascoltavo senza sapere che dirle. Anche se sembrava accettare senza problemi la mia relazione con Ken, che evidentemente aveva perfettamente capito, non capivo ancora dove volesse arrivare.
"Mi scusi, mister Villa, forse lei sta pensando che sono solo una ficcanaso... che sono affari che non mi riguardano... ma è già da un po' che sentivo l'esigenza di dirle che sono contenta per lei e per mister Fong. Che vi ammiro, che vi stimo. Io, vede, prima di vedere lei e mister Melling, prima, poi lei e mister Fong ora, avevo una certa prevenzione verso... verso un certo tipo di relazione. Ma ora ho cambiato completamente idea. Se penso alle relazioni fallite di mio figlio e invece alle sue, mister Villa, ora penso che preferirei che mio figlio fosse come è lei, ma che sapesse mantenere una buona relazione, piuttosto che come è, ma con l'incapacità di avere una buona relazione."
"Ma per avere una buona relazione... bisogna essere in due. Magari suo figlio, Margie, è solo stato sfortunato, non ha trovato le persone giuste."
"No, mister Villa, il fatto è che mio figlio, per quanto io abbia cercato di allevarlo in modo sano... è troppo egoista per poter tenere in piedi una buona relazione. Forse è anche colpa mia... e di mio marito... che non abbiamo saputo dare un buon esempio al mio ragazzo quando era un bambino, prima che mio marito morisse. Forse lei e mister Fong sareste stati per lui un esempio migliore che non quello che siamo stati mio marito e io. Ecco, questo le volevo dire. In tutto questo tempo... non ho mai sentito mister Fong e lei litigare... mio marito e io, invece, si litigava anche troppo spesso. Non siamo stati un buon esempio per mio figlio."
"Lei mi è sempre sembrata un'ottima persona, Margie." le dissi allora.
"Si cerca di esserlo, però... Vede, a volte mi chiedo perché nessuno ci insegni mai a essere dei buoni genitori e meno ancora dei buoni sposi. Si deve sempre improvvisare. E purtroppo, quando si capisce di aver sbagliato, spesso è troppo tardi. Ma penso anche che, se nessuno ha mai insegnato a mio marito e a me a essere una buona coppia... tanto meno è stato insegnato a lei e a mister Fong esserlo, eppure voi due pare che ci state riuscendo molto bene."
"Anche fra le coppie come noi, comunque, ce ne sono molte che non riescono a stare assieme. Il problema secondo me è che nessuno ci insegna mai che cosa significa amare, amare veramente. L'amore non è una cosa romantica, non è come si legge nei romanzi rosa... Per lo meno, non è solo quello."