Venne il 1990 e Ken e io festeggiammo il quinto anniversario della nostra felice convivenza.
Le case lungo la Glenn Drive e la Markus Drive aumentavano in numero e il nostro complesso era sempre meno isolato. Grazie ai bassi prezzi degli affitti, avevamo molto raramente un alloggio vuoto. Fu proprio in quell'anno che, liberatosi l'appartamento G2, Ken e io decidemmo di non affittarlo ma di tenerlo per noi.
Questo per due motivi: uno era perché così Ken non aveva problemi a invitare la sua famiglia, che viveva nel Kentucky, senza che i suoi capissero che il figlio conviveva con me. I genitori di Ken infatti erano gente all'antica che non avrebbe mai accettato di avere un figlio gay.
Così piazzammo un letto matrimoniale nella camera, che avrebbe anche potuto esserci utile se avessimo avuto ospiti, e nel soggiorno piazzammo una libreria e i computer di Ken. L'appartamento G2 dava sul retro, verso il prato e il ruscello, ed era molto tranquillo.
Ken vi andava spesso, nel suo tempo libero, per lavorare ai suoi computer e anche io, a poco a poco ne feci il mio ufficio privato, così che lavoravamo assieme nella stessa stanza. A volte interrompevamo quello che stavamo facendo e approfittavamo del grande letto nell'altra stanza per concederci qualche piacevole momento di intimità.
Si era a fine aprile e Ken era andato in Kentucky per passare qualche giorno con la propria famiglia, in occasione del matrimonio della sorella Julie. Il tempo era buono e io stavo lavorando ad alcune pratiche nel soggiorno del G2. Avevo fatto una breve pausa e mi ero preparato un caffè. Lo stavo sorbendo, ritto davanti alla finestra e guardavo fuori attraverso le veneziane semichiuse, quando vidi il figlio della coppia che abitava nell'appartamento E3 attraversare il prato e inoltrarsi fra gli alberi del bosco, andando verso il ruscello.
Era un bel ragazzone di diciotto anni di nome Wade Guffe, alto e con i capelli castani, dal volto simpatico, che era stato appena assunto come infermiere nell'ospedale Vanderbild. Avevo notato spesso quel bel ragazzo dall'espressione aperta e pulita che, ogni volta che ci si incontrava, mi salutava con un allegro "Hi!"
Lo vidi quindi scomparire fra gli alberi, addentrandovisi svelto e a passo sicuro. Mi chiesi che cosa andasse a fare lì, ma presto mi dimenticai di lui. Sedetti alla mia scrivania accanto alla finestra e ripresi a occuparmi delle mie carte.
Dopo una mezz'oretta, poco più, lo vidi riemergere dagli alberi e avviarsi verso il proprio appartamento. Di nuovo per un attimo mi chiesi che cosa fosse andato a fare fra gli alberi ma ancora una volta non ci pensai più che tanto.
Il giorno seguente, alla stessa ora del pomeriggio, vedendo con la coda dell'occhio un movimento, guardai fuori dalla finestra e intravidi nuovamente Wade scomparire fra gli alberi. Questa volta mi sentii un po' più incuriosito. Pur continuando a lavorare alla mia scrivania, tenni d'occhio il punto in cui il ragazzo era scomparso e, dopo una mezz'oretta o poco più, lo vidi tornare fuori, come il giorno prima.
Tutto si ripeté esattamente nello stesso modo anche il giorno seguente. Allora, questa volta davvero incuriosito, la mattina del giorno dopo mi decisi ad andare a esplorare quel punto del bosco per vedere che cosa ci potesse essere che attraeva tanto quel ragazzo.
Mi infilai fra gli alberi nel punto in cui l'avevo visto entrare già per tre volte, sempre alla stessa ora del pomeriggio. Fra gli alberi e i cespugli c'era uno stretto passaggio che correva quasi parallelo al limitare del prato ma che era invisibile dalle case. Il passaggio poi girava verso il ruscello e finiva in una piccola radura.
Mi guardai attorno e non vidi nulla di particolare. Pensai che forse Wade andasse lì per avere un po' di solitudine come a volte i ragazzi della sua età amano godere. L'erba di quella minuscola radura era visibilmente calpestata e appiattita. Sedetti sull'erba e mi guardai attorno. Era un posto pacifico, silenzioso, solo il lieve mormorio del ruscello e il canto degli uccelli facevano da sottofondo alla quiete che si godeva in quella piccola radura nascosta.
Mi stesi sull'erba e guardai il cielo azzurro e luminoso che traspariva fra le fronde degli alti alberi. Dopo pochi minuti, quando mi girai su un fianco per alzarmi di nuovo in piedi, notai in un angolo, sotto un cespuglio, qualcosa che brillava. Mi alzai e mi avvicinai.
Era una scatola di metallo, seminascosta fra le foglie e l'erba. Incuriosito, la presi e la aprii... conteneva una confezione di preservativi e un piccolo flacone di gel lubrificante, oltre a una scatola di fazzolettini di carta.
Immaginai subito che il bel Wade avesse scovato quel posto per i suoi segreti appuntamenti amorosi. Ma le tre volte che l'avevo visto andare lì, c'era sempre andato, e ne era sempre riemerso, da solo. Rimisi a posto la scatola con cura e tornai all'alloggio G2 chiedendomi con chi si incontrasse in quel posto e pensai che forse l'altra persona arrivava prima e andava via dopo, per non farsi vedere assieme.
Quello stesso pomeriggio mi misi di vedetta alla mia finestra, nascosto dalla tenda veneziana. Da fuori non mi si poteva vedere ma io avevo una piena visuale di tutto il tratto di prato e del bosco. Poiché Wade, nei tre giorni precedenti, era sempre comparso verso le quattro del pomeriggio e ne era riemerso fra le quattro e mezzo e le quattro e tre quarti, tenni d'occhio il posto a partire dalle tre e tre quarti.
Alle quattro, puntuale, Wade s'infilò fra gli alberi. Dopo una quarantina di minuti, riapparve. Attesi ancora fino alle cinque e mezzo, ma nessun altro entrò né uscì dal bosco. Mi chiesi allora se fosse possibile raggiungere la piccola radura nascosta da un altro punto, da un'altra direzione.
Il mattino seguente, mentre Wade era al lavoro, tornai a esplorare con attenzione quel posto. Era praticamente impossibile raggiungerlo da un'altra direzione verso il complesso degli appartamenti. Però notai che al di là del ruscello c'era quello che poteva sembrare uno stretto passaggio fra i folti cespugli.
Saltai con estrema facilità il ruscello e mi infilai fra le fronde. Un passaggio, facilitato da alcuni rami potati ad arte, portava fino alla rete che recingeva tutta la parte del bosco che circonda il mio complesso di appartamenti. Qui notai che la rete era aperta in corrispondenza a uno dei pali di sostegno, sì che scostandone un lembo e chinandosi, vi si poteva passare. Mi ci infilai e, oltrepassati i cespugli e gli alberi che vi erano dall'altra parte, mi affacciai sul retro fra due case bifamiliari.
Dunque era di lì che passava la persona che si recava ogni giorno ai segreti incontri con Wade. Poteva essere qualcuno che abitava in una di quelle due case, o magari anche venire da un'altra parte, un altro dei vicini. Pur non essendo un uomo curioso, per lo meno non più della media degli altri uomini, provai il desiderio si scoprire chi potesse essere la segreta amante del bel Wade.
Mi chiesi come potessi fare per scoprirlo. Avrei potuto infilarmi fra gli arbusti e gli alberi poco dopo che Wade vi fosse entrato, e sorprenderlo sul fatto... ma dopo tutto non mi pareva giusto rischiare di interromperli proprio sul più bello. Nascondermi sul posto era fuori discussione, infatti non c'era un nascondiglio abbastanza sicuro e comunque non mi andava di dover stare lì nascosto per più di un'ora.
Infine ebbi un'idea. Avevo una videocamera digitale, programmabile. Se l'avessi fissata fra le fronde in modo che non fosse facilmente visibile e l'avessi programmata in modo che riprendesse la scena fra le quattro e un quarto e le quattro e mezzo, avrei potuto scoprire, molto probabilmente, con chi Wade si incontrasse ogni giorno in quella piccola radura.
Così quella stessa mattina andai a studiare di nuovo il posto portandomi dietro la minuscola videocamera e del nastro adesivo. Dopo un'accurata ricerca trovai un punto che poteva prestarsi al mio piano. Fissai la videocamera sulla biforcazione del ramo di uno degli alti cespugli verificando che inquadrasse buona parte della radura, poi controllai che non fosse troppo facilmente visibile. Quando fui soddisfatto, feci partire il timer e tornai al mio appartamento. Tutto quello che rischiavo era che, se uno dei due avesse scorto la mia videocamera, la portasse via... ero disposto a correre il rischio di perderla.
Se quel pomeriggio Wade non fose andato al suo solito appuntamento, dovevo solo andare ad azzerare il timer e a programmarlo per il giorno seguente. Il fatto di fare così il "guardone" mi mise indosso una strana agitazione, a metà fra l'eccitazione e un vago senso di disagio... ma l'eccitazione era più forte.
Nel pomeriggio, appostatomi dietro la solita veneziana dell'appartamento G2, vidi Wade arrivare e intrufolarsi come al solito fra gli alberi del bosco. Il mio cuore prese a battere furiosamente. Controllavo in continuazione l'orologio e mi sentivo terribilmente agitato. Il tempo pareva non passare mai. Ma finalmente Wade ricomparve e si avviò a passo svelto verso il suo alloggio.
Dovetti trattenermi per non correre subito a verificare se la videocamera era ancora al suo posto e se avesse ripreso almeno parte dell'incontro segreto del ragazzo. Riuscii a resistere per un paio di ore.
Poi, guardandomi attorno per assicurarmi che non ci fosse nessuno in vista, m'inoltrai finalmente nel bosco, raggiunsi la radura e vidi che la videocamera era ancora dove l'avevo nascosta. Con mani febbrili la liberai dal nastro adesivo e tornai all'appartamento. Qui giunto, la collegai subito al mio computer e sedetti a guardare quanto aveva ripreso.
Quello che vidi mi fece quasi sobbalzare... e mi eccitò.
C'era Wade, in piedi, con i calzoni calati, e davanti a lui c'era un altro ragazzo, un afro-americano, anche lui con i calzoni abbassati, chinato in avanti, le mani appoggiate sulle ginocchia e Wade gli stava stantuffando dentro con vigore! Frattanto con una mano Wade masturbava il suo amico.
Li vedevo quasi di profilo e quando il ragazzo nero girò il capo per dire qualcosa, con un sorriso, lo riconobbi immediatamente anche se non ne conoscevo il nome: l'avevo già visto diverse volte, lavorava al supermercato Kröger. Era un bel ragazzo, lo ricordavo bene, snello e alto, dal volto simpatico. Doveva essere più o meno coetaneo di Wade.
Poi mi resi conto che Wade stava venendo: si era spinto fino in fondo nel culetto del suo compagno e una serie di forti sussulti mi diceva che si stava scaricando dentro all'amico. Dopo un po' Wade si sfilò, si tolse il preservativo e si ripulì con alcuni fazzolettini di carta, che poi appallottolò accuratamente e mise in tasca.
Frattanto il ragazzo nero s'era girato. Wade gli si accoccolò davanti e il bel ragazzo nero gli prese il capo fra le mani, gli fece scivolare tutto il suo bel paletto nero e duro in bocca e, tenendogli la testa ferma fra le due mani, si mise a fottere la bocca dell'amico con evidente gusto di tutti e due i ragazzi.
Dopo che anche il ragazzo nero ebbe raggiunto l'orgasmo nella bocca di Wade, questi si alzò in piedi, i due ragazzi si abbracciarono e si baciarono in bocca per un po', carezzandosi a vicenda. Poi si rimisero a posto gli abiti, si baciarono di nuovo, Wade scomparve, il ragazzo nero si chinò e capii che stava riponendo la scatola di latta nel suo nascondiglio, quindi anche lui andò via.
Vedere quella scena senza sonoro era stato eccitante quasi più che non vedere un filmetto pornografico: mi accorsi che mi aveva provocato un'erezione. Ma quello che mi sembrava di aver capito, altre al fatto che evidentemente i due ragazzi erano gay, era che molto probabilmente dovevano essere amanti: infatti il modo in cui si erano baciati, dopo aver fatto l'amore, carezzandosi le guance, era tenero oltre che essere appassionato.
Riguardai un paio di volte tutto il filmato ed ero sempre più convinto che quei due bei ragazzi fossero amanti e non si stessero semplicemente divertendo. Mi chiesi da quanto tempo lo facessero, poi come potevano fare quando il tempo era brutto, se pioveva o quando faceva freddo... Mi chiesi anche come avessero fatto a scoprirsi a vicenda... Riguardai più volte l'ultima parte, quella in cui si baciavano: erano incredibilmente teneri.
Quando il giorno dopo Ken tornò a casa, appena andammo nell'appartamento G2 gli feci vedere il filmato di Wade Guffe e del ragazzo nero.
Ken mi guardò stupito: "Come fai ad avere questo film?" mi chiese.
Gli spiegai tutta la storia. Ken mi guardò con aria di disapprovazione: "Non avresti dovuto farlo... ti piacerebbe se qualcuno spiasse quello che facciamo noi?" mi chiese.
"No... beh, non troppo, ma... quei due ragazzi mi fanno tenerezza. La mia impressione è che non lo fanno solo per divertirsi, ma che si vogliono bene. E poi mi chiedevo come faranno quando il tempo sarà brutto. Evidentemente lo devono fare di nascosto... chissà se hanno mai potuto farlo calmi e tranquilli su un letto?"
"Penso proprio di no. Oltre a essere gay, sono uno bianco e uno nero... sai com'è qui da noi..."
"Beh, anche noi due siamo uno bianco e uno giallo, no?"
"Sì, ma almeno noi due siamo grandi, maggiorenni... siamo indipendenti. Wade ancora vive con la famiglia e probabilmente anche quell'altro ragazzo. Certo, se potessero avere un posto più comodo e soprattutto più sicuro..."
Questa sua ultima frase fece scattare qualcosa dentro di me. Lo guardai e, senza che ne fossi affatto sorpreso, capii che Ken aveva intuito che cosa mi stava girando per la testa.
"Sì, ma come puoi fare? Vorresti proporglielo così?" mi chiese.
"Beh... perché no? Non sarebbe bello dare una mano a quei due ragazzi?"
"Sì, certo, ma... prima forse bisognerebbe... che so io... magari conoscerli meglio... entrare in confidenza con quei due ragazzi."
"Non credo che sia facile. Forse invece sarebbe più semplice affrontare il discorso direttamente, fare la proposta chiaramente, no? Potremmo lasciargli la stanza di là per quell'oretta, noi si potrebbe fare altro, andare su a casa nostra. A parte che tu, se quei due ragazzi si vedono sempre alla stessa ora, sei quasi sempre al lavoro."
"Per Wade sarebbe facile venire qui, ma per l'altro ragazzo? Non credi che qualcuno potrebbe trovare strano che venga tutti i giorni qui?"
"Questo lo si può forse risolvere se parliamo con loro, no?"
Ne discutemmo un po', e alla fine Ken si convinse che per lo meno si poteva provare a parlarne con Wade. Decidemmo che avremmo aspettato fino a sabato, in modo che ci fosse anche Ken quando invitavo Wade. Avremmo aspettato che uscisse dal bosco e l'avremmo invitato a venire lì al G2, e gli avremmo parlato chiaro.
Il venerdì io andai a fare un po' di provviste da Kröger, e vidi il ragazzo nero. Con la scusa di chiedergli un'informazione lessi il suo nome sulla targhetta: si chiamava Roy Liles.
Il sabato pomeriggio Ken e io eravamo nel soggiorno della G2 e vedemmo, puntuale come sempre alle quattro, Wade inoltrarsi fra gli alberi. Aspettammo. Verso le quattro e mezzo uscimmo fuori, fermandoci al bordo del prato. Dopo pochi minuti Wade riemerse dal folto del bosco. Allora io lo chiamai.
Wade sembrò lievemente imbarazzato, ma venne verso di noi. "Hi, mister Villa!" mi disse sforzandosi di sorridermi con aria indifferente.
"Ti dispiace venire un attimo con noi, Wade?" gli dissi.
Mentre entrava con noi, chiese: "Qualche problema?"
"No, Wade, siedi. Ti vorremmo solo parlare." gli dissi.
Sedette ed era evidente che era a disagio.
"Cosa c'è fra te e Roy Liles, Wade?" gli chiesi allora.
"Eh? Cosa? Roy... io... niente... ci conosciamo... abita qui vicino... da piccoli si andava nella stessa scuola..." disse quasi balbettando.
"Vi siete appena visti, là nel bosco, non è così?" gli chiesi io.
Wade arrossì violentemente e cercò di trovare una scusa: "Dovevo... ci si... Roy e io..." balbettò.
"Wade, noi due sappiamo bene perché tutti i giorni Roy e tu vi incontrate là fra gli alberi. Io ho visto anche da dove passa Roy per venire agli appuntamenti." gli dissi con un sorriso.
"Mister Villa... mica ha intenzione... lo dirà ai miei genitori? La prego... noi..." disse in preda al panico il ragazzo.
"No, calmati, Wade. Non hai niente da temere. Non lo diremo proprio a nessuno. Ma tu dimmi, onestamente, che cosa c'è fra Roy e te? Vi divertite solamente oppure... oppure vi volete anche bene?"
"Noi... mister Villa... noi... Dio, non lo dica ai miei, per favore!"
"Ti ho detto di no, stai tranquillo. Prima di tutto quello che fate voi due, secondo noi, non solo è naturale, ma è anche bello. Avremmo da farvi una proposta, per venirvi incontro, ma prima vorremo sapere che cosa c'è esattamente fra voi due, capisci?"
"Noi due... cioè... volete... cosa volete fare? Ci volete... Di che proposta? Volete che noi due... con voi..." balbettò ancora il ragazzo.
Ken capì prima di me e sorrise: "No, Wade, non ti stiamo proponendo di farlo con noi due, stai tranquillo. Sia che per te e Roy sia solo un divertimento, sia che siate innamorati, noi due vi rispettiamo, non vi chiederemo mai di farlo con noi." disse, e mi guardò. Capii che cosa pensasse e annuii. Allora Ken continuò: "Vedi, Wade, noi due vi possiamo capire davvero, perché mister Villa, cioè Luca e io siamo amanti e sapere di voi due ci ha fatto molta tenerezza, perciò vorremmo davvero darvi una mano... senza chiedervi niente in cambio."
Wade spalancò gli occhi: "Davvero? Anche voi due? Siete... amanti?"
"Sì, Wade. Ma logicamente, come noi due non diremo niente a nessuno riguardo a voi due, così voi due non direte niente a nessuno riguardo a noi due. D'accordo?" gli dissi io.
"Sì, certo... Sì... anche Roy e io... anche noi due siamo... amanti, mister Villa."
"Cioè siete innamorati l'uno dell'altro." chiese Ken.
"Sì."
"Da molto tempo?" gli chiesi io.
"Sì... da quando io avevo quindici anni e lui quattordici." rispose il ragazzo e arrossì lievemente, in modo delizioso.
"Bene, e come fate quando il tempo non è bello? Non potete vedervi sempre là fra gli alberi." gli chiesi io.
"No, infatti... quando il tempo è brutto quasi non si riesce a fare niente, perché non abbiamo un altro posto."
"Deve essere dura." gli disse Ken.
"Dobbiamo aspettare di essere tutti e due maggiorenni, poi... poi andremo da qualche parte, ci cercheremo un lavoro altrove e ci troviamo un posto, una stanza... non so ancora, ma questo è quello che si pensa di fare. Magari trasferirci a San Francisco, dove avremmo meno problemi." disse Wade, iniziando a rilassarsi un po', a calmarsi.
"Ascolta, Wade. Ti consciamo da qualche anno, ormai, e ci sembri un bravo ragazzo, E anche se non conosciamo personalmente il tuo Roy, dall'aspetto ci sembra anche lui un bravo ragazzo..."
"È molto buono, Roy, è davvero un ragazzo molto buono, onesto, mister Villa." disse Wade con un dolce sorriso.
"Sì, è la nostra impressione. Perciò, avevamo pensato... vieni un attimo di là." gli dissi portandolo nella camera da letto. "Vedi, potreste incontrarvi qui. Possiamo darti una chiave, così quando vi volete vedere, potete farlo qui. Noi vi lasceremo soli, si capisce. Basta che tu ci dici in che giorni, e a che ora vi potete incontrare, e comunque, quando venite qui, potete anche chiudervi dentro a chiave, se volete. Che ne dici?"
"Davvero? Roy e io... davvero potremo incontrarci qui? Davvero ci lascereste usare questa stanza?" chiese il ragazzo con occhi increduli ma luminosi al tempo stesso.
"Sì, davvero. L'unico problema è come giustificare di fronte agli altri inquilini il fatto che Roy viene qui tutti i giorni o quasi... Tu hai qualche idea?"
"Non so... però ne potrei parlare con Roy... forse può venirci qualche idea... Grazie, mister Villa, grazie, mister Fong... Dio, non so davvero come vi posso ringraziare... Anche Roy ne sarà davvero contento, e grato. Siete molto buoni a fare questo per noi. Dio, all'inizio ho avuto una paura! Quasi me la facevo addosso!" disse ridacchiando.
"Bene, parlane con Roy, poi venite a trovarci, così vediamo di trovare una buona soluzione."