Ken andò a parlare con Colin e, sapendo di lui e di George, gli disse tranquillamente chi eravamo e che volevamo modificare la palazzina G per usarla tutta solo per noi. Colin venne a vedere, parlò con tutti noi per capire esattamente che cosa desiderassimo, e infine accettò di provare a fare un progetto di ristrutturazione.
Poiché aveva altri progetti già avviati, ci avvertì che non avrebbe potuto occuparsi subito del nostro progetto, tanto più che George era ancora in ospedale. Frattanto Wade era diventato amico di George e anche di Colin.
Così, proprio quando George fu finalmente dimesso dall'ospedale, venne con Colin a trovarci e ci chiesero se potevano venire ad abitare anche loro due con noi nella palazzina G. Infatti Colin abitava in città, dove aveva lo studio, ma se si fossero trasferiti da noi avrebbero avuto più spazio per lo studio e non avrebbero avuto bisogno di cercare un nuovo locale da qualche altra parte.
Li accogliemmo con piacere: ci avevano dato infatti l'impressione di essere una coppia molto gradevole. Decidemmo quindi di usare i quattro appartamenti al primo piano per le quattro coppie, eliminando le cucine che erano limitrofe a due a due e unendole in un nuovo spazio: in questo modo ogni coppia avrebbe avuto una camera da letto con due ampi armadi walk-in e bagno personale, uno studio e, al posto delle cucine, da una parte la biblioteca comune e dall'altra una saletta con attrezzi da ginnastica, anche comune.
A pian terreno, avremmo usato uno degli alloggi per il server internet e gli apparati necessari: computers, stampanti, scanners e così via. Un altro alloggio sarebbe stato lasciato disponibile per eventuali ospiti, e infine nei due alloggi dall'altro lato, unificati, si sarebbe fatta un'ampia cucina con dispensa, due stanze di soggiorno di cui una con un home-teater, e l'altra in cui avremmo anche mangiato tutti assieme.
Si decise anche di separare la palazzina G dalle altre costruendo un muro, in modo di avere la nostra privacy, e una piscina coperta, solo per noi, che nella buona stagione si potesse aprire verso il prato: infatti ci sarebbe piaciuto usarla anche in completa nudità, senza rischiare di essere visti dagli altri inquilini. Anche la zona parcheggio al di qua del muro sarebbe stata riservata solo a noi, e avrebbe avuto un cancello con telecomando per entrarvi.
Colin si mise finalmente al lavoro e iniziò a stendere i progetti, e man mano li discuteva con tutti noi.
Frattanto si era giunti al 1996, al mio cinquantesimo compleanno. Ken volle che mi prendessi almeno un mese di ferie, e mi chiese di portarlo a visitare l'Italia, che lui non aveva mai visto, e da cui io mancavo da parecchio tempo.
All'inizio io non ero del tutto d'accordo, poiché Colin aveva già fatto iniziare i lavori di ristrutturazione. Il tutto stava prendendo forma, e mi sarebbe piaciuto poter essere lì per vederli progredire. Non che la mia presenza fosse veramente necessaria, una volta approvati i progetti di Colin, ma...
Comunque Ken, come anche gli altri amici, insistettero che mi prendessi una vacanza, e alla fine mi convinsero a fare il viaggio che Ken aveva progettato per festeggiare i miei cinquanta anni. Così, partimmo.
Fu un bel viaggio. Feci visitare a Ken mezza Italia, sia le classiche città che ogni turista "deve" vedere, sia posti meno conosciuti ma belli, che io stesso visitavo per la prima volta. Visitammo perciò Venezia, Firenze, Roma e Napoli, ma anche Castel del Monte in Puglia, i trulli di Alberobello, i sassi di Matera, Taormina, Agrigento e Palermo e per ultimi i nuraghe in Sardegna.
Dopo essere stati a Venezia, Ken mi chiese di portarlo a visitare Vicenza, da cui mancavo da ben ventisei anni, perché voleva vedere dove ero nato. Il ricordo di Mauro, che non s'era mai spento in me, tornò incredibilmente vivido, ma non più doloroso. Mostrai a Ken dove ero nato, dove aveva vissuto Mauro e con lui avevo fatto l'amore per la prima volta.
Andammo poi a deporre fiori sulla sua tomba. Passai anche a portare fiori sulla tomba di mio padre e mia madre. Mi fece bene essere tornato a Vicenza, sopattutto perché c'era il mio amato Ken accanto me. Silenziosamente, mentre recitavo una preghierra davanti alla tomba dei miei genitori, presentai loro il mio Ken.
Trascorremmo un mese molto bello, in Italia, una vera e propria luna di miele. Ken aveva portato la sua macchina fotografica digitale e aveva preso un sacco di fotografie da far vedere agli amici quando saremmo tornati. A volte fermavamo un passante pregandolo di scattarci una foto assieme. Eravamo i classici "turisti americani".
In ogni posto in cui ci fermammo per più di un giorno, fissammo una camera matrimoniale in uno migliori alberghi, incuranti, anzi, divertiti dai frequenti sguardi a dir poco sorpresi del personale.
Ma quando vai in un albergo di lusso e paghi in contanti e lasci buone mance al personale... anche se si è due maschi con cognomi diversi e si chiede una camera con letto matrimoniale, ci manca poco che vengano a suonare la serenata sotto le tue finestre mentre fai l'amore!
Una sera, dopo che nella nostra camera d'albergo a Napoli avevamo fatto come ogni notte l'amore, Ken, carezzandomi, mi disse una cosa molto dolce.
"Adesso capisco perché tu sei così speciale, Luca."
"Ah, sì? E perché io sarei così speciale?"
"Perché sei nato in una terra molto speciale!"
"Ti piace l'Italia, per quello che t'ho potuto far vedere fin qui?"
"Avete tante cose belle, incredibili, e in così poco spazio! Davvero come te: in un solo uomo, ci sono tante cose così belle!"
A Taormina comprammo diversi libri con le fotografie di von Gloeden per la nostra biblioteca comune. Ero certo che sarebbero piaciute anche ai nostri amici come piacquero a noi.
Infine, anche quel piacevolissimo mese passò e, preso un volo da Roma, tornammo a Nashville.
Durante il viaggio di ritorno, chiesi a Ken: "Chissà a che punto sono i lavori nella palazzina G?"
"Oh, saranno ancora in alto mare. Chissà quando potremo di nuovo viverci senza avere tutti quei muratori fra i piedi."
"Ken, pensi che i nostri amici saranno contenti dei regali che abbiamo comprato per loro?"
"Se sono persone ben educate, faranno sicuramente finta di essere contenti, comunque. E poi, come dici tu, è il pensiero quello che conta, no?" mi disse ridacchiando.
"Sì, ma non vorrei che fossero come una di quelle cose che ti porta in regalo dai suoi viaggi la vecchia zia. Un inutile regalo che devi tenere in bella mostra in soggiorno per far vedere che l'hai gradito, anche se in realtà avresti voglia di gettarlo nella spazzatura."
"Ti seccherebbe essere... una vecchia zia?"
"Beh... un po', forse, sì." risposi ridendo.
"Per me sarai sempre il mio giovane e bel marito." mi disse con tenerezza.
All'aereoporto c'era Samuel ad aspettarci, con il suo taxi. Ci dette il benvenuto. Caricammo i nostri bagagli e guidò verso casa.
"Com'è andato il viaggio, ragazzi?"
"Benissimo. Quasi quasi non avevo voglia di tornare." disse Ken allegramente.
"Oh, no, era tempo che tornaste, girandoloni!" rise Samuel.
"Ah, dici che era tempo?" chiese il mio Ken allegro.
"Sì, tutti gli amici vi stanno aspettando."
Non feci caso al fatto che "tutti" ci aspettassero. In effetti, essendo un giorno lavorativo, almeno alcuni di loro avrebbero dovuto essere al lavoro, ma non mi venne in mente.
Ero stato molto contento di aver fatto quel bel viaggio con il mio Ken, e soprattutto che il mio ragazzo l'avesse gradito e goduto tanto. Ma al tempo stesso ero anche molto contento di tornare a casa.
Quando il taxi di Samuel imboccò la via cieca laterale che fungeva da parcheggio agli inquilini delle palazzine dal B all'F, vidi che il muro che divideva la nostra dal resto era stato completato. Era stato coperto con pietra e mattoni come il resto e non si sarebbe detto che era un'aggiunta posteriore.
Samuel azionò il telecomando e il bel cancello di ferro battuto scivolò di lato. Samuel entrò e parcheggiò fra le altre nostre auto. Notai subito che non c'erano più le impalcature né si vedevano più operai in giro.
"Sono finiti tutti i lavori? Hanno fatto prima di quanto pensassi..." dissi io scendendo dall'auto.
Intravedevo, oltre la palazzina, la curva parete in muratura della nuova piscina coperta che avevamo deciso di aggiungere.
"Le vostre valige le scarichiamo dopo. Venite." disse Samuel.
Quando arrivai all'androne, vidi che era stato chiuso per tutti e due i piani da una vetrata di opaline. La porta d'ingresso si aprì scivolando di lato, entrai... e restai a bocca aperta.
La scala centrale era come prima, vi erano come prima due porte sulla destra e due sulla sinistra, ma... tutta la hall era coperta da bassorilievi di marmo, anche il pavimento non era più una battuta di cemento, ma marmo... Sui gradini della scala che portava al piano superiore erano seduti Wade e Roy, Colin, Dan, e George che sull'aria di "Happy Birthday To You" cantarono "Welcome Back To You"!
Anche la scala, pur nella stessa posizione e delle stesse dimensioni, era ora di bel legno con la balaustra in acciaio satinato. Il tutto era incantevole.
"Ma questo... tutto questo non era nel progetto che mi avevi fatto vedere, Colin." lo rimproverai commosso.
"No, questa parte l'ho fatta vedere solo a Ken, il resto è tutto come avevamo deciso con te. Questo è il nostro regalo di compleanno per te, Luca. Il nostro grazie per quanto hai fatto per tutti noi, per la nostra piccola comunità." mi spiegò Colin
"Ecco perché insistevi tanto per portarmi a fare il viaggio in Italia!" dissi a Ken in dolce rimprovero.
Roy e gli altri scesero dalla scala e mi si affollarono attorno a festeggiarmi e abbracciarmi, poi mi portarono nella parte che avevamo destinato a cucina e stanza da pranzo, dove avevano preparato un party in mio onore, con fiori, scritte di ben tornato e buon compleanno e decorazioni.
Festeggiammo, o piuttosto mi festeggiarono. Poi andai ad ammirare da vicino i bassorilievi della hall. A destra e sinistra di ognuna delle quattro porte vi erano pannelli che rappresentavano, a grandezza naturale, coppie celebri di amanti, da Davide e Gionata, a Michelangelo e Tommaso Cavalieri e altre di varie parti del mondo e di varie epoche.
Sotto la scala centrale che porta al piano superiore, vi era un bel nudo in marmo bianco che rappresentava Narciso inginocchiato che si specchia nell'acqua, e l'acqua poi scorreva via, scendeva giù verso il giardino, formando un ruscello che girava verso la piscina.
Su al primo piano, anche i bassorilievi ai lati di ogni porta rappresentavano altre coppie celebri a grandezza naturale. Tutte le porte erano fatte con lo stesso legno pregiato della scala, ma mentre a pian terreno erano scolpite con motivi geometrici, qui erano scolpite con le nostre iniziali intrecciate.
Ken spinse la porta delle nostre stanze, con scolpite la sua K e la mia L. Entrammo, mentre gli amici, restati sul pianerottolo, ci aguravano nuovamente un ben tornati e un buon compleanno per me.
Chiusa la porta, mi girai verso Ken e, presolo nelle mie braccia, lo baciai a lungo, con amore e desiderio.
"Sei contento, amore?" mi chiese.
"Che ne dici? Ti amo tanto. Ti amerò per sempre, qualsiasi cosa succeda. Ti amo proprio tanto! E sono felice: tutto questo, per me..."
"Anche io ti amo e ti amerò per sempre. Ma anche gli altri ragazzi ti vogliono tanto bene... anche loro hanno voluto e contribuito a fare tutto questo per te. Il rifacimento, come avevi deciso, è stato pagato con i tuoi fondi..."
"Con i nostri, fondi, amore."
"Sì, d'accordo, con i nostri fondi, ma la hall l'hanno voluta pagare tutta i ragazzi con i loro soldi. Sei contento, amore mio?" mi chiese di nuovo.
"Se vieni di là, ti dimostro quanto!" gli dissi tenendolo semi-abbracciato e guidandolo verso la nostra camera.
"Spero che lo dimostri come hai intenzione di fare... soltanto a me, non anche agli altri amici." mi disse scherzoso.
"Mah... che ne dici?" gli chiesi quando fummo nudi sul nostro letto, prendendolo fra le mie braccia.
"Tu comincia a dimostrarlo a me, amore." sospirò offrendomisi con il suo radioso sorriso.
Feci del mio meglio per dimostrargli tutto il mio amore, per fargli sentire quanto fossi felice di stare con lui, per dargli tutto il piacere e la felicità che merita.
Ogni volta che posso unirmi a lui, che posso, donandogli il mio corpo, godere del suo, penso che, nonostante le difficoltà e i drammi che hanno segnato parti della mia vita, sono felice di essere nato, di essere vivo.
Come mille altre volte, eppure come la prima volta, mi sentivo grato che mi accogliesse in sé con tanto piacere e tanto desiderio.
Mentre ci si rilassava appagati, le nostre membra ancora teneramente allacciate, sentii venire dal giardino la bassa e calda risata di Roy che stava parlando con Samuel, e dall'appartamento accanto al nostro la voce di Dan che chiamava il suo Samuel, chiedendogli di salire un attimo.
"Dio, quanto sto bene, Ken!" esclamai, sentendomi felice.
"Anche io, specialmente quando posso stare così, con te."
"Dobbiamo andare a prendere le nostre valigie nell'auto di Colin, e tirare fuori i regali per i nostri amici."
"Dopo... adesso lasciami stare ancora un po' così, fra le tue braccia." mormorò Ken strofinandomisi contro con tenerezza.
Riprendemmo la nostra vita. La nostra bella vita.
E ora, eccomi qui. Sono seduto sul muretto davanti a casa, il mio laptop sulle gambe, e sto finendo di battere queste righe.
Ken è nello studio che cura il sito gay che abbiamo fondato in Internet. Roy si sta affaccendando, come al suo solito, per far funzionare bene il complesso delle palazzine nel migliore dei modi.
Colin e George sono in città, e lavorano nello studio di architettura. Wade ha il suo turno all'ospedale Vanderbild. Dan è al lavoro alla biblioteca della Belmont University e il suo Samuel in giro per la città con il suo taxi.
Sono qui, in questo complesso di abitazioni, circondato dal bel pezzo di bosco che ci protegge anche dal rumore dell'autostrada che passa a nord, e mi sento ricco.
Ricco, non solo perché "Oxford Creeek Apartments & Duplexes" rende bene. Ma ricco anche per avere attorno i nostri amici, le tre belle coppie di cui vi ho raccontato. Samuel e Dan qualche volta li sentiamo litigare... o piuttosto discutere animatamente, ma le loro baruffe durano poco, sia perché si vogliono bene, sia perché ognuno di noi si prende sempre cura degli altri e fa del proprio meglio perché tutti noi otto si viva in armonia.
Ricco soprattutto perché ho il mio dolce Ken con me. Mauro e Alex restano nel mio cuore come dolci e belle presenze, eppure tutto il mio cuore è pieno di Ken. Bello, no?
Adesso smetto di scrivere. Avrei forse potuto raccontare altro, molte altre cose, ma per ora penso che siano sufficienti le cose che ho scritto.