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una storia originale di Andrej Koymasky


GIUSTO FRA LE NAZIONI CAPITOLO 7 - FEBBRAIO 1944

La notte era fredda. Tadeus, nella stanza che il barone gli aveva assegnata, stava rincantucciato sotto la soffice e calda coperta di lana e pensava a Ruth e alla figlia, che probabilmente stavano tremando per il freddo, perché il regime aveva proibito ai giudei di avere indumenti di lana.

Si chiese poi come stesse Wolfgang. Da una settimana non aveva più sue notizie. Non era preoccupato, a volte non riusciva a telefonare a casa anche per periodi più lunghi. Però il suo amato gli mancava sempre più.

La villa era tranquilla e silenziosa. Ormai dovevano dormire tutti. Un cane lontano si mise a latrare e Tadeus fu percorso da un brivido freddo: non credeva ai segni di cattivo presagio, ma quel latrato l'aveva disturbato profondamente, non capiva neppure lui perché.

Pensò che la mattina dopo doveva rinnovare la tintura dei capelli, perché accanto alle radici stavano ricomparendo con il loro colore naturale. Usava quello che restava nella scatoletta di brillantina, quella che Wolfgang aveva usato la prima volta che aveva fatto l'amore con lui, per tenere giù i capelli e annullarne la naturale ondulazione.

Sorrise al pensiero del diverso uso che ora faceva di quella brillantina. Anche se dopo un paio di volte che facevano l'amore Wolfgang si era procurato della vaselina, per lui la brillantina restava legata a quel primo impiego.

Non capiva perché, ma quella notte il sonno tardava a venire. Si era già girato e rigirato più volte, cercando la posizione più consona per addormentarsi. Si sentiva addosso una strana e indefinibile inquietudine, che non riusciva a mettere a fuoco.

Si chiese che ora fosse, sicuramente era passata la mezzanotte, ma da quanto? Non aveva voglia di accendere la luce per controllare l'ora sull'orologio che Wolfgang gli aveva regalato. Per prudenza non lo portava più con sé, lo lasciava sempre sul comodino. La decorazione della menorah all'interno del coperchio, se fosse stato perquisito dalla polizia, avrebbe potuto comprometterlo.

Non aveva idea di quanto i suoi documenti falsi, che il barone gli aveva fatto avere, potessero resistere a una analisi accurata, a un controllo approfondito.

Stava giusto pensando al barone, quando sentì aprirsi la porta della sua camera e la luce accendersi. Saltò a sedere sul letto, un po' spaventato, poi vide che era il barone, che indossava il suo pigiama di soffice lana color vino, bordato in seta nera.

Si stava rilassando, quando notò che il barone richiudeva la porta della stanza girando la chiave nella toppa. Si chiese perché.

Il barone si girò verso di lui, guardandolo con occhi penetranti: "Ah, sei sveglio. Bene." gli disse avvicinandosi al letto.

"Ha bisogno di qualcosa, signor barone?" gli chiese il ragazzo scrutandone l'espressione e chiedendosi perché fosse andato da lui in piena notte e soprattutto perché avesse chiuso a chiave la porta.

"Sì. Ho bisogno di te." gli disse l'uomo.

Allungò una mano e iniziò a sbottonare la giacca del pigiama di flanella del ragazzo.

"Che fa?" chiese stupito il ragazzo.

"Mio figlio mi ha chiesto di occuparmi di te come avrebbe fatto lui..." disse l'uomo con espressione seria, ma i suoi occhi ora parevano due tizzoni ardenti.

"Sì..." disse in tono incerto il ragazzo.

"Bene. Perciò, dato che mio figlio ti fotteva, ora voglio fotterti anche io." dichiarò l'uomo in tono tranquillo.

"No!" esclamò Tadeus, cercando di far smettere all'uomo di aprirgli la giacca del piagiama. "No, per favore," aggiunse poi, "suo figlio e io... era per amore che lo facevamo. Io amo Wolfgang, signore!"

"Chi ti proibisce di amarlo? Io voglio solo fottere il tuo bel culetto. L'uniforme da autista lo mette gradevolmente in risalto."

"Non può farmi questo, signor barone. Non può farlo a suo figlio." protestò il ragazzo cercado di sottrarsi.

L'uomo non cercò di continuare, ma guardò Tadeus con una luce ironica negli occhi: "Se volessi potrei, ma non ti voglio usare violenza. Che cosa vuoi, per lasciarti fottere da me?"

"Ma lei... anche lei è omosessuale, signore?" chiese stranito il ragazzo, riabbottonandosi la giacca del pigiama.

"Sì, e prima di te era proprio il mio autista che fottevo. E adesso mi manca. Perciò... Dai, che anche a te, ci scommetto, manca un bel membro virile in quel tuo culetto. Quanti ne hai presi, prima di quello di mio figlio?"

"Se anche mi mancasse, signore... mi manca quello di Wolfgang, non uno qualsiasi. E Wolfgang è stato il mio primo e unico uomo." disse cercando di mantenere un tono rispettoso, ma con fermezza.

"Un membro vale un altro. Te l'ho detto, sono pronto a ricompensarti, se ti lasci fottere da me."

"Non sono... una prostituta, signore."

"Nessuno lo mette in dubbio. Ma via! Wolfgang non c'è, è lontano. Basta che non lo venga a sapere, no? Al mio precedente autista piaceva molto come lo fottevo, non si tirava mai indietro, anzi.... Vedrai che piacerà anche a te."

"Ne dubito, signor barone. La prego!"

"È questa la tua gratitudine per quanto sto facendo per te? Ti ho ridato la tua libertà, ho pagato cari i documenti falsi che ti ho fatto avere, non devi più stare nascosto né mangiare avanzi. E t'ho detto che ti ricompenserò. Che altro vuoi? Potrei renderti la vita difficile, se volessi."

"Non mi può denunciare senza che Wolfgang reagisca... rendendo difficile anche la sua vita, signor barone."

"Sì, hai ragione. Però potrei renderti difficile la vita in mille altri modi. Ma non è questa la mia intenzione. Voglio che tu accetti di buon grado la mia proposta. Dimmi che ricompensa vuoi, come segno della mia gratitudine. In fondo ti chiedo poco e sono disposto a ricompensarti bene."

"Io, signor barone..."

"Grazie a me tu sei uno dei pochi giudei che non corre rischi, che sta bene. Non sai che in alto hanno deciso per la soluzione finale? Sai che cosa significa questo? Che i pochi giudei che restano, da un giorno all'altro, saranno rastrellati e mandati ai campi di sterminio. Tutti. Tutti meno tu, grazie alla mia protezione."

Tadeus pensò ai suoi amici ebrei che restavano a Oranienburg... e allora un'eroica decisione prese forma nella sua mente.

"Quanto è disposto a fare, signor barone, per dimostrarmi la sua gratitudine, se le lascio fare quanto mi chiede?" gli chiese.

Il barone sorrise compiaciuto per quell'inizio di resa. "Soldi? Vuoi del denaro?"

"Non saprei che farmene, signore."

"Con il denaro si può fare quasi tutto, ragazzo."

"Quasi, appunto."

"Cosa vorresti, dunque?"

"Ho alcuni amici ebrei, qui a Oranienburg. Se lei li nasconde qui nella villa, io mi lascio prendere da lei."

"Qui nella villa? Sei pazzo?"

"No, signore. Come sono rimasto nascosto io per tre anni..."

"Ma tu eri uno, uno solo."

"L'ha detto lei, signore, che con i soldi si può fare quasi tutto. Lassù ci possono stare parecchie persone, e per lei non è un problema comprare del cibo per loro, le costerebbe solo questo."

"Ma tu ti farai fottere da me ogni volta che ne ho voglia?"

"Ogni persona che nasconde lassù, una volta." disse arditamente il ragazzo.

Il barone rise: "Siete dei commercianti nati, voi giudei! Sinceramente, spero di poterti fottere abbastanza spesso che non c'entrerebbero tutti i giudei rimasti ad Oranienburg."

"Quanti ne può nascondere, lassù?" chiese il ragazzo.

"Cinque. E ti ti lasci fottere finché torna mio figlio."

"Dieci, e accetto."

"No, dieci è una folla. Sette, non uno di più."

"Nove, fra cui tre bambini, che valgono meno di mezzo adulto ciascuno."

"Bambini? Ti rendi conto che la servitù li può sentire? Più sono, più è difficile tenerli nascosti. Vuoi che siamo mandati tutti in campo di concentramento?"

"Signor barone, se lei non li nasconde... è come se li condannasse a morte lei. Può farlo. La servitù... stando con loro, so che è gente che le è fedele. So anche che nessuno di loro è un fanatico, come non lo è lei. Il rischio è minimo, mi creda. La prego, signor barone. Lei mi sta chiedendo in cambio di far tacere i miei sentimenti, il che non è cosa da poco, mi chiede un sacrificio enorme. Avrei preferito morire che... tradire Wolfgang. Io sacrifico il mio orgoglio, i miei sentimenti, la mia onestà, per salvare le loro vite. La prego, signore."

Il barone rifletté per un poco: "E va bene, mi hai convinto. Ma se succedesse qualcosa..."

"La pagherò io per primo, con la mia vita. Lei potrà dire che non ne sapeva nulla. Li faccio entrare io, di notte, pochi per volta. Oppure... magari lei... potrebbe andare per un fine settimana alla sua casa sul lago, con la servitù, così io li porterei su quando non c'è nessuno in villa. Io non verrò con gli altri al lago, con la scusa che ho la febbre."

"Sei astuto. Ma ti lascerai fottere senza storie, ogni volta che te lo chiedo?" chiese il barone.

"Sì, anche tre volte al giorno, se le fa piacere. Una sola volta o mille, a questo punto, per me non fa più nessuna differenza."

L'uomo rise: "Non ho più l'età per farlo tre volte al giorno. Wolfgang ti fotteva così spesso?"

"Mi scusi, signor barone, ma questa è una cosa personale, di suo figlio e mia."

"D'accordo, hai ragione. Adesso spogliati, nudo. Abbiamo perso anche troppo tempo."

"Ho la sua parola, barone?"

"Pare che mio figlio ti abbia contagiato. Sì, hai la mia parola. Vuoi che te lo giuri, anche?" disse l'uomo con una certa impazienza.

"No, mi basta la sua parola." rispose in tono serio Tadeus, e inziò a denudarsi.

Il barone sorrise soddisfatto. Guardava il corpo del ragazzo rivelarsi sotto i suoi occhi e la sua libidine si rafforzò ulteriormente: era davvero un corpo splendido, più che desiderabile. Pensò che capiva perché il figlio, romantico come era, aveva perso la testa per quel ragazzo.

Quando il ragazzo fu nudo, si stese sul letto, sul ventre. Non voleva guardare l'uomo mentre profittava di lui. Lo sentì trafficare, poi salire sul letto, e infine andare su di lui.

Sperò solo di riuscire a far nascondere i suoi amici in tempo, prima che venissero arrestati. I suoi amici erano solo sette, compresi i tre bambini. Chi potevano essere gli alri due?

L'uomo gli divaricò con entrambe le mani le piccole natiche sode e calò su di lui, spingendo con tutto il proprio peso. Lo sentì entrare: che differenza con quando lo faceva con il suo Wolfgang! Non una differenza fisica, ma piuttosto...

Qundo accoglieva in sé il suo amato, era una cosa bella, naturale, giusta. Ora invece sentiva un corpo estraneo annidarsi in lui. Poteva anche darsi che il precedente autista gradisse quanto l'uomo faceva, lui assolutamente no.

Cercò di ricacciare indietro le lacrime che premevano dietro le sue palpebre: si sentiva sporcato da quell'azione a cui aveva accettato di cedere, che aveva deciso di subire. Ma che valore poteva avere il suo orgoglio, se rinunciandovi riusciva a salvare nove vite?

"Wolfgang, perdonami..." pensò il ragazzo mentre l'uomo si agitava con piacere su di lui, in lui. "Perdonami, amore..."

Il barone aveva detto che Wolfgang non lo doveva sapere, ma Tadeus sapeva che invece non avrebbe potuto nasconderglielo. Non temeva di essere scacciato dal suo amato, era sicuro che avrebbe capito, che l'avrebbe perdonato... ma sapeva anche che ne avrebbe avuto un grande dolore.

L'uomo lo stringeva a sé per le spalle, il petto aderente alla sua schiena, le gambe fra le sue, e gli batteva dentro con vigore. Tadeus pregò che il tutto finisse il più in fretta possibile.

Finalmente il barone si spinse tutto dentro di lui ed ebbe una serie di forti guizzi, scaricandosi con una serie di bassi e rochi mugolii. Si rilassò su di lui ansante. Dopo poco si sfilò, e scese dal letto. Tadeus restò immobile.

"Ah, ne avevo proprio bisogno! Un gran bel culetto, ragazzo, sì. Stretto e caldo. No, tre volte al giorno no, e forse neanche tutti i giorni, ma neanche troppo di rado."

Tadeus si girò, coprendo le proprie nudità con il lenzuolo e la coperta.

"Andrà già sabato alla casa sul lago, signor barone?"

"Non so, devo vedere i miei impegni."

"Più tarda ad andare, più c'è il pericolo che i miei amici vengano arrestati, signore. Se accadesse... il nostro patto non avrebbe più nessun valore." gli disse in tono fermo.

"E sarebbe un vero peccato, mi è piaciuto più di quanto pensassi. Sei meglio del mio ex-autista, tu. Hai ancora un corpo glabro, come piace a me, e sei ancora abbastanza stretto. Farò il possibile per andare già questo sabato sera, d'accordo. Ma tu devi promettermi di essere più che prudente. E sarai solo tu a portare su da mangiare. Oh... accidenti!"

"Che cosa c'è, signore?" chiese preoccupato Tadeus.

"E per andare al gabinetto? Mica possiamo fare una processione tutte le notti!"

"Darò loro un paio di secchi e andrò io a vuotarli, ogni notte. E faranno a meno di lavarsi. In questo modo, sarò solo io ad andare su e giù. Però, per evitare di passare qui dove ci sono gli altri servi, lei mi dovrebbe autorizzare a usare la scala principale e a usare il gabinetto della stanza di suo figlio."

"Sì, hai ragione. Cerca solo di non sporcare... di non riempire di puzza tutti i corridoi."

"Se invece di normali secchi potessi comprarne con il coperchio a tenuta..."

"Sì, ti darò i soldi. E per il cibo... una cosa è fare scomparire da mangiare per uno, altra cosa è farne scomparire per nove persone."

"Se lei incaricasse me di andare a comprare le provviste, io potrei prenderne di più e portarne una parte nella dispensa e una parte su. E per non fare sembare strano che se ne comprano di più, potrei andare a comprarne parte nei paesi vicini, se lei mi lascia usare l'automobile."

"Ma devi anche continuare a fare l'autista per me." protestò il barone.

"Lavorerò il doppio di prima, non è questo che mi spaventa, signore."

"Avete un forte senso di solidarietà, voi giudei."

"Non dovrebbero averla tutti gli esseri umani, signore?" gli rispose il ragazzo in tono rispettoso.

"Forse. Ma ti rendi conto che così fai di me un traditore del nostro regime?"

"Se non facesse quanto può, non sarebbe forse un traditore del genere umano? Lei non è cattivo, signore. Anche se sa fare i suoi interessi."


Il barone annunciò ai servi che intendeva andare con tutti loro nella casa del lago per il fine settimana. Tadeus si dette per malato come erano d'accordo. Nel tardo pomeriggio del sabato, con l'automobile e il camioncino, partirono tutti.

Quando fu notte, Tadeus uscì dalla villa. Le vie erano deserte, le finestre sbarrate per il coprifuoco. Il ragazzo fece un giro largo, per non attraversare tutto il paese, uscendone e rientrando da un'altra parte, tutti i sensi all'erta nel timore di essere visto.

Andò a bussare alla casa di Anna Eberstark. Non poteva fare troppo rumore, ma pareva che nessuno in casa lo sentisse. Finalmente la porta si socchiuse e comparve il volto assonnato e preoccupato di Joachim. Quando riconobbe Tadeus, gli fece cenno di entrare, chiuse la porta e accese la luce.

"Che ci fai qui a quest'ora?" gli chiese preoccupato. "Ti hanno scoperto? Stai scappando?"

"No, Joachim. Sono venuto a portarvi via tutti e quattro, dovete venire con me, nascondervi. Ho saputo che presto ci sarà una retata."

"Nasconderci? E dove?"

"Nalla villa del barone."

"Sei pazzo?" chiese l'uomo guardandolo stralunato.

Arrivò Anna, in camicia da notte: "Ah, sei tu Tadeus. Che succede?"

"Dice che dobbiamo andare a nasconderci nella villa del barone..."

Tadeus spiegò: "Ho il suo permesso, ma lui deve pretendere di non saperne niente. È andato via con tutta la servitù, ci sono solo io in villa. Svelti, vestitevi, fate vestire Jörg e Stefan, prendete il minimo possibile e seguitemi. Speriamo che nessuno ci veda... e che il Signore ci assista."

"Ma dove ci nasconderai, in villa?"

"Nelle soffitte. Dovrete fare assolutamente silenzio. Io ci ho vissuto per tre anni. Dovrete adattarvi. Oltre voi, devo andare a prendere altri. Abbiamo poco tempo, dovete essere tutti in villa prima dell'alba. Domani, fino a sera, il barone e i servi non tornano, e potremo organizzare tutto con calma. Adesso non perdete tempo. Svelti!"

Anna e Joachim andarono nell'altra stanza. Li sentì sussurrare, aprire e chiudere cassetti, e dopo poco tornarono, con un paio di fagotti in mano e i due bambini, dagli occhi assonnati, infagottati.

"Stefan tu prendi per mano Jörg. Tu Anna segui me, poi i due piccoli, e tu Joachim per ultimo. Chiunque di voi vede qualcuno lanci il richiamo della civetta e ci gettiamo tutti a terra. Chiaro?" disse Tadeus.

"Sì. Comunque vada, Tadeus, che Dio ti benedica." disse Anna.

"Devo lasciare la porta di casa aperta o chiuderla?" chiese Joachim.

"Chiudila a chiave, è meglio. Più tardi scoprono che non ci siete più, meglio è. Andiamo."

Il piccolo corteo si avviò in perfetto silenzio. Tadeus rifece in senso inverso il lungo giro con cui era arrivato. Si sentiva incredibilmente teso, il sangue gli pulsava nelle tempie con una tale violenza da fargli quasi male. Pregò silenziosamente per tutto il tragitto.

Quando finalmente, passando dalla porticina del giardino lungo il fiume Havel, anche Joachim fu entrato, il ragazzo tirò un lungo respiro di sollievo.

"Adesso non corriamo più nessun pericolo. L'unico problema è che nella soffitta non potremo accendere le luci, perché le finestre non sono oscurate. Le oscureremo domani. In soffitta c'è una pila schermata: userete quella." spiegò Tadeus mentre salivano la scala.

I due piccoli si guardavano attorno con gli occhi sgranati.

Saliti fino nelle soffitte, Tadeus disse: "Ecco, mettete i piccoli sul letto. Voi per stanotte dovete accontentarvi di dormire seduti o a terra. Domani vedrò che si può fare. Io adesso esco di nuovo e vado a prendere gli Heilbronner. Se sentite rumori per le scale non preoccupatevi, saremo noi; non c'è nessun altro in casa. Cercherò di fare il più in fretta possibile."

Il ragazzo scese e uscì di nuovo. Gli Heilbronner vivevano lungo il fiume, perciò il tragitto era meno pericoloso, comunque andò facendo molta attenzione. Dopo neanche un'ora era di ritorno con i tre amici.

"Fate stendere Susanne sul letto, con i figli di Anna." disse agli amici.

Poi disse a Joachim, Anna, Karl e Ruth: "Il barone mi ha autorizzato a portare qui solo altre due persone, oltre voi. Tu, Karl e tu Joachim ora scendete, passate dalla porticina del giardino e tornate con una persona a testa. State molto, molto attenti: fino a ora tutto è andato bene, ma se uno solo di voi fosse visto, saremmo tutti in estremo pericolo."

Karl disse: "Io andrei prendere Benjamin Kohn: è rimasto solo lui della sua famiglia. Va bene?"

"Lo conosco appena. Se ci possiamo fidare ciecamente di lui, per me va bene. E tu, Joachim?"

"Io... è una difficile scelta... Ma forse Jacob Kantor. Gli altri non sono soli, e sarebbe una decisione penosa portarne via uno e lasciare gli altri. Davvero solo altri due? Non potremmo..."

"Purtoppo no, non è possibile. Ho già fatto fatica a convincere il barone a lasciarmene portare qui nove, lui aveva detto cinque."

"Chi l'avrebbe detto che il barone von Schlegel... senza guadagnarci niente..." mormorò Joachim.

"Non bisogna mai giudicare nessuno." rispose Tadeus secco. "Adesso andate, non ci resta molto tempo, prima che il cielo rischiari."

Restato solo con le due donne, al tenuo chiarore della pila posta sul tavolo, Tadeus disse: "Soprattutto i piccoli, quando il personale sarà nuovamente in villa, dovranno non fare assolutamente nessun rumore. So che non sarà facile per loro, poveri piccoli, ma..."

"Certo. Non temere, domani spiegheremo loro bene tutto." disse Ruth. "Ma che cosa ti ha chiesto, il barone, in cambio, Tadeus?"

"Niente, non mi ha chiesto niente." mentì il ragazzo. "Come ha aiutato me, prima tenendomi nascosto per tre anni, poi riuscendo a farmi passare per un ariano, ora ha accettato la mia richiesta di aiutare voi."

"Tutta questa improvvisa generosità mi pare sospetta, Tadeus, onestamente." gli disse Ruth.

"Forse il Signore gli ha toccato il cuore." mormorò Anna.

"Le vie del Signore sono misteriose." commentò il ragazzo, pensando che era davvero così.

Finalmente tornarono, prima Joachim con Jacob e dopo poco anche Karl con Benjamin. Tadeus si sentiva esausto. Augurò loro la buona notte, scese a chiudere la porticina del giardino, rientrò in villa e spense tutte le luci, tornò nella sua camera, si spogliò e si gettò sul letto. Si addormentò quasi immediatamente, senza nemmeno avere il tempo di dire una preghiera di ringraziamento.

Il giorno dopo Tadeus salì con qualcosa da mangiare e bere su nelle soffitte. Assieme ai quattro uomini spostarono tutta la mobilia in modo di ricavare tre zone un po' riservate, una per Joakim e i tre Eberstark, una per gli Heilbronner e una per Jacob Kantor e Benjamin Kohn. Con questi due scese a prendere due materassi e altre suppellettili. Crearono anche una zona appartata per andare di corpo, con il secchio provvisorio, poi applicarono a tutte le finestrelle della soffitta sistemi per oscurare i vetri di notte.

Lavorarno tutto il giorno. Quindi Tadeus chiese agli adulti di scegliere fra di loro un capo a cui riconoscere l'autorità di dare disposizioni quando non potevano riferirsi a lui. Si aspettava che scegliessero Joachim, invece furono tutti d'accordo che la responsabile fosse Anna. Una delle prime disposizioni che Anna diede fu che tutti dovevano camminare scalzi, per eliminare una fonte di rumore.

Ruth sollevò un problema a cui Tadeus non aveva pensato: come lavare i pannolini delle due donne quando avevano il ciclo. Tadeus decise che quando, ogni notte, sarebbe sceso per vuotare i buglioli nel gabinetto della camera di Wolfgang, una delle due donne sarebbe scesa con lui per lavare i pannolini e lavarsi.

Poi Karl chiese di parlare a tu per tu con Tadeus.

"Io non ho mai approvato la convivenza di Joachim con Anna. Non sono sposati. Non sarebbe giusto che Joachim, invece di dormire con Anne, dormisse con i due scapoli?"

Tadeus lo guardò incredulo: "Siete qui perché rischiate la vita, e tu pensi a queste cose? Anna è vedova, Joachim non è sposato, nessuno di loro due commette adulterio, secondo me. E comunque, se anche commettessero una trasgressione, sarà il Signore che li giudicherà, non noi."

"Per una comunità di veri credenti, Tadeus..."

"Né tu né io siamo rabbini, né siamo dottori della Legge, perciò ogni discussione su una presunta trasgressione sarebbe inutile. Se la convivenza con lui ti crea problemi di coscienza, puoi rinunciare a stare qui e tornare in paese." gli disse con una certa durezza Tadeus, seccato per quella obiezione.

Karl non obiettò più nulla.

Allora Tadeus, in un tono più gentile, aggiunse: "Ringrazia il Signore che ti dà una possibilità di salvare la tua vita, e pregalo che ci protegga tutti, ci assista e perdoni i nostri peccati. I nostri, non solo quelli degli altri."

Il ragazzo pensò che era forse per quello che il piccolo gruppo non aveva scelto Joachim come proprio capo. Per fortuna, comunque, non avevano scelto neppure Karl.

A sera tornò il barone con gli altri servi. Von Schlegel chiamò Tadeus nel suo studio.

"Sono tutti e nove lassù?" chiese, quasi sottovoce.

"Sì, barone. Li ho sistemati meglio che ho potuto. E ho preso l'iniziativa di... trasgredire a una delle sue regole, signore."

"Cioè?" chiese l'uomo corrugando le sopracciglia.

"Gli uomini e i bambini possono anche non lavarsi... Ma le due donne hanno il problema del ciclo mensile. Perciò ho detto loro che quando a notte io scenderò per andare a vuotare il bugliolo nel gabinetto della stanza del signor Wolfgang, una di loro può accompagnarmi per lavare i pannolini e lavarsi."

Il barone annuì: "Sì, capisco. Hai fatto bene. Noi omosessuali, per lo meno, non abbiamo di questi problemi!" disse poi con una certa ironia. "Hai spiegato loro come funziona il sistema di allarme che mio figlio aveva escogitato?"

"No, signor barone. Se qualcuno salisse in soffitta, non vi sarebbe un nascondiglio sufficiente perché tutti possano nascondersi, perciò..."

"Hai ragione. Bene, per sicurezza terrai tu la chiave della porta che dal pianerottolo dello scalone porta alla scala delle soffitte, così nessuno degli altri servi potrà salire lassù."

"Non potrebbe proibire ai servi di salire in soffitta, signore?"

"No, una simile proibizione potrebbe sembrare strana. Normalmente non hanno motivo di salire, ma se per un qualsiasi motivo, volessero andarci, troveranno semplicemente la porta chiusa. Se fosse necessario, dirò loro che darò a te la chiave e che ti incaricherai tu di andare a prendere o a portare le cose lassù. Credo che così sarà più semplice, meno sospetto."

"Ha ragione, signore. Potrebbe darmi un po' di denaro per comprare due buglioli a chiusura stagna, signore?"

"Da domani andrai tu a fare le provviste e ti darò il denaro per comprarle. Prenderai di lì quanto ti occorre per comprare anche i buglioli."

"Sì, signore. Grazie, signore."

"Ah, ho deciso che non sarò più io a salire in camera tua per fottere il tuo bel culetto, ma verrai tu in camera mia: da me saremo più tranquilli. Quando ne ho voglia, ti farò sapere che devi venire. Anzi, questa sera, quando mi ritirerò in camera mia, fai che venire."

"Come comanda, signor barone." rispose Tadeus.

"Dimmi, ragazzo, lo prendi anche in bocca?" gli chiese l'uomo con un sorrisetto malizioso.

"Come desidera lei, signore."

"Molto bene. Ti aspetto in camera mia dopo cena. Avrei voglia di fotterti anche adesso, ma ho da fare. Ah, se per caso mi telefonasse mio figlio, qual è la frase che gli devo dire?"

Tadeus ogni giorno, verificava la parola segreta sul libro, perciò prontamente gli disse: "Sono molti giorni che non telefoni. Questa è la frase, signore, se le telefonasse domani."

"Sono molti giorni che non telefoni. Bene. Mi chiedo come fate a sapere ogni volta che messaggio inviare. Mah, dopo tutto non mi interessa. Ti aspetto dopo cena, ragazzo."

"Certamente, signor barone."


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