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una storia originale di Andrej Koymasky


LA PENNA ALATA CAPITOLO 11 - AMORE E SUCCESSO

"Vorrei sapere tutto di te, amore... hai voglia di raccontarmi degli altri due che hai amato, con cui sei stato?"

"Sì, certo. Però anche tu mi racconterai di te."

"Temo che se ti dovessi raccontare tutto, ci vorranno parecchi giorni." disse Geoffroy con un sorriso lievemente imbarazzato.

"Beh, avremo tutto il tempo che serve, visto che vogliamo vivere il resto della nostra vita assieme, no?" gli disse l'amante con tenerezza.

Poi inizò a raccontare. La sua prima esperienza era stata quando aveva diciassette anni. Aveva già capito da un paio di anni di essere attratto solo dagli uomini, ma non aveva cercato un compagno, perché aveva deciso che si sarebbe dato solo per amore.

Aveva appunto diciassette anni, quando nel 1924, conobbe un ragazzo di due anni più vecchio di lui, che faceva il modello nell'accademia d'arte di Cracovia, dove Mietek studiava. Posava per gli allievi, come usava in quei tempi, quasi nudo, cioè con uno stretto panno drappeggiato ai fianchi in modo di nascondere le mutande che doveva indossare.

Il ragazzo, di nome Aurek, era molto bello, aveva un corpo perfetto e un volto angelico eppure virile al tempo stesso. Aveva capelli del colore dell'oro, come il significato del suo nome, e occhi blu intenso come un cielo sereno a mezzogiorno.

Mietek s'era sentito fortemente attratto verso di lui ma, fedele alla propria decisione, non aveva tentato nulla con il bel modello. Aveva però notato che Aurek, mentre posava, guardava quasi sempre lui, raramente gli altri allievi.

Una mattina, terminata la lezione di "nudo", mentre Mietek usciva dall'accademia per pranzare in una vicina trattoria prima di riprendere le lezioni del pomeriggio, Aurek gli si era affiancato e l'aveva salutato.

"Dove vai a pranzare, Mietek?" gli aveva chiesto.

"Sai il mio nome!" aveva detto un po' stupito il ragazzo.

"Ho sentito i tuoi compagni chiamarti per nome."

"Vado qua dietro, alla trattoria dei Due Galletti. E tu?"

"Ci vengo anche io, se il cibo è buono e non costa troppo."

"Cucina casalinga e prezzi da studenti." aveva detto Mietek, che non riusciva a togliergli gli occhi di dosso.

"Ottimo. Abiti lontano da qui?"

"In via Miodowa. Sai dove è?"

"Sì, dietro la sinagoga. Io abito in via Augustin, lì vicino. Vivi con la famiglia o da solo?"

"Con i miei genitori e tre fratelli. E tu?"

"Io da solo, da un anno. Mi piace la libertà. Una stanzetta piccola, ma tutta mia. Visto che siamo vicini di casa, perché non mi vieni a trovare?"

I due ragazzi diventarono presto amici, così un giorno Mietek iniziò ad andare a casa di Aurek: i due ragazzi stavano molto bene assieme. Dopo poche volte, Aurek si offrì di posare "veramente nudo" per lui... Mietek arrossì, ma accettò.

"Come devo mettermi?" gli chiese il bel modello, quando fu completamente nudo, "Ti va bene se mi stendo sul letto? All'accademia devo sempre stare o in piedi o seduto..."

"Sì, certo."

"Vini qui e fammi mettere nella posizione che desideri." gli disse Aurek stendendosi su un fianco, semisollevato su un gomito.

"Così va bene." mormorò turbato Mietek.

"No... vieni qui, dai, e fammi mettere in una posizione che ti piace. Su, Mietek... mica ti vergognerai di me, no? Siamo due ragazzi, dopo tutto."

Il fatto era che a Mietek era venuta una forte erezione e temeva, alzandosi dallo sgabello su cui sedeva, e posando il grande blocco da disegno che aveva sulle gambe, che si vedesse.

Aurek, visto che l'altro non si muoveva, scese agilmente dal letto, gli tolse il blocco di fogli dal grembo, lo prese per un braccio e lo fece alzare. Poi lo guidò fino al letto... e lo tirò giù a sé, prendendolo fra le braccia, e lo baciò.

Mietek avvampò ma non si sottrasse.

"Ti piaccio, vero?" gli sussurrò Aurek e lo carezzò fra le gambe, saggiandone con un sorriso l'erezione. "Sì, ti piaccio. Anche tu mi piaci da matti... Vieni qui... Ho voglia di fare l'amore con te."

"Non... non l'ho mai fatto..." balbettò quasi il ragazzo.

Aurek iniziò a spogliarlo, e il ragazzo lo lasciava fare, sentendosi incapace di resistergli. Quando anche Mietek fu nudo, il bel modello lo tirò nuovamente a sé facendolo salire sul letto.

"Mietek... vuoi diventare il mio ragazzo? Fare l'amore con me... e non solo fottere? Io credo di essermi innamorato di te." gli sussurrò Aurek.

Questo tolse ogni residua esitazione a Mietek, che finalmente lo abbracciò, stringendosi a lui, e rispose con calore al bacio del bellissimo modello. Fecero l'amore, e a Mietek pareva di sognare. Non giunsero all'unione completa quella prima volta: Aurek capiva che doveva dare tempo a Mietek, che era ancora vergine, di arrivare a desiderarlo.

Quando finalmente si unirono, penetrandosi a vicenda, a Mietek sembrò di toccare il cielo con un dito. Divennero amanti, e Mietek andava a casa di Aurek quasi ogni giorno. A volte, nei fine settimana, andavano assieme fuori città.

La loro relazione durò per due anni, durante i quali Mietek credette di aver raggiunto la felicità. Era sempre più infatuato di Aurek.

Ma dopo due anni, questi gli confessò di essersi innamorato di un altro... gli disse che gli dispiaceva, che sperava che potessero restare amici.

Per Mietek fu una grossa delusione, e preferì non incontrare più Aurek.

Per molti anni Mietek non volle più avere nessuna relazione, neanche una semplice avventura. Finché nel 1934, quando aveva ventisette anni, incontrò Walenty, un poliziotto di trentadue anni. Si erano conosciuti in occasione del vernissage di una mostra dei quadri di Mietek. Walenty aveva voluto conoscerlo per fargli i complimenti, e gli aveva chiesto di fargli un autografo sull'invito.

Walenty era tornato alla mostra quasi tutti i giorni, per poter chiacchierare con Mietek, e l'ultimo giorno gli aveva comprato il quadro intitolato "Ritratto di un giovane contadino".

Erano diventati amici, continuarono a frequentarsi sempre più spesso, confidandosi l'uno con l'altro, fino ad ammettere tutti e due di essere omosessuali. E infine, dopo un anno circa che si conoscevano, un giorno Walenty gli confessò di essersi innamorato di lui.

Mietek, pur sentendo una crescente attrazione e affetto nei confronti di Walenty, all'inizio gli disse che non si sentiva abbastanza sicuro e, se pure con rammarico, rifutò di diventare il suo ragazzo. Walenty non rinunciò a lui, lo corteggiò in modo assiduo ma discreto, finché Mietek capitolò e andò a vivere a casa sua, in via Krowoderska, non lontano da Kleparz.

Mietek ritrovò la felicità, grazie alla tenera gentilezza e al caldo amore del suo poliziotto. Vissero assieme per quattro anni, innamorati più che mai. Fino al 1939, cioè all'invasione nazista della Polonia. Quando le truppe tedesche invasero Cracovia, i due amanti si unirono alla resistenza armata... finché un giorno Walenty fu ucciso da una sventagliata di mitragliatrice dei tedeschi.

Allora Mietek decise di fuggire dalla Polonia. Dopo un lungo e avventuroso viaggio, passando per l'Ucraina e per la Russia, Mietek riuscì a raggiungere l'Inghilterra.

Durante tutto questo racconto Geoffroy lo tenne fra le braccia, quasi cullandolo, partecipando al dolore che questi ricordi risvegliavano nel suo amato.

"Mi dispiace averti fatto ripensare a queste cose tristi, amore." gli disse.

"No, Geoffroy, mi ha fatto bene, invece, parlarne con te. Ho sempre dovuto tenermi dentro tutto questo, non ne ho mai potuto parlare con nessuno. Poterlo dire a te, che so che mi ami, che vuoi condividere tutto con me, è stato utile."


Dopo pochi giorni, i libri erano pronti. Andarono a ritirarli: erano venuti molto bene, lo stesso rilegatore disse loro che non aveva mai visto nulla di così bello.

"Ho un cliente, un amante dei bei libri, che da anni si serve da me. Sono sicuro che gli sarebbe piaciuto molto vederli." disse l'uomo.

"Anche comprarli?" chiese Mietek.

"Sono in vendita? Se foste disposti a venderli, sono sicuro che sarebbe più che contento di poterli avere e che sarebbe disposto a pagarli molto bene. Sono pezzi unici e di grande bellezza."

"Sì, li abbiamo fatti per venderli." disse Geoffroy.

"Sono opera vostra? Ne potreste fare anche altri? Se, come sono certo, Lord Hendale li comprerà, molti suoi amici bibliofili ve ne ordineranno altri."

"Potrebbe parlarne lei con questo lord, o pensa che sarebbe meglio che andiamo noi a farglieli vedere?" chiese Geoffroy.

"Posso telefonare a Sua Grazia e sentire che cosa mi dice. A quest'ora non dovrei disturbarlo. Potete atendere un attimo?"

Lord Hendale dette loro appuntamento per la domenica a metà pomeriggio. Geoffroy e Mietek andarono alla sua residenza portando tutti e sei i libri. Li ricevette e prese visione delle opere. Ne fu entusiasta.

"Quanto volete, per questi volumi?" chiese alla fine il nobile uomo.

Mietek rispose dicendogli il prezzo totale che avevano deciso di chiedere per le sei opere.

"Ciascuno?" chiese il lord, poi, prima che Mietek o Geoffroy potessero chiarire l'equivoco, aggiunse: "Ma sì, valgono sicuramente quanto chiedete. Bene, li compro tutti... e penso che se ne farete altri, o io stesso o i miei amici, ve li compreremo, se sono all'altezza di questi sei."

Mietek stava per spiegare che il prezzo che aveva detto non era per ogni volume, ma per tutti e sei, ma prontamente Geoffroy lo bloccò. Lord Hendale li pagò, li ringraziò, e raccomandò loro di telefonargli appena avessero altre opere pronte.

Quando furono in strada, Mietek disse: "Ma non è troppo alto, il prezzo che ce li ha pagati, Geoffroy? Mi pare di averlo derubato."

"No, amore. Lord Hendale, per quello che ha detto il rilegatore, è un vero intenditore, e se ha deciso che la nostra opera vale quel prezzo, è sicuramente più corretto lui di noi. Avevamo sottovalutato il valore del nostro lavoro, evidentemente."

"Se ne facciamo altri... e se li vendiamo così bene, potremmo anche lavorare a tempo pieno ai nostri libri e lasciare il lavoro di traduzioni per l'ufficio. Che ne dici?" chiese Mietek.

"Forse... ma non so se avremo un mercato abbastanza duraturo, non so quanti acquirenti potremo avere, e per quante opere. Però, so che alcuni lavorano in ufficio solo part-time, potremmo chiedere di fare meno ore, e chiedere di farle nel pomeriggio quando la luce è meno buona."

"Per quel prezzo, possiamo anche fare copie abbastanza diverse, in modo che veramente non vi siano due libri uguali, anche se riportano lo stesso testo. E tu puoi scrivere nuovi racconti."

I due amanti erano entusiasti. Tornati a casa, iniziarono subito a progettare un nuovo libro. Ottennero senza problemi di andare in ufficio solo quattro ore al giorno, dalle cinque del pomeriggio alle nove. Così avevano tutta la mattina e parte del pomeriggio per lavorare ai loro pezzi unici.

Quando telefonarono a Lord Hendale dicendo che avevano altri tre volumi pronti, il nobile li invitò a presentarli in occasione di un party che dava nella propria residenza. Si presentarono con le tre nuove opere, e diversi fra gli invitati volevano comprarle, disputandosele.

Allora Geoffroy disse che avrebbe potuto farne copie, diverse una dall'altra, su ordinazione. Lord Hendale suggerì che comunque, quei tre volumi, fossero messi all'asta e presi da chi, fra gli ospiti, avesse offerto di più: lui stesso batté i tre pezzi, e i due amanti ne ricavarono ancora più di quanto avevano pensato. Inoltre ricevettero altre ordinazioni.

Prima che Mietek e Geoffroy si accomiatassero, Lord Hendale propose loro di fare tutti i loro nuovi titoli in due copie: una l'avrebbe acquistata lui al prezzo "regolare", e le altre le avrebbe bandite all'asta fra i suoi amici.

Lavorando sodo, riuscivano a produrre circa due, tre volumi ogni mese. Perciò ogni trimestre si recavano da Lord Hendale per presentare le novità o consegnare le copie che erano state ordinate. Alle aste del lord, c'erano sempre più potenziali acquirenti che opere in vendita.

Perciò i due amanti decisero di lasciare il lavoro di traduzione. Inoltre, alla residenza del lord, conobbero un giovane poeta, il figlio minore di Lord Oxtoby, che si offrì di dare una forma elegante alle traduzioni in inglese dei racconti di Geoffroy, che fino ad allora avevano sempre "pubblicato" in francese. Per ripagarlo, decisero di regalargli uno dei volumi ogni mese. Melvyn Oxtoby ne fu lieto, e cominciò a passare diverse ore con loro, nella loro casa-atelier.

Un giorno Melvyn disse loro: "Amici, ormai ci si conosce da sufficiente tempo... perciò vorrei farvi una domanda piuttosto... personale. Premesso che sono anche io come credo siate voi... siete per caso... amanti?"

Mietek arrossì, ma Geoffroy rispose: "Sì, Melvyn, lo siamo. Anche voi condividete questa nostra propensione?"

"Sì, è così. Lo avevo immaginato. Vi è fra voi un'armonia veramente unica! Anche il mio amante e io ci amiamo e stiamo molto bene assieme, ma invidio la bellezza della vostra relazione. Non vi ho chiesto questo per pura curiosità, amici, ma perché ho un'idea: con alcuni amici che sono come me, come voi, si è formato un club di... mutuo sostegno. Che ne direste di eseguire per noi alcune opere speciali, con racconti e disegni che celebrino gli amori virili?"

"Si potrebbe fare, certamente... qualcosa come i miti geci, Ercole e Ila, Achille e Patroclo?" chiese Geoffroy.

"Non necessariamente. Io pensavo piuttosto a cose più attuali, meno mitiche. Racconti di amori ambientati in tempi moderni o recenti, in Europa o anche in altre terre... Ma questo dipende, logicamente, dalla vostra ispirazione."

"Che ne dici, Mietek?" chiese Geoffroy.

"Sì, certo, si potrebbe fare." disse Mietek. "Una serie distinta dalla nostra produzione, per così dire, ufficiale, perché rilegata, ad esempio, in pelle verde con fregi in oro."

"Possiamo provare a farne uno, Melvyn... e se pensi che vada bene, poi possiamo produrne altri."

"Ho visto come lavorate: fatene una bozza e poi, se avete piacere di discuterne con me, una volta messa a punto, la eseguirete." disse il giovane lord.

"Pensate sia meglio farla in francese o in inglese?" chiese Geoffroy.

"Il francese va benissimo, è una lingua che gli amici del mio club conoscono bene, e mi sembra più adatta al... tema."

Geoffroy, il giorno dopo, si mise all'opera. Scrisse un racconto, che intitolò "Quel luogo, quell'ora, quel ragazzo" in cui narrava la storia d'amore fra un giovane ufficiale coloniale francese e il suo "boy" vietnamita.

A Melvyn piacque molto, come pure apprezzò gli schizzi per le illustrazioni, molto erotiche ma non volgari, che Mietek aveva previsto. I due amanti ne eseguirono subito due copie, in modo di regalarne una a Melvyn.

Anche la collana "verde" ebbe successo fra gli amici del giovane lord, anche se non tanto quanto quella "bianca" ufficiale, poiché logicamente vi erano meno acquirenti.

Ora, lavorando a tempo pieno, ogni mese producevano tre volumi bianchi e uno verde. Iniziarono anche a frequentare il club degli amici di Melvyn e conobbero così Dewey, il suo amante: un giovane attore di origine gallese, molto simpatico e sensuale.

Un giorno Dewey li andò a trovare. "Ho da chiedervi un favore, amici. Fra due mesi è il terzo anniversario della relazione fra Melvyn e me... Se io vi racconto come è cominciata la nostra storia di amore, potreste farne uno dei vostri libri verdi?"

"Con molto piacere, Dewey. E se tu ci potessi portare qualche fotografia tua e di Melwin, Mietek può illustrare il racconto con personaggi con le vostre fattezze: è un ottimo ritrattista. Che ne dici?"

"Sì, mi piace molto l'idea." disse l'attore, poi raccontò loro come era nata la loro storia d'amore.

Dewey aveva ventidue anni ed era l'attor giovane della compagnia che si esibiva all'Old Vic. Melwyn aveva l'abbonamento e, con i suoi amici del club, era un appassionato frequentatore del teatro.

Dopo una delle rappresentazioni, uno degli amici di Melvyn aveva detto che gli sarebbe piaciuto portarsi a letto Dewey, e che perciò pensava di mandare un mazzo di rose nel suo camerino. Un altro aveva detto che era sciocco: doveva piuttosto mandare una mazzetta di sterline: sarebbe stato più facile ottenere una risposta positiva.

La discussione era divampata, e poiché molti di loro si sentivano attrati dal bell'attore, decisero infine di vedere a quale tipo di dono il ragazzo sarebbe stato più sensibile.

Ognuno di loro, avrebbe inviato un dono nel camerino del ragazzo, accompagnato da un biglietto anonimo in cui proponeva un appuntamento a Dewey: chi avesse potuto incontrare il ragazzo e portarselo a letto, avrebbe poi dovuto dire agli altri come l'avesse "conquistato" e gli amici avrebbero dovuto pagare al "fortunato" una posta che ognuno avrebbe versato.

Così Dewey ricevette, una sera, nove "doni", ciascuno accompagnato da un biglietto: un grosso mazzo di rose rosse, un portasigarette d'argento, una busta con dentro del denaro, una scatoletta con un anello, un orologio da taschino, due gemelli d'oro, un libro di poesie d'amore, una spilla da cavatta con una perla nera, e una fotografia. Ogni biglietto gli dava appuntamento in un giorno diverso e in un posto diverso.

Assieme alla fotografia, che era quella di Melvyn, invece del biglietto, c'era una lettera, firmata con il solo nome, su cui era scritto:

"Gentile signor Dewey Llewelyn.
Mi perdoni se mi firmerò con il solo nome. Ma la delicatezza di quanto le sto scrivendo, mi impone questa piccola prudenza.
Da più giorni mi diletto nel venire ad assistere alle rappresentazioni in cui anche lei si esibisce. Oltre ad apprezzare la sua valentia professionale, non ho potuto esimermi dall'ammirare la sua elegante e gradevole presenza e dal sentirmi profondamente attratto da lei e interessato a conoscerla.
Poiché io ho avuto la grazia di godere della sua piacevole avvenenza, sia pure da lontano, mi sembra giusto che anche lei possa valutare il mio aspetto; pertanto le allego una mia fotografia. Devo onestamente avvertirla che il fotografo ha saputo ritrarmi nel migliore possibile dei modi.
Avrei veramente molto piacere di incontrarla, se le fosse possibile, mercoledì della prossima settimana, alle ore 4:30 del pomeriggio, nel caffè che si trova in South Bank Gardens, su Belvedere Road, quasi di fronte a Chicheley Street.
Nella speranza che lei possa cortesemente accettare il mio invito, e di poterla così conoscere di persona e godere della sua compagnia, la ringrazio per l'attenzione che mi ha voluto prestare.
Melvyn."

Dewey aveva immaginato che quei nove regali, tutti giunti nella stessa serata e simili per i biglietti che li accompagnavano, dovevano essere stati inviati da un gruppo di amici. Aveva anche sospettato che fossero il frutto di una scommessa, e che lo scopo fosse quello di portarselo a letto. Questo non gli dispiaceva, a lui non interessavano le ragazze, e non sarebbe stata la prima volta che un ammiratore aveva un rapporto sessuale con lui.

Fra tutti i regali e appuntamenti ricevuti, comunque, era rimasto molto colpito da quello di Melvyn, che non aveva cercato di impessionarlo con un regalo di valore, ma gli aveva inviato semplicemente la fotografia e una lettera molto cortese. Aveva perciò deciso di andare a incontrare solo lui. Tutto sommato gli pareva quello, fra i nove, che avrebbe meritato di vincere la scommessa, se aveva visto giusto.

Così si recò all'appuntamento al caffè di South Bank Gardens. Riconobbe subito, grazie alla foto, Melvyn, e gli sembrò, nonostante quello che aveva scritto, assai più bello che in fotografia.

Melvyn gli andò incontro: "La ringrazio, mister Llewelyn, di aver accettato il mio invito. Gradisce sedere con me al caffè e permettermi di offrirle qualcosa?"

"Con piacere, mister Melvyn."

Con sorpresa di Dewey, Melvyn non fece nessun approccio diretto, ma conversò con lui di teatro, di recitazione, di autori, registi e attori... e infine lo salutò chiedendogli di incontrarlo ancora, per conoscersi meglio. Dewey accettò con piacere: era la prima volta che un suo ammiratore non gli offrisse il proprio letto, già al primo appuntamento.

Si incontrarono diverse volte, stavano molto bene assieme. Dewey si sentiva sempre più attratto dal giovane uomo, e iniziò a desiderare che finalmente Melvyn gli facesse una proposta, che però ancora non veniva. Melvyn non lo riempiva di regali, né sfiorava mai discorsi intimi o di sesso. Dewey si rese conto che l'altro non lo voleva "comprare" ma piuttosto affascinarlo, sedurlo... e ci stava riuscendo.

Così un giorno Dewey decise di fare lui il primo passo: "Mi scusi, Melvyn, se le posso sembrare sfacciato, se mi permetto, ma... io mi sento sempre più fortemente attratto verso di lei."

Melvyn sorrise: "Anche io Dewey... e non solo fisicamente. Più e meglio la conosco, più sento che mi piacerebbe che fra noi nascesse qualcosa di... serio e duraturo."

"Lei sa che, essendo un attore, e giovane, ho avuto in passato diverse... esperienze. Questo non la disturba?"

"No, Dewey. Come si suol dire, e come io credo fortemente, il passato è passato. Se lei si sentisse di costruire con me un nostro futuro, solo nostro, ne sarei lieto."

"Solo nostro... le confesso che la cosa mi..."

"Spaventa?"

"No, al contrario... mi attrae fortemente. Lei mi sembra una persona squisita. Sarei onorato e grato di avere la sua amicizia e... il suo amore. Le chiedo troppo?"

"Mi chiede quanto io stesso speravo di udirle pronunciare. Ma prima, per onestà, devo metterla al corrente di una cosa. All'inizio la mia era solo una scommessa con gli amici..."

"Sì, l'avevo immaginato: aver ricevuto quei nove doni, tutti così simili e tutti nella stessa sera, me lo aveva fatto immaginare."

"Ma già la prima volta che l'ho incontrata... ho capito che sarebbe stato ingiusto, sbagliato, e poco rispettoso proporle di..."

"Venire a letto con lei."

"Esatto."

"Io, sinceramente, se lei me l'avesse proposto, ci sarei venuto senza nessun problema: lei è bello, elegante, gentile, raffinato. Ma ho molto apprezzato il suo atteggiamento, in cui ho sentito rispetto. Comunque, sono lieto che lei abbia vinto la sua scommessa."

"Non ho nessuna intenzione di far valere la mia vincita. Lei non lo merita, Dewey. Dopo quanto le ho detto, è ancora disposto a iniziare una relazione con me?"

"Più che mai, Melvyn. E vorrei che questa volta... mi proponesse finalmente di appartarmi con lei, di godere dell'intimità che sento ormai di desiderare fortemente."

Melvyn lo portò nel proprio pied-à-terre. Quando Dewey vi entrò, si guardò attorno e disse: "È molto bello qui... che differenza con la stanza della pensione in cui vivo! Porta qui le sue conquiste, Melvyn?"

"Ve le portavo, è vero. Ma ora che lei ha accettato di iniziare una relazione con me, in questo luogo non entrerà altri che lei, glielo giuro. Anzi, se questo posto le piace... perché non viene a vivere qui?"

Così iniziò la loro relazione. E finalmente un giorno Dewey gli chiese di presentarlo agli amici... che restarono tutti stupiti, infatti avevano pensato che l'attore avesse rifiutato tutte e nove le loro proposte. Quando Melvyn disse loro che erano innamorati e intendevano avere una relazione seria e duratura, il giovane attore fu immediatamente accettato nel loro "club".

Geoffroy e Mietek fecero molte domande a Dewey, per poter stendere una storia fedele e completa e fare adeguate illustrazioni. Quindi si misero all'opera, facendo molta attenzione che Melvyn, in occasione delle sue visite, non vedesse quanto stavano facendo.

Ogni tanto telefonavano a Dewey, perché andasse da loro a vedere come proseguiva il lavoro e lo discutevano con lui. Quando finalmente fu pronto, lo fecero rilegare e lo consegnarono all'attore. Glielo volevano regalare, ma Dewey non accettò.

"Se deve essere un mio regalo a Melvyn per il nostro anniversario, lo devo pagare. Non ho problemi di denaro, guadagno abbstanza bene con il mio lavoro. Comunque grazie, amici, per la vostra cortesia."

Per il giorno dell'aniversario, Melvyn aveva prenotato un ristorantino a Greenwich, dove aveva invitato tutti gli amici, compresi Geoffroy e Mietek. Dopo il pranzo, Dewey gli aveva dato il pacchetto con il libro, che aveva per titolo "Melvyn & Dewey's Story". Melwyn ne fu profondamente commoso. Tutti gli amici vollero vederlo, e fecero i complimenti sia a Dewey per la bella idea che a Geoffroy e Mietek per l'esecuzione.


La guerra stava andando sempre peggio per i tedeschi e, dopo il terribile bombardamento di Londra del 10 maggio 1941, in cui morirono circa tremila londinesi, vi furono bombardamenti solamente sporadici e meno gravi.

Con l'avvento del 1944 a Londra si viveva un'atmosfera di crescente speranza che la guerra stesse realmente volgendo alla fine. Le forze armate della Francia Libera di stanza in Inghilterra, sotto il comando del generale De Gaulle, si stavano organizzando in vista della imminente battaglia che gli alleati stavano preparando per liberare la Francia.

Anche un certo numero di polacchi, inseriti però nell'esercito inglese, si stava preparando per lo sbarco sulle coste della Francia. Mietek avrebbe voluto unirsi a loro, ma d'altra parte non voleva separarsi da Geoffroy, era perciò molto combattuto.

Geoffroy da parte sua, pur non sentendosi un "animo guerriero" sentiva che doveva partecipare allo sbarco, di cui si parlava sempre più apertamente. Nemmeno lui però avrebbe voluto separarsi da Mietek, soprattutto in un frangente come quello, in una situazione in cui avrebbero rischiato la vita.

Dopo averne discusso, decisero di tornare nel loro vecchio ufficio, per esplorare la possibilità di partecipare allo sbarco, ma o entrambi con i polacchi oppure entrambi con i francesi.

Dalla parte polacca, si escluse recisamente l'eventualità che un francese potesse fare parte delle loro unità. Dalla parte francese, dissero loro che era assai difficile che un polacco potesse unirsi alle unità francesi...

Uno dei vecchi compagni di lavoro, però, suggerì a Geoffroy di provare a parlarne direttamente con il generale Jacques-Philippe LeClerc. Se avesse infatti provato a risalire la scala gerarchica, avrebbe solamente incontrato una serie infinita di difficoltà.

Geoffroy si chiese, però, come poter accedere direttamente al generale senza essere bloccato prima da una serie di sottoposti. Mietek gli suggerì di parlarne con lord Melvyn Oxtoby. Andarono perciò a trovarlo. Dopo avergli sottoposto il loro problema, Melvyn disse che suo padre conosceva personalmente il generale francese, che era anche stato loro ospite per un pranzo.

Quindi Melvyn chiese al padre di fissare un appuntamento con il generale LeClerc, per lui e due amici.

Tutti e tre assieme, furono riecevuti, una mattina, dal generale francese. Questi era un uomo dall'aspetto severo ma gentile, e aveva un anno meno di Geoffroy. Melvyn presentò i suoi amici al generale.

"Geoffroy Vauquelin e Mietek Nieurzyla, avete detto? Sbaglio, o siete gli autori di libri scritti ed illustrati a mano?" chiese il generale.

"Sì, generale, siamo noi."

"Ho avuto il modo di vederne alcuni a casa di miei conoscenti, qui a Londra. I miei complimenti, sono vere opere d'arte."

"Grazie, generale."

"Mi dica, monsieur Vauquelin, qual era la sua occupazione, in Francia?"

"Scrivevo articoli per Le Figaro, sotto lo pseudonimo di conte Geoffroy de Sainte Sabine... benché in realtà io non sia un conte."

"È lei? Ero un appassionato lettore dei suoi notevoli articoli. Tutta la mia famiglia lo era! È un vero piacere per me conoscerla. Davvero il mondo è piccolo! Molto bene, molto bene. A che devo l'onore della vostra visita?"

"Generale, io vorrei partecipare alla prossima liberazione della Francia..." iniziò a dire Geoffroy.

"Molto bene, molto bene. Sarò lieto di contarla fra i nostri uomini."

"Ma... c'è un problema. Mietek Nieurrzyla è per me, oltre che uno stretto collaboratore, come sa, anche un carissimo amico. Anche lui, che già combatté contro i nazisti a Cracovia, vorrebbe ora partecipare alla liberazione delle nostre terre. Però, entrambi desidereremmo ardentemente, come si è lavorato fianco a fianco in questi anni di esilio, poter combattere fianco a fianco contro i nazisti. Per questo chiediamo che il mio amico possa entrare a far parte con me nelle fila del libero esercito francese... malgrado lui sia polacco."

"Non è impossibile. Lei, giovanotto, si sentirebbe di indossare l'uniforme francese e di giurare fedeltà alla bandiera francese?"

"Per quanto dipende da me, generale, ne sarei onorato. E se fosse possibile, sarei anche onorato se potessi diventare cittadino francese."

"Per questo dovremo attendere che la Francia sia nuovamente un paese libero. Ma se combatterà con noi, credo che sarà facile che ottenga anche la nostra cittadinanza."


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