logoMatt & Andrej Koymasky Home
una storia originale di Andrej Koymasky


IL RAGAZZO PADRE CAPITOLO 5
IL TRASLOCO

La prova di quanto Rinaldo avesse gradito qualla sua prima esperienza, fu che, mentre Leonardo sentiva che stava per raggiungere l'orgasmo, Rinaldo di scaricò fra i loro ventri, in una forte serie di contrazioni e di bassi mugolii di intenso piacere. Questo scatenò anche l'orgasmo di Leonardo che, finalmente, si svuotò a sua volta nelle calde profondità dell'amico.

Giacquero, l'uno sull'altro, lievemente ansanti. I loro cuori battevano veloci. Leonardo era ancora profondamente infisso nel compagno.

Rinaldo lo tirò a sé e lo baciò, e giocarono per un po' con le loro lingue, sorridendo soddisfatti.

"Dio, è stato troppo bello! Grazie, Leonardo." mormorò il ragazzo.

"Grazie? Grazie a te, piuttosto."

"Tu hai saputo fare in modo che fosse bella, questa mia prima volta."

"Non ti ho fatto male?"

"No... non troppo. Comunque era un male giusto. E è stato troppo bello, come t'ho detto. Meglio di quello che avevo sognato, sperato. Mi piace sentirti dentro di me. A te è piaciuto?"

"Sì. Molto. Ma avevo paura che ti facesse troppo male."

"Me ne sono accorto. Ma io non avevo per niente paura. Sapevo di volerlo e sapevo che tu non saresti stato violento. Si sta ritirando..." notò poi con un lieve sorriso.

Leonardo gli fece stendere le gambe e gli tolse il cuscino da sotto il bacino. Rinaldo gli appoggiò il capo su una spalla, lievemente girato su un fianco verso di lui, e gli sorrise.

"Lo farai ancora, con me?"

"Ogni volta che vorrai... ogni volta che potrai."

"Se dipendesse solo da me... io lo farei ogni notte. Ma non posso chiedere a Anna di tenermi Marco troppo spesso, capisci? Ho paura che sarà piuttosto di rado, purtroppo."

"Già... capisco... peccato, però. Anche io vorrei poterlo fare con te tutti i giorni. Anche per me è stato molto bello."

"Chissà quanti ragazzi che lo sanno fare bene, meglio di me, conosci tu."

"No, tu sei speciale, Rinaldo."

"Continui a dire che sono speciale... a me non pare proprio."

"Sì che sei speciale. Tu non sei come gli altri. Forse è perché ti ho conosciuto prima che arrivassimo a farlo, non so, ma... Non riusciamo a trovare un modo per farlo... non troppo di rado?"

"E come? Sai com'è la mia vita, no? Non posso sacrificare Marco solo per soddisfare la mia voglia di stare con te. Non sarebbe giusto."

"Sì, hai ragione, però... Se potessi farlo con te, abbastanza spesso, non andrei più a cercarmi avventure. Ma se invece si può stare così troppo di rado, io non credo di resistere, so come sono fatto."

"Davvero rinunceresti agli altri ragazzi, per me?" gli chiese un po' stupito Rinaldo.

"Sì, certo. Non sarebbe neanche una rinuncia."

Si baciarono ancora, teneramente. Leonardo era sincero: non s'era mai sentito tanto bene come ora con quel ragazzo. Non era solo la sua bellezza fisica, né solo la piena e gioiosa accettazione con cui l'aveva accolto in sé. Era piuttosto il forte senso di tenerezza, che non aveva mai provato per nessun altro, che lo faceva sentire così bene.

"Se me lo prendessero in asilo, la mattina, prima di andare al lavoro, potrei venire qui da te." disse pensieroso Rinaldo.

"Ma io tutte le mattine ho lezione all'università... non potrei saltare le lezioni del mattino."

"Già, è vero, capisco. Pare proprio che non c'è granché da fare. Io, comunque... se tu vai con altri ragazzi... capirei... visto che non troviamo un'altra soluzione."

"Il fatto è che comunque, sarebbero tutti un ben povero sostituto, ora che ti ho conosciuto, che abbiamo fatto l'amore."

"Come mai non hai un ragazzo, tu? Sei bello, intelligente, libero..."

"Forse semplicemente perché ci tenevo troppo a restare libero, o forse perché nessuno mi interessava davvero abbastanza per chiedergli di diventare il mio ragazzo."

"E io? Ti piacerebbe che fossi io il tuo ragazzo?"

"Se solo potessimo vederci spesso, sì che mi piacerebbe."

Restarono in silenzio a lungo, ciscuno immerso nei propri pensieri, finché, prima Rinaldo, poi Leonardo, si addormentrono. Uno dopo l'altro i lumini si consumarono e si spensero. I due ragazzi, le membra intrecciate, dormivano serenamente.


Quando Leonardo si svegliò, vide sulla sveglia digitale che erano le 6:46. Guardò il volto di Rinaldo: aveva un'espressione serena, tranquilla, ed era bello. Poi notò che aveva la classica erezione del mattino. Scese con una mano a carezzargliela lieve. Rinaldo mugolò appena e gli si strinse contro. Leonardo lo baciò su una gota.

Rinaldo aprì gli occhi, incontrò lo sguardo dell'altro e gli sorrise.

"Non era un sogno, allora." mormorò con voce lievemente assonnata.

"Hai dormito bene?"

"Sì, molto bene. E tu? Non ti ho dato fastidio?"

"No, per niente. Ho dormito benissimo anche io."

"Che ora è?"

"Le 6:53."

"Abbiamo tempo prima di alzarci... per farlo di nuovo?" gli chiese Rinaldo con un sorriso birichino.

"Sì, basta che usciamo per le otto. Però di solito io faccio anche colazione, prima di uscire."

"Ti alzi alle sette, normalmente?"

"No, alle sette e trenta."

"Perciò abbiamo mezz'oretta per farlo... non basta?"

"Lo possiamo far bastare." gli rispose sorridendo Leonardo e lo baciò.

"Mi prendi come ieri notte?"

"No, questa volta in un'altra posizione."

"Aspetta, prendo io il preservativo e te lo metto io." gli disse Rinaldo.

Prese dal comodino il necessario e preparò l'amico, poi si lubrificò: "Come vuoi che mi metto, allora?" gli chiese.

"Sul fianco sinistro. Solleva la gamba destra. Io mi infilo con le mie gambe fra le tue cosce, e ti prendo così."

"Sì, ho capito... così?"

Leonardo gli si incuneò fra le gambe e, guidato dalla mano di Rinaldo, iniziò a spingere e lo penetrò. L'amico emise un sospiro e chiuse gli occhi, gustandosi la lenta ma vigorosa penetrazione e il suo volto s'illuminò in un bel sorriso.

"È troppo bello fare l'amore... fare l'amore con te!" mormorò Rinaldo aprendo gli occhi e sorridendogli beato, quando l'amico iniziò a stantuffargli dentro.

Leonardo rispose solo con un sorriso e accentuò le sue spinte.

"In quanti modi sai fare l'amore?" gli chiese in un sussurro Rinaldo.

"Tanti."

"Me li farai provare tutti?"

"Certo."

Rinaldo lo baciò di nuovo, carezzandogli il corpo e godendo sotto i polpastrelli il guizzare dei muscoli di Leonardo a ogni spinta con cui lo prendeva.

Quando finalmente furono entrambi appagati, Rinaldo disse, sottovoce: "Peccato che due maschi non si possono sposare, mettere su famiglia assieme. Sarebbe tutto più semplice, no?"

"Tu mi sposeresti?" gli chiese Leonardo divertito.

"Beh... forse dovremmo prima conoscerci meglio, però... se si potesse, ci penserei seriamente. Mi piaci troppo, e mi piace come fai l'amore."

"Io non lo so. Non ci ho mai pensato, prima. Però penso che con te potrei stare bene."

"Anche se sono un ragazzo-padre?"

"Sai che mi sono affezionato a Marco, no?"

"Non saremmo una bella famiglia?"

"E Marco avrebbe due padri?"

"Perché no? Anche lui è molto affezionato a te, ti vuole bene. Neanche con Anna è affettuoso come con te."

"Non saresti geloso di me?"

"No, certo. Lo sai che per me Marco viene prima di tutti, no? Se tu gli vuoi bene, e se lui ti vuole bene, io non potrei che essere contento."

Fecero colazione e uscirono, dandosi appuntamento per il pomeriggio nel parco, al solito posto.

Però Leonardo, durante tutta la mattinata, ripensò al discorso fatto da Rinaldo riguardo al fatto di essere una famiglia, loro tre. Sì, certo, non gli sarebbe dispiaciuto stare con Marco e Rinaldo... e poter fare l'amore con il giovane papà ogni volta che ne avessero avuto voglia... e aiutarlo a guardare e ad allevare quel delizioso piccino.

Matrimonio a parte, forse si poteva fare, dopo tutto. Casa sua era abbastanza grande per tutti e tre. Questa idea gli rigirava per la testa, e lo convinceva sempre più. Poi pensò che, se Rinaldo avesse fatto i lavori di casa, lui poteva risparmiare sulla donna che due volte la settimana andava a fargli le pulizie... e anche smettere di cercare marchette e pagarle... perciò avrebbe potuto dare una specie di stipendio a Rinaldo, che in questo modo poteva guardare il figlio giorno e notte senza problemi.

Le idee gli si affastellavano in capo e vorticavano, sovrapponendosi, ampliandosi, definendosi gradualmente. A lui i soldi non mancavano, dopo tutto. E avere per casa sia il bel Rinaldo che il tenero, piccolo Marco, poteva essere una cosa assai gradevole. Anche senza parlare esplicitamente di famiglia... di fatto sarebbe satto un po' come averla.

Non avrebbe saputo dire neanche lui se, di quell'idea, gli piaceva di più il fatto di poter fare l'amore con Rinaldo anche ogni giorno, o il fatto di occuparsi anche lui del delizioso piccino, a cui si era veramente affezionato.

Decise di non precipitare le cose, tanto più che, terminati gli esami, si sarebbe preso tutto il mese di agosto di vacanza. Poteva perciò pensarci bene e, quando tornava a settembre, eventualmente proporlo a Rinaldo... Ma più ci pensava, più l'idea lo convinceva.


Quando nel pomeriggio si incontrarono, mentre giocavano con Marco, Leonardo chiese a Rinaldo quanto guadagnava al mese, netto. Rimase un po' stupito nel sentire la somma: pensava che il ragazzo prendesse di più. Gli chiese allora quanto pagava di affitto e nuovamente ne fu meravigliato: questa volta aveva pensato che spendesse di meno.

Pensò che comunque, se gli avesse proposto di andare a lavorare a casa sua, avrebbe dovuto pagarli i versamenti per l'assistenza sanitaria e per la pensione, perciò a lui sarebbe costato di più. Anche se, togliendo la cifra dell'affitto, non doveva avere problemi. Decise che, quando sarebbe andato a casa per le ferie, avrebbe potuto parlare con il commercialista del padre, in modo di fare a Rinaldo una proposta giusta, ma anche conveniente.

Era sempre più convinto della validità di quel passo.

A differenza dagli altri anni, Leonardo tornò dalle vacanze prima del necessario: gli erano mancati terribilmente sia Rinaldo che Marco e non vedeva l'ora di rivederli. Aveva fatto bene i suoi calcoli, e s'era fatto anche dare dal commercialista del padre una bozza di contratto, dicendogli che era per un suo amico che voleva assumere una rumena. Era deciso a fare la proposta a Rinaldo appena l'avesse incontrato.

Con la bozza di contratto nella borsa, Leonardo andò al parco alla solita ora, sperando di incontrare i due. Non li vide e si chiese se per caso stesse male il piccolo, o forse il padre. Dopo averli aspettati per un'oretta, a passo deciso si diresse verso casa loro, in via Baretti. Salì e suonò alla porta. Nessuno rispose. Un po' preoccupato, scese le scale e tornò giù. Sul portone vide i due arrivare dal fondo della strada. Sollevato si diresse verso di loro.

La vocetta di Marco squillò improvvisa: "Leonardo!"

Questi si rese conto che ora, finalmente, il piccolo pronunciava anche la R. Si corsero incontro sul marciapiede. Leonardo si accoccolò e allargò le braccia, e il piccolo vi si rifugiò felice. Poi gli scoccò un grosso bacio sulla punta del naso. Frattanto Rinaldo era giunto accanto a loro e li guardava sorridendo.

"Vi avevo aspettato là al parco..." disse Leonardo guardando di sotto in su Rinaldo e sorridendogli.

"Non sapevo che eri tornato, così siamo andati da un'altra parte. Hai voglia di fare un salto su a casa? Hai tempo?"

"Sì, le lezioni in facoltà non sono ancora cominciate, e neanche gli esami. Sono completamente libero per un paio di settimane."

Salirono.

"Non ho il frigo, non ho niente di fresco da offrirti." disse Rinaldo. "Se vuoi scendo a comprare qualcosa."

"Sì, grazie. Però offro io. Tieni, e prendi quello che vuoi, magari anche un gelato o qualcosa per Marco."

Restato solo con il piccolo, Leonardo lo prese sulle gambe: "Marco, ti piacerebbe venire a vivere a casa mia?"

Il piccolo lo guardò, poi disse: "Rinaldo?"

"Sì, tu e il tuo papà. Marco e Rinaldo a casa con Leonardo. Ti piacerebbe?"

"Sì, casa." disse il piccolo seriamente.

Leonardo si chiese fino a che punto il piccolo avesse veramente capito la domanda. Alora gli chiese: "Tu vuoi bene a Leonardo?"

Marco annuì quasi con solennità, poi dette un bacio sulla punta del naso al giovanotto: "Sì, Marco bene Leonardo."

Questa volta probabilmente il piccolo aveva capito bene, si disse compiaciuto il ragazzo.

Tornò Rinaldo, con tre coppette di gelato, due più grandi per loro e una più piccola per Marco. Si misero a mangiare il gelato.

Allora Leonardo tirò fuori dalla borsa la bozza del contratto, e la porse a Rinaldo: "Leggi attentamente tutto... poi dimmi che cosa ne pensi." gli disse.

Il ragazzo prese i fogli e iniziò a leggere. Di tanto in tanto sollevava gli occhi e guardava stupito l'amico. Alla fine disse semplicemente: "Sul serio?"

"Certo, sul serio. Se pensi che per te va bene."

"Bene? Cavolo! Potrei stare tutto il giorno con Marco... e con te... e se non pago l'affitto, mi resta in tasca anche più di prima. Cosa potrei desiderare di più? Ma davvero... e mi pagheresti anche i contributi?"

"Sì, certo. Ho fatto i miei conti, posso permettermelo. E lo faccio volentieri, per te e per Marco."

"Dio... non mi pare vero. Se firmiamo... posso dare il preavviso e... fra un mese posso venire da te."

"Potete trasferirvi da me anche prima, comunque. E mentre tu sei al lavoro, per questo mese, posso guardarti io Marco. Sai che lo farei volentieri, no?"

"Questo è un sogno!"

"Non è come sposarci," disse Leonardo scherzosamente, "ma è un po' come fare famiglia, no?"

Rinaldo si alzò e abbracciò Leonardo, e lo baciò. Questi si divincolò, con gentilezza ma fermezza, imbarazzato: "Marco..."

"Se può darti un bacio Marco, posso dartelo anche io, no?" rispose allegramente il ragazzo.

"C'è una certa differenza, però." disse sottovoce Leonardo, sentendosi arrossire.

"Marco, posso dare un bacio a Leonardo, io?" chiese Rinaldo con un luminoso sorriso.

"Sì, Rinaldo e Leonardo, bacio." disse allegramente il piccolo.

"Vedi?" disse Rinaldo all'amico, ma tornò a sedere e riprese in mano i fogli.

Rilesse il contratto: "Possiamo firmare subito le due copie?" chiese poi, con la felicità che gli brillava negli occhi.

"Non vuoi leggerli meglio, pensarci un po' su?"

"No, è un'offerta bellissima. Se tu sei sicuro, per me va bene... Quando possiamo venire da te?"

"Devi disdire l'affitto, i contratti di luce e gas..."

"Sì, ma ci vuole poco. Ho poche cose da portare da te, non ti daremo fastidio."

"Ho due camere da letto, una è per te e Marco."

"Ottimo. Così quando dorme, io posso fare un salto da te, no?"

"Quando ne hai voglia anche tu..."

"Anche adesso, se fosse possibile. Mi sei mancato, sai?"

"Anche voi due."

"È bello che dici noi due e non solo io. Devo però imparare a fare da mangiare in modo decente. Comunque ti terrò casa pulita e ti farò tutti i lavori, vedrai, sarai contento, non ti pentirai. Basta che tu mi dici come vuoi che faccio le cose. Se hai la lavatrice, faccio il bucato e magari imparo anche a stirare bene e... Vedrai, sarò meglio di una moglie."

Leonardo era commosso e contento per l'entusiasmo di Rinaldo: "Ma io non la voglio una moglie. Sai che a me proprio non interessano le donne, no?" gli disse ridacchiando.

"E io non sono una donna, e non farò la donna, stai tranquillo. Però sarò contento di occuparmi di casa tua, specialmente perché così posso stare con Marco senza problemi... e anche con te, quando mi vuoi. Dio, sai che sono eccitato all'idea di venire davvero a vivere a casa tua, con te? E poi lì da te è bello, mica come qui... Mi pare incredibile. Ma sei davvero sicuro di volerci a casa tua?"

"Ho avuto un mese intero per pensarci. Certo che ne sono sicuro. E non solo per... avere te, anche per Marco. E anche per me, si capisce. Per noi tre, insomma. Credo che ci guadagneremo tutti e tre."

"Io più di tutti. Oh, Leonardo! Lo sai che mi stai facendo un regalo incredibilmente bello? Lo sai che mi pare di sognare?"

"Bene, sono contento."

"Però, le spese di casa le dobbiamo dividere in due... almeno finché Marco è piccino. Non è giusto che ci paghi e che in più ci mantieni."

"Ho calcolato tutto. No, quei soldi sono tuoi, li spendi solo per le vostre cose personali. Altrimenti avrei dovuto proporti una paga più alta."

"Ma non è necessario che paghi pure i contributi."

"Sì che è giusto. Tu lavorerai per me, e devi pensare sia alla vostra salute sia alla tua pensione."

"Vuoi già mandarmi in pensione?" chiese ridendo il ragazzo.

"Prima o poi ci andrai, no? Voglio fare le cose con giustizia. Il contratto l'ho steso con l'aiuto del commercialista di mio padre perciò va bene così."

"Come vuoi tu, Leo..."

"Ho un po' di giorni liberi, prima di dover ricominciare a studiare. Se vuoi ti aiuto a fare le valigie e a trasferirti da me."

"Come vuoi tu, grazie. Se vuoi, possiamo cominciare subito con le cose più importanti, così possiamo venire da te anche subito e... e possiamo già passare questa notte assieme... dopo che ho messo a letto Marco. Eh?"

Leonardo sorrise: "Mi pare una bellissima idea. E i prossimi giorni, un po' alla volta, portiamo tutto il resto da me. E stasera, quando devi andare al lavoro, posso tenerti io Marco e posso metterlo a letto io, prima che tu torni a casa. E raccontargli una favola..."

"Ottimo. Vado ad avvertire Anna, allora. Aspettatemi un attimo." disse Rinaldo in tono allegro e uscì dalla stanza.

Leonardo era contento per la gioia e la prontezza con cui Rinaldo aveva accettato la sua offerta. Era contento di poter avere in casa i due... e anche di poter avere Rinaldo, quella stessa notte, tutto per sé.

Percorsero i pochi isolati che dividevano i due appartamenti, portando due valigie e Marco con sé. Saliti in casa, Leonardo mostrò loro la stanza in cui potevano stare.

"È bellissimo, qui da te." mormorò Rinaldo.

"Il letto è a una sola piazza, ma posso comprare un lettino per Marco e metterlo accanto a questo: c'è abbastanza spazio." disse Leonardo.

"Ma con lo stipendio che mi dai, il lettino per Marco lo pago io."

"Come vuoi. Vedi di comprare uno di quei lettini che si trasformano man mano che il piccolo cresce, così che anche quando sarà più grande ci potrà dormire comodamente. Costa un po' di più, ma alla lunga conviene. Lenzuola e coperte in casa ce ne sono abbastanza, credo. Se vuoi spostare i mobili, disporli diversamente, fallo: questa stanza è vostra."

"Pensavo che però... quando vengo da te, la notte... da una parte vorrei tenere le porte aperte per essere sicuro che Marco non abbia problemi... però le vorrei tenere chiuse per poter essere più liberi..."

"Quando ordini il lettino, compra anche uno di quegli aggeggi che fanno per controllare il sonno dei piccoli quando si è in un'altra stanza. Se mettiamo il ricevitore in camera mia, possiamo stare tranquilli."

"Sì, un'ottima idea." disse con espressione soddisfatta il giovane papà. "Pensi proprio a tutto, tu!"

"Voglio che stiate bene... tutti e due, qui con me. Vieni, adesso, andiamo in cucina, ho voglia di farmi un buon caffè. Lo vuoi anche tu?"

"Sì, grazie. Dovrò impratichirmi di casa tua, pian piano."

"E tu dovrai insegnarmi a cambiare i pannolini a Marco e spiegarmi cosa e quando dargli da mangiare."

"Sì, certo. Davvero non ti peserà doverti occupare di lui, finché devo lavorare nel ristorante?"

"No, per niente. E neanche dopo, quando uscirai per fare la spesa."

"Quando lo prenderanno in asilo, poi andrà a scuola, sarà tutto più semplice."

"Non ti preoccupare, in due, vedrai che potremo badare a Marco nel migliore dei modi."

"Ho voglia di baciarti."

"Solo?" gli chiese scherzosamente Leonardo.

"No... anche!" dichiarò allegramente il ragazzo.

Più tardi Rinaldo dovette andare al lavoro, e dette il preavviso di licenziamento. Leonardo gli consegnò il doppione delle chiavi di casa. Giocò per un po' con il piccolo, poi lo mise a letto e gli raccontò una favola, finché lo vide addormentato. Lasciò le porte aperte, e andò ad aspettare che rientrasse Rinaldo. Era contento. Marco aveva accettato senza nessun problema il cambimento di casa, anche perché già conosceva da tempo Leonardo e gli si era affezionato.

Finalmente sentì la chiave girare nella toppa. Andò incontro al ragazzo. In corridoio si salutarono con un ampio sorriso.

"Vuoi fare una doccia, prima?" gli chiese Leonardo.

"No, dopo, se non ti dispiace. Però prima vado a dare un'occhiata a Marco... Poi vengo. Mi aspetti un attimo in camera tua?"

"Vengo con te a guardare Marco."

Accanto al letto, guardarono il piccolo, che dormiva beatamente e profondamente.

"È davvero bello." mormorò Leonardo.

"Sì, vero?" disse radioso il giovane papà, poi si girò verso Leonardo, lo prese fra le braccia e lo baciò con passione: "Portami di là, dai... non vedo l'ora."

Andarono in camera di Leonardo, lasciando le porte aperte. Si spogliarono l'un l'altro con mosse febrili: entrambi bruciavano per il desiderio di unirsi, di fare l'amore.

Leonardo lo sospinse sul letto e gli salì sopra: "Sei contento, Rinaldo?"

"Di più non potrei. Cioè, no... lo sarò anche di più quando finalmente me lo metterai tutto dentro. Come mi prendi, questa volta?"

Leonardo lo guidò senza parlare e il ragazzo si lasciò mettere in posizione. Quando finalmente lo accolse in sé, mormorò, eccitato: "Oh, sì... finalmente... È troppo bello, Leo... Dio, quanto mi sei mancato, in tutti questi giorni... Dai... dai... Oh, sì... così... così..."


Pagina precedente
back
Copertina
INDICE
12oScaffale

shelf

Pagina seguente
next


navigation map
recommend
corner
corner
If you can't use the map, use these links.
HALL Lounge Livingroom Memorial
Our Bedroom Guestroom Library Workshop
Links Awards Map
corner
corner


© Matt & Andrej Koymasky, 2015