logoMatt & Andrej Koymasky Home
una storia originale di Andrej Koymasky


L'IRRESISTIBILE ASCESA CAPITOLO 2
RANUCCIO, RAGAZZO INTRAPRENDENTE

Federigo, sulla porta, disse: "Puoi tornare nella tua stanza, adesso."

"E chi ce l'ha, una stanza? Io solitamente dormo sotto la tettoia, ma ora ci sono quei due e se torno là... lo sai quel che mi succede."

"Non puoi dormire di sotto, accanto al camino?"

"No che non posso. Di notte lì dorme il figlio del locandiere con la sua donna. Lasciami stare qui... per favore."

"No. Se spieghi al locandiere il tuo problema, magari lui ti trova un posto."

"Che gliene frega a lui... il culo è mio, mica suo. E lui mi ha preso a lavorare qui proprio per quello, che credi? Una locanda che offre anche questo servizio, si fa un nome e ha più clienti."

"Io t'ho detto di salire qui da me solo per toglierti da quel brutto impiccio, ma non ti voglio nel mio letto."

"Lo so, lo so e te ne ringrazio, sei stato gentile. Ma piuttosto che andare a dormire là, sotto la tettoia, lasciami dormire qui a terra, almeno sono al sicuro, per questa notte. Non obbligarmi a tornare fuori."

"Non ti obbligo, no. Ma non mi va di averti qui."

"Mica avrai paura di me, no?" gli disse il ragazzo guardandolo con un sorrisetto malizioso.

"Ma taci!" disse Federigo, "Non mi sfidare, che non ti conviene. D'accordo, ti lascio dormire qui, sul pavimento."

"Grazie. Sei gentile."

"Come ti chiami?"

"Ranuccio. E tu, soldato?"

"Federigo."

"Un nome da nobile."

Federigo gli fece cenno di togliersi dal letto, si tolse la cintola con la spada e il pugnaletto, poi si stese sul letto. Il ragazzo sedette sul pavimento di legno.

"Vuoi che spengo il lume?" chiese.

"Non ancora, Ranuccio. Non ho ancora sonno."

"Neanche io."

"Ma dimmi, perché fai questo mestiere?"

"Perché faccio lo sguattero? O perché mi vendo ai clienti?" chiese il ragazzo studiandolo.

"Tutti e due... ma specialmente il secondo."

"Vuoi la versione breve o quella lunga?" chiese con aria divertita Ranuccio.

"Beh... non saprei... Abbiamo tutto il tempo che serve, credo."

"D'accordo, allora tutt'e due. Versione breve: così non faccio più la fame, dormo non peggio che a casa mia e posso scopare con i maschi, quando e come piace a me, o quasi."

"A te dunque piace farlo... solo con i maschi?"

"Sì... anche se non con tutti quelli che lo vogliono fare con me, e anche se non tutti quelli con cui vorrei farlo io mi dicono di sì. Versione breve finita."

"E quella lunga?"

"Quella lunga..." disse Ranuccio diventando improvissamente pensieroso. Prese fiato, poi iniziò a raccontare, guardando la tremula fiammella della lucerna che rischiarava la piccola e spoglia stanza.

Ranuccio era nato in una famiglia di contadini che vivevano in estrema povertà, ad alcune leghe da quella locanda. Prima di lui erano nati otto, fra fratelli e sorelle, e dopo di lui altri cinque. Il pezzo di terra che coltivavano dava un raccolto che, tolta la parte che andava al signore di quella terra, non riusciva a garantire un pasto sicuro alle sedici bocche della sua famiglia. Così, spesso, facevano la fame. A volte, di notte, i ragazzi andavano a rubare qualcosa dai campi dei vicini, ma spesso erano sorpresi e questo significava subire feroci bastonature.

Così un giorno Ranuccio decise di andarsene da casa. Nessuno tentò di fermarlo, anzi... Girovagò, cercando un lavoro, ma era troppo gracile, magro, privo di forze e coperto di stracci perché qualcuno gli desse un lavoro. Al massimo qualcuno, e non spesso, gli dava per elemosina un boccone che gli permetteva di non morire di fame. Quando aveva troppa fame, rubacchiava nei campi, come aveva sempre fatto.

Finché un giorno arrivò lì, davanti a quella locanda, e dall'interno proveniva un buon odore di cibo che lo fece quasi stare male.

Ranuccio entrò e disse al locandiere: "Per pietà, datemi un lavoro. Non chiedo una paga, ma solo da mangiare come dio comanda. Farò qualsiasi lavoro, ma datemi da mangiare, per pietà."

L'oste gli rispose: "La pietà non è mercanzia in vendita, qui da me. E che me ne faccio di uno straccione morto di fame come te? Vattene, non mi importunare."

"Vi prego, io sto morendo di fame... in famiglia s'era in quattordici figli, e non c'era pane per tutti. Vi prego..."

"Più sono poveri, più figliano come conigli!" esclamò l'oste. "No, vai via, sciò, o invece di pane ti faccio assaggiare il mio bastone!"

Ranuccio insistette ancora e l'oste alzò la voce, minacciosamente. Così uscì dalla cucina la moglie dell'oste che, capito quanto stava accadendo e osservato attentamente Ranuccio, disse al marito: "E invece, dovresti dare a questo poverello un lavoro e da mangiare, secondo me."

"Ti sta andando a male il cervello, donna?" le chiese l'oste guardandola adirato. "Perché mai dovrei?"

"Ma guardalo... guardalo bene... Se solo fosse vestito un po' meglio, e nutrito a dovere, guarda che bel ragazzo sarebbe. Non capisci, marito mio? A noi costerebbe poco dargli un abito decente e da mangiare, e lui, oltre a fare lo sguattero qui dentro, potrebbe attirare certi viaggiatori con i suoi servizi. M'hai ben detto proprio tu che a volte i nostri clienti ti chiedono se c'è una ragazza o un ragazzo diponibili per... per fare quelle cose, no? Guardalo, non potrebbe essere perfetto?"

L'oste si grattò il capo, guardò Ranuccio, poi annuì. "Forse... forse non hai torto, donna. Bisogna vedere però se quello lì... senza fare storie..."

Ranuccio non aveva capito di che stessero parlando i due, ma intuiva che forse gli si stava aprendo una speranza: "Farò qualsiasi lavoro, qualsiasi cosa, faticherò giorno e notte... vi prego, prendetemi a servizio qui da voi!" pregò con intensità.

"Tu metti bene in chiaro le cose con il ragazzo e se accetta... perché no?" disse la donna al marito, e tornò in cucina.

"Vieni fuori, ragazzo." gli ordinò l'oste.

"Sì, signore!" rispose Ranuccio e lo seguì.

"Non sono un signore, io, il signore è morto in croce. Io mi chiamo Fidenzio." e portatolo in un angolo appartato gli ordinò di sedere accanto a lui, su una pancaccia. "E tu, come ti chiami?"

"Ranuccio."

"Bene, Ranuccio. Dimmi una cosa, tu hai già avuto modo di fottere... alla tua età? Sai come si fa?"

Ranuccio arrossì: "Fottere, Fidenzio? Con una ragazza? No, mai."

"No, non con una ragazza, ma con un ragazzo o con un uomo, intendo."

"Beh... proprio fottere no, però..." ammise Ranuccio.

"Sì, le solite cose da ragazzini insomma. Ma l'hai mai preso o messo in culo, con gli altri ragazzi?"

"No, in culo no... davvero." rispose Ranuccio sempre più confuso.

"E in bocca, allora?" insisté l'uomo continuando ad osservare il ragazzo.

"Nemmeno. Ma se è questo che voi volete in cambio..."

"Ma no, cetriolo! Non per me, che son maritato! Io te lo potrei anche dare un lavoro qui nella mia locanda, ma solo se tu sei disposto a fare una o tutte queste cose con i clienti che te lo chiedono, e come a loro più piace. Se no... niente da fare."

Ranucio lo guardò a bocca aperta. Non è che non sapesse che queste cose qualcuno le fa, ne aveva sentito parlare, ma non aveva mai pensato che... Con tanti uomini...

"Beh, allora?" insisté il locandiere.

"Io non l'ho mai fatto, non so se sono capace..." disse incerto il povero ragazzo.

"Non m'avevi detto ch'eri pronto a fare qualsiasi cosa, qualsiasi lavoro? Ecco, io ti do da mangiare e un vestito, se tu mi fai da sguattero e se quando uno dei viaggiatori ha voglia di fottere, tu lo accontenti."

"Non so se ne sono capace, Fidenzio, ma... forse... ci posso provare." disse incerto il ragazzo.

"Tutti sono capaci a fottere o a lasciarsi fottere, basta che vogliono."

"Cioè... farmelo mettere in culo o in bocca?"

"O metterlo, anche se credo che ai più interessa metterlo che prenderlo."

"Ci potrei provare... non so... Ma voi, Fidenzio, mi date da mangiare, da dormire e una veste?"

"Se mi fai pure da sguattero, si capisce."

Così, pur di mangiare, Ranuccio accettò. E finalmente poté nutrirsi decentemente e si rimise in carne. Lavato e vestito decentemente era un bel ragazzo, come aveva capito la moglie del loacandiere.

Le prime volte che qualche avventore della locanda, pagata la tariffa metà all'oste e metà al ragazzo, se lo portò a letto, Ranuccio era goffo, impacciato, e anche dolorante, finché si abituò, e presto non solo divenne disinvolto, ma scoprì che provava anche molto piacere nel fare quelle cose, specialmente con certi clienti, e si sparse presto la voce che alla locanda del "Gallo zoppo" c'era di che togliersi certe voglie.

Sì che Ranuccio, ormai smaliziato, pose le sue condizioni all'oste: per ogni cliente che lo pagava per divertirsi con lui, Ranuccio avrebbe dato all'oste una quota fissa di quanto gli veniva pagato dagli avventori ma avrebbe tenuto per sé tutto il resto. Fidenzio accettò: gli conveniva.

"E così, Federigo, eccomi qui, da quattro anni."

"Ma ti piace, questa vita?"

"Certo che mi piace! Te l'ho detto, nella versione breve: mangio bene, scopo a volontà!"

"Anche se corri il rischio che ti violentino, come poco fa?"

"È la prima volta che capita... e comunque... Io ti ringrazio che tu sei intervenuto, davvero, ma se non c'eri tu, al massimo mi fottevano gratis. Sai, le primissime volte è stata un po' dura, perché il mio culetto non c'era abituato. Ma adesso mi piace un sacco. In tutti i modi. Specialmente se posso farlo con chi mi piace, come mi piaci tu. Ma a te... proprio non piacciono i ragazzi? Solo con le femmine funzioni, tu?"

Federigo sorrise e scosse il capo: "No, anzi... ma io mi sento attratto da uomini maturi, non da ragazzi come te."

"Ah, ma allora... e perché non ragazzi come me? Mica sono più un adolescente, no? Sono già piuttosto ben sviluppato... E soprattutto, ci so fare. Ma tu, hai un uomo che ti aspetta? Sei uno di quei tipi fedeli che... Ce n'è pochi, specialmente fra quelli come noi, ma capita. Eh, di' un po'?"

"Non lo so, ma credo proprio che sarei un tipo fedele, io."

"Ma allora, ce l'hai o non ce l'hai l'uomo, adesso?"

"No... io... io ancora non l'ho mai fatto." ammise Federigo, arrossendo lieve.

"Quanto sei dolce: arrossisci! Ma davvero, alla tua età, ancora non l'hai mai fatto? Non mi pigli in giro?"

"No che non ti prendo in giro, perché dovrei?"

"E dici che a te attirano gli uomini e non le donne."

"Così è."

"Ma ancora non hai mai fatto niente con nessuno. Davvero mai niente con nessuno!"

"Davvero mai niente con nessuno."

"Incredibile!" esclamò Ranuccio a bassa voce, scuotendo il capo. "Più casto d'un frate!"

"Non per sempre, però. Prima o poi incontrerò l'uomo giusto per me e allora..."

"A me però... piacerebbe farlo con te. Specialmente adesso che so che tu ancora non hai mai..."

"No, te l'ho detto, Ranuccio."

"D'accordo, d'accordo. Anche se non sai a cosa rinunci."

I due si guardarono per un po'. Gli occhi di Ranuccio erano ridenti, quelli di Federico assorti.

"Che hai da guardarmi così?" chiese Federigo.

"Così, come? Ti dà fastidio pure se ti guardo?"

"No, ma... c'è allegria, nei tuoi occhi."

"Perché io sono un tipo allegro. E perché mi fa allegria essere qui, da solo con un bel giovane come te, che mi dice che gli piacciono i maschi ma che non ci sta a farlo con me. E pensare che con te lo farei pure gratis. Anzi, a pagamento, perché a Fidenzio dovrò dargli la quota che gli spetta: ti puoi immaginare se quello mi crede che passo la notte con te senza fare niente!"

"Non ci avevo pensato. Non è giusto... te li do io i soldi per il padrone, in questo caso."

"No, non li voglio. Ce li rimetto volentieri. Però capisci che mi fa allegria, una storia così. E dire che pure a uomini sposati gli piace di farlo con me! E che spesso mi dicono che lo so fare meglio delle loro mogli! E tu... niente."

"Posso farti una domanda?"

"Certo."

"Ma se uno dei clienti non ti piace? Che fai?"

"Lo faccio con la lucerna spenta o con gli occhi chiusi e non ci penso." rispose ridacchiando il ragazzo. "E frattanto m'immagino di farlo con un bel maschio... con uno come te, per esempio. Tu non hai idea di quanto la fantasia aiuta, in certi casi."

"Ma dimmi... la prima volta... ti fece molto male?"

Ranuccio fece spallucce e un risolino: "La prima volta no, perché quel sensale si contentò di succhiarmelo e poi di farselo mettere in culo. La prima volta invece che sono stato io a prenderlo in culo... beh, sì, mi fece male, ma più perché quel tizio non ci sapeva fare che non per le sue dimensioni, che erano medie. Ma poi mi sono abituato abbastanza in fretta e anzi mi è piaciuto sempre più. Ma cos'è, hai paura della prima volta che qualcuno te lo ficcherà tutto dentro?" chiese poi con un sorrisetto malizioso.

"Non lo so..." rispose Federigo, pensieroso.

"Io saprei fartelo piacere fina dalla prima volta... sia a mettermelo che a mettertelo. Se solo tu..."

"Perché continui a insistere?"

"Te l'ho detto, tu mi piaci un sacco. In tutti questi anni... sei il più bello che ho incontrato. Non fare quella faccia, sto dicendo il vero, lo giuro. Mi fai eccitare anche solo a guardarti... anche adesso ce l'ho duro!"

"L'ho notato..." rispose a mezza voce il bel soldato, guardando per un attimo la brachetta gonfia che adornava i calzoni attillati del bel ragazzo.

"Ma anche il tuo... pare che si stia svegliando... là sotto." disse con voce calda e bassa il ragazzo. "Anche se dici che sono troppo giovane per i tuoi gusti." aggiunse poi e, sfrontantamente, passò lieve il palmo della mano sulla propria brachetta, lanciando all'altro un sorriso allettante.

"Anche se sei giovane... sei molto bello."

Nella piccola stanza l'aria si stava caricando di un'atmosfera sempre più erotica: il dolce chiarore della lucerna, la quiete della mite notte sottolineata da un lontano, appassionato stridio di un grillo, i loro sguardi intensi, le loro voci basse e calde, tutto congiurava a creare una crescente, gradevole tensione.

Federigo stava steso, sul letto di rozzo legno, un po' su un fianco, una gamba completamente stesa e l'altra un leggermente ripiegata e col ginocchio sollevato; Ranuccio, seduto sull'assito del pavimento, era a un palmo dalla sponda del giaciglio. Sarebbe bastato che uno dei due allungasse un braccio per sfiorare, toccare l'altro. Ma il ragazzo aveva un gomito poggiato su uno dei ginocchi sollevati e divaricati, si sosteneva il mento con una mano, e con l'altra continuava a sfiorare lievemente la brachetta gonfia; il bel soldato, invece, aveva le braccia abbandonate parallele al corpo, una sul pagliericcio, l'altra sul proprio fianco.

Si guardarono per un po', in silenzio. Nei loro occhi baluginava una luce di un'intensità crescente.

"Forse..." sussurrò Ranuccio, senza proseguire.

Dopo una breve attesa, Federigo lo incoraggiò: "Forse?" mormorò appena.

"Forse è meglio che io vada a dormire là... con quei due soldati."

"Perché?" chiese il bel soldato, stupito quasi per il tono accorato con cui era uscita dalle sue labbra quella domanda.

"Perché... tu mi stai scombussolando troppo... e se non vuoi fare niente con me... l'acqua ghiaccia delle loro voglie forse spegnerà il fuoco che tu mi fai divampare dentro." sussurrò con voce appena percettibile il ragazzo.

"Io... non vorrei... non mi darebbe piacere saperti... usato da quelli."

"Uno più, uno meno... che cambia?" disse con lieve rassegnazione Ranuccio.

"Un bel fiore... non dovrebbe mai essere ridotto a pasto per i porci..." sussurrò Federigo e, allungata una mano, sfiorò timidamente una gota del ragazzo.

"Non abbastanza bello per te, comunque. Non m'era capitato mai, fino ad ora."

"Che cosa?"

"Di desiderare tanto... così tanto... qualcuno. Qualcuno che però non mi vuole."

Il polpastrello del dito indice di Federigo sfiorò lieve le labbra di Ranuccio, che fremette e chiuse gli occhi. Poi si ritrasse, e la mano nuovamente carezzò la gota del ragazzo.

"Tu sei molto, molto bello, Ranuccio. Anche un cieco lo potrebbe vedere." disse con voce colma d'emozione il bel soldato.

"Non ti far gioco di me." gemette Ranuccio.

"No... Vieni... Ti voglio." disse Federigo con voce quasi strozzata per l'emozione della sua resa.

Ranuccio aprì gli occhi e incontrò lo sguardo bruciante del'altro. Fremette di nuovo, intensamente. Si alzò lentamente in piedi, Federigo gli prese un polso e lo attirò a sé sul letto e, quando il ragazzo scese su lui, lo prese fra le braccia tirandolo a sé, circondandolo anche con le gambe.

Sentirono l'uno la forte erezione dell'altro ed entrambi vibrarono come un dicordo abilmente accordato da un menestrello che s'apprestasse a intonare i suoi "chants d'amour"...

Ranuccio era vagamente conscio che toccava a lui prendere l'iniziativa, essendo l'altro ancora affatto digiuno di quelle cose. Le sue labbra sfiorarono quelle del bel soldato, la punta della sua lingua le forzò lievemente. Federigo provò un forte fremito, chiuse gli occhi e socchiuse la bocca. Il loro bacio si fece via via più dolce, più intimo, più profondo.

Nessuno dei due si rese conto di come fosse avvenuto, tanto erano assorti nel godere l'uno la vicinanza dell'altro, ma a un certo punto i loro abiti erano tutti disordinatamente a terra accanto al letto, i loro corpi erano completamente nudi e le loro membra strettamente intrecciate.

Ranuccio guidò Federigo, in modo esperto e graduale, nella scoperta di quante e quali possibilità i loro corpi potevano fornire loro per unirsi, darsi reciproco piacere, godere l'uno dell'altro. Il bel soldato si lasciava condurre a esplorare quel regno incantato e ancora sconosciuto, dimentico di tutto e di tutti, stupito, affascinato, conscio solo della scoperta del proprio corpo, del corpo dell'altro e della loro meravigliosa interazione.

Si presero l'un l'altro e Federigo fu letteralmente estasiato dalla calda accoglienza dell'altro, fu totalmente stupito per l'intenso piacere scevro di pena con cui il ragazzo si prese la sua verginità.

Le ore silenti della notte scorrevano, complici e piacevoli, decorate solo dalla bellezza di quei due corpi e impreziosite dai lievi gemiti e mugolii di crescente piacere che dai due si levavano tratto a tratto.

Il ragazzo si dedicò pienamente al bel soldato, guidato più dal proprio desiderio e istinto che non dalla propria arte, e Federigo si laciò guidare, reciprocando con appassionata gioia tutto quanto veniva scoprendo in quelle dolci e focose ore di intima unione.

Quando finalmente i loro corpi non furono più in grado di contenere l'intensità delle emozioni e del piacere e si abbandonarono infine al pieno godimento che assieme avevano inseguito, si rilassarono, ancora strettamente uniti, sul rozzo letto che aveva ospitato il loro sensuale giostrare.

Non sarebbe stato facile capire chi dei due fosse più stupito per la bellezza di quanto avevano appena sperimentato, se il non più vergine Federigo, o il più che esperto Ranuccio, né i due se lo chiedevano.

I loro corpi, per il momento appagati, ritrovarono lentamente, fra lievi carezze e dolci baci, il quieto abbandono che sempre segue a un forte e gradevolissimo orgasmo. La consapevolezza di aver saputo costruire assieme qualcosa di incredibile bellezza era l'unica cosa che occupava le loro menti.

Nessuno dei due ebbe il cuore di rompere quell'incantata e ovattata quiete con le parole. Un sonno lieve ma placido e ristoratore abbracciò le loro membra rilassate e li cullò, mentre già si preannunciava il nuovo giorno.

Quando, più tardi, Federigo aprì gli occhi, incontrò lo sguardo assorto di Ranuccio. Un sorriso gentile baluginò negli occhi del bel soldato a cui subito rispose un uguale sorriso sul volto del compagno. Federigo carezzò lieve il volto del ragazzo.

"Portami via con te." sussurrò Ranuccio.

Federigo non rispose, ma il suo sorriso non mutò.

"Ti prego..." insisté il ragazzo.

Il bel soldato carezzò nuovamente il viso di Ranuccio.

"Io ti seguirò... comunque." concluse il giovane servo al tacere dell'altro.

Finalmente Federigo annuì, e disse: "Sì, certo. Verrai con me. Chiederò al capitano che ti arruoli con noi. Anche se il tuo bel corpo è gracile, non potrai perciò essere un uomo d'arme, ma stavo pensando che potresti servirci come vivandiere."

"Davvero mi voi con te?"

"Sì, lo stavo giusto pensando."

"E sarò il tuo ragazzo?"

"Sì, mio."

"Anche se... anche se sono troppo giovane per te?" chiese con un velo di timore nella voce il ragazzo, ricordando perché Federigo gli avesse resistito così a lungo.

"Non mi sembri più troppo giovane, Ranuccio. Ora... mi sembri perfetto per me."

"Perfetto..." gli fece eco lietamente l'altro e il suo sorriso si accentuò, fugando ogni residuo timore.


Pagina precedente
back
Copertina
INDICE
12oScaffale

shelf

Pagina seguente
next


navigation map
recommend
corner
corner
If you can't use the map, use these links.
HALL Lounge Livingroom Memorial
Our Bedroom Guestroom Library Workshop
Links Awards Map
corner
corner


© Matt & Andrej Koymasky, 2015