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una storia originale di Andrej Koymasky


I DINOSAURI SONO DURI A MORIRE CAPITOLO 7
UNA NUOVA VITA

Il padre di Austin aveva perso la pazienza. Dall'università continuava a ricevere rapporti sempre più desolanti. Il figlio frequentava solamente le lezioni di storia della letteratura e saltava tutte le altre. Consegnava sempre più raramente gli elaborati richiesti e quasi sempe erano scritti, se pure in buono stile, in modo polemico, o completamente fuori tema, con "vaneggiamenti" sulla libertà di coscienza, sulla falsità della società, sulle menzogne della religione. L'unica buona notizia che aveva ricevuto era che pareva che Austin non bevesse più e vestisse ora in modo accurato.

L'avvocato si chiese, visto che apparentemente il figlio, almeno per quanto riguardava l'aspetto personale, s'era rimesso a posto, dove passasse tutto il tempo che sottraeva agli studi. Incaricò perciò un investigatore privato di fare indagini discrete sulla vita del figlio.

Venne così a sapere che si vedeva assai spesso con il figlio di immigrati italiani, un certo Corrado Renzulli, presso la cui osteria andava a pranzare e cenare, e che spesso si portava l'italiano su nel proprio appartamento, dove stavano assieme per lunghi periodi, a volte anche per un paio d'ore.

Graham Dewey Stephenson, per la seconda volta, una mattina si recò a Cambridge per affrontare il figlio. Lo trovò in casa. Questa volta Austin andò ad aprire presentandosi in perfetto ordine.

"Oh, a che devo questa inattesa visita?" chiese sollevando un sopracciglio.

"Sei solo, in casa?" chiese il padre scostandolo ed entrando nell'appartamento.

"Sì, a parte voi." gli rispose con lieve ironia il giovane uomo.

Il padre sedette nella cucina. "Austin, le notizie che ricevo su tuo conto non mi piacciono affatto." esordì.

Austin gli sedette di fronte, come la volta precedente, dall'altra parte del piccolo tavolo. "Avete solo da non leggerle." gli disse in tono ovvio.

"Ho speso una buona somma per permetterti di studiare in una delle più prestigiose università del regno. Ho anche accettato che tu frequentassi letteratura invece di legge come avrei preferito. Che altro pretendi da me?"

"Io da voi? Nulla. Avete fatto quanto avete voluto fare."

"Ma non è questo l'unico problema. Credevo che, dopo tutto quello che mi sei costato per curarti, tu fossi guarito dalla tua... perversione. E invece vengo a sapere che ti porti in casa un ragazzo, un immigrato, per... per i tuoi sporchi divertimenti da degenerato!"

"È solo un amico, Corrado. Ed è solo venuto in questa casa, non nel mio letto!" reagì con forza il giovane uomo.

"Come pretendi che ti possa credere?"

"E non credetemi! D'altronde, se anche lo portassi nel mio letto, è cosa che non vi riguarda. E questa volta non vi permetterò più di tentare di dirigere la mia vita come avete già fatto una volta. Ormai mancano pochi giorni perché io sia maggiorenne, quindi non avrete più alcuna potestà su di me, ringraziando il cielo!"

"Ah sì? Ebbene, fatti la tua vita degenerata, se questo ti aggrada. Ma dal prossimo mese non riceverai più un solo penny da me."

"Oh, grazie! Questa sì che è una buona notizia. E visto che ci siete, risparmiate anche il denaro per scrivermi o per venire a disturbare la mia quiete. Non dimenticate che vi ritengo responsabile per la morte del mio amante e amato. Voi e il vostro moralismo ipocrita. Voi e la società di cui siete paladino..."

"Ma chi credi di essere tu, per permetterti di giudicare tuo padre?" gridò quasi, interrompendolo, l'uomo.

"Malauguratamente, il figlio di un uomo che ragiona con il codice invece che con il cervello, e che ha il portafogli al posto del cuore!"

"Come ti permetti!" disse l'uomo alzandosi in piedi e guardando con occhi di fuoco il figlio.

"Oh, ve ne andate di già? Togliete il disturbo?" gli chiese Austin tranquillo, restando seduto.

"Tu non sei mio figlio!" urlò l'avvocato.

"Non sapevo che mia madre vi avesse tradito con un altro uomo..." rispose angelico il giovane.

"Non offendere tua madre!"

"Siete voi che l'avete offesa, non io. Siete voi che avete offeso me e i miei sentimenti. Siete voi che avete portato alla morte Quentin e che vi stavate conducendo anche me, se non avessi trovato chi m'ha aiutato a uscire dal pozzo in cui stavo precipitando! E ora, per cortesia, fuori da casa mia!"

"Sono io che pago l'affitto di questa casa!"

"Ma per vostra sfortuna, l'affitto è a nome mio e sono io che ogni mese verso al proprietario il denaro che voi mi mandavate. Comunque, se mi volete far uscire da questo appartamento e godervelo voi... vi restano pochi giorni per rivolgervi al tribunale e far valere la vostra patria potestà. Dopo di che avrò finalmente ventuno anni e sarò libero dal vostro giogo. Uscite di qui, per cortesia!"

L'avvocato, furente ma senza aggiungere altro, lasciò l'appartamento. Austin emise un lungo sospiro.

Dopo poco sentì bussare alla porta. Si chiese che cosa volesse ancora da lui il padre, ed andò ad aprire con aria seccata. Ma subito si aprì in un grande sorriso: "Corrado! Entra, vieni..."

"Ero venuto poco fa, ma ho sentito che... stavi litigando con qualcuno, così sono andato via. Poi ho visto scendere quell'uomo e sono tornato su. Chi era? Cosa voleva?"

"Era mio padre. Mi ha diseredato."

"Diseredato? E perché?"

"Per due seri motivi: il primo che di fatto non studio più come lui vorrebbe e come dovrei per non fargli sprecare i suoi soldi. E l'altro... l'altro perché è convinto che io ti porti nel mio letto e faccio l'amore con te."

"Eh? E come? Che ne sa lui?"

"Evidentemente m'ha fatto sorvegliare da uno dei suoi investigatori che, vedendoti salire da me, trattenerti a lungo, e sapendo della mia relazione con Quentin, ha fatto due più due..."

"E ha trovato che fa cinque!" concluse ridendo il ragazzo. "Ma non gli hai detto che... che fra te e me c'è solo amicizia, e niente altro?"

"Sì, e ho fatto male."

"Perché dici che hai fatto male?"

"Perché... tutto sommato... non potremmo dare ragione a mio padre, tu e io?"

"Vuoi dire... che ti piacerebbe fottere con me? Non stai scherzando?"

"No, non vorrei fottere con te... vorrei fare l'amore con te. Vorrei che la nostra amicizia potesse superare quell'invisibile confine che ancora ci tiene separati. Non so se saprò mai amarti come amavo Quentin o no, non so se tu potrai mai amarmi quanto Quentin amava me o no... Ma potremmo tentare di costruire qualcosa assieme, se anche tu lo vuoi."

"L'ho desiderato da prima ancora che tu mi confidassi che, come me, ami gli uomini."

"E perché, quando l'hai saputo, non m'hai detto nulla del tuo desiderio per me?"

"Perché avevo l'impressione che nel tuo cuore ci fosse posto solamente per il tuo Quentin e per nessun altro. Per rispetto verso il tuo dolore, verso il tuo amore per Quentin. E perché anche io... non avrei voluto semplicemente fottere con te, ma... fare l'amore."

"Solo che ora... dato che mio padre ha chiuso il portafogli, io non potrò più tenere questo appartamento, e mi dovrò cercare un lavoro, e non so se e dove lo potrò trovare. Non vorrei iniziare qualcosa con te, rischiando di doverla abbandonare sul nascere."

"Sei deciso a lasciare l'università?"

"Sì, certo, Dopo tutto avevo già perso l'interesse per gli studi, e senza il sostegno finanziario di mio padre..."

"Non pensi che potresti fare pace con lui e..."

"Non voglio! Fare la pace con lui sarebbe possibile solamente se gli lasciassi dirigere la mia vita come ha fatto fino ad ora. No, basta. Mai!"

"Se tu avessi un lavoro che ti permette di continuare a pagare l'affitto... resteresti qui?"

"Certo."

"E ci proveresti a... metterti con me?"

"Con gran piacere."

"Mio padre... proprio l'altroieri diceva a mamma che forse dovremmo trovare un cameriere o una cameriera... Non è un gran lavoro, ma credo che se io gli propongo di assumere te... potresti restare qui e potremmo... provarci, tu ed io."

"Sarebbe l'ideale. Sì. Parla con tuo padre. Mi conosce, sa valutare se posso fare il lavoro di cameriere, e lo farei volentieri. Dovrai insegnarmi i trucchi del mestiere, ma credo di poter riuscire..." disse con uno sguardo lieto Austin. Poi aggiunse: "Non vorresti ora... venire di là con me?"

Corrado arrossì lievemente e gli sorrise: "Non ancora, Austin. Innanzitutto, perché devo tornare giù, non avremmo abbastanza tempo. E poi, perché credo sia meglio che tu prima inizi la tua nuova vita... E infine... anche se ci siamo detti il reciproco desiderio... preferirei che arrivassimo a compiere quel passo... senza affrettarci. Abbiamo atteso così a lungo che non saranno pochi giorni a essere d'ostacolo, non credi?"

"Sì, hai perfettamente ragione. Sei più saggio di me. Quando pensi di parlarne con tuo padre e di potermi dare una risposta per il lavoro?"

"Gliene posso parlare anche subito, appena scendo. E se vieni a pranzo giù da noi, ti darò una risposta."

"Allora vai, ci vediamo più tardi!" gli disse Austin, lietamente.

Pensò che, se il padre non avesse fatto quella stupida e gratuita accusa che lui si portava a letto Corado, forse non glielo avrebbe proposto. Infatti quando s'erano detti, a vicenda, che erano entrambi omosessuali, ma Corrado non aveva fatto nessuna avance, non aveva sospettato di piacergli anche in quel senso. Già... Corrado gli aveva detto che non ci aveva provato con lui perché lo sentiva ancora troppo innamorato del suo Quentin... Era stato molto delicato, nel rispettare i suoi sentimenti nonostante lo desiderasse.

Andò in camera, di fronte al ritratto del suo perduto amore e gli disse: "Se esiste la vita oltre la morte... tu sai che ti amo, e non puoi essere arrabbiato con me se provo a mettermi con Corrado... vero? Sai che tu resti sempre nel mio cuore."

Più tardi, scese per il pranzo. Appena entrò e andò a sedere a un tavolinetto libero, Corrado lo guardò con un sorriso e gli fece un cenno affermativo... Poi, quando andò a servirlo, gli disse: "Più tardi torna qui, i miei ti vogliono parlare."

"Hanno detto di sì?" gli chiese Austin.

"Ti vogliono parlare per accordarsi con te. Quindi sono praticamente sicuro che sarà un sì."

Austin mangiò di buon appetito. Finalmente la vita iniziava di nuovo a sorridergli. Ora guardava Corrado con occhi diversi e si accorse che il ragazzo era molto sensuale, aveva una virilità gentile. Era molto diverso da Quentin, sia fisicamente che come carattere.

Finito di mangiare, pagò, poi chiese al padre di Corrado a che ora doveva tornare. L'uomo gli disse che fra le tre e le quattro del pomeriggio andava bene. Austin attese che fossero le tre e trenta e scese di nuovo. Bussò alla porta chiusa dell'osteria. Arrivò ad aprirgli Corrado.

"Vieni, siamo tutti di là."

C'era la famiglia al completo, Mario il padre, Lucia la madre, la sorella maggiore Anna di ventidue anni, Corrado e il fratello minore Francesco, di diciassette anni.

"Così, Mister Austin, voi avete deciso di smettere di studiare." esordì il padre.

"Sì, Mister Renzulli: non mi interessa molto e mio padre, se non studio, non mi mantiene, devo perciò provvedere a me stesso."

"Giusto. E voi, accettereste di fare il cameriere qui da noi."

"Ne avrei piacere. Non ho mai fatto il cameriere, ma penso e spero di imparare in fretta."

"Siete una persona raffinata, per noi sarebbe buono avere un cameriere di bell'aspetto come voi. Quanto a imparare, non è poi così difficile. Però, fare il cameriere qui da noi non significa solo servire a tavola, ma anche aiutare a pulire e fare tutto quanto serve per mandare avanti l'osteria."

"Sì, capisco. Nessun problema. Le pulizie in casa, qui sopra, le ho sempre fatte da solo, per risparmiare."

Discussero ancora un po', fissarono gli orari e la paga settimanale, e infine conclusero l'accordo con una stretta di mano.

Poi Austin disse: "Mister Renzulli, dopo tutto sono più giovane di vostra figlia Anna e poco più vecchio di Corrado. Perché non mi date del tu e non mi chiamate per nome?"

"D'accordo. D'altronde sarebbe strano per gli altri clienti se dessi del voi a uno dei miei camerieri. Allora, prenderai servizio domattina, d'accordo?" rispose con un sorriso l'uomo.

"Anche questa sera, se occorre." offrì Austin.

"No, domattina, così cominci con una giornata piena, e è più semplice per fare i conti."

Corrado lo accompagnò alla porta: "Contento?"

"Certo. E lo sarò anche di più quando... verrai da me."

"Stanotte, dopo la chiusura... ma solo per pochi minuti."

"Solo?"

"Questa volta sì. Ma non c'è fretta, no?"

"Un po' ce n'è, ora che finalmente ce lo siamo detti." rispose Austin con un lieve sorriso accattivante.

"Sì, hai ragione... ora un po' ce n'è." confermò il bel ragazzo napoletano con occhi brillanti. "Ma non dovremo aspettare troppo, te lo prometto."

Quella sera, tardi, Corrado andò a bussare su da Austin. Quando questi gli aprì, con un ampio sorriso, e l'ebbe introdotto in casa, il ragazzo tolse da dietro la schiena la mano e gli offrì un fiore.

"Non ho trovato una rosa rossa come avrei voluto... non è più tempo di rose, purtroppo." gli disse porgendoglielo.

Austin odorò il fiore, poi vi depose un lieve bacio.

"Ehi, non vale... il bacio dovevi darlo a me, non al fiore!" gli disse Corrado tirandolo a sé.

Le loro labbra si incontrarono, si schiusero e le loro lingue pesero a giocare lievi e liete. Austin strinse di più a sé il ragazzo e gli premette contro la propria erezione, sentendo con piacere quella di Corrado.

Il ragazzo si staccò da lui e gli disse: "Ma ora è meglio che vado... o rischio di restare qui fino a domattina... e non posso. Mio padre mi verrebbe a cercare."


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