A Londra si trovarono un po' spersi. La città era troppo grande, giravano tutto il giorno chiedendo nei negozi, nei locali, nelle officine se c'era lavoro, ricevendo quasi inavariabilmente una risposta negativa.
Compravano un po' di cibo nei negozi, quello che costava meno, in modo di non finire troppo in fretta il poco denaro che avevano, dormivano su una panchina in un parco o, se pioveva, nella hall di una stazione, tenendo la valigia fra di loro perché non venisse rubata.
Ma nonostante tutto ciò, erano felici di stare assieme, anche se non potevano più fare l'amore, e non disperavano per il futuro.
A volte qualche lavoretto, come scaricare un camion, pulire un cortile, o cose del genere, fruttava loro qualche moneta. Altre volte uno di loro a turno aveva provato a chiedere l'elemosina, ma con poco successo: erano troppo giovani e ben messi per suscitare la pietà dei passanti e troppo vergognosi per essere insistenti.
Una volta, un giovanotto vestito con raffinata eleganza offrì a Corrado denaro in cambio di sesso, ma il ragazzo rifiutò. L'uomo insistette, gli offrì più soldi, ma senza successo.
I due amanti si rendevano conto che stavano, inevitabilmente, scendendo una china. Eppure continuavano a essere sereni, anzi lieti, perché erano ancora assieme. A volte, seduti da qualche parte mentre mangiavano una mela o un tocco di formaggio, ridevano e scherzavano fra di loro.
Una sera molto tardi, nascostisi fra i cespugli di un parco, riuscirono finalmente a fare l'amore e questo diede loro nuova serenità e nuova energia. Riemersero dai cespugli lieti e soddisfatti e andarono a sedere su una panchina.
"E dire che io sognavo di poterti un giorno offrire una bella casa, una bella vita!" gli disse Austin.
"Più bella di questa? Guarda che bei soffitti abbiamo, guarda che giardino vasto, che c'è di più bello di tutto questo?" rispose Corrado allegro, indicando prima il cielo, poi il parco attorno a loro.
"Sì, ma a volte dal tetto filtra la pioggia e il riscaldamento non sempre funziona." gli disse scherzoso Austin.
"Non si può aver tutto dalla vita. Ma io ho te, che è la cosa più importante di tutte. Dovremmo solo riuscire a fare l'amore un po' più spesso, penso."
"Se ci sorprende la polizia mentre facciamo l'amore, andiamo in galera... specialmente io che sto approfittando di un minorenne!"
"Solo per poco, amore mio, solo per poco, perché fra un paio di mesi approfitterai di un maggiorenne. Dimmi, che cosa mi reglalerai per il mio ventunesimo compleanno?"
"Non posso regalarti nulla, Corrado, perché tutto quanto avevo è già tuo a partire da me stesso."
"Quindi non hai più niente?" gli chiese il ragazzo fingendo stupore.
"No, niente."
"Ma allora mi sono messo con uno spiantato!" rise Corrado allegramente.
Austin si slacciò la camicia, sollevò fra le dita la preziosa catenina d'oro che gli aveva donato Quentin e, se pure esitante, mostrandola a Corrado, disse: "Ti regalerò questa..."
Corrado lo baciò, poi gli disse, commosso: "No, mio amore dolce, quella te l'ha data Quentin, non puoi disfartene, non voglio, non posso accettare un sacrificio così grande. E comunque, è già mia, dato che tu sei mio, come io sono tuo."
"Se non ti mettevi con me... ora saresti ancora a casa con i tuoi, e potresti avere una vita normale, decente."
"Se non ti mettevi con me, ora mi starei chiedendo se avrei avuto un giorno la fortuna di conoscere l'amore... e avrei una vita vuota."
"Avevi avuto altri, prima di me, mi avevi detto."
"Sì, ma solo compagni di... sesso, di divertimento, di piacere, senza niente altro che davvero valesse la pena d'essere vissuto. La prima volta che t'ho visto, ho pensato che mi sarebbe piaciuto farlo con te... ma pensavo soltanto che tu saresti stato il quarto dei miei compagni di scopata, e comunque non pensavo nemmeno che a te piacessero i ragazzi come a me."
"Quando m'hai conosciuto ero soltanto un mezzo alcolizzato. Sei tu che con la tua pazienza, la tua amicizia, mi hai tirato fuori dal pozzo in cui stavo cadendo. Non avresti potuto di sicuro desiderarmi, nello stato in cui ero."
"Eppure sì, ti ho desiderato dal primo momento, e mi dispiaceva vederti in quello stato, e vedere che ogni giorno ci sprofondavi di più. Forse il mio non era semplice altruismo... anche se pensavo che fra noi non ci potesse mai essere niente, sentivo che avevi bisogno di una mano e ho cercato di dartela. Perché mi sentivo attratto da te. Se tu fossi stato brutto, o vecchio, o odioso, probabilmente t'avrei lasciato cadere nel pozzo. Non era altruismo, quindi, il mio."
"Pensando che non ci fosse nulla da fare con me, sul piano sessuale, non l'hai fatto per te stesso, per ricavarne qualcosa, ma per me. Sei stato il mio... buon samaritano."
"E chissà che anche al buon samaritano sarebbe piaciuto poter scopare con quel poveraccio che ha aiutato?" gli chiese maliziosamente il ragazzo.
"E perché no? Comunque ha agito per altruismo, per solidarietà umana. La storia non dice se poi hanno scopato o no, perché questo non cambia il valore di quello che ha fatto per uno sconosciuto, per uno straniero."
"Ma dimmi tu! Due 'ricchioni' spiantati che discutono, in piena notte, seduti sulla panchina di un parco deserto, di Bibbia!" disse ridacchiando Corrado.
"Dimmi, Corrado, non senti nostalgia per Napoli? Io vi passai tre giorni con la mia famiglia. È una bella città."
"No, la ricordo appena. Quando i miei emigrarono qui in Inghilerra, io avevo sei anni. In un certo senso mi sento più inglese che italiano, ormai. E tanto più ora che sto con te, mi sento inglese. D'altra parte ottenemmo tutti la cittadinanza del Regno Unito cinque anni fa."
Sistemata la valigia fra di loro, vi si appoggiarono, chinandosi uno verso l'altro e poggiando la testa uno sulla spalla dell'altro, aspettando che giungesse il sonno.
La mattina seguente, ripresero i loro giri, nella speranza di trovare un qualche lavoro. Stavano passando davanti alla stazione di Charing Cross, quando furono attratti dal suono di una banda, circondata da un folto capannello di gente. Si avvicinarono incuriositi. La banda era composta da un gruppo di uomini e donne che indossavano un'uniforme dalla foggia militare, e una delle donne reggeva uno stendardo con su scritto "Esercito della Salvezza - Lode al Signore Nostro Gesù Salvatore".
Gradualmente si trovarono in prima fila. La musica era gradevole, constava di inni, marce, alcuni solamente suonati, altri cantati in coro, e questi ultimi tutti a soggetto religioso.
Uno degli uomini di quel folkloristico gruppo si avvicinò ai due ragazzi, studiandoli, guardandoli da capo a piedi.
"Non avete una casa né un lavoro, non è così, fratelli?" chiese loro.
Austin anuì: "Come l'avete capito, signore?"
"Mi chiamo fratello Burke. Se aveste casa e un lavoro, non andreste in giro con una valigia, e dato che dal vostro volto e dalle vostre mani capisco che non appartenete alle classi più umili, non sareste vestiti con abiti così... poco freschi, i vostri capelli sarebbero più curati, i volti rasati di fresco."
"Siamo a Londra da parecchi giorni, ma non siamo riusciti a trovare un lavoro, e non siamo in grado di pagarci un alloggio. Il poco denaro che avevamo sta finendo e preferiamo spenderlo per comprarci un po' di cibo." disse Corrado.
"La nostra missione è aiutare i poveri, i miseri, i diseredati e portarli a lodare il Signore Gesù. Non ci interessa il vostro passato, ma solo che facciate del vostro meglio per astenervi dal bere alcol o dal fumare, dal giocare d'azzardo, dal bestemmiare, assumere droghe o avere attività sessuali al di fuori del santo matrimonio... In cambio vi offriamo un luogo dove dormire e poter curare la vostra pulizia, pasti semplici ma regolari, e vi troviamo un lavoro, in modo che possiate al più presto divenire indipendenti e badare a voi stessi."
"Dite davvero, signore?" chiese Corrado stupito.
"Fratello Burke. Certo che dico davvero. Attendete che si termini la nostra missione qui, poi verrete con me, se accettate l'aiuto che il Signore Gesù vi offre per mezzo della nostra missione." I due annuirono, allora l'uomo tirò fuori dalla tasca un taccuino e una matita e chiese loro come si chiamassero. "Bene, fratel Renzulli, fratel Stephenson, abbiate solo pazienza per un poco."
Quando si fu allontanato, Corrado sussurrò all'orecchio dell'amante: "Ma ha detto niente sesso al di fuori del matrimonio. Avesse detto niente donne, potevo anche giurarlo, ma così..."
"Ma ha detto che dobbiamo solo fare del nostro meglio... E poi noi non facciamo sesso, ma l'amore, no?"
"Sì... ed essere di nuovo buttati sulla strada se scoprono che ci amiamo e che ce lo dimostriamo anche con... attività sessuali al di fuori del santo matrimonio!"
"E allora, dobbiamo rifiutare il loro aiuto?" chiese Austin.
"No... non dico questo... però mi pare di ingannarli, se di nascosto lo facciamo. Di essere ipocrita."
"Lo facevamo anche di nascosto dei tuoi, no?"
"Mica ci avevano chiesto di non farlo... E quando ce l'hanno chiesto... ce ne siamo andati."
"Secondo me... se per te è importante, forse ci possiamo anche provare a seguire le loro regole, almeno finché accettiamo il loro aiuto. Dopo tutto, per quanto ci sia costato, in tutti questi giorni l'abbiamo fatto una sola volta."
Finalmente, terminata la raccolta di denaro e distribuito il loro materiale propagandistico, fratel Burke li portò fino all'ostello dell'Esercito della Salvezza per i senza tetto. Erano due grandi stanze, ognuna con una stanza annessa per lavarsi, con docce e lavandini, una per gli uomini e una per le donne, fra cui anche alcune ragazze-madri con i loro piccoli. Poi vi era una cucina con una mensa comune.
La camerata per gli uomini aveva una ventina di letti allineati lungo le due pareti lunghe, o meglio pagliericci montati su pedane di legno, divisi da armadietti di legno chiusi da lucchetti che formavano come dei bassi separé. Alle due estremità vi erano grandi stufe di ghisa e due tavoli con alcune sedie. Un sorvegliante stava in un gabbiotto di legno con le pareti a vetri. Il tutto riceveva luce da tre lucernari e di notte da alcune lampade poste lungo il passaggio centrale.
Fratel Burke li affidò a fratel Chandler, il responsabile della camerata degli uomini.
"Siete parenti?" chiese l'ometto guardandoli con occhi acuti e vivaci.
"Cugini di secondo grado." rispose prontamente Austin.
"Allora nessun problema a dividere un letto per qualche settimana... Siamo un po' affollati, in questi giorni, e il nuovo dormitorio per gli uomini non è ancora pronto."
"No, certo, nessun problema. Sempre meglio che dormire su una panchina." rispose Austin.
"Stasera, quando tornano, dovrò spostare uno dei nostri ospiti nel letto di uno dei suoi conoscenti, così libero un letto per voi. Per ora potete lasciare la vostra valigia nel mio gabbiotto. Frattanto potete andare a lavarvi, radervi, mettervi in ordine. Ecco, venite, è qui. Dato che le docce sono in comune, dovete tenere le mutande indosso mentre vi lavate, non ammettiamo la nudità, qui da noi."
"E poi ci dobbiamo tenere le mutande bagnate sotto i calzoni?" chiese Corrado stupito.
"No, certo. Portatevi un paio di mutande pulite, poi, uno alla volta, andate dietro a quella tenda e vi cambiate. In questo scaffale con le ceste, ne usate una a testa per mettervi gli abiti che vi togliete ed eventualmente i ricambi. Lì ci sono le barre di sapone, e qui ci sono i teli per asciugarvi, che poi appendete a questo trespolo. Tutto chiaro?"
"Sì, grazie. E per cercarci un lavoro?" chiese Austin.
"Quando vi sarete ripuliti, vi porto da fratel Ilyffe. È lui che si occupa di cercare lavoro ai nostri ospiti. Avete un rasoio?"
"Sì, nella valigia. E anche qualche ricambio. Per gli abiti sporchi, come dobbiamo fare?" chiese Austin.
"Poi li portate a sorella Bumbridge, che provvederà a farli lavare e riparare se ve ne fosse bisogno. Abbiamo anche un guardaroba di abiti donati dai nostri benefattori, se vi abbisogna qualche abito."
"Io un po' ne ho, ma lui ha solo quelli che indossa. Per ora può cambiarsi usando i miei, ma gli staranno un po' stretti e un po' lunghi." disse Austin.
"Allora andiamo subito da sorella Bumbridge, in modo che lui abbia almeno un ricambio." disse fratel Chandler.
Quando furono entrambi ripuliti, fratel Chandler li portò nell'ufficio di fratel Ilyffe, che chiese loro che cosa sapessero fare.
"Per ora non ho nulla di veramente adatto a voi... però ho qui la richiesta per tre manovali per la demolizione di alcune vecchie case... Non è un lavoro fisso, ma nel frattempo chi sa che si possa trovare qualcosa più adatto a voi due... Domattina presentatevi a questo indirizzo con questo foglio, e vi metteranno al lavoro."
"Quello che guadagniamo... dobbiamo darlo a voi?" chiese Corrado.
"No, è vostro. Se avete intenzione di versarne una parte per permetterci di aiutare altri più sfortunati di voi, la potete mettere nella bussola che è all'ingresso. Ma non è un obbligo."
La sera fatti gli spostamenti, fu loro assegnato il pagliericcio e data la chiave dell'armadietto in cui riporre le poche cose che avevano. Sistematisi, restando con i soli indumenti intimi indosso, si stesero sul pagliericcio e si coprirono con la copertella.
"Qui, comunque, non si può fare niente... è come essere in pubblico..." sussurrò Corrado. "E dormire così vicino senza poter fare niente... sarà dura."
"Magari, se più tardi spengono le lampade... senza fare rumore... possiamo fare qualcosa." suggerì in un bisbiglio Austin.
"Ma non avevi detto che dovevamo fare uno sforzo per..."
"Sì. Ma non pensavo che ci mettevano a dormire nello stesso letto. Magari solo qualche carezza, un bacio..." propose Austin.
"E chi ci ferma, poi? Mah... vedremo."
Stavano entrambi supini, solo le loro braccia e le loro gambe si toccavano, ma quel semplice contatto fu sufficiente per provocare a entrambi una immediata erezione. Gradualmente scese il silenzio nella vasta camerata, rotto solo da qualche colpo di tosse, e dal fruscio di corpi che si giravano sui pagliericci. Dal passaggio centrale fra le due file di letti penetrava nel separé senza chiusure il lieve chiarore delle lampade.
Poi fratel Chandler passò a spegnere le lampade, lasciandone accesa solamente una accanto alla porta, e si ritirò nel suo gabbiotto per dormire.
Austin e Corrado s'erano girati entrambi sul fianco sinistro, e stavano scivolando nel sonno, quando Austin sentì l'erezione dell'amato premergli contro il sedere. Allora pian piano si fece scivolare giù sulle anche le proprie mutande, infilò una mano in dietro a frugare nell'apertura di quelle di Corrado e ne estrasse il bel membro duro. Spinse il bacino conro il pube dell'altro.
Corrado fremette, e sfregò la sua erezione nel solco fra le natiche di Austin, inserendovisi a poco a poco, finché la punta fremente poggiò sulla palpitante rosetta di carne. Allora spinse in avanti, mentre Austin assecondava la gradevole spinta premendosi indietro. E finalmente Corrado fu completamente infisso nel suo amato. Allora iniziarono a muoversi all'unisono, senza fare il minimo rumore, in ampi ondeggiamenti in direzioni opposte e con calma, in modo di poter godere la loro segreta unione.
Austin sentiva il caldo respiro di Corrado sulla sua nuca, le sue mani sul petto e sul ventre e il caldo e forte palo scivolare in lui in un piacevolissimo va e vieni...