GLI EMIGRANTI | CAPITOLO 5 DA RANCHERO A TAVERNIERE |
Più Alceo e Pablo si trovavano e stavano assieme, più si accorgevano di stare bene e di voler stare assieme anche di più. Quando Alceo andava con le mandrie nella pampa, aveva dovuto smettere di avere sesso con Paquito che era stato assunto come ranchero: non potevano far vedere agli altri che si appartavano assieme. Perciò Alceo ora andava con gli altri muchachos, indifferentemente con uno o con l'altro. Quello che aveva preso il posto di Paquito era un giovane indio di sedici anni che, anche se non proprio volentieri, lo prendeva senza troppi problemi nel suo culetto, ma a cui piaceva molto succhiarlo e lo sapeva fare bene, a differenza degli altri due. Ma ogni volta Alceo non vedeva l'ora di tornare alla hacienda con le mandrie per poter andare in città e vedersi con Pablo e fare sesso con lui. Passarono così quasi due anni. Un giorno Pablo gli disse: "Alceo, hai un po' di soldi da parte tu, vero?" "Sì, perché?" "Ne ho anche io. Forse fra tutti e due gliela facciamo." "A fare che?" "Un cliente che c'è in questi giorni in albergo ha un piccolo ristorante a Buenos Aires e lo vuole vendere. Pare che renda bene, è vicino al porto. A me piacerebbe avere un ristorante mio, e se tu mi dai una mano e ci lavori con me, almeno possiamo stare assieme, no? Che ne dici?" "Sei sicuro che sia un buon affare?" "Quell'uomo è un amico del padrone dell'albergo, che dice che è un uomo molto onesto e che il prezzo è buono. Quell'uomo è vecchio, ormai, è vedovo, i figli hanno buoni lavori che non vogliono lasciare, perciò nessuno vuole il ristorante. Ma lui si vuole ritirare dagli affari e godersi la vecchiaia." Ne discussero, videro che fra tutti e due e con l'aiuto di Violeta potevano riuscire a pagare quanto l'uomo chiedeva, allora decisero di andare a Buenos Aires a vedere. Il ristorante aveva una trentina di posti, era modesto ma gradevole, e videro che era pieno di clienti. L'uomo lo dirigeva, c'era un cuoco e due camerieri, José, sposato, di trentasei anni, e Joselito, scapolo, di ventitré anni: in quattro lo mandavano avanti senza problemi. "Tu ti occupi dei conti e dell'amministrazione, io della cucina e teniamo i due camerieri... che ne dici?" gli disse Pablo, entusiasta. Alceo prima volle anche vedere il libro di cassa del proprietario, per rendersi conto delle entrate e uscite. Infine decise che valeva la pena di provare. Quindi comprarono il piccolo ristorante e, almeno all'inizio e per risparmiare, decisero di dormire lì dentro, adattando uno stanzino con un semplice letto. Si licenziarono tutti e due e si trasferirono a Buenos Aires. Il vecchio proprietario, come d'accordo, per un certo tempo li affiancò per avviare la loro gestione del ristorante. La clientela era mista, da viaggiatori di commercio a marinai, da qualche raro turista a impiegati che lavoravano negli uffici dei dintorni. Un buon terzo della gente che mangiava da loro era composto da clienti fissi, il che garantiva un minimo di introiti sicuri. I due camerieri erano discreti, conoscevano abbastanza bene il loro mestiere. Alceo avrebbe solo voluto che fossero un po' più raffinati, ma per il momento si accontentò e li tenne. Pablo in cucina se la cavava ottimamente, da solo doveva un po' correre, ma sapeva organizzarsi bene. Quando a notte, stanchi, chiudevano il ristorante e potevano finalmente mettersi a letto, non facevano l'amore. Si addormentavano quasi subito. Ma la mattina, prima che Pablo andasse a fare le provviste e Alceo si occupasse di pulire il ristorante, avevano sempre il tempo di fare l'amore, con la consueta allegria e piacere. Alceo apprezzava molto il nuovo lavoro, soprattutto perché molto più pulito, e poi anche perché gli permetteva di avere una vita sociale "normale", nella capitale, dove vivevano anche non pochi immigrati italiani. Ma soprattutto perché gli permetteva di vivere tranquillamente la sua relazione con il simpatico e bel Pablo. A volte si interrogava sulla sua relazione. Da una parte gli pareva evidente che né lui era innamorato di Pablo né questi lo era di lui. Anche se capitava piuttosto di rado, sia Pablo che lui avevano qualche avventuretta al di fuori della loro relazione. Comunque stavano molto bene assieme, sia su un piano di amicizia che su quello sessuale che, non ultimo, quello di lavoro. Poiché gli affari andavano piuttosto bene, decisero di assumere un aiuto cuoco, un ragazzo di ventidue anni, che aveva già lavorato per quattro anni come aiuto cuoco in un albergo di Bahia Blanca, figlio di italiani ma nato in Argentina, di nome Italo Celli. Alceo s'era reso conto che Pablo stava facendo il filo a Italo, e secondo lui il ragazzo non era alieno dall'accettare le avance del suo capo, e osservava divertito l'evoluzione delle cose. Pur non avendo le loro avventure di nascosto dell'altro, Alceo e Pablo, per una specie di istintivo pudore, non ne parlavano fra di loro. Al massimo facevano qualche sobrio accenno. Italo, pur essendo tutt'altro che brutto, a parere di Alceo non era attraente. Ne aveva una volta discusso con Pablo, come a volte facevano, paragonando i loro gusti quando uno dei due vedeva qualcuno che gli pareva attraente. Pablo gli aveva detto: "Fisicamente, pare un torello." "Sì, un po tozzo... E non è molto espressivo." aveva ribattuto Alceo. "Le acque chete, a volte, nascondono vortici, non lo sai? Quando non lavora pare indolente, ma quando in cucina c'è da fare è lesto, efficiente, preciso. Dove lavorava prima facevano cucina italiana, stiamo ampliando il nostro menù." "Sì, e pare che ai clienti piacciano i nuovi piatti. Quello che mi piace poco in lui è che dà sempre ragione a quello con cui parla... pare che non abbia una personalità. Ma questo non toglie niente alla sua bravura in cucina." "È solo timido... e prudente. Sì, d'accordo, con lui non si fanno le belle discussioni che posso avere con te. Diciamo che ha un'intelligenza non particolarmente vivace, ma non è stupido." "No, d'accordo, stupido no. Ma manca di... curiosità. E anche di senso dell'umorismo, al contrario di te. Non è un musone, ma neanche un tipo allegro. È... piatto, per così dire." "Non tanto piatto, almeno per quanto si può intuire che ha sotto la patta." notò ridacchiando Pablo. "Col gembiulone, non si nota niente." rise in risposta Alceo. "Fisicamente mi pare più interessante il nostro Joselito." "Sì... ma quello ha occhi solo per le ragazze. E se non mi sbaglio sta già programmando le nozze, no? Italo non ha mai parlato di ragazze, invece." "Magari è uno che parla poco e che fa molto. Non ne sappiamo niente della sua vita privata." disse Alceo. "Magari ha dovuto lasciare Bahia Blanca perché aveva messo incinta una ragazza." "E che ne sappiamo che non sia, invece, perché insidiava i ragazzetti?" rise Pablo. "Ma anche in questo caso io avrei poche speranze: non sono più un ragazzetto!" Ma non fu con Italo che Pablo ebbe un'avventura. Uno dei clienti che spesso frequentavano il loro ristorante era Peter Bennett, uno statunitense della Florida, che aveva una ditta di import export e commerciava soprattutto con l'Argentina, sì che spesso si recava a Buenos Aires. Pur non essendo il ristorantino di Alceo e Pablo né fra i più famosi né fra i più lussuosi, il ricco americano aveva preso a frequentarlo, ogni volta che si fermava a Buenos Aires, perché era sito in una posizione centrale rispetto a dove svolgeva i propri affari, e perché il cibo era buono. Alceo s'era accorto che fra Peter e Pablo era iniziato qalcosa ma, come le altre volte, non ci aveva fatto troppo caso né dato alcun peso. Era solo un po' stupito perché Peter aveva il doppio dell'età di Pablo, e non gli era mai sembrato che Pablo fosse attratto da gente molto più vecchia di lui. Inoltre Peter, pur essendo un uomo gradevole sia come aspetto che come personalità, e anche elegante, non gli sembrava davvero il tipo che potesse interessare Pablo, di cui conosceva bene i gusti sul piano sessuale. Ma, come al solito, raramente parlavano delle loro avventure, ed entrambi si acontentavano di sapere quanto il partner eventualmente aveva voglia di dire, senza mai fare domande. Alceo non notò che Pablo, pur senza nascondere che si vedeva con Peter, ne parlava meno di quello che aveva fatto di altri suoi occasionali compagni di "divertimento". Fu perciò una vera sorpresa quando un giorno, mentre stavano affilando gli stuzzicadenti per il ristorante, Pablo gli disse che "doveva" parlargli di Peter. "Alceo, Peter mi ha proposto di andare via con lui, negli Stati Uniti... Vuole che io diventi il suo boyfriend." "Ah! E a te interessa?" gli chiese Alceo. "Beh, sai... non è come te, a letto, ma non è male... e mi offre una vita... nel lusso. È pieno di soldi..." "Capisco. Hai deciso di accettare la sua proposta?" "Beh... sì, ma prima volevo parlarne con te. Da una parte mi dispiace lasciarti, però... Italo è in grado di mandare avanti la cucina, specialmente se gli trovi un aiuto." "Se hai deciso... che vuoi che ti dica? Dopo tutto mica siamo sposati, no? Né siamo innamorati, perciò... L'unico problema è che, come sai, io non sono in grado di pagarti la metà del nostro ristorante, non subito, per lo meno. Potrei mandarti i soldi un po' per volta, se a te va bene." "Non c'è nessun problema, per quello. La vita che Peter mi offre non mi farà mancare niente, anzi... starò anche meglio di adesso, finanziariamente. Perciò avevo pensato di regalarti la mia parte, così il ristorante diventa tutto tuo." "Ma... hai pensato bene a questo? E se presto o lui si stanca di te o tu di lui... rischi di restare col culo a terra." "Mi ha detto che mi mette in banca una bella somma, proprio per garantirmi di non restare col culo a terra. E comunque non credo che succederà. Come con te, non è che ci sia amore fra lui e me, ma ci piace stare assieme." "Che vuoi che ti dica?" ripeté Alceo. "Se pensi di fare bene... fallo. Quando pensi di andare via?" "Lui rientra negli Usa la settimana prossima. Avrei giusto il tempo di fare i documenti per espatriare. Ufficialmente lui mi assume come impiegato nella sua ditta, perciò non avrò nessun problema per il visto d'ingresso. Prima di andare via, vorrei solo passare a salutare Violeta." "Beh, auguri, allora, Pablo. Un po' mi dispiace perderti, stavo molto bene con te. Se passi per Buenos Aires, mi verrai a salutare?" "Certo che verrò a vederti, se ti fa piacere. Avevo paura che la prendessi male, Alceo... Sei davvero un amico, lasciatelo dire." Così Pablo, dopo aver fatto i documenti per lasciare la sua parte ad Alceo e quelli per l'espatrio, passò a salutare la sorella e se ne andò con il ricco americano. Alceo sentì la mancanza di Pablo. Ora che non c'era più, capì quanto era stata importante per lui la convivenza con il bel ragazzo. Oltre che per il buon sesso e per la sua allegria, soprattutto perché era stato un buon amico. Sul piano sessuale Alceo semplicemente dette maggiore spazio alle sue avventure. In particolare, c'era un giovane impiegato della Camera di Commercio con cui si vedeva abbastanza spesso. Si chiamava Ramiro López e aveva ventisei anni. Si erano conosciuti alla Camera di Commercio, dove a volte Alceo doveva andare per le pratiche del ristorante, e a poco a poco avevano capito di essere reciprocamente attratti. Era stato Alceo a fare le prime, prudenti, avance. L'aveva invitato ad andare a mangiare nel suo ristorante "per ringraziarlo della sua gentilezza"... Poi s'erano visti un paio di volte per passeggiare e chiacchierare, sondandosi reciprocamente. Non era facile né opportuno "svelarsi" tanto facilmente, poiché gli omosessuali erano fortemente disprezzati, discriminati, emarginati e anche perseguitati dalla società che li considerava addirittura "nemici della patria". La chiesa considerava l'omosessualità un "peccato nefando, di cui non si può neppure parlare". Gli scienziati positivisti la definivano "una grave malattia inguaribile". La legge aveva decretato che era un "delitto contro la società civile". Ma finalmente i due capirono di potersi fidare l'uno dell'altro e si aprirono manifestandosi il reciproco desiderio, la mutua attrazione. La prima volta che fecero l'amore, nel modesto ma dignitoso appartamento di Ramiro, questi, dopo un'iniziale ritrosia e pudore, si scatenò letteralmente: "Ah... sono due anni che non lo faccio più con nessuno!" disse, il volto arrossato per il piacere, "Che non potevo fottere che la mia mano sognando qualcuno come te!" Alceo, a cui non piaceva il sesso consumato in fretta, faticava a far sì che il compagno non giungesse subito all'orgasmo. D'altra parte ne capiva la "fretta" il senso di urgenza. Quando Ramiro, sospintegli le gambe contro il petto, gli si addossò premendogli nella calda fessura fra le natiche il suo paletto duro, si rilassò per accoglierlo. L'altro gli affondò dentro con una serie di rapide e vigorose spinte e prese a fotterlo con vigore. Il suo viso era lievemente rovesciato in dietro, gli occhi chiusi, la bocca semiaperta, e a ogni spinta emetteva un lieve gemito di piacere. Dopo pochi colpi disordinati, venne con un lungo e basso mugolio strozzato, tremando tutto per l'intensità del piacere. Poi Ramiro si sfilò da lui, si stese al suo fianco e a sua volta si tirò le gambe contro il petto. "Dai... dai, fottimi!" lo incitò, gli occhi lucidi di libidine. Alceo lo accontentò, ma al contrario del giovane compagno, lo prese con calma, continuando a lungo a muoverglisi dentro e stimolandone il corpo con opportune carezze e con sfregamenti sulle zone erogene. Presto il membro di Ramiro, che aveva preso ad ammorbidirsi, tornò a ergersi, duro e palpitante. Quando finalmente anche Alceo si lasciò andare all'orgasmo, quasi contemporaneamente Ramiro venne per la seconda volta, fra i loro ventri. Si rilassarono, fianco a fianco. "Non sono stato granché, vero?" gli chiese Ramiro. "Avevi solo un po' troppo... fretta. Ma ti capisco, dopo due anni... Sono sicuro che le prossime volte andrà meglio." "Mi fa piacere che dici 'le prossime volte'. Significa che non ti ho deluso troppo." "Non mi hai detto quando hai capito di essere omosessuale..." gli chiese Alceo. "Capito? Credo da sempre, sicuramente da quando ho raggiunto la pubertà. Però la prima volta che l'ho potuto fare con un altro, avevo venti anni. Ero invitato al pranzo di nozze di una cugina, e pensavo già che sarebbe stata una rottura; non ho mai amato quelle enormi riunioni di famiglia. Ma a tavola mi trovai di fronte un ragazzo incredibile, della mia età, di nome Luis, un parente dello sposo. "Aveva un viso d'angelo, incorniciato da bei capelli fra il castano chiaro e il biondo, e due bellissimi occhi color nocciola con uno sguardo così profondo e intenso da togliere quasi il respiro. Durante il pranzo io parlavo coi miei vicini, ma continuavo a lanciare occhiate fugaci a Luis, poi sempre più lunghi, finché i nostri sguardi si incontrarono ed entrambi li distogliemmo rapidamente. Ma dopo un po' lo guardai di nuovo e trovai quegli occhi fissi su di me. "Cominciammo un lieve gioco di sguardi, e io credetti di leggere un messaggio nei suoi, e cercai di inviargli un messaggio. Più tardi, terminato l'abbondante e lungo pranzo, mentre qualcuno iniziava a suonare e altri a ballare, io andai a cercare un gabinetto. Quando stavo per entrarvi, si aprì la porta e ne uscì lui. Ci scambiammo un sorriso imbarazzato, poi una sua mano toccò la mia... e nei nostri occhi ardeva il desiderio. "Lui semplicemente mi chiese: dove? Io conoscevo la casa di mia cugina. Vieni, gli risposi e, tenendoci per mano, lo portai su per le scale fino alla soffitta. Appena chiusa la porta dietro di noi, fummo uno fra le braccia dell'altro e ci baciammo. La cosa che ha dell'incredibile è che anche per lui, proprio come per me, era la prima volta. Eppure ci si era capiti, senza dubbi! "C'era un vecchio materasso, ci spogliammo l'un l'altro e ci andammo sopra... per esplorarci, per sperimentare, per dare finalmente corpo ai nostri desideri. Ci scusammo a vicenda, confessandoci che non l'avevamo ancora mai fatto con un uomo. Eppure già quella prima volta facemmo di tutto, dal succhiarcelo l'un l'altro, al penetrarci a turno, anche se questa seconda cosa fu più problematica per tutti e due. Ma dopo alcuni tentavi ci riuscimmo e scoprimmo che, nonostante lo sconforto iniziale, ci piaceva. "Così cominciò la nostra storia. Quando scendemmo di nuovo mescolandoci agli altri ospiti, ci sentivamo tutti e due ubriachi. Ubriachi e felici. Ci demmo appuntamento per il giorno dopo... ci vedemmo spesso e imparamo a fare bene l'amore. Riuscimmo a vederci, tenendo nascosta la nostra relazione, per poco più di due anni. Poi lui si sposò e si trasferì a Corrientes, e perciò la nostra storia finì." "E dopo di lui?" "Per un po' niente... Poi scoprii che non era troppo difficile trovare qualche marinaio giù al porto, specialmente fra i marinai stranieri. Non che fosse neppure facile, comunque. Perciò mi sono potuto togliere qualche sfizio. Poi, però, circa due anni fa hanno chiuso la zona del porto e vi hanno messo parecchie pattuglie di Guardia Nacional a fare la ronda. Perciò non ho potuto più rischiare di andare là."
"Hola, Alceo! Come stai?" gli chiese il ragazzo, ormai un giovanotto, con un ampio sorriso. "Molto bene, e tu? Sempre alla hacienda di Hernando González?" "Sì, certo. Sono venuto solo per fare una commissione al padrone." "E... ti sei fatto un ragazzo, o ti accontenti sempre dei muchachos?" gli chiese Alceo. "Mi sono fatto un uomo, anche se a volte mi godo qualche muchacho." "Davvero? Lo conosco?" "Certo che lo conosci... è il nostro capo." "Pepe? Ma non è sposato? Non credevo che..." "Sì, è sposato, però ci si è messi assieme, anche se non è per niente facile fare in modo che nessuno sospetti di noi due. E tu, piuttosto? Stai sempre con Pablo?" "No, mi ha lasciato, è andato negli Stati Uniti con un riccone che lo mantiene. Adesso ho un amico con cui a volte ci si vede." "Ho poco tempo, Alceo, però... mi piacerebbe poterlo fare ancora una volta con te." gli disse Paquito con un sorrisetto allettante. Alceo annuì sorridendo: il ragazzo gli piaceva e anche come faceva l'amore. Perciò se lo portò nel nuovo appartamentino che aveva trovato quasi di fronte al ristorante e fecero l'amore ancora una volta, con calma, abbastanza a lungo. "Com'è Pepe? Fa bene l'amore?" gli chiese Alceo mentre si rivestivano. "Sì. È molto virile ma anche tenero, quando scopiamo. È molto diverso, a quattr'occhi, da come è con noi come capo. A lui sono sempre piaciuti i ragazzi, ma sai com'è, ha sempre dovuto tenerlo nascosto e si è dovuto sposare. In un certo senso è anche affezionato alla moglie, e vuole bene ai figli, si capisce." "Ma non potrete mai vivere assieme." "Purtroppo no. E anche quando siamo nella pampa, non ci è facile appartarci, io e lui. Riuscimo a scopare poche volte, e sempre facendo molta attenzione. Non è una vita facile, la nostra. Se non fosse sposato, potremmo fare come avevate fatto tu con Pablo, andarcene assieme da qualche altra parte, ma così... Dobbiamo accontentarci del poco che possiamo avere. Non è affatto facile la vita per noi maricon!" Alceo pensò che, dopo tutto, lui era stato fortunato... almeno rispetto ad altri. Si chiese però, con una certa inquietudine, che cosa gli avrebbe riservato la vita. Poi si disse che era inutile fasciarsi la testa prima di essersela rotta. Tanto valeva vivere alla giornata, almeno per quanto riguardava la sua vita sessuale.
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