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una storia originale di Andrej Koymasky


STORIE DI PROVINCIA CAPITOLO 11
REDNECK CLUB

Nick Sheldon, il proprietario del Golden Pine Resort & Golf Course, l'unico albergo di Benton, e Jordan Morris, suo genero, vivevano ormai insieme da sei anni in piena armonia.

Nick a fine ottobre del 1997, doveva andare a San Francisco per concludere un importante contratto.

"Jordan, tu non sei mai stato a San Francisco, vero?"

"No, mai."

"Non ti piacerebbe visitare la... capitale gay degli States?"

"Sì... ma se vengo con te, qui in albergo..."

"Stephanie e Yukiko se la caveranno ottimamente anche senza di noi, per qualche giorno. Mi farebbe molto piacere se venissi anche tu... E almeno saresti sicuro che non ti metterei un cornetto." scherzò l'uomo.

Jordan sorrise: "So che non me lo metteresti. Comunque... se davvero ci tieni..."

Così Nick fece le necessarie prenotazioni, andarono in auto fino all'aeroporto e volarono fino a San Francisco. Nel tempo libero dagli affari, girarono in largo e lungo la bella città, soprattutto la zona di Castro Street. A Nick piaceva vedere l'espressione stupita del suo Jordan. Entrarono in molti negozi di souvenirs, di abbigliamento, facendo mille piccoli acquisti, pensando anche a comprare regali per Yukiko e Stephanie. Jordan era felice di poter girare per le vie stando semiabbracciato al suo uomo, senza che nessuno mostrasse la minima sorpresa, senza che nessuno si scandalizzasse.

L'ultima sera, decisero di andare di nuovo in un bar gay, questa volta al Midnight Sun. Sedettero a un tavolinetto, osservando la scena. Stavano sorseggiando una birra e chiacchierando quietamente, E Nick stava spiegando a Jordan, che non l'aveva mai sentita prima, che la sigla gltb signofoca "gay-lesbiche-trans-bisessuali" quando questi richiamò l'attenzione di Nick.

"Ehi, guarda chi sta entrando... quello è Jeff Flanagan, il direttore della banca di Benton."

"Sì... è proprio lui..." disse guardando. Notò che l'uomo aveva il braccio attorno alla vita di un ragazzo di origini asiatiche, e che si scambiavano un bacetto, parlando fitto e ridacchiando. "Non avrei mai immaginato che... anche lui..." mormorò Nick.

Proprio in quel momento Jeff si guardò attorno, e vide Nick e Jordan. Per un attimo sembrò irrigidirsi, il suo sorriso si spense, poi, guidando il giovane asiatico verso il loro tavolo, andò a salutarli.

"Nick... Jordan... È una vera sorpresa... Come mai anche voi qui?"

"Curiosità... turismo, diciamo." Nick disse, e, per togliere dall'imbarazzo Jeff, aggiunse: "Il mio ragazzo, Jordan, non aveva mai visitato San Francisco, così..."

Jeff si rilassò: "Tu e... Jordan? Ma non è... lo sposo di tua figlia?"

"Accomodatevi... Sì, certo, e mia moglie Yukiko è la ragazza di Stephanie: abbiamo trovato un comodo sistema per vivere le nostre vite senza problemi."

"Questa, poi!" esclamò Jeff, sorpreso. Poi aggiunse; "Beati voi... comunque."

"Non ci presenti il tuo boyfriend?" chiese Nick guardando il grazioso ragazzo asiatico.

"Lui è Richard Matzuhira... non è esattamente il mio boyfriend... L'ho conosciuto un paio di anni fa e quando vengo a San Francisco..."

Fatte le presentazioni, Nick gli chiese: "Non hai un boyfriend, Jeff?"

"Sì... è a Benton... è Ray Hoffmann, il capo della sicurezza della nostra filiale della Wells & Fargo... Ray sa che... quando siamo lontani per un po'... io mi concedo qualche... distrazione."

"E non è geloso?" gli chiese Jordan, un po' stupito.

"No... non lo è. Quant'è che state assieme, voi due?"

"Giusto sei anni. E tu e Ray?"

"Dal 1990, sette anni, cioè. Davvero, non avrei mai pensato che voi due..." ripeté Jeff, scuotendo il capo, quasi incredulo.

"Beh... né noi si era mai sospettato che tu e Ray foste assieme. Chissà quanti, a Benton... tutti di nascosto dagli altri..."

"Con la mentalità che regna da noi... Sai cosa è successo al povero Dan, tre anni fa, no?"

"Chi, Dan Eisenberg?"

"Lui, sì... ci aveva provato con un ragazzo di diciassette anni al Mall... L'hanno caricato di botte, denunciato... Corruzione di minore... e Dan aveva solo due anni più dell'altro... Così, oltre le botte, s'è pure fatto il carcere."

"Già, ora ricordo. Sai che fine ha fatto? Non l'ho più visto in città..." chiese Nick.

"E come poteva tornarci, quando è uscito di galera, con tutti che l'avrebbero segnato a dito? No, non ho idea dove sia adesso, povero Dan."

"Ma non è giusto..." interloquì Richard.

"Non è giusto, no... ma sai com'è, in un piccolo centro di contadini e allevatori, di 'redneck'... E dovevi sentire le prediche, nelle chiese delle varie confessioni, dopo il fatto! Sodoma e Gomorra e il fuoco divino... Dio odia i froci..." gli disse Jeff.

"Eppure, su quasi 40.000 abitanti quanti siamo, dovremmo essere almeno un migliaio di gay, considerando solo gli adulti... che devono vivere la loro sessualità in segreto. Se ci si conoscesse, se ci si aiutasse e sostenesse a vicenda..." disse Jordan, pensieroso.

"Un'associazione gay?" chiese Richard.

"Non potrebbe mai esistere, a Benton." disse Jeff. "Non alla luce del sole. Avremmo tutti contro e ci renderebbero la vita impossibile."

"E se... se invece faceste un'associazione, un club... non alla luce del sole?" suggerì Richard.

"Un'associazione segreta? Una specie di... massoneria gay?" chiese con un sorriso Nick.

"E perché no?" disse Jordan.

"Ma se è segreta, come fanno a farne parte i gay della nostra città... che vivono la loro sessualità in segreto?" chiese Jeff.

"Noi quattro ci si è trovati, per caso... magari conosciamo altri e gli altri... per passaparola..." disse Jordan cominciando a entusiasmarsi all'idea, "E poi, mica solo gay e lesbiche, ma anche bisessuali o etero di mentalità aperta..."

"Ma tu e io, a parte Stephanie e Yukiko, e ora Jeff e Ray chi altri conosciamo? Nessuno."

"Tu, Jeff?" gli chiese Jordan, per nulla smontato dalle obiezioni di Nick.

"A parte Ray... mio nipote Joel Sanders e Daniel Bowens, che però sono dovuti fuggire da Benton, per stare assieme. E non so nemmeno dove sono andati, se stanno bene, se sono felici... In passato l'ho fatto con qualche ragazzo... ma credo che la maggior parte ci stessero a farlo con me solo per la naturale curiosità dei teenagers, credo che siano tutti etero, in realtà. Comunque sono tutti sposati, e dopo tanti anni... non posso certamente andare da loro a chiedere se... se sono gay o bisex o che." disse Jeff.

Discussero tutti e quattro. L'entusiasmo di Jordan e i suggerimenti di Richard gradualmente convinsero i due uomini che forse si poteva tentare di fare qualcosa.

"Una società di mutua assistenza, un posto dove ci si può rilassare, stare assieme, confidarsi, chiedere consiglio... Potrebbe avere sede nel nostro albergo, non credi Nick?"

"Sì... certo... resta la difficoltà di trovare nuovi soci, pur mantenendo tutto segreto." disse Nick, convinto per metà.

"Ma se riusciamo... pensa, potremmo anche decidere di votare qualcuno di noi o nostri simpatizzanti al City Council, e magari anche avere un nostro sceriffo, che saprebbe chiudere un occhio se vedesse qualcosa... e..." disse con crescente entusiasmo Jordan.

A Nick piaceva l'entusiasmo del suo ragazzo, perciò assentì più per farlo contento che per vera convinzione.

"E quando siamo abbastanza forti, numerosi, si potrebbe anche uscire alla luce del sole, specialmente se fra i membri ci sono anche etero, genitori di gay..." continuò Jordan, gli occhi brillanti per l'eccitazione.

"Potete appoggiarvi alle associazioni gltb o dei genitori di gay, che hanno pubblicato ottimo materiale..." suggerì Richard.

"Sì, e farci una biblioteca di romanzi e saggi gay per i soci... e una collezione di film a tematica gay... e..." Jordan era completamente partito. "E tu, Richard, saresti disposto a darci una mano qui da San Francisco, se abbiamo bisogno di ordinare materiale?"

"Certo, lo farei molto volentieri..."

Così, in quel bar di San Francisco, fu concepito il "Benton Redneck Club"...

All'inizio pareva che dovesse rimanere confinato a sei soci: Nick e Jordan, Jeff e Roy, Stephanie e Yukiko; le due ragazze avevano appoggiato subito l'idea.

Ray, un giorno, mentre erano a tavola assieme tutti e sei, come avevano preso l'abitudine di fare una volta alla settimana, disse: "Secondo me, il dottor Todd è dei nostri..."

"Dici? E chi sarebbe il suo boyfriend?" chiese Nick.

"Mah... non sono sicuro, però... Andy Callaghan, forse."

"Cosa te lo fa pensare?" gli chiese Jeff.

"Ultimamente non li vedo più molto spesso assieme, però mi sembrano... più che amici. Niente di concreto, si capisce... solo una sensazione."

"E come si fa a... sincerarsene? Mica possiamo andare a chiederglielo, no?" obiettò Nick.

"Io avrei un'idea..." disse Jordan. "Un medico deve tenere il segreto sui problemi dei suoi pazienti, no?"

"Sì, e allora?"

"Se io andassi al suo ambulatorio... e gli dicesi che temo di essere gay... e di curarmi... magari..." propose Jordan.

"Sì, potrebbe funzionare," disse Stephanie, "... anche se non è detto che ti dica: non preoccuparti, sono gay io pure..."

"Però potrebbe dirlo, invece..." osservò Yukiko. "E comunque Jordan non rischierebbe niente, no?"

Così Jordan chiese appuntamento all'ambulatorio del dottor James Todd. Quando entrò, sedette e, fingendo imbarazzo, espose il proprio problema.

"Che cosa le fa credere che lei potrebbe essere gay?" chiese il dottore con aria professionale. "Ha problemi con sua moglie?"

"Non proprio... però sempre più spesso mi... mi eccito nel vedere... qualche bel ragazzo. E nelle mie fantasie..."

"Si eccita, cioè le viene un'erezione?"

"Sì, esatto."

"Beh... lei potrebbe essere bisessuale. È molto più comune di quanto si creda e si dica."

"E si può... guarire?"

"Non è una malattia, mister Morris, né fisiologica né psicologica. È semplicemente una delle tante possibili e normali forme di sessualità dell'uomo, anzi, del regno animale."

"Ne è sicuro, dottore? Allora, se è normale, perché c'è tanto disprezzo per gli omosessuali?"

"Perché viviamo in una società di mentalità gretta, arretrata, e la maggioranza delle chiese insegna che è un male, un peccato grave. E a mio avviso, anche perché in ognuno di noi esiste una componente omosessuale e molti ne sono spaventati, perciò, quasi per reprimere quanto temono di essere, si scagliano contro quelli che lo sono."

"Ma se è così normale come lei dice, perché non c'è nessuno qui a Benton che..."

"Chi lo è deve tenerlo ben nascosto, per non essere discriminato, perseguitato dai cosiddetti... benpensanti. Le assicuro che, anche a causa della mia professione, so che non sono rari quelli che hanno pulsioni sessuali verso il proprio genere."

Jordan capiva che il dottore aveva una mentalità aperta, ma nulla di più. Si chiese se bastasse questo per rischiare di metterlo al corrente del vero motivo della sua visita. Pensò che fosse più prudente parlarne prima con gli altri.

Il dottore interpretò il silenzio di Jordan come turbamento, quasi come se non credesse alle sue parole. Fece un profondo respiro, poi disse: "Mi creda, mister Morris... lei non è affatto l'unico, qui a Benton, ammesso che lei sia veramente gay. E quelli di cui so... sono tutte persone perfettamente sane e normali come lei, come me."

"Ne è sicuro? Se solo ne conoscessi qualcuno, se solo mi potessi aprire con qualcuno... Se solamente quelli che hanno problemi come me potessero confrontarsi, confidarsi senza timori..." disse Jordan.

"Ebbene, lei si sta confidando con me, non è così?"

"Se anche lei fosse gay come temo di essere io... le sue parole mi aiuterebbero... mi convincerebbero di più."

Il dottore sorrise: "Per curare una bronchite, o un mal di cuore, dovrei averlo anche io, secondo lei?"

"No, certo... Ha ragione... è solo che chi è in quelle condizioni... gay voglio dire... credo che si senta così solo..."

"A meno che trovi qualcuno come lui... e magari formare un coppia che, se non per scambiare amore, sia almeno di mutuo sostegno."

"Fosse facile..."

"So che non è facile, mi creda. Ma non impossibile."

Jordan capiva di non riuscire a far sbottonare il dottore, ammesso che veramente fosse gay. Stava per rinunciare, e tornare a casa, riferire agli altri, quando il dottore riprese a parlare.

"Comunque... per così dire... ho avuto anche io la bronchite e so perfettamente che cosa vuol dire."

"E ne è guarito?" chiese Jordan fingendo di non capire.

"Le ho detto che non vi è nulla da guarire."

Jordan decise di giocare carte scoperte: "E la sua... bronchite... si chiama per caso Andy Callaghan?"

James Todd lo guardò sorpreso, poi disse, a bassa voce: "Da quella... bronchite, sono guarito. Ora ne ho un'altra... A che gioco sta giocando, mister Morris?"

Allora Jordan gli disse il vero motivo della sua visita. Alla fine James sorridendo disse: "Bene, la cosa mi sembra interessante e utile. Ne parlerò al mio attuale ragazzo, e anche ad Andy e al suo ragazzo e credo che presto avrete altri quattro soci. Il Benton Redneck Club... potrebbe fare molto del bene alla nostra cittadina. E... complimenti, ha giocato in modo molto astuto le sue carte, Mister Morris."

"Non potrebbe chiamarmi Jordan?" gli disse il giovanotto con un sorriso.

"Certo, se tu mi chiami James."

Nel giro di un anno il Club, che all'inizio sembrava stentare a decollare, contava già centodiciannove membri, grazie al passaparola. Richard aveva mandato parecchio materiale, Nick e Jordan decisero di riservare un'ala dell'albergo all'associazione che fondarono anche legalmente, senza specificarne nello statuto il vero scopo, ma come semplice "associazione di mutuo soccorso".

I soci del club che non avevano un partner, trovarono anche il modo di conoscere altri come loro e si formarono nuove coppie. Oltre alla biblioteca, un ampio salotto, una stanza per le riunioni e per i pranzi sociali, Nick aveva anche tenuto una camera da letto libera, in quell'ala, per le coppie che non avevano un altro luogo dove incontrarsi per i loro momenti di intimità.

Gradualmente anche bisessuali o eterosessuali aperti e pronti a rispettare, aiutare e difendere i gay, si aggregarono al Club. Una delle prime persone eterosessuali a entrarne a far parte, fu Barrymore Lynch con la moglie. Lo aveva contattato Andy, perché un giorno, davanti al Mall, Barry aveva preso le difese di un ragazzo molestato dai compagni perché "frocio".

Barry era subito andato accanto al ragazzino, mettendogli una mano sulle spalle e aveva apostrofato i ragazzi: "Ma che bravi! Che branco di vigliacchi, a mettervi in cinque contro uno!"

"Ma Noel è frocio!" aveva protestato uno dei ragazzi e aveva sputato in terra per mostrare il suo disprezzo.

"E se anche fosse? Cos'è, ti ha costretto a fare qualcosa con lui?"

"Ci mancherebbe, gli spaccavo il muso!"

"Ti auguro che tutte le ragazze con cui ci provi, ti spacchino il muso, allora." aveva detto Barry.

"Ma che c'entra? Alle ragazze gli piace farlo coi ragazzi..." aveva detto un altro.

"Ma magari non con lui. E allora? E se anche uno è gay, cos'è, credi che sia meno uomo di te? Se uno nasce così, mica è colpa sua."

"Se uno nasce scemo, si chiude in un istituto, mica lo lasciano andare in giro, no?" disse un altro. "E i froci dovrebbero essere tutti mandati via da Benton."

Andy, che aveva assistito alla scena, si accostò il gruppo: "Se fosse come dici tu, tu dovresti essere il primo a essere chiuso in un istituto!" gli disse.

Il ragazzetto sotto accusa, Noel, protestò: "Ma non sono frocio, io!"

"Sì che sei frocio" lo accusò un altro.

Barry intervenne di nuovo: "Che ne sai tu, hai scopato con lui?"

"Io? Fossi matto!"

"L'hai visto fare sesso con un ragazzo?"

"No... però... va a scuola di danza classica, e lo sanno tutti che i ballerini sono tutti froci!"

"Ma non dire stronzate!" lo rimbeccò Andy. "Qualcuno magari lo è ma non tutti di sicuro! E poi, come diceva il signore qui, se tu non sei gay non ne hai né merito né colpa, sei nato così, punto e basta. Cos'è, uno ha colpa per come nasce? Tu hai colpa o hai merito se hai i capelli rossi? Non capisci che stai solo dicendo stronzate?"

"Ma il pastore ha detto che Dio odia i froci!" disse un altro.

"Dio non odia nessuno, perché l'odio è frutto del diavolo! L'hai mai letto tu il Vangelo? Gesù parla sempre e solo di amore, non di odio, ignorante!" gli disse Andy.

"E poi... non lo sai che solo chi è segretamente gay va in giro a dare fastidio a quelli crede che sono gay? Questo mi fa pensare che sotto sotto, magari siete froci voi cinque, non lui!" disse Barry.

"EH? Che? Ci mancherebbe! Ma che, scherzi?" reagirono i ragazzi.

"No che non scherzo. Hitler ammazzava gli ebrei perché si vergognava di avere sangue ebreo nelle vene, si dice... È la stessa cosa. Se voi date fastidio a chi è gay, significa che sotto sotto avete paura di essere gay anche voi..." insisté Barry.

"Ma io non sono frocio e neanche gay!" protestò ancora Noel.

"Va bene, va bene, ho capito." gli disse Barry con un sorriso, "Ma se pure tu lo fossi, non cambierebbe proprio niente, saresti sempre o un ragazzo in gamba o un poco di buono lo stesso. L'importante è che sei onesto e che rispetti gli altri."

I ragazzini si dispersero. Allora Andy disse a Barry: "Ho molto ammirato come lei ha preso le difese di quel ragazzino. Dovremmo tutti essere più pronti a difendere chi è discriminato."

"Anche lei ha fatto efficacemente la sua parte." gli rispose Barry con un sorriso.

Si presentarono, chiacchierarono, poi Barry gli offrì un a birra.

Mentre la bevevano, Barry disse: "Il mio più caro amico d'infanzia, che ora vive a Boston, è gay. Un ragazzo buono, intelligente, generoso... davvero eccezionale. Si era innamorato di me... ma non me l'ha mai detto, un po' per non mettermi a disagio, un po' perché... non è salutare, qui da noi, svelarsi. Io non l'ho capito, allora, ma molto più tardi. Ci ho messo parecchio a capirlo. E allora, dato che la vita una volta ci ha fatto incontrare di nuovo, gli ho dato con... gioia, quanto aveva sognato di avere da me."

Andy lo guardò un po' sorpreso: "Vuole dire che lei... è bisessuale?"

"Non credo proprio... ma non mi interessa. Non mi sento attratto verso il mio stesso sesso. Sono felicemente sposato. Ma lo dovevo al mio amico e sono stato realmente felice di averlo fatto."

Allora Andy gli parlò della loro associazione e concluse: "Persone come lei, di mentalità aperta, ci potrebbero essere preziose. Accetterebbe di entrare a farne parte?"

"Penso di sì... ma prima devo parlarne con mia moglie: noi due facciamo tutto assieme."

"Crede che sua moglie... non avrà problemi?"

"Sono certo di no, la pensa esattamente come me. Ma... non potremmo chiamarci per nome, darci del tu? Mi ha fatto molto piacere conoscerla."

"Certo, con vero piacere, Barry. Ma non mi ha chiesto se io sono gay o no..."

"Ha importanza?" chiese Barry con un sorriso.

"No. Comunque sono gay, e ho un boyfriend."

"Me lo presenterà?"

"Ne sarò lieto."

Così Barry e la moglie entrarono a fare parte del Club. E su richiesta dei soci, nel 2001 si presentò alle elezioni per il posto di sceriffo, e poiché in città era molto stimato e tutti i membri del club votarono per lui, fu eletto.


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© Matt & Andrej Koymasky, 2015