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una storia originale di Andrej Koymasky


I TRE BUDDA CAPITOLO 3
UNA SITUAZIONE INSOSTENIBILE

Kobayashi Shinji e Ohmori Goroh... Kiyoshi si sentiva innamorato di tutti e due gli uomini, così diversi eppure così affascinanti. Ormai erano rare le notti che passava nel collegio universitario, le alternava fra la casa di Shinji e la villa di Goroh.

Anche il loro modo di fare l'amore era così diverso, eppure così bello, gratificante, eccitante. Entrambi gli uomini lo amavano e ognuno gli dava molto, lo arricchiva, se pure in modo totalmente diverso, con valori diversi, non in opposizione ma complementari.

Shinji stava facendo di lui una persona raffinata, sensibile, colta nelle arti tradizionali che lui tanto amava. Gli stava facendo scoprire le virtù nascoste nelle più umili, semplici cose e gli stava insegnando a godere la bellezza della vita. Goroh ne stava facendo un futuro medico veramente preparato, lo stava introducendo nell'alta società, gli stava facendo avere una crescente posizione sociale quale i suoi genitori bottegai non gli avrebbero mai potuto dare. Ne stava facendo un uomo di mondo.

Lui li ripagava donandosi ai due uomini, dando loro l'unica cosa che aveva: la sua bellezza, il suo amore, la sua tenerezza, la sua... fedeltà. Infatti era loro fedele, pur continuando a frequentare in segreto l'uno e l'altro. Avrebbe fatto qualsiasi cosa per renderli felici.

Questo però gli stava gradualmente creando crescenti problemi. Tutto il suo tempo, tutte le sue energie, erano divise fra lo studio, gli incontri con Shinji e quelli con Goroh.

I mesi passavano, e Kiyoshi si sentiva sempre più lieto e al tempo stesso sempre più diviso in due. Quando stava con Shinji, sentiva che avrebbe dovuto appartenergli completamente... quando stava con Goroh, avrebbe voluto essere tutto e solo suo.

Nessuno dei due uomini sospettava minimamente dell'esistenza dell'altro: ognuno era felice, appagato, grato al ragazzo perché dava loro tanto amore, tanta dolcezza. Entrambi erano sicuri di aver finalmente trovato il giusto compagno per la loro vita.


Una notte Shinji, dopo aver fatto teneramente e a lungo l'amore con lui, gli disse: "Non sono mai stato tanto felice, Kiyoshi, come da quando sto con te. Ma io, sono davvero capace di fare felice te?"

"Sì, Shinji, certo. Per me, essere tuo, è la cosa più bella che potesse capitare nella mia vita."

"Ma oltre a fare l'amore con te, ti sto dando ciò di cui hai bisogno? Sto rispondendo ai tuoi desideri, ai tuoi sogni?"

"In modo splendido, Shinji. Grazie a te sento che sto diventando sempre migliore. La mia mente e il mio cuore stanno scoprendo e gustando orizzonti nuovi. Io ti amo, Shinji!"

"E io amo te, mio dolce Kiyoshi."

"Vorrei..."

"Dimmi, amato."

"Prendimi di nuovo, per favore."

Shinji sorrise e si prestò volentieri alla calda richiesta del suo ragazzo. Lo baciò, ricominciarono a carezzarsi e baciarsi, e quando l'uomo si sentì pronto, il suo membro nuovamente eretto e duro, si unì al dolce ragazzo, entrò in lui e iniziò a dargli piacere e a riceverne con un virile e tenero va-e-vieni. Kiyoshi si sentì lieto, e gli si dette con vera passione, muovendosi in modo di donare al suo Shinji almeno tanto piacere quanto questi ne stava dando a lui. Dopo quasi due anni, conoscevano bene l'uno il corpo dell'altro, e le loro unioni erano sempre più belle e piacevoli.

Le campanelle a vento tintinnavano lievi e dalla veranda aperta verso il giardino entrava una dolce brezza che carezzava i loro corpi strettamente allacciati nella danza d'amore.

Mentre Kiyoshi raggiungeva un dolcissimo orgasmo, si disse che Shinji era veramente il suo amato, l'uomo per lui, e che avrebbe dovuto perciò lasciare Goroh.


Ma due giorni dopo Goroh lo attese all'uscita dalle lezioni e lo invitò ad andare a casa con lui. Kiyoshi esitò un momento, senza che il suo professore se ne rendesse conto, infatti lo prese lievemente per un braccio e lo guidò alla propria fuoriserie. Il ragazzo, per tutto il rapido viaggio fino ad Arashiyama si ripeté che doveva dire a Goroh che doveva lasciarlo.

Giunti nella bella villa, Goroh lo guidò subito nella propria stanza e lo baciò con ardente passione, stringendolo a sé: "Mi sei mancato molto, Kiyoshi." gli disse e prese a sbottonargli la camicia.

Kiyoshi lo lasciava fare, fremente ed eccitato, e si disse che poteva dirglielo più tardi... Goroh si denudò in fretta e, prendendolo di nuovo fra le braccia e baciandolo a fondo, si stese sul letto portandolo giù con sé.

"Mi sei davvero mancato! Tu mi hai stregato, ragazzo, non posso più fare a meno di te!"

La passione del forte uomo lo travolgeva, lo soggiogava. Tanto fortemente Goroh voleva di nuovo farlo suo, altrettanto Kiyoshi voleva essere preso. Goroh si preparò, gli prese le gambe facendosele poggiare sulle spalle e con virile entusiasmo si immerse in un solo colpo nelle sue profondità.

"Oh, sì!" gemette il ragazzo sentendosi riempire da quella forte lancia.

"Sei mio!"

"Sì..."

Goroh iniziò a martellargli dentro con passione, carezzandolo, sorridendogli, gustandolo a fondo e anche Kiyoshi si sentiva sopraffatto dal forte piacere che l'uomo gli stava donando.

"Sei bello, Kiyo... sei mio... ti amo."

"Sì..." mormorò il ragazzo emozionato agitando lievemente il capo per l'intensità del piacere.

I due amanti raggiunsero l'orgasmo assieme, fra i rochi gemiti di un piacere talmente intenso da farli vibrare come rami di alberi sotto le violente raffiche del monsone estivo.

Quando si furono rilassati, Goroh lo baciò di nuovo e gli disse: "Ho fatto preparare il bagno, vieni."

Entrarono nel grande bagno dalle pareti e pavimento coperti di chiaro legno pregiato, che sembrava rifulgere come oro ai raggi del sole che entravano dalle alte finestrelle. Si lavarono l'un l'altro, accuratamente, in lunghi, estenuanti massaggi, si sciacquarono, poi entrarono nella bassa vasca di legno in cui da una cascatella fluiva acqua calda e fumante, e si stesero, semiabbracciati.

"È troppo bello, fare l'amore con te, Kiyoshi. Io ti amo! E tu?"

"Sì..."

"Manca poco alla tua laurea. Ho una buona notizia per te. Ho già mosso le mie pedine, e appena sarai laureato, sarai assunto nella clinica universitaria come mio assistente. Sei contento?"

"Molto, grazie."

"Non è un favoritismo, è che sei il migliore del tuo corso. Ti voglio al mio fianco, non solo come amante, ma anche come assistente. Ti farò fare una grande carriera."

"Grazie."

"Te lo meriti. Se dovessi scegliere... non saprei neppure io se averti come amante e rinunciare a te come assistente, o se sceglierti come assistente e rinunciare a te come amante. Ma fortunatamente non sono costretto a questa scelta, e posso averti in tutti e due i modi."

Mentre uscivano dall'acqua, corroborati, e si asciugavano l'un l'altro, Kiyoshi gli disse: "Portami di nuovo di là, per favore. Prendimi di nuovo!"

Gli occhi dell'uomo brillarono, sorrisero. Tornarono nella camera da letto e con rinnovato desiderio l'uomo lo prese ancora e lo montò con appassionata virilità, mentre, ricurvo su di lui, lo baciava profondamente. Goroh si vuotò in lui con una serie di fortissime spinte, facendo sussultare tutto il letto e il corpo del ragazzo.

Mentre Kiyoshi raggiungeva il secondo fortissimo orgasmo, si disse che Goroh era veramente il suo amato, l'uomo giusto per lui, e che avrebbe dovuto lasciare Shinji.

Ma non riusciva a decidersi, li amava troppo tutti e due... Si disse che forse il tempo gli avrebbe fatto capire chi dei due dovesse scegliere... e lasciò che la sua doppia vita continuasse, alternando i teneri incontri con Shinji con quelli appassionati con Goroh, le passeggiate per i boschi con il primo con le uscite in barca a vela con il secondo, le discussioni di arte con uno, quelle di scienze mediche con l'altro.

Finì l'anno scolastico e Kiyoshi si laureò in marzo con un'ottima ricerca preparata con l'assistenza di Goroh, che gli valse le lodi del senato accademico e che fu pubblicata a spese dell'Università.

Goroh dette un grande party nella sua villa in onore del suo allievo-amante.


Shinji volle festeggiare la laurea del suo Kiyoshi e gli donò una delle sue più belle e preziose calligrafie, con un waka composto appositamente per lui, e lo portò, a notte, a traversare il lago Biwa su una chiatta. Lì, sotto il baldacchino circondato da tende a grandi bande verticali azzurre e bianche, fecero l'amore, cullati dalle onde e dal lieve beccheggio del natante, mentre i due barcaioli remavano in silenzio.

Quando, dopo aver raggiunto l'apice del piacere, si staccarono, Shinji con occhi sognanti, gli disse: "È così bello fare l'amore con te, mio dolce Kiyoshi!"

"Anche per me."

Tornati a riva, ripresero la via del ritorno e Shinji gli disse: "Ora che hai finito i tuoi studi, dovrai lasciare il collegio universitario. Sai già dove andare ad abitare?"

"No, non ancora."

"Perché non vieni finalmente ad abitare con me? Ormai sono due anni abbondanti che siamo amanti... non saresti lieto di condividere con me la mia casa, e non soltanto il mio letto?"

"Sarebbe bello, Shinji. Molto bello. Però..."

"Non voglio costringerti a fare qualcosa che non desideri, ma io ne sarei veramente lieto."

"Anche io... però mi hai preso un po' alla sprovvista. Ti spiace lasciarmi un po' di tempo per decidere?"

"No, mio amato, tutto il tempo che vuoi. Sappi solo che mi faresti veramente lieto se accettassi di esaudire il mio desiderio."

"Sei molto buono, Shinji, la tua offerta mi onora. Ti farò sapere... appena mi sentirò pronto a compiere questo passo." mormorò Kiyoshi e fremette.

"Stai tremando, amore?"

"Fa un po' freddo." mentì il ragazzo, per scusarsi.

"Chiuditi la giacca a vento." consigliò l'uomo, continuando a guidare tranquillamente, nella notte, la sua utilitaria.

Kiyoshi pensava che sarebbe stato bello vivere con Shinji, molto gradevole. Immaginò la sua vita quotidiana con il poeta, e ciò che la sua fantasia proiettava contro le palpebre chiuse, era molto dolce. Una vita nell'arte, una vita che sarebbe stata un'espressione di arte.


Il giorno seguente era nella sua camera. Aveva ancora pochi giorni a disposizione, poi avrebbe dovuto lasciare la stanzetta nel collegio universitario. Iniziò a impacchettare i libri, le sue poche cose, decidendo che cosa portare via e che cosa gettare. Ancora pochi giorni per decidere...

Sentì bussare alla porta e andò ad aprire. Si trovò di fronte Goroh che lo guardava con un ampio sorriso. Era la prima volta che l'uomo andava nella sua camera. Kiyoshi lo guardò stupito. Goroh entrò e andò a sedere sul lettino.

"Vedo che ti stai preparando a lasciare la stanza." gli disse.

"Mi restano pochi giorni..."

"Proprio di questo sono venuto a parlarti. Ho chiamato un mio amico architetto per fare alcune modifiche nella mia villa. Verrai ad abitare da me, con me. Avrai il tuo quartierino, anche se logicamente passerai tutte le notti nella mia camera, con me. Se non sarà pronto in tempo, per qualche giorno abiterai in una delle stanze per gli ospiti. Sei contento?"

"Non ti disturberò ad abitare da te?"

"Ormai è più di un anno che siamo amanti. Non ho mai amato nessuno quanto amo te. Ti conosco ormai a sufficienza per sapere che starai bene con me e io con te. E potremo vivere il nostro amore senza problemi. Inoltre sarà anche comodo, dato che lavoreremo assieme, vivere anche assieme."

"Sì, certo, è vero... però..."

"Qualche problema?"

"No, solo che mi hai preso un po' alla sprovvista... Ti spiace lasciarmi un po' di tempo per decidere?"

"Che bisogno c'è? Ti ho detto che non solo non disturberai, ma mi farai lieto. Non vuoi farmi contento?"

"Sì, certo, ma..."

"Nessun 'ma'. Ti amo, mi ami, che altro? Sono così eccitato alla sola idea che ti avrò finalmente ogni notte con me! Fare l'amore con te è una delle cose più belle della mia vita, davvero."

Goroh si alzò, chiuse la porta con i due nottolini, sgombrò il letto e, iniziando a spogliarsi, gli disse: "Vieni qui, mio amato. Sto bruciando di desiderio per te."

Kiyoshi si sentì immediatamente eccitato e, guardando con occhi pieni di desiderio il corpo del bell'uomo che si stava denudando per lui, si tolse quasi di fretta gli abiti.

"Vieni, Kiyo." gli disse l'uomo con voce arrochita per il forte desiderio.

Il ragazzo gli si inginocchiò davanti e prese a dargli piacere con le labbra e la lingua. Goroh gli carezzò i capelli, sorridendo soddisfatto. Dopo un poco lo fece alzare, lo fece salire a quattro zampe sul lettino, si infilò un preservativo, gli si inginocchiò fra le gambe, lo afferrò per la vita e si spinse in lui con un'unica energica spinta. Kiyoshi mugolò in preda al piacere e spinse il sedere contro il pube del forte uomo, per sentire meglio, più a fondo il bel palo del suo amante.

"Ti amo, Kiyo!"

"Anche io, Goroh..."

"Ti piace fare l'amore con me?"

"Moltissimo."

Il dottore, sentendo avvicinarsi il suo orgasmo, prese a martellargli dentro con crescente vigore, finché, tirando con forza il bacino del ragazzo contro il proprio pube, si scaricò in lui. Poco dopo anche il ragazzo sussultava per l'intensità dei suoi getti con cui irrorò la coperta.

Il professore scese dal letto, gettò il preservativo nel cestino della carta straccia e si rivestì, un'espressione soddisfatta sul volto. Anche Kiyoshi si rivestì, in silenzio, sentendosi incredibilmente bene, appagato.

"Devo andare. Telefonami quando hai preparato tutto, ché mando un'agenzia a prendere le tue cose per portarle a casa mia. A presto!"

Quando l'uomo fu uscito, Kiyoshi prese un panno, l'inumidì e ripulì accuratamente la coperta del letto. Poi sedette sul bordo, si prese la testa fra le mani, poggiando i gomiti sulle cosce, ebbe come un singhiozzo, gemette e a mezza voce ripeté più volte: "Che faccio? Che faccio? Che faccio?"

Si sentiva completamente perso. Doveva per forza scegliere ma non ne era capace. Amava tutti e due i suoi uomini d'un uguale amore, tutti e due lo amavano, in modo diverso ma bellissimo, e lo volevano.

Non avrebbe dovuto lasciarsi coinvolgere così da tutti e due. Come uscirne, ora?

"Che faccio? Che faccio? Che faccio?" ripeté ancora, sconsolatamente.

Si alzò e riprese a ordinare e impacchettare le sue cose. Gli capitò in mano un opuscolo con una suggestiva fotografia sulla copertina: rappresentava uno dei tesori nazionali, il tempio Nageire-do sul Mitoku-san, nel Tottori-ken.

Lo sfogliò, ne lesse brani qua e là e, continuando a leggere, sedette di nuovo sul bordo del lettino, assorto.


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