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una storia originale di Andrej Koymasky


I TRE BUDDA CAPITOLO 10
LA QUIETE DOPO LA TEMPESTA

Kobayashi Shinji era seduto sulla veranda del monastero che dava verso il giardino a ovest, perso nell'ammirazione delle mille sfumature delle foglie autunnali e chiedendosi che cosa stesse facendo in quel momento il "suo" Kiyoshi, quando un novizio gli disse che l'abate lo attendeva.

Seguì il ragazzo per i corridoi in penombra del monastero, sentendosi il cuore battere veloce. Ammesso alla presenza dell'abate, lo salutò con un inchino. L'abate gli fece cenno di sedere su uno dei cuscini. Il novizio servì loro il tè verde e i dolcetti di azuki.

"Ho parlato con Mudoh-san..." esordì l'abate.

"Ha accettato di incontrarmi?"

"Non se la sente. È ancora molto turbato. Stava ritrovando la pace della mente e del cuore, ma ora è nuovamente turbato."

"Mi dispiace. Non volevo turbarlo... speravo solo di poter capire perché è fuggito così, da che cosa. Capire se involontariamente ho fatto qualcosa per allontanarlo da me."

"Per quanto mi ha detto il ragazzo... non mi pare che lei abbia qualcosa da rimproverarsi. Il problema è che si era innamorato di lei e di... un altro uomo, e non sapeva fare una scelta, nello stesso tempo non poteva continuare ad amare, e illudere, le due persone che amava."

"Capisco. Kiyoshi è un ragazzo sensibile, onesto. Per questo dunque è fuggito, ha cercato rifugio qui."

"Così è."

"Povero ragazzo. E ora... vuole restare solo, mi ha detto?"

"Vorrebbe capire chi scegliere, ma non si sente in grado di farlo."

"Già. L'altro uomo... è Ohmori-sensei, vero? Ho avuto modo di incontrarlo, di conoscerlo. Se io sapessi che sarebbe più felice con Ohmori-sensei, se Kiyoshi me lo dicesse..."

"Lui stesso non lo sa, non lo capisce, perciò non glielo può dire."

"Per me... è un grande dolore dover rinunciare a lui. Ma se non mi vuole vedere... se ha deciso di vivere qui come un eremita... Lo affido alla sua cura, alla sua protezione. Ma... oh, se solo potessi vederlo, parlargli... Mi perdoni, ma sono molto combattuto."

"Combattuto?"

"Sì. Da un lato vorrei rispettare la sua scelta... dall'altra vorrei avere di nuovo il suo amore e che accettasse il mio."

"Ci sono tanti altri ragazzi al mondo che sarebbero lieti di darle il loro amore e di accettare il suo."

"Certamente ve ne saranno, ma..." mormorò Shinji e chiuse gli occhi, emozionato, esalando un lieve sospiro, cercando di ritrovare l'autocontrollo. "Se non vi è modo per tentare di... di rivederlo, di stare con lui..."

"Forse un modo ci sarebbe."

"Sì?"

"Un modo difficile... radicale... impegnativo... e tutt'altro che sicuro."

"Mi dica!" implorò quasi l'uomo.

"Vede, se lei volesse... seguire la sua stessa via... abbandonare tutto e venire a vivere qui come eremita, con lui, su al Nageire-do... Forse potreste chiarirvi le cose e... chissà... Potrebbe tornare a lei, oppure... chiedere di essere assegnato a un altro eremitaggio."

"Ma se accettasse... se mi volesse... lei ci lascerebbe stare nello stesso eremitaggio?"

"Senza nessun problema. Ma per lei... abbandonare tutto... e senza la certezza di riavere l'amore del ragazzo... Ci dovrebbe riflettere bene. Non è un passo da poco."

"Comunque... se anche Kiyoshi mi rifiutasse... posso continuare a fare le mie calligrafie, a scrivere le mie poesie, anche vivendo qui, non è così?"

"Sì, certamente. Ma lasciare la sua casa, le sue cose, la sua vita, gli amici..."

"Tutte cose poco importanti, se questo mi dà anche una piccola possibilità di riavere Kiyoshi con me. Sono pronto. Mi dia solo il tempo di tornare a Kyoto per sistemare tutto, per chiudere la casa e venderla. Tornerò qui solo con i miei pennelli, la carta, le pietre da inchiostro. E la speranza che Kiyoshi accetti di incontrarmi."

"Non sarebbe meglio che riflettesse bene, prima di compiere un simile passo?"

"Reverendo abate, non crede che in tutti questi mesi non ho fatto altro che riflettere su questo? Non mi sono detto mille volte che avrei rinunciato a tutto, pur di avere nuovamente l'amore di Kiyoshi? Ora mi si presenta la possibilità... Perché dovrei esitare?"

L'abate annuì. "Bene, se ne è sicuro..."

"Più che sicuro!" esclamò con volto lieto il poeta.

"Mi permetta, prima che lei torni a Kyoto per sistemare le sue cose, che io tenti ancora una volta di convincere Mudoh-san di incontrarla... di informarlo della sua scelta."

"Sarei lieto di potergli parlare, se lui se la sente... Ma prima o dopo... poco cambia. Che mi accetti o no, non mi interessa cercare un... sostituto. Preferisco vivere nella pace di questo Tempio, come eremita, anche da solo, e scrivere le mie poesie, comporre le mie calligrafie. I due anni di amore che ho avuto la fortuna di condividere con Kiyoshi... con Mudoh-san... resteranno una preziosa fonte di ispirazione che nulla e nessuno mi potrà togliere."

"Venga con me. Saliamo fino al tempio di mezzo. Manderò il novizio Momosaki a chiamarlo, a farlo scendere. Vi incontrerete accanto al tempio... io vi attenderò all'interno."

"Come crede opportuno, reverendo Akiyama-jushoku."

L'abate istruì Takeichi, ordinandogli di non dire assolutamente a Kiyoshi che avrebbe incontrato Kobayashi-san, ma solo che avrebbe incontrato lui, con la "risposta". Salirono tutti e tre fino al tempio di mezzo e il novizio continuò la via verso il romitaggio. L'abate fece fermare Shinji fuori dal tempio, chiedendogli di sedere sulla veranda ed entrò all'interno, andandosi a sedere dietro a una delle porte scorrevoli esterne da cui poteva udire e vedere quanto sarebbe accaduto.

Takeichi entrò sulla piattaforma del Nageire-do. Kiyoshi fu sorpreso nel sentirlo arrivare, ma immediatamente capì, dato che non era l'ora dei pasti, che il novizio gli stava portando un messaggio dell'abate. Si alzò e gli andò incontro.

"Ti manda Akiyama-jushoku, vero?" gli chiese con voce tremante, sentendosi emozionato.

"Sì, ti chiede di scendere fino al tempio di mezzo." gli rispose Takeichi, che avendo visto partire il dottor Ohmori e salire il poeta con l'abate, aveva immaginato che cosa stesse accadendo.

Scesero assieme. Takeichi fece in modo di restare indietro, in modo di lasciar incontrare Kiyoshi con il poeta senza essere nei paraggi. Si fermò quando intravide il tempio, e si inoltrò fra i cespugli, lasciando il viottolo.

Kiyoshi non s'era accorto di essere restato solo: non vedeva l'ora di sapere che cosa l'abate avesse da dirgli. Percorse gli ultimi metri che lo separavano dal tempio, lo aggirò pensando che l'abate lo attendesse all'interno... e si trovò di fronte al poeta.

"Shinji..." mormorò sentendosi affluire il sangue al volto poi defluire, in vampate di caldo e di freddo, come se un'improvvisa febbre l'avesse assalito.

Il poeta si alzò mentre il ragazzo gli giungeva di fronte.

"Shinji..." ripeté il ragazzo, sottovoce.

"Kiyoshi..." gli fece eco l'uomo, incredibilmente emozionato.

"Oh, Shinji..." gemette il ragazzo, iniziando a tremare.

Avrebbe voluto gettarsi fra le sue braccia... ma non poteva. Non poteva, finché non avesse capito a chi doveva dare il proprio cuore, il proprio corpo, il proprio amore. Restò fermo, come una statua.

"Vuoi... possiamo... parlare?" gli chiese esitante il poeta.

"Sì. Io... io devo... confessarti una cosa." disse il ragazzo e, cercando di radunare tutte le proprie forze, con voce rotta e con molte interruzioni, spiegò al poeta il motivo della sua fuga, del suo turbamento.

Shinji lo lasciò parlare, senza interromperlo. Poi gli disse: "Kiyoshi... io... ho deciso di diventare eremita... con te, se mi vuoi... o ognuno per conto proprio, se preferisci."

"Perché?"

"Perché ti amo. Se l'unico modo per stare con te è farmi eremita, sono pronto. Se tu non vuoi... preferisco vivere da eremita che tornare... nel mondo."

"Ma... Ohmori-sensei? Capisci che io... Io ti amo, ti amo davvero, ma se lui... Sono ancora così confuso!"

L'abate decise di uscire dal tempio.

"Mudoh-san... Le ho promesso di cercare di capire per lei quale dei due uomini fosse degno del suo amore. Ebbene, ora l'ha di fronte. Ohmori-sensei, dovendo scegliere fra lei e la propria vita... ha scelto la propria vita, dimostrando così quanto il suo amore fosse limitato, quanto fosse più un desiderio di possesso che di donazione."

"Allora..." disse Kiyoshi tremando, "permetterà a Shinji... a Kobayashi-sensei... di venire a vivere con me nel Nageire-do? Ci permetterà di... restare assieme?"

"Se lei veramente lo desidera..."

Lente lacrime iniziarono a scendergli sul bel volto. "E potrò essere tutto di Kobayashi-sensei?"

"E io tutto tuo, Kiyoshi." disse l'uomo commosso.

"Non è questo che volete, entrambi? Si sente pronto, Kimura-san di accettare l'amore di Kobayashi-sensei e di dare il suo solo a lui?"

Kiyoshi, in preda a una forte emozione, non si era reso conto che l'abate, per la prima volta, l'aveva chiamato nuovamente con il suo cognome e non con il nome da eremita.

"Mi sento pronto!" esclamò sorridendo fra le lacrime.

"Allora... ora posso tornare a Kyoto, chiudere casa e tornare qui?" chiese il poeta all'abate.

"No..." disse Akiyama-jushoku.

"No?" chiese stupito il poeta.

"Credo che sia meglio che entrambi torniate, insieme, nel mondo. Nessuno di voi due voleva veramente fare la vita da eremita. Nessuno di voi due è adatto a quella vita. Tornate a Kyoto assieme... e siate felici."

"Tu vuoi venire a Kyoto con me? Se preferisci invece stare qui..." disse il poeta.

"Con te... ovunque sarà perfetto."

Takeichi fece capolino fra i cespugli, con un ampio sorriso sul volto. L'abate gli fece cenno di avvicinarsi, poi disse: "Noi due torniamo al monastero. Questa notte dormirete anche voi là con noi, poi domattina Momosaki-kun salirà al Nageire-do per portare giù le cose di Kimura-san." ed andò col novizio giù verso il monastero.

Restati soli, Shinji allargò le braccia e Kiyoshi vi si rifugiò, emozionato.

"Sei sicuro di voler venire a Kyoto con me?"

"Sì, certo."

"E... Ohmori-san?"

"Gli devo gratitudine per avermi seguito, insegnato... anche voluto bene. Ma tu... tu mi sai dare vero, incondizionato amore perciò io voglio darne altrettanto, pieno e incondizionato, a te, solo a te."

"Non ti turba più dover scegliere fra Ohmori-san e me?

"Non più, a questo punto. Akiyama-jushoku ha saputo aprirmi gli occhi. È stato molto gentile con me."

Si baciarono, stringendosi, e presto sentirono le reciproche, belle erezioni.


Frattanto, mentre scendevano verso il monastero, Takeichi disse: "Akiyama-jushoku..."

"Che c'è?"

"Sono contento per Mudoh-sama... per Kimura-sama."

"E per te? Non di dispiace... perdere Kimura-san?"

"Non è mai stato mio. Io ho solo potuto... farlo sentire meno solo."

"E ci scommetto che l'hai fatto... volentieri!" gli disse l'abate ridendo e dandogli uno scappellotto. "Che ne farò di te?"

"Un monaco, no?" rispose sorridendo il ragazzo.

"Mi chiedo se sei veramente tagliato per questa vita..."

"Certo che sono tagliato per questa vita... Spero che anche lei sia d'accordo, Jushoku."

"Forse sì, Takeichi-kun. Forse riuscirò a fare di te un buon monaco. Hai un cuore puro."


A sera, dopo la cena con i monaci e i riti serali, Kiyoshi si ritirò nella stanza che l'abate aveva assegnato a Shinji. Accesa la lampada e srotolato il futon, presero a spogliarsi l'un l'altro.

"Quanto sei bello, Kiyoshi!"

"Anche con il capo rasato a zero?"

"Sì, anche, benché ti preferivo con i capelli come avevi prima. Ricresceranno."

Si abbracciarono stretti, le loro erezioni premute l'una contro l'altra e si baciarono teneramente, appassionatamente.

"Io..." disse esitante Kiyoshi, "Durante questi mesi... ho fatto l'amore con Momosaki Takeichi, il novizio."

"Mica ti sarai innamorato anche di lui, no?" gli chiese scherzoso il poeta.

"No, anche se provo affetto per lui. Mi ha aiutato molto a rasserenarmi, quando sono fuggito quassù. Mi perdoni? Io... non pensavo di vederti di nuovo... mi ero rassegnato ad averti perso."

"Se quel ragazzo ti ha aiutato a ritrovare un po' di serenità, non posso che essergli grato. Ha un bel sorriso, quel novizio, un sorriso che viene da un cuore puro."

"Sì, è veramente così." disse Kiyoshi mentre si stendevano, ancora abbracciati, sul futon.

Dopo un po' che si carezzavano, baciavano, sfregavano i corpi uno sull'altro, Kiyoshi tirò il suo amato sopra di sé, dopo essersi portato le gambe ai lati del petto, offrendosi con un lieto sorriso.

Shinji gli si chinò sopra, lo abbracciò e, senza bisogno di essere guidato, riconquistò il corridoio segreto che conduceva al tempio dell'amore, e lo percorse avanti e dietro, con soave gioia, celebrando il rito sacro e antico mentre il lieve rintocco della grande campana del tempio, il cui trave veniva fatto lietamente bilanciare da Takeichi, sembrava sottolineare ogni spinta del tenero poeta.

La festa dei loro sensi culminò nell'esplosione pirotecnica dei due forti membri, in una serie di forti zampilli che celebravano la ritrovata unione. Scambiandosi un sguardo luminoso, il loro sorriso dolce e tenero, si carezzarono lievemente.

"Ti amo, Shinji, ti amo. Ora, nel mio cuore, ci sei solo tu e non ci sarà mai più nessun altro."


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