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una storia originale di Andrej Koymasky


SODOMITI FIORENTINI CAPITOLO 1
INFORNARE IL PANE

Durante era stato assunto come servo a palazzo Rucellai ed era molto fiero del suo nuovo lavoro. Quando fu affidato al capo dei servi, Piero della Menica, questi si sentì subito affascinato dalle giovani e belle forme del ragazzo, e decise che doveva riuscire a conquistarne le grazie e a goderne.

"Ohi, ragazzo, qual è il tuo nome?"

"Durante di Salva, messere."

"Non son messere, sono solo il capo de' servi e perciò stesso il capo tuo. E quante primavere hai già visto con codesti tuoi occhioni belli?"

"Nacqui nell'anno del Signore 1492... Come vi debbo appellare se chiamarvi messere non è corretto?"

"Piero. Sì, Piero va bene. Hai dieciassette anni adunque, puledrino! Già prestasti servizio in alcun luogo?"

"No, non fui mai a servizio." disse abbassando la voce, quasi vergognandosi di non avere esperienza.

"E che facesti per campare? Ti facevi metter la vena nel carnaiolo?" gli chiese l'uomo, ammiccando e ridacchiando.

"Non v'intendo. Aiutavo la mi' mamma che fa la lavandaia in Borgo San Jacopo."

"E 'l tu' babbo che mestiere fa?"

"Non lo conobbi mai." rispose il ragazzo arrossendo.

Piero capì che era figlio di padre ignoto, perciò non insistette. Invece gli disse: "Non puoi servire qui a palazzo Rucellai con codesti stracci che indossi, fringuello mio."

"Non ho che questi."

"Gli è un piccolo problema, codesto. Vieni con me che ti trovo abiti acconci per il tuo nuovo lavoro."

Durante lo seguì, contento all'idea che avrebbe avuto abiti migliori. Piero lo portò nella vestieria e chiuse accuratamente la porta. Aprì un grande armadio e cercò nei ripiani, estraendone alcuni abiti. Durante li guardava, gli occhi spalancati: pur essendo semplici, gli parevano assai belli, e lo erano paragonati a quelli che indossava. L'uomo li dispose su una cassapanca.

"Togliti tutto di dosso, ragazzetto, che poi ti fo provare questi e ti do li più adatti."

Durante, senza alcun problema, si spogliò rapidamente, senza rendersi conto dello sguardo attento con cui Piero lo stava valutando. Quando fu nudo, guardò l'uomo.

"Quali debbo provare per primi?" gli chiese.

"Vediamo un poco... Sei abbastanza snello, ma di buona complessione." disse l'uomo accostandoglisi e palpandogli un braccio, poi passandogli una mano sul petto, sul ventre e infine scendendo a manipolargli i genitali: "Sei ben sviluppato in codeste parti, per aver dieciassette anni. Dovremo trovarti una braghetta sufficientemente grande per contenere il tutto" disse con una risatina.

Durante arrossì e istintivamente arretrò un poco.

Piero non insistette, ma posò la mano sul sedere del ragazzo: "Belle chiappette sode." mormorò e spinse un dito a sfiorare l'ano del ragazzo.

"Che fate?" chiese questi, sobbalzando allarmato e stupito a un tempo per il modo in cui l'uomo lo stava toccando.

"L'hai già presa la vena di un uomo qui nel tuo dolce carnaiolo?"

"No... giammai." rispose stupito il ragazzo, che aveva ora compreso che cosa Piero gli stesse chiedendo, allontanandosi da lui di un passo.

"Eppure pari fatto a bella posta per dare godimento a un uomo. Vien qua, non mi scappare, puledrino. Lasciati toccare, suvvia." gli disse l'uomo afferrandolo per un braccio e attirandolo a sé.

Durante lo lasciò fare, arrossendo un poco e abbassando lo sguardo. Piero gli mise nuovamente una mano sui genitali, palpandoli, e l'altra sul sedere, stuzzicandogli di nuovo l'ano. Durante si irrigidì un poco ma non si mosse.

Con un filo di voce, chiese. "Mi volete metter... la vena vostra nel carnaiolo mio?"

"Sei un ragazzetto di pronto ingegno. Pari da vero fatto a posta per dar piacere alla mia vena."

"Ma... mi farete male?"

"Eh, via! Non sarai un uccelletto pien di timori, no? Che vuoi che sia? Se pure le prime volte ti darà un poco di pena, sappi resistere e vedrai che poi ne ricaverai piacere. Tu dà soddisfazione alle mie brame e io ti darò begli abiti, e ti farò mangiar meglio degli altri servi. Tu lasciati buggerare da me e io ti saprò premiare."

"Non so... non l'ho mai fatte di codeste cose che mi volete fare." disse incerto e, sentendo che stava avendo un'erezione per quel modo di palparlo dell'uomo, arrossì nuovamente.

Lo guardò, poi, e vide nei suoi occhi come una fiamma. Piero si slacciò rapidamente la brachetta e ne estrasse il membro già duro. Poi fece girare il ragazzo, lo abbracciò da dietro e gli sospinse contro il bacino, sì che il membro si adagiò in verticale nel solco fra le piccole chiappe. Frattanto con le mani gli carezzava il petto e il ventre.

Durante sentì come una scarica percorrerlo dalla testa ai piedi e rabbrividì, mentre il cuore gli stava impazzendo in petto. Sentì le mani di Piero che dal ventre gli scendevano sui fianchi, gli carezzavano le cosce, poi lentamente risalivano fino all'inguine e, a piene mani gli palparono i genitali turgidi.

L'uomo fece una bassa risatina chioccia e gli sussurrò all'orecchio: "T'è venuta la fregola, eh, puledrino! Quanto tempo gli è che non ti picchi codesto bel nicchio?"

Durante si sentiva come soggiogato. Guardava verso la bifora da cui entrava una luce perlacea, quasi irreale. Sul davanzale si posarono due passerotti che si misero a becchettare chissà cosa e che parevano allegri come due monelli che giocano per via.

"Quant'è che non te lo meni, eh? E dai, rispondi su, mica ti vergognerai, no? Siamo tra uomini!"

"Da ier notte." sussurrò il ragazzo.

Piero, rimanendogli sempre incollato con il bacino contro il sedere, fece palpitare il membro e con voce calda e bassa, lievemente roca, in un tono che era a metà fra il complice e il confidenziale, gli chiese nuovamente se non l'avesse davvero mai preso nel suo bel culetto. Durante rispose scuotendo il capo, perché gli pareva che la voce non potesse uscire.

"Senti quanto l'è bella dura la vena mia? Suvvia, non aver vergogna, qui non viene alcuno, che chiuso è l'uscio con il paletto. Nessun ci disturberà, lasciati buggerare, uccelletto mio."

"Non fatemi male, per favore." riuscì a dire quasi in un gemito il ragazzo.

Piero gli sussurrò ancora, accanto all'orecchio: "Ora ponti giù, col petto sul ripiano, che ti farò assaggiar la mia vena. Non temere, fringuello, c'andrò piano... vedrai, non ti fo sentir troppa pena."

Durante pensò che l'uomo parlava in poesia... per una cosa così poco poetica. Gli piaceva andare a sentire Prete Marco che leggeva la Divina Comedia, una lunga storia fantastica tutta scritta in endecasillabi. Obbedì, si adagiò con il petto sul piano della cassapanca, il capo girato verso la finestra a guardare i due passerotti che ancora saltellavano sul davanzale, arruffando le penne e cinguettando lievi. E attese, tremando leggermente.

Piero gli spalmò con due dita in po' di saliva sul foro: Durante sentì ondate di calore imporporargli il volto e chiuse gli occhi. L'uomo ripeté alcune volte quell'operazione e ogni volta che le sue dita sfregavano e tentavano la tenera rosetta di carne il ragazzo provava un acuto piacere che lo faceva sentire come paralizzato, che quasi gli toglieva il respiro.

In preda a un forte desiderio, Piero continuò a prepararlo, eccitandosi sempre più e infine, abbandonato ogni residuo ritegno, si lasciò andare alla voglia che bruciava in lui. Puntò il membro sul foro scivoloso di saliva e pian piano iniziò a spingere. Durante restava immobile, quasi come un corpo morto, lasciandolo fare, trattenendo il respiro, combattuto fra timore e piacere, e pian piano sentì il foro iniziare a schiudersi.

Piero gli si chinò sopra, continuando a spingere, e lo baciò sul collo, sulle spalle: era in delirio e spinse con crescente vigore. Durante provò una forte fitta di dolore che gli riverberò per la spina dorsale focalizzandosi nel cervello come l'esplosione di un lampo in un cielo in tempesta. Cercò di liberarsi dal peso dell'uomo, di farlo smettere, ma Piero lo teneva saldamente giù rendendo vano ogni suo sforzo.

"Piero, no... mi fate male!" gemette il ragazzo serrando con vigore le palpebre.

"Zitto... zitto puledrino, passerà presto. Lasciami fare. Oh quanto sei bello stretto!"

Il caldo e pesante respiro dell'uomo sul collo gli fece pensare a una belva che sta per sbranare la preda. L'uomo continuò nella sua discesa, lavorando con la mano il membro del ragazzo in modo che non perdesse l'erezione. Dopo quella fitta non ne erano seguite altre: ora avvertiva solo un forte fastidio nel sentirsi riempire da quel forte membro duro e determinato, ma al tempo stesso sentiva anche un sottile calore insinuarsi in lui, uno strano piacere svegliarsi e solleticarlo come tante formichine che s'arrampicassero su su per il suo corpo.

Finalmente l'uomo gli fu completamente dentro e si fermò, come per riprendere fiato. Durante riaprì gli occhi: sul davanzale non vi erano più i due passerotti, notò in modo del tutto incongruo con quanto gli stava accadendo, inconscio simbolo della sua perduta innocenza.

"Sei caldo come la fornace del pane, fringuello." sussurrò Piero.

Ricominciò a muoversi lentamente, sfilandosi un poco dallo stretto ricettacolo appena conquistato e immergendovisi di nuovo. Avanti e dietro, avanti e dietro, avanti e dietro in un ritmo calmo e saldo, sicuro, esperto. Il fastidio che il ragazzo provava pareva attenuarsi e il piacere aumentare, se pure molto lentamente.

"Dimmi, Durante, non ti piace come metto il mio pane nel tuo forno?" gli chiese l'uomo, aumentando un poco il vigore delle sue spinte.

"No che non mi piace..." mormorò il ragazzo in tono avvilito.

"Oh che, tu menti! Se non ti piacesse, la tua pagnottella qua davanti mica la sarebbe sì dura..." ridacchiò l'uomo continuando a masturbarlo e a stantuffargli dentro.

"Ciò che mi fate davanti mi dà piacere, ma ciò che mi fate di dietro, me ne dà assai meno."

"Eh via, mio bel puledro, vedrai che te lo farò piacere a farti cavalcare. Ne ho ben domati io, di puledrini come te. Vedrai che ti farai montare da me e sarai ben mansueto, tanto è vero che mi chiamo Piero. Oh se sei bello stretto e caldo, da far morir di gioia ogn'uomo!"

Gli si agitava dentro con crescente vigore, e così facendo il suo forte membro sfregò contro la prostata del ragazzo che emise un lieve gemito sorpreso: una breve ma acuta fitta di piacere lo fece fremere. L'uomo si rizzò, lo afferrò per la vita e riprese a battergli dentro: in questa posizione lo sfregare del membro sulla prostata si ripeteva più spesso e il piacere nel ragazzo aumentò rapidamente. Ora quasi non notava più il fastidio, benché ancora vi fosse.

"Oh... eccolo... eccolo che viene... eccolo che... che..." ansimò l'uomo dandogli colpi più forti e disordinati e con un roco gemito si spinse tutto a fondo e si scaricò nel ragazzo. Poi lo fece rizzare tenendolo contro di sé con un braccio e, restandogli dentro, lo masturbò velocemente finché anche Durante raggiunse l'orgasmo abbandonandosi contro il vigoroso corpo dell'uomo, chiudendo gli occhi, ansimando forte e tremando per tutto il corpo.

Piero lo lasciò, si sfilò da lui e si rimise il membro nei panni. Durante era rimasto lì, in piedi, gli occhi chiusi, sentendosi improvvisamente debole, come svuotato d'ogni energia.

L'uomo lo prese per un braccio e lo fece girare verso di sé: "Bene, mio bel Durante. Tu hai solo da servire a modo i padroni... come pure la mia vena, e vedrai che avrai qui una bella vita. Ora vediamo quali di quei panni son giusti per te."

Gli fece provare diversi abiti, finché fu soddisfatto. Poi, come se nulla fosse accaduto fra loro solo poco prima, lo portò fuori dalla vestieria e gli fece girare il palazzo spiegandogli la destinazione d'ogni parte e in cosa sarebbe consistito il suo servizio.

Così Durante iniziò il suo nuovo lavoro. Imparò bene e in fretta come essere un buon servitore, e altrettanto bene e in fretta a compiacere Piero, sì che presto iniziò a provare solo piacere e non più fastidio.

Quando il capo dei servi aveva voglia di lui, gli si accostava e gli diceva, ammiccando "C'è da mettere il pane nel forno." Allora lo seguiva in una delle stanze in cui potevano farlo tranquillamente, e Durante si lasciava prendere con crescente piacere dall'uomo. A volte era lui stesso che, se nessuno li udiva, diceva a Piero: "Il forno è bello caldo, non avete pane da cuocervi?"

Durante sapeva bene che i sodomiti, almeno teoricamente, rischiavano la pena del rogo, ma non se ne dava cura. Come gli aveva spiegato Piero, da tempo questo non accadeva più, soprattutto se si era sufficientemente cauti.

Piero gli aveva anche spiegato che da poco più di una settantina d'anni la repubblica fiorentina aveva istituito uno speciale corpo di guardie incaricate di occuparsi delle accuse, delle prove e dei processi per sodomia: gli "Uffiziali di Notte".

"O che tu vuoi, Durante mio, da che furon istituiti codesti uffiziali, si dice che ben dieciassette mille cittadini di Firenze ne siano stati accusati, inclusi messer Leonardo da Vinci e il grande scultore Michelagnolo... Hai tu visto dieciassette mille roghi? No. Che poi, dato che secondo il censo qui a Firenze si è circa quaranta mille anime, comprese le donne e i bambinelli e i vecchi che la vena manco gli s'arrizza, vorrebbe dire che quasi la metà de' fiorentini maschi e in età d'usar la vena sarebber sodomiti. Il che non mi spiacerebbe affatto, ma purtroppo non l'è così."

"Ma allora, perché tante denunce?" chiese Durante incuriosito.

"Perché se c'è una cosa che noi fiorentini si pratica ben più che la sodomia, è la mala lingua, il calunniar gli altri. Messer Leonardo tre volte fu accusato e tre rimandato libero... benché di fatto sodomita fosse; però non fu mai provato."

"A anche messer Michelagnolo lo scultore, colui che fece la bella statua del Davide che v'è in fronte a Palazzo Vecchio, quella che vi posero or è cinqu'anni?"

"Eh, lui pure sì, mio bel puledro. Non vedi tu con quanto amore e verità ritrae egli il nudo maschile e come quando deve rappresentar la femmina, sempre v'è un non so che di mascolino nelle immagini sue? E ho sentito dire puranco che un padre gli fece intendere che se egli avesse accettato di prendersi in casa il suo figliolo come garzone, in cambio se lo sarebbe potuto portare pure in letto senza problemi."

"Insomma, a sentir voi, Piero, lo farebbero tutti o quasi."

"A me non interessa... fintantoché lo si faccia: tu, mio bel puledro, con me. Gli altri buggerino o si faccian buggerare, non mi riguarda. E han poco da tuonare dai lor pulpiti gentaglia come quel frate dell'ordine di Santo Domenico, quel Gerolamo Savonarola, il priore, che fu bruciato al rogo nel 1498 davanti a Palazzo Vecchio."

"Era anch'egli un sodomita?" chiese stupito il ragazzo.

"No, lo bruciarono come eretico, con false accuse. E dacché era un onest'uomo, ancorché un esaltato a mio parere, non pagò falsi testimoni per difenderlo. Tu vedi, Durante mio, se sei colpevole te la puoi cavare, specialmente se sei potente, ma se sei innocente e onesto quasi certamente vai a finir male. Questa gli è la nostra bella repubblica fiorentina. Già il fatto stesso che ti proclami innocente mette in sospetto i nostri signori giudici e depone contro di te. Non sai tu che anche troppo di sovente la vittima finisce in galera e il lestofante vien lasciato libero?"

"Che volete dire con questo?"

"Non hai mai sentito parlare di Lapa di Santa Trìnita?"

"No, chi è?"

"Per non far morire di fame i suo' figlioli, la Lapa si lasciò buggerare da messer Marco Sanella per pochi bajocchi. Però furon sorpresi sul fatto; ma lui che l'aveva pagata per fotterla fu assolto perché si disse che l'onest'uomo era stato allettato, e lei finì in galera come meretrice, perché si disse era una donna immorale ed immonda e mala femmina. E i suo' poveri figlioli furon tutti rinchiusi nella casa degli orfani."

"Ma come, se avevan fottuto in due, com'è che messer Sanella fu assolto e Lapa messa in prigione?" chiese il ragazzo stupito.

"Vedi, Durante mio, gli è opinione corrente che l'uomo dabbene c'ha 'l sacrosanto diritto di fottere, ma la donna dabbene non deve farsi fottere..."

"Ah, gli è dunque per questo che tanti uomini ci buggerano a noi ragazzi? Perché non trovan facilmente donne da fottere?"

"Non gli è proprio così... Noi sodomiti si è reputati, almeno a parole e se non s'hanno bastanti fiorini in scarsella, ancor meno e ancor peggio delle meretrici. Fra Bernardino da Siena dal pulpito tuonò fuoco e fulmini contra di noi, prima che 'l Padre Eterno gli chiudesse infine quella boccaccia. E dopo di lui Fra Gerolamo Savonarola, prima che 'l fe' tacere 'l papa."

"Ma se mi dicevate che mezza Firenze è abitata da sodomiti!"

"Eh, vedi, ragazzo mio, i primi che gridano al ladro, son gli altri ladri, per non farsi sospettare. Gli è come chi del cul fa trombetta ed emette una puzzetta: costui tosto si guarda attorno facendo smorfie e chiede irato: chi ha fatto tanto sconcia cosa? per allontanare così da sé 'l sospetto."

Durante rise, perché sapeva bene che quest'ultima cosa era veramente così. Comunque, anche se la prima volta non è che ne avesse provato un gran piacere, ora Durante non vedeva l'ora che Piero gli chiedesse i suoi speciali servizi.

Il ragazzo accettava volentieri di farsi sodomizzare da Piero per varie ragioni: per averne qualche favore e privilegio e a volte anche qualche bajocco, per il piacere di attirare l'attenzione di un adulto e sentirsi così un po' adulto lui pure e infine per il piacere di poter dar sfogo alla sua prorompente sessualità in un modo che per lui era diventato piuttosto soddisfacente.

Ora che mangiava bene, che aveva vesti degne d'esser dette tali, che curava il proprio aspetto, Durante si stava facendo un bel ragazzo e non era del tutto ignaro che anche altri posavano su di lui sguardi in cui vedeva accendersi quel certo fuoco: essere desiderato gli procurava un sottile piacere, ma essendo per natura un ragazzo schivo, fingeva di non rendersene conto né faceva nulla per accendere quel fuoco negli occhi di altri.

Gli bastavano le assidue attenzioni di Piero, che di certo non gliele faceva mancare, e che quando era il ragazzo a offrirglisi perché lui, preso dal suo lavoro, aveva lasciato passare troppo tempo dall'ultima volta, non si tirava mai indietro e si appartava volentieri col ragazzo per poter "infornare il pane" in santa pace e con gran godimento.


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