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una storia originale di Andrej Koymasky


SODOMITI FIORENTINI CAPITOLO 2
DURANTE DIVENTA FAMIGLIO

Durante faceva il servitore in palazzo Rucellai da un anno circa. Ormai conosceva assai bene il suo lavoro, così come conosceva ogni recesso e scala e corridoio del bel palazzo. Di tanto in tanto andava a trovare la madre e a portarle qualche moneta. Un giorno di fine maggio era andato di nuovo a trovarla.

"Ma guardate quanto s'è fatto bello, il figliolo mio!" disse la donna, fiera, alle comari. "Bello e buono come il pane."

Durante sorrise a queste parole, pensando a quando il capo dei servi gli diceva ch'era ora d'infornare il pane.

"Sei contento, Durante, nevvero? Ti piace far li servizi, no?" gli chiese.

"Certo, madre mia. Il capo di noi servi, Piero della Menica, m'ha preso a ben volere... e mi piace star sotto di lui. Ma ditemi, mamma, di chi sono quegli abiti così belli e fini che state ripiegando? Paiono quelli d'un gran signore!"

"Sono di sua eccellenza messer Valiano Valiani, il segretario particolare di messer Piero Soderini, il nostro gonfaloniere maggiore. Da quasi un mese, essendo troppo vecchia la lavandaia ch'aveva innanzi, scelse me per servirlo. Egli pare assai soddisfatto del mio lavoro."

"Ti paga bene?"

"Certo, per questo dico che pare soddisfatto assai. Oh giusto, Durante, mentre torni a palazzo Rucellai, t'andrebbe d'andare a consegnare questi abiti a messer Valiani? È sulla strada, non ti porterà via molto tempo."

"Certo, mamma. Devo anche farmi pagare?"

"No, ci penso io quando andrò a prendere gli altri panni da lavare e sistemare. Tu li devi soltanto consegnare."

Durante, con il fagotto dei bei panni, salutata la madre traversò l'Arno sul Ponte Vecchio e si recò alla residenza di messer Valiani. Al servo che gli andò ad aprire, disse che era il figlio di Salva la lavandaia e che doveva consegnare gli abiti puliti.

"Attendi un attimo, ragazzo, vado a vedere se ci sono altri abiti da lavare."

"No, mi disse la mi' mamma che passerà lei per ritirarli. Io ora debbo andare."

In quella entrò un uomo sui trentacinque anni, alto, snello, dall'espressione austera e vestito in modo assai elegante e il servo lo salutò con ossequio: "Eccellenza, il ragazzo qui ha appena portato i vostri abiti. È il figliolo della lavandaia." gli spiegò.

"Ah, bene." l'uomo disse guardando il ragazzo da capo a piedi. "Vieni, ragazzo, che ti pago il servizio."

"No, eccellenza, mi disse la mi' mamma che verrà lei a ritirare i nuovi panni da lavare e che prenderà lei il denaro in tale occasione."

"Come ti chiami, ragazzo?"

"Durante, eccellenza."

"E aiuti la tu' mamma nel suo lavoro?"

"No, eccellenza, non più. Ora faccio il servo a palazzo Rucellai."

"Ah, capisco. Sali solo un momento, voglio darti qualche bajocco per avermi portato codesti abiti, di cui avevo urgenza."

"Non scomodatevi, eccellenza, non importa. Or devo tornare subito a palazzo."

"Suvvia, non mi contraddire. Sali con me... è cosa di poco tempo e non si rifiuta mai qualche moneta. O sei così ricco da non averne piacere?" gli chiese con lieve ironia.

"No, no... vi ringrazio eccellenza."

"Bene, vieni, adunque." disse l'uomo e salì la scalea, seguito dal ragazzo.

Durante si guardava attorno e, benché gli ambienti non fossero ampi e ricchi come quelli del suo padrone, erano però eleganti e adorni di belle opere d'arte. Passarono attraverso tre sale, ed entrarono in uno studiolo.

"Quanti anni hai, Durante?" gli chiese l'uomo, sedendo a uno scranno finemente scolpito e aprendo uno stipetto che era sul tavolo di fronte a lui.

"Dieciotto, eccellenza."

"Ah... una gran bella età. Ti trovi bene a servire a palazzo Rucellai? Che compiti svolgi?"

"Sì, eccellenza. Devo toglier la polvere, spazzare e lavare i pavimenti, far brillare le argenterie e altre simili cose."

"Sei per caso il servo personale di messer Rucellai o di un membro della sua famiglia?"

"No, eccellenza, sono un servo comune, non un famiglio."

"Un vero peccato, un bel ragazzo come te. Tu mi sembri più atto a fare il famiglio che il servo. Hai bella presenza, un volto piacente, e mostri il dovuto rispetto per li tuoi superiori. Non ti andrebbe, piuttosto, di passare al mio servizio e divenire il mio famiglio?"

Durante lo guardò un po' sorpreso: "Ma... non saprei eccellenza. La vostra offerta mi onora, ma sono ancora così giovane e poco esperto che... temo di non sapervi compiacere."

"Io penso invece che potrei esser ben compiaciuto nell'averti qui con me, al servizio mio. Sei davvero un bel garzone. Ti farei dare abiti migliori, e pure una paga più alta di quanto ora prendi." disse alzandosi in piedi e porgendo una manciata di bajocchi al ragazzo.

Durante guardò le monete, poi l'uomo: "Vostra eccellenza è generosa." disse stupito.

"E saprò essere anche più generoso se accetterai di divenire il mio famiglio e mi servirai con devozione."

"Non so... non posso lasciare il mio attuale servizio senza dispiacere a messer Rucellai."

"Se non sei un suo servo personale né un suo famiglio, non s'accorgerà neppure d'averti perso."

"Ma il capo de' servi, Piero della Menica..."

"Fermati qui con me e manderò un mio servo ad avvertirlo che non sei più al loro servizio, ma al mio." disse l'uomo sorridendogli allettante e una sua mano scese a carezzare il sedere del ragazzo.

Durante a quel gesto capì improvvisamente il perché di tanta insistenza da parte dell'uomo e arrossì.

"Voi... eccellenza... mi volete... buggerare?" chiese allora e arrossì ancora più di prima nel fare la sua domanda.

"Non mi dirai che sarei il primo a farlo... un bocconcino delizioso come te. Chissà quanti t'hanno già cavalcato."

"No, uno solo, fino a ora." mormorò Durante, confuso ma iniziando a eccitarsi nel sentire quella mano palparlo anche più audacemente.

"Quel Piero della Menica, nevvero?"

Durante lo guardò stupito: "Chi ve l'ha detto, messere?" chiese.

Valiano Valiani sorrise: "Preferisci forse lui a me?" disse, invece di rispondere.

"No... non credo... voi siete un signore... siete bello, siete elegante."

L'uomo gli pose l'altra mano fra le gambe e sentì con piacere che il ragazzo era semi-eccitato. Lo palpò lieve ma ardito. Durante fremette ma non si sottrasse a quei toccamenti.

"Fermati qui con me... non te ne pentirai. Tu sei sprecato, ragazzo a fare il servo e a contentare un altro servo. Tu sei fatto per ben altre alcove... per la mia. Non ti andrebbe di stare nel soffice letto mio, a sera, piuttosto che nel pagliericcio pulcioso di un qualsiasi servo?"

"Non mi portava mai sul suo pagliericcio... lo si faceva in piedi, qua e là, o su una cassapanca ove mi faceva chinare." mormorò il ragazzo.

"Simili cose s'hanno a fare con calma e su un bel letto per trarne pieno diletto, mio bel bocconcino. Lascia fare a me, sistemerò io ogni cosa coi Rucellai. Dimmi di sì, fammi contento... e io farò contento te."

"Come volete voi, messere." mormorò Durante, sentendosi sempre più eccitato.

"Bene. Molto bene. Vieni con me, adunque." disse Valiano con un ampio sorriso soddisfatto.

"Sono atteso di già di ritorno a palazzo Rucellai, però." disse esitante il ragazzo.

"Non ti preoccupare di ciò, bocconcino mio. Manderò immantinente un mio servo con un messaggio mio e tutto sarà agilmente sistemato." disse l'uomo.

Sedutosi di nuovo, prese un foglio, una penna d'oca e vergò un messaggio. Ne asciugò l'inchiostro con la cenere, lo scosse e lo piegò, apponendovi infine il proprio sigillo. Chiamò un servo e l'incaricò di portarlo subito a palazzo Rucellai.

"Debbo attender risposta, eccellenza?" chiese il servo.

"Sì. Ma me la consegnerai quando ti chiamerò: per un buon tratto sarò occupato e non voglio essere disturbato."

Il servo partì e allora, passando per un'altra porta, Valiano condusse il ragazzo fino alla propria stanza da letto. Non era vasta, un quarto era occupato da un ampio letto con colonnine di legno e doppie cortine, quelle interne di leggera garza bianca e quelle esterne di seta gialla damascata.

Una cassapanca con schienale, un tripode con brocca e catino d'argento e un asciugatoio di lino, un inginocchiatoio con sopra, appeso al muro, un quadro rappresentante un San Giovannino quasi ignudo, una sedia a crociera e tre candelieri a piantana con sei candele ciascuno disposte in cerchio completavano l'arredamento.

Da un lato vi era un'ampia finestra a crociera e sul lato opposto, oltre la porta da cui erano entrati, v'erano altre due porte. Valiano ne aprì una.

"Questa sarà la tua stanza." disse.

Durante vide che era piccola ma graziosa, con un lettuccio, una cassapanca, un tripode con catino e brocca di coccio e due doppieri. Aveva una finestrella e la sola porta era quella che dava sulla camera del padrone.

Valiano aggiunse: "Ma userai assai raramente quel letto... passerai le tue notti quasi sempre nel mio. E non solo le notti. Tuo compito sarà tener pulito il mio quartiere, cioè questa stanza, la tua, lo studiolo da cui siamo venuti, e la stanza che v'è qui dietro, dove ricevo i miei visitatori. Nessun altro oltre te, o chi vi introdurrò io, dovrà entrare nel mio quartiere. T'è tutto chiaro, bocconcino?"

"Sì, eccellenza."

"Quando non ho ospiti, tu mi servirai i pasti a tavola, in questa stanza," gli disse facendogli vedere l'ultimo ambiente che componeva il suo quartiere privato. "E mangerai con me. Se ho ospiti invece, mangerò nella sala di sotto. Tu allora servirai me, mentre gli altri servi si occuperanno degli ospiti. Però in codeste occasioni dovrai mangiare in cucina, o prima o dopo, con gli altri servi."

"Certo, eccellenza."

"Ti darò una chiave per queste stanze: dovrai tenere sempre chiuse a chiave tutte le porte esterne, anche quando sei qui dentro, è chiaro?"

"Certamente, eccellenza."

"E riceverai ordini solo da me, personalmente. Neanche il capo de' miei servi avrà autorità alcuna su di te."

"Va bene, eccellenza."

"E non dire eccellenza ogni volta che mi rispondi, se non in presenza di altri o se devi attirare la mia attenzione."

"Ho capito."

Valiano girò a chiudere a chiave le porte, poi tornò accanto al ragazzo: "E ora togliti di dosso ogni cosa, fammi finalmente vedere le tue grazie... e fammele assaggiare." disse con un sorriso compiaciuto, gli occhi brillanti di desiderio.

Durante iniziò a denudarsi, ripiegando gli abiti e appoggiandoli sulla cassapanca, sotto lo sguardo attento del giovane uomo che iniziò a sua volta a togliersi di dosso gli eleganti abiti, ponendoli sulla sedia.

Anche Durante guardava l'uomo spogliarsi, quasi di sottecchi. Piero non si denudava mai, si contentava di aprirsi la braghetta e tirarselo fuori per fotterlo. Messer Valiani aveva il petto leggermente villoso, come gli avambracci. Quando si tolse le braghe, vide il membro già eretto sorgere da un folto ciuffo di scuri peli riccioluti. Era un po' meno grosso ma un po' più lungo di quello di Piero e mentre quello era curvo verso sinistra e una grossa vena ne percorreva la lunghezza, questo era ben dritto e liscio.

Quando entrambi furono nudi, Valiano lo prese fra le braccia e gli premette e strofinò il pene caldo e duro contro il pube, poi gli prese il volto fra le mani e lo baciò con forza. Durante non era mai stato baciato in bocca e all'inizio ne fu lievemente sorpreso, ma presto quel bacio caldo e pieno di passione lo fece eccitare ulteriormente e, d'istinto vi rispose.

Il giovane uomo lo sospinse verso il letto, scostò la cortina di velo e lo fece stendere, quindi salì sul letto anche lui e si stese sul ragazzo, sfregandoglisi addosso con tutto il corpo. A Durante parve di essere in paradiso: non aveva mai provato tanto piacere, e si disse che aveva fatto bene ad accettare di entrare al servizio di messer Valiani.

"Sei bello davvero... degno di posar da modello alli più grandi dipintori... Se Michelagnolo t'avesse visto mai, ora saresti in qualche sua statua o affresco." gli disse con voce quasi roca per il piacere il giovane e forte uomo.

"Davvero vi piaccio?"

"Sì, mio bocconcino. E se le tue nascoste virtù sono grandi e piacenti quanto le tue sembianze, dovremo celebrare ogni anno questo nostro incontro con altrettanto fasto che la festa del santo patrono di Firenze!"

Durante ridacchiò all'idea. Carezzò la schiena dell'uomo che continuava a sfregarglisi addosso e si baciarono di nuovo. Poi Valiano gli si insinuò fra le gambe, facendogliele allargare, e spinse il proprio membro duro fra le chiappette del ragazzo e il materasso.

"Mi volete buggerare? Se vi sollevate un poco, posso girarmi sì che possiate mettermelo dentro al culetto."

"No, ti voglio prendere da innanzi."

"Da innanzi? Mica sono una femmina, il buco ce l'ho solo di dietro, sono un maschio." disse un po' stupito, un po' divertito il ragazzo.

"Oh che ti credi, che non me sia accorto?" gli chiese con lieve ironia il giovane uomo. "E poi, se tu fossi una femmina, mi s'ammoscerebbe all'istante."

"Ma come fate a prendermi da innanzi, allora?"

"Lascia fare a me, mio bel bocconcino." disse l'uomo.

Si inginocchiò fra le gambe divaricate del ragazzo sedendo sui talloni, gliele sollevò portandole su in alto, contro il proprio petto e, allargando bene le ginocchia attorno al bacino di Durante, scivolò in avanti finché la punta del suo membro premette nel solco in cerca del nascosto foro. Durante capì, allora allungò una mano prendendo la dura asta dell'uomo, guidandola sulla meta. Valiano gli sorrise compiaciuto.

"Sì, così. Così, mio bel ragazzo! Preparati alla mia visita. Eccolo... accoglilo tutto in te!"

"Sì..." mormorò il ragazzo sentendolo iniziare a spingere e rilassandosi per lascialo entrare.

Lo sentì penetrare lentamente in sé, scivolargli dentro a poco a poco, conquistarlo, riempirlo. Guardava gli occhi blu scuro dell'uomo illuminarsi d'un fuoco segreto man mano che gli affondava dentro, e le sue labbra schiudersi in un sorriso di compiaciuto trionfo.

"Oh... sì... sì... sì..." mormorò l'uomo continuando a spingerglisi dentro in una lenta, inarrestabile, virile avanzata.

"Sì..." gli fece eco il ragazzo pensando che gli piaceva quel modo d'essere preso, gli piaceva vedere il corpo nudo e forte del suo nuovo padrone incombere su di lui, gli piaceva vedere il sorriso beato che rendeva più dolce il suo volto virile, e il fuoco che continuava ad ardere nei suoi occhi.

Quando gli fu completamente dentro, Valiano smise di spingere, gli carezzò il corpo, gli fece allargare le gambe ai lati, e mentre con una mano gli cingeva e gli manipolava il pene duro, gli passò un braccio attorno al collo e, chinandosi su di lui, lo baciò di nuovo, e finalmente iniziò un lento va-e-vieni nel suo caldo foro.

Durante chiuse gli occhi per meglio assaporare quelle nuove, belle e intense sensazioni: farsi buggerare da Piero, pensò confusamente, non era stato mai tanto bello, tanto piacevole. Valiano Valiani ci sapeva veramente fare! E era bello farlo su un letto, e con l'uomo tutto nudo come lui. Istintivamente sollevò le mani a carezzarne il forte e bel corpo.

Valiano staccò le labbra e gli chiese in un sussurro eccitato: "Ti piace, mio bocconcino?"

"Mi piace assai. Voi sì che sapete buggerare. Avete avuto tanti ragazzi, nevvero?"

"Sì, tanti assai. Il mio primo ragazzo l'ebbi a casa di mio padre, quando avevo sedici anni. Era un servetto di quattordici, assai dolce e bello. Lo convinsi senza alcuna fatica a darmisi. Si faceva prendere da me financo due volte al dì."

"E prima di me, chi allietava il vostro letto... e la vostra vena?"

Valiano sorrise: "Mi lasciò or son sei, sette mesi. Egli era un ragazzo di venti anni più due, che presi a mio servizio quando aveva l'età tua. Non era nuovo a queste cose e quando ci provai con lui, ei mi si diede senza problemi."

"E perché mai vi lasciò?"

"Perché si maritò in Valdarno con la figlia di un oste e ora lavora là, nell'osteria."

"Vi piaceva? Vi manca?"

"Mi piaceva, sì, ma non mi manca più, ora che ho trovato te, mio bocconcino."

"Era bello?"

"Non come te, ma era assai piacente."

"Io non mi mariterò mai." disse sottovoce il ragazzo.

Valiano riprese a muoverglisi dentro con rinnovato vigore, e Durante pensò che era davvero fortunato ad avere lui come nuovo padrone, e si gustò la lunga e virile cavalcata.

Dopo un lungo tempo, il ragazzo venne nella mano dell'uomo, e le istintive contrazioni del retto e dell'ano fecero accrescere il piacere di Valiano che, con una serie di poderose spinte, si svuotò nel suo accogliente recesso, emettendo bassi mugolii di piacere. Poi si afflosciò su di lui e lo baciò.

"Mi piaci assai, mio dolce Durante, mio bocconcino prelibato."

"Più di quel servo che avevate prima?" chiese il ragazzo, con aria lievemente civettuola.

"Assai di più, perché sento quanto anche a te piace. Lui mi lasciava fare volentieri, ma non pareva lieto quanto tu sembri."

"Non sembro solamente: io lo sono!" esclamò il ragazzo.

"Ottima cosa." disse l'uomo sfilandosi da lui e facendogli stendere le gambe.

Lo fece mettere su un fianco, lo cinse con le gambe e le braccia tirandolo a sé e gli sorrise, carezzandolo lievemente.

Quando entrambi si furono rilassati, Valiano gli disse: "Metti l'acqua nel catino, bagnaci l'asciugatoio e strizzalo, e vieni poscia a ripulire me prima poi te stesso della tua semenza."

Durante scese agile e lesto e fece quanto gli era stato ordinato. Poi Valiano a sua volta lasciò il letto, lo prese ancora una volta fra le braccia e lo baciò.

"Ora ci si può rivestire, mio bocconcino. Più tardi ti farò avere vesti migliori, che mettano in risalto la tua fresca bellezza."

"Grazie, messere. Che ne faccio dell'asciugatoio?"

"Mettilo fra i panni da lavare e fattene dare uno pulito dal guardarobiere."

Durante sorrise divertito nel pensare che sarebbe stata sua madre a lavarlo senza sospettare da che e come fosse stato sporcato...

Così iniziò il suo servizio come famiglio del segretario personale del gonfaloniere maggiore.


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