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una storia originale di Andrej Koymasky


SODOMITI FIORENTINI CAPITOLO 3
UN PULEDRO RECALCITRANTE

Quando Durante era passato al servizio di Valiano Valiani, Piero c'era rimasto molto male. Non s'aspettava di perdere così, da un momento all'altro, il ragazzo con cui si divertiva. Era veramente seccato. I servi si accorsero subito che era d'umore nero, anche se non ne conoscevano la ragione.

Ma la rabbia di Piero fu presto accompagnata da un altro sentimento: non aver più a portata di mano quel ragazzo che così prontamente si prestava a placare le sue voglie, gli mise addosso la smania di trovarsi un altro ragazzetto da buggerare.

Tra i servi, però, non ve n'era uno che lo attraesse: erano tutti già giovanotti sviluppati se non uomini fatti e anziani. In un primo momento pensò di cercarne un altro, giovane e grazioso, quando gli cadde l'occhio su un certo Masino, un bel ragazzetto di quindici anni.

Era Masino il figlio minore di Giuliano, il cameriere personale di messer Vanni Rucellai. Fino ad allora Piero aveva visto in lui solo un mocciosetto, ma ora che aveva raggiunto e superato la pubertà, Masino si stava formando rapidamente e stava diventando assai grazioso.

Aveva un'aria da monello, occhi vispi e allegri e un sorriso furbetto. Il corpo si stava formando bene, per quanto gli abiti lasciavano immaginare, e la braghetta attillata metteva in risalto un culetto delizioso. Piero così dimenticò Durante e decise che doveva riuscire a metter le mani su quel ragazzo e... metter altro dentro di lui.

Non essendo il ragazzetto sotto il suo comando, Piero comprese che doveva lavorarselo ben bene, attrarlo in qualche modo, legarlo a sé, per poi convincerlo a darglisi. Vedendolo comunque quasi ogni giorno in giro per il palazzo, affaccendato ad aiutare il padre in mille piccole incombenze, l'uomo iniziò a tessere la sua tela.

Decise che doveva avere sempre con sé un dolcetto, un giochino, qualcosa da donare a Masino. Così un giorno che il ragazzo stava attingendo acqua al pozzo, con fare casuale Piero uscì in cortile e gli si accostò.

"Tu se' Masino, non è vero?"

Il ragazzo lo guardò un po' sorpreso: "Sì Piero, che è, non mi riconoscete più?"

"Gli è che ti stai facendo grande e bello che quasi non riconosco più in te lo sgorbietto che gli eri. Il pulcino si sta facendo un bel galletto."

Masino ridacchiò: "Non ero uno sgorbietto proprio per nulla."

"Ma stai cambiando in meglio assai, credi a me. Oh che, non mi daresti un poco d'acqua fresca? Il gargarozzo mi s'è seccato..."

"Se v'attaccate alla brocca, bevetene finché v'aggrada." gli rispose il ragazzo porgendogliela.

Piero ne bevve alcune sorsate e gliela rese: "Ah! Ora va meglio. Tieni, Masino, voglio ricompensare la tua cortesia." gli disse porgendogli la pasta di marzapane che aveva preparato allo scopo.

"Oh, grazie! Mi piace assai 'l marzapane. Ma pure i pinocchiati, la zuccata, le torte inzuccherate... Solo che quando vo in cucina, di rado ve n'è ancora per me, ché se i signori ne lasciano un poco, gli altri servi son lesti come ratti a cacciarseli nel gozzo." disse allegramente il ragazzo, mangiandosela con evidente gusto e assumendo buffe espressioni per mostrare il suo gradimento.

Così Piero, ora con una scusa ora con un'altra, ogni giorno gli donava una pasta o un piccolo oggetto... e Masino, come l'uomo sperava, iniziò a farsi trovare dov'era lui, nella speranza di scroccargli qualcosa. Ma l'uomo, astutamente, non gli dava mai nulla se non in cambio di un qualche piccolo favore.

"Che mi vai a prendere una candela nuova, Masino?" gli chiedeva e quando il ragazzo tornava velocemente con una candela, lui gli faceva il suo piccolo dono e gli dava un buffetto.

"Fammi la cortesia d'andare a riporre questo..." diceva e assieme gli dava l'attesa ricompensa e una lieve carezza.

"Non farti veder dagli altri che ti vizio, che se no sarebbero invidiosi." gli diceva.

"Non dubitate, Piero, so ben io quel che mi conviene fare!" rispondeva il ragazzo con un sorrisetto astuto.

Così un giorno, pensando che finalmente poteva compiere il passo decisivo, e non resistendo oltre al desiderio, l'uomo andò a comprare una piccola torta inzuccherata, delle migliori, la portò nella propria stanza e attese l'occasione buona.

Dopo poco infatti Masino arrivò: "Non avete nulla da farmi fare, quest'oggi, Piero?" gli chiese con occhi ridenti.

"L'avrei... se puoi per un poco venire con me." gli disse l'uomo.

"Certo che vengo!" rispose allegramente il ragazzo.

Entrati nella stanza, Masino vide subito la torta in bella mostra e sgranò gli occhi: "Che bella torta avete costì, Piero... e ha l'aria di essere assai gustosa."

"L'ho comprata apposta per te... e se tu sarai gentile con me, se te la saprai meritare, è tutta tua."

"Tutta? Tutta intera per me? Oh sì che sarebbe una bella scorpacciata! Che devo fare, per averla?"

"Basta che tu sia gentile con me."

"Son sempre stato gentile con voi... che volete che faccia?"

"Tu hai una cosa che a me piace assai. Se tu la dai a me, io do la torta a te."

"Io? E che posso aver mai che vi interessa tanto da darmi tutta la torta? Non capisco che vi avrei a dare."

Piero sedette sulla cassapanca e lo tirò a sé, fra le sue gambe aperte, poi gli carezzò lieve il culetto e con un sorriso allettante, gli disse: "Questo, Masino. Se vuoi la torta, mi devi dare questo tuo bel culetto."

Masino lo guardò stupito, poi chiese incerto: "Volete mettermici dentro la vena vostra? Volete forse buggerarmi?"

"Lo farei sì, e con almeno tanto grande gusto quanto ne avrai tu a mangiarti da solo tutta quella bella e buona torta." gli disse palpandogli apertamente le piccole natiche fasciate dalle brache.

"Non so... non mi farete male?"

Piero sorrise: la domanda faceva supporre un certo interesse per il baratto che gli proponeva: "Non credo, non voglio, ma se pure fosse, un po' di male in cambio di quell'ottima torta, non ti pare un buon baratto?"

"Non so... davvero... Gli è grossa di molto la vena vostra?"

"Non troppo: la è, direi, della giusta dimensione per il dolce foro di un ragazzo come te. Allora, puledrino?"

"Se prima me la fate vedere... posso anche pensarci e capire quel che mi conviene fare." disse quasi sottovoce il ragazzo, ma guardandolo dritto negli occhi.

"Tu l'hai vista la torta, io non ho ancora visto nulla... Tu denudati per me e fammiti vedere, poi io ti farò vedere e toccare la mia vena." gli disse l'uomo continuando a palparlo e carezzarlo.

Masino ci pensò un poco, poi iniziò a togliersi di dosso gli abiti. In breve fu nudo, ritto fra le gambe dell'uomo. Piero gli manipolò i genitali morbidi.

"Ehi, che fate?" chiese il ragazzo cercando di sottrarsi a quell'intimo tocco.

"Quello che ora farai tu a me... non volevi controllare la mia vena? Aprimi la braghetta, suvvia, e toccami come volevi fare."

Il ragazzo abbozzò un lieve sorriso, slacciò la braghetta dell'uomo, ne snudò il membro e lo prese in mano.

Piero fremette lievemente. "Allora?"

"La è... grossa. Come può mai entrare nel mio forellino?"

"Quando ti liberi, quanto gli è grosso quel che ne esce?" gli chiese l'uomo.

Masino chiuse indice e pollice ad anello: "Più o meno così."

"Vedi? Più o meno come la mia vena, no? Lasciami fare, puledrino e vedrai che tutto andrà bene. Pensa soltanto alla buona torta che dopo ti mangerai tutta da solo, e lascia fare a me."

Discussero ancora un poco, ma infine Masino disse che si poteva fare una prova. Piero lo fece girare, chinare in avanti e puntare le mani sulle proprie ginocchia. Ammirò il bel culetto del ragazzo, gli scostò le chiappette e vide il roseo fiorellino... Si chinò e iniziò a lapparlo, bagnandolo ben bene con la saliva.

"Oh, che mi fate! Non vi fa schifo mettere lì la vostra lingua?"

"Al contrario, sei più appetitoso di una torta... a te non piace?"

"Sì... gli è strano ma... ma mi dà anche piacere. Oh... oh..." mormorò il ragazzo.

Piero gli portò una mano davanti e iniziò a masturbarlo, poi alternò la lingua con un dito, iniziando pian piano a penetrare nel foro, facendolo rilassare a poco a poco. Quando sentì che il corpo del ragazzo vibrava, sempre più eccitato, si alzò in piedi, si prese il membro con una mano e continuando a masturbarlo, gli poggiò la punta sul foro e iniziò a spingere.

Il ragazzo resisteva inconsciamente a quell'intrusione e quando Piero dette una spinta più forte, gemette.

"No... no... smettete... Non voglio!" disse cercando di sottrarsi.

"Taci, e pensa alla buona torta. Se non mi lasci fare, non te la do... Era nel patto."

"No, no, mi fate male!"

"Ma via, vedrai che appena entra andrà meglio."

"No... no... " ripeté il ragazzo divincolandosi.

Ma Piero gli cinse con un braccio la vita, tirandolo a sé con forza e spingendo con energia, e sentì che stava entrando.

"Ahia! No..." gridò il ragazzo.

Piero gli mise una mano sulla bocca e spinse con maggiore vigore e iniziò ad affondargli dentro, e il ragazzo divincolandosi fra le sue braccia, non faceva che favorire la penetrazione. Quando finalmente gli fu completamente immerso dentro, l'uomo si fermò e, lentamente, lasciò la presa sul ragazzo.

Masino respirava pesantemente e tremava, ma non gridò, non si sottrasse. Pensò che a questo punto, dato che ormai l'aveva preso tutto, gli conveniva lasciarlo fare per non perdere il premio promesso.

Piero restò immobile, in modo di farlo abituare a quella sua presenza, e riprese a masturbarlo e carezzarlo per tutto il corpo. Quando sentì che il ragazzo aveva smesso di tremare, gli sussurrò all'orecchio: "Mettiti giù, le mani sulle ginocchia come prima e lasciami fare, e pensa frattanto a quant'è buona la torta inzuccherata."

"Me la date davvero, dopo?"

"Certo, puledrino, te l'ho promessa, no. Tu lasciami fare."

Quando il ragazzo si rimise giù in posizione, Piero iniziò a muoverglisi dentro, avanti e dietro con cautela, in lenti va-e-vieni, continuando a masturbarlo. Il ragazzo non cercava più di sfuggirgli. Anzi, dopo un poco, iniziò a spingerglisi contro col sedere ogni volta che s'immergeva in lui. Infatti aveva pensato che più in fretta avesse fatto godere l'uomo, prima sarebbe finita la cosa.

Il ragazzo era tanto stretto e caldo, che in breve l'uomo raggiunse un forte orgasmo: "Ah... sì... sì... eccomi... Oh, Masino... sei pure meglio di Durante, tu!" ansimò mentre godeva.

Poi senza sfilarsi, lo continuò a masturbare finché lo fece venire. Si tolse da lui, si rimise soddisfatto il membro nella braga e gli dette una lieve sculacciata: "Rivestiti, ora, e mangiati tutta la torta. Te la sei davvero meritata."

"Me la sono meritata sì!" protestò il ragazzo. "M'avete fatto male con quella vostra grossa vena!" e si rivestì con espressione aggrondata.

Poi andò accanto alla torta e vi affondò le mani staccandone con le dita grossi pezzi che si mangiò con golosità.

"Ti piace, eh?" gli chiese l'uomo carezzandogli i capelli.

Il ragazzo, la bocca piena, scostò bruscamente il capo per far cessare quella carezza, ma continuò a mangiare.

"È solo questione di abitudine, Masino. Vedrai che poi piacerà a te pure." gli disse l'uomo.

"Sarà... però non m'è piaciuto. Davvero voi vi siete buggerato anche Durante?"

"Sì, certo."

"E a lui piaceva?"

"Passate le prime volte... s'è abituato e gli piaceva, eccome! A volte era lui che chiedeva a me di buggerarlo."

"Non vi credo!"

"E invece gli è davvero così."

"E gli davate a lui pure i dolcetti?"

"E qualche bajocco, o pure gli facevo altri favori."

Masino spazzolò via anche le ultime briciole: "Aprite la porta, me ne voglio andare." gli disse, con aria ancora aggrondata.

"Prima levati quello zucchero dal musetto, o pari un vecchierello con baffi e barba bianchi!" gli disse ridendo l'uomo.

Masino si passò una mano sul viso e leccò lo zucchero: "Sono pulito, ora?"

"Sì. A presto Masino... per un altro buon dolcetto o per qualche bajocco."

"Mica lo so. Non m'è piaciuto proprio per nulla esser buggerato."

"Ma la torta zuccherata, quella t'è piaciuta assai. L'hai fatta fuori in un battibaleno!" gli disse ridendo l'uomo.

Per qualche giorno Masino evitò il capo dei servi o, se non poteva, non gli rivolgeva la parola e non lo guardava.

Ma un giorno, quando Piero entrò nella vestieria e vi trovò il ragazzo, gli disse: "Avevo comprato un'altra torta, ma tu non ti sei fatto vedere, così me la son dovuta mangiare tutta da me solo."

"E buggeratevi anche da solo, allora!" gli rispose il ragazzo, ma con una luce d'ironia negli occhi.

"Eh via, puledrino... mica sei morto, no? Se tu mi dicessi di sì... posso andarti a comprare un'altra torta, o dei bei pinocchiati, o la zuccata..."

"Voi volete prima prendermi per la gola per poi prendermi per il culo!"

"O piuttosto il contrario. Se mi lasci mettere di nuovo la mia vena nel tuo bel carnaiolo e mi dai soddisfazione, dopo ti do soddisfazione io."

"E se... invece che la torta... mi deste i bajocchi perché me la compro io, o altro che mi piace?"

"Si può fare, puledrino."

"Chiamavate puledrino anche Durante?"

"No, lui no..." mentì l'uomo. "Tu sei un vero puledrino... fai le bizze... ma sono sicuro che ti va di farti cavalcare."

"O piuttosto gli è a voi che vi piace cavalcarmi. Vi si dovrebbe chiamare messer Cavalcanti, a voi. Se solo ce l'aveste un po' più piccola... come la mia... magari..."

"T'ho detto ch'è solo questione d'abitudine, no? Ogni volta ti darà meno fastidio e più piacere."

"Chiamatelo fastidio! M'avete squarciato!"

"Mica t'è uscito il sangue, no? Non far le cose più grosse di quel che sono."

"La vostra vena è più grossa di quel che pensavo."

"Eppure l'hai presa tutta, no?" Piero fece tintinnare le monete nella scarsella: "Non li vuoi un po' di bajocchi?"

"I bajocchi, sì, ma il vostro battocchio... gli è troppo grosso per la mia campana." gli disse con espressione furbetta il ragazzo.

"Vien qua, non fare il preziosetto! Fatti suonare la tua bella campana e vedrai che andrà meglio dell'altra volta."

"Dite davvero che ogni volta è meglio e fa meno male?"

"Lo giuro. Eh via, Masino... T'ho ben fatto anche godere, no?"

"Con la mano, me lo posso fare anche io da solo!" controbatté il ragazzo, ma s'accostò all'uomo e gli palpò la braghetta: "Ce l'avete già in tiro." osservò ridacchiando.

"Tu mi fai ribollire il sangue, puledrino!"

"E fateci una ribollita, allora."

"Piccolo impertinente!"

"Oh! Non son più il vostro puledrino, ora?"

"Se non la smetti di toccarmi così, mi fai bagnare tutta la braghetta." gli disse l'uomo, cingendogli la vita con un braccio e attirandolo a sé.

"Mi piacerebbe vedervi... tutto sbrodolato come un fantolino che se la fa indosso!"

"Oppure, se ancora mi pastrocchi in codesto modo, ti calo la braga e te lo ficco tutto dentro. È questo che vuoi?"

"Quanti bajocchi mi date se mi lascio calare la braga da voi?" gli chiese il ragazzo premendoglisi contro l'erezione.

"A bastanza per comprarti qualche buon dolcetto." gli rispose l'uomo palpandogli il culetto con crescente desiderio.

"Mi portate su nella vostra stanza?"

"Lo si può fare qui, basta chiudere col paletto."

"Mio padre mi aspetta col cambio per il letto di messer Rucellai. Ma se salite in camera vostra... fra breve penso di riuscire a venire su da voi... trovando un qualche pretesto."

"E allora corri, fa svelto, che non vedo l'ora di assaggiare di nuovo il tuo dolce culetto, mio bel puledrino!" gli disse l'uomo, lieto che il ragazzo avesse infine accettato di concederglisi di nuovo.

"Sicuro, messer Cavalcanti!" lo prese in giro il ragazzo e corse via.


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