Durante era lieto di essere ora il famiglio di Valiano Valiani, e gli piaceva assai come l'uomo faceva sesso con lui, comodamente stesi sul letto, con lunghi preliminari e altrettanto lunghe tenerezze dopo che entrambi avevano goduto. Il lavoro come famiglio non era pesante e il ragazzo lo svolgeva con cura. Anche la paga era migliore di prima, sì che ora poteva dare qualche soldo in più alla madre.
Col passare dei mesi, Durante aveva imparato a capire come dare maggior piacere a Valiano, che era sempre più lieto di averlo preso al proprio servizio e che perciò lo trattava molto bene. Oltre a dormire quasi sempre con lui e a farci l'amore, a volte anche durante il giorno l'uomo provava il desiderio di gustare le gioie che Durante gli sapeva dare, così di tanto in tanto capitava che si unissero anche due volte in un solo giorno.
Masino, nel giro di alcune volte, iniziò ad abituarsi e anche a provare un crescente piacere e desiderio nel farsi prendere da Piero, quindi si appartava con l'uomo sempre più volentieri e non solo per i pochi bajocchi che questi ogni volta gli dava, ma anche per il godimento che ne ricavava.
Però, astutamente, continuava a fare un po' il ritroso: a volte anche gli si negava benché avesse voglia di farlo almeno quanto l'uomo, per tenerlo così sulla corda e farsi desiderare. Tutto sembrava andare per il meglio, Masino era contento di essere desiderato e gli piaceva fare sesso, perché questo lo faceva sentire più adulto.
Ma dopo una decina di mesi da quando il ragazzo era stato preso per la prima volta, il padre che aveva notato come a volte Masino si assentasse per un certo tempo, si chiese che cosa potesse fare. Avendo anche notato che aveva in tasca più bajocchi dei pochi che a volte lui gli dava, Giuliano temette che il figlio compisse piccoli furti in casa. Perciò, sapendo che sarebbe stato inutile chiederglielo direttamente, iniziò segretamente a sorvegliarlo.
Così un giorno, quando lo vide sgattaiolare su per la scala di servizio che portava alle stanze dei servi, silenziosamente lo seguì. Giunto nel corridoio del sottotetto su cui si aprivano le stanze dei servi, non lo vide più. Allora, silenziosamente, andò a origliare dietro a ogni porta.
Così, quando poggiò l'orecchio alla porta di Piero, udì la sua voce e quella del figlio.
"... questi giorni?" disse Piero.
"Se dipendesse solo da voi, lo vorreste fare anche tre volte al giorno..."
Il padre di Masino si chiese di che cosa stessero parlando e restò in ascolto.
"Ma tu ti diverti a stuzzicarmi... per poi lasciarmi a bocca asciutta. Sei un ragazzetto crudele."
Masino ridacchiò: "Vi lascio altro d'asciutto... Ecco fatto, ora potete anche sfogarvi, è tutto vostro."
"Lo sai che il tuo bel culetto mi fa impazzire!"
"E buggeratemi, su, e non fate tante storie, oppure mi rivesto e me ne vado."
Il padre del ragazzo si sentì formicolare i capelli e impallidì. Cercò di aprire la porta ma era bloccata. Allora radunò tutte le proprie forze e con un paio di violente spallate, urlando, la fece spalancare.
"Brutto porco salvatico e sodomita, che guasti il mio figliolo! Io ti castro come un verro, ti schianto il cuore a morsi, ti sbudello!" urlò Giuliano precipitandosi nella stanza e afferrato il figlio lo tirò via violentemente di sotto l'uomo.
Piero, impallidito, si rimise lesto il membro nella braghetta e con insospettata agilità saltò dall'altra parte del letto, ponendosi sulla difensiva.
"E tu... tu... che ti comporti come una pubblica meretrice! Schifoso maledetto, che ti fai buggerare dagli uomini come una zoccola da due soldi! Non t'ho insegnato io le buone creanze? E per che, per farti metter sotto da questo verme sodomita?" gridò al figlio strattonandolo. "Copri le tue vergogne! Che puzzolente cosa, che sozzura è mai codesta?"
Piero tentò di sgattaiolare fuori dalla stanza, ma lestamente il padre di Masino si spostò, bloccandone la fuga: "Eh no, sozzo porco sodomita, tu di qui non esci se non in ferri, che tu possa imputridire per sempre nelle prigioni, che ti ci serrino dentro e gettin via la chiave! Anzi, no, al rogo io ti fo finire, al rogo, sì!"
Masino si rivestì in fretta, guardando spaventato ora il padre ora Piero.
Il capo dei servi, con le mani tese in avanti come per fermarne la rabbia, disse: "Ma no, Giuliano, chetati, aspetta ch'io ti spieghi..."
"Oh ch'avresti da spiegarmi tu, porco salvatico? Da quando ti sollazzi a buggerare questo mio figliolo? Come l'hai piegato alle tue sozze voglie e me l'hai rovinato? Eh? Ch'avresti da spiegarmi? Nulla di nulla. Ti spiegherai in tribunale! Ti spiegherai col boia! Ti spiegherai con satanasso!" urlò Giuliano, paonazzo.
Le grida dell'uomo attirarono altri servi che corsero a vedere che stesse accadendo e quando capirono di che si trattava, Piero ebbe contro non solo il padre di Masino, ma pure gli altri. Uno di essi andò a prendere una corda e gli saltarono addosso e lo legarono, dandogli frattanto pugni e calci.
Giuliano, visto che l'uomo non gli poteva più sfuggire, afferrò nuovamente per un braccio il figlio: "Ora io con questo mio figliolo disgraziato e infame vado al Bargello a sporgere denunzia contro questo sodomita puzzolente e sozzo! Li ho colti sul fatto e pretendo giustizia! Tornerò qui con gli Uffiziali di Notte. Al rogo lo farò mandare! Che già da troppo tempo non li bruciano più sulla pira, e così han alzato il, capo i sozzi sodomiti puzzolenti, e insidiano impunemente i figlioli nostri! Un bel falò ci vuole, un bel falò..." gridava mentre trascinava il figlio giù per le scale.
Così vennero le guardie, arrestarono Piero e per tutta Firenze non si parlava d'altro. E fu istruito il processo.
"Compare, davanti agli eccellentissimi, Piero della Menica, capo de' servi in casa Rucellai, di anni quaranta e sette compiuti, nativo di Firenze, che fu portato in fronte a codesto tribunale alle ore sei del meriggio da alcuni uomini che l'han preso come sodomita sotto il tetto de' Rucellai, testimoniando che stava buggerando Masino, di anni sedici compiuti, nativo anch'egli di Firenze, figliolo di Giuliano, cameriere di messer Rucellai, che per primo li colse sul fatto."
"Son tutti qui presenti i testi e il padre del ragazzo?" chiese uno dei giudici.
"Io sono il padre di codesto sciagurato! Son io che ho denunciato il misfatto orrendo e sozzo!" disse Giuliano alzandosi in piedi.
"Diteci dove li avete sorpresi."
"Nella camera di quel porco salvatico sodomita!"
"Volete dire nella camera da letto del qui presente Piero della Menica?"
"Così è eccellentissimi. Proprio così!"
"E che stavan facendo?"
"Il porco selvatico stava buggerando il mio figliolo..."
"Non è vero, non è vero!" gridò Piero.
"Tacete voi, parlerete quando interrogato. Voi, Giuliano, descriveteci in dettaglio la scena."
"In dettaglio? Che v'è da descrivere in dettaglio? Quel porco maledetto stava buggerando il mio figliolo!"
"Erano in letto? Erano nudi? Dovete esser preciso." disse uno dei giudici.
"Il porco..."
"Chiamatelo per nome, che il segretario deve stendere il verbale!" lo rimbeccò il giudice.
"Piero della Menica era in piedi dietro al mio figliolo Masino, con il bischero fuori e duro, e il mio figliolo se ne stava tutto nudo, chinato innanzi."
"Ma Piero della Menica era egli pure nudo?"
"No, egli era tutto vestito, ma aveva il bischero fuori dalla braga..."
"E l'aveva messo dentro il deretano di vostro figlio?"
"No, li fermai in tempo, che stavo origliando dietro la porta che la dovetti sfondare, che udii il mio figliolo dirgli di sbrigarsi a buggerarlo..." gridò Giuliano.
"Dunque, il vostro figliolo Masino era consenziente..."
"Che volete che sia consenziente un ragazzino? Il porco... il Piero l'aveva allettato, è chiaro. E se non entravo..."
"Dunque, non l'avete visto nell'atto di buggerare il vostro figliolo, ma avete presunto che stesse per farlo."
"E che volete che faccia un uomo col bischero duro alle spalle d'un ragazzetto nudo e chinato in avanti? Dicono forse l'orazioni?" gridò Giuliano.
Gli astanti risero rumorosamente.
"Silenzio! E non gridate, voi, che costì nessuno è sordo. Però se non l'avete visti compiere l'atto, lo si può solamente denunciare di aver tentato di commetter sodomia, non d'averla commessa. Inoltre, se dite d'aver udito il vostro figliolo dire al qui presente Piero di sbrigarsi a buggerarlo, non v'è neppure il caso di violenza carnale. E infine, avendo il qui presente Masino sedici anni, non v'è neppure corruzione di minore, perché da tempo ha passato la pubertà e non è più un bimbetto." disse il giudice.
"O che?" esclamò sbalordito Giuliano, "Gli si dovrebbe allora fare il monumento? Non lo condannate al rogo come si deve fare co' sodomiti? Gli darete una commenda e un premio? Dovevo aspettare che gli mettesse il bischero tutto dentro prima d'intervenire?"
"Voi avete visto il qui presente Piero che stava per buggerare vostro figlio, non è così?"
"Certo, con questi miei occhi."
"E vostro figlio era legato, tenuto fermo, era egli forse spaventato?"
"Era tutto ignudo, e certo ch'era spaventato, appena m'ha visto! Ci mancherebbe che si metteva a danzare il calendimaggio!"
"Era spaventato per la vostra irruzione, perciò, non per quel che Piero della Menica s'accingeva a fare."
"Oh che, dovevo forse bussare alla porta e chieder se per cortesia mi facevano entrare, sì da non farlo spaventare, e assistere poi tranquillo e beato alla buggeratura di mio figlio?"
"Non fate spirito, Giuliano, limitatevi a dire come stan le cose."
"Non faccio spirito no, non ve n'è né ragione né causa! Ma che, siete qui per giudicare un sodomita o per proteggerlo perché possa insidiare altri fanciulli innocenti?"
"Siamo qui per appurare la verità delle cose, per condannare il colpevole e assolvere l'innocente. Avete voi motivo d'odio o inimicizia nei confronti dell'imputato?"
"E che doverei ringraziarlo per aver buggerato il mio figliolo?"
"Intendo," disse il giudice con un sospiro, "intendo chiedervi se prima del fatto vi fosse stato fra voi e l'imputato motivo d'odio o d'inimicizia."
"Ma no! Io lo credevo un uomo rispettabile. Io non immaginavo che fosse un sozzo sodomita!"
"Avete altro da aggiungere, Giuliano?"
"Altro da aggiungere? Che voglio che sia fatta giustizia!"
"Siam qui per questo. Ora sedete e state quieto."
I giudici passarono a interrogare Masino.
"Dunque, ragazzo, quanto tuo padre ha detto corrisponde al vero?"
"Sì, eccellentissimo." sussurrò il ragazzo, tremando.
"Tu hai detto al qui presente Piero della Menica di sbrigarsi a buggerarti?"
"Sì, eccellentissimo. Mica s'aveva tanto tempo da perdere!"
I presenti risero e il ragazzo arrossì.
"Dunque, quando tuo padre arrivò, l'imputato non t'aveva ancora buggerato."
"No, eccellentissimo. Si stava giusto per farlo."
"Come t'aveva convinto a fare una tal cosa?"
"Come l'altre volte, promettendomi qualche baiocco, o i pinocchiati, la zuccata, le torte inzuccherate o il marzapane..."
Di nuovo tutti risero. Giuliano, rosso in volto, gridò: "Oh sentitelo, ma sentitelo il disgraziato, che dava via il culo per avere due pinocchiati!"
"Silenzio! Silenzio! Dunque, Masino, in precedenza t'eri lasciato buggerare dall'imputato?"
"Sì, eccellentissimo."
"T'ha mai forzato a farlo, minacciato, obbligato?"
"No, mai. A me non m'ha mai forzato in alcun modo. Non so gli altri ragazzi, ma a me mai, lo giuro."
"Altri ragazzi? Lo faceva anche con altri ragazzi?"
"Almeno con uno, mi disse che l'aveva fatto, prima che con me."
"E chi è codesto ragazzo, lo conosci tu?"
"Sì che lo conosco, è Durante che prima era servo de' Rucellai ma ora non lavora più per loro."
I giudici decisero che andava interrogato anche Durante, e aggiornarono la seduta. Ma a questo punto, avendo scoperto che ora Durante era famiglio del segretario personale del gonfaloniere maggiore, la seduta fu tenuta a porte chiuse, per evitare di coinvolgere nello scandalo un personaggio così altolocato.
Durante, portato davanti al tribunale e interrogato a sua volta, confermò di essere stato allettato da Piero, ma senza mai violenza né coercizione, ma piuttosto con "belle parole e lusinghe, proprio come fece poi con me messer Valiano Valiani..."
I giudici, trovando conferma a quanto temevano, fecero prontamente scomparire tutti gli atti del processo, "consigliando" in segreto Valiano Valiani di "cambiar aria" al più presto andando in esilio volontario, cosa che questi fece in grande fretta. E i due ragazzi, come pure Piero, furono "dimenticati" nel carcere delle Stinche, senza che fosse stata emessa nessuna condanna.
Quando Giuliano si presentò agli Uffiziali di Notte per chiedere che fine avessero fatto suo figlio e il corruttore sodomita, gli fu detto che erano stati messi in carcere entrambi, per punirli della loro sodomia, in quanto Masino era consenziente e perciò colpevole tanto quanto il suo corruttore.
L'uomo se ne andò soddisfatto, facendo spallucce e commentando: "Tanto meglio così, che ci marciscano per sempre. Comunque non avrei più voluto con me quello svergognato del mio figlio!"
Ma Piero, grazie ad alcune buone amicizie che aveva, dopo meno d'un mese riuscì a far corrompere una delle guardie del carcere sì che dapprima fu trasferito in una cella da solo e in seguito, in piena notte, gli fu fatta trovare la porta della cella aperta e poté così fuggire dalle Stinche e da Firenze.
Masino e Durante, invece, si trovarono in cella assieme ad altri due sodomiti, questi regolarmente processati, Andrea Brancacci, un tessitore di ventisei anni e il suo ragazzo Jacopo di sedici anni come Masino.
"Oh che non ti potevi stare zitto, tu, invece che dire ai giudici di me e di Piero?" Durante aveva sgridato Masino quando furono in cella.
"E che so io? Mi dissero di giurare e prima m'avevan detto che solo dicendo la verità me la potevo cavare, che ai ragazzini come me non gli fan nulla... Ma mica è finito il processo, no? Magari ci lasciano davvero uscire..." disse Masino abbattuto e facendo fatica a non mettersi a piangere.
Andrea intervenne: "Mi dispiace per te, ragazzo mio, ma mica è vero che i ragazzini li lasciano andare. Guarda qui il mio povero Jacopo, che l'han condannato per sodomia proprio come me. Ci han condannati a sei anni tutti e due, senza fare differenze!"
"Anche a voi vi hanno condannato per sodomia?" chiese Durante.
"In questo carcere tre condannati su quattro son dentro per sodomia... e il quarto diventa un sodomita stando rinchiuso qui, non avendo di meglio da fare!" rise Andrea.
"A sei anni?" chiese Durante preoccupato.
"Sì; e a te col tuo ragazzino quanti anni v'han dato?" chiese Andrea.
"Lui non è il mio ragazzino. Lui si fece buggerare dallo stesso uomo che prima buggerò me. Ma a noi non ci hanno ancora condannati." gli spiegò Durante.
"Non vi hanno ancora condannati? Ma se v'han messi qui... qui alle Stinche siamo tutti già condannati. Quelli che sono ancora sotto processo li tengono chiusi al Bargello. Probabilmente hanno emesso la sentenza senza che voi lo sappiate. Sì, dev'essere proprio così..." disse pensieroso Andrea.
"E voi due, da quant'è che siete qui dentro?" gli chiese Masino.
"Credo che sia un anno, ormai. Fummo condannati a metà agosto dell'anno 1510."
"Allora sono già tredici mesi, ora siamo il sedici di settembre dell'anno 1511." disse Durante.
"E dobbiamo stare qui dentro per sei anni?" chiese lamentoso Masino.
"Mah, forse più e forse meno. Dipende da chi erano i giudici, con che piede s'erano alzati la mattina del giorno in cui v'han condannati, se v'hanno sorpresi a divertirvi in luogo pubblico o privato, e tante altre cose..." spiegò Andrea.
"Mica si sta poi tanto malaccio, qui dentro: ti dan da dormire e da mangiare senza lavorare, fa assai freddo d'inverno ma non troppo caldo in estate..." disse Jacopo con allegria, poi aggiunse: "E il mio bell'Andrea mi può buggerare quando ne sente l'uzzolo, senza problemi."
"Vuoi dire che... che voi due, anche qui dentro..." chiese stupito Durante.
"E che ci posson fare d'altro: siam chiusi qui per sodomia, no? Mica ci possono mettere nel carcere del carcere, no?" rispose ridacchiando Jacopo.
"Ma voi due... da quanto è che state assieme?" chiese Durante.
"Che buggeriamo assieme? Or fan due anni circa. Io ne avevo ventiquattro e il mio Jacopo quattordici."
"Tu l'hai sedotto?" gli chiese ancora Durante.
Andrea rise: "Sedotto? No, era già un anno che il mio Jacopo faceva la vita. Prima ch'io l'incontrassi, si dava a questo e quello per pochi baiocchi, due o tre quando gli andava bene. Quando l'incontrai mi piacque tanto che gli dissi, se smetteva di vendersi, ch'io l'avrei mantenuto. Io facevo il tessitore di broccati in Oltrarno, ero bravo assai e guadagnavo bene. Il mio Jacopo accettò e venne a star da me."
"E com'è che vi han condannato?"
"Colpa di sua madre, che voleva da me cento fiorini per non denunciarmi. Io rifiutai, che innanzitutto non avevo una tal somma e che comunque non glieli avrei dati. Così la baldracca ci fece sorprendere in pieno amplesso dagli Uffiziali di Notte."
"E come l'hai conosciuto, il tuo Jacopo?"
"Mah, una sera che mi sentivo la voglia indosso, traversai il ponte alla Carraia e per la via del Canto de' Mozzi andai a Santa Trìnita. Entrato poi in Borgo Santo Appostolo andai per una buona tratta serpeggiando per quei vicoli sperando di trovare; ma non trovando lì uccelletti che aspettassero, girai per la Parte Guelfa, attraversai Mercato, e passando poi per Calimala Francesca giunsi infine al Tetto de' Pisani. E costì, guardando attentamente per tutti li cantoni, infine trovai questo tordellino: stava lì con un lume in mano e allora lo chiamai, lo condussi in un vicolo buio dove mi sortì la vena dalla braghetta e più volte baciatamela e datomi per un tratto piacer con la bocca, io poi innestai al mio tordellino una penna in più nel didietro, cioè gli misi la mia vena nel carnaiuolo e lui pigolava così contento e tanto mi piacque, che lo persuasi a dormire solo con me e che gli avrei dato denaro e tutto quanto gli abbisognava."
"E io accettai di buon grado a esser solo suo e se pure la baldracca di mia madre ci fece condannare e chiudere qui dentro, io son contento di starci col mio Andrea." disse Jacopo sedendogli in grembo e carezzandolo intimamente. "Che lui non solo mi sa dare un gran piacere quando mi buggera, ma mi vuol bene più che se fossi la sua sposa!" Poi guardò i due e aggiunse: "Che mica vi fa problema se noi facciamo le nostre cosette in vostra presenza, no? Visto che ci han messi tutti assieme, io non intendo rinunciare a dare piacere al mio uomo e farmene dare da lui!"
Così dicendo Jacopo si tolse dal grembo del giovanotto e, sotto lo sguardo allibito di Durante e Masino, slacciò la braghetta di Andrea e gli si chinò fra le gambe, iniziando a darli piacere con la bocca. Andrea guardò i due ragazzi, fece spallucce, sorrise, calò un poco le brache di Jacopo e, insalivatosi un dito, iniziò a stuzzicargli l'ano.
"Ma che fate! Qui davanti a noi?" chiese Masino turbato, ma anche eccitato.
"Se non ti va di vedere, ti conviene girarti dall'altra parte! Così lo faremo alle vostre spalle." gli disse Jacopo tirandosi su un attimo, e subito si rituffò sul grembo del suo Andrea, riprendendo a succhiarglielo con grande golosità.