Era l'anno in cui Ayrton Senna morì in un incidente a Imola, nel gran premio di formula uno di San Marino. Ettore se lo ricordava bene, infatti era il giorno del suo sedicesimo compleanno. Un giorno strano, perché durante la festicciola che aveva fatto in casa con alcuni amici, per lo più compagni di scuola, Dario che per qualche motivo aveva acceso il televisore, lanciò una specie di urlo, di gemito, di grido, un "cazzo, no!" che fece calare il silenzio nella stanza.
Si erano affollati tutti attorno al televisore commentando i replay del mortale incidente. Ettore s'era appoggiato contro Nicola, e mentre stava con gli occhi sul piccolo schermo, sentì uno strano calore per tutto il corpo. All'inizio non vi fece caso, cioè finché quel calore sembrò focalizzarsi sul suo membro e gli venne una forte erezione. Imbarazzatissimo, si scostò un poco, temendo che Nicola potesse sentirlo. Si scostò e al tempo stesso provò la tentazione, invece, di spingergliela contro, di fargliela sentire. Si dette mentalmente del pazzo... "Cazzo, ma che mi piglia da un po' di tempo in qua?" si chiese, turbato.
A volte si chiedeva quando erano cominciati i suoi "problemi". Aveva cercato più volte di capire, di capirsi, aveva analizzato, soprattutto la sera quando si metteva a letto e spegneva la luce, tutti i propri ricordi per capire quando era cominciato il tutto. Era terrorizzato... no, non proprio terrorizzato... spaventato, ecco, o piuttosto disturbato dall'idea di poter essere gay.
Ricordò che da piccolo gli piaceva vedere il padre o gli zii spogliarsi e riuscire a cogliere, se pure di rado, la fugace visione del grosso "pipì" che pendeva da sotto un folto, affascinante cespuglio. Immaginava di spogliarsi nudo assieme a loro. Non l'aveva mai fatto, logicamente, ma ricordava che aveva voglia di toccarlo... di dargli tanti bacetti, di carezzarlo.
Un altro ricordo abbastanza vivido risaliva a quando aveva dodici anni. Un compagno di classe (Marco? No era stato Lele.) gli aveva fatto scoprire la masturbazione. Erano nei cessi della scuola e Lele gli aveva dimostrato come ci si poteva divertire con il "pirillo". Ma più di quello che aveva provato masturbandosi, ciò che l'aveva eccitato era guardare Lele e l'idea di poterglielo prendere in mano. Non aveva avuto il coraggio di farlo, di proporglielo. Ma la tentazione era stata forte e dopo quel giorno, anche se non era mai più accaduto niente, vedere Lele e "vedere" il suo pirillo duro su cui la mano andava su e giù, lo faceva eccitare.
I suoi problemi erano cominciati in terza media: era il solo che non avesse la ragazza. Cioè, le sue compagne di classe gli piacevano moltissimo, ma solo come amiche, e mentre i compagni sussurravano fra loro quanto "gli veniva duro" solo a guardarle, solo a pensarci... a lui non facevano proprio nessun effetto. Al contrario, per Ettore ogni occasione era buona quando era con un compagno ai cessi, in palestra, sotto le docce per cercare di "vederglielo".
Quando si masturbava, in segreto, si eccitava moltissimo a immaginare, anzi a sognare, che a masturbarlo fosse uno dei suoi compagni... non certo una compagna! Chiudeva gli occhi e immaginava scene d'ogni tipo e nei posti e nelle occasioni più diverse e spesso inverosimili, che finivano immancabilmente con uno dei suoi compagni che gli apriva i calzoni e lo masturbava e si faceva masturbare da lui.
E, fu appunto il giorno del suo sedicesimo compleanno che un pensiero si insinuò prepotentemente nel suo cervello: lui non era come tutti gli altri... lui era... GAY! "Cazzo, no!" s'era detto, "non è possibile... non voglio... NO!" Non voleva. Tutta la società, quindi anche lui, pare sia educata per disprezzare i gay, per fuggir via da loro come dai lebbrosi, dagli appestati.
Quando, fino ad allora, Ettore aveva pensato ai "finocchi" li aveva sempre pensati tutti come adulti che insidiano i ragazzetti e quando pensava ai suoi coetanei era sicuro che tutti fossero eterosessuali. Se pure pensava a ragazzi gay li vedeva solo in quelli che si vendono sui marciapiedi. D'altronde la gente "normale" non pensa mai che un figlio, un fratello, un amico, un compagno di classe... possa essere un ragazzo gay.
Al cinema, alla TV i gay erano solo... macchiette, figure ridicole e ridicolizzate, e comunque sempre adulti: mai adolescenti come lui. Era spaventato, crescendo, di diventare una di quelle caricature. L'adolescenza non è un periodo facile, ma essere adolescente e anche gay lo è ancora meno, e la società certo non aiuta un ragazzo che teme, crede, sospetta, pensa di esserlo. Al contrario!
Ettore cominciò a soffrire per questo suo timore-certezza di essere gay, a soffrire più dei suoi coetanei: spesso, steso sul letto nel buio della sua camera, piangeva; spesso pensava alla morte, la invocava! Non voleva essere gay! Ma nel subconscio sapeva di non poterci fare nulla, e questo era terribile, angosciante.
Aveva visto alla TV, in un serial americano, un ragazzo che ci provava con una ragazza, che la seduceva, fino a riuscire ad avere con lei la sua prima relazione sessuale. E s'era immaginato al posto di quella ragazza...
Tobias passeggiava con lui (lei) lungo una spiaggia della Florida, e a un tratto gli diceva: "Sai, Ettore (Evelyn, in realtà... cominciavano tutti e due per E...), che sto tanto bene con te?"
Lui (lei) lo guardava e sorrideva, senza dire nulla...
"Sei così bello..." mormorava Tobias quasi si vergognasse di quelle parole, perché sapeva bene che sottintendevano altro.
"Anche tu sei bello, Tobias." rispondeva (cazzo, quell'attore era davvero un figo!).
Sedevano sulla sabbia color dell'oro, il mare davanti a loro era splendido, da cartolina illustrata; opportuni cespugli fioriti alle loro spalle li separavano dal resto del mondo. Tobias gli prendeva una mano e le loro dita giocherellavano intrecciandosi, lasciandosi, cercandosi, intrecciandosi di nuovo. Lui arrossiva, perché "sapeva" anche troppo bene che cosa Tobias gli stesse comunicando con quel giocherellare delle loro dita.
Lo guardava e udiva parole che non uscivano dalle labbra di Tobias, ma dai suoi occhi... e arrossiva, pudico. Tobias osava, sia pure esitante, qualcosa di più: gli metteva un braccio attorno alle spalle... e si sentiva una musica dolce, oh, così dolce, in cui però, gradualmente sorgeva e si rafforzava un ritmo che era il ritmo del battere sempre più veloce del suo, del loro cuore.
Primo piano degli occhi di Tobias... dio che sguardo! Dovrebbe essere proibito guardare qualcuno così! Poi... poi le loro labbra che si incontravano, dapprima timide... esitanti... poi calde... oh, quanto calde! La telecamera indugiava su quel bacio e tutto intorno roteava come in un caleidoscopio... i loro corpi roteavano... Tobias gli si premeva contro... erano stesi sulla sabbia e le mani di Tobias s'infilavano sotto i suoi abiti in carezze brucianti... splendidamente brucianti.
Poi l'inquadratura cambiava, girava dietro ai cespugli, il mare ora faceva da sfondo e... si vedevano solo i loro piedi... quelli di Tobias con le dita contro la sabbia, fra quelli di Ettore (Evelyn) con i talloni premuti con forza sulla sabbia. Poi si vedevano solo i grandi occhi di Evelyn (Ettore) fissi sul cielo... si vedevano le sue labbra aprirsi in un silenzioso grido... E tutto era consumato! Titoli di coda.
Ettore era sprofondato sulla poltrona davanti alla TV, sconvolto, eccitato: lui aveva "visto" quanto il cespuglio aveva nascosto agli spettatori, l'aveva sentito in sé... dentro di sé... e quel ritmo che prima era stato il ritmo del cuore, era diventato il ritmo delle spinte di Tobias in lui, dentro di lui.
Era quasi corso in bagno, s'era chiuso dentro, s'era spogliato, seduto sul water e, chiudendo gli occhi, s'era masturbato quasi furiosamente, immaginando che Tobias gli si stesse agitando addosso, dentro... e i suoi occhi si chiusero per rivedere quel cielo d'un azzurro così intenso da ferire la retina, le sua labbra si aprirono in quello stesso silenzioso grido... e si vuotò con una serie di getti tanto intensi da essere quasi dolorosi, spingendo il membro duro nella tazza del water per non sporcare il pavimento.
S'era calmato a poco a poco e s'era rivestito. Improvvisamente sentì bussare alla porta e sussultò.
"Ettore, dai! Sbrigati! Che ci fai ancora lì dentro?"
"Niente, mamma!" gridò con voce strozzata.
Mentre usciva dal bagno si sentì arrossire ed evitò lo sguardo della madre, che entrò di fretta chiudendosi dentro. Ettore si chiese se avesse potuto sospettare qualcosa.
Aveva tentato a più riprese di combattere gli stimoli che lo spingevano verso i maschi, ma ogni volta che gli era sembrato di riuscire a dominarli, a reprimerli, risorgevano anche più forti di prima. Tutto sembrava congiurare contro di lui: il cameratismo dei compagni, la TV, le foto di certi attori sulle riviste patinate della madre, le riproduzioni d'arte, i fighi di certe pubblicità, specialmente di moda... Si sentiva assediato, circondato... sempre più impotente in quella lotta impari, perché sentiva di avere "il nemico" in casa... in sé stesso.
Quando poi iniziò la prima liceo si trovò come compagno di banco Andrea, un ragazzo appena trasferitosi con la famiglia da Salerno... Un figo incredibile, con un sorriso bello come il sole e con un bel rigonfio sotto la patta dei jeans attillati. Immaginare di poter fare sesso con lui divenne la sua delizia e croce. Il suo passatempo preferito ma di cui quasi sempre poi si pentiva, nonostante fossero solo fantasie.
Immaginava che Andrea, durante la lezione, allungasse una mano sotto il banco e lo toccasse... che gli aprisse con lentezza esasperante i bottoni della patta uno dopo l'altro, che gli infilasse una mano lì e lo palpasse, lo carezzasse, e finalmente afferratolo con decisione lo masturbasse. Immaginava di guardarsi attorno: tutti i compagni stavano seguendo attenti e silenziosi la spiegazione della professoressa, nessuno era minimamente cosciente del piacere che Andrea gli stava dando guardandolo col suo sorriso complice e compiaciuto... finché lo faceva schizzare, in preda al godimento.
Oppure immaginava di essere nudo sotto la doccia della palestra della scuola, quando Andrea, nudo e col membro dritto e duro come la lancia di un cavaliere medievale, apriva la portina del suo box ed entrava, prendendolo fra le braccia e baciandolo, e si masturbavano l'un l'altro mentre i compagni ignari si lavavano ciascuno nel proprio box, fino a venire uno contro l'altro in una serie di forti e tiepidi getti, subito lavati via dall'acqua che scrosciava loro addosso.
Il bell'Andrea trasudava sensualità e quando faceva lo stupidotto con le compagne, Ettore ne era geloso. L'amicizia che il bel compagno gli dimostrava non solo non l'appagava ma gli faceva sentire anche più forte il desiderio che si colorasse anche di qualcosa di più... concreto, intimo.
A volte Ettore poggiava i gomiti sul banco e sosteneva la testa fra le mani, in modo di poter ammirare, non visto, il rigonfio fra le gambe del bell'Andrea, sognando di avere la vista a raggi X per godersi la visione del bel membro che era riuscito a intravedere solo un paio di volte e di sfuggita: una volta agli orinatoi del cesso della scuola e un'altra mentre si cambiavano dopo la lezione di educazione fisica.
Queste fantasie, se da una parte gli facevano provare una sensazione di diffuso piacere per tutto il corpo, dall'altra gli confermavano che era gay... e questo davvero non gli dava alcun piacere. Cercava, quasi come un antidoto, di guardare le compagne... ma questo non suscitava in lui nessun piacere, nessuna fantasia: nulla di nulla.
La professoressa di lettere aveva dato loro un tema in classe:
"Da grande vorrei essere..." Descrivi i tuoi progetti, le tue aspirazioni e i tuoi sogni per il futuro.
Ettore scrisse:
"Non è facile capire come o cosa vorrei essere da grande, perché non riesco ancora a capire come e cosa sono adesso. Più cresco e più il domani mi fa paura, perché sento che non riesco a prendere la mia vita in mano come vorrei e dirigerla dove vorrei. Dentro di me c'è come una forza che mi spinge o mi tira dove vuole, che non riesco a comprendere.
"A ogni mio compleanno, a ogni primo dell'anno, in passato mi aspettavo che l'anno nuovo fosse meglio di quello appena passato, ma ho visto che non è così. I miei problemi, invece di risolversi, aumentano e diventano più difficili. Vorrei che fossero come i problemi di matematica, che se non li sai risolvere guardi in fondo al libro e trovi la risposta. E invece no, non è affatto così.
"Da grande vorrei essere felice, ma non riesco a capire dove la felicità stia di casa. Progetti? Come posso fare progetti senza avere le formule, le regole, gli esempi per risolvere i problemi? Aspirazioni? Come ho detto, una: essere felice o almeno sereno. Sogni? Oh, sì, sono belli i sogni, sono belli fino a quando uno si sveglia e vede che tutto è diverso, difficile, complicato. Per ogni sogno c'è subito un anti-sogno che ti dice: no, non illuderti, non andrà mai così!
"Spesso si sente dire 'beata gioventù'! Chi lo dice certamente non si ricorda più di quando era giovane. Che c'è di beato, proprio non lo capisco, proprio non lo vedo. Ho anche sentito dire che la gioventù è 'una malattia che passa con gli anni'. Ma come passa? Terminerà nella guarigione, o lascerà la mia anima storpiata per sempre, o addirittura terminerà nella morte interiore? Ho paura!
"Però non devo e non posso lamentarmi, perché subito mi viene detto che devo guardare chi sta peggio di me. Non mi posso lamentare, perché mi darebbero del vittimista. Non mi posso lamentare, perché nessuno dei miei compagni si lamenta o per lo meno, se anche lo fanno, non lo lasciano capire agli altri.
"Che cosa voglio essere da grande? Ma quando si diventa grande? Quando avevo dieci anni, un diciassettenne mi pareva grande... adesso che ho diciassette anni mi sembra grande un trentenne... Chi mi sembrerà grande quando avrò trenta anni, ammesso che ci arrivi? Perciò credo che non ha molto senso chiedersi che cosa sarò da grande, almeno finché non avrò capito che cosa sono adesso."
Quando la professoressa consegnò loro i temi corretti, Ettore vide che gli aveva dato un voto discreto e il commento diceva: "Componimento originale e abbastanza corretto, anche se non svolge e non affronta sufficientemente a fondo il tema assegnato".
Che cosa avrebbe dovuto scrivere? "Non voglio essere gay"? Hahaha! Uno, se non vuole essere italiano, può cambiare nazionalità... ma non resta in fondo sempre italiano? Se non vuole essere biondo, si può tingere i capelli, ma non resta sempre un biondo? E se non vuole essere maschio, si può operare e prendere ormoni finché sembra una femmina... ma mica sviluppa le ovaie, mica può restare incinta!
"Non voglio essere gay"... ma come? Indossando la maschera dell'etero? Ingannando se stesso? D'altronde non è facile accettare di essere gay quando tutto e tutti fanno il possibile e l'impossibile per fartela sembrare una cosa brutta. Ma iniziò in lui un cambiamento, per quanto imprevisto e incredibile, provocato proprio dallo svolgimento di quel tema.
Un cambiamento lento, graduale, non voluto, non cercato, ma maturato spontaneamente in lui. Furono mesi molto difficili, senza alcun dubbio. Ma un po' alla volta, in Ettore accadde una trasformazione. I bei ragazzi che vedeva, che segretamente ammirava, da semplice stimolo e substrato per le sue sessioni di auto-soddisfacimento, di calme o furiose masturbazioni, iniziarono a diventare gli ispiratori di un desiderio di stretto contatto, di oggetti e soggetti di un rapporto fisico, profondo e reale. Non più meraviglie da contemplare, ma da conquistare o da cui farsi conquistare.
Ettore ci mise quasi un anno per ammettere a se stesso di essere indubbiamente gay e che esserlo non era un'oscura malattia, un difetto di fabbricazione, una perversione, una debolezza... ma la sua unica e vera essenza. Così iniziò per lui un periodo in cui passava da giorni in cui si sentiva un vero maialetto, pronto a fottere con tutti i compagni di classe, immaginando anche orge indescrivibili, sedute di sesso interminabili, godute indescrivibili, a giorni in cui si sarebbe accontentato di avere coi suoi compagni una "virile, platonica amicizia", fatta di casti abbracci, di schive carezze, di sguardi innamorati e semplicemente di potersi addormentare castamente abbracciati. Oscillava da un intenso desiderio di sesso a un profondo desiderio di amore.
Un giorno, decise di fare il gran passo. Accettato dentro se stesso di essere gay, fece quanto da tempo gli ronzava in capo ma non aveva mai avuto animo di fare. Approfittando dei momenti, se pure rari, in cui era in casa da solo, si infilò nello studio del padre e, sentendosi il cuore battere furiosamente in petto come un ladro che si inoltra nel caveau di una banca traboccante di segnali di allarme, accese il computer del padre, si collegò a internet, entrò in un motore di ricerca e digitò le parole magiche: "ragazzi gay". Attese con il cuore in gola... ed ecco la lista.
Cliccò sul primo link: foto di ragazzi nudi che si masturbano, di coppie che si succhiano o si fottono... guardò con gli occhi spalancati e il cuore che gli batteva a cento all'ora, le tempie che pulsavano come per scoppiare. Webcam Gay - Video gay trans - Foto cazzi - Sesso gay hard - Cazzi enormi - Sesso anale Gay - Immagini Gay - Inculate Gay - Pompini Gay - Filmati Gay - Sborrate Gay - Negri superdotati - Orge Gay... tutte cose adatte per i suoi giorni "maialini".
Il secondo link: una bella foto di due ragazzi che si baciano, poi altri, semisvestiti, che lo guardavano con sorrisetti ammiccanti, allettanti, mascalzoncelli, che a differenza del primo sito, parevano più promettere che non far vedere.
Il terzo: il volto di un ragazzo trasfigurato da un orgasmo... Cliccò su "entra" e... una serie di donne nude, tettone, che si sditalinavano... ne fu disturbato e si sentì ingannato! Se gli fossero piaciute, non avrebbe avuto tanti problemi!
Poi un altro: "Maschietti - Giovani ragazzini gay - Su maschietti potrai trovare centinaia di gallerie in foto e video porno gay con protagonisti giovanissimi ragazzini alle loro prime esperienze gay. Giovani teenagers gay svezzati da stalloni superdotati".
Sesso, sesso, sesso... Essere gay era dunque solo fottere? Solo cazzi, culi, bocche affamate? "Sesso fotogay in questa porno galleria piena di sesso orale e inculate. Se sei arrivato diretamente su questa pagina con il sesso gay gratis, puoi vedere a pagamento le nostre galerie con ragazzi e uomini nudi e le immagini porno di masturbazione maschia, con i filmati gay e le immagini gay orale che sono le più eccitante." Neanche scritto in buon italiano!
Eccitato e deluso a un tempo, tentò con un'altra ricerca: "Storie ragazzi gay"...
Avrebbero dovuto intitolarle "Descrizioni di fottute e sborrate"... non c'era altro. A tratti erano descrizioni anche eccitanti ma, dopo un po', erano ripetitive. Ma soprattutto sesso, sesso, sesso... niente sentimenti, pensieri, sensazioni, problemi. Sesso, sesso, sesso... niente amore, niente affetto, niente tenerezza... E soprattutto nessuno che parlasse dei suoi problemi.
"Ciao, ti va di scopare?" - "Mah, con un manzo come te, perché no?" - "Ma tu lo prendi in culo?" - "Se ce l'hai abbastanza grosso, lo prendo dappertutto." Vera letteratura, non c'è che dire... "Spogliati nudo, maiale." - "Sì, sfondami il culo!" - "Te lo faccio uscire dalla bocca!" Che poesia... Che belle immagini stilistiche... Che trama appassionante!
Cancellò i riferimenti alle pagine visitate e spense il computer, sentendosi vagamente disturbato: dunque, essere gay era tutto lì? Quanti centimetri di cazzo, a che angolo si sollevava, quanto pendevano i testicoli, grossi come palle da golf... Ma com'era fatto il protagonista, il coprotagonista? Era alto, basso, magro, grasso, biondo, moro? Aveva occhi verdi o blu, labbra morbide, fini, piene? E soprattutto, a parte fottere come un dio, chi era, cosa provava, cosa sentiva?
Questa sua prima, breve, goffa e unica "esplorazione" aveva in qualche modo ampliato le sue fantasie: se fino ad allora aveva immaginato, sognato di toccare, di masturbare... ora immaginava anche scene in cui lui succhiava o si faceva succhiare, inculava o si faceva inculare... e il tutto diventava più eccitante. Però sognava anche scene in cui carezzava, baciava, s'addormentava fra le braccia del compagno, dell'amante...
Amore... Ecco, questo era il problema in cui Ettore si dibatteva: era possibile per due gay innamorarsi? Se non fosse stato possibile, allora sì che essere gay sarebbe stata una vera... disgrazia. Perché, questo lo sentiva, lo capiva bene, che cosa è un essere umano se non può dare e ricevere amore?
A questo, nella sua breve esplorazione nel computer del padre non aveva trovato risposta. In realtà non ve l'aveva cercata... Si decise, perciò, di tentare alla prima occasione di tornare a navigare in internet.
Non capitò molto presto. Questa volta, forse perché l'aveva già fatto, provò meno timore nel "violare" il sancta-sanctorum dello studio del padre. Accese il computer, si collegò, entrò in un motore di ricerca e digitò: "amore gay".
Questa volta, per lo meno, i siti pornografici erano una piccola minoranza, però... "Gli amori gay di Marlon Brando", "Ricerca su amore e sesso nel mondo gay", "Il Papa contro l'amore gay" e altri articoli su libri, articoli di "gossip", ma nulla, ancora una volta, che rispondesse a quanto Ettore cercava, a quanto voleva veramente trovare.
Si chiese se non esistesse un "Giulietta e Romeo" in chiave gay... a parte la tragica fine, logicamente; un qualcosa che, oltre a farlo eccitare, lo facesse anche sognare. Per educazione e per formazione, non poteva accettare di dividere se stesso in due parti antitetiche, un corpo che vuole godere fisicamente opposto ad un'anima che vuole gioire spiritualmente.
Accettare di essere gay era stata una cosa difficile, a tratti anche dolorosa, ma finalmente vi era riuscito. Ora però vedeva, anche, che aveva molta strada da percorrere ancora: quali altre difficoltà, quali altri dolori avrebbe dovuto superare?