IL VISCONTE E L'ATTORE | CAPITOLO 8 LA PROFEZIA |
Quando finalmente giacquero nuovamente, appagati, soddisfatti e, solo per il momento, sazi, si baciarono ancora. "Grazie, Edmund. Sapete che non avevo mai provato un piacere così grande? Ma, più ancora che il piacere fisico, è l'intensa gioia che mi avete donato ciò di cui vi sono grato." "E io a voi! Vi devo confessare che durante la mia vita ho avuto occasione di accompagnarmi a diversi ragazzi, alcuni anche belli, dolci, esperti... eppure nessuno può rivaleggiare con voi." "Allora... volete che io appartenga a voi, e solo a voi, per sempre?" "Certamente lo voglio! E voi, William, volte che io sia vostro, e solo vostro, per sempre?" "Per sempre, sì!" Ma poi il ragazzo vide come un'ombra passare sul volto del suo uomo. "Che avete, Edmund? Qualcosa vi turba?" gli chiese carezzandogli teneramente una gota. "Mio padre vuole che mi sposi... Ma io voglio voi al mio fianco, solo voi, e non una donna!" "Io resterò al vostro fianco, che voi siate sposato o no!" disse con determinazione il giovane attore. "Forse... forse si potrebbe trovare una soluzione, però." gli disse e gli raccontò quanto gli aveva suggerito il suo amico Philip. "Mi pare che sarebbe un'ottima soluzione!" gli disse William con un sorriso lieto. "E voi, rimarreste a Londra? Con me?" "Sicuramente. A costo di fare il più umile dei lavori, se non potessi continuare a recitare." "Io, comunque, potrei provvedere anche per voi, senza nessun problema..." "Lo accetterò, Edmund... ma solamente se non troverò nessun modo per provvedere a me stesso." Si videro tutti i giorni, e fecero l'amore, ogni volta con crescente piacere e gioia, donandosi l'uno all'altro. Poi giunse il giorno del debutto della compagnia Dawson and Dawson al teatro The Royal Surrey, con "The Lighthouse" di Wilkie Collins, in cui William recitava nella parte di Aaron Gurnock. Edmund invitò alla prima il suo amico Philip e, quando William entrò in scena, si chinò verso l'amico e gli sussurrò: "Quello è il ragazzo di cui vi parlavo e di cui sono innamorato... Dovreste vederlo senza il trucco di scena: è splendido!" "Anche così truccato si può intuire che non è niente male..." gli disse l'amico. "Me lo presenterete, dopo la fine della commedia?" "Certamente, con vero piacere." "Ssssttt!" li zittì qualcuno alle loro spalle. Poi, durante l'intervallo, Edmund chiese a Philip: "Avete già parlato con vostra cugina Diana?" "Sì e si è dimostrata molto interessata alla cosa. Mi ha detto che vede due o tre sue amiche che potrebbero essere interessate alla vostra proposta." "Ottimo! Come e quando posso incontrarle?" chiese Edmund, eccitato e interessato. "Potrei organizzare un party nella nostra casa di campagna, se credete, invitando mia cugina e le sue amiche. E voi, potreste portare con voi il vostro William." "Ve ne sarei profondamente grato, amico mio." "Ne siete proprio innamorato. Non vedo l'ora di conoscere questa perla rara che vi ha conquistato a tal punto!" Terminata la recita, Edmund andò a prendere William e in carrozza con Philip andarono in un pub a bere e chiacchierare un poco, prima di ritirarsi. Il giorno seguente i giornali della capitale, pur nello stile composto e controllato che era loro caratteristica, fecero un'ottima recensione del debutto della compagnia americana e molti menzionarono in modo particolare l'esibizione di William, "un attore giovane ma di sicuro talento". Edmund ne fu molto felice. Philip, che era rimasto colpito molto favorevolmente da William, organizzò il party come aveva promesso, ufficialmente in onore di tutta la compagnia degli attori americani. Così Diana presentò a Edmund, una dopo l'altra, tre sue amiche che avrebbero potuto fare al caso suo. "Non ho detto loro nulla, in modo che possiate essere più libero, visconte. Thecla e Bridget sono di famiglia nobile, Adeline di estrazione alto-borghese. Bridget è qui con la sua amata Henrietta." "Vi spiacerebbe, Diana, informarmi un poco di più, riguardo alle vostre tre amiche?" "No, mio caro visconte, lascio a voi il compito di valutarle. Tutte e tre sono mie care amiche e non vorrei fare torto a nessuna di loro. Venite, per cominciare vi presento Thecla." Così, per tutta la durata del party, Edmund parlò ora con una ora con l'altra delle tre damigelle, osservandole anche riguardo a come si comportavano con gli altri invitati. Stava parlando con Bridget ed Henrietta, quando questa gli chiese: "Siete amico di mister William Adams, visconte?" "Sì, lo conobbi negli Stati uniti, vi è una forte amicizia fra noi." "Vi spiacerebbe presentarmi a lui?" "Con piacere. Vi interessa?" le chiese Edmund. Henrietta arrossì lievemente: "Ho assistito a due delle sue rappresentazioni e mi è sembrato un attore di vaglia... e sarei lieta di potermi complimentare con lui." Edmund aveva trovato deliziose sia Bridget che Henrietta. Bridget aveva ventinove anni, un carattere molto deciso e forte, nascosto sotto una squisita gentilezza e modi raffinati; Henrietta aveva ventuno anni, era dolcissima e dimostrava un'intelligenza pronta e vivace. Entrambe erano colte. Edmund le condusse da William e gliele presentò. Parlarono tutti e quattro abbastanza a lungo e piacevolmente di teatro, poesia e prosa, di arte. Quando Edmund poté parlare nuovamente a quattr'occhi con Diana, le disse: "Sono rimasto molto colpito dalla vostra amica Bridget e dalla sua deliziosa compagna... Credo che, se non vi è di troppo disturbo, potreste accennarle... sondarla..." "Mi ha detto Philip che mister Adams è il vostro... compagno." "Sì. È così." "E ho notato che mister Adams e Henrietta paiono gradire la reciproca compagnia." "Sì. Anche io ho avuto la stessa impressione." "Non sarebbe delizioso, allora, se voi poteste... combinare con Bridget e mister Adams con Henrietta?" gli chiese Diana con un lieve sorriso. "Certamente sarebbe... direi... ideale." rispose Edmund illuminandosi. "E se... se davvero la cosa avesse successo, potrebbero vivere nella mia stessa casa, in un loro quartierino... al piano sopra al mio... Basterebbe ristrutturarla un poco." "E nessuno verrebbe a sapere o potrebbe sospettare che in realtà..." disse Diana con un sorrisetto divertito. Pochi giorni più tardi Diana inviò tramite un lacchè un messaggio a Edmund dicendogli che sia la sua amica Bridget che Henrietta parevano seriamente interessate alla cosa. I quattro si incontrarono perciò per un tè in casa di Diana. "Permettete che vi chiami per nome, Lady Hannay?" esordì Edmund. "Certamente." rispose Bridget. "La nostra comune amica vi ha già accennato alla... questione, non è così?" "Sì, e la cosa ci sembra piuttosto interessante." "Voi già sapete quanto mi lega al mio William." "Sì, certamente, lo stesso sentimento che lega me alla mia Henrietta. E so anche come la vostra famiglia stia esercitando crescenti pressioni su di voi perché vi sposiate, esattamente come la mia famiglia sta facendo con me." "Per quanto mi è dato conoscervi, e per quanto Henrietta e William si sono conosciuti, si pensava che potrebbe essere una buona soluzione se voi sposaste me e la vostra Henrietta sposasse il mio William." "Sì... così mi ha accennato la cara Diana. E ci potremmo incontrare abbastanza spesso e... per così dire... fare uno scambio di coppia... anche se in un modo un po' diverso da quanto solitamente si intende quando lo si fa." disse Bridget con un certo umorismo. "Poiché è usanza che la sposa vada ad abitare nella casa dello sposo, io pensavo di destinare il piano superiore di casa mia ad alloggio, almeno ufficialmente, di William, così potremmo eseguire lo... scambio anche quotidianamente. Che ne pensate?" Bridget guardò Henrietta che sorrise radiosa. "Direi che sarebbe perfetto." "Possiamo quindi iniziare a frequentarci, in modo di annunziare quanto prima alle nostre famiglie la nostra intenzione di fidanzarci e quindi sposarci?" chiese Edmund. "Con vero piacere. Sono certa che anche le nostre famiglie approveranno la cosa." Il visconte iniziò perciò a incontrarsi con le più varie scuse con Bridget e William con Henrietta. Più i quattro si conoscevano, più si piacevano. Così Edmund iniziò a corteggiare apertamente Bridget e William fece lo stesso con Henrietta. Le famiglie di Edmund e Bridget, come avevano previsto, videro di buon occhio la frequentazione dei due. Quanto a Henrietta, non vi erano problemi, poiché, essendo una lontana parente di Bridget rimasta orfana e accolta in casa dai genitori di Bridget, anche se avesse sposato "soltanto" un attore, non si sarebbero certamente opposti. Il padre di Edmund non solo approvò la cosa ma era veramente raggiante: "Alla buon'ora, figlio mio, alla buon'ora. Sono veramente lieto che vi siate finalmente deciso: Lady Bridget Hannay è di ottima famiglia, oltre a sembrarmi di bella presenza, di forte carattere e anche di squisita educazione. Andrò quanto prima a parlare con Lord Hannay per combinare il vostro fidanzamento ufficiale." "Sì, Lady Bridget è una persona di gradevolissima compagnia, è intelligente e colta. Credo che possa essere veramente per voi la nuora che avete sempre sognato, padre." "E per voi un'ottima sposa. E vi porterà anche una buona dote, ne sono certo, il che non guasta, dopo tutto." "Il che non guasta, certo." ammise Edmund a cui di fatto quel dettaglio non interessava assolutamente.
Una sera, dopo lo spettacolo, il famoso attore inglese Henry Irving, associato al Lyceum Theatre e che aveva allora trentasette anni, andò a complimentarsi con William nel suo camerino. "Mi onorate con la vostra visita, mister Irving." gli disse William accogliendolo. "Normalmente, devo ammetterlo, non apprezzo molto lo stile, la dizione, le movenze degli attori d'oltre oceano. Ma voi, mister Adams, mi state facendo ricredere: siete stato notevole! Per onestà professionale, mi sono sentito in dovere di venirvelo a dire." "Vi ringrazio molto, mister Irving, siete davvero molto gentile. Ricevere tali complimenti da un par vostro mi onora profondamente." rispose William. Poi... pensò che forse poteva tentare di giocare una carta: "A me, vedete... se solo mi fosse possibile, piacerebbe molto potermi stabilire a Londra e recitare qui... logicamente dopo aver preso lezioni di dizione per correggere il mio accento americano." "Accento che solitamente mi disturba assai, lo confesso, ma che era assai appropriato nella commedia che state rappresentando, essendo ambientata nelle nostre ex-colonie. Anche perché comunque il vostro accento americano è... accettabile, anzi, sufficientemente gradevole. Davvero mister Adams sareste interessato a stabilirvi e lavorare qui in Londra?" "Sicuramente. Se una compagnia mi offrisse di entrare a farne parte nonostante io sia un americano." "La compagnia del Lyceum Theatre, a cui sono associato, potrebbe essere interessata a ingaggiarvi, e io vi appoggerei con vero piacere... Avete infatti molto talento." "Sareste disposto a fissarmi un incontro... a presentarmi?" "Senza dubbio." "Ve ne sono molto grato, mister Irving." disse William cercando di celare la felicità che stava provando. Così, quando la Dawson & Dawson infine lasciò l'Inghilterra e tornò in America, William, che aveva dato per tempo le sue dimissioni, si fermò a Londra e fu ingaggiato al Lyceum Theatre. Frattanto, essendosi fidanzati con la piena approvazione delle loro famiglie, la "corte" che Edmund faceva a Bridget e William ad Henrietta, procedeva con loro completa soddisfazione. Quindi Edmund fece ristrutturare la propria casa in Great Jermyn Street, preparando l'alloggio che sarebbe stato ufficialmente di William, e facendo costruire una piccola scala che univa i due appartamenti, abilmente nascosta in armadi a muro. E finalmente giunse il giorno in cui si celebrarono le nozze. Le due coppie avevano deciso di sposarsi in un'unica cerimonia e di fare un unico ricevimento. A sera si ritirarono tutti e quattro nell'alloggio di Edmund. "Caro marito mio," disse Bridget con un sorriso, "vi sarò eternamente grata per questa soluzione che permette a ognuno di noi di vivere i propri affetti al riparo del mondo e in piena serenità." "Altrettanto lo sono io a voi, mia cara sposa." le disse galantemente Edmund, cingendo con un braccio William alla vita e tirandolo a sé. "Io credo che staremo molto bene assieme, tutti e quattro, vero, marito mio?" disse Henrietta a William, con un dolce sorriso, ma prendendo una mano di Bridget fra le sue. "Sicuramente. La vita dopo tutto, non è che un grande palcoscenico, in cui voi e io reciteremo la parte della coppia perfetta, così come il mio Edmund con la vostra Bridget." "Anche se nessuno ci applaudirà e se spero che nessun giornale del Regno Unito recensirà mai la nostra rappresentazione!" disse sorridendo maliziosamente Bridget. Chiacchierarono amabilmente ancora per un poco, poi le due donne dettero la buona notte ai loro mariti e salirono nell'appartamento del piano superiore, attraverso la scala nascosta. "Mio amato... ci ritiriamo anche noi?" disse Edmund. "Sì, fra poco... Sapete... mentre si celebrava il nostro duplice matrimonio, nel momento fatidico... in realtà in cuor mio io stavo sposando voi." "Certo che lo so, mio dolce amato, perché lo stesso ho fatto io. Per questo ho voluto che la cerimonia fosse unica." "Verrà mai il giorno in cui due uomini, oppure due donne, potranno sposarsi davanti alle loro famiglie, agli amici, al mondo intero? Il giorno in cui potranno dichiararsi e dimostrarsi apertamente il loro amore?" "Forse verrà, prima o poi?" "Credete, Edmund? E quando?" "Mah... fra centotrenta anni." "Centotrenta? Perché? Siamo nel 1875, perciò nel... 2005? Perché centotrenta e non centoventicinque? Nell'anno 2000..." "Non so davvero, ho semplicemente detto il primo numero che m'è venuto in mente, William." disse con un risolino divertito. "Solo per dire che noi non vedremo mai quel giorno... Sapete che se fossimo scoperti, rischieremmo fino a dieci anni di carcere." "Purché ci mettano nella stessa cella... non mi fa troppa paura!" ribatté allegramente William. "Siamo stati fortunati a trovare Bridget e Henrietta." "Sì, è vero, sono due persone molto gradevoli e di piacevole compagnia. Ma la mia più grande fortuna è stata quella di trovare voi... o per meglio dire che voi abbiate trovato me." "Amato mio... ci ritiriamo nella nostra stanza?" chiese nuovamente Edmund. "Sì." Tenendosi teneramente per mano, si chiusero nell'elegante camera da letto, si spogliarono a vicenda e, assieme, si stesero uno a fianco all'altro, subito abbracciandosi stretti e scambiandosi un appassionato bacio. Le loro erezioni fiorirono all'istante, e frementi; dopo lunghi e piacevoli preliminari, si unirono, celebrando così con tutto il loro corpo il grande amore che provavano l'uno per l'altro.
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