IL VISCONTE E L'ATTORE | CAPITOLO 3 A TEATRO |
A sera, Edmund fu avvertito che la carrozza lo attendeva fuori dall'albergo. Prese mantello e cappello a cilindro e, senza indossarli, scese. La carrozza partì e in breve fu in Washington Street e parcheggiò. "Guardate bene dove sono parcheggiato, signore, in modo che quando uscite mi ritrovate senza difficoltà." gli disse il vetturino. "Comunque, vedete, la vostra carrozza ha il numero 132..." "Sì, molto bene." gli rispose il visconte e, postosi il cilindro in capo, tenendo il mantello ripiegato sul braccio si avviò verso il teatro. Si fermò un attimo a guardare le locandine, quindi entrò nel foyer. Si guardò attorno: ancora nessuna traccia di mister Bulfinch o della sua famiglia. L'unica persona che non conosceva ancora era la promessa sposa del figlio Paul. Si disse che gli sarebbe piaciuto se Paul fosse stato disponibile per un incontro intimo... Stava per mettersi a sedere quando vide entrare i Bulfinch. Andò a salutarli, scambiarono alcuni convenevoli e Edmund dovette esercitare un certo autocontrollo per non guardare troppo spesso e troppo apertamente verso Paul. Non poteva dire che fosse veramente bello, però lo trovava molto sensuale. Mister Bulfinch dopo un breve scambio di battute, iniziò a presentarlo a suoi conoscenti, premurandosi di sottolineare ogni volta il titolo nobiliare di Edmund, che pensò che l'uomo d'affari era un po' come nella favola di Esopo in cui la cornacchia si fa bella con le penne del pavone. "Tumens inani graculus superbia pinnas, pavoni quae deciderant, sustulit, seque exornavit..." [Il corvo, gonfio di vuota superbia, raccolse le penne che erano cadute al pavone e se ne adornò] mormorò fra sé e sé Edmund, con un lieve sorriso. "È latino, visconte? Che stavate dicendo?" gli chiese Paul. "Sì, è latino, una reminiscenza dei miei studi classici. Nulla di importante..." rispose Edmund rammaricandosi di essersi lasciato sfuggire quelle parole. Ma apparentemente nessuno le aveva comprese, per sua fortuna. "Visconte Villiers, se volete favorire da questa parte, possiamo salire al nostro palco." gli disse mister Bulfinch. Sulle sedie in prima fila sedette in centro la signora Bulfinch il marito da un lato, Edmund dall'altro e sulle due sedie dietro di loro Paul e Henrietta Beaufort. Edmund esplorò con lo sguardo l'interno del teatro: indubbiamente era grande e bello, dovette ammettere, anche se forse, per i suoi gusti, un po' troppo ornato. Sia le sedie della platea che i palchi si stavano lentamente riempiendo, e il brusio, animato e allegro, stava crescendo di intensità.
Nel frattempo, dietro il sipario stavano fervendo i preparativi finali per la commedia. Gli attrezzisti controllavano per l'ultima volta che tutto il necessario fosse sul palco; gli attori, già truccati e in costume erano nei loro camerini che ripassavano la parte o si rilassavano secondo le abitudini di ciascuno; il suggeritore raggiungeva la buca con il copione e la lampada schermata. Peter Adams era nel proprio camerino assieme a William. "Ho sentito dire che hanno venduto tutti i biglietti, Peter... C'è il tutto esaurito, questa sera." "Sì, bene. Passami la parrucca, per cortesia. Linda, la nostra nuova truccatrice, ha fatto davvero un buon lavoro: dalla platea posso sembrare giovane quanto basta per la mia parte. È senz'altro più brava della Poore, nonostante sia così giovane. Ecco fatto. Come sta? È a posto?" chiese guardandosi allo specchio. "Sì, Peter. Sai che stai bene, vestito da gladiatore romano?" L'uomo ridacchiò: "Alla mia età sarei stato meglio, però, con una tunica e una toga, che avrebbe nascosto in modo acconcio l'avanzante decrepitudine del mio corpo. Ma poco male. Spartaco era uno schiavo, non indossava certamente né tunica né toga!" "Quel che conta è la recitazione: affascinerai tutti come al solito." gli disse il ragazzo con un sorriso. "Sono certo che sarai uno Spartaco memorabile." "Speriamo." rispose l'attore alzandosi in piedi. William notò una lieve smorfia sul volto del padre adottivo: "Che hai, Peter?" "Niente... niente..." disse l'uomo, ma sembrò che la voce faticasse a uscire dalle sue labbra e barcollò lievemente. William istintivamente lo sorresse. Peter abbozzò un sorriso che però si trasformò in una nuova smorfia, barcollò di nuovo e sedette pesantemente sullo sgabello. "Non è niente... un lieve giramento di testa... passa subito..." disse con voce strana. "No, dimmi che hai!" gli chiese con forza il ragazzo. Per tutta risposta l'uomo si portò una mano al petto e gemendo si curvò. "Peter, che succede? Peter!" "Un... una fitta... dammi un bicchier d'acqua..." mormorò l'attore. William, con espressione preoccupata, prese la brocca e versò un po' d'acqua in un bicchiere, porgendoglielo con sollecitudine, Peter lo prese e il ragazzo notò che la mano gli tremava. Iniziò a bere, ma il bicchiere gli sfuggì dalla mano e cadde a terra rompendosi. "Peter! Buon dio, Peter, che ti senti?" L'uomo respirava faticosamente e la fronte gli si coprì di goccioline di sudore, si massaggiò lievemente il braccio sinistro poi il collo e iniziò a respirare affannosamente. William si precipitò fuori dal camerino a chiedere aiuto. "Mi sento... debole... come se un laccio mi stingesse al petto..." si lamentò l'uomo. "Ma passerà... quanto manca al..." si interruppe facendo una smorfia e portandosi nuovamente una mano al petto. "Ritardiamo l'inizio..." disse il direttore di scena... "Provi a stendersi un attimo..." Lo aiutarono ad alzarsi e lo accompagnarono a sistemarsi sul sofà. "Mi sento debole... così debole..." mormorò l'uomo stendendosi. "Temo che non... di non fargliela..." "Buon dio... la sala è piena..." mormorò il direttore di scena. "Sospendiamo la recita!" disse uno degli attori. "No!" esclamò con insospettata energia Peter. "William..." "Sono qui!" "William prenderà il mio posto..." disse. "Ma è un ragazzo... Non può prendere il vostro..." "William è l'unico che può, invece: l'unico che conosce perfettamente la parte... Chiamate Linda, lo può truccare per farlo sembrare meno giovane..." disse Peter con fatica ma in tono determinato. "La gente comincia a rumoreggiare, siamo in ritardo..." disse un altro attore. "Ve la sentite, William?" gli chiese il direttore di scena. "Ma... io..." disse il ragazzo smarrito, preoccupato per Peter. "Devi! William, devi prendere il mio posto. Lo spettacolo deve andare avanti!" gli disse Peter, agitato. "Come vuoi Peter, ma..." Il direttore disse al ragazzo: "Venite, svelto, dobbiamo avvertire gli spettatori... spiegare, chiedere di pazientare un attimo. Frattanto Linda si preparerà per truccarvi e toglieranno il costume al signor Adams perché lo indossiate voi." "Ma io... Peter..." protesto ancora il ragazzo. "Vai!" gli ordinò Peter con inattesa energia. Il direttore di scena prese William per un braccio, uscì dal camerino, traversò il palco e uscì con lui dal sipario. "Signore... signori... un attimo di silenzio!" chiese ad alta voce. Edmund guardò il ragazzo che era comparso dal sipario, accanto all'uomo anziano che stava chiedendo silenzio e pensò che era di una bellezza incredibile. Prese il binocolo da teatro incrostato di madreperla e lo mise a fuoco sul volto del ragazzo. Aveva capelli biondi lunghi fino a metà collo, morbidamente curvi alle estremità, sopracciglia dritte, un naso proporzionato, labbra morbide, un'espressione preoccupata sul bel volto. "Signori... signori, per cortesia!" chiese nuovamente il direttore di scena ad alta voce. Ottenuto il silenzio, disse: "Malauguratamente il nostro primo attore, il signor Peter Adams è stato colto da un improvviso malore..." La platea rumoreggiò, il direttore di scena chiese di nuovo silenzio. "Pertanto... pertanto, se lor signori hanno la cortesia di pazientare un attimo, suo figlio William Adams qui presente lo sostituirà, in modo che lo spettacolo..." Varie voci di scontento si levarono dalla platea. Edmund continuava ad ammirare, trattenendo il respiro come di fronte a un'apparizione, il bellissimo volto del ragazzo. "Benché giovane, William Adams conosce perfettamente la parte e..." disse ad alta voce il direttore di scena. "Ma via! Non siamo venuti qui per una recita di fine anno di un moccioso dell'asilo! Ma guardatelo, ancora un po' e se la fa sotto! Abbiamo pagato per uno spettacolo degno di esser detto tale, che cos'è questa pagliacciata!" gridò un uomo salendo su una delle sedie della platea. "È una vergogna!" "Se mio padre ha avuto un improvviso malore, signore, non è certamente per fare una pagliacciata!" disse ad alta voce, in tono fiero il ragazzo. "Siete solamente una manica di imbroglioni! Chi credete di prendere in giro? Pretendiamo che ci rimborsiate il prezzo dei biglietti e che ci paghiate anche un'adeguata penale!" gridò l'uomo e pareva che altri lo sostenessero. Edmund allora si alzò e gridò: "Tacete, villano, screanzato, incivile! Inoltre, parlate per voi, né io né altri vi abbiamo mai autorizzato a parlare in nome nostro! Noi vogliamo vedere lo spettacolo. E se avrete da protestare, lo farete dopo, ma ora smettetela di comportarvi come un selvaggio scostumato!" L'uomo in platea si girò sulla sedia rischiando di cadere e molti risero. Furibondo, guardò verso Edmund. "Voi mi state insultando, signore!" urlò rosso in viso. "Vi chiedo soddisfazione!" L'uditorio rumoreggiò: quella era la frase classica di una sfida al duello! "E soddisfazione vi darò. Mandatemi il vostro secondo! Ma ora smettetela una buona volta!" "E a chi dovrei mandare il mio secondo? Voi inglesi vi credete i padroni del mondo, ma non siete altro che..." iniziò a dire ma qualcuno accanto a lui gli tirò un braccio e gli disse qualcosa. "Ah, mi si dice che siete mister Villier..." Bulfinch si alzò in piedi e in tono scandalizzato disse: "Il molto onorevole visconte Edmund Villiers di Clarendon ha accettato la vostra sfida e vi darà soddisfazione. Ora, per cortesia, comportiamoci da gentiluomini... e permettiamo che lo spettacolo abbia inizio!" Amici dell'uomo lo fecero scendere dalla sedia cercando di calmarlo, e questi lasciò la sala del teatro con altri due uomini. Edmund applaudì la sua uscita, con un sorrisetto divertito e presto molti applaudirono l'uscita dell'uomo. "Grazie, signori... grazie..." disse il direttore di scena. "Vi prego di pazientare pochi minuti in modo che il signor William Adams si possa preparare..." Mentre con il ragazzo scompariva nuovamente dietro il sipario, la calma tornò nel teatro. Edmund sedette e chiese a mister Bulfinch: "Chi era quello screanzato? Lo conoscete?" "E abbastanza conosciuto, qui in Boston: si chiama Joseph Harrison, è un membro abbastanza influente del partito Repubblicano, e un avvocato di una certa fama..." "E anche di una certa arroganza, oserei dire." commentò Edmund. Paul gli toccò lievemente una spalla: "Permettete, visconte, che sia io il vostro secondo?" Edmund gli sorrise: "Con grande piacere. Anche perché voi conoscete sicuramente meglio di me quale sia il codice d'onore qui nelle Americhe..." "Qui seguiamo le regole fissate nel 1838 da John Lyde Wilson, che fu un governatore della Carolina del sud. Ve ne farò avere una copia, visconte..." "Vi ringrazio." Finalmente, non appena la truccatrice ebbe "invecchiato" ad arte l'aspetto di William e il ragazzo ebbe indossato la parrucca "alla romana" e il costume da gladiatore, lo spettacolo ebbe inizio. Nel frattempo Peter Adams era stato trasportato urgentemente, in una carrozza, in ospedale. William entrò sul palco tremante, ma appena iniziò a recitare, una strana calma scese in lui e fin dalle prime battute padroneggiò la scena. Edmund ora ne ammirava il bel corpo seminudo, il petto forte e ben cesellato, le braccia e gambe solide, spiacente solo che i suoi morbidi e bei capelli biondi fossero nascosti sotto la parrucca a piccoli ciuffi castano scuro. Il ragazzo si muoveva con grazia ma con un che di virile, appropriato al ruolo del fiero gladiatore che stava interpretando. Il dramma storico andò avanti senza problemi, l'uditorio era attento, la rappresentazione si stava svolgendo senza più problemi. Edmund, più che dal testo in versi, più che dalla trama dell'opera teatrale, era affascinato dal giovane attore. Durante l'intervallo fra il primo e il secondo atto, fra gli spettatori nel foyer, Edmund udì che molti stavano già commentando positivamente l'interpretazione del giovane William Adams, specialmente le signore... Qualcuno andò a complimentarsi con lui per aver messo a tacere Joseph Harrison. "Ma quanti anni ha, questo William Adams?" chiese la signora Bulfinch. "Credo diciannove. Sembra già un attore consumato, chissà come mai non l'abbiamo mai visto calcare le scene?" chiese Henrietta Beaufort. "Ho sentito dire che il padre ancora non lo reputava pronto..." notò mister Bulfinch. "Mi pare però che abbia già svolto alcune parti secondarie in qualche commedia..." disse Paul. "A me sembra già incredibilmente bravo..." disse la signora Bulfinch. "Che ne pensate, caro visconte?" "Indubbiamente quel ragazzo ha un notevole talento. Avete notato come padroneggia il palcoscenico? E come le sue battute siano pronunciate con perfetta intonazione, con vero sentimento?" disse Edmund. Suonò la prima campanella annunciante il secondo atto. Edmund già pregustava la possibilità di ammirare nuovamente il bel William Adams: se ne sentiva incredibilmente attratto. Quando si levò il sipario e la rappresentazione iniziò nuovamente il brusio in sala tacque come d'incanto. Edmund non cessava di ammirare il giovane William con il suo elegante binocolo da teatro... e sognare di poter stringere fra le braccia quel corpo fresco, bello, giovane e forte. La drammatica scena alla fine del secondo atto, quando i gladiatori si liberano da chi li tiranneggia e sollevano lo stendardo della rivolta, fece alzare in piedi tutti gli spettatori che applaudirono con il più grande entusiasmo. Edmund si alzò in piedi a sua volta e si unì al lungo applauso, con entusiasmo. Grida di "bravo!" si levarono dalla platea. La tragedia giunse alla conclusione in un vero successo e William fu chiamato diverse volte, a gran voce, fuori dal sipario. Si era tolto la parrucca, e si inchinava con grazia agli spettatori. Edmund ebbe l'impressione che il ragazzo, prima di inchinarsi al pubblico osannante, lanciasse spesso brevi occhiate verso il palco in cui era con la famiglia Bulfinch... Quando finalmente William poté ritirarsi nel camerino di Peter per togliersi il trucco e cambiarsi, il direttore di scena andò a complimentarsi con lui: "William, avete salvato lo spettacolo, vi sono profondamente grato. La vostra esibizione è stata perfetta..." "Come sta Peter?" "È stato portato immediatamente in ospedale. Non vi preoccupate, si stanno certamente prendendo cura di lui... Logicamente, finché Peter non si ristabilirà, la parte sarà vostra... Con lo stesso cachet concordato con vostro padre... nonostante siate ancora così giovane..." "Vi ringrazio, ma... perdonatemi... in questo momento sono preoccupato per Peter." disse il ragazzo finendo di togliersi il trucco, poi iniziando a rivestirsi. In quella qualcuno bussò alla porta del camerino. Il direttore di scena andò ad aprire. Un inserviente disse, porgendo una carta da visita all'uomo: "Ci sono giornalisti e anche questo signore che chiede di potersi complimentare con mister Adams..." Questi la guardò: "Ah, il visconte Villiers di Clarendon! Fatelo passare!" disse all'inserviente e porse il biglietto al giovane attore. "Ma io..." protestò William. "Fa parte del vostro dovere di attore, mio caro ragazzo." lo interruppe il direttore di scena. "Ma io voglio andare immediatamente in ospedale..." disse William. Edmund comparve sulla porta, udì le ultime parole del ragazzo e disse: "Permettetemi di accompagnarvici con la mia carrozza." William si girò e lo riconobbe: "Voi! Devo ringraziarvi per avermi permesso di recitare, visconte..." "Sono io che devo ringraziare voi per la vostra magnifica esibizione. È valsa la pena di venire fino a Boston anche solamente per avere il piacere di assistere alla vostra recita." William arrossì lievemente e fece un lieve inchino con il capo. "Siete troppo cortese, visconte... Vi ringrazio di cuore. Ho fatto del mio meglio. Tutto quello che so fare lo devo a Peter." "Perdonatemi... chiamate vostro padre... per nome?" "Non è realmente mio padre, mi ha adottato quando ero bambino. Ma è più che un padre per me: ognuno si trova il figlio che il fato gli ha mandato, ma lui mi scelse. Devo solamente a lui tutto quello che sono..." Edmund lo condusse fino alla carrozza, uscendo da una porta laterale del teatro per evitare di incontrare i giornalisti, poiché il ragazzo, estremamente preoccupato per la salute di Peter, non voleva perdere tempo. Mentre la carrozza si avviava, William disse: "Per causa mia... siete stato sfidato a duello." "Ho accettato volentieri la sfida, anche prima di poter apprezzare la vostra bravura. Ognuno ha diritto alla propria chance. Ora, dopo aver assistito alla vostra recitazione, sono doppiamente lieto di aver potuto contribuire a permettervi di esibirvi. Avrei solo voluto avere la possibilità e il piacere di potervi incontrare in più lieta occasione." William lo guardò un po' sorpreso per queste ultime parole. La carrozza si fermò davanti all'ospedale. "Desiderate che vi attenda, mister Adams?" gli chiese Edmund un attimo prima che il ragazzo scendesse. "Vi ringrazio, ma non vi dovete disturbare per me. Se me lo permettono, vorrei passare la notte con Peter." "Come desiderate. Vi auguro una buona notte, mister Adams." "Buona notte a voi, visconte." Il ragazzo entrò nell'ospedale ed Edmund dette ordine al vetturino di riportarlo in albergo. Quando stava per scendere, si accorse che William, nella fretta di andare a vedere il padre adottivo, aveva dimenticato nella carrozza il pastrano. Lo prese assieme al proprio mantello, e salì in camera.
|