IL VISCONTE E L'ATTORE CAPITOLO 1
PETTEGOLEZZI E RICORDI

Edmund era vagamente annoiato ma anche lievemente divertito: nonostante andassero così fieri del loro sistema repubblicano, gli abitanti del Nuovo Mondo si mostravano incredibilmente affascinati nei confronti dell'antica nobiltà del Vecchio Mondo, di cui lui faceva parte.

Oh, quanto ci tenevano, specialmente se erano in presenza di altri, a parlare di lui con tutti i suoi titoli, l'appellativo più semplice era "visconte Edmund Villiers of Clarendon", per poi passare subito, parlando con lui, a un informale "Edmund" per vantarsi in questo modo di avere familiarità con un "vero" aristocratico. Meritavano a pieno la qualifica di "snob", l'abbreviazione di "sine nobilitate", senza nobiltà.

D'altronde, si diceva Edmund mentre ascoltava i suoi commensali, tutto ciò gli faceva comodo, veniva a suo vantaggio e non faceva che facilitare il suo viaggio d'affari.

"E, ditemi, mio caro Edmund, come è la regina Vittoria... vista da vicino?" gli chiese Charles Farmer, il commensale che sedeva alla sua sinistra.

"Una grande sovrana, di altissima statura..."

"Ma... non è piuttosto... bassa?"

"Statura morale! L'unica statura che sia veramente importante, mio caro Charles." rispose Edmund.

"Oh, sì, sì, certamente. Ma... è vero che la regina, da quando morì il Principe Albert or sono dieci anni, veste sempre ed esclusivamente di nero?"

"Erano molto uniti, molto innamorati..."

"Ma e... che si dice di quello scozzese, di quel John Brown? Eh? Che si dice?"

"Un servitore fedele."

"Molto fedele, pare..." disse Charles con un sorrisetto malizioso.

"Io non presto orecchio a malevoli pettegolezzi. Non sono una fioraia di Mayfair!" rispose un po' seccamente Edmund.

L'altro tossicchiò, un po' imbarazzato, accusando il colpo, poi, riprendendosi, disse: "Pare che la regina sia ai ferri corti con Gladstone..."

"Una regina non è mai ai ferri corti con nessuno, mio caro Charles. Diciamo che vi è una certa... divergenza di idee."

L'ospite seduto alla sua destra, gli chiese: "Lord Clarendon, amate il teatro?"

"Indubbiamente, quando l'autore è di valore e gli attori sono di talento."

"Conoscete il dottor Robert Montgomery Bird, un nativo del Delaware, e la sua opera 'Il gladiatore'?"

"Mi rincresce, confesso di non conoscerlo."

"Pare che sia un grande lavoro. Sta riscuotendo un notevole successo. Da quaranta anni è sulle scene dei migliori teatri dei nostri Stati. La bellezza poetica di molti brani e il linguaggio fiero, ne fanno un vero capolavoro."

"Le vostre lodi mi incuriosiscono, caro mister Bulfinch."

"Se lo gradite, sarei veramente lieto di avervi mio ospite nel nostro palco dopodomani sera. Lo stanno dando al Boston Theatre in Washington Street, uno dei nostri migliori, più grandi e più bei teatri."

"Vi ringrazio, mister Bulfinch, sarà per me un piacere essere vostro ospite a teatro e apprezzare così l'opera di cui mi parlate." rispose cortesemente Edmund.

In effetti, più che della compagnia di quell'anziano uomo sarebbe stata di quella del figlio che gli sarebbe piaciuto poter godere. Paul Bulfinch era in effetti un ragazzo di ventidue anni, piuttosto avvenente di aspetto e apparentemente gradevole di carattere. Si augurò che anche Paul andasse a teatro con loro.

Edmund infatti era tutt'altro che insensibile alle grazie maschili. Se pure necessariamente in modo molto discreto, s'era potuto concedere piacevoli incontri con ragazzi di aspetto sensuale e disponibili a incontri galanti con persone del proprio sesso, che fossero operai o nobili, servitori o seminaristi, soldati o impiegati.

Con espressione casuale chiese: "Chi altri vi sarà nel vostro palco?"

"Oltre voi ed io, Cornelia, la mia consorte, mio figlio Paul e la sua promessa sposa, Henrietta Beaufort."

Edmund fu un po' deluso nel sapere che Paul avesse una "promessa sposa"... benché, si disse, questo ancora non escludeva che... D'altronde il suo primo uomo, quando lui aveva diciassette anni, era ben stato un uomo sposato di ventiquattro anni di nome Alex...

A quel ricordo sorrise dentro di sé. Benché ne avesse dimenticato il cognome, ricordava perfettamente come era avvenuto... e che cosa.


Da un po' di tempo Edmund si era reso perfettamente conto di non provare la minima attrazione per il gentil sesso e di sentirsi invece sempre più attratto da componenti del proprio genere, specialmente se giovani e belli. Rendersene conto e chiedersi se vi fossero altri con le sue stesse tendenze non furono che i primi due gradini della scalea che si accinse a salire. Il terzo fu chiedersi come fare per capire chi potesse essere come lui.

Aveva capito molto presto che la sua ricerca doveva essere svolta con grande prudenza e tatto: gli era bastato assistere a una liturgia domenicale nella chiesa di San Giacomo, quando il molto reverendo dottor Gregory Pope (un nome divertente, Papa Gregorio, per un prelato anglicano, perciò un fiero anti-papista!) aveva continuato a tuonare con sacro furore dal pulpito contro "l'abominazione della sodomia" per ben quarantacinque minuti!

Ma, per ironia della sorte, i cancelli del "giardino proibito" gli erano stati aperti, soltanto poche settimane dopo quell'infuocata e interminabile predica, proprio nel chiostro della chiesa di San Giacomo.

Edmund era andato, con carte veline e carboncini, a fare il calco di un'antica lapide murata nel chiostro, di cui gli piacevano molto i fregi decorativi. Appena vi aveva messo piede il suo occhio era stato catturato dalla visione di un giovane uomo che, appoggiato a una delle colonne, stava leggendo The Holborn Journal.

Non fu tanto il fatto che un giovane uomo vestito tanto modestamente, anche se con proprietà, sapesse leggere che l'aveva colpito, quanto il fatto che gli sembrò di un'incredibile avvenenza e sensualità. Giudicò che non dovesse avere più di venticinque anni. Aveva capelli castani di media lunghezza, con la riga in centro, basette lunghe, sopracciglia appena arcuate, un bel volto ovale. Si fermò in ammirazione, quasi trattenendo il respiro e sentì un lievissimo, piacevole fremito percorrerlo.

Il giovane sollevò gli occhi dal giornale e i loro sguardi si incontrarono, ma solo per un attimo, perché Edmund subito distolse gli occhi e andò, quasi di fretta, verso la parete con la lapide a cui era interessato. Però continuava a sentire in sé una strana, gradevole agitazione e il forte impulso di girarsi e guardarlo nuovamente.

Appoggiò la carta velina sulla pietra e iniziò a sfregarvi sopra il carboncino, di piatto, guardando il fregio che voleva copiare delinearsi sul bianco foglio. Quando fu soddisfatto del risultato, tolse la velina dalla pietra.

"Un modo avveduto per riprodurre un fregio, lord Villiers. Non avrei mai pensato a una simile tecnica." disse una voce calda e virile alle sue spalle.

Edmund ebbe quasi un soprassalto e si girò: il giovane uomo gli si era avvicinato e lo guardava con un sorriso, gli occhi leggermente socchiusi e le sue labbra lievemente piegate in su formavano agli angoli due piccole pieghe a forma di parentesi tonde che facevano pensare al sorriso di un monello.

"Mi conoscete? Chi siete, signore?" gli chiese Edmund, sentendosi fortemente attratto verso quel giovane e lievemente turbato per quanto stava provando per lui.

"Chi non vi conosce, qui, signore! Vi vedo ogni domenica alla liturgia, con la vostra famiglia. Quanto a me, mi chiamo Alex ***, di professione calzolaio in Sackville Street, per servirvi. Ma... perdonatemi se vi ho disturbato."

"No, affatto." disse Edmund che non lo voleva lasciar andare e si chiedeva come fare per trattenerlo. "Vi piacerebbe provare a trarre un calco da una di queste antiche pietre?"

"Davvero? Posso?" chiese il giovane illuminandosi.

Edmund gli porse un foglio di velina e un carboncino. Alex tentò di imitare quanto gli aveva visto fare, ma premeva troppo e strappò il foglio.

"Sono un incapace." commentò lievemente vergognoso.

Edmund sorrise e gli porse un altro foglio: "Tentate nuovamente... vi guido io." gli disse e gli prese la mano che reggeva il carboncino, facendola muovere nel giusto modo e con la giusta pressione.

Il contatto con la mano, la loro vicinanza, lo fecero eccitare ulteriormente. Quando il disegno iniziò ad apparire, il giovane si girò a guardarlo con un ampio sorriso. I loro occhi si incontrarono nuovamente, si guardarono in silenzio, a lungo, le mani si fermarono, ancora unite.

Poi Edmund sussurrò, chiedendosi attonito da dove provenissero le sue ardite parole, "Buon dio, quanto siete bello, Alex!"

"Mai quanto voi, Lord Edmund..." rispose in un sussurro il giovane. "Senza voler sembrare blasfemo... ogni domenica venivo in chiesa più per poter guardare voi che per il sacro rito. Siete più bello di un angelo!"

Di nuovo scese il silenzio, solo i loro occhi ora comunicavano e il fuoco del desiderio bruciava in loro.

"Ma voi tremate." notò il giovanotto con voce bassa e calda.

"Per causa vostra, Alex."

"Posso... fare qualcosa per voi?" chiese il giovane in un sussurro vibrante di ardore.

"Credete... che sia possibile?"

"Si potrebbe trovare il modo... forse."

"Più che il modo... non credete che il problema più grande possa essere il luogo?"

"Per il luogo non vi è problema, se siete disposto ad allontanarvi di poche miglia da qui."

"Dove?"

"Traversate Westmister Bridge, prendete Turnpike New Road, girate per la nuova strada per Kennigton Common; poi al primo incrocio, Lambeth Road, girate a sinistra e troverete sulla destra il Dog and Duck Inn. Ci si troverà lì davanti... e se siete disposto a pagare la stanza all'oste..."

"Quando?"

"A vostro piacere."

"Domani... alle quattro del pomeriggio?"

"Sarò lì ad attendervi... Edmund."

Il fatto che l'avesse chiamato semplicemente per nome lo fece fremere più che se gli avesse dato una carezza intima.

Così il molto onorevole visconte Edmund Villiers di Clarendon, grazie al bell'Alex, si apprestò infine a sperimentare le gioie del sesso fra uomini in una stanza del Dog and Duck Inn.

Quando vi giunse, Alex era già seduto lì fuori, su una pietra. Il giovane si alzò in piedi appena lo vide giungere e l'accolse con un ampio e dolce sorriso.

"Non v'è alcun problema che si salga in una stanza assieme?" chiese Edmund esitante.

"No. L'oste è persona discreta e fidata. Non avete nulla da temere. La stanza non è elegante, ma è pulita."

"Siete un... cliente abituale?"

"Non proprio, ma conosco bene il posto. Venite?"

Edmund pagò l'oste, salirono al primo piano, entrarono in una piccola stanza con un letto doppio di ferro, un bacile, un asciugamano e una brocca su un tavolinetto di legno di noce e una sedia. Mentre si guardava attorno, sentì Alex chiudere la porta con il paletto. Si girò e Alex lo prese fra le braccia.

"Tremate di nuovo, Edmund?"

"È... la mia prima volta." ammise quasi vergognandosi.

"Dite davvero? Non avete diciassette anni?"

"Sì... sapete anche questo? E voi?"

"Sette più di voi, Edmund."

"E... avete... molta esperienza?"

"Dieci anni di esperienza. Ma in questi dieci anni... non mi è mai capitato di potermi accompagnare a qualcuno bello come voi!" gli disse Alex e, iniziando a spogliarlo, mormorò: "Mi sembra un sogno poter essere qui con voi!"

"Sarete... gentile, con me?"

"Come non esserlo, specialmente se mi dite che è la vostra prima volta. Non farò nulla che voi non gradite."

"Ma io... io voglio fare... ogni cosa!" disse, e arrossì per quanto quelle parole implicavano.

Alex sorrise, continuando a spogliarlo, e gli disse in tono gentile: "Qualunque cosa desiderate, Edmund."

Quando Edmund rimase con i soli mutandoni di mussolina indosso, Alex si spogliò rapidamente, restando anche lui con i soli mutandoni di cotone, quindi sospinse gentilmente il ragazzo sul letto, salendogli sopra e abbracciandolo nuovamente. Edmund ne ammirò il corpo e pensò che era perfetto, veramente bello!

"Posso baciarvi, Edmund?"

Il ragazzo annuì, teso e fremente. Le labbra di Alex si posarono sulle sue, e gli sembrarono brucianti. Chiuse gli occhi e schiuse le labbra, quando il compagno gliele forzò con la punta della lingua, e la accolse assaporando quella prima, gentile invasione. Il bacio si fece via via più appassionato e Edmund pensò che era bellissimo, e iniziò a rilassarsi, abbandonandosi fiducioso alle cure del più esperto compagno.

Alex fece scivolare le mani sui fianchi di Edmund fino a raggiungere le sue mutande, che slacciò e fece calare giù. Poi si sfilò le proprie, si sollevò per sfilarle al compagno, e si stese nuovamente, sfregandoglisi sopra, carezzandolo, titillandolo ad arte.

Edmund fremette con crescente intensità, provando un crescente piacere. Sentiva il forte membro del bel giovanotto sfregargli contro il bassoventre e pensò che era una sensazione assai bella. Gli carezzò la schiena, stringendolo a sé.

Poi Alex lo fece girare sul ventre, gli si accoccolò fra le gambe e scese a predisporlo preparando con la lingua il foro nascosto. Edmund affondò il viso nel cuscino per soffocare i forti mugolii di piacere. Quando infine Alex, giudicando che fosse pronto, calò su di lui e iniziò a penetrarlo, per quanto gentilmente e con grande attenzione facesse, Edmund provò pena e artigliò le lenzuola, stringendo con forza occhi e labbra.

Per un poco sembrò che Alex non riuscisse a penetrarlo, ma improvvisamente la resistenza istintivamente opposta dal vergine foro cessò e il forte membro, caldo come un tizzone ardente, iniziò la sua lenta invasione dell'inesplorato canale. Edmund emise un basso gemito, ebbe un attimo di panico, si irrigidì... poi lentamente iniziò a rilassarsi, accogliendo in sé quella colonna di vivo fuoco.

Quando gli fu completamente dentro, Alex si fermò, pose le mani su quelle di Edmund e vi intrecciò le dita, poi lo baciò sul collo. Quando sentì che s'era completamente rilassato, iniziò a prenderlo muovendo solo il bacino su e giù.

"Va tutto bene?" gli chiese in un sussurro, senza smettere di muoverglisi dentro.

"Sì..." rispose la voce soffocata di Edmund.

"Vi piace?"

"Sì..." ripeté stringendo le dita di Alex fra le sue.

Era vero, gli piaceva nonostante provasse un lieve fastidio che era però largamente compensato dal piacere, forse più intellettuale che fisico per il momento, di essere finalmente unito con un altro uomo, un bellissimo, giovane uomo.

Si rese conto che più riusciva a rilassarsi più il piacere fisico si impadroniva, sia pure lentamente, di tutto il suo corpo. Assieme al piacere sentì crescere in sé anche una specie di gioia primordiale e pensò che solo ora stava veramente diventando adulto. Era quasi un rito di passaggio quello a cui si stava sottomettendo.

Poi sentì che il corpo sopra di lui stava iniziando a fremere con crescente intensità e finalmente lo sentì scaricarsi in lui con forti spinte e un lungo, intenso mugolio a stento trattenuto. Alex si abbandonò su di lui, ansante, e con il volto a fianco del suo, guancia contro guancia, gli sussurrò in un orecchio: "È stato troppo bello, Edmund!"

Poi si sfilò lentamente da lui, gli scivolò a fianco e, mettendosi a sedere sul letto, lo fece girare e alzare anche a sedere. Gli cinse delicatamente la vita e lo guardò con un sorriso luminoso.

"A voi... è piaciuto?"

Edmund annuì brevemente, gli sfiorò il petto, poi mormorò: "Più di quanto avessi potuto immaginare."

"Ma ora..." gli disse Alex in tono dolce, "... voglio che siate voi Edmund a prendere me."

"Davvero lo volete?"

"Non lo desiderate anche voi?"

"Non ho avuto il tempo di desiderarlo."

"Scusate, non capisco cosa volete dire..."

"Intendo... che pur avendo compreso di desiderare un contatto carnale con persone del mio stesso sesso... non ho avuto modo di riflettere su... cosa significasse questo contatto... E siete apparso voi, Alex... e... sono stato travolto dal vostro e dal mio desiderio."

"Ne siete pentito?"

"Per nulla! Comunque... se voi desiderate che io faccia con voi quanto voi avete fatto con me... lo farò... volentieri."

Alex gli sorrise. "Ebbene, sì, lo desidero da molto tempo. Prendetemi, Edmund." gli disse e si stese prono, allargando le gambe e offrendosi così al giovane visconte.

Edmund ammirò quel corpo con occhi sognanti, lo sfiorò con mani leggere, quindi, sentendosi goffo come alla sua prima lezione di scherma, si accinse a unirsi nuovamente con quel corpo che lietamente gli si offriva.

Quando calò su di lui, alla prima spinta gli affondò dentro e si sentì improvvisamente avvolto da un fortissimo calore, talmente intenso e inatteso da togliergli il respiro. Fremendo per l'emozione, iniziò a muoverglisi dentro, su e giù, su e giù, via via più sicuro, via via più lieto, anzi esilarato.

Presto fu afferrato da un tale piacere che i suoi movimenti si fecero disordinati, forti e, prima di rendersene conto, raggiunse un orgasmo così intenso da obnubilargli per alcuni attimi la ragione. Si lasciò andare di colpo, ansimando forte, tremando per l'intensità delle sensazioni.


Sì, pensò il visconte, la sua prima volta con quell'Alex era stata di un'intensità incredibile, eppure non riusciva più a ricordarne il cognome. S'erano rivisti alcune volte, sempre lì al Dog and Duck Inn, ma un giorno Alex non s'era presentato al loro appuntamento.

Deluso, s'era recato allora in Sackville Street, ma aveva visto che non solo la bottega del calzolaio era chiusa ma non vi era più neppure l'insegna. Né lo rivide mai più in chiesa. Chissà che fine aveva fatto? Con molta discrezione aveva fatto in modo di informarsi: aveva così scoperto che Alex era sposato e aveva un figlio... e con la famiglia s'era trasferito da qualche parte, tornando in Galles, da dove era originario... Nessuno ne conosceva la ragione.

Fu richiamato al presente da mister Bulfinch che gli stava parlando: "... e il Boston Theatre fu fondato nel 1794, costruito su disegno di Edward e James Cabot e Jonathan Preston, su piani originali di Henri Noury. Pensate che può ospitare fino a tremila spettatori seduti!"

"Oh, davvero! Notevole." rispose cortesemente Edmund, chiedendosi quanta parte dei vanti del commensale avesse perso mentre ripensava alla sua prima volta. "Ebbene, grazie al vostro cortese invito, avrò modo sia di ammirare il teatro sia di gustare l'opera del vostro compatriota. Sono gli attori all'altezza dell'uno e dell'altro?"

"Oh, certamente. Sono gli attori della compagnia Dawson and Dawson, e il primo attore è il nostro bravissimo Peter Adams. Un bostoniano purosangue!"

Edmund si chiese quale garanzia di bravura potesse dare il fatto che fosse "un bostoniano purosangue" ma non disse nulla, limitandosi ad annuire appena, con buona grazia.


DIETRO - AVANTI