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una storia originale di Andrej Koymasky


IL RITORNO CAPITOLO 1 - ENIO E SUO FRATELLO

Il cellulare squillò. Enio posò il vassoio, estrasse il telefonino dalla tasca e sorrise vedendo chi chiamava.

"Ciao, pulcino." disse.

"Dove sei?"

"Dove vuoi che sia, pulcino? In albergo, no?"

"Che fai?"

"Sto servendo a tavola."

"Tanti clienti?"

"Sì. Senti, devo andare... Ci vediamo stasera."

"Bacetto, bacetto, bacetto!"

"A stasera, pulcino!"

"Non me lo mandi un bacetto?"

"Ma sì, tre come te, va bene? Ora devo andare, Anna-Rita. A stasera." disse Enio e chiuse la comunicazione.

Riprese il vassoio con le coppette di zabaglione e andò in sala a servire il tavolo undici. Poi tornò in cucina a prendere le pietanze per il tavolo sei. La madre si stava occupando dei fornelli, il fratello Danilo stava finendo di decorare i piatti di trote alla crema di funghi per il tavolo nove.

Enio si fermò un attimo a guardare l'opera del fratello: nonostante l'avesse già visto assai spesso creare belle composizioni, con una fantasia incredibile, ogni volta non poteva fare a meno di guardarlo lavorare: era un vero pittore, scultore, architetto, la cui materia prima era il cibo!

S'erano diplomati entrambi all'istituto alberghiero ma, mentre lui s'era specializzato nel servizio sala e bar, Danilo s'era dedicato alla nouvelle cuisine. Enio ammirava il fratello minore, da cui lo separavano solo tre anni di età.

Mentre usciva dalla cucina con i piatti per il sei, incrociò il padre.

"Stasera non ci sono, papà, te lo ricordi, no?" gli disse.

"Ma sì, non serve che me lo ricordi ogni mezz'ora!" gli disse il padre ammiccando. "Però non scordarti di verificare cosa dobbiamo ordinare per il bar!"

"Ricevuto!" rispose il ragazzo con allegria.

Ai genitori piaceva Anna-Rita, anche se all'inizio avevano un po' nicchiato perché lei aveva venticinque anni, cioè due più di Enio. Secondo loro la donna deve sempre essere più giovane dell'uomo. Ma lei aveva saputo conquistarli, e anche piuttosto rapidamente.

Si erano conosciuti sedici mesi prima, quando lui era andato a esplorare il nuovo negozio d'articoli per sciatori che era stato aperto in Via del Rio all'angolo con via Assietta, dove lei lavorava come commessa. Si erano subito trovati simpatici, già due sere dopo erano andati a ballare assieme e dopo altri sei giorni avevano fatto l'amore per la prima volta.

Ci sapeva fare, Anna-Rita, indubbiamente. In tutti i sensi. Enio si chiese che cosa l'attraesse di più in lei. Aveva un bel corpo, sensuale... un sorriso a volte dolce, a volte furbetto... un carattere forte, deciso ma anche abbastanza accomodante. Con lei era gradevole discutere, ballare, sciare... e, logicamente, anche fare l'amore. Per Enio era la seconda fidanzata e la quarta ragazza con cui avesse avuto più che un semplice flirt. Per Anna-Rita lui era il terzo fidanzato e anche il terzo con cui avesse fatto l'amore. Sì, stavano bene assieme.

Quando lui aveva compiuto ventitré anni, pochi giorni prima, lei gli aveva regalato un bel telefonino cellulare con foto-camera, con cui lo controllava: era infatti un po' gelosa. Non in modo assillante, però, altrimenti non l'avrebbe sopportata.

A un tratto Enio si fermò e dovette appoggiarsi al bancone del bar: aveva avuto un breve capogiro, provato un senso di calore, e aveva sentito voci gridare.

Il padre, che era dietro il bancone, gli chiese: "Che hai, Enio?"

"Niente, papà... chi è che grida?"

"Grida? Nessuno... No, nessuno sta gridando."

"Ma sì... non capisco da che parte, però... due voci... voci maschili."

"Ma no... Dio, sei pallido... vatti a sedere un attimo, servo io a tavola. Dai qua..."

"Sì... tavolo sette, papà. Non gridano più."

Il padre scosse la testa, prese i piatti e andò in sala ristorante a servire i clienti. Enio sedette sullo sgabello del pianoforte e vi si appoggiò. Il giramento di testa era cessato. Respirò a fondo più volte. Poi si alzò e andò dietro il bancone, si versò un whisky e lo buttò giù in una sola sorsata. Si sentì un piacevole calore indosso. Il padre tornò.

"Come ti senti?"

"È passata... non era niente... Ma davvero non hai sentito gridare?"

"Ma no... e ci sento ancora bene!"

Enio non era riuscito a distinguere le parole, ma era sicuro d'aver sentito due uomini gridare, come una discussione molto accesa, o piuttosto un litigio. Fece spallucce e riprese a servire, senza pensarci più.

La sera uscì e andò a prendere Anna-Rita. Avevano deciso di andare al cinema per vedere "The Terminal" di Spielberg. Poi, usciti, avevano fatto una breve passeggiata commentando il film.

"Però, dio mio, quant'era stucchevole il bacio fra Viktor e la hostess!" disse Anna-Rita.

"Perché?"

"Io l'avrei saputa girare meglio, quella scena. Non sei d'accordo con me, per caso?"

Enio ridacchiò: "Sì, pulcino, sono d'accordo con te. Tom Hanks mi ha ricordato da vicino Forrest Gump in versione europeo dell'est."

"A me non era piaciuto Forrest Gump!"

Andarono a sedere su una panchina dei giardinetti. Anna-Rita gli mise una mano sul grembo e lo carezzò in modo intimo.

"Ehi, che fai! Smettila, dai!" disse Enio arrossendo.

Lei ridacchiò: "Non c'è nessuno, dai che ti piace."

"Ma non così in pubblico. Dai..." insisté allontanandole gentilmente la mano. Improvvisamente si sentì di nuovo girare la testa e udì rumori. "C'è qualcuno..."

"Ma no che siamo soli."

"Sì... qualcuno che piange... singhiozza. Non lo senti?"

"No... non sento niente... dove?"

Enio si guardò intorno: "Non riesco a capire da dove viene... ma singhiozza... Forse qualcuno che si sente male."

Anche Anna-Rita girò il capo in varie direzioni cercando di percepire qualcosa: "Ma no, non sento niente."

"Cazzo, non è possibile, è forte..."

"Ma da dove? Dove lo senti?"

"Non lo so, non riesco a capire..."

Anna-Rita ridacchiò: "Tu mi stai prendendo per il culo! L'hai inventato per farmi smettere di toccarti lì! Furbastro."

"Ma no, lo sento... lo sentivo davvero. Adesso ha smesso. È strano, però, era come se mi venisse da dentro la testa... o da tutte le direzioni..." disse Enio con espressione stranita.

"Ehi, mica mi cominci a dare i numeri, no?" gli chiese la ragazza con l'aria di prenderlo in giro.

Ripresero a camminare, mezzo abbracciati, riprendendo a commentare il film. Giunti sotto casa di Anna-Rita, lei lo salutò con un bacio piuttosto intimo, spingendoglisi addosso.

"Non mi fai venir su?" le chiese Enio con un sorrisetto allettante.

"No, stasera no... Sai, ho le mie cose, perciò..."

"Allora sei proprio perfida."

"Perché?"

"Prima mi tocchi lì... e poi..."

"E dai, Enio! Lo sai che anche a me piace farlo con te... Solo che stasera... Non mi mettere il broncio, adesso, dai!"

"Beh... buona notte, allora."

"Sei incazzato?"

"No..."

"Ci sentiamo, eh?"

"Ciao."

Enio torno all'albergo, camminando lentamente. Era un po' deluso, ma la capiva... Dopotutto, si diceva, due mica stanno assieme solo per scopare, no? Aveva passato una serata gradevole con lei... e appena le fossero passati quei giorni, sarebbe stata lei a chiederglielo, ne era sicuro.

Entrò nella hall e trovò padre e madre seduti sulle poltrone e quando lo sentirono entrare si girarono tutti e due a guardarlo, interrompendo quanto si stavano dicendo. Enio notò che avevano un'espressione strana, tesa. Guardò l'orologio: non era troppo tardi, era appena passata l'una. Andò verso loro.

"Che c'è?" chiese.

"Siedi." disse il padre in tono secco ma sommesso.

Guardò il volto dei genitori e si accorse che la madre aveva pianto. "Cos'è successo?" chiese di nuovo, quasi trattenendo il respiro.

"Tuo fratello..." disse il padre.

"Che ha fatto?"

"L'ho trovato... l'ho scoperto che..." disse il padre con espressione scura, "... che scopava con..." disse, poi abbassò la voce, "... con Pino!" disse infine.

"Chi, Danilo?" chiese Enio spalancando gli occhi.

"Perché, quanti fratelli hai?" gli chiese con amaro sarcasmo il padre. "Certo, Danilo... con Pino Russo."

"Ah."

"Ma come, scopro che tuo fratello è un cupio, e tutto quello che hai da dire è: ah!"

"Non si dice cupio, papà, si dice gay." disse un po' incongruamente Enio.

"Cupio, gay, finocchio... cosa cambia? Scopava con un maschio!" disse il padre alzando un po' la voce.

"Nestore! Abbassa il tono, ti vuoi far sentire da tutti?" lo rimproverò la moglie.

"Ma... dove erano?" chiese Enio.

"Su in camera di Pino Russo."

"E tu come sai che stavano scopando?"

"Ero andato su per avvertire Pino che deve pulire a fondo la dodici che dopodomani arriva il commendatore... e ho sentito... certi... rumori e ho pensato che s'era portato una ragazza in camera e sai che non voglio che i dipendenti... Così ho bussato e... quando ha aperto... altro che ragazza, c'era tuo fratello!"

"Ma papà, mica li hai visti... magari hai interpretato male i rumori e..."

"Nooo! A parte che ci hanno messo troppo prima di aprire... e il letto era sfatto... e tuo fratello è arrossito come un peperone e l'altro era più imbarazzato di un... di un..."

"E allora, che hai fatto?" gli chiese Enio.

"Ho detto a tuo fratello di andare subito in camera sua, e ho licenziato Pino, logicamente."

"Ah. E cosa credi di avere risolto, così?"

"Che?"

"Ma sì, papà. Se Danilo è gay, licenziando Pino, cos'è, diventa etero? E Pino è un ottimo cameriere ai piani, il migliore che abbiamo mai avuto, e dove ne trovi un altro così?"

"E secondo te, li dovrei lasciar fare come se niente fosse?"

"Sì, certo che sì. Dopo tutto sono tutti e due maggiorenni e se a loro due piace, se sono fatti così... Papà, siamo nel terzo millennio!"

"Ma Enio..." insorse la madre, "... una cosa così... così sbagliata, così brutta... pensa lo scandalo, la vergogna..."

"Scandalo? Mica lo facevano in piazza o su un tavolo del ristorante, no? Cavolo, lo dicono anche alla TV, che un dieci per cento è così, no? Che è una cosa naturale, no?"

"Naturale? Naturale è quello che fate tu e Anna-Rita, non tuo fratello con quel Pino!" disse il padre accigliato.

"Perché proprio a noi doveva capitare quel dieci per cento?" si lamentò invece la madre.

"Papà, mamma... cerchiamo di ragionare. Danilo non stava rubando, non si stava drogando, non stava dando scandalo, non stava ammazzando nessuno. Se è fatto così... Dopo tutto meglio con Pino che... che con chissà chi, no? Discretamente in casa, no?"

"Ma un figlio cupio..."

"Gay, papà."

"E non mi rompere i marroni! Cupio, gay, chiamalo come ti pare, non cambia!" reagì il padre.

"Nestore, abbassa la voce!" disse la madre.

"Ma sì, Ersilia, anche se lo dico sottovoce mica cambia! Il fatto è che voi giovani non avete più morale, ecco cos'è! Cristo santo, dopo tutto quello che abbiamo fatto per lui!"

"Papà, per favore! Qui non c'entra la morale! E non c'entra tutto quello che hai fatto per noi. Danilo è un ragazzo in gamba, e resta un ragazzo in gamba. Cazzo, se non ne sapevi niente, mica te ne accorgevi, no? Mica va in giro coi tacchi a spillo, mica parla in falsetto, mica sculetta, né insidia i bambini, no?"

"E ci mancherebbe!" brontolò il padre.

"Papà, l'importante è che Danilo è un ragazzo onesto, buono, pulito..."

"Pulito, sì!" disse con sarcasmo il padre, "Tanto pulito che lo piglia in culo... o ce lo mette!"

"Quello che fa a letto, senza fare violenza a nessuno, non cambia quello che è, quello che vale. Cerca di calmarti... capisco che non te l'aspettavi, però..."

"Non ce l'aspettavamo no!" disse sottovoce la madre scuotendo il capo. "Non poteva essere come te? Farsi una ragazza come tutti gli altri ragazzi? Magari quel Pino l'ha... l'ha lusingato, l'ha corrotto..."

"Ma no, mamma. Se Danilo è fatto così..."

"Ma tu, non ne sapevi niente, tu?" gli chiese con aria sospettosa il padre.

"No, niente, proprio come voi. Però per me, se è così, non cambia proprio nulla. Mamma, papà... i gay hanno già una vita abbastanza difficile per colpa di tutto il perbenismo e il pregiudizio che c'è! Non mettetevici pure voi a rendergli la vita un inferno! Lasciatelo stare in pace con Pino, accettatelo come è. Anche Pino è un ottimo elemento, no? Oltre che come dipendente, voglio dire. Lasciateli in pace. Avere un figlio gay mica è una disgrazia!"

"Dici così perché non è figlio tuo." lo rimproverò la madre.

"Dico così perché è così! E se un giorno avrò un figlio gay, lo accetterò e gli vorrò bene come prima... anzi, pure più di prima, per difenderlo dalla cattiveria della gente!"

"Ma è tanto giovane... magari può cambiare... possiamo fare qualcosa per farlo cambiare..." gemette quasi la madre.

Enio scosse il capo: "Guarda che non è un vestito o una moda o che, che si può cambiare. Se uno è così, non c'è santo. Non puoi cambiare la natura, mamma..."

"Ma che natura? La natura vuole che un maschio scopa con una femmina, cazzo!" esclamò il padre.

"Non è vero. La natura vuole che il novanta per cento lo fa come dici tu, e il dieci lo fa come Danilo... Uno nasce etero e un altro nasce gay. È proprio la natura che fa queste cose. E non ci può fare niente né Danilo, ne voi, né io!"

"Ma perché doveva succedere proprio a noi?" gemette la madre.

"E perché no? Volete mettervi in testa che non è una disgrazia? Non è una scelta, non è una malattia, non è un crimine!"

"E che possiamo fare, allora?" chiese accorata la madre.

"Volergli bene... e lasciarlo stare... con Pino."

"L'ho licenziato." disse il padre accigliato.

"Solo a voce. Domani gli dici che se vuole può restare... restare a lavorare qui e... e stare con Danilo."

"Non lo so... Dio santo, a sentire te è tutto semplice, facile, naturale. Ma sì, scopate pure, ragazzi, divertitevi... Magari gli devo pure comprare un letto matrimoniale, no?" gli disse il padre, agitato.

Enio sorrise: "Potrebbe essere una buona idea... E dai, papà, sei tu che fai le cose più difficili di quello che sono. Lasciali vivere la loro vita. D'altronde, se ti opponi, cosa ne hai? O Danilo cede e diventa un frustrato, un represso, e va a finire che si cerca un compagno di nascosto, magari nei cessi, rischiando davvero di far scoppiare uno scandalo... oppure se ne va via da casa per vivere la sua vita in santa pace."

"Ma... e se si piglia l'Aids?" chiese la madre.

"Mamma, dicono le statistiche che sono più gli etero che si pigliano l'Aids che i gay. In altri termini è più facile che me lo prendo io che lui. Basta che Danilo prenda le sue precauzioni..."

"Non lo so..." ripeté il padre scuotendo il capo. "Una tegola così, proprio non me l'aspettavo."

"E dai, papà! Non è una tegola. Nessuno di noi è solo quello che fa a letto. Dimenticati per un attimo questo. Danilo, non è un ragazzo in gamba, un lavoratore serio, onesto, un artista, che da quando prepara lui i piatti abbiamo anche più clienti? Non è gentile, buono... in gamba, insomma, come ho detto?"

"Ma sì, però..."

"No, papà. Sì, senza però. Quello che fa a letto e con chi e come non cambia niente di tutto questo. Eri fiero di lui, sì o no?"

"Sì..."

"E allora, continua a esserlo, papà! Adesso che sai che è gay, Danilo non è né peggio né meglio di quello che pensavi. E come ti dicevo, adesso sai che ha anche più bisogno di prima di sapere che la famiglia lo capisce, lo appoggia, lo difende, lo protegge! Per favore, papà... mamma... Dovete volergli bene!"

"Ma certo che gli vogliamo bene..." mormorò la madre.

"Sentite, perché non ci dormite sopra? Magari domattina le cose vi sembreranno meno complicate... Eh?"

Padre e madre si guardarono, poi annuirono mestamente.

"Papà... vuoi che vado io a dire a Pino che non è licenziato?"

"Io mica ho ancora detto..."

"Ma sì, papà. Lo sai che ho ragione io, questa volta. Posso andare a dirglielo?"

"Fai un po' tu... Ma sì, vai a dirglielo."

"Grazie, papà. Buona notte. Vedrete che andrà tutto bene."

Salì fino al sottotetto dove c'erano le camere dei dipendenti e bussò alla porta di Pino. Dopo poco arrivò ad aprire: era in pigiama, aveva un'espressione assonnata e i capelli spettinati. Lo guardò un po' sorpreso.

"Posso entrare?" chiese.

Pino si fece da parte. Enio vide che a terra c'era una valigia aperta, piena in parte.

"Scusa se ti ho svegliato, ma... puoi disfarla, se vuoi. Papà ha cambiato idea, puoi restare."

"Ti ha detto..."

"Sì. Ne ho ragionato con lui e con mamma. Credo di essere riuscito a fargli capire che non c'è niente di male se tu e Danilo... Ma dimmi, se ti va di parlarne, con mio fratello... vi divertivate semplicemente o c'è qualcosa di più?"

"Tu non sei... incazzato con me?"

"No, per niente."

"Non lo so chi... come abbiamo... ci siamo capiti, semplicemente. Non sono io che l'ho... Voglio dire, avevamo già tutti e due le nostre esperienze..."

"Sì, va bene."

"Vuoi sapere se... cosa c'è fra noi due... Non siamo proprio innamorati, però... però stiamo molto bene assieme... ci... ci vogliamo bene. E da quando stiamo insieme né io né lui abbiamo cercato altri."

"Da quando state assieme?"

"Quasi un anno. Ma come posso restare ora che... che sapete tutti?"

"Tutti sapete che io mi vedo con Anna-Rita, no? Una volta che i miei accettano la vostra relazione, almeno qui dentro fa di noi, che differenza c'è?"

"Ma... ma accetteranno?"

"Penso di sì. Mio padre s'è convinto a farti restare."

"Cristo, mi sento così imbarazzato!"

"Probabilmente anche loro all'inizio saranno imbarazzati, ma passerà, vedrai."

"Non lo so... io..."

"Se tu e Danilo vi volete bene, cerca di farlo, per lui. Vi siete più visti dopo che... dopo che mio padre ha capito?"

"No..."

"Adesso vado da lui. Buona notte, Pino e... resta, è la cosa migliore da fare, secondo me, credimi."

"Grazie. Ci penserò su..."

Enio scese e andò nel loro appartamento. Andò a bussare alla stanza del fratello. Non ricevendo risposta, entrò. Danilo era steso sul letto, prono, ancora vestito e la lampada da tavolo era accesa. Lo chiamò sottovoce ma non ottenne risposta. Allora andò a sedere sul bordo del letto del fratello.

"Danilo... Danilo..." lo chiamò scuotendolo leggermente.

"Eh? Ah, sei tu? Hai... saputo?"

"Sì. Sono qui per questo." gli disse con un sorriso e gli carezzò i capelli.

"Non sei incazzato anche tu?"

"No. Proprio per niente. Posso farti una domanda?"

"Sì..."

"Tu, da quando sai di essere gay?"

"Da sempre. Anche se la prima volta che... che ho... avevo sedici anni."

"Un compagno di classe?"

"Sì..."

"E con Pino?"

"Una anno fa. Anche se era già un bel po' che... che avrei voluto... Da quando papà l'ha assunto."

"E com'è successo?"

"Mah... parlando... un po' per volta ci si è capiti e... lui mi piace, io gli piaccio e così..."

"Vi volete bene? O vi piace solo scopare?"

"Tutt'e due..." rispose Danilo arrossendo. "Solo che adesso... papà l'ha licenziato."

"Gli ho fatto cambiare idea; Pino, se vuole, può restare."

Danilo sgranò gli occhi: "Davvero?"

"Sì, davvero. Non dico che sarà facile, almeno i primi tempi, né per voi due né per papà e mamma... ma vedrai che... che vi accetteranno."

"Pensavo che anche tu... come papà..."

"Mica t'ha picchiato, no? O urlato, insultato?"

"No, mi ha solo detto di andare in camera mia. Ma dovevi vedere i suoi occhi... mi ha guardato in un modo che... peggio che se mi menava o m'insultava. Gli faccio schifo..."

"Ma no... semplicemente non se l'aspettava, non ci aveva mai pensato, non era preparato. Papà e mamma ti vogliono bene, Dani... E anche io, si capisce."

"Te l'hanno detto loro?" chiese Danilo girandosi e alzandosi a sedere, guardandolo negli occhi.

"Sì. Gliel'ho chiesto e hanno detto di sì. Perciò, vedrai, le cose torneranno a posto. Magari ci vorrà un po', però... vedrai che andrà tutto bene. Tu vuoi che Pino resti?"

"Sì..."

"Gli ho parlato prima di venire da te. Non so se se la sente... è molto imbarazzato. Io gli ho detto di restare."

"Ma papà l'ha licenziato..."

"Papà ha cambiato idea."

Danilo lo abbracciò e scoppiò a piangere, un pianto nervoso ma liberatorio. Enio gli carezzò i capelli, stringendolo a sé.

"Vedrai che andrà tutto bene, Dani... andrà tutto bene. Domattina vai su da Pino, parlate, e se ve la sentite tutti e due, digli di restare. E per qualsiasi cosa, sappi che potete contare su di me."

"Oh Enio... Enio... grazie... grazie..."

"E di che, fratellino."

"Anche se sono gay, tu..."

"Per me sei lo stesso Danilo di prima, né più né meno. Che tu sia gay non cambia proprio niente. Beh, adesso cerca di dormire... Domani è un altro giorno, come si usa dire. Ora sta a voi due dimostrare che siete quelli di sempre, due tipi in gamba!"

Enio lasciò il fratello per andare in camera propria. Passando davanti alla porta della camera da letto dei genitori si fermò a origliare: sentì che stavano parlando sottovoce, in tono calmo. Incrociò le dita e andò a dormire.

Si spogliò, infilò il pigiama, spense la luce e si mise a letto. Ripensò alla discussione fatta con padre e madre, al colloquio con Pino e Danilo. Sì, si disse, tutto si sarebbe aggiustato. Tutto sommato i suoi non l'avevano presa troppo male.

Certo, si disse, non avrebbe mai pensato che Danilo fosse gay. Neanche Pino, a dire il vero. Non aveva mai colto nessun indizio, erano due ragazzi sani, virili, "normali". Il fatto è che si dà per scontato che tutti siano eterosessuali... a meno di prova contraria.

Immerso in quei pensieri, si addormentò, sentendosi piuttosto stanco per la tensione che comunque quella sera gli aveva procurato.


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