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una storia originale di Andrej Koymasky


SAPEVA VERAMENTE AMARE CAPITOLO 4 - ANALISI DI UN TRIANGOLO

"Dopo che Tomas se n'è andato... fra le sue cose... ho trovato le sue lettere, mister O'Brien, e così..." esordì Aine, guardandolo dritto negli occhi.

"Sarebbe stato meglio che non lo scoprisse, credo."

"Meglio? E perché? Per lasciarmi nell'illusione che Tomas mi avesse amato? Amato... amato me... solo me..."

"Non un'illusione, signora. Tomas ha amato lei, l'ha amata profondamente."

"Hahaha! Lei mi dice questo? E allora? Allora cosa provava per lei? Venti anni, con lei, diciotto con me... Ci ha presi in giro tutti e due? No, solo me... lei infatti sapeva..."

"No. Tomas non ha preso in giro né lei né me, ne sono certo."

"E come? Chi amava, allora? Chi ha amato?"

"Sia lei... sia me."

"Ah sì? Metà per uno? Si segnava sul calendario, sull'agendina dei suoi impegni quando amare me e quando lei?" chiese con lieve sarcasmo.

"L'amore... non si divide a metà... si moltiplica. Ha amato totalmente lei, ha amato totalmente me, di questo ne sono certo."

"Già, le tre guglie di san Finbarre, no? La cattedrale dell'amore!"

Micheal arrossì lievemente: "Sì, signora, proprio così. Non le ha dato, Tomas, tutto ciò che poteva aspettarsi da un marito innamorato?"

"Mi sono illusa che fosse così..."

"No. È stato così. E anche a me ha dato tutto ciò che potevo aspettarmi dal mio... dal mio uomo."

"Ma lei sapeva tutto di Tomas e me... io nulla di voi due."

"Quando... quando Tomas mi ha iniziato a parlare di lei..."

"Eravate assieme da due anni..."

"Esatto. Quando Tomas mi ha iniziato a parlare di lei, ho capito che poteva avere bisogno di lei quanto di me. Non solo per i due piccoli, a cui era venuta a mancare la mamma... Ho capito che lei poteva dargli qualcosa che io non avrei mai potuto dargli..."

"E cosa?"

"Una famiglia stabile. Una madre per i suoi figli. Una... rispettabilità che, nella nostra società, avrebbe rischiato di perdere se avessimo vissuto assieme. Lei sa bene, immagino, quanto la nostra cattolicissima e tradizionalissima Irlanda... sia ancora spietata nei confronti di due persone dello stesso sesso che si amano."

"E così, dopo aver sedotto lei..."

"No, signora. Sono stato io che ho sedotto Tomas."

"Ma via! Se lei aveva solo diciotto anni... e Tomas ne aveva trentatré."

"Non... Io sono stato il suo primo... il suo unico ragazzo. Io avevo... esperienza. Non lui. Mi sono sentito attratto da lui... sono riuscito a... a farlo innamorare di me."

"E dopo due anni, lei non gli bastava più e... e s'è messo con me." notò Aine con amaro sarcasmo. "Aveva semplicemente bisogno di una donna per mandare avanti la casa, la famiglia... e per farlo sfogare a letto."

"No... non può dire così. La casa poteva mandarla avanti una persona di servizio, per i figli, sì, d'accordo... ma a letto... mi scusi, non è presunzione... ma potevo bastargli io. Anche se in realtà nessuno di noi basta totalmente all'altro. Io... Posso essere completamente sincero con lei, signora?"

"Sono qui per questo." Aine rispose, asciuttamente.

"All'inizio probabilmente Tomas ha visto in lei più... più una madre per i figli che altro. Oh, badi bene, Tomas la ammirava, la stimava, e lei gli piaceva... L'amore, però, è arrivato in un secondo momento, vivendo con lei, conoscendola meglio."

"Ma è rimasto con lei."

"La nostra civiltà, la nostra cultura ci ha imposto di credere che il rapporto d'amore deve essere esclusivamente di coppia. In fondo... lo credevo anche io. Perciò, quando mi sono reso conto che Tomas si stava innamorando di lei... ho pensato di farmi in disparte."

"Vuole farmi credere che non ha lottato per tenerselo tutto per sé?"

"E perché avrei dovuto? Per costruire una mia illusoria felicità sul suo sacrificio? Amare, non significa forse volere ciò che è bene per l'altro? E, per me, era evidente che lei, signora, poteva dargli molto e renderlo felice... come ha fatto. Sì, mi sarei fatto da parte. Ma Tomas non ha voluto, perché amava anche me. Perché, a differenza di molti, era un uomo veramente capace di amare."

"Io... non so se avrei accettato di... di condividerlo con altri."

"Per questo Tomas aveva deciso di tenerle nascosto il nostro amore."

"Ma lei... non mi ha visto come una... rivale?"

"E perché avrei dovuto, se lei rendeva felice il mio... rendeva felice Tomas."

"Ma non si è sentito... una specie di... ruota di scorta?"

"No, affatto."

"Ma quando stava con me, non stava con lei..."

"Anche quando era al lavoro non era con me. Cioè, voglio dire, a me importava solo che lui fosse felice... e di riflesso questo mi rendeva felice."

"Un vero eroe." disse Aine con sommesso sarcasmo.

Micheal sorrise: "No, semplicemente un ragazzo innamorato."

"Ma come? Lei, qui... una casa così modesta... mentre io... in una bella villa... Due pesi, due misure... Mi sarei aspettata che le avesse offerto, se veramente la amava, almeno le stesse comodità che ha offerto a me." disse, guardandosi attorno.

"Tomas avrebbe voluto ma io no. Sto bene qui... mi bastava il suo amore."

"Non le ha nemmeno offerto un buon lavoro... Avrebbe potuto assumerla in fabbrica, no?"

"Non potevo lavorare in fabbrica con lui... Si rischiava che tutti capissero ciò che c'era fra noi. E poi... facendo il tassista indipendente, potevo regolare i miei impegni in modo di essere libero quando Tomas poteva dedicarmi un po' del suo tempo."

"Un po' del suo tempo... i ritagli..."

"No... Quando andava fuori, nei suoi viaggi di lavoro, andavo quasi sempre con lui... Non mi ha mai fatto mancare il suo tempo... ma soprattutto, non mi ha mai fatto mancare il suo amore."

"Amore... amore... ma come amare due persone senza togliere qualcosa all'altra? Davvero non lo capisco. A me, più che amore, questo pare egoismo."

"Sinceramente, signora, lei ha mai sentito, avuto il sospetto, la sensazione che Tomas le abbia tolto qualcosa?"

"No... ma perché non sapevo... Ma lei..."

"È come quando si ha un figlio e poi ne nasce un secondo: li si ama entrambi, senza togliere niente all'uno o all'altro. Il vero amore si moltiplica, non si divide."

"Ma Tomas passava le notti, quasi tutte le notti, con me... non si sentiva solo, lei?"

"Chi ama ed è amato, non si sente mai solo. E Tomas era un uomo veramente capace di amare."

Aine scosse il capo. "Come mi sono illusa io, perché non sapevo... non crede di essersi illuso lei, perché lo amava?"

"Per tutti questi anni? No, signora, mi creda. Né lei né io ci si è illusi. Ne sono profondamente convinto. Sia lei che io abbiamo vissuto per lui... come lui ha vissuto per noi due."

"Mi è difficile capirla... crederle."

"Me ne dispiace. Perché lei e io... abbiamo così tanto in comune!"

"In comune? Noi due?"

"Si. Tomas... il nostro amore per lui... il suo amore per noi."

"Le tre guglie..." mormorò Aine scuotendo il capo. "Un triangolo... uno squallido triangolo."

"Perché squallido, signora? Era così bello quando potevo stare con lui, ma era anche bello quando non si poteva, perché sapevo che ero nel suo cuore come lui nel mio."

Aine ebbe un risolino amaro: "Sì, e magari, mentre scopava con me, pensava a lei!"

"Non credo proprio. Pensava solo a lei, così come mentre faceva l'amore con me, pensava solo a me."

"Era nella testa di Tomas, per dire questo?"

"No... semplicemente... lo conoscevo bene... come sono certo che anche lei lo conosceva bene."

"Non tanto, visto che non sapevo che c'era anche lei."

"Capisco che sia ancora scossa per la scoperta della mia esistenza, ma... fra voi due c'era una perfetta intesa. Vi capivate con un solo sguardo... Non è forse così?"

"L'ho creduto... lo credevo." disse Aine in tono basso e sconsolato e, quasi d'improvviso, si mise a piangere.

Non era né un pianto isterico né sconsolato, ma quieto, le lacrime fluivano lente e silenziose dai suoi occhi semichiusi, mentre scuoteva lievemente il capo e si tormentava le mani, poggiate sul ripiano del tavolo.

Micheal posò una sua mano su quelle di Aine in una lieve carezza, e sussurrò: "Tomas la amava davvero, Aine, mi creda."

"Ma come puoi esserne sicuro, Micheal? Come puoi essere sicuro che mi amasse, e che amasse te? Non capisci che mi sento crollare tutto addosso? Già perderlo così... così improvvisamente... è stata dura ma... ora... dubitare anche di quanto credevo di aver condiviso con lui per diciotto anni... Non capisci?"

"Sì... Anche per me, perderlo così improvvisamente, è stato un orribile colpo, credimi."

"E tu... non sei nemmeno potuto venire a piangerlo al funerale..."

"C'ero anche io... in disparte, ma c'ero."

"In disparte, appunto. È giusto, questo?"

"Non dipendeva né da Tomas, né da lei né da me. La società... non avrebbe mai accettato, permesso... Per me non era importante poter stare accanto alla sua bara, alla sua tomba o... o in un angolo. Perché comunque Tomas era... è nel mio cuore. Come nel tuo, Aine."

Inconsciamente, con lo sgorgare delle lacrime di Aine, erano passati a darsi del tu, a chiamarsi per nome.

"Tomas ti ha amata con tutto se stesso." insistette Micheal.

"Tutto se stesso? No, se una parte era per te."

"Il mistero dell'amore... che come ho detto non si divide ma si moltiplica."

"Vorrei avere la tua certezza."

"E devi averla. Lo so che non è esattamente la stessa cosa, però, rifletti: Tomas amava di più suo padre o sua madre? Di più sua figlia o suo figlio? Una domanda senza senso: li amava in modo uguale e con tutto se stesso, no? Così, amava di più Aine o Micheal? Una domanda senza senso, per chi conosceva Tomas come lo abbiamo conosciuto noi due."

"Era un uomo veramente capace di amare... hai detto."

"Forse uno dei pochi, uno dei rari, ma è così."

"Ma perché... perché non mi ha mai parlato di te?"

"Credi che saresti stata pronta ad accettare, a capire, ad apprezzare?"

"No..."

"Appunto. Non voleva farti del male, non lo capisci? Non era egoismo, il suo, ne sono sicuro. Ti sei mai sentita trascurata, messa in disparte?"

"No... no, però... perché non sapevo..."

"Non perché non sapevi, ma perché ti ha sempre dato tutto ciò di cui avevi bisogno. Non è forse così? Io... io sapevo bene... eppure non mi sono mai sentito messo in disparte, mai trascurato."

"Ma perché tu sei gay e sei abituato a doverti accontentare..."

Micheal sorrise: "Nessuno si abitua mai a ciò che è ingiusto. Anche se io fossi stato una donna, sarebbe cambiato ben poco. Certo, per la nostra società il problema era doppio: amante e per di più maschio..."

"Ma Tomas... mi dicevi che prima di conoscere te non era mai stato... non aveva mai fatto... D'altronde era stato sposato, aveva avuto due figli... com'è che... un uomo normale... così, dall'oggi al domani..."

"Forse perché Tomas badava alla persona più che al suo genere. Tomas non s'è innamorato di un maschio, ma... di me, di Micheal. E nello stesso modo, con te, non s'è innamorato di una femmina, ma di Aine."

"M'hai detto che all'inizio... non era veramente innamorato di me."

"Ti stimava, ti ammirava, era attratto fisicamente... ma l'amore è nato gradualmente, conoscendoti meglio. Sì, onestamente, per quanto mi ha detto, inizialmente era più per dare una madre ai suoi figli... D'altronde... ne aveva parlato chiaramente con te, no? Non ti ha ingannata."

"È vero. E a me stava bene. Onestamente... anche io, onestamente... Tomas era bello, benestante, affascinante... intelligente, di piacevole compagnia..."

"Buono, onesto..."

"Anche io mi sono innamorata di lui solo dopo il matrimonio, vivendoci assieme."

"E non c'è niente di male, anzi, è bello che sia accaduto. Quante coppie cosiddette normali si reggono solo su una reciproca, legittima convenienza, anche senza amore?"

"Come fai a essere così sereno, Micheal?" chiese la donna guardandolo con occhi quasi supplichevoli.

"Perché so che mi ha veramente amato."

"Ma non ti manca, ora?"

"Certo che mi manca. Mi manca il suono della sua voce, la luce del suo sguardo, il tocco delle sue mani..."

"Sì... e... e fare l'amore con lui..."

"...e fare l'amore con lui, certo."

"Come... come era?" chiese Aine in un sussurro.

Micheal sorrise: "Bellissimo... dovresti saperlo."

"Sì... bellissimo, è vero." ammise Aine arrossendo lievemente.

"Sì, perché ti amava... perché mi amava, capisci?"

"Sei un ragazzo... un uomo molto dolce, Micheal. Capisco che... che Tomas... fosse innamorato di te."

"Grazie. Ma non dimenticare mai che era anche, veramente, profondamente innamorato di te."

"Vorrei avere la tua certezza..."

"La troverai dentro di te, Aine, man mano che nel tuo cuore e nella tua mente si calmerà il tumulto di questi ultimi giorni."

"Spero che... Non sapevo... non avevo idea di che cosa... di come sarebbe andato questo nostro incontro, Micheal... Sentivo solo che... che dovevo venire."

"Hai fatto bene."

"Io... ho il tuo numero di telefono... e tu certamente hai il nostro... il mio... Avrei piacere, se ti va... mi piacerebbe che ci si incontrasse ancora."

"Certo, volentieri."

Per la prima volta, Aine abbozzò un lieve sorriso. Micheal tolse la sua mano da sopra quelle della donna, che ora non erano più strettamente, convulsamente intrecciate, ma rilassate.

"Non ti ho offerto nulla..." notò Micheal.

Aine sorrise di nuovo: "Avremo altre occasioni." mormorò alzandosi in piedi. "Ora... è bene che vada in ufficio. Devo mandare avanti meglio che posso l'opera di Tomas."

"Certo. A presto, spero."

"A presto, sì."

Mentre Aine guidava verso la fabbrica, ripensava all'incontro appena avuto. Così diverso da come l'aveva immaginato. Micheal era molto diverso da come l'aveva immaginato. Aveva potuto sentire l'intensità dell'amore del giovanotto per suo marito.

Che avesse ragione lui? Tomas... era stato un uomo talmente pieno di amore da essere stato capace di darne a sufficienza... anzi, in abbondanza a tutti e due? Le tre guglie della cattedrale di San Finbarre? Un triangolo... perfetto?

Solitamente, quando si parla di triangolo in una relazione, se ne parla come di qualcosa di squallido... qualcosa che coinvolge i tre vertici solo sessualmente, non sul piano dell'amore. E, di solito, uno dei tre lati del triangolo, non esiste, è aperto. E ora che uno dei tre vertici era scomparso... ora quel lato aperto... si stava chiudendo.

Aine si sentiva confusa, però meno tesa di quando era andata ad affrontare Micheal. Qualunque cosa si fosse aspettata, aveva in realtà trovato qualcosa di totalmente diverso.

Micheal... che persona inusuale. Le aveva detto che era stato lui a "sedurre" Tomas... Le sarebbe piaciuto sapere come era accaduto, che cosa intendeva veramente dire. Aveva anche detto di essere stato il primo e unico ragazzo di Tomas. E non era stato geloso di lei. Tutto questo stravolgeva completamente le sue idee.

Tornata in ufficio, presto fu presa dai mille problemi che via via le sottoponevano i collaboratori, perciò smise di pensare a Micheal, a Tomas e a se stessa. Robert era certamente un segretario efficiente e devoto. Lo pregò di portarle un caffè e di fermarsi a berne uno con lei.

"Posso farle una domanda personale, Robert?"

"Dica..."

"Lei... mi ha detto di essere gay... ha un partner?"

Robert sorrise: "Sì, si chiama Steve. Stiamo insieme da poco più di sei anni."

"Il fatto di... di aver scoperto che Tomas... da venti anni... aveva anche un ragazzo..." iniziò a dire Aine, quasi esitante, a bassa voce. Poi, dopo un profondo respiro, a voce più alta, chiara, disse: "Sono andata a conoscerlo... proprio questa mattina."

"Sì?"

"Sì. È un... un giovanotto interessante... diverso da come... da come l'avevo immaginato."

"Ah."

"E... Micheal... si chiama così... ha insistito... insistito molto che... che Tomas mi ha veramente amato."

"Direi che è così. Non ne ho mai avuto alcun dubbio." disse con un sorriso gentile Robert.

"Già. Però... però era anche innamorato di Micheal... Com'è possibile?"

"Non saprei... io credo che non sarei capace di... di amare nello stesso modo due persone, però... ognuno di noi è diverso. E mister Walsh era una persona eccezionale... aveva un cuore grande, era molto buono, sempre attento verso tutti."

"Micheal ha detto che era un uomo he sapeva veramente amare. Però... sono ancora un po'... scossa."

"La capisco, signora. Sì, credo che sia giusto dire che mister Walsh sapeva veramente amare. Non ho idea di quale fosse il suo rapporto con questo Micheal, però sono certo che amava lei."

"È... è una persona... amabile, Micheal. Molto dolce. Vive in un appartamentino assai modesto... molto ordinato, molto pulito... ma modesto. Fa il tassista. Mi sembra strano che... che Tomas tenesse me nel lusso e lui, invece..."

"Per essersi amati per venti anni... il loro rapporto doveva essere molto forte e saldo, al di là di lussi o altro."

"È evidente. È strano: quando ho scoperto che aveva un altro... mi sono sentita tradita, ingannata. Ma ora, dopo averlo incontrato, non lo so ma... non saprei dire a che punto sono. Oddio, uno potrebbe dire che... che appartiene al passato, però... mi sento come se... come se m'avessero tolto la sedia da sotto mentre mi sedevo. Ma... mi dica, Robert, se posso permettermi... Come può un uomo innamorarsi di un altro uomo?"

Robert non rispose subito, poi disse: "Se è vero amore, credo che non sia questione di un uomo con un uomo o un uomo con una donna ma... una persona con una persona. Credo che in realtà in ogni amicizia vi sia anche una componente di attrazione sessuale... a cui per educazione, per condizionamento, solitamente non si dà spazio, che generalmente non si esprime se non come una speciale intimità che però non travalica il limite che la società ci impone, che non si colora di fisicità."

"Tomas non aveva perciò questo limite? Mi vuole dire questo?"

"O, se anche l'aveva... ha avuto la forza... il coraggio di oltrepassarlo."

"Sia con me che con Micheal?"

"Forse è proprio così..."


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