Micheal aveva dormito male, quella notte, dopo aver lasciato Brian. Si svegliava spesso e, non sapeva neppure lui se fosse più un sogno o più un ricordo, forse entrambi mescolati nello stato di dormiveglia, rivedeva Brian seduto accanto a lui nell'ovattata confusione dell'Instinct, i loro fianchi a contatto, i suoi occhi sorridenti, luminosi, la sua voce bassa, calda, sensuale, e percepiva ancora il desiderio che aveva provato di cingerlo con un braccio per tirarlo a sé, per baciarlo...
Quando suonò la sveglia, saltò giù dal letto sentendosi lievemente intontito. Andò a fare una doccia, con l'acqua quasi fredda, per svegliarsi completamente e rinvigorire il corpo. Poi, asciugatosi, si rasò accuratamente la barba, si pettinò asciugando i capelli con il fon, si guardò e si chiese come sarebbe andata la giornata.
Rivestitosi, rifece il letto, guardò con un sorriso lieve il ritratto di Tomas che aveva sul comodino e ne sfiorò il vetro con i polpastrelli in un accenno di carezza. Quindi, mentre si preparava una leggera colazione, controllò che cosa aveva in casa e pianificò il pranzo. Andò nel piccolo soggiorno, riordinò le poche cose in disordine e apparecchiò per due il tavolo tondo. Pensò che era un peccato che non avesse fiori per decorare la tavola.
Spalancò la finestra: la giornata era bella, radiosa. Guardò le tre guglie neogotiche della cattedrale, aspirò a pieni polmoni l'aria profumata del mese di maggio, emise un lieve sospiro. Poi andò in cucina e iniziò a preparare il pranzo. Quanto tempo era passato dall'ultima volta che aveva preparato per due! Era raro che Tomas potesse fermarsi per pranzo o per cena da lui.
A volte gli era mancato il fatto di non aver potuto vivere con Tomas, condividere la stessa casa. L'aveva accettato, s'era detto che anche le mogli dei marinai, o del personale degli aerei non poteva avere lo sposo sempre con sé: le chiamavano le "vedove bianche"... Si chiese se, vivendo assieme notte e giorno, la loro relazione sarebbe durata venti anni o non sarebbe crollata prima. La risposta fiorì spontanea: certamente sarebbe durata ugualmente, proprio perché Tomas sapeva amare.
Quando Tomas doveva viaggiare per lavoro, lui lo accompagnava sempre, e allora potevano passare assieme le giornate e specialmente le notti. Erano bellissime parentesi. Aveva sempre amato potersi addormentare fra le braccia di Tomas, dopo averci fatto l'amore a lungo, con calma e passione; svegliarsi qualche volta in piena notte e ammirarne il volto disteso nel sonno; svegliarsi ancora fra le sue braccia e, a volte, riprendere a fare l'amore.
Ricordò la prima volta che avevano fatto l'amore, lassù nella baita tutta per loro. Era stato qualcosa di veramente speciale.
Dopo, gli aveva chiesto: "Davvero sono il primo ragazzo con cui l'hai fatto?"
"Sì... anche se a volte ne avevo provato il desiderio."
"Ma tu... sapevi già... avevi già capito di essere attratto anche dai ragazzi?" gli aveva chiesto Micheal.
"Sì, ma... non avevo mai avuto il coraggio di... di farlo, di provarci. Capirsi non sempre rende più forti, anzi, a volte ci riempie di incertezze, di dubbi, di paure." gli aveva risposto Tomas abbassando lo sguardo e arrossendo lievemente.
Micheal aveva adorato quel rossore in un uomo maturo. Se quello che inizialmente l'aveva spinto a voler sedurre Tomas era stato poco più di un gioco, proprio quel lieve arrossire gli aveva dato un grande senso di tenerezza e aveva iniziato a farlo innamorare di lui.
Stava finendo di preparare il pranzo, quando gli venne in mente come poteva decorare la tavola: non con le candele, sia perché in pieno giorno non avrebbero avuto senso, sia perché avrebbero creato un'atmosfera troppo romantica. Prese dalla libreria la riproduzione di un cottage in ceramica e la dispose su un vassoio quadrato in centro al tavolo.
Poi uscì e si recò sulle rive del fiume, dove, mentre nessuno lo guardava, tagliò dai cespugli le cime di alcuni rametti di bosso, che infilò lesto in un sacchetto. Tornato a casa, li dispose torno torno alla casetta formando come un prato. Guardò soddisfatto: era un bel centro-tavola.
Tornò in cucina per terminare di preparare il pranzo. Controllò l'orologio: era perfettamente in orario. Si sentiva vagamente teso per l'imminente incontro. Anche Brian era gay! E gli piaceva molto... chissà se sarebbe accaduto qualcosa, dopo il pranzo, o no? Da una parte lo desiderava, dall'altra non voleva forzare la situazione. Si eccitò lievemente nel pensare di poter forse stringere fra le braccia quel bel ragazzo.
Si sentiva un po' nervoso, nonostante cercasse di restare calmo. La sera prima non si erano neanche toccati, a parte il lieve, involontario sfiorarsi dei loro fianchi, quando erano seduti sulla stretta panca.
Finalmente tutto fu pronto. Guardò l'orologio: ormai doveva arrivare da un momento all'altro. Si chiese se il bagno fosse in ordine e andò a controllare. Cambiò gli asciugamani mettendone di puliti, passò uno di quelli che aveva tolto sullo specchio, poi dentro il lavandino per togliere le macchioline depositatevi dall'acqua, tolse la saponetta usata e ne tirò fuori una nuova, scartandola e ponendola sulla conchiglia che fungeva da porta-sapone.
Guardò nuovamente l'orologio, mentre tornava in soggiorno. Sistemò meglio le foglioline sul vassoio. Si avviò verso la finestra spalancata per guardare fuori, quando suonò il campanello della porta. Ebbe quasi un sussulto e andò rapidamente ad aprire.
Brian era lì, sorridente, e gli sembrò più bello che mai.
"Ciao..." gli disse facendosi da parte in un muto invito ad entrare.
Brian gli porse un pacchettino quadrato.
"Per me? Cos'è?" chiese Micheal prendendolo e richiuse la porta. "Vieni..."
"Spero che ti piaccia." gli disse il ragazzo.
Micheal lo aprì: era un doppio CD dei Rolling Stones.
"Ieri sera mi detto che li preferisci ai Beatles, così... Spero che tu non abbia questo. Se mai, al negozio te lo cambiano, se non apri la confezione."
"Forty Licks! No, non l'avevo ancora, anche se ho quasi tutto... Forte... Grazie! Ma quando l'hai comprato? I negozi sono chiusi, oggi."
"L'avevo comprato l'altrieri, per caso e così..."
"Siediti, in cinque minuti è tutto pronto." gli disse Micheal.
Andò in cucina. Non si erano neanche stretti la mano, pensò con un certo rammarico. Tornò con le pietanze e mise in tavola.
"Serviti, senza complimenti." disse sedendo a sua volta.
Aveva preparato una zuppa di porri e patate guarnite con erba cipollina e cipolle, poi involtini di petto di pollo e pancetta con ripieno di erbe. Per concludere aveva fatto alcune tartine di pasta frolla coperte di macedonia di frutta fresca con gelatina di albicocche.
"Cucina tradizionale..." notò Brian servendosi. Iniziò a mangiare. "Buona... sei bravo, altroché!"
"Me la cavo. Mia madre cucinava molto bene, ho imparato da lei. Mi piaceva guardarla preparare, osservare nei minimi dettagli come faceva. Lei sì che cucinava bene. Quando torno al paese, oltre che la gioia di rivederla, è anche una festa per il palato."
"Sei molto unito a tua madre?"
"Sì. Anche a mio padre, comunque. Sono gente semplice ma buona."
"Sanno... di te?"
"Che sono gay? Sì. Quando gliel'ho detto... l'hanno presa bene, cioè... tranquillamente, senza il minimo problema. Non me l'aspettavo proprio, sai... sono gente di campagna. E i tuoi?"
"Sono morti quando avevo tredici anni. Mi ha allevato la sorella di mia madre, con i suoi tre figli... Ma a loro non ho detto niente. So che non accetterebbero mai. Comunque non è necessario, specialmente ora che sono indipendente."
"Vivono qui a Cork?"
"No, a Limeric. Mio zio e i miei cugini lavorano all'Old Country Store. Non sono stato male con loro, ma... ma sto meglio ora che ho la mia libertà."
Terminato il pranzo, Micheal sparecchiò, poi preparò il caffè con la macchinetta a filtro in vetro. Lo sorbirono sedendo fianco a fianco sul piccolo sofà.
Micheal posò la tazza vuota sul basso tavolinetto di vetro, chinandosi in avanti. Quando rizzò il torso, Brian aveva steso il braccio sulla spalliera, sì che Micheal vi si appoggiò. Sentendolo, si girò verso di lui. Brian gli sorrise, la sua mano scivolò lieve sulla spalla in un semi-abbraccio.
"Sto bene con te..." sussurrò il ragazzo.
Micheal fremette: "Anche io... molto."
Alcuni soffici, piccoli pappi bianchi entrarono volteggiando dalla finestra, rotearono lievi sul vano come se fossero titubanti, quasi a sottolineare la loro esitazione, poi entrarono e si posarono sul pavimento, simili a grandi ma soffici fiocchi di neve.
Il braccio di Brian si strinse lievemente attorno alle spalle di Micheal, che si abbandonò contro di lui.
"Mi vuoi?" chiese Brian in un sussurro, guardandolo.
"Sì..." rispose il giovane l'uomo con voce lievemente roca per l'intensità del desiderio.
I loro volti si avvicinarono lentamente, gli occhi negli occhi, le loro labbra si incontrarono, si sfiorarono, e finalmente si unirono in un bacio dapprima lieve, quasi timido, ma via via più caldo, più intimo, più profondo. Micheal si girò verso di lui e gli cinse la vita, attirandolo a sé, mentre si assaporavano a vicenda con crescente passione.
Quando le loro bocche si staccarono, Brian emise un lieve sospiro: "Oh, Micheal..."
"Sì?"
"Non mi porti... di là?"
"Sì... vieni..." rispose alzandosi e facendolo alzare con sé.
Semiabbracciati, entrarono nella camera. Ritti accanto al letto, iniziarono a spogliarsi l'un l'altro, continuando a baciarsi di tanto in tanto, sorridendosi, carezzandosi sulla pelle nuda man mano che i loro corpi erano svelati all'ammirazione e al desiderio dell'altro.
Quando furono nudi, Micheal lo sospinse sul letto e gli si stese sopra. Gli prese il volto fra le mani e gli sussurrò: "Sai che sei bello?"
Brian rispose con un sorriso fra il timido e il compiaciuto. I suoi occhi brillavano, il suo corpo fremeva sotto quello dell'uomo. Cinse con le braccia il collo e con le gambe la vita di Micheal. "Prendimi..." sussurrò e il suo volto si arrossò lievemente, più per l'eccitazione che per altro.
Micheal non rispose, ma si preparò, e dopo alcuni teneri preliminari, si immerse lentamente in lui e finalmente iniziò a danzargli dentro con tenera passione. Brian lo assecondava muovendoglisi sotto all'unisono, emettendo lievi mugolii di piacere. I loro occhi brillavano senza mai lasciarsi. Di tanto in tanto le loro labbra si incontravano nuovamente in un bacio caldo e dolce, profondo.
Quando, appagati, si rilassarono, le loro membra ancora languidamente intrecciate, Brian emise un lieve sospiro: "Per me... è stato anche più bello di quanto avevo immaginato."
"Sei venuto qui da me... per questo?" gli chiese Micheal, carezzando lieve la sua guancia col dorso della mano.
"Sì, anche... Sì, ci speravo. Tu no?"
"Anche io, sì, è vero. Anche per me è stato molto bello."
"Grazie."
"E di che? Mi piaci."
"Sì. Anche tu... molto. Sei tenero... Tenero ma forte." sussurrò Brian sorridendogli. "Ti ho desiderato dal primo momento che t'ho visto, là in fabbrica, sai?"
"Ma l'hai nascosto molto bene."
"Noi gay... si deve imparare assai in fretta a nascondere accuratamente i nostri sentimenti."
"Purtroppo."
"Già, purtroppo. Stanley... non dico che sia veramente omofobo, però... sono sicuro che non apprezzerebbe il mio lavoro e me quanto fa, se sapesse. Sai, è uno di quelli che dicono: razzista io? Ma no! A un negro darei persino la mano!"
Micheal ridacchiò.
"Sai, Stanley pensa che Robert sia gay. Un giorno m'ha detto: Robert sarebbe un perfetto segretario, peccato che è gay. Io gli ho detto: l'importante è che faccia bene il proprio lavoro, non con chi va a letto, no? E lui: sì, certo, ma non potrei mai essere suo amico... non potrei mai stimarlo. Anche un assassino potrebbe essere un buon segretario, ha aggiunto, ma resta un essere pericoloso. Capisci?"
"Ce n'è ancora molta di gente così... meschina. Comunque anche lui è un buon progettista, nonostante abbia questi pregiudizi."
"È vero. Scusa, vado un attimo in bagno." disse Brian sciogliendo le sue membra da quelle dell'uomo e scese dal letto.
Quando tornò, notò la cornice sul comodino, con il ritratto di Tomas. La prese in mano e la guardò con espressione sorpresa, poi guardando Micheal gli chiese: "Ma... eri il suo amante? Di mister Walsh?"
"Sì..."
"Ma era sposato... non immaginavo che fosse gay."
"Forse era bisessuale. Non ci siamo mai posti il problema. Semplicemente... ci siamo amati."
"Ma e la moglie?"
"La amava. Lei non sapeva nulla di me, prima. L'ha scoperto solo dopo la sua morte."
Lo stupore di Brian ora era anche più accentuato: "E... e ti ha dato... e ti fa lavorare..."
"Ha capito, anche se ci ha messo un po'. Ha capito che Tomas l'aveva amata veramente, come aveva amato anche me."
"Buon dio! Io... io non credo che riuscirei ad accettare che il mio uomo sia... bigamo! Tu invece..."
"Quando si ama veramente e si è amati, non ci sono problemi."
Brian posò la cornice sul comodino e si stese nuovamente accanto a Micheal: "Ti ha... sedotto lui?"
"No, io. Avevo diciotto anni e... ero affascinato da Tomas. L'avevo voluto sedurre, quasi per gioco, e invece sono rimasto sedotto da lui. Ed è grazie a Tomas se ho capito che cosa significa amare veramente." disse Micheal a bassa voce, in tono sognante. "Fino ad allora, avevo pensato solo a divertirmi, niente altro."
"Ma sapevi che era sposato?"
"La sua prima moglie era già morta. Ha conosciuto Aine due anni dopo che eravamo assieme. All'inizio non ne era veramente innamorato, voleva più che altro una madre per i suoi figli. Ma poi, stando assieme, s'è innamorato anche di lei."
"Ma non ti ha lasciato."
"No, perché era innamorato anche di me."
"Eppure, come ha scritto Hesse, innamorarsi è molto facile, ma amare per tanto tempo è molto difficile." disse Brian. "E voi due... per venti anni!"
"Basta che si sia in due a volersi amare. E che si ricominci ogni giorno, senza egoismo, senza stancarsi."
"Ma voi... eravate in tre!"
"Tomas era un uomo... eccezionale. Amava veramente, tutti. Cioè, non solo Aine e me, non solo i suoi figli, ma anche tutti i suoi dipendenti. Certo in modo diverso... Ma sapeva veramente amare."
"È stato un buon padrone, un buon capo, è vero. Ma perché, finché è stato vivo, non t'ha preso a lavorare con noi?"
"Non ho voluto io. Un po' forse per orgoglio, ma un po' anche perché ero certo che tutti avrebbero capito che cosa c'era fra noi, se ci avessero visti assieme. Non volevo creargli problemi. Così, per poter stare con lui ogni volta che era libero, mi sono messo a lavorare come tassista indipendente: in questo modo potevo cambiare i miei orari per stare con lui senza problemi."
"Tu ti sei sacrificato per lui..."
"Sacrificato? No... non mi pare proprio. Chi ama, vuole solo la felicità dell'amato. Non mi sono mai sentito sacrificato con Tomas."
"E non eri geloso di Aine?"
"Ma no, certo! Anche lei contribuiva, almeno quanto me, alla sua felicità."
Brian scosse il capo, quasi incredulo. Poi ripeté: "Io non credo che sarei stato capace di accettare un simile situazione. Un triangolo."
"Forse... forse se invece della moglie fosse stato un altro uomo... forse neanche io, Ma non ci giurerei. Forse invece l'avrei accettato... per lui. Sì, per lui sì, credo."
"Cazzo, avevi proprio perso la testa, allora."
"No. Ne ero semplicemente innamorato ed ero pieno del suo amore."
Brian, seduto ora sul letto, faceva scorrere lentamente un polpastrello attorno a uno dei capezzoli di Micheal e lo guardava sorridendo: "Sai che sei proprio bello?"
"Grazie. Tu pure."
"Più bello di quello che mi sembravi quando ti vedevo in ufficio, voglio dire."
"La bellezza... non è tutto."
"No, certo, ma non guasta. Posso... essere sfacciato?"
"Vai!"
"Mi lasci dormire qui con te, stanotte?"
Micheal sorrise: "Volentieri."
"E... facciamo di nuovo l'amore?"
"Sì..." rispose carezzandogli un fianco. "Per cena c'è poco. Magari usciamo e andiamo a mangiare da qualche parte."
"No... anche poco va bene. Preferisco restare qui, con te."
"A letto?" gli chiese con un sorrisetto Micheal, sollevandosi a sedere.
"Non necessariamente."
"Ti va se torniamo in soggiorno e metto su il CD che m'hai regalato?"
"D'accordo. Prima ci facciamo una doccia? Assieme?"
Micheal annuì e scese dal letto. Prese una mano di Brian e lo condusse in bagno, fin dentro il box della doccia, dopo aver regolato la temperatura dell'acqua. Si lavarono, ognuno da sé, guardandosi, sorridendo. I loro corpi spesso si toccavano, eppure nessuno dei due ebbe un'erezione. Stavano semplicemente bene, assieme.
Si asciugarono. Cinti due asciugamani asciutti attorno ai fianchi, andarono a sedere in soggiorno e Micheal mise su uno dei due CD, a basso volume. Il sole stava calando e illuminava con una luce dorata la facciata della costruzione dall'altro lato della via.
Brian si rilassò contro lo schienale e chiuse gli occhi, ma cercò una mano di Micheal e vi intrecciò le dita, stringendo leggermente. "Sto proprio bene, sai?" mormorò.
"Anche io. Sei il primo, dopo che... dopo la morte di Tomas."
Brian socchiuse gli occhi e fece un lieve sorriso, guardandolo.
Micheal si chiese se da quell'incontro sarebbe nato qualcosa di serio o no. Poi si disse che non doveva correre, non doveva illudersi. Dopo tutto, nonostante si conoscessero da un anno, era la prima volta che avevano una tale intimità. Il sesso era stato piacevole, Brian era piacevole, però...
"In questi due anni... dopo il tuo ultimo amico... hai avuto molte avventure?" chiese Micheal e trattenne il respiro, attendendo la risposta.
"Non poche... solo avventure, ma non poche. Mi piace... divertirmi. Sono ancora giovane, dopo tutto."
"Già. Sì, certo. Le trovavi... là al bar gay?"
"Anche."
"E... nessuno abbastanza interessante da..."
"No, non abbastanza. Molti sono stati più che gradevoli, ma nessuno abbastanza da farmi desiderare di fermarmi."
"Che cosa ti aspetti tu da un partner?"
"Non lo so. Beh, come ti ho detto, che mi sia fedele."
"Tu sei un tipo fedele?"
"Se ho una relazione, sì. Forse per questo in questi due ultimi anni non ho voluto più legarmi a nessuno. Domattina mi lasci alla fermata dell'autobus?"
"No... andiamo in fabbrica assieme." rispose un po' stupito Micheal.
"Non credo che sia opportuno, no? Non ci hanno mai visto assieme."
"Potrei averti visto per via e perciò averti dato un passaggio."
"Meglio di no, dammi retta." ribatté Brian sorridendogli.
Micheal pensò che amava quel modo di sorridere: era lieve, pulito, con un che di dolce e di timido a un tempo. "S'era detto di andare al cinema... Hai cambiato idea?" gli chiese.
"Se non ti dispiace... Se non ti annoia restare a casa..."
"No, affatto. Non con te qui."
"Grazie. È gentile questo che dici."
"Ma è vero. Che faceva il tuo ultimo uomo?"
"Dave? Ha una libreria. L'ho conosciuto andando a comprare libri, poco prima di lasciarmi con l'egiziano. Lui mi faceva la corte, ma io stavo con il mio compagno di corso. Poi... quando sono rimasto solo, ho accettato la sua corte."
"Quanti anni ha Dave?"
"Cinque più di me."
"Allora... io sono il più vecchio con cui sei andato?"
"No... ho avuto avventure anche con uomini più vecchi di te. Non m'importa l'età, se si sta bene assieme."
"E l'hai trovato a letto un altro..."
"Proprio così."
"Chissà come ti sei sentito!"
"Li avrei ammazzati! No, non dico sul serio... Però ero furioso. E Dave faceva pure il geloso, quel porco!"
"Posso capire... E poi col tuo migliore amico..."
"Sì, Mark, il mio migliore amico." ripeté a voce bassa, in tono sarcastico, Brian. "Chissà da quanto andava avanti quella storia?"
"Non vi siete parlati, dopo?"
"No, né con Dave né con Mark. Mark ci ha provato, ma l'ho mandato a quel paese. Cosa poteva dirmi? Mi dispiace? Non l'ho fatto apposta?" chiese sempre in tono sarcastico Brian.
"Ancora ti brucia?"
"No, non più. Mi sarebbe solo piaciuto sapere chi dei due ci ha provato per primo con l'altro. E poi no, dopo tutto non mi interessa, non cambia nulla."
"Stanno ancora assieme?"
"Non lo so e non mi interessa. Non li ho più visti. Ho chiuso, con tutti e due. Tu... che avresti fatto se avessi trovato Tomas con un altro?"
"Non lo so. Credo che fosse una cosa impossibile. Comunque avrei cercato di capire, credo."
"Capire? Cosa?"
"In che cosa consisteva la mia parte di colpa. In un tradimento, la colpa non è mai completamente da una sola parte, secondo me."
"Eppure, dici che non ti sentivi tradito per il fatto che amava Aine. Forse perché era una donna..."
"Non lo so, non credo. Ma non lo so, davvero. Forse semplicemente perché non ho mai dubitato un solo momento che mi amasse."
"Eppure... tu mi hai detto che non saresti andato con nessun altro. Gli sei stato fedele per venti anni, e non mi dire che in venti anni non hai mai avuto l'occasione di... fare qualcosa."
"Sì, qualche occasione c'è stata. Semplicemente non mi interessava. Semplicemente... Tomas mi dava tutto quello di cui potevo aver bisogno. Tutto, cioè il suo amore."
"Continuo a non capire. Cioè, ti credo, però... D'accordo, mister Walsh era una persona molto in gamba, per quello che lo conoscevo, però... Io non sono geloso, ma... ma se ho una relazione, non ci deve assolutamente essere un terzo... o una terza, fra noi. Non riuscirei mai ad accettarlo. No, mai!"