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una storia originale di Andrej Koymasky


SAPEVA VERAMENTE AMARE CAPITOLO 8 - L'IMPICCIONA

Micheal, parcheggiata l'auto nel cortile della fabbrica, prima di entrare nel proprio ufficio, si affacciò a salutare Aine.

"Ciao. Tutto bene?" le chiese.

"Sì, grazie, buon giorno. E tu? Che hai fatto di bello, ieri?"

"Niente di speciale..." rispose Micheal.

"E dai! Non me la dai a bere. Non avresti quel sorrisetto idiota stampato in faccia. Com'era? Dove l'hai conosciuto?" gli chiese Aine con un sorrisetto, facendogli cenno di entrare.

Micheal la guardò un po' sorpreso. Entrò e chiuse la porta, appoggiandovisi contro. Incrociò le braccia: "Si vede così tanto?" chiese lievemente stupito.

"Mmhh mmhh!" rispose lei con un sorrisetto divertito. "Tu sei trasparente più di un cristallo. Anche per questo mi piaci. Allora?"

"Beh... visto che a te non si può nascondere niente... Sì, ho passato una splendida domenica."

"Dove e come l'hai conosciuto?" insisté la donna.

"In un bar gay, sabato sera. Poi ieri è venuto da me. Abbiamo passato tutta la giornata assieme."

"Qualcosa di... serio?"

"Non so ancora. Forse."

"Ti piacerebbe?"

"Sì." ammise Micheal.

"Così... non ti interessa più Brian, ora?"

"No... è... è lui che ho incontrato sabato sera a quel gay-bar." disse sottovoce.

Aine fece un'espressione talmente stupita che Micheal rise.

"Mi stai prendendo in giro!"

"No, Aine, affatto."

"E..."

"Vuoi sapere se... cosa abbiamo fatto?"

"Beh, no, sono cose vostre..."

"Si è fermato da me fino a stamattina, comunque."

"Ah... bene. Bene, no? Cioè, voglio dire..."

"Sì, bene."

"Ma non sai ancora se... se sarà qualcosa di serio? Cioè, non ne avete parlato?"

"No. Non ancora."

"Ma tu... No, scusa, non sono affari miei."

"Credo che mi piacerebbe se... se fosse più di un'avventura."

"Mi pare un ragazzo in gamba. Cioè, oltre che come designer, voglio dire."

"Bello e dolce... Sì un ragazzo in gamba. Però... non so come evolverà la cosa. Sono stato molto bene con lui. Sì, molto bene."

"Si vede. Cavolo se si vede! Beh, auguri, allora."

"Non ha voluto venire fin qui in macchina con me... sai, per gli altri..."

"Mmhh, prudente. E saggio. Ma se vi metterete assieme..."

"Eh, non correre, Aine. Se... vedremo."

"Vi siete dati un altro appuntamento?"

"No. Comunque ci si vede qui praticamente ogni giorno. Non ci siamo neanche scambiati il numero di telefono, non serve. Beh... ora vado in ufficio."

Aine annuì e gli sorrise.

Micheal fu presto assorbito dalle sue incombenze. Dovette occuparsi di un problema a uno dei pantografi per scolpire le portine degli armadietti da cucina, poi di una fornitura di legname che non corrispondeva alle specifiche. Durante tutta la giornata intravide Brian solo una volta, da lontano, e si scambiarono un lieve gesto di saluto e un sorriso.

Durante l'intervallo per il pranzo, Aine lo volle portare a un ristorantino poco lontano.

Quando sedettero, Micheal le chiese, lievemente divertito: "Scommetto che mi vuoi sottoporre al terzo grado."

"Nooo! Non proprio... Certo che, se non ti va di parlarne..." rispose lei con un sorrisetto malizioso.

"E cosa vuoi sapere?"

"Vi siete incontrati in un bar gay? Così, per caso?"

"Sì. Io non avevo e non ho l'abitudine di andarci. Ma sabato sera... mi sentivo un po' solo e così avevo pensato che forse, in un locale gay, avrei potuto trovare... compagnia."

"Non sono mai stata in un locale gay... com'è?"

"Più o meno come qualsiasi altro pub, solo che ci sono solamente maschi. Almeno all'Instinct, dove sono andato, era così. Non so se ci sono altri locali anche con donne..."

"Lesbiche?"

"Sì, o misti. T'ho detto, era la prima volta che ci mettevo piede."

"E tac! C'era pure Brian."

"Lui dice che va spesso all'Instinct."

"Per... trovare compagnia?"

"Già. Vedi, se a un ragazzo piace una ragazza, può cercare di agganciarla, o viceversa, ovunque. Per noi gay non è così. Per questo, penso, esistono questi locali. Discoteche, pub, saune..."

"Ce ne sono molti?"

"Abbastanza. Qui a Cork, credo una decina."

"Ti ha visto prima Brian o..."

"Ci siamo... scontrati, per così dire, e così..."

"Com'è, Brian? Fuori dal lavoro, voglio dire."

"Molto gradevole. Sì, davvero gradevole."

"Solo... gradevole?" chiese Aine con un sorrisetto.

"Beh... più che gradevole, in realtà. Mi piace molto. In... tutti i sensi."

"Ti piacerebbe metterti con lui?"

"Se son rose fioriranno." rispose Micheal con un sorriso schivo.

"Capito. Ti piacerebbe. Bene."

"Bene?"

"Certo, bene. Mi piacerebbe vederti... sistemato."

"E tu, Aine?"

"Per adesso niente. Ma non è detto, non sono ancora vecchia, no?"

"Al contrario, sei un fiore!"

"Galante! Sai... proprio ieri, rileggevo le lettere che avevi mandato a Tomas... Sono contenta di averti conosciuto."

"Non lo eri, quando hai scoperto che..."

"No, non lo ero, certo. Se tu fossi stato una donna, forse ti avrei odiato... Ma non lo so. Dio, è così strana, a volte, la vita. Noi donne... o per lo meno io... quando ci doniamo a un uomo vogliamo che lui sia solo nostro. Se non lo è ci sentiamo sminuite, sottovalutate, anzi, svalutate. Diamo tutto e vogliamo tutto."

"Il fatto che fossi io, un uomo cioè... ti ha reso le cose un po' più... facili?"

"No. Più facili no. Però mi ha spiazzata e forse per questo mi ha anche... aiutato a cercare di capire. Ma non so. Dio, noi donne siamo così complicate!"

"Tu non mi sembri affatto complicata."

"Forse perché non mi conosci ancora abbastanza."

"Ti senti complicata, tu?"

"Io no, ma quando osservo le altre donne, mi pare che lo siano, perciò mi dico che anche io devo esserlo. Vedi, anche i figli di Tomas, Sean e Deirdre... Sean è meno complicato, più facile da capire."

"Anche se Tomas me ne parlava spesso, non li ho mai conosciuti."

"Ti sarebbe piaciuto?"

Micheal sorrise e annuì: "Mi parlava spesso anche di te. Ho qualche foto con voi quattro, a casa. Una bella famiglia..."

"Di cui tu non hai potuto fare parte..."

"Eppure... forse di riflesso all'amore che Tomas aveva per voi... vi amavo anche io e me ne sentivo parte."

Aine scosse la testa e sorrise: "Io... non sapevo niente di te, quindi non potevo amarti, neanche di riflesso... Ma ora... ora anche io ti amo. Come un fratello, si capisce." si affrettò a dire con espressione buffa.

"Come credi che la prenderebbero, Sean e Deirdre, se sapessero di me e del loro padre?"

"Mah... non ne ho idea. Forse... se ti conoscessero... forse la prenderebbero bene."

Quando tornarono in ufficio, Micheal trovò una busta sulla propria scrivania. Sopra vi era solo scritto "Mr. Micheal O'Brien - personale"

L'aprì. Conteneva un cartoncino beige chiaro su cui con un pennarello verde era scritto, in bella grafia:

"È finita la notte.
Spegni la lampada fumante,
nell'angolo della stanza.
Sul cielo dell'oriente
è fiorita la luce dell'universo:
è un giorno lieto.
Sono destinati a conoscersi
tutti coloro che cammineranno
su strade simili.
(Tagore)

Grazie per la splendida giornata. A presto, spero.
Brian."

Micheal prese il telefono e chiamò l'ufficio progettazione. Rispose Stanley.

"È in ufficio, Brian?"

"Sì, certo, mister O'Brien. Un attimo, gli passo la chiamata."

Dopo un "tac" la voce di Brian chiese: "Pronto?"

Micheal sentì il cuore sussultargli in petto: "Sono Micheal..."

"Sì."

"Grazie per il biglietto... Mi ha fatto molto piacere."

"Bene."

"Stasera... che ne dici di... andare da qualche parte a cena?"

"Dove?"

"Dove vuoi tu."

"Come... l'ultima volta?"

"Da me?"

"Sì."

"Se vuoi."

"A che ora?"

"Facciamo le sette?"

"D'accordo. Grazie."

Micheal capì che Brian non poteva parlare chiaramente. Posò la cornetta e sorrise. Sì, non vedeva l'ora di rivederlo, di... di stringerlo nuovamente a sé. Si sentiva eccitato, emozionato come un teen-ager.

Appena poté lasciare l'ufficio, si precipitò a comprare qualcosa per preparare la cena. Decise per qualcosa di leggero, semplice. Ma decise di apparecchiare esattamente come il giorno prima. Però questa volta, accanto alla casetta di ceramica, fra le foglioline, mise anche un lumino... e invece di accendere il lampadario, in soggiorno, accese solo la lampada sopra il televisore. L'atmosfera era dolce, quieta, gradevole... romantica.

Aveva appena messo in tavola il cibo quando arrivò. Andò ad aprirgli.

"Sono qui..." lo salutò semplicemente Brian, sorridendogli, e gli porse una bottiglia. "Vino italiano. Spero che ti piaccia."

"Non dovevi... Entra... Grazie."

"Non ci speravo, sai?"

"Cosa?"

"Che mi invitassi di nuovo... così presto."

"Perché?"

Non si erano ancora neppure sfiorati. Si guardavano negli occhi, un sorriso lieve, quasi timido, sui due bei volti.

"Non mi volevo... illudere." rispose a voce bassa Brian.

Micheal sollevò la mano libera e gliela pose sul petto, in una lieve carezza. "Illudere? No, non ti voglio illudere, Brian. Ma mi... mi sei... mancato." sussurrò con voce rotta per l'emozione.

"Non... mi baci?" chiese Brian in un mormorio sommesso.

Micheal posò la bottiglia sul tavolo, poi lo prese fra le braccia e lo tirò a sé. Mentre lo guardava negli occhi, avvicinò lentamente le labbra alle sue fino a sfiorarle, per poi ritrarsi un attimo e rincontrale ancora, e ancora, in una sequenza di baci ancora casti e ravvicinati, un preludio del bacio che sarebbe seguito.

Si strinsero lievemente ma con fermezza, un braccio di Micheal cingeva la sua vita e quelle di Brian le sue spalle poi la mano libera di Brian lentamente si infilò tra i suoi capelli all'altezza della nuca.

La mano di Micheal accarezzò dolcemente il suo viso conducendolo verso di sé. Le loro labbra si incontrarono, si unirono. Le loro lingue giocherellarono un poco, poi gradualmente il bacio si fece via via più intimo, profondo, caldo.

Entrambi erano concentrati solo sulla delizia di quel bacio, sulle labbra dell'altro. Erano mentalmente, istintivamente isolati da tutto ciò che avevano attorno. In quell'istante non esisteva niente altro che il loro desiderio, il loro piacere. Chiusero gli occhi, per apprezzare pienamente tutte le sensazioni e i colori che quel dolce contatto faceva provare loro!

Senza parlare, staccarono le labbra e si guardarono nuovamente negli occhi, riavvicinarono le labbra sino a farle sfiorare di nuovo, poi si ritrassero nuovamente, fissandosi negli occhi per qualche istante e poi... un altro bacio, lungo e appassionato.

Si staccarono guardandosi con un sorriso luminoso. Anche i loro corpi, lentamente, si staccarono.

"Buon dio... niente male come... aperitivo." mormorò Brian con un lieve sospiro.

"Mangiamo, e poi..." propose Micheal staccandosi ancora un po' più da lui.

"E poi, sì... Anche se... Dio quanto ti desidero, non... non ho mai desiderato nessuno così... intensamente."

Micheal gli carezzò lievemente una guancia con il dorso delle dita, poi, presolo per mano, lo condusse alla tavola imbandita. Sedettero e si misero a mangiare. Si guardavano di tanto in tanto e sorridevano.

Stavano per terminare la cena quando si udì il lieve din-don del campanello della porta.

"Aspetti qualcuno?" chiese Brian.

"No... Un attimo, vedo chi è e me ne libero..." disse Micheal.

Andò ad aprire e si trovò di fronte Aine.

"Ho visto la luce accesa e..." iniziò a dire la donna, poi vide Brian seduto al tavolo. "Oh, scusa... non sapevo che avevi compagnia..."

Brian si alzò in piedi e salutò: "Mrs Walsh... Buonasera."

"Buonasera, mister Quinn..." poi si rivolse a Micheal, "Volevo solo..." disse incerta.

"Entra. Stavamo per finire la cena. Tu hai mangiato?"

Aine entrò, Micheal accostò una sedia al tavolo e le fece cenno di sedere.

"Sì... grazie..." disse sedendo.

"Lo prendi un caffè con noi, dopo?" chiese Micheal sedendo e riprendendo a mangiare.

"Non... non volevo disturbare..." disse, un po' incerta. "Passavo da queste parti e... ma niente di urgente... possiamo parlarne domani in ufficio."

Brian era leggermente a disagio. Mentre anche lui finiva di mangiare, lanciava continuamente, di sottecchi, occhiate sia a Micheal che ad Aine. Anche lei sembrava un po' a disagio. Solo Micheal aveva un lieve sorriso, quasi divertito, sulle labbra.

"Mi dici almeno il titolo, Aine?" le chiese Micheal.

"Il titolo? Di che?" chiese la donna, senza capire.

"Di quello che volevi dirmi."

"Ah... beh... no, è che... ne possiamo parlare domani in ufficio... Avrei dovuto darti uno squillo prima di venire."

"Problemi al lavoro?" insisté Micheal.

"No... no... niente di... no, niente di urgente, niente di... di speciale."

"Io... posso andare." azzardò Brian.

"No." risposero quasi in coro Micheal e Aine, poi si guardarono, qualcosa guizzò nei loro occhi e scoppiarono a ridere.

Brian li guardò confuso.

Allora Micheal fece un profondo respiro, poi disse: "Vedi, Brian, Aine per me è diventata una cara amica... come una sorella e... Spero che non ti dispiaccia, ma... sa di te e me."

Il ragazzo assunse un'aria stupita ed arrossì. "Sa?" chiese in un bisbiglio.

"Come sa di quello che c'era fra Tomas e me, Brian. Nessun problema, credimi."

"Lei... sa?" chiese ancora Brian, guardando la donna, ancora imbarazzato.

"Sì... e sono contenta per voi. Spero che... mi auguro che... tutto vada bene fra voi due. Micheal non voleva dirmi niente, ma stamattina... dal suo sorriso idiota ho capito che... che gli era successo qualcosa di bello e così... così me ne ha parlato."

"Di bello?" chiese Brian.

"Sì... almeno per Micheal. Ma anche per lei, no? dato che è nuovamente qui, con lui. Mi sbaglio?"

"No..." ammise il giovane, arrossendo nuovamente.

"Suvvia, Brian... posso chiamarla per nome, darle del tu? Posso?"

"Certo, Mrs Walsh, sicuro."

"Bene, allora anche tu devi chiamarmi per nome. Non essere così imbarazzato, Brian. Sarei davvero contenta se fra voi due stesse nascendo qualcosa di serio. Voglio bene a Micheal, proprio come a un fratello, e ti ho sempre stimato, Brian... E poi... siete così belli tutti e due assieme... fate davvero una gran bella coppia. Oddio, forse sto correndo troppo... Non dovrei mettere il naso... Cioè, voglio dire... magari fra voi non c'è niente di... di... di speciale... E..."

Aine sembrava sempre più confusa. Più cercava di rimediare a quella che pensava essere stata una gaffe, più vi si impelagava.

"Solo che... cena con la candela... così romantica... ecco, io... Per carità, sono solo cose vostre e... Buon dio... non so che dire!" concluse quasi in un mormorio, guardandosi le mani nervosamente intrecciate in grembo e strette.

"Non deve giustificarsi con me, Mrs Wal... Aine. Io credo che... che qualcosa di bello possa nascere... stia forse nascendo fra Micheal e me... Anche se... forse è ancora... troppo presto per dirlo."

"Credi... o speri?"

"Spero e credo, Aine." le rispose con un lieve sorriso il giovane, poi guardò Micheal e, quasi timidamente, gli chiese: "Tu no?"

Micheal allungò un braccio attraverso il piccolo tavolo rotondo, intrecciò le dita con quelle di Brian e annuì: "Mi dico che non dobbiamo correre, ma... ma quant'è difficile! Mi sei entrato completamente nel sangue, Brian!"

Il giovanotto sorrise e strinse la mano dell'altro, poi la sollevò alle labbra e vi depose un lieve bacio. Poi guardò verso Aine e... arrossì nuovamente. Lei allora pose una mano sulle due intrecciate, in una carezza e sussurrò: "Dio vi benedica, ragazzi! Ora... è meglio che io vada."

"Prima il caffè, Aine." le disse Micheal. "Un attimo, vado a prepararlo."

Restati soli, Aine disse, sottovoce: "Devi scusarmi, Brian se... se ho messo il naso... Ma voglio davvero bene a Micheal, sai? E se fra voi due... beh... vorrò bene anche a te."

"Grazie. Io ti conosco solo da quando hai preso il posto di tuo marito, ma... beh... credo che mi farebbe piacere se fra noi due... voglio dire... se vorrai bene anche a me. Buon dio, ero così imbarazzato, quando sei arrivata e... Un po' lo sono ancora a dire il vero."

Aine sorrise: "Sarei molto contenta se voi due vi metteste assieme. Seriamente, voglio dire. Sarò impicciona, ma..."

In quella tornò Micheal con tre tazze di caffè fumante e la zuccheriera su un vassoio. "Impicciona, riguardo a cosa?" chiese con un sorriso.

"Niente..." rispose Aine con aria indifferente.

"Diceva che..." iniziò a dire Brian, incurante dell'occhiataccia di lei, "... che sarebbe contenta se tu e io ci si mette insieme."

"Ah. Impicciona davvero, allora." disse Micheal servendoli. "Altro che sorella... peggio di una madre, direi." concluse con lieve ironia.

"No, è che io..." iniziò a dire Aine, incerta.

Brian, contemporaneamente disse: "Io ci proverei volentieri."

Micheal si fermò con la tazza a mezz'aria: "Cos'è, una congiura? Mi volete incastrare, voi due?" chiese sforzandosi di assumere un'aria seccata. Poi, vista l'espressione confusa dei due, scoppiò a ridere: "Anche io ci proverei... molto, molto volentieri!"


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