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una storia originale di Andrej Koymasky


IL BEL RAGAZZO CAPITOLO 7 - LE RIPRESE SEGRETE

Quando alle tre Raffaele andò via, Serafino chiamò Claudio come gli aveva promesso.

"Dove sei, adesso?" gli chiese.

"In piazza Cavour."

"Sei a piedi?"

"Sì."

"Allora aspettami lì. Prendo la moto e in una mezz'oretta dovrei arrivare. Dove ti trovo?"

"Davanti alla chiesa valdese."

Mentre andava, ripensò all'incontro con Raffaele. Beh, non aveva potuto registrare il loro incontro, ma la prossima volta, ora che il ghiaccio era rotto... pensò divertito. Comunque era stato piacevole, doveva ammetterlo. In un certo senso era stupito che un ragazzo... un giovanotto tanto virile, tanto bello, fosse così tenero, così pulito. Lui sì che era pulito. Chissà come scopava? Beh, la prossima volta l'avrebbe scoperto, si disse.

S'erano dati appuntamento per la sera del giorno dopo, alle dieci. Gli avrebbe magari chiesto di fermarsi e passare la notte con lui... così avrebbe potuto fare buone riprese. La luce della stanza, aveva verificato, sarebbe stata sufficiente: la cinepresa era abbastanza sensibile. Certo, di mattina o di pomeriggio, specialmente se ci fosse stato il sole, sarebbe stato anche meglio. Beh, avrebbe avuto altre occasioni, comunque.

Vide Claudio che stava all'angolo della chiesa e guardava nella direzione opposta. Si fermò e si tolse il casco. Claudio, sentendo il motore, s'era girato, l'aveva riconosciuto e gli era andato accanto.

"Ciao, Claudio, hai fatto pranzo?"

"Sì."

"Salta su, dai."

"Dove andiamo?"

"A casa mia. Non hai niente, con te?"

"Non m'hanno lasciato prendere niente." gli rispose l'amico con aria arrabbiata.

"Beh... vedremo come fare. Devo avere qualcosa da darti." gli disse.

Rimise il casco e partì. Claudio gli cinse la vita, tenendosi a lui. "Grazie..." gli gridò per farsi sentire.

Saliti a casa di Serafino, questi gli chiese: "Allora, che pensi di fare, adesso?"

"E che ne so? Senza soldi, senza vestiti, senza casa... Va beh che il tempo è ancora buono, però... Guadagnerò qualcosa facendo marchette, magari più del solito, e se Leandro mi fa posare ancora... Ma prima di potermi pagare un buco, ne passerà di tempo, coi prezzi che ci sono a Roma. E poi per lavarmi, cambiarmi... come faccio?"

"Leandro ti darebbe ospitalità quasi di sicuro..."

"Ma come faccio ad andare avanti e indietro dalla sua villa a Fregene a Roma? I mezzi pubblici sono piuttosto scomodi, lo sai."

"Senti Claudio, tanto per cominciare ti do qualche vestito, una borsa e il necessario per lavarti. Frattanto tornerà Leandro e sentiamo se lui ha qualche buona soluzione. Per questa notte puoi anche dormire lì sul sofà-letto, ma solo per una notte, che poi... ho problemi."

"Beh... grazie. Mi dispiace romperti così, ma..."

"Ma com'è che i tuoi hanno scoperto che fai marchette?" gli chiese Serafino.

"M'hanno beccato i carabinieri che stavo scopando con un cliente, nella sua auto, sull'Appia Antica."

"Cazzo, atti osceni in luogo pubblico... Potevi essere più prudente, no? E quell'altro?"

"Nei casini come me. Solo che è saltato fuori che suo padre è un magistrato e così... i carabinieri, dopo aver preso i nostri dati, hanno lasciato cadere l'imputazione e stamattina ci hanno lasciato andare. Però solo dopo che hanno telefonato anche a mio padre."

"Beh... t'è andata di culo, dopo tutto. Ma non dovevate farlo lì, no? Cazzo, un po' di prudenza, che diamine! Quei fottuti carabinieri e poliziotti!"

Serafino, incongruamente, pensò che era contento che erano stati i carabinieri a beccarli e non i poliziotti, perciò non Raffaele. A parte il fatto che Raffaele, per quello che ne sapeva, non era in servizio la notte precedente. E pensò che se il cliente di Claudio fosse stato un qualsiasi operaio invece che il figlio di un magistrato, sarebbero stati denunciati tutti e due. E poi dicono che la legge è uguale per tutti!

Dopo aver cenato assieme in trattoria, a spese di Serafino, provarono di nuovo a telefonare a Leandro e finalmente lo trovarono a casa. Il fotografo si disse pronto a dare una mano a Claudio e chiese a Serafino di accompagnarlo da lui. Leandro non s'era mai tirato indietro, quando si trattava di aiutare uno dei "suoi" ragazzi.

Lasciato Claudio a Fregene, mentre tornava verso Roma, al bivio per Polidoro vide sul ciglio della strada un ragazzo che faceva l'autostop. Si fermò e vide che era Valerio.

"E che ci fai, tu, qui?" gli chiese, stupito.

"Un cliente m'ha portato a casa sua, a Maccarese. Abbiamo scopato, poi m'ha detto che non se la sentiva di riportarmi a Roma come m'aveva promesso; m'ha dato i soldi per un taxi e m'ha mandato via. Ma dove lo trovavo un taxi a quest'ora di notte? Così mi sono messo a camminare e a fare l'autostop."

"Beh, ci hai guadagnato qualche euro in più. Monta, dai, che ti porto a casa. E speriamo che non ci fermino, ché tu sei senza casco. La multa la paghi tu, se capita, chiaro?"

"Mi porti a Villa Borghese, invece che a casa? Magari riesco a farmi un'altra marchetta."

"Come vuoi."

Lasciato Valerio, tornò a casa. Era appena entrato, quando suonò il telefonino.

"Pronto!"

"Ciao, Serafino. Stasera sono solo, e... vieni da me?"

Non riconobbe la voce, perciò chiese: "Chi sei?"

"Altiero... Puoi venire?"

Altiero Donati, il pubblicitario. Un buon cliente... "Sono appena rientrato ma... Mi faccio una doccia, poi vengo."

"La puoi fare qui da me, la doccia."

Serafino ridacchiò: "Hai fretta? Va beh, vengo subito. Due ore come il solito?"

"Sì, certo. Quando arrivi fammi uno squillo, che a quest'ora i campanelli sono staccati."

"Sì, lo so. Arrivo."

Uscì di nuovo e andò a casa del cliente, su Monte Mario. Fece la doccia poi andò nella camera dove Altiero lo aspettava, già nudo e si mise a fare sesso con lui. Mentre gli batteva dentro con rude energia, come piaceva a quel cliente, inconsciamente lo paragonò a Raffaele, e si rammaricò di non essere a letto con lui... Chissà com'era farselo mettere e metterlo al bel poliziotto? si chiese. Beh, presto l'avrebbe saputo.

Ogni tanto rallentava in modo di non venire, e lanciava un'occhiata all'orologio digitale sul comodino, per stare comunque dentro le due ore. Altiero era il tipo di cliente che lasciava fare tutto a lui, stava lì passivo a godersi la monta. Lo conosceva da un paio di anni e circa una volta ogni quindici giorni lo chiamava. Quindi, pensò, l'aveva fottuto già una cinquantina di volte.

Quando finalmente fu il tempo di concludere, si lasciò andare. L'uomo, che sentendolo avvicinarsi all'orgasmo aveva preso a masturbarsi furiosamente, venne poco dopo di lui.

Mentre si rivestiva, Altiero gli dette i soldi e gli disse: "Senti, Serafino, c'è un mio amico che sarebbe interessato a conoscerti. Sai, gli ho parlato di te e gli piacerebbe provarci."

"Chi è?"

"Un pezzo grosso dell'esercito, un generale. Gli posso dare il numero del tuo telefonino?"

"Sì, certo. Avvertilo, quando chiama, di dirmi che è un tuo amico. Quanti anni ha?"

"Uno meno di me, quarantanove."

"E lo prende o lo mette?"

"Come me: gli piace farsi sbattere." disse con un risolino sciocco. "Da liceali si andava a cercare un marchettina assieme e si andava nel suo monolocale. Ci si è separati quando lui è andato all'accademia e io all'università. Comunque siamo rimasti amici. Lui però s'è sposato... ha quattro figli. Ha ancora il vecchio monolocale in una traversa di via Condotti, dove porta i suoi ragazzi."

"E com'è che vuole provarci con me?"

"Ultimamente aveva un ragazzo montenegrino, un bel marcantonio... che però adesso s'è sposato e s'è trasferito a Bologna. Così m'ha chiesto se conoscevo qualcuno e io gli ho parlato di te."

"Io non sono un marcantonio." disse Serafino con un sorriso.

"Ma fotti da dio!"

"Gli hai detto le mie tariffe?"

"No. Vi metterete d'accordo voi due, se combinate. Comunque i soldi non gli mancano. Lui di solito lo fa di pomeriggio, perché la sera sta in famiglia."

"Nessun problema. Sì, digli di chiamarmi. Ciao, allora, buona notte."

"Alla prossima."

Tornato a casa, mentre aspettava di addormentarsi, pensò di nuovo a Raffaele. Non gli aveva mai chiesto quando aveva capito di essere gay, a che età aveva cominciato, che esperienze aveva avuto. Le uniche cose che sapeva, erano la relazione che aveva avuto con lo spogliarellista e una frase:

"Quand'ero un ragazzo mi preoccupavo sempre se potevo piacere agli uomini... adesso mi preoccupo solo di chi può piacere a me."

"Evidentemente gli piaccio..." si disse, sorridendo, mentre scivolava insensibilmente nel sonno.


Arrivò finalmente il momento del secondo incontro con Raffaele. Alle dieci, puntuale, suonò alla porta. Questa volta gli porse uno scatolino di cellofan con dentro un rametto di orchidee bianche.

"Che belle! Ma avrai speso un sacco... non dovevi." disse Serafino ammirandole, mentre entrava.

"Che vuoi che sia. L'importante è che ti piacciono. Queste orchidee purtroppo non hanno odore, ma erano belle, mi piacevano più degli altri fiori e così..."

"Sì, sono davvero splendide. Accomodati. Prendo un bicchiere d'acqua per mettercele. Non ho un vaso adatto."

"Un bicchiere stretto e alto andrà benone."

Serafino tornò dalla cucina con il bicchiere pieno d'acqua, lo posò sul tavolo e vi mise il rametto di orchidee: "Sono davvero belle. Grazie." gli disse con un sorriso.

"Vieni qui..." disse Raffaele tendendo un braccio e, presagli una mano, lo attirò a sederglisi sulle gambe, a novanta gradi. "Non mi ringrazi con un bacio?" chiese.

"Per questo me le hai portate?" gli chiese con un lieve sorriso.

"Certo..." rispose il giovanotto e, attirato a sé il suo volto ponendogli una mano su una guancia, lo baciò.

Serafino si eccitò subito: Raffaele sapeva baciare "troppo" bene... Gli cinse il torso con le braccia e si strinse a lui. "Mi vuoi?" gli chiese in un sussurro.

"E tu?" rispose Raffaele con occhi luminosi.

"Credo... di sì..."

"Credi, solo? Non sei sicuro?"

"Lo sai che io... però... sì che sono sicuro... abbastanza." disse cercando di sembrare sufficientemente timido ma abbastanza desideroso. "Ti puoi fermare con me, questa notte?"

"Purtroppo non posso. Mi dispiace. Mi porti di là?" gli chiese Raffaele e gli carezzò i capelli.

Serafino lo guardò come se fosse ancora combattuto su cosa fare. Raffaele lo fece alzare, gli cinse la vita e si avviarono verso la camera da letto. Aperta la porta e accesa la luce, Serafino si appoggiò allo stipite, fingendo di esitare, ma tirò a sé Raffaele che gli si addossò e lo baciò di nuovo. Serafino scese con una mano e gliela poggiò delicatamente sulla patta e sentì il membro di Raffaele fremere sotto le sue dita.

Questi, tenendolo bloccato contro lo stipite della porta, lo baciò con delicatezza sulle labbra poi, quasi non riuscisse più a dominarsi, schiuse le labbra e cercò la sua lingua. Serafino lo sentiva fremere da capo a piedi, mentre appoggiava il corpo al suo e sfregava con delicata pressione; i loro membri, ormai duri, si incontrarono attraverso la tela dei loro calzoni.

Raffaele gli sollevò la maglietta e vi infilò sotto una mano a carezzargli il ventre. Serafino ne poteva sentire l'intensità del desiderio, ma lo percepì come un desiderio tenero, non possessivo. Portò la mano sul bottone dei jeans e lo slacciò. Poi fece scendere lentamente la cerniera, con un lieve fruscio. Si sentiva sempre più eccitato e a fatica riusciva a controllarsi.

Gli scostò i lembi della patta e gli appoggiò la mano a coppa sul tessuto soffice dei boxer di cotone, mentre Raffaele continuava a baciarlo. Sotto la mano sentì la forte consistenza del membro palpitare. Insinuò le dita nell'apertura dei boxer e prese a piena mano la gloriosa asta di carne fremente. Raffaele emise un lungo mugolio tremulo.

Interruppero quel lunghissimo bacio e Raffaele lo guidò fino al letto. Lo fece sedere e iniziò a togliergli lentamente gli abiti, carezzandolo, guardandolo negli occhi e sorridendogli dolcemente. Serafino perse la cognizione di ogni cosa, totalmente affascinato dallo sguardo, dalla calma tenerezza di Raffaele, che ne spiava le reazioni negli occhi. Non si rese conto che era silenziosamente scattato il timer della cinepresa digitale che stava filmando tutto.

Quando Serafino fu nudo, Raffaele si inginocchiò fra le sue gambe, di fianco al letto, e avvicinò lentamente il volto al suo membro completamente eretto, dal glande parzialmente scoperto. Vi alitò sopra e il ventre di Serafino si contrasse in due o tre rapidi guizzi, per il piacere.

Raffaele schiuse le labbra e si lasciò scivolare quella verga liscia e calda, dal vago odore di pulito e di maschio, giù giù nella bocca. Serafino, istintivamente, gli poggiò le mani sul capo e spinse lievemente in su il bacino. Non capiva più niente, solo che quanto stava accadendo era troppo bello. Non pensava più alla cinepresa, alla crudele beffa che gli voleva fare. Non si era mai sentito portare così in alto, in paradiso. Mai!

Quando il suo membro ebbe un primo spasmo, lentamente Raffaele si tolse. Serafino riaprì gli occhi e lo guardò: con suo stupore vide che era già completamente nudo. Rispose al suo sorriso, si sistemò sul letto e lo attirò a sé. Prima il bel poliziotto gli si stese sopra e lo baciò. Poi, tracciando la via con lievi baci, scese a impadronirsi di nuovo del membro di Serafino. Il ragazzo allora si mosse, si girò pian piano, fino a impadronirsi a sua volta del suo membro.

Iniziò a esplorarlo con la lingua per tutta la lunghezza. Lo sentì palpitare. Scivolò su e giù, poi risalì fino a passare la punta della lingua attorno al glande. Non pensava più a fingere di sentirsi inesperto, era totalmente preda del piacere che stava ricevendo, che stava provando. Leccò il glande scoperto e ne apprezzò il lieve sapore di maschio, vagamente salato e di un tepore gradevolissimo. Se lo fece scivolare fra le labbra e lo succhiò con crescente piacere.

Erano stesi su un fianco e i loro corpi formavano un cerchio. Raffaele gli infilò le dita nei capelli e mugolò. Le loro mani, libere, esploravano incessanti il corpo dell'altro, soffermandosi sui punti più sensibili, sì che in breve entrambi mugolavano al crescere dell'eccitazione, continuando a succhiarsi.

Serafino passò le unghie, lievemente, sui capezzoli di Raffaele, facendolo sobbalzare e mugolare più forte. Le dita di Raffaele, invece, si soffermarono sul foro nascosto del ragazzo, titillandolo, stuzzicandolo ad arte. Serafino non aveva mai provato in vita sua un desiderio così intenso di essere penetrato!

Si staccò da lui, stendendosi sulla schiena, prese per le braccia Raffaele e lo tirò su, sopra di sé, e quando i loro occhi si incontrarono, gli sussurrò, pieno di desiderio: "Prendimi!"

"Davvero vuoi?" gli chiese con un tenero sorriso.

"Sì..."

"Aspetta..." sussurrò, scese agilmente dal letto, estrasse dalla tasca dei calzoni alcune bustine di preservativi e di lubrificante e le posò sul comodino, poi risalì sul letto.

Serafino lo guardò prepararsi... e gli sembrò bellissimo! Poi Raffaele si inginocchiò fra le sue gambe, se le fece poggiare sulle spalle e si raggomitolò prendendo a leccargli il foro esposto, saggiandolo con le dita, delicatamente, con mosse esperte. Serafino istintivamente strinse lo sfintere, lo rilassò, palpitando in attesa. Raffaele lo preparò a lungo, pensando che non fosse abituato. Quando lo sentì rilassato e fremente, lo lubrificò bene con il contenuto di una bustina, si mise in posizione, guidò con una mano il membro sulla meta e, appena la sfiorò si fermò.

"Sei pronto?" gli chiese in un sussurro emozionato.

"Sì..."

"Non ti voglio far male, amore."

"Vai... non aver paura."

Raffaele cominciò allora a spingere lievemente, Serafino istintivamente strinse, poi si rilassò. Raffaele iniziò a scivolargli dentro molto lentamente, trattenendosi, continuando a guardarlo negli occhi. Serafino annuì per fargli capire che andava tutto bene, e pensò che gli pareva davvero che fosse la prima volta... anzi, molto meglio della prima volta, molto meglio di tutte le altre volte.

Quando gli fu completamente dentro, Raffaele si fermò. Prese con le sue forti mani i polsi di Serafino, ai lati del capo, e iniziò a muoversi in un va e vieni lento e pacato. Quando vide che il sorriso di Serafino si accentuava, aumentò gradualmente il ritmo dei suoi movimenti, quasi in sincrono con il proprio respiro che si faceva via via più forte.

I loro occhi erano come magnetizzati, fissi in quelli dell'altro, luminosi, pieni di stelle. Istintivamente, Serafino iniziò ad arcuare lievemente in su il bacino a ritmo per incontrare le spinte del bel giovanotto. A differenza di tutte le altre volte, non pensava a che cosa dovesse fare: era tutto il suo corpo che reagiva istintivamente.

Vide che il volto di Raffaele si stava lievemente imporporando, il suo respiro si fece più profondo e rapido e capì che stava per raggiungere l'orgasmo. E infatti, dopo poco, lo sentì palpitare con vigore dentro di sé e capì che stava venendo... Raffaele aprì le labbra come per gridare, ma dalla sua gola uscì solo un basso, lento e lieve gemito mentre gli si premeva tutto dentro.

Poi, dopo un istante di perfetta immobilità e silenzio, Raffaele gli si rilassò sopra emettendo un profondo sospiro, lasciandogli i polsi, e gli carezzò le gote.

"Tutto... bene?" chiese in un mormorio.

"Sì... è stato... bellissimo." sussurrò sinceramente Serafino.

"Vuoi che mi tolgo?"

"No! No... resta così... ancora un po'."

"Non ti ho... fatto male?"

"No... per niente."

"Fastidio?"

Stava per rispondere di no, ma improvvisamente si ricordò che quella doveva passare per la sua "prima volta", perciò rispose: "Un po', ma... sopportabile."

"Se... se lo faremo ancora... andrà anche meglio, sai?"

"Sì."

Tacquero per un po', carezzandosi dolcemente. Serafino era stupito per il piacere che aveva provato. Sentì il membro di Raffaele scivolargli via da dentro. Quando si lasciava penetrare dai suoi clienti, anche se gli dava fisicamente piacere, non era mai stato così speciale, così bello. Si chiese perché... Forse perché Raffaele aveva molta esperienza e ci sapeva fare... Eppure questa risposta non lo convinceva.

"Quali pensieri si stanno agitando nella tua mente?" gli chiese Raffaele.

"Agitando? Io... niente... stavo solo pensando che... è stato più bello di quello che immaginavo."

"Bene." mormorò Raffaele sorridendo lietamente. "Ma adesso..." disse stringendolo fra le braccia e girandosi in modo di farlo stare sopra di sé, "... adesso mi piacerebbe se mi prendi tu. Ti va?"

"Come vuoi..."

"No, come vuoi tu."

"Sì... va bene." gli disse, poi aggiunse, ricordandosi che doveva recitare una parte: "Non so se... se sarò bravo... come te."

Raffaele gli sorrise contento. "Non ti fare questi problemi, amore. Andrà tutto bene, vedrai."

"Mi... prepari tu? Non so se lo so fare bene." chiese allora, continuando a recitare.

Raffaele annuì. Lo fece sollevare sulle ginocchia e lo succhiò un po' per farlo tornare in piena forma e quando lo sentì ben duro e ritto, gli infilò con mosse esperte il preservativo.

"Ecco fatto. Dai!"

"Devo metterti il lubrificante..."

"Non serve, io ci sono abituato. Non ti fare problemi, dai." lo incitò di nuovo.

Raffaele gli cinse la vita con le gambe, allargandole bene. Serafino scivolò in avanti e, fingendo esitazione, si insinuò in lui. Raffaele lo accolse con un ampio sorriso gioioso.

"Eccoti, finalmente." mormorò.

Serafino iniziò a muoverglisi dentro cercando di sembrare maldestro. Ma presto fu afferrato nuovamente da un insospettato piacere e si lasciò andare al proprio istinto. Vide il sorriso di Raffaele accentuarsi, poi sentì i suoi polpastrelli sui capezzoli, che lo titillavano ad arte. Allora, senza pensare più a nulla, chiuse gli occhi godendosi la cavalcata. Si sentiva nuovamente come un teenager che finalmente scopre il sesso: esaltato, pieno di calore, felice, stupito.

La cinepresa nascosta continuava a riprendere silenziosamente tutta la scena, ma Serafino la dimenticò nuovamente. Era completamente preso da quanto stava facendo, gustando, godendo, assaporando. Il suo respiro si fece pesante, quasi affannoso... e venne prima che potesse fermarsi, con un lungo mugolio strozzato, spingendoglisi tutto dentro e serrando con maggiore forza gli occhi, artigliando il cuscino ai lati della testa di Raffaele.

Si fermò, fremendo. Raffaele gli carezzava lievemente e sapientemente il corpo, beandosi dell'espressione intensa dipinta sul volto del ragazzo. Quando il suo respiro iniziò a calmarsi, Serafino riaprì gli occhi e Raffaele vi lesse dentro un senso di stupore. Lo interpretò come lo stupore di un novizio, della prima volta, ma in realtà era lo stupore di aver goduto così in fretta e così intensamente.

"Ti è piaciuto?"

Serafino annuì vigorosamente, sinceramente. Raffaele gli carezzò le guance, poi attirò a sé il viso e lo baciò con tenerezza. Serafino gli si rilassò sopra. Raffaele lo strinse a sé e si girò finché furono entrambi stesi sul fianco. Intrecciarono le gambe. Raffaele gli carezzò la schiena, i piccoli glutei, e lo baciò di nuovo.

"A te... è piaciuto?" gli chiese Serafino.

"È stato bellissimo... e sarà sempre più bello."

"Perché?"

"Perché gradualmente impareremo a conoscere il corpo dell'altro e perciò a dargli sempre più piacere."

"Io... ho pensato più a me che a te." ammise Serafino.

"È normale, dato che per te è la prima volta." gli disse con dolcezza.

O piuttosto... perché per me il sesso è sempre stato solo un mestiere? Si chiese Serafino. Poi si smentì da solo: no, quando scopava con i clienti, si regolava sempre in modo di dare loro il massimo del piacere, di compiacerli nel migliore dei modi. E allora, perché questa volta aveva pensato solo a se stesso, al proprio godimento?

Dove era la differenza? Anche con Emiliano, con Omar, che pure erano amici, non clienti, aveva sempre cercato di goderli ma anche di farli godere. Non è che Raffaele non avesse goduto, era evidente, ma certamente non per merito suo.

Serafino si sentì confuso. Temendo che Raffaele gli chiedesse di nuovo a che stesse pensando, chiuse gli occhi perché non vi potesse leggere dentro. Si sentiva nudo, di fronte a Raffaele, non fisicamente come di fatto era, ma nei sentimenti, nell'anima. Non aveva mai provato una simile sensazione e fu afferrato da un vago senso di vergogna nei suoi confronti.

Raffaele lo carezzava lievemente, dolcemente, e anche quella dolcezza metteva a disagio Serafino. Da una parte la desiderava almeno quanto un assetato in un deserto anela a una polla d'acqua fresca, dall'altra ne era quasi infastidito e non capiva perché.

Quando, dopo alcuni minuti, Raffaele gli disse che purtroppo doveva rivestirsi e andare, Serafino provò quasi un senso di sollievo. Si rivestirono in silenzio e il ragazzo, ritrovata la padronanza di sé, e con questa la disinvoltura, riprese a recitare la sua parte.

"Mi dispiace di doverti già lasciare, amore." gli disse l'aitante poliziotto poco prima che aprisse la porta.

"Quando ci vediamo di nuovo?"

"Spero di poter avere una licenza e allora, se vuoi, possiamo passare assieme anche due, tre giorni. Magari possiamo andare da qualche parte assieme, eh? Che ne dici?"

"Sarebbe bello. Mi telefoni o mi mandi un messaggino, appena sai i tuoi orari?"

"Certo, amore mio."

Si baciarono per un'ultima volta, poi Raffaele aprì la porta e se ne andò.


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